di Costanza Miriano
Meglio fuori che dentro. No, non è una citazione da Shrek, un omaggio alla pur nobile fattura di un testo tanto significativo per la formazione dell’uomo moderno.
È l’icastico riassunto del mio atteggiamento nei confronti del diverso: i nemici, nel senso delle idee, sono fuori dalla Chiesa, dentro invece no, si deve cercare l’unione a tutti i costi.
Se la penso diversamente, non cerco mai un punto d’unione con le idee lontane dalle mie (con le persone sì, ma con le idee no) perché mi pare che questa necessità, che va tanto di moda, di appiattire, levigare a ogni costo sia un errore del sentire comune, che lo si chiami relativismo o – neologismo del blog – ognunismo (“ognuno ha il diritto di pensarla come vuole”). Il contemporaneo, con il parlare politicamente corretto, con un malinteso ecumenismo, cerca di dimenticare che anche in lui, in ognuno di noi, c’è un abisso di acque agitate, profondissime oscure e torbide che si agitano, che nessuna patina buonista riuscirà mai a quietare.
Noi a casa per reazione contro la melassa che tenta di nascondere la realtà – il male c’è, ed è dentro di noi – amiamo parlare politicamente scorrettissimo, anche se c’è sempre il rischio che una delle piccole ripeta certe cose sentite in casa in un momento e un luogo poco opportuni, e mi piombino in casa gli assistenti sociali (irripetibile per esempio l’espressione top secret con cui mio marito mi ha annunciato la rielezione di Obama, ieri mattina).
Insomma, lo ammetto, non sono molto ecumenica. Fino a che si tratta di dire che anche le altre religioni hanno colto un qualche raggio della luce unica che è Dio ci sono, sono d’accordo. Per il resto, no, non è che ci sia sempre qualcosa da imparare, dappertutto. Credo che la Verità tutta intera sia una sola, e sia Gesù Cristo.
Dentro la Chiesa invece tengo l’atteggiamento opposto. Vorrei tanto che nella Chiesa fossimo tutti uniti a qualsiasi costo, vorrei che fossimo pronti a passare sopra tutte le nostre differenze, fino a “spasimare d’amore”, come diceva santa Caterina, perché è qui e solo da qui, imprescindibilmente da qui che passa la salvezza dell’uomo, di ogni uomo.
Per questo mi fanno male tutte le distinzioni – continuità o discontinuità, tradizione o progressismo, apertura o chiusura – e tutte le inimmaginabili questioni in cui riesce dividerci il Nemico. Ma perché dobbiamo sempre finire per litigare, proprio tra di noi, tra cattolici, noi che dovremmo farci riconoscere per come ci amiamo? Perché siamo così pronti ad essere ecumenici nei confronti delle altre religioni, mentre tra di noi ci accoltelliamo con disinvoltura appena uno gira le spalle? Possibile sempre impallinarci gli uni con gli altri, sotto le sembianze di un fuoco amico?
Io lo dico chiaramente e tranquillamente, per me chi non crede, o crede in un’altra religione, si sta sbagliando, e noi gli dobbiamo annunciare il Vangelo (viviamo in terra di missione, ormai è chiaro). Tanto per dire, non bisogna cedere le chiese per pregare altre preghiere che non siano le nostre. Ma per il resto, dovremmo farci squartare prima di criticare la nostra amata Chiesa (se c’è qualcosa che non va, correzione fraterna, ma direttamente all’interessato, e in faccia). Possiamo anche sorridere di come il Signore scelga di sedere su un trono tarlato, di navigare su un vascello che fa acqua, con le vele bucate, ma mai e poi mai per nessun motivo al mondo cercare anche noi, come tutti gli altri, là fuori, cercare di affondarlo.
Premetto che sposo ogni singola sillaba di ciò che hai scritto, e constato come questa sia una ferita che la Chiesa si porta dietro fin dal consesso apostolico, fin da quando Gesù si voltava a riprendere i suoi che facevano a gara per stabilire chi fra loro fosse il più grande, fin dalle facce ingrugnite di quei futuri fratelli in Cristo che sibilavano dietro ai due “boanerghes” perché avevano trovato il coraggio di farsi avanti (anche se fraintendendo di brutto) col Maestro per avanzar pretese sul Regno, fin da quella sera in cui il Salvatore rivelò apertamente il tradimento (di uno dei dodici!) e tutti si guardavano l’un l’altro con la coda di paglia e sperando intimamente che la profezia riguardasse qualcun’altro, ma non se stessi…
È purtroppo quella stessa ferita che, ho il sospetto, derivi dal nefasto morso avvelenato e che rimane unita alla carne ancora mortale dell’uomo, che è pur redenta dal Sangue del Dio Vivente; il quale da quella piaga che noi gli abbiamo inflitto continua a sanguinare, ancora ed ancora, lasciandosi trafiggere da ogni nostra inimicizia perché noi si rimanga liberi di deciderci ogni istante a seguirlo per amore e non per costrizione. Perché, in fin dei conti, si scelga di morire con Lui alla nostra superbia di averLo (in)compreso (solo noi) per farci invece prossimi al fratello, che è davvero tale solo perché Lui ce lo ha guadagnato nel suo sangue…
È uno strazio, invero, ma che ci è tanto utile: un monito a rimanere umili, uno sprone all’accoglienza reciproca, anche e soprattutto all’interno dell’abbraccio di quella Madre Chiesa che Lui ha voluto e generato nel suo sangue misto ad acqua, e che nel Suo Santo Spirito ogni istante rigenera nonostante le umane (ri)cadute, affinché attraverso questa Lui ci raggiunga, come il Buon Samaritano, a lenire l’antica ferita, ogni volta.
Nella speranza certa, però, che giungerà il tempo delle nozze, quando ogni piaga sarà finalmente sanata ed allora vivremo con Lui e tutti insieme per sempre con “un cuore solo ed un’anima sola”.
A noi il perseverare nel combattimento in questa terra d’esilio e a te un grazie, Costanza, per avercelo ricordato.
Grazie a tutti e due, Costanza e Andrea, per queste parole che rafforzano, rianimano, spronano a uscire dal tiepido letargo in cui spesso (purtroppo) si giace (io per prima).
Tutte le religioni sono vere quale tentativo di avvicinarsi al Mistero, ma se il Mistero si è reso presente nella Storia allora non c’è più bisogno di avicinarsi: è qui ora (“libera” sintesi 😉 in 2 righe di “all’origine della pretesa cristiana” di don Giussani).
Grande Costanza, buonanotte a tutti
C’è poco da fare, ogni assemblea umana si compatta forzatamente sotto la spinta di una forza nemica esterna, è una costante di natura, insuperabile e irrimediabile, in natura è il conflitto e non la pace a generare l’identità, per questo motivo “polemos è il padre di tutte le cose” (Eraclito). La Chiesa in quanto assemblea dei figli di Dio non sfugge a questo paradigma universale, e si trova più compatta nel momento in cui riconosce l’esistenza e la ferocia del Nemico che le si para davanti e la aggredisce. Nemici sono anche le forze secolari, il mondo come ordine del peccato, ma uno solo è il Principe di questo mondo, Legione è il nome dei suoi luogotenenti. Quando però il Nemico viene tacimente dimenticato, o peggio sofisticamente negato sotto la specie del simbolo (il Maligno come “simbolo” del Male), ecco che allora si apre un evo irenistico, in cui ogni conflitto -esteriore e interiore- è ridotto alla finitezza umana piuttosto che a un influsso demonico, con la logica conseguenza che a errata diagnosi corrisponde peggior cura. Da qui nasce anche l’indifferentismo religioso spacciato come ecumenismo, il relativismo, l’ognunismo e ogni altra perversione intellettuale del nostro tempo. Meno male che sulla cattedra di Pietro siede un Papa che queste cose le capisce, e le combatte.
D’accordo, d’accordissimo per quanto riguarda il dentro, Cochi, ma per il fuori?
Non so, io francamente non mi sento fuori da niente, loro forse saran fuori da me ma io, io Chiesa, sono dentro a tutto, voglio farmi Giudeo con i Giudei e Greco con i Greci e financo pacifista con i pacifisti, tutto pur di guadagnare a Cristo qualcuno.
C’è un limite? Certo che c’è, è il peccato. Non potrei farmi, per esempio, gay con i gay, perché farsi peccato quello spetta all’Unico che ha la forza di redimere dal peccato, ma l’unità con gli uomini di buona volontà va sempre cercata perché finché c’è buona volontà c’è spazio per l’unità e lo scopo è ovviamente sempre lo stesso: guadagnare tutti a Cristo.
In altre parole, cherie, non credo che la verità abbia alcun bisogno di essere difesa, parafrasando Kierkegaard direi che il Cristianesimo non si difende, il Cristianesimo attacca.
Naturalmente l’arma principale del nostro attacco è la paradossale arma dell’amore, ma amore significa anche dialogo, non posso mica pretendere di amare una persona intanto che cerco di insegnargli la verità a bastonate, non ti sembra?
“Una simpatia immensa” verso il male del mondo non significa una connivenza, ma piuttosto la misericordia che si china sulle ferite del viandante caduto sulla strada di Gerico (la metafora è tratta dall’allocuzione di Paolo VI a conclusione del Concilio Vatcano II in cui spiega -e interpreta autorevolmente- l’atteggiamento del Concilio verso il mondo moderno).
Il famoso principio del dialogo enunciato da papa Giovanni “parliamo di ciò che ci unisce e non di ciò che ci divide” non significa “dimentichiamo di essere divisi, anzi facciamo finta di essere uniti”, ma è al contrario un’opzione preventiva di fiducia, non nell’altro, ma nel Gesù-in-lui come direbbe Chiara Lubich, un’appello (l’unico possibile per la mia esperienza, perché nessuno ascolta chi lo condanna preventivamente senza ascoltarlo) alla sua coscienza perché si risvegli e lo conduca alla Verità tutta intera.
Se il bene è bene, se la Verità è vera, allora hanno in sé una fascinazione intrinseca, perché per il bene e la verità siamo fatti e la coscienza umana nella maggior parte dei casi ha in sé delle potenti forze di autoguarigione a cui bisogna fare appello. Se riesco in altre parole a far intuire una scintilla di bene e di verità al mio interlocutore, facilmente quella scintilla metterà radici e purificherà tutto il resto. Si può quindi, temporaneamente, nella discussione lasciar da parte il male nella fiducia appunto che il bene è più forte e crescendo, mettendo radici nella coscienza finirà con il mettere in moto forze di autoguarigione, di purificazione.
“Non combattete il male con il male, ma vincete il male con il bene” per me significa anche questo.
D’accordissimo Don Fabio.
Il buon Padre Livio di Radio Maria, durante le catechesi del venerdì sera (almeno nella parte che riesco ad ascoltare dopo la partita di calcetto) ci spiega che la questione fondamentale è la salvezza delle anime. Ci sono tante anime di nostri fratelli che si stanno dannando, pochi vanno in paradiso e la maggior parte in purgatorio. Satana, il principe di questo mondo, è sciolto dalle catene e noi dobbiamo pregare, digiunare e contribuire così a salvare più anime possibile. Si sta giocando questa partita e non altre, stiamo parlando dell’eternità. Non è fantasy.
Ben detto! Quindi la domanda è “quale è la strategia migliore?” La mia esperienza mi insegna che si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto, come diceva San Francesco di Sales (e lui se ne intendeva, visto che passava le sue giornate discutendo con i calvinisti).
Voto per la goccia di miele… ma a volte anche una goccia (non un barile) di aceto ci sta. 🙂
🙂 pensavo di essere l’unico al mondo che tornando a casa dalla partita di calcetto si ascolta radio Maria!
Mitico Aleudin, dobbiamo organizzare una partita di calcetto tra gli amici di Costanza
Arrivooo!!!! 🙂
Grazie Costanza, Andrea e Don Fabio alla cui ultima frase mi riallaccio.
“Non combattete il male con il male, ma vincete il male con il bene” che concretamente arriva sino a dare la vita per l’altro, anche il morire al nemico. Ma non il morire simbolico o mistico, il morire!
Questo è anche farsi tutto con tutti, non assimilandoci al peccato, ma caricandosi del peccato dell’altro, come a fatto Cristo.
E nessuno si inganni, questo ci è dato solo se siamo profondamente uniti a Cristo, NON E’ NELLE NOSTRE FORZE, é se il Signore ci concederà il Suo Spirito (Santo) in quell’ora.
E’ sempre e solo quello Spirito che ci concede di non accapigliarci come i discepoli ricordati da Andrea. Le nostre divisioni sono lo specchio della nostra divisione da Lui.
L’apparenza, i nostri “riti” e il nostro parlare, può sembrare affermazione del contrario, ma la nostra incapacità di essere UNO ci smaschera.
Che dire? Grazie a tutti. Firma, controfirma, timbro e suggello in ceralacca e bolla di piombo 🙂
“Il contemporaneo, con il parlare politicamente corretto, con un malinteso ecumenismo, cerca di dimenticare che anche in lui, in ognuno di noi, c’è un abisso di acque agitate, profondissime oscure e torbide che si agitano, che nessuna patina buonista riuscirà mai a quietare.”
Ma chi l’ha detto che il “contemporaneo” non credentie necessariamente debba ignorare le acque profondissime oscure e torbide etc. etc.?
E poi non è detto che tutti i contemporanei parlino necessariamente politicamente corretto e siano ecumenisti.
Ce n’è tanti contemporanei!!!
secondo me l’unico parlare veramente politicamente scorretto è la carità. Ho sentito migliaia di discorsi “politicamente scorretti” cristiani che tutto erano fuorché caritatevoli.
Più leggo i discorsi di Ratzinger e Giovanni Paolo II più mi rendo conto del eprché loro non avevano mai paura del dialogo: perché non avevano bisogno di essere rassicurati nelle loro verità. ad esempio, leggevo ieri il dialogo fra Ratzinger e Flores d’Arcais, del 2000, e l’articolo che Ratzinger ha pubblicato su MicroMega (!! MicroMega!!): Ratzinger dice che forse MicroMega è stata la sede del più compiuto commento alla “Fides et Ratio” che lui abbia mai letto. E certo MicroMega non è Radio Maria…
Ammetto, però, che è molto difficile: io, per es., sono felice quando trovo altri cristiani con cui parlare semplicemente di Gesù, senza dover stare sempre a spiegare, difendere la fede etc. Ti senti rassicurato, ed è giusto che sia così, la Chiesa è famiglia, no?
Oggigiorno certo affermare che si è contrari all’aborto o al divorzio è difficile, molto controcorrente, ed è bello ritemprarsi con i fratelli. Basta non creare un muro contro gli altri, quelli di “fuori”. Poi non siamo monete d’oro che possano piacere a tutti, è chiaro, ma di solito se uno parla al cuore ha una risposta: basta vedere come Costanza è spesso ammirata e amata da gente lontanissima dalla fede.
Io direi che il dialogo a livello culturale più ampio vada curato nei debiti spazi e con le debite modalità; ma il dialogo cuore a cuore col vicino musulmano o il collega neo-pagano debba andare attraverso il cuore, non attraverso il politicamente corretto o scorretto (sia detto per inciso: preferisco Obama – che pure ha vinto un Nobel per non aver fatto assolutamente nulla – a uno Romney; ecco – la deriva fondamentalista di parte della destra religiosa americana (a aprte Romney che è mormone) ma quella pseudo-cattolica o protestante di pazzi infervorati mi pare tanto pericolosa (non più, né meno) della melassa in cui spesso affoghiamo nel supermarket religioso di noantri).
Dn. 13,50 !!!
todah 😉
“Più leggo i discorsi di Ratzinger e Giovanni Paolo II più mi rendo conto del perché loro non avevano mai paura del dialogo: perché non avevano bisogno di essere rassicurati nelle loro verità.”
Cito questa parte del commento di Lidia perchè mi trova completamente concorde.
L’ho sperimentato tante volte sulla mia pelle come il mio irrigidirmi nel dialogo capita sempre quando si trattano punti su cui, io stessa, ho ancora qualche piccolo o grande dubbio e allora, temendo che il dialogo con una persona atea più convinta di me nelle sue tesi, possa farmi vacillare, mi chiudo nel “è così e basta”….ma questo non porta alcun frutto di dialogo nè tantomeno di conversione!
Più vado avanti nel meraviglioso, quanto faticoso, cammino di fede, più mi accorgo che solo la testimonianza vera di vita vissuta colpisce i cuori.
La conversione va stimolata a livello del cuore, dell’esperienza, non attraverso discorsi e ragionamenti.
Chi ha una fede solida, costruita sulla roccia, non teme davvero di sedere a tavola con peccatori e pubblicani, per richiamare il Vangelo di oggi, e non certo per abbandonare la sua fede e abbracciare la loro…ma per amarli, come unica strada per la conversione di un cuore indurito da ferite e dolori personali.
Quello che davvero fa breccia sono le testimonianze di vita vissuta….passare dal “non devi fare così” a “guarda..io ho fatto così e sono molto felice!”.
Vedere un malato che affronta con serenità l’avvicinarsi della morte, una mamma che rifiuta l’amniocentesi e accetta con gioia il suo bimbo con sindrome Down, una persona che cura con amore un suo caro in coma da molti anni, persone che di fronte alle croci da cui tutti fuggono non solo le abbraccia..ma lo fa con gioia! queste testimonianze vanno dritte al cuore e seminano..poi magari ci potrà voler tempo per vedere frutti..ma credo sia l’unico modo.
Quando Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, ha iniziato, giovanissima, ad andare di notte da sola alla Stazione Termini per andare a trovare quello che lei chiama “il popolo della notte” ovvero tossicodipendenti, spacciatori, prostitute, trafficanti…davvero metteva in pericolo se stessa per andare a portare una parola di conforto a quelle persone disperate…e quando gli chiedevano “ma chi te lo fa fare di venire da noi rischiando la tua vita?” e lei rispondeva “me lo fa fare Gesù Cristo perchè in lui ho trovato la pienezza della gioia e ora non posso tenermela per me” allora molte di quelle persone venivano attratte dall’esempio e colpite dall’amore tanto che poi molti hanno intrapreso un cammino di conversione….
E’ un esempio, ne potremmo fare mille altri, da Madre Teresa che curava gli induisti senza pretendere la loro conversione, a Chiara Corbella che credo abbia messo in crisi la solidità delle convinzioni di molte donne abortiste più di tanti dibattiti in tv sul tema.
L’amore cambia i cuori quando chi ama è in comunione perfetta con Dio attraverso Gesù.
E allora non si tratta più di contestare un’idea, una strada ma di proporne un’altra, molto più bella che posso sostenere con convinzione perchè io per prima la percorro e ne vedo i frutti di gioia, pace, amore, pazienza, benevolenza.
Sono d’accordo con Costanza, aggiungo solo che oggi a volte ci sono elementi apparentemente nella Chiesa che non sono Chiesa. Essendo genovese ho spesso da dire con amici e conoscenti sostenitori di don Gallo, il quale va persino in tv, vestito da prete, a dire cose chiaramente contrarie al Magistero della Chiesa. Non so perchè non l’abbiano ancora scomunicato, forse perchè è un ingenuo narciso, forse perchè farebbe più danno il farlo che tenerselo così, però insomma… va bene i cattolici conservatori, va bene i cattolici progressisti, ma tenersi una serpe in seno… a volte non basta un’appartenenza nominale, foss’anche un sacerdote, a spingere a tener dentro tutto. Che ne dite?
Difficile a dire… Certo Cristo Giuda la tenuto con sé sino alla fine (poi sappiamo che fine a fatto per sua stessa mano – sua di Giuda s’intende).
“lo ha tenuto” scusate la veloce digitazione…
Sia ben chiaro (ma preferisco precisare) lungi da me accusare Don Gallo di essere un Giuda, era per portare all’esxtema ratio il discorso.
Don Gallo mi suscita perplessità, diciamo così, dottrinali; ciò detto al di là del danno che forse fa con certe sue uscite e con un certo innegabile narcisismo (abitando in via del Campo, mi sorbisco spesso dalla finestra eventi come ad esempio la sua festa di compleanno in piazza, con tanto di personaggi adoranti che lui “sopporta” con evidente piacere), ha sicuramente fatto più bene di me ai poveracci di Genova, sia chiaro. E so da amici sacerdoti che, per quanto anche a livello organizzativo sia un po’ un pasticcione, non si terrebbe in tasca neanche un euro, se sapesse di poterlo dare a qualcuno che ha bisogno. Il resto, per fortuna, è nelle mani del Signore.
Io ne dico che ci sono persone preposte a vigilare sull’unità del gregge, a cui spetta il compito di stabilire chi è dentro e chi fuori. Essendo stato in passato oggetto di calunnie variegate ed attacchi del tutto ingiustificati non ho alcun desiderio di far patire ad altri le stesse cose che ho patito io e quindi non voglio mai indossare i panni del censore, anche perché ho sempre in mente il monito di quel Tale che parlava di pagliuzze e travi.
Al contrario se c’è una cosa che ammiro della Chiesa Cattolica (ed è ciò che la rende poi in effetti cattolica) è proprio la sua capacità di sopportare nel suo seno dibattiti anche vivacissimi e posizioni estremamente differenti.
Prendi ad esempio due movimenti certamente ortodossi (per evitare estremizzazioni che sanno di forzatura e non aggiungono niente al dibattito tipo quella su don Gallo appunto) come l’Opus Dei e l’Agesci, il fatto che possano entrambi militare nella stessa Chiesa e chiamarsi fratelli è per me fonte di costante ammirazione: in qualsiasi denominazione protestante ad esempio (Karin ve lo potrà confermare) si sarebbero già divisi formando due chiese autonome.
Concordo
Come scout (stavo per dire ex, ma… scout semel, semper scout…;-) e caro amico di frequentatori dell’Opus Dei (e talvolta frequentatore io stesso dei loro ritiri) non potrei essere più d’accordo. Credo che questo sia un chiaro segno della bontà della Chiesa. Sottolineavo solo che oggigiorno (ma forse è sempre stato così) il problema può anche venire dall’interno. E giusto o sbagliato che sia, la Chiesa è molto più cauta nel reagire. Forse però va bene così. Chissà.
Come giustamente rileva Lidia, grandi Papi come Wojtyla e Ratzinger non hanno avuto paura del confronto.
A me non sembra che sia così tanto di moda il politicamente corretto.
Forse a parole, ma nella pratica mi sembra che, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, stiamo percorrendo la via più facile, cioè quella di prendercela con qualcuno “esterno”.
“Io i romeni li odio, proprio”.
” Certo che i cinesi puzzano, non lavano mai i vestiti”.
Due frasi a caso sentite in ufficio, pronunciate da persone very cool-con tanto di laurea…..
Questo è il politicamente corretto che stiamo insegnando ai bambini, ben felici e fieri e convinti di difendere in questo modo la nostra cultura e la nostra identità.
E’ una cosa che riempie di amarezza.
Credo che Costanza ponesse poi l’accento su quando questi discorsi si fanno su Fratelli nella Chiesa, che hanno semplicemente idee, “cammini” o anche solo “maturità” diverse dalle nostre.
Magari non arriviamo a dire che puzzano come persone, ma un po’ di puzza di “zolfo”, mmh… magari quella si 😐
Condivido in toto il pensiero di Costanza e aggiungo un passo del Vangelo che ci deve far riflettere-e pregare soprattutto- :”Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. (Ef. 6 11-12)
Amèn
Valerio, grazie. Nelle ultime 24 ore sono già due volte che mi capita sotto gli occhi la lettera agli Efesini. Mai letta finora, ma stasera lo faccio.
Per quanto mi riguarda i principi non negoziabili per un cattolico, non transigo e dico liberamente ciò che penso non solo in casa ma anche fuori (l’esempio sulla rielezione di Obama calza a pennello, stessa cosa in casa mia). Ci sono altre cose verso le quali mi pongo in maniera differente, cerco il buono che contengono da usare per il bene della Chiesa e per avvicinare a Cristo, certo di accogliere gli altri sempre come fratelli anche quando so che sbagliano perchè sono convinta (e la mia esperienza nel volontariato e nel banco alimentare dove aiutamo islamici e rom ecc ecc me ne ha dato una prova) che mettere un muro davanti a chi è lontano da Cristo o dalla Chiesa per 1000 motivi, sia un attegiamento che porta l’altro a chiudersi a riccio e a mettersi sulla difensiva ed è quello che non voglio.
Mi ritrovo nelle parole di don Fabio.
Quanto all’unione della Chiesa … per come vedo io le discussioni quì nel forum e anche su Fb, spesso ci si mette sulla difensiva pensando che il proprio cammino spirituale, le proprie idee siano le sole valide e anche se ci si trova a parlare con un fratello, se ha idee diverse su questioni che sono opinabili, c’e’ lo scontro. Mi vengono in mente le litigate su Halloween, su Medjugorie, sui Neocatecumenali ecc ecc. Personalmente mi sono trovata a difendermi perchè ho detto serenamente che preferisco il Rosario che trovo come preghiera più universale e la Liturgia delle Ore alla Coroncina dela Divina Misericordia che recito raramente. Scandalo … considerata una cattolica di serie B perchè non la dico. Ecco questi comportamenti non dovrebbero esserci, ma purtroppo sono all’ordine del giorni, almeno nella piattaforma digitale.
Prendo la palla al balzo, Moira. Purtroppo non è per niente facile parlare della propria esperienza di fede e spiritualità in rete, nemmeno tra cattolici, nemmeno in questo blog come si è visto recentemente. A parte il motivo tecnico che ho sottolineato più volte fino alla nausea (mancanza di linguaggio non verbale, secondo me terribilmente sottovalutato…), anche se cattolici battezzati, cresimati e impegnati, restiamo comunque impegolati nella melma del peccato originale, con tutto ciò che ne consegue… invidie, gelosie, incapacità di accettare il pensiero altrui etc… questo è l’uomo, da qualunque parte lo rigiri. “Non possiamo far affidamento sulla santità dell’altro”, mi confidava un religioso mio amico poche settimane fa.
Ho apprezzato tantissimo anche l’intervento di Don Fabio… mi sembra un’ottima ricetta per non correre il rischio di essere un cattolico “duro e puro”, tutto ortodossia e zero testimonianza. Perché il rischio che sento (sottolineo che parlo a titolo personale) è di prendere la piega del “defensor fidei” che, anziché testimoniare ed affascinare facendosi strumento di Dio (evangelizzare, in poche parole), diventa un “carabiniere” della fede, che anziché attirare gli altri a Gesù li fa scappare a gambe levate. Quindi concordo con te sul non mettere muri.
Aggiungo un altro particolare: come cattolici facciamo parte della Chiesa “Cattolica”, che significa, lo sappiamo, “universale”. Un invito che mi sento di fare è di guardare anche al di fuori dei confini dell’Italia e di non giudicare lo stato della Chiesa e dei cristiani solo a partire da quello che succede davanti al nostro naso. Lungi dal voler nascondere la crisi dei fede sussistente in Europa e nel mondo occidentale in genere, credo possa far bene dare un’occhiatina anche ad altri continenti dove interi popoli, pur in regime di forte povertà, sanno vivere la fede in maniera tanto semplice quanto genuina. E un esperienza in terra di missione sarebbe un toccasana, pur sapendo che non è alla portata di tutti. Avrei tonnellate di fatti e aneddoti interessanti da raccontare per quanto riguardo ciò che ho vissuto in Costa d’Avorio.
Uno tra tanti. Un gruppetto di bimbi, terminata la messa, va a pregare a voce alta davanti alla statua di Gesù. Dopodiché va davanti alla statua di Maria, stessa identica preghiera. Un missionario che ha assistito alla scena, incuriosito, chiede ai bambini come mai hanno recitato la stessa preghiera sia davanti a Gesù che davanti a Maria. “Perché se Gesù non ha sentito bene la nostra preghiera allora Maria, che è sua mamma, sicuramente gliela ricorderà” 🙂
Non me ne voglia il Grignion de Montfort… ma mi è sembrata una efficacissima lezione di mariologia… 😉
Non amo sbandierarlo, ma io sono nell’Ordine Francescano Secolare, per cui credimi, sposo totalmente le tue parole. Per me evangelizzare è mostrare prima di tutto la gioia e l’amore che Cristo ha donato nella mia vita aiutando gli altri perchè fratelli, senza aspettarmi niente in cambio, un poco seguendo le parole di cla che ha portato l’esempio di Madre Teresa che amava e curava gente di ogni cultura e religione senza richiedere la conversione. Ho sempre avuto a che fare con islamici, conosco tantissimi atei, abbiamo molte volte aiutato i Rom vicino a casa nostra, come portiamo il sacco con gli alimenti agli italiani, spesso pensionati che per una loro dignità personale non vengono al convento ma tramite le segnalazioni dei parroci sappiamo chi sono (e quanti ce ne sono) … due anni fa uno delle gioie più grandi è stata vedere una donna Rom del campo portare un vasetto con fiori selvatici per la Madonna e non entrava neppure in Chiesa per paura. Sono semi che gettiamo, poi sarà Dio a farli germogliare come e quando Lui crederà meglio.
Chi il 30, chi il 60, chi il 100…
Alcuni di noi sono chiamati ad essere sale (e che fine fa il sale?), altri solo ad essere “salati” di modo che tutto nella loro vita acquisti sapore (il GIUSTO sapore) 🙂
….”conosco tantissimi atei” …ma sarà mai possibile!?!
Ehm… c’è ateo e ateo…
bel post. e tanto x citare:
Ut Unum Sint
estrapolo la fine…
102. La potenza dello Spirito di Dio fa crescere ed edifica la Chiesa attraverso i secoli. Volgendo lo sguardo al nuovo millennio, la Chiesa domanda allo Spirito la grazia di rafforzare la sua propria unità e di farla crescere verso la piena comunione con gli altri cristiani.
Come ottenerlo? In primo luogo con la preghiera. La preghiera dovrebbe sempre farsi carico di quell’inquietudine che è anelito verso l’unità…..
E se volessimo chiederci se tutto ciò è possibile, la risposta sarebbe sempre: sì. La stessa risposta udita da Maria di Nazaret, perché nulla è impossibile a Dio.
Mi tornano alla mente le parole con le quali san Cipriano commenta il Padre Nostro, la preghiera di tutti i cristiani: “Dio non accoglie il sacrificio di chi è in discordia, anzi comanda di ritornare indietro dall’altare e di riconciliarsi prima col fratello. Solo così le nostre preghiere saranno ispirate alla pace e Dio le gradirà. Il sacrificio più grande da offrire a Dio è la nostra pace e la fraterna concordia, è il popolo radunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”162.
All’alba del nuovo millennio, come non sollecitare dal Signore, con rinnovato slancio e più matura consapevolezza, la grazia di predisporci, tutti, a questo sacrificio dell’unità?
103. Io, Giovanni Paolo, umile servus servorum Dei, mi permetto di fare mie le parole dell’apostolo Paolo, il cui martirio, unito a quello dell’apostolo Pietro, ha conferito a questa sede di Roma lo splendore della sua testimonianza, e dico a voi, fedeli della Chiesa cattolica, e a voi, fratelli e sorelle delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, “tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi […]. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2Cor 13,11.13).
Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore, dell’anno 1995, decimosettimo di Pontificato.
Bariom: hai ragione, qui si parla in via prioritaria della Chiesa, ma, secondo me, c’è un atteggiamento di fondo, che è quello umano, che si applica sia alla Chiesa che al “mondo”.
A me sembra che oggi la tolleranza, la misericordia, l’inclusione insomma, siano concetti poco praticati, considerati roba da deboli e da “femminucce”, quando invece è proprio nei momenti più duri che si mettono alla prova i propri valori.
In questo mi sembra che la Chiesa Cattolica abbia parecchio da insegnare, essendo un luminoso esempio di realtà inclusiva, dai Focolarini all’Opus Dei, dal rito tridentino ai chitarristi dell’Azione Cattolica.
E’ un po’ come una famiglia: si possono alzare i toni sulle singole questioni proprio perché si è certi dell’affetto e della condivisione di valori che c’è alla base.
Come ha detto bene Andrea T.G. queste tendenze a dire “io sono più grande!” nella storia della Chiesa ci sono sempre state, fin dall’origine. E credo che continueranno ad esistere, perchè l’uomo è fatto così, è peccatore, e in fondo tutti coviamo un intimo desiderio di sentirci “er mejo”, i più gagliardi, i più fighi, vorremmo quella cadreghina a fianco di Gesù in Paradiso. In fondo è un desiderio buono. Quando vuoi tanto bene a un amico vorresti stare sempre con lui. E quando ti senti minacciato dall’arrivo di un altro, del terzo incomodo, che ti viene in mente per togliertelo dai piedi? dire, insinuare, che quello non è un vero fedele amico, che segue solo per finta. Tanto per tenerti buono il tuo posticino. Lo facciamo anche alle scuole medie con la compagna di banco…. E’ questo il male: dire male dell’altro, non desiderare il posto buono! Piuttosto, pur essendo d’accordo con don Fabio e con Lidia, credo che sia bene conoscere a fondo la nostra fede, viverla profondamente nella propria carne, per poter essere davvero accoglienti verso “il fuori”. E talvolta stare lì ad accogliere, vedere se in fondo nelle altre religioni ci sono cose buone, può toglierci tempo prezioso per la preghiera. Io parlo più che altro delle persone semplici, come me, che non dedicano la loro vita allo studio o alla missione esterna, come può essere per un sacerdote o un laico non sposato o consacrato. Per la gente che ogni giono lavora a casa propria, con la famiglia, o va semplicemente in ufficio non c’è materialmente il tempo per meditare sui problemi globali di ecumenismo e dialogo coi tibetani! Intediamoci: magari hanno tante cose buone da insegnare. Ma il MIO tempo lo spendo meglio dedicando a Gesù le mie piccole incombenze quotidiane. Come sempre sembra che essere caritatevole sia più facile con i bonzi buddisti o coi contafini del burkina faso piuttosto che coi propri familiari o vicini di casa!
Secondo me quello che voleva dire Costanza nel post è che in una gradualità di gesti, è principale la mossa verso chi condivide la nostra stessa fede, magari con carismi diversi e che non sempre ci corrispondono. Quando si proverà a deporre l’ascia di guerra verso i fratelli, allora sapremo meglio amare e portare un messaggio a chi non conosce Gesù, ma ha comunque la buona volontà. Senza condividerne il peccato ma i bisogni autentici di vero e di bene. Perchè solo dalla condivisione dei bisogni più autentici può venire la carità. Con chi è lontano, ma soprattutto con chi è vicino.
Giuly, a proposito di «credo che sia bene conoscere a fondo la nostra fede, viverla profondamente nella propria carne, per poter essere davvero accoglienti verso “il fuori”». Giovanni Paolo II dice praticamente la stessa cosa in «Memoria e identità»: parafrasando molto liberamente, per accogliere davvero l’estraneo devi amare davvero il nostrano.
Condivido pienamente quanto scritto! Del resto S. Paolo lo sottolineava bene alle comunità: siamo di Cristo, no di Apollo di Cefa o di altro. Le comunità i vari cammini, colgono quella diversità che è in ciascuno di noi, ma poi la direzione è Cristo! Che senso ha la divisione e l’accoltelarsi. Lo dico da uno che ci ha provato nel suo percorso scout a dialogare e ad aderire a momenti di condivisione con le tante realtà nella parrocchia e a confrontarsi con le altre realtà ecclesiali, piuttosto che pensare che solo negli scout c’era la verità. Più di qualche frutto si è visto. Ora, da padre di 4 figli (il quarto di imminente nascita) e non più impegnato negli scout già da qualche anno, continuo ad essere convinto della necessità di assumere consapevolezza che tanti sono i ministeri, ma uno solo è lo spirito e una sola è la direzione (il Cristo), anche nella diversità!
D’accordissimo con questo atteggiamento ed è un pò quello che tengo di solito. Aggiungo che purtroppo quando poi si passa all’ambito politico i partiti all’interno della Chiesa (e già S. Paolo nella Lettera ai Corinzi ci ammoniva di questo) dividono ancora di più, destra-sinistra, occidentalisti-antioccidentalisti.
Il problema è che il cristiano deve seguire solo la dottrina sociale (senza farsi fuorviare da alte ideologie) della Chiesa e applicare il principio agostiniano: “In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”.
per questo abbiamo organizzato per Domenica alle 16.30 (si lo so c’è il derby, ma i cristiani vengono prima…) al Pantheon un rosario per i cristiani perseguitati in Siria, Quì più info, anche per aiutare conceretametne i missionari che sono rimasti lì ad aiutare la popolazione:
http://circolosanluigi.wordpress.com/2012/11/07/rosario-contro-le-persecuzioni-in-siria/
Non sappiamo neanche quale patrimonio abbiamo, per esempio l’immagine d’apertura dove si vede una Chiesa su una roccia con sopra la statua di Cristo Re, che si vede nella Home del Blog segnalato, è un monastero a Maloula una città dove si parla ancora un dialetto aramaico.
C’è inoltre a Roma una comunità siro-cattolica che si riunisce a S. Maria in Cosmedin con una liturgia di una ricchezza impressionante.
Un saluto
Armando
Completamente d’accordo con lei Miriano nulla da aggiungere 🙂
Nell’apprendere e professare la fede, abbraccia e ritieni soltanto quella che ora ti viene proposta dalla Chiesa ed è garantita da tutte le scritture…(Dall’ufficio delle letture di oggi: dalle catechesi di san Cirillo di Gerusalemme vescovo. Il simbolo della fede.)
“Io lo dico chiaramente e tranquillamente, per me chi non crede, o crede in un’altra religione, si sta sbagliando, e noi gli dobbiamo annunciare il Vangelo (viviamo in terra di missione, ormai è chiaro). Tanto per dire, non bisogna cedere le chiese per pregare altre preghiere che non siano le nostre”.
perché è vero che bisogna far di tutto per trovare ciò che unisce e non quello che divide.o trasformarle-le chiese- in ristorante( in Francia) o quel che è accaduto a Cipro est.
è anche vero che l’autore della Ut Unum sint è anche colui che volle la pubblicazione della Dominus Jesus.
si può arrivare a cercare ciò che unisce. ma fino ad un certo punto.poi “scuoti la polvere dai tuoi calzari e vai”.
“Tanto per dire, non bisogna cedere le chiese per pregare altre preghiere che non siano le nostre…”
Sappiate che se “prestate” uno spazio per pregare a dei Mussulmani, questo diventerà per loro una specie di “terra santa” e averlo indietro diventerà una… “guerra santa”!
Di chiese trasformate in ristoranti anche in Italia ce n’è più di una – non occorre andare in Francia – ma qui il discorso è diverso. Le chiese vengono sconsacrate per più di in motivo e poi divengono edifici come gli altri.
Per fortuna non siamo ai tempi di Napoleone o del tanto decantato risorgimento (almeno non ancora…)
Se leggiamo un po’ di storia dei Santi, ma anche dei “Movimenti”, balza agli occhi come tante persecuzioni, calunnie, offese e quanto meno diffidenze, siano nate spesso in seno alla stessa Chiesa.
Non inteso sempre come Chiesa istituzione in toto, ma come membri della Chiesa anche spesso autorevoli o semplici Superiori o Confratelli o Consorelle.
Questo per dire cosa? Se hanno perseguitato loro (i Santi), come non perseguiteranno (o anche solo boicotteranno) noi-voi-loro?
Credo questo, al di là dei motivi fisiologici, psicologici e di peccato (o quanto meno di mancanza di discernimento), il Signore lo permetta.
E’ un vaglio, è una fortificazione per chi la subisce, una prova di fedeltà ad una chiamata.
E’ sempre stato così e credo continuerà per molto, sino a quando non saprei (salvo sino a quando ogni cuore – almeno di chi nella chiesa vive e opera – si sia realmente convertito).
Poi con il tempo e l’Opera di Dio, ciò che era Opera dello Spirito Santo è rimasto ed anzi ha dato frutto, ciò che era “contro” è finito “come pula al vento”.
A ben guardare, penso questo valga “ad intra” e “ad extra”.
non mi riferivo a chiese- evidentemente- sconsacrate….
se non sarebbe un edificio come un altro.
Ah, quindi ancora consacrate?! Puoi darmi/ci maggiori notizie?
per quanto riguarda cipro:http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-cipro-nella-zona-turcasaccheggio-di-chiese-2777.htm
per kosovo: sia su asianews e mi ricordo dell’articolo su osservatore romano per la visita ad limina di un vescovo della zona che parlava anche di questo( era da poco finita la guerra ed i “vincitori” si prendevano le stesse libertà che rimproveravano agli altri.)
ma anche in Bosnia, sempre su oss. rom, se non ricordo male, e sempre per visita ad limina del vescovo di sarajevo,parlava della marginalizzazione sistematica delle comunità cristiane dalla cosa pubblica operata dalla maggioranza relativa( ortodosii e cattolici assieme, se lo fossero, sarebbero la maggioranza)musulmana anche nei confronti dei luoghi di culto non islamici.
per quella francese( di un paesino che è stato unito ad un ‘altro vicino, dovrebbe trattarsi della cappella donata da un privato( ma le dimensioni sembrerebbero-stando alle foto-da chiesa)ci son capitato rincorrendo dei link che rimandavano ad altri link. se lo ricostruisco o ritrovo, lo scrivo….
dettaglio dell’articolo de la bussola: Secondo i dati riportati dal Rapporto “Destruction of Cultural Property in the Northern Part of Cyprus and Violation of International Law” – opera di numerosi esperti internazionali d’arte e presentato all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – 500 chiese o cappelle ortodosse sono state saccheggiate, demolite o vandalizzate, 133 chiese, cappelle
e monasteri sono stati sconsacrati, oltre 15mila pitture sono scomparse, 77 chiese sono state trasformate in moschee, 28 sono invece usate dall’esercito turco come ospedali o accampamenti;
e 13 sono state trasformate in depositi.
Se è per questo, ahimè, nulla di nuovo sotto il sole… la lista sarebbe lunghissima 😐
…e templi di Roma e d’Italia trasformati in chiese o in materiale da costruzione?
Nostalgia del culto di Cibele?
…la vecchia, crudele, orgiastica, voluttuosa Cibele? Anche lei la conosce?
Se la conosci la eviti
http://www.traditioninaction.org/RevolutionPhotos/A494-Travexin.htm
le foto della chiesa-ristorante…
poi ci sono,in quel sito, anche le foto della sfilata di moda con modelle un po’ desabillée nel santuario di Santiago di Compostela, la chiesa gotica -francese,suppongo- trasformata in deposito biciclette…..
Condivido tutta la linea.
Bene! Conformiamoci in Gesù .Che significa? Fare tutto quello che faceva (e fa) Lui..anzi meglio (l’ha detto proprio Lui e io mi fido).Attraverso la Parola,la preghiera e il Digiuno, che esplosione di Spirito Santo per tutti quelli che si lasciano guidare! E per mezzo di Lui possiamo operare guarigioni e linerazioni! E’ proprio buono Gesù !!
Gent.ma Moira,puoi solo pregare per costoro…Io da anni recito sia la Coroncina della Divina Misericordia(soprattutto in presenza di malati o malattie) che il Rosario (che Potenza ! Il Rosario completo equivale ad un esorcismo,se fatto con devozione…):me l’ha consigliato un amico sacerdote esorcista e ti posso assicurare che uno non esclude l’altro.Anzi.Altrimenti che senso ha l’invito delle Madonna di Pregare,pregare,pregare ?
f.f..: facciamoci furbi…
Più potenza ancora della Coroncina, il Rosario?
(ma così mettete in imbarazzo le persone, me, per esempio)
Alvise pensa che progresso… di potenza in potenza 😉
La Coroncina la recito poco, ma sono legatissima al Santo Rosario oltre che alla Liturgia delle Ore. Pregare è fondamentale, e quella non deve mai mancare, ma il mio discorso era riferito alla testimonianza visibile che si da quando siamo avvicinati da chi è diverso, per cultura o razza o condizione sociale.
Fresco fresco di oggi, dal blog di Rino Cammilleri:
“Nel cuore della Francia, tra la Loira e la Borgogna, sta Vierzon, 27mila abitanti che, come nel resto del Paese scristianizzato, non frequentano granché le chiese cittadine. Il vescovo ha deciso di vendere la più deserta e si sono fatti avanti, soldi alla mano, i musulmani, che ormai sono metà della popolazione. Ma a quel punto i vierzonesi, con uno scatto di orgoglio, pur di non vederla trasformata in moschea hanno deciso di alzarsi presto per andarci alla messa (cfr. “Il Giornale” del 15 ottobre 2012). Morale: evangelizza di più l’invasione islamica che i piani pastorali dei vescovi (non solo) francesi…”
Letto poco fa. Però perdonatemi ma mi chiedo … è amore per Cristo e per la Chiesa se questi fratelli hanno iniziato ad andare in Chiesa alla S. Messa SOLO per non concedere spazio all’altro? Secondo me no, non è evangelizzazione questa. Non fraintendetemi, felice di sapere che quella chiesa è salva, ma ecco se veramente amassero Dio con tutto il cuore non si sarebbe stato bisogno della minaccia per farli tornare in Chiesa. Parere personale.
non ci … perdonate gli errori che scrivo sempre di fretta
In effetti la motivazione non è delle più nobili… Comunque meglio di niente… 🙂
E se gli ci voleva uno scossone per farli uscire dall’accidia e dalla disattenzione? E se si fossero resi conto all’improvviso che venendo a mancare quella chiesa (davanti alla quale certo passavano tutti i giorni senza neanche vederla più, senza neanche pensare di entrarci), sarebbe venuto a mancare Qualcosa di più, Qualcosa che forse quasi non sanno definire più, di cui quasi si vergognano ma di cui oscuramente sentono la mancanza?
«Part faith of many» è sempre meglio che niente e ai loro pastori ora tocca rimboccarsi le maniche: se non è questa un’occasione di nuova evangelizzazione…
Condivido
forse perché come ricordava:dichiarazioni di monsignor Giuseppe Bernardini, rese in Vaticano il 13 ottobre 1999 quando era vescovo di Smirne, nel corso della seconda Assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei vescovi: “Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”.
si vede che se ne sono accorti anche gli abitanti di quel paesino…
e stiamo ben attenti anche ai Cinesi, che senza dichiarare nulla…!.
http://www.catholicworldreport.com/Item/1276/chinas_church_awakening_the_dream_of_hope.aspx
beh, ti potresti leggere il Foglio di sab.10 nov.-oggi- a pag.IX.
per i cinesi Tempi pag. 26( sul libro diYang Jisheng.o di Jung chan.sui 34milioni di morti del grande balzo in avanti di Mao.o Asianews sulla persecuzione della chiesa in cina.
così ti risparmi un altra battuta….
ADMIN son cose che non si crede……http://www.bosecuriose.it
“Chi crede in un’altra religione, si sta sbagliando”. Ma dai, per cortesia. Ma che senso ha? 4 miliardi o più di persone “si stanno sbagliando”? Ma dai, che neanche il Papa lo dice, questo.
Se ne facciamo una questione di numeri allora prima che venisse Gesù TUTTI si sbagliavano, questo ha più senso?
Certo che ne ha se crediamo, come crediamo, che Dio non è un ente di ragione, ma una persona e che dunque ha un’identità precisa e che non è accessibile alla nostra conoscenza se Lui per primo non si fa incontrare e conoscere (come del resto è vero di ogni persona, anche di mia sorella).
religione è re-ligere ….la fede è mettersi in ascolto di una Persona vivente
come ha scritto il don….
non parliamo di stili di vita
etica
ma di amare un Persona che ha rinunciato ad essere solo Dio per amore nostro
“Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò sè stesso, assumendo la condizione di servo” (…) San Paolo, Filippesi 2,6-11
e adesso mi viene in mente una canzone che ho anche cantato al metrimonio di una mia cara amica…”Servo per amore”….
misericordia non sacrificio
e chi sta nell’errore ha bisogno di correzione fraterna….fraterna, non lanceolata
il comandamento più grande è l’amore
la morte in croce è stata conseguenza di prese di posizioni dei religiosi osservanti contemporanei a Gesù
l’amore, l’amore, nient’altro che l’Amore
Però Chiara, bisogna andarci piano, la morte di Cristo non è stata solo un incidente di percorso…
non mi pare di aver detto questo…
sono andata molto piano……Orazio
spiegami…..
Concordo con il post e con i commenti sotto di don Fabio, Bariom ed altri. Troppo lungo adesso lasciare un commento a quelli che mi hanno colpito d più. Comunque “bravi” ragazzi! Smack! 😀
“non dobbiamo però dimenticare che il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione. Anche quando esso si inoltra su cammini sviati, quando insegue paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Anche nell’abisso del peccato non si spegne nell’uomo quella scintilla che gli permette di riconoscere il vero bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con il dono della sua grazia, non fa mai mancare il suo aiuto. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di percorrere un cammino di purificazione e guarigione del desiderio.”
“In questo pellegrinaggio, sentiamoci fratelli di tutti gli uomini, compagni di viaggio anche di coloro che non credono, di chi è in ricerca, di chi si lascia interrogare con sincerità dal dinamismo del proprio desiderio di verità e di bene.”
B16 07/11/2012
“Chi crede in un’altra religione, si sta sbagliando”…
Questo credo possa valere per noi: sapere che NON ci stiamo sbagliando, che siamo nel giusto.
Certo non è l’approccio migliore per relazionarsi agli altri… “guarda che stai sbagliando”, “sei in errore”, non è certo il modo migliore per aprire se non un dialogo, almeno l’ascolto.
L’Uomo (normale) per sua natura, si ritrae e si difende di fronte ad affermazioni del genere, tranne che i fatti (o anche un pensiero espresso) gli facciano balzare agli occhi che, “si, è vero, mi sto sbagliando”, ma questa è una auto-presa di coscienza.
Lo sbaglio presuppone un errore, ma c’è anche l’errore inconsapevole dato dall’ignoranza.
“La legge non ammette ignoranza”, si potrebbe dire.. ma, grazie e Dio,il Vangelo non è un legge, è un Annuncio e la “giusta” Fede, il Cristianesimo e fondamentalmente un incontro.
L’incontro con il Dio Vivo Vivente, l’incontro con Cristo!
In questo la “Religione Cattolica”, non è un’altra religione. Non è neppure la “prassi” per l’incontro con Cristo, ma la “prassi”, il percorso che deriva, dall’incontro con Cristo, perché questo incontro porti la pienezza dei suoi frutti.
Chi crede in un’altra religione, non ha conosciuto Lui (che è poi un Lui trinitario). E “Lui” ha mille modi per farsi conoscere ed incontrare l’Uomo (sempre Suo è il primo passo), ma a volte attende (ed esige) da noi, che noi diveniamo coloro che Cristo fanno conoscere agli altri – non diversi da quello che noi eravamo prima di conoscerlo, di modo che possano benedire Dio e magari anche, se volete, dire: “mi stavo sbagliando”.
Bel post Bariom! Saluti
🙂 Saluti anche a te Tom.
Costanza Miriano ha fatto riferimento all’espressione politicamente scorretta e top secret con cui il marito le ha annunciato l’elezione di Obama. La dica, la riferisca, se ne ha il coraggio, altrimenti poteva evitare di riferire l’aneddoto. Mica avrà detto, che so, “hanno rieletto quel negro di Obama…”??? Mica ci sarà razzismo in casa di Costanza Miriano??? Il dubbio, a questo punto, viene. Se me lo può chiarire, sarei contento, non mi piace la legittima polemica con Obama, se si tingesse di venature razziste. Se invece mi sbaglio, domando scusa.
Mah… a me non frega nulla di difendere Costanza, ma non vedo proprio lo scopo della domanda.
E se avesse detto semplicemente: “quello s…trombo di Obama” ? o “quel parac… cuculo di Obama” ?
O se (ammesso ti venga data una risposta), questa venisse confezionata ad hoc adesso?
MENZOGNE in casa Costanza!! (Scandalo…)
E allora….?
“La dica, la riferisca, se ne ha il coraggio, altrimenti poteva evitare di riferire l’aneddoto”
Signor PA Costanza Miriano sul suo blog scrive quello che vuole e NON scrive quello che invece non vuole scrivere; tace, se lo desidera, esplicita, se crede, o allude, se le va. Lei può farsi l’idea che vuole o che le fa più comodo di Costanza Miriano e della sua famiglia anche l’idea ridicola che siano razzisti, quello che invece non può fare è rivolgersi con questo tono perentorio.
(lo dico perché, essendo io di padre italiano e madre africana, la cosa mi tocca abbastanza da vicino, come si può ben capire. Se naturalmente, per questa mia condizione di meticciato non sono gradito nel blog, ridomando scusa e me ne vado)
Mi pare tu stia facendo tutto da solo…
Se lo vivi come un problema, sarà sempre un problema e in ogni frase anche casuale, vedrai una discriminazione diretta.
Pensa che io ho (avevo) un nonno pugliese e una nonna austrica… e allora?
Bariom, io non lo vivo come un problema, personalmente, ma vedo che per molti lo è, l’ho constatato spesso e la cosa mi procura sempre un po’ di dispiacere. Credimi, avere la mamma africana e il cololore della pelle conseguente non è la stessa cosa, quando giri per la città e ti relazioni con la società, che avere la nonna austriaca. Per quanto riguarda le affermazioni di Costanza e del marito, ho solo chiesto delucidazioni. L’impressione mia è che un’espressione irripetibile da considerare top secret non sia semplicemente “str…” o “testa di …”; ho avuto la sensazione (mi posso sbagliare, chiaro, forse anche per la mia ipersensibilità, che però non è del tutto immotivata) che sia stata un’espressione facente riferimento al colore della pelle del presidente appena rieletto. Se fosse così ne sarei profondamente rattristato, perché mi piace Costanza Miriano e mi piacciono i suoi libri.
Caro Pa, immagino che tu abbia incontrato più di una volta qualcuno che ha fatto trasparire disagio o peggio per quello che immagino sia il colore della tua pelle o altro.
Certo io non mi ritrovo “scritto in faccia” che mia nonna era austriaca, la mia era una “provocazione” per dire “prendiamola come la cosa più normale di questo mondo”.
Per me è più facile dirlo che per te, ma che vuoi, tutti siamo un po’ razzisti… se non è il colore della pelle è qualcos’altro. Lo siamo anche tra italiani “bianchi” solo perché di regioni diverse (penso tu lo sappia) 😉
Meno male che Gesù Cristo (che era ebreo e presumo scuretto di pelle…) ha pietà di noi.
Buona Domenica
grazie, buona Domenica anche a te, ti ringrazio per le tue parole!
Comunque io c’è l’ho con Obama per le sue politiche contro la vita, a favore dell’aborto, e dei matrimoni omosessuali. Non certo per il colore della sua pelle!
Che poi se uno segue il blog e ne condivide i valori, non è che ci volesse molto a capirlo. Ma forse il mito Obama strega le genti, dato che anche stavolta, nonostante 4 anni di governo a dire di molti così così, la sua rielezione è stata vissuta un po’ come la prima: una specie di evento (laicamente)messianico. E vabbè, per fortuna ci sei tu ad andare un po’ controcorrente! Continua così, criptiche allusioni a salaci commenti incluse! 😉 Dio ti benedica.
E casomai ci sarebbe da offendersi per il razzismo alla rovescia dimostrato da tutti quanti hanno osannato Obama a prescindere, Nobel preventivo compreso, in perfetto stile «con quella bocca può dire ciò che vuole».
p.s. per amore di verità e della lingua italiana (quella di Dante e di altri babbioni di talento) vorrei ricordare che in italiano la parola “negro”, sostantivo o aggettivo che sia, non è un insulto. Tanto è vero che per renderla tale bisogna attaccargli un complemento di specificazione o un aggettivo qualificativo. Ergo, chi la usa per insultare è in primo luogo un ignorante della forza di cento cavalli. Cerchiamo di ricordarcelo, sennò finiremo per censurare pure «Pianto antico»…
…nemmeno il vocabolo “stronzo” di per sé è un insulto.
in realtà il vocabolo “negro” , che di per sè non aveva un tempo un significato dispregiativo ma puramente descrittivo, ha assunto poi col tempo un valore di disprezzo e per questo è bene non usarlo. La lingua cambia, si modifica, le parole assumono sfumature, si caricano di accezioni e di valori semantici a seconda dell’uso che ne viene fatto. Il riferimento a “Pianto antico”, scusate, non c’entra nulla, lì il termine è solo sinonimo di nero e non si riferisce ai tratti somatici di nessuna etnia ma solo alla terra.
Un tempo il termine “negro” non aveva valore di insulto, oggi, piaccia o meno, ce l’ha proprio perché è stato usato troppo spesso con questa accezione, dunque che ci vuole a non usarlo?
Qualcuno si ricordi di dirlo al compianto Léopold Sédar («colui che non può essere umiliato») Senghor 🙂
«Senghor, along with other intellectuals of the African diaspora who had come to study in the colonial capital (Parigi, ndc), coined the term and conceived the notion of “négritude”, which was a response to the racism still prevalent in France. It turned the racial slur “nègre” into a positively connoted celebration of African culture and character. The idea of “négritude” informed not only Senghor’s cultural criticism and literary work, but also became a guiding principle for his political thought in his career as a statesman.»
Senghor2, vale la pena di conoscerlo meglio 😉
«With Aimé Césaire and Léon Damas, Senghor created the concept of Négritude, an important intellectual movement that sought to assert and to valorize what they believed to be distinctive African characteristics, values, and aesthetics. This was a reaction against the too strong dominance of French culture in the colonies, and against the perception that Africa did not have culture developed enough to stand alongside that of Europe. Building upon historical research identifying ancient Egypt with black Africa, Senghor argued that sub-Saharan Africa and Europe are in fact part of the same CULTURAL CONTINUUM, reaching from Egypt to classical Greece, through Rome to the European colonial powers of the modern age. Négritude was by no means—as it has in many quarters been perceived—an anti-white racism, but rather emphasized the importance of dialogue and exchange among different cultures (e.g., European, African, Arab, etc.).»
anche le parole storpio, cieco e paralitico non godono di grande fortuna oggi, ma non sono insulti, sono state usate per secoli e sono anche nel Vangelo (e, con buona pace dei pensatori politicamente corretti, se mi va le uso).
Per non parlare del dare del “vecchio”, seppure con la V maiuscola a chi ha superato da un pezzo la giovinezza e anche la “maturità”.
E’ tutta un’ipocrisia di linguaggio che mira a mistificare la realtà delle cose.
già, anche il termine “sottomessa” soprattutto se associato al matrimonio è considerato una bestemmia: Costanza ha recuperato quel termine, lo ha messo nel titolo per recuperare un concetto, un atteggiamento, un modo di pensare.
Orwell ci aveva visto lungo sugli effetti della neolingua sul controllo del pensiero….
non mi pare che “cieco” o “paralitico” abbiano acquisito, sul piano linguistico, la stessa carica di disprezzo che in molti casi ha assunto “negro”, pertanto credo che il paragone non sia del tutto appropriato. Per quanto riguarda il fatto che Senghor abbia voluto riprendere il termine per dargli un’accezione positiva, la cosa dimostra solo che, in effetti, esso già all’epoca di Senghor era caricato di valenze negative. Né si può dire che il ribaltamento operato da Senghor si sia affermato sul piano dell’uso comune della lingua. Ripeto, le parole non hanno solo un valore denotativo e descrittivo, ma storicamente si caricano di valenze simboliche positive o negative, non possiamo negarlo.
In ogni caso Costanza Miriano non ha smentito l’uso “razzista” del termine da parte del marito, ha detto solo che lei critica Obama per le sue politiche, non per il colore della pelle, ma non ha negato l’uso di un’espressione esprimente ostilità razziale (sia pure come imprecazione) da parte del marito. Potrebbe uno dei due, a scanso di equivoci, dire qual è l’espressione “incrimininata”, magari facendo uso del bip ?
signor Pa le ripeto che Costanza Miriano non deve smentire alcunché e non deve darle alcuna spiegazione. Quello che ha voluto scrivere è scritto quello che non vuole scrivere non lo scriverà certo perché lo chiede lei.
Passo e chiudo..
Mi intrometto all’ultimo momento solo sul testo di Costanza, tralasciando ( solo per motivi di tempo e non per disinteresse) gl’altri commenti.
Concordo che dobbiamo essere tutti uniti ma a volte si sentono delle cose così grosse contrarie all’insegnamento di nostro Signore, contrarie alla Tradizione della chiesa e addirittura a alla legge naturale da parte di alcune persone che si definiscono “cattoliche” che non si può stare zitti… Sopratutto quando vogliono insegnare questo ad altri e farli cadere nell’errore. Ho sentito cose troppo grosse che fanno male al cuore, venire le lacrime agl’occhi e lasciare insonni per poter pensare che non bisogna lottare contro certe vere e proprie “eresie”.
Con amore e misericordia certo ma anche con fermezza e forza.
L’amore per la Chiesa sta anche in questo. Cercare di lavorare da di dentro cercando nel proprio piccolo di far riaprire i cuori, di far capire che quello che dice il Papa non è cosa da prendere solo se piace, che la Tradizione della Chiesa esiste e che bisogna riscoprire non cancellare.
grazie e buon lavoro
P.s. non ancora letto il tuo nuovo libro…ma lo farò presto. Questo me lo devo però comprare da sola il primo mi è stato molto GENEROSAMENTE regalato da mio marito. Chissà questo perchè non me lo regala!!! 🙂