
Il caso che stiamo per esporre ne è un esempio. Come doveroso, offriamo qualche connotato storico.
Siamo nel 1872 in America, precisamente a Santa Fe, capitale del New Mexico.
Il vescovo locale, Jean Baptiste Lamy, decide di far costruire una cappella, precisamente la cappella di Loretto (sì, con due T, il nome inglese infatti suona come: Sisters of Loretto) per poter fornire un luogo di culto alle suore appena stabilitesi, dopo una peregrinazione che le vide attraversare il Sud-Ovest degli Stati Uniti, il Kentucky, il Missouri ed il Kansas.
Le suore (quattro, la superiora suor Madeleine, Suor Catherine, Suor Hilaire e Suor Robert) appena giunte sul posto iniziarono dunque ad appaltare i lavori adiacenti alla loro semplice abitazione, affinché, oltre al convento, potesse essere eretta una struttura simile alla “Sainte Chapelle” di Parigi, dunque, la prima cappella gotica ad ovest del Mississippi.
Il progetto fu affidato all’architetto P. Mouly, noto per la sua perizia e capacità: aveva, tra l’altro, realizzato la cattedrale di Santa Fe. I lavori durarono cinque anni. La cappella misurava 22,5 metri di lunghezza, era larga metri 7,5 ed alta metri 25,5.
L’opera terminata era esteticamente ammirevole. La galleria, gli archi, la navata riuscivano a dare il senso del divino, a coinvolgere e a creare l’idoneo raccoglimento. Ciò che sconvolse le suore fu il doversi accorgere, di colpo, che il coro non era accessibile, dal momento che non era stata né progettata né dunque costruita una scala apposita per potervi accedere dalla tribuna. D’acchito si cercò l’architetto progettista, nel tentativo di riuscire a tamponare l’errore, ma questi era da poco deceduto.
Vennero a questo punto contattati diversi ingegneri, i quali emisero unanimemente un triste verdetto: il danno era irreparabile, lo spazio non era sufficiente alla costruzione di una scala. L’unica alternativa era costituita dalla edificazione di una nuova galleria, o, altrimenti, la costruzione di una scala a chiocciola, sicuramente inusuale.
Le suore si comportarono nell’unico modo nel quale può comportarsi un cristiano dinanzi alle difficoltà: ossia, memori dell’aforisma: «Quando pare non ci sia più nulla da fare, si può ancora pregare», decisero di iniziare una novena a San Giuseppe (sotto il cui patronato era stata posta la cappella), nella sicura speranza che il Cielo non le avrebbe abbandonate in una situazione così incresciosa. Per nove giorni e nove notti, senza sosta, elevarono preghiere al patrono dei falegnami, affinché potesse intercedere in loro favore.
Il nono giorno, inaspettatamente, si presentò alla porta del loro convento un uomo strano, con i capelli grigi, accompagnato da un asino carico di piccoli e semplici strumenti da lavoro. Questi chiese di poter conferire con suor Maddalena, la superiora, e manifestò la volontà di costruire lui stesso la scala mancante. La religiosa accolse di buon grado la proposta di quest’uomo, anche se non era stato da loro interpellato.
Il falegname iniziò a lavorare dentro la cappella e chiese di essere lasciato solo mentre si adoperava per la riuscita della sua opera. Ogni tanto, però, qualche consorella riusciva a sbirciare e la perplessità era pressoché di tutte: l’uomo, infatti, si serviva soltanto di una sega, un goniometro e un martello. Invece dei chiodi utilizzava cavicchi. Tra le stranezze notavano poi che immergeva dei pezzi di legno in secchi d’acqua: insomma, oggetti poveri e usati in maniera quantomeno atipica. Per rispetto, non vollero intromettersi e restarono ad attendere la conclusione dell’operato.
Dopo tre mesi la scala poteva dirsi pronta e se fino ad ora si poteva parlare di coincidenze, stranezze, atipicità, adesso bisognava ammettere l’inspiegabile. La scala consisteva appunto in una doppia spirale apparentemente sospesa senza punti d’appoggio, assemblata senza alcun chiodo e realizzata con una tipo di legno assolutamente sconosciuto.
Quando madre Maddalena volle pagare il carpentiere per il lavoro svolto, non riuscì a trovarlo, essendo scomparso.
Le suore volevano sdebitarsi e fecero tutto il possibile per rintracciarlo, senza alcun esito positivo. Nessuno, infatti lo conosceva né l’aveva mai visto prima di allora.
Torniamo alla scala, denominata, non dunque senza motivo “scala santa”.
Essa è composta da trentatre gradini (gli anni di Gesù) che girano su due spirali di 360° esatti. Il fatto inconcepibile è che il tutto è senza alcun sostegno centrale. Non avendo alcun pilastro centrale per sostenerla, significa che tutto il peso deve gravare necessariamente sul primo gradino, un controsenso, assolutamente impensabile secondo le più elementari leggi della fisica e della statica. Le stesse suore temevano non poco a salire, consce del prodigio che le vedeva coinvolte.
Gli enigmi legati a quell’episodio non sono mai stati risolti: chi era quell’uomo? Da dove veniva? Come faceva a conoscere le necessità del convento? Come fece, da solo, a progettare e a realizzare la scala, una scala con la perfezione delle curve dei montanti irrealizzabile in quell’epoca? (il legno è raccordato sui Iati dei montanti da nove spacchi di innesto sull’esterno, e da sette sull’interno). Come riuscì nella sua impresa senza servirsi di chiodi e altri utensili indispensabili alla realizzazione? Come mai nessuno ebbe a sapere chi fosse? Da dove proveniva quel legno unico, che, ad oggi, nessuno sa classificare e appare sconosciuto agli studiosi? Come può una scala reggersi in equilibrio senza sostegno centrale e non crollare istantaneamente ma, al contrario, portare per decenni il peso quotidiano di centinaia di persone senza mostrare il benché minimo cedimento? Di più, senza presentare la minima traccia di usura inevitabile dopo quasi un secolo e mezzo? Le testimonianze parlano inoltre di una sorta di “leggerezza” che si avverte nel percorrere gli scalini.
La ragione non può dare risposta; forse, più semplicemente, bisogna ammettere, con Pascal, che l’ultimo stadio della ragione è riconoscere che vi sono una quantità infinita di cose che la superano.
Che sia stato veramente S. Giuseppe ad edificare quest’opera? Ciò che, in ogni caso, non lascia dubbi è l’inspiegabilità del susseguirsi degli eventi e il fatto che, ad oggi, resta un capolavoro vivente, visitato anche da non credenti i quali non possono che constatare l’oggettiva inspiegabilità della costruzione.
La scala santa attualmente attira oltre duecentocinquantamila visitatori l’anno, è meta di numerosi pellegrinaggi da ogni parte del mondo ed è da centotrentasette anni al centro del più singolare prodigio religioso architettonico mai esistito.
fonte: filia ecclesiae
Alviseeee, questo bellissimo post è anche per te. Cosa te disi cien? A quest’ora sei a nanna e fai bene ma domani pensaci perché in Paradiso troverai anche dei muri a secco da paura.
😀
Ringrazio per l’ospitalità! 😉
grazie a voi!
Herzlichen Dank e grazie!
Bellissimo post, non conoscevo la Scala Santa: ringrazio Costanza, Matteo Salvatti e il team di Filia Ecclesiae!
Ma ci pensate, le suore? Avevamo san Giuseppe che lavorava per casa…
Un po’ come le calze auto-reggenti (cosiddette)
Alvise Maria Vincenzo: il mio primo commento, a questo tuo, è sparito, perché devo aver digitato male qualcosa, quindi ci riprovo. 🙂
Paragonare una Scala Santa alle calze autoreggenti? Ma ci stai con la capa? 😀
E’ come paragonare Miss Universo con la scimmietta Cita! Vuoi mettere la classe? 😉
conoscevo questa storia, l’avevo letta la vigilia di Natale di qualche anno fa in un articolo di Maurizio Blondet.
Posso aggiungere un particolare: la ringhiera che si vede è stata aggiunta solo dopo dalle suore e in realtà rovina la linea del manufatto; provate a immaginarla senza, per apprezzare la vertiginosa, elastica leggerezza della scala.
Se tutto fosse vero, sarebbe l’unico miracolo noto avvenuto negli Stati Uniti d’America.
Questo particolare della ringhiera non conoscevo ma è impressionante. Immagino che l’abbiano costruita per motivi di sicurezza, giustamente. Grazie, Joe!
Uno splendido miracolo, grazie per avercelo raccontato e mostrato!
Non so se dipenda dalla scala di Santa Fe, ma negli gli Stati Uniti c’è un boom di vocazioni sacerdotali:
“Dopo la bufera-abusi, per la Chiesa degli Stati Uniti è iniziata la risalita. Archiviato il «decennio orribile» 2001-2011 (funestato da una raffica di tracolli finanziari e d’immagine), la Chiesa Usa mostra chiari segnali di ripresa. Nell’ultimo anno ci sono state 467 ordinazioni sacerdotali e significativamente proprio il seminario di Boston (diocesi-epicentro dello scandalo-pedofilia) è diventato il simbolo della rinascita. Quest’anno il cardinale Sean Patrick O’Malley, inviato dal Papa a Boston per attuare la «purificazione» e ricostruire dalla fondamenta la Chiesa locale, ha dovuto respingere le richieste di iscrizione al seminario perché erano troppe. E anche il Wall Street Journal documenta questo inatteso «boom» con una ampia inchiesta sul «cattolicesimo vittorioso» e lo attribuisce al carattere tradizionale del cattolicesimo della nuova dirigenza episcopale: i cosiddetti “conservatori creativi” di stampo ratzingeriano.
Il dato positivo delle vocazioni è in netta controtendenza rispetto alla generale crisi delle vocazioni nel resto del mondo occidentale. Nel 2011, più della metà delle ordinazioni negli Stati Uniti ha riguardato giovani con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Per il quinto anno consecutivo negli Usa aumentano le ordinazioni di sacerdoti giovani. Il gruppo dei neo-sacerdoti statunitense include vari rifugiati provenienti da terre di persecuzioni per i cristiani, veterani militari e ministri convertiti di altre religioni.”
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/stati-uniti-united-states-estados-unidos-14486/
Laus Deo 😀
Cari Andreas e Admin, ho dovuto mettere un’ altra puntina nella carta geografica: Santa Fe. Quando si parte?
Potendo partirei anche subito!!!
La celebre cupola del Brunelleschi costituisce la copertura della crociera del Duomo di Firenze; è la più grande cupola in muratura mai costruita (diagonale maggiore della cupola interna: 45 metri, quella dell’esterna: 54).
La sua grandezza impedì il tradizionale metodo costruttivo mediante l’ausilio di céntine, facendo sì che venissero formulate molte ipotesi sulla tecnica costruttiva impiegata.
Sì, ma della cupola del Brunelleschi si sa com’è costruita: metodo geniale, ma conosciuto.
Della scala di Santa Fe è sconosciuto:
1) “come fece il falegname a progettare e a realizzare da solo la scala, una scala con la perfezione delle curve dei montanti irrealizzabile in quell’epoca”?
2) il tipo di legno impiegato
Va bene, d’accordo, MIRACOLO!!!!
Finalmente ti arrendi all’evidenza. ALLELUJA!
Mi arrendo a VOI, non c’è ne chi ce ne possa con VOI!!!!
http://www.nonapritequelportale.com/?q=scala-miracolo
“constatare l’oggettiva inspiegabilità”
tutti i miracoli sono oggettivamente inspiegabili
Non ha senso dire : “oggettivamente inspiegabili”
come non ha senso dire “oggettivamente spiegabile”
forse volevate dire “scientificamente inspiegabili”, e cioè che trattasi di un legno sconosciuto su questa terra,
e di una struttura della quale non è spiegabile la statica.
Si intuisce, ad ogni modo, che una struttura così si regge a incastro, i pezzi spingono su quelli sotto e tutto si regge così.
naturalmente tutto si scarica sul primo scalino e si attacca sull’ultimo.
Anche un bischero lo capirebbe. Quanto al legno, non so che dire.
ma vedo che voi qualsiasi cosa uno tira fuori che subito siete pronti a riconoscere il miracolo. Che dice Messori della scala
a chiocciola? (è anche un film)
Il miracolo della sera. Forza Roma!
Perché vuoi rovinare un’ amicizia con queste provocazioni? Che te frega daa Roma? Se vincono i giallorossi annullo il mio viaggio di maggio anche se poi il Papa s’ incazza.
L’ordinaria amministrazione del primo pomeriggio: l’Inter pareggia, continua molto lentamente la rincorsa al terzo posto.
Dopo 8 minuti Juve-Roma 2-0. Miracolo rinviato
La mia fede vacilla
Ci sono anche FIOR di ingegneri e di architetti tra noi!!!
Loro che ne pensano?
Che vi devo sempre spiegare tutto io?
Tacciono. Patiscono sudditanza psicologica nei confronti del Vaticano, probabilmente
c’è bisogno di miracoli per credere? C’è bisogno di dimostrare che i miracoli non sono tali per non credere? Sinceramente se quella scala è miracolosa o meno la mia fede non cambia di una virgola.
Non è perchè io ti amo, FEFRAL, ma su questo sono d’accordo.
Nessuno di voi ha visto risorgere Cristo e lo stesso ci credete, e tanti che hanno letto le stesse parole non ci credono, o anche tanti credono al messaggio di Cristo, senza credere in Dio, e così di seguito….
Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto
…e cioè tutti voi!!!
Io l’ho visto risorgere in me, ergo sono testimone della verità. Io c’ero!
Fefral, il tuo commento è snob, e lo stupore? La bellezza? Se Dio permette i miracoli a Maria o ai Santi ci sarà un motivo. Se alcuni dei miei amici da osteria fossero stati presenti a Cana, almeno un paio si sarebbero convertiti.
Ma voi ci avete la vostre belle OSTERIE sempre pronte a accogliere tutti, di ogni credo, o anche senza!!!!
L’ osteria non deve essere bella, dev’ essere la seconda casa dell’ uomo, l’ ostessa quella che sente cose che tua moglie non ti sente dire
concordamus!!!
Grazie, luì, mi spiace essere risultata snob, ero solo di fretta.
Quello che volevo dire ad Alvise è che non è su queste cose che si gioca la fede in Cristo. D’altra parte quanti, avendolo conosciuto in vita e avendo assisitito ai suoi miracoli non hanno creduto?
Se io fossi stata a Cana avrei cercato di fare amicizia con Maria. Non so se mi sarei convertita per via del vino. Ma certo l’avrei gustato 🙂
La nostra salvezza non dipende dal credere o meno al miracolo ma la nostra fede ne può trarre giovamento o addirittura nascere. Non deve poggiare su di esso, le fondamenta della Fede devono essere amare e lasciarsi amare da Dio.
Comunque Fefral ho scritto che il tuo commento era snob, non tu. Tu hai altri difetti:-)
non c’è bisogno di miracoli per avere fede ma c’è bisogno di fede per credere ai miracoli. Ovvero nessun miracolo può essere dimostrato o confutato scientificamente.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
NONPUOIESSERESERIO:
…a proposito di scale magiche:
graham greene: “the distructors”
buona lettura!!!
Me lo segno, ora ho un paio di titoli da finire, grazie
Un consiglio anche per lei, che avrà bisogno di rifarsi la bocca; «L’Eco di Savonarola» annata 1849-1850, disponibile integralmente in google books. Lettura per palati eletti.
Il periodico – che aveva visto la luce mentre in Italia si diffondeva l’illusione di un pontificato di
svolta e molti ritenevano possibile sia la conciliazione tra cattolicesimo e liberalismo che la riforma
dall’interno e senza traumi della chiesa di Roma – continuerà le pubblicazioni abbastanza
regolarmente e le concluderà nel 1860, sotto la direzione effettiva di Salvatore Ferretti, ex prete di
origine toscana e cugino in linea materna di Pio IX.
La fede non ha bisogno di miracoli: molto giusto! Purtroppo in tanti ne hanno bisogno. E comunque non sta a noi decidere se è bene che ci siano o meno. Il Signore sa cosa fa e sa anche farlo molto bene, quindi a Lui la libertà che gli spetta. 😉