In bicicletta

di fr. Filippo Maria

Le biciclette (sopratutto le vecchie solide biciclette non le moderne bike fatte essenzialmente per alleviare la fatica) hanno un funzionamento piuttosto semplice, se non va è perché è uscita la catena; a quel punto la cosa migliore è mettersi in ginocchio e rinfilare quello che è andato fuori posto.

 Così ha scritto JoeTurner il 3 aprile 2012 alle 13:17 a margine di una delle tante discussioni, qui, nel blog di Costanza. Questa frase mi ha talmente colpito che l’ho subito copiata e incollata nella mia cartella “Testi preferiti”, lì dove conservo quelle frasi, discorsi, articoli che, a mio avviso, sono molto più che interessanti.

L’ho conservata perché, lì per lì, mi ha fatto subito pensare ad una vecchia canzone che io ho conosciuto solo recentemente, seguendo uno dei tanti revival in memoria dell’ineguagliabile Fabrizio De Andrè: Signore, io sono Irish, nella quale la metafora della bicicletta viene stupendamente adoperata come solo i grandi poeti sanno fare; la potete ascoltare qui: http://www.youtube.com/watch?v=xGTBo7j3axM (il passaggio in cui dice: “le labbra di Ester create da Te” è troppo forte!).

E poi perché le metafore sportive mi fanno sempre venire brividi di commozione (sono entrato in convento a undici anni perché si giocava a pallone!). E proprio come una metafora della vita vorrei, con semplicità, riproporla a voi.

Mettiamola così: dopo il peccato originale (non dovremmo mai stancarci di ricordarlo, anche e soprattutto per capire meglio cosa si è inventato Nostro Signore per tirarci fuori da lì) il cammino dell’uomo si è complicato tremendamente; anzi, se prima era uno “stare” con il Signore della vita, adesso è diventato un “andare” verso di Lui, a tentoni, con fatica, ma con l’insopprimibile desiderio di ritornare in quella Patria ormai diventata troppo lontana. La vita di Grazia che riceviamo nel Battesimo è il mezzo che ci viene dato per compiere questo percorso; perché no, una bicicletta, ad esempio. La bicicletta mi sembra particolarmente azzeccata come mezzo per rappresentare il Battesimo perché esso (la bicicletta ma anche il battesimo) non si sostituisce a te e al tuo personale sforzo per andare e compiere la strada (come ad esempio potrebbe fare un’autovettura, una moto, ecc.); è un regalo gratuito, inatteso e che semplifica di molto le cose, tuttavia la bicicletta non solo sei tu a doverla guidare ma, se vuoi farla andare, devi pedalare (credimi Joe, anche con le moderne bike – io ne ho una regalata da mio padre, grande appassionato di ciclismo – se non si hanno gambe e fiato non si va da nessuna parte)! Voglio dire, cioè, che la Grazia di Cristo non ci deresponsabilizza, non si sostituisce a noi! Anche se ci facilita di molto il lavoro, questo lo devi pur sempre fare tu con le tue gambe, con il tuo allenamento costante (ascesi, si chiama… ma adesso sembra che il termine non vada più tanto di moda). E allora, pieni di gratitudine e consapevoli che quella bicicletta non ce la siamo meritata per niente, continuiamo il nostro viaggio e ci accorgiamo che mentre prima riuscivamo a fare una trentina di chilometri al giorno con i nostri soli piedi, adesso ne facciamo quattro volte tanto, con più agilità ed entusiasmo.

Ma (in ogni storia che si rispetti c’è sempre un “ma”) ecco l’inconveniente: quella bicicletta, per funzionare sempre al meglio, ha bisogno di manutenzione costante, altrimenti, riagganciandomi alle parole iniziali di Joe, può capitare che esca la catena o anche di poter forare una gomma; ora la trama si infittisce: per rinfilare la catena bisogna mettersi in ginocchio; per riparare quella gomma bucata bisogna inevitabilmente chinarsi. Quando ero piccolo e mi accadeva questo non c’era altra soluzione che andare da mio padre e lasciar fare a lui, inginocchiarsi con lui per vedere come si ripara una bici, in silenzio, avvitando ora da una parte allentando ora da un’altra, in silenzio e con stupore vedere che c’è uno che si sporca le mani insieme a te e che ora funziona tutto bene, anzi meglio di prima.

In ginocchio, nell’officina del confessionale, possiamo fare questa meravigliosa esperienza quando la fragilità prende il sopravvento, quando gli sbagli diventano peccati, quando tutto quello che faceva funzionare il meccanismo della nostra vita esce dal binario, si sfila, e c’è bisogno di inginocchiarsi, di chiedere aiuto, di riconoscersi impotenti di fronte ai propri limiti… e, in silenzio, stupirsi che c’è Uno che ti ascolta, che ripara, guarisce, ti rimette in sella; Uno che ha tolto dal suo vocabolario la parola “ormai”.

E si va avanti, con le ginocchia dolenti forse (mi piace pensare alla Chiesa come ad un popolo con le ginocchia ammaccate… per le cadute certo ma anche per le volte che ci si è inginocchiati a chiedere perdono, a pregare intensamente, a riconoscersi bisognosi di un Altro) ma con lacrime di gioia che solcano il viso per tanta misericordia ricevuta e sperimentata. E vedere che non si è soli a fare il cammino; siamo tanti, è un popolo dinanzi al quale c’è un uomo vestito di bianco (il “secondo” di Quello che regala e ripara le biciclette) il capofila che conosce la direzione, che sa qual è la strada giusta, che non solo ce la indica ma che ci dice: Vado avanti io, seguitemi!

Spero di non aver banalizzato troppo il Battesimo e la vita di Grazia; ogni metafora ha i suoi limiti e anche chi si avventura ad utilizzarla, come me. Però, mentre rileggevo quanto scritto, mi sono ricordato che anche Gesù parlava attraverso immagini molto semplici… e mi rincuoro!

Signore, io sono fr. Filippo Maria. Quello che verrà da Te in bicicletta!

90 pensieri su “In bicicletta

    1. FilippoMaria

      Admin sei un vero gentleman! Pubblicare il post di uno juventino dopo la gara di ieri sera… e io che avevo già pronta una serie di sfottò… vabbé mi astengo!
      Buona giornata a tutti!

  1. Io, in questa bella metafora, non disdegnerei le biciclette moderne, quelle con le marce. Le marce posso essere paragonate alle preghiere, alla fiducia e alla speranza che rendono più leggero il cammino e che accompagnano il fedele nella lunga corsa. Perché gli ostacoli, le salite ci sono in tutte le strade. Qualche volta incontriamo la deviazione, una buca, dei lavori in corso e con le nostre suddette marce in più, ci rincuoriamo, riusciamo ad affrontare tutto con più serenità, pedalando in maniera più spedita, più sicura. Durante il cammino, poi, io immagino qualcuno che ci incoraggia, oppure, come nelle belle corse che si rispettino, qualcuno che ci porge una bottiglietta d’acqua fresca… chissà che queste persone non siano proprio dei bravi sacerdoti, pronti ad indicarci la via e a farci rinfrescare alla Fonte viva della parola di Dio.
    Grazie per questo bel post… e scusate per il mio umile intervento… 🙂 ciao

    1. Adriano

      ” Le marce posso essere paragonate alle preghiere, alla fiducia e alla speranza”

      Anche oggi c’è chi preferisce e usa dappertutto biciclette senza marce, e non solo metaforicamente parlando… 😉

  2. a proposito di peccato originale, la conoscete la storia di Don Guido Bortoluzzi e delle visioni che sostenne di aver ricevuto?

  3. Mario G.

    Grazie fr. Filippo Maria per questo “incipit” della mia giornata.
    Sai anche a me piace andare in bicicletta…

    P.S.: di che Ordine sei?

      1. &1Angeloextralarge

        fra Filippo Maria: non mi sembra che si nominino soltando! Slurp… slurp…slurp! 😉
        Grazie per questo post! E’ tantissimo che non pedalo in senso fisico (le mie ginocchia scalucche…) ma sono un’amante della bicicletta. Anni fa partivo da casa e mi facevo Fano-Pesaro spesso (pioggia permettendo e/o bagnini)) passando sul bagnasciuga, con le cuffie e i canti gioiosi del Rinnovamento spagnolo. Altro che la pista ciclabile che hanno fatto adesso: era una specie di trecking, perché quando finiva la spiaggia la bicicletta saliva sulle spalle! 😀 Che tempi! Per questo mi piace il paragone che hai fatto.
        In effetti se non “pedaliamo” la bicicletta si ferma e siamo costretti a tornare con almeno un piede per terra, altrimenti sai che botta. 😉 Mettiamoci anche che non abbiamo una pista ciclabile panoramica e/o distensiva, direi “quasi monotona”, ma abbiamo un percorso di salite e discese non indifferenti e con una pendenza a volte vertiginosa, mettiamoci che ogni tanto si buca la camera d’aria, mettiamoci che a volte piove e/o tira vento, mettiamoci che a volte, come dici tu, esce la catena e dobbiamo anche “sporcarci le mani”, etc., etc., etc. E’ DURA LA VITA!!!
        Però, vuoi mettere? Arrivare a QUELLA meta! QUELLA che stiamo desiderando! Poi ci sarà un bel prato per stenderci ed ammirare il cielo, sì? Certo! Saremo dentro quel CIELO! Che roba bella! 😀

      2. &1Angeloextralarge

        fra Filippo Maria: mi sembra che non lo si nomini soltanto! Slurp…slurp…slurp! 😀
        Grazie per questo post! E’ tanto che non vado in bicicletta (le mie ginochhia scalucche…) ma sono una patita! Anni fa mi facevo spesso Fano-Pesaro andata e ritorno, passando sul bagnasciuga, e con le cuffie piene dei canti gioisi del Rinnovamento spagnolo-brasiliano-dominicano (mi davano un ritmo incredibile). Solo se il tempo e/o i bagnini lo permettevano! Nei tratti dove la spiaggia finiva iniziava il trecking, quindi bicicletta in spalla e “zompi” da uno scoglio all’altro e/o affondi tra i sassi. Erano bei tempi! 😀
        Per questo mi piace molto il paragone che hai fatto.
        Mi viene da pensare che si smette di pedalare bisogna per forza tornare con almeno un piede per terra, altrimenti si perde l’equilibrio e si cade malamente: sono importantissimi l’equilibrio della bicicletta e quello spirituale! 😉
        Poi mi viene da pensare che non abbiamo da percorrere una banale, anche se panoramica e distensiva pista ciclabile, ma abbiamo un percorso di salite e i discese, a volte impervio… a volte si finisce nel fosso… a volte si buca la camera d’aria… a volte come hai detto tu, “scappa la catena” e ci si deve inginocchiare, e anche “sporcarsi le mani di sugna nera e untuosa”… a volte piove e/o tira vento o nevica o grandina… a volte il sole scotta, etc., etc., etc. E’ DURA LA VITA, EH? E’ DURO IL CAMMINO SPIRITUALE!
        Ma, vogliamo mettere? Ogni tanto, quando siamo accaldati e sudati, ci arriva un “rifolino gentile e dolcissimo” di vento, quasi un sussurro che ci dice: “Dai che ce la fai! Tieni duro! Sono con te!”. Ogni tanto, quando sembra che le gambe non ce la fanno più, arriva “qualcuno” che ti spinge da dietro e ti dice: “Ti accompagno! Spingiamo insieme!”. Ogni tanto, quando ti sembra che la meta sia lontanissima ed irrangiungibile, magari piangi pure, qualcuno ti passa il “suo” kleenex e ti accorgi che erano solo i tuoi occhi a vedere lontanissima la meta, perché in realtà è molto più “vicina”. Etc., etc., etc…
        E poi? La meta! QUELLA meta! Vogliamo mettere la soddisfazione, una volta arrivati a QUELLA meta, di poterci distendere sopra un bellissimo prato e guardare il cielo! Che bello! Saremo stesi nel prato ma saremo dentro il cielo, QUEL CIELO, QUELLA META. che roba bella, eh! 😀
        Oh! Chi arriva prima si dia da fare a tirare su gli altri! 😉

        1. &1Angeloextralarge

          Admin: scusa ma ho riscritto il commento perché prima non mi risultava nella pagina. Puoi cancellare il primo? Grazie! Smack! 😀

  4. nonpuoiessereserio

    Bellissimo post, complimenti. Ma una domanda. Se la meta è il Paradiso, ci si può dopare? Con l’accostamento al sacramento dell’Eucarestia, intendo.

    1. &1Angeloextralarge

      Luigi: certo che ci si può dopare!
      Ecco alcune sostanze ammesse:
      – lodi a Signore (ovviamente il tutto è condiviso con gli alri ed in particolare con i Santi, gli Angeli e gli Arcangeli);
      – sguardi intensi e ricambiati, nel contemplare il SUO VOLTO faccia a faccia;
      – abbracci materni interminabili (non c’è bisogno che ti dica chi sara la “spacciatrice”, vero?;
      – latte e miele in abbondanza;

      Ce ne sono di sicuro altre ma non mi vengono in mente… Se vuoi cercarle! 😉

  5. Mario G.

    @ fr. Filippo Maria

    chissà allora un giorno potremo incontrarci, nella mia cittadina c’è un vostro antico convento, uno dei primi che fu fondato e dove soggiornò, causa trasferimento forzato, anche san Giuseppe da Copertino…

    A presto allora.

    Mario G.

    PS: io faccio colazione a casa…. peccato! 🙂

    1. FilippoMaria

      Mario G: Da quello che dici siamo molto più vicini di quello che tu possa pensare… a presto!

    1. FilippoMaria

      Molto interessante e originale questa immagine di San Francesco. Non la conoscevo… le tre sfere, i tre Ordini da lui fondati, ma il saio color oro? Un riferimento alla seraficità?

      1. ç Fr. Filippo Maria (sul saio d’oro): probabilissimo che sia un riferimento alla seraficità; o forse potrebbe anche voler dire che il saio francescano, in Cielo, diviene una veste d’oro. Anche le stimmate sono coperte di pietre preziose, del resto.

    1. Come la maggior parte degli odierni ciclisti della domenica: passano col rosso, vanno contromano, occupano tutta la sede stradale invece di andare in fila indiana … e poi se qualcuno li mette sotto, la colpa è dell’automobilista (metafora).

    2. &1Angeloextralarge

      Alvise Maria Vincenzo: di che ordine sei? Direi di quello del DISORDINE… 😉

  6. Alessandro

    «Dio creò la bicicletta perché l’uomo ne facesse strumento di fatica e di esaltazione nell’arduo itinerario della vita» (Pio XII)

    1. FilippoMaria

      Alessandro ma dove l’hai trovata questa? E’ bellissima! Immagino sia un discorso…

        1. Alessandro

          in effetti, solo in su un sito ho trovato che la dedica sia opera di Pio XII. Probabilmente quindi non è sua (altrimenti è ragionevole ritenere che un autore così illustre sarebbe stato nominato nella dedica del monumento).

  7. JoeTurner

    😀 😀 😀 😀 😀 !!!!!!!!!!!!!!!
    che onore essere citato (indegnamente) da fr. Filippo Maria

  8. nonpuoiessereserio

    Se si parla di ciclismo merita la lettura la biografia di “Ottavio Bottecchia” , personaggio unico, storia assurda.

  9. Alessandro

    “Siamo lieti e siamo riconoscenti di questa vostra visita! È codesta una tappa, che Ci fa ricordare l’interesse appassionato, con cui anche Noi, nella Nostra fanciullezza, seguivamo le notizie del Giro d’Italia. È una tappa, che Ci offre la gradita opportunità, non solo di ricordare i nomi famosi dei grandi corridori degli anni passati, ma di conoscere i vostri nomi e d’informarci delle vicende di questa sempre celebre gara!

    E siamo felici di assistere a questo vostro passaggio romano per altre due importanti ragioni; e cioè per avere così una nuova occasione di manifestare la Nostra simpatia per tutti gli sportivi e la Nostra stima per lo sport. È stato detto altre volte, e con discorsi ampi ed autorevoli; ed ora Noi lo ripetiamo: la Chiesa vede nello sport una ginnastica delle membra e una ginnastica dello spirito; un esercizio di educazione fisica, e un esercizio di educazione morale; e perciò ammira, approva, incoraggia lo sport nelle sue varie forme, in quella sistematica specialmente, doverosa a tutta la gioventù e rivolta allo sviluppo armonico del corpo e delle sue energie; ed in quella agonistica anche, la vostra, che arriva allo sforzo ed al rischio purché contenuta in misura che non nuoccia ai fini stessi dello sport, alla salute, all’incolumità e alla prestanza della vita fisica. E lo ammira la Chiesa, lo approva e lo incoraggia, lo sport, tanto di più se l’impiego delle forze fisiche si accompagna all’impiego delle forze morali, che possono fare dello sport una magnifica disciplina personale, un severo allenamento ai contatti sociali fondati sul rispetto della parola propria e della persona altrui, un principio di coesione sociale, che arriva ora a tessere relazioni amichevoli perfino sul campo internazionale.

    Tutto questo esige che lo sport sia idealizzato da principii e da regole, che appunto gli infondono vigore e nobiltà, come voi fate; e che escludono eccessi di rischio e di passione, sia negli atleti, sia nel pubblico che li osserva e che si esalta alle loro vicende agonistiche.”

    (Paolo VI, Discorso ai ciclisti del Giro d’Italia, 30 maggio 1964)

  10. Scrivo qui, e mi scuso, ma il commento è relativo al post su Adele (non esce più lo spazio in cui commentare!) … volevo solo dire che ‘esistono’ donne capaci di reagire anche se a fatica forse, lasciando spazio alle concorrenti in amore … Emma Marrone ne è la conferma in questi giorni di gossip.. e non solo lei, ne conosco altre.
    A prescindere dalla riflessione religiosa assolutamente condivisibile, esistono anche donne capaci di lasciare che siano altre a rendere felici la persona amata se loro non ne sono in grado 🙂
    Non si tratta di vincere con la concorrenza, si tratta di riconoscere i propri limiti … o quelli altrui, per il bene della persona amata!

    1. Io però starei un po’ attento a dare troppo peso a queste vicende e soprattutto a prenderle come “esemplari”. Non credo che si possa dire che lo star system e tutto il sistema del gossip siano precisamente modelli di autenticità dei rapporti umani. Senza gelosia non c’è amore, non è un opttional ma una componente indispensabile. Una regina che si vede spodestata e non rimpiange né il regno né il trono perduti né il re o non lo amava o recita una parte (la gelosia non è ben vista in un mondo dell’effimero e delle relazioni liquide).

      1. Vip e mondi correlati a parte, io sono così ad esempio … se uno tradisce è perchè non gli basti (anche se può essere provocato etc) e anche di fronte a un’umana gelosia, lascio e auguro il bene che desidera, purchè sia felice.

          1. FilippoMaria

            Mah, non lo so. A mio avviso non si tratta di difendere il sacramento ma di difendere l’amore! L’indissolubilità del matrimonio-sacramento non è una regola messa lì a caso… è proprio la peculiarità dell’amore, quello di essere “per sempre”. Del resto, lo si è detto altre volte, quale persona al mondo può riempire perfettamente il nostro connaturale desiderio di compiutezza e realizzazione? Nessuna! E allora che si fa? Si passa di fiore in fiore finché l’arbitro non fischia la fine della partita? Credo che occorra tornare ad imparare la distinzione tra benessere e bene e malessere e male: non sempre il senso di benessere è un bene per me… non sempre il senso di malessere è un male per me (nella vita di coppia come in tutte le altre situazioni della vita). Credo che il buon Dio ci abbia fatto per il Bene! Dice Francesco (San): “Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene”… ovviamente rivolgendosi a Dio (non a S. Chiara! In un incontro con dei bambini delle elementari è risultato chiaro che Chiara e Francesco c’avevano una sorta di intrallazzo!).

            1. Premetto che non è mia intenzione giudicare la vita di nessuno. non è mia intenzione “personalizzare” la questione. Ciò detto, se un amore era radicato in profondità la perdita causa una lacerazione interiore, come se ti fosse stato strappato un lembo di carnee, un organo o un braccio. Non può essere altrimenti: se amare comporta la percezione dell’unicità della persona amata, in questo caso si sa benissimo di aver perso qualcosa di insostituibile e tanto meno ci si può “mettere tra parentesi” in nome della felicità altrui.
              Di fronte alla ferita ci si ritrae e occorre del tempo perché venga sanata. Il dolore in un organismo sano segnala i disturbi delle normali funzioni vitali, solo ciò che è morto non prova dolore. E di fronte a una ferita mi sembra comunque una reazione più “sana” che il dolore si trasformi in rabbia e amarezza piuttosto che in certa “bontà d’animo”. Simile “generosità” mi sembra altamente sospetta. Questo non significa che l’amore tradito si debba necessariamente tramutare in odio, ma allo stesso modo mi sento di escludere che la nonchalance con cui si accoglie un tradimento sia indice di un amore autentico. Se la fine lacerante di un legame intimo non arreca dolore questo non può che voler dire una cosa: o quel legame non era qualcosa di vivente oppure non era profondo. Io la penso così e sottoscrivo in pieno quel che dice frate Filippo: il sacramento non è un “cappello magico” da mettere sopra un rapporto e trasformarlo così dall’esterno. È un lievito che eleva dall’interno la sostanza umana,. Se questa è mancante, il sacramento non opera. Se alla base non c’è amore umano, questo non può essere soprannaturalmente elevato.

              1. Cerco di spiegarmi meglio, onde evitare equivoci: la reazione alla perdita non necessariamente si “esteriorizza” manifestandosi come collera nei confronti di chi ha tradito. Può anche “interiorizzarsi” e manifestarsi come profonda amarezza, in un certo senso come se addossassimo a noi la responsabilità della fine del legame. Chiaro che poi chi è amareggiato “lascia andare” l’amato con più “facilità”. Ma non si può dire che chi esteriorizza il dolore della perdita sia agito dall’odio. Sono semplicemente due reazioni differenti, che dipendono da tante cose, non ultima l’indole personale.
                Anzi, magari lo sfogarsi esteriormente può essere liberante evitando che la frustrazione faccia “mettere radici” all’ira, degenerandola in risentimento, un autentico veleno che divora lo spirito. Ma anche l’amarezza può diventare un veleno che ci corrode intimamente, annientandoci, forse proprio perché ritirare in noi l’amore di elezione, che per sua natura è fatto per espandersi all’esterno, ha qualcosa di innaturale. È perfino più pericolosa l’amarezza, in questo senso.
                Altra cosa è l’indifferenza con cui si passa da una relazione all’altra, che senza il minimo dubbio è sintomo di assenza d’amore autentico.

                1. La sofferenza e il tradimento, parlo per me, non determinano azioni che rivendichino il possesso o la difesa per riavere la persona amata. A me resta il fatto di ‘non bastare’ che peraltro è la verità, nessuno può bastare a un altro visto che siamo fatti per l’eternità … ma sono appunto reazioni personali; volevo solo segnalare che ‘esistono’ persone che reagiscono in modo diverso, proprio come nella canzone di Adele.

                  La sofferenza che non trattiene e non rivendica.
                  Non dico se sia giusto o sbagliato, autentico o meno.
                  Ognuno agisce secondo natura ed esiste anche una natura come descrive lei (Adele).

                  1. Certo, sono d’accordo: non esiste un’unica reazione, ribadisco. Ma la reazione della gelosia non è la bramosia, chi è geloso non rivendica un possesso. Vuole mantenere un legame unico e insostituibile, il che non va letto come contrapposizione all’amore di Dio. L’amore per una persona e l’amore per Dio non si contrappongono, ,a meno che il pruimo non sfoci in adorazione idolatrica. Ognuno reagisce anche secondo la propria indole, certamente, ma quello che voglio dire è che una reazione deve esserci. Dove c’è indifferenza non c’è amore.

          1. “Prima del terzo secolo dopo Cristo nessun cristiano si sarebbe sognato di pregare la Vergine Maria”.
            Per esserne sicuri bisognerebbe aver consultato TUTTI i documenti storici prodotti tra l’anno della Sua morte (qualcosa prima del 70 d.C.) e l’anno 200 (il terzo secolo d.C. va dal 200 al 299, circa). E aver verificato che dimostrano quanto sopra. Cosa impossibile, ovviamente, perché tutti questi documenti non li abbiamo più.

            La cosa buffa, però, è oggi che si butta là un “prima del terzo secolo nessuno ” come se volesse dire chissà che.
            Senza ricordare che fino a non molto tempo fa si sarebbe buttato là un “prima del quarto secolo” . Poi hanno scoperto il Papiro Rylands e hanno dovuto far marcia indietro.
            Magari è già stato scoperto un altro papiro o un coccio o un graffito che ancora non è stato pubblicato (il Papiro Rylands, scoperto nel 1917, fu pubblicato solo nel 1938), e Alvise potrà dire, con tono di sufficienza, che “prima del secondo secolo nessun cristiano etc.” 🙂

            Papiro Rylands. Datato intorno al 250 d.C. da un papirologo protestante (quindi credibile 🙂 ). Contiene la più antica versione nota oggi della preghiera «Sub tuum praesidium», detta al plurale (ci rifugiamo), in cui la Madonna è detta “Madre di Dio”.
            Prima della datazione del Papiro Rylands (nel 1938), si escludeva che il culto “ufficiale” della Vergine Maria fosse anteriore al primo Concilio ecumenico (Nicea 325) e che il termine Theotòkos Madre di Dio potesse essere stato usato prima del Concilio di Efeso ( 431), se non come opinione privata di qualche esaltato.

            Per non dire dei graffiti trovati a Nazaret dall’archeologo francescano padre Bagatti (Kairè Marìa, Vergine bella…)

            ps Non è farina del mio sacco (cfr. Messori, Ipotesi su Maria)

  11. Era solo un pezzettino di un commento di oggi sul post di ieri l’altro (spero che media&media accetti la grafia).
    In effeti vero è che il culto della Vergine comincia dopo il tezo secolo, come venute dopo sono altre proliferazioni
    di dogmi e precetti. L’importante è che te mi abbia assicurato della sempre verginità di Maria cosicché anche il mio nome è senza macchia. Sempre verginità e inoltre immunità dal peccato originale. Però Gesù fu battezzato, o fu solo un gesto simbolico “per adempiere ogni giustizia”?

    1. Alessandro

      Chi era senza peccato si fece peccato per riscattare dal peccato chi era nel peccato

    2. Alessandro

      CCC 1224 “Nostro Signore si è volontariamente sottoposto al battesimo di san Giovanni, destinato ai peccatori, per compiere ogni giustizia. Questo gesto di Gesù è una manifestazione del suo « annientamento ». Lo Spirito che si librava sulle acque della prima creazione, scende ora su Cristo, come preludio della nuova creazione, e il Padre manifesta Gesù come il suo Figlio prediletto.”

            1. Alessandro

              se non si vuole tradurre “Figlio amatissimo”, e si vuole conservare il termine di paragone, bisognerebbe pensare che Gesù sia prediletto rispetto a noi.

    3. “Scendendo nell’acqua i battezzandi riconoscono i propri peccati e cercano di liberrarsi dal peso di essere sottomessi alla colpa. Che cosa ha fatto Gesù? Luca, che in tutto il suo Vangelo presenta una viva attenzione alla preghiera di Gesù, e lo presenta costantemente come Colui che prega – in dialogo con il Padre -, ci dice che Gesù ha ricevuto il Battesimo stando in preghiera. A partire dalla Croce e dalla Risurrezione divenne chiaro per i cristiani cosa era accaduto: Gesù si era preso sulle spalle il peso dell’intera umanità; lo portò con sè nel Giordano. Dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori. La inizia con l’anticipazione della Croce. Egli è, per così dire, il vero Giona, che aveva detto ai marinai: prendetemi e gettatemi in mare. Il significato pieno del Battesimo di Gesù, il suo portare “ogni giustizia” si rivela solo nella Croce: il Battesimo è l’accettazione della morte per i peccati dell’umanità, e la voce dal cielo “Questi è il figlio mio prediletto” è il rimando è il rimando anticipato alla risurrezione. Così si comprende il motivo per cui nei discorsi propri di Gesù la parola “battesimo” designa la sua morte.

      Dal libro Gesù di Nazareth.

      Non trovando link mi sono divertito a copiare…spero possa servirti.

  12. A proposito di Gesù battezzato e poi nel deserto Matteo dice che digiunò quaranta giorni e quaranta notti Marco invece che nel deserto gli angeli lo servivano. Che vuole dire?

        1. Alessandro

          Digiuno o non digiuno, il significato è che Gesù è nella prova, la più severa delle quali è la tentazione diabolica.

        2. Alvise dovresti vedere “l’ultima tentazione di Cristo” di Scorsese film sottovalutato ma soprattutto male interpretato; a me ha detto molto sull’umanità di Cristo che trovo più difficile da capire della Sua divinità

  13. Paola

    Grazie Fra Filippo Maria! Metafora azzeccata, commovente, efficace. A me talvolta in bici vengono tante ma tante paure (…e se mi si spaccassero i freni e non riuscissi a frenare?….se uno adesso sbucasse e mi tagliasse la strada? e se…, ) poi mi fermo, Qualcuno (molto ma molto in alto) mi fa sempre incontrare la persona giusta al momento giusto e talvolta la persona sta in un confessionale a dirmi che non possiamo fare tutto da soli. Anzi sarebbe ora di fare un pò di manutenzione alla mia bici.Grazie a voi uomini di Chiesa. Non ve lo diciamo mai abbastanza

  14. 61Angeloextralarge

    fra Filippo Maria:
    “Signore, io sono fr. Filippo Maria. Quello che verrà da Te in bicicletta!”: la canna della tua bicicletta regge il mio extralarge? Vorrei un “passaggio”… 😉

  15. Insomma, la comunità cristiana è un Giro d’Italia senza fine.
    e il bello è che la maglia rosa non la indossa nessuno, davanti a Cristo siamo tutti uguali, anche se immensamente diversi.
    Mi viene in mente una frase, quella che dice che “La vita è come andare in bicicletta, per restare in equilibrio devi continuare a muoverti” (forse qualcuno l’avrà già citata nei commenti precedenti, o forse no). Beh, io aggiungerei che la vita cristiana ha una marcia in più, perché anche se ti paralizzi, e cadi, c’è sempre Una Mano dall’alto pronta a risollevarti e a darti la spinta. Ecco, la vita cristiana è una Giro d’Italia senza fine, senza eliminatorie. Si suda, ma si ammira un panorama spettacolare.
    Grazie Fr. Filippo Maria!

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  17. 61Angeloextralarge

    SPIRITUALITÀ DELLA BICICLETTA

    “Andate…” dici a ogni svolta del Vangelo.
    Per essere con Te sulla Tua strada occorre andare
    anche quando la nostra pigrizia ci scongiura di sostare.

    Tu ci hai scelto per essere in un equilibrio strano.
    Un equilibrio che non può stabilirsi né tenersi
    se non in movimento,
    se non in uno slancio.

    Un po’ come in bicicletta che non sta su senza girare,
    una bicicletta che resta appoggiata contro un muro
    finché qualcuno non la inforca
    per farla correre veloce sulla strada.

    La condizione che ci è data è un’insicurezza universale,
    vertiginosa.
    Non appena cominciamo a guardarla,
    la nostra vita oscilla, sfugge.

    Noi non possiamo star dritti se non per marciare, se non per tuffarci,
    in uno slancio di carità.

    Tutti i santi che ci sono dati per modello,
    o almeno molti,
    erano sotto il regime delle Assicurazioni,
    una specie di Società assicurativa spirituale che li garantiva
    contro rischi e malattie,
    che prendeva a suo carico anche i loro parti spirituali.
    Avevano tempi ufficiali per pregare
    e metodi per fare penitenza, tutto un codice di consigli
    e di divieti.

    Ma per noi
    è in un liberalismo un poco pazzo
    che gioca l’avventura della tua grazia.
    Tu ti rifiuti di fornirci una carta stradale.
    Il nostro cammino si fa di notte.
    Ciascun atto da fare a suo turno s’illumina
    come uno scatto di segnali.
    Spesso la sola cosa garantita è questa fatica regolare
    dello stesso lavoro ogni giorno da fare
    della stessa vita da ricominciare
    degli stessi difetti da correggere
    delle stesse sciocchezze da non fare.

    Ma al di là di questa garanzia
    tutto il resto è lasciato alla tua fantasia
    che vi si mette a suo agio con noi.

    (Madeleine Delbrel)

    L’ho trovato proprio ora, cercando altri testi… 😀

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