di Claudia Mancini La Porzione.it
La deriva dell’umanità potrebbe superare quella dei continenti. In una società “liquida”, del resto, si scivola veloci. E fu così che dopo il rifiuto dell’identità di genere, dell’identità culturale, e di quella religiosa, si è arrivati al rifiuto dell’identità e basta.
Su Twitter, Facebook e Youtube, impazza il fenomeno «Venus Angelic» : la 15enne di Londra che si veste, si trucca e si muove come una bambola. E’ una ragazzina in carne ed ossa ma, guardando le sue foto o i suoi video su Youtube, si stenta a crederlo.
I capelli lunghi e ossigenati, la pelle di porcellana, la bocca piccola, le ciglia infinite, e lo sguardo-avatar, fanno di Venus Palermo – questo il suo vero nome – una perfetta «living doll», cioè una bambola vivente. Oltre 20 mila la seguono su Twitter; il suo canale su YouTube conta una novantina di video, 30 mila abbonati e 11 milioni di clic. Numeri più che rilevanti per una teenager di plastica, che condivide video tutorial in cui spiega come fare a diventare proprio come lei, una bambola: dà consigli di make -up fai-da-te; come preparare un peeling di caffè per una pelle luminosa, fresca e libera da imperfezioni; come fare dei deliziosi e morbidi dolcetti cupcake o come decorare le unghie.
Il suo contributo più “importante”: svelare come ci si trucca in appena 40 minuti. Venus Palermo ha anche una missione “filantropica”: «Sono tantissimi quelli che mi fanno domande sul mio look – ha raccontato recentemente al Sun e al Daily Mail – e io voglio aiutare gli altri ad avere lo stesso mio aspetto, da qui l’idea di girare dei filmati e pubblicarli online». «Per me avere un bell’aspetto è molto importante. Curo la mia pelle e compro i vestiti online, così da essere il più originale possibile». L’adolescente non è una sprovveduta, ha anche dei “liquidi” riferimenti culturali: Venus si ispira ai personaggi dei fumetti manga, alla principessa Mononoke o Pokémon, e riesce a ad apparire come loro spendendo meno di 150 euro al mese. La ragazzina non fa questo per hobby, ma perché sente una vera “vocazione” plastica: «Mi vestirò tutta la vita da bambola, non importa quanti anni avrò», giura la ragazzina. «Questo è quello che sono e non ho intenzione di cambiare per nessuno. Mi rende felice». Insomma, Venus ha tutta la “consapevolezza” e la “determinazione” – necessarie ad una bambola – per continuare ad essere plasticamente se stessa.
Ma cosa dicono genitori, parenti e amici? Pare che la “bambola” abbia tutto il loro “liquido” appoggio. «Non vedo nulla di male ad assomigliare ad una bambola», ha detto mamma Margaret. Sì, non bisogna preoccuparsi, perchè la madre sembra avere molto “chiara”, quasi “trasparente”, la distinzione tra bene e male: «Sarei terrorizzata solo se mia figlia tornasse a casa incinta, drogata o ubriaca; Venus è solamente una ragazzina innocente a cui piacciono nastri e merletti». La madre, del resto, è anche molto “presente” e si prende cura personalmente della “plastica” formazione della figlia. Venus non va a scuola perchè mamma Margaret le tiene lezione a casa, così non deve mettersi l’uniforme e può girare giorno e notte coi suoi vestitini preferiti. Venus, comunque, parla perfettamente cinque lingue, tra queste ovviamente il giapponese e il “liquidese”.
Per Venus, con questa “formazione” e con il “liquido” contributo della madre, la strada sembra tutta…in discesa. Dice la signora Palermo: «S’impegna molto, per questo voglio aiutarla a realizzare il suo sogno di diventare attrice e modella».
Attrice e modella? Signora, personalmente, Venus sembra più versatile come manichino. Assecondi sua figlia, fino in fondo.
fonte: La Porzione.it
E quando caga, caga plastica così ricicla?
Questo commento è un commento che ti fa dire: perché non l’ho scritto io? Grande!!!
Stefano
8-(
Una manna per i pedofili!!!
Per rifarsi la bocca
Fai clic per accedere a pintosmalto.pdf
Serializzazione dell’uomo, prodotto fungibile. Perdita dell’identità: di tratti caratteri inconfondibili irripetibili insostituibili; omogeneizzazione di tutte le età e le personalità: produzione di un volto standard senza tempo, succedaneo mortale dell’eterno (tutte le “plasticate” sono inespressive e si assomigliano, immerse in un artificioso “ora” senza declino).
http://www.corriere.it/salute/disabilita/12_aprile_21/annie-bambina-senza_1c92560c-8ba8-11e1-bdb0-bf9acf202da2.shtml
Grazie a Dio, ci sono anche delle belle notizie !! grazie per l’ospitalità e buona giornata a tutti 😉
Reblogged this on gregorybateson and commented:
Plastica liquida in liquida società
“Lo sviluppo del tutto recente della Chirurgia Plastica, e più propriamente Estetica, ha tenuto vivo per molto tempo, nella coscienza cristiana, l’interesse intorno alla liceità dei suoi interventi, particolarmente di quelli indirizzati, non tanto al ripristino funzionale, quanto ad ottenere un positivo abbellimento della persona, ad esempio, con la modifica dei tratti fisionomici, o, semplicemente, con l’ablazione delle rughe sopravvenute per l’usura naturale del tempo…
Si faccia l’ipotesi di un individuo, che chieda alla Chirurgia Estetica il perfezionamento dei suoi tratti, già conformi ai canoni della normale estetica escludendo ogni intenzione non retta, qualsiasi rischio alla sanità ed ogni altro riflesso contrario alla virtù, ma solo — purché una ragione è ben necessario che si dia — per la stima della perfezione estetica e per il godimento del suo possesso. Quale sarà il giudizio della morale cristiana? Tale desiderio od atto, come è presentato dall’ipotesi, non è in sé moralmente né buono, né cattivo, ma soltanto le circostanze, alle quali in concreto nessun atto può sottrarsi, gli daranno il valore morale di bene o di male, di lecito o di illecito. Ne deriva che la moralità degli atti che riguardano la Chirurgia Estetica dipende dalle circostanze concrete dei singoli casi. Nella valutazione morale di queste le principali condizioni più pertinenti alla materia e risolutive nella vasta casistica presentata dalla Chirurgia Estetica, sono le seguenti : che la intenzione sia retta, che la sanità generale del soggetto sia tutelata da notevoli rischi, che i motivi siano ragionevoli e proporzionati al « mezzo straordinario » cui si fa ricorso. È evidente, ad esempio, l’illiceità d’un intervento richiesto con l’intento di accrescere la propria forza di seduzione e d’indurre così più facilmente altri al peccato; o esclusivamente per sottrarre un reo alla giustizia; o che causi danno alle regolari funzioni degli organi fisici: o che sia voluto per mera vanità o capriccio di moda. Al contrario, numerosi motivi talora legittimano, tal’altra positivamente consigliano l’intervento. Alcune deformità, od anche solo imperfezioni, sono fornite di turbamenti psichici nel soggetto, oppure divengono ostacolo alle relazioni sociali e familiari, o impedimento, — specialmente in persone dedite alla vita pubblica o all’arte, — allo svolgimento della loro attività.”
(Pio XII, Discorso ai partecipanti al X Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica, 4 ottobre 1958)
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1958/documents/hf_p-xii_spe_19581004_chirurgia-plastica_it.html
Grande mente il Papa!!!
Puoi dirlo forte! Tieni conto che scriveva queste cose nel 1958!
Buon Giorno Ragazzi!Mamma ….che impressione! Una pelle bellissima ( esteticamente graziosa la ragazzina ) ma tutti i giorni vestita come a Carnevale! In accademia con questo look ne ho visti tanti alcuni anche peggio. Ha ottenuto quello che vuole la mamma: siamo qui a parlarne.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Io colleziono bambole di porcellana da quando ero piccola. Il mio ragazzo dice che sono inquietanti….chissà cosa pensa di una ragazzina così.E’ come fare i cosplay tutto l’anno.
Tristezza?
Immobilità?
Paralisi?
Qual è la parola giusta?
Amo le dolcissime bambole di ceramica… e con questo ho detto tutto. ;-=
Avevo già letto l’articolo sulla Porzione e mi sono rifiutato di commentarlo allora come oggi. In base al sano principio che se di una cosa non si può parlare per il bene è meglio tacerne.
Aggiungo solo che il commento che mi è piaciuto di più è il primo di Alvise, cosa non rara. La bimba, magari inconsapevolmente, ha scelto di fare di se stessa merce pura. Non oso immaginare l’abisso di solitudine che sta dietro questa scelta
don Fabio: “se di una cosa non si può parlare per il bene è meglio tacerne”… mi hai leto nel pensiero? Non so cosa commentare, per non straparlare… ;-).
Senze citare Wittgestein, ciò che mi impressiona, è il punto in cui si dice che la bimba studia direttamente a casa. E sembrerebbe che la madre ne sia felice. E allora mi domando: l’educazione deve seguire la realtà o per l’ennesima volta la realtà la si vuole trasformare secondo la nostra idea? E’ il dato che si impone o l’idea che abbiamo in testa vuole imporre un dato che non è realtà? E il papà esiste? Forse la vita è qualcosa d’altro e alla bambina va spiegata.
Stefano
“l’educazione deve seguire la realtà o per l’ennesima volta la realtà la si vuole trasformare secondo la nostra idea? ” Era esattamente questa la “domanda educativa” che la notizia mi aveva suggerito. Grazie, se avessi letto prima il suo post, non avrei scritto tutto quel “pizzardone” sotto 😉
Claudia… mi dai del lei? Allora sono importante! Ma per la mia socratica cultura preferisco il tu…
Se avessi letto prima il tuo post…non avrei scritto “suo” 😉
Don Fabio, io la stimo moltissimo, leggo avidamente il suo blog, e le sue parole le prendo come un insegnamento sul quale riflettere. Preciso solo alcune cose. Rispetto alla Porzione, devo dire che il mio Direttore, ad esempio, era indeciso sulla pubblicazione della foto e comunque, dopo la pubblicazione, mi ha chiesto le motivazioni per le quali avevo scelto di parlare di questa notizia. Io ho deciso non di “riportare” questa notizia, ma di commentarla con un’ironia -che voleva essere una denuncia- per questi motivi:
1) Far conoscere a genitori ed educatori questo fenomeno, visto che è così dilagante. Forse non è il caso di questo blog ma non tutti i genitori hanno, o possono avere il tempo, per avere una cura ed un’attenzione costante su quello che i figli vedono sul web.
2) Questa notizia, in maniera estrema, potrebbe offrire ai genitori l’occasione per interrogarsi su due fenomeni, meno eclatanti di questo, ma non meno pericolosi: mamme che si vestono come le figlie e figlie che si vestono come le mamme; figli “prodotto” dei genitori o genitori “ricattati” dai figli.
Per il primo fenomeno, il “vestito” è solo l’effetto macroscopico di un habitus, molto ben radicato, quale è quello di “genitori alla pari”- tanto triste per gli adulti, quanto pericoloso per i figli.
Per il secondo fenomeno, qui si parla di “pizzi e merletti”, ma quanti figli, più che fine di un progetto educativo, sono prodotti di un programma preparato a tavolino dai genitori? Qui si parla di una “bambola stupida”, ma quanti figli vengono portati a danza senza volerlo, a pianoforte, senza che ne abbiano fatto richiesta? Quanti figli fanno i compiti con i genitori, giocano con i genitori, anche quando potrebbero, anzi, dovrebbero fare da soli? E questo vale anche per l’educazione religiosa: quanti figli pregano quando e come vogliono i genitori?.
Il volo sarà pindarico, ma Edith Stein, ad esempio, è una sostenitrice accanita dell’autonomia dei figli dai genitori; è severa nell’indicare ai genitori fino a quando sia veramente necessario essere presenti, e dove lo sia invece essere assenti. Questo poteva essere un punto su cui riflettere. Ugualmente la notizia, a mio parere, poteva dare spunto di riflessione su quanto spesso i “piccoli egoisti”, per dirla sempre alla Stein, facciano richieste spropositate che non vanno assolutamente assecondate. Come riuscire a dosare i “sì” e i “no”, questo poteva essere un argomento su cui riflettere.
Insomma, ho presentato una notizia estrema, per parlare dell’esasperazione di fenomeni molto meno eclatanti ma ugualmente pericolosi. Qui si parla di “una bambina di plastica” figlia della solitudine dei suoi genitori, ma non meno pericolosi possono esserlo -crescendo- bambini “esemplari” prodotto della “perfezione” dei loro genitori. L’essere “figli prodotto” è un male, e riflettere su come non crescere “figli prodotto” poteva essere un bene. Queste le mie intenzioni…svelate. Penso che a volte disorientare il lettore possa anche servire, perchè anche il lettore non deve essere un prodotto di chi scrive. 😉
Claudia Mancini: mi piace il motivo per il quale l’articolo è stato scritto e mi piace anche come è scritto.
La sola idea di questa bambola mi da il voltastomaco.
Credo che le bambole, come tutti i giocattoli, dovrebbero sempre lanciare un messaggio positivo ed istruttivo, non solo ludico. Credo che dovrebbero aiutare a sviluppare la fantasia, quindi non amo i giocattoli troppo realistici perché le chiudono la porta..
Giocattoli troppo realistici e persone troppo “idealistiche”…questo è il problema educativo, in fondo.
Concordo! Smack! 😀
È vero, concordo pienamente con Claudia. Il punto fondamentale è l’eclissi del “mistero familiare”, per cui tra genitori e figli si instaurano rapporti di “produzione” analoghi a quelli che reggono i fenomeni della natura. La paternità-maternità diventa una causa di cui i figli sarebbero l’effetto. Un determinismo che cancella totalmente l’idea del figlio come dono e lo riduce a una proiezione di sé.
Se lo leggevo prima, non scrivevo il “pizzardone” sopra 🙂
Macché pizzardone! Sono riflessioni molto stimolanti e hanno integrato alla perfezione il post.
Andreas: ammappate! Smack! 😀
Claudia, non intendevo affatto criticare il tuo articolo, ciò che volevo dire e ho detto con forse eccessiva brevità è soltanto che sono incapace di commentarlo tanto è lo sgomento che mi provoca. Mi stringe alla gola questa storia, mi fa male quasi fisicamente, come e più di un film pornografico, come e più di un racconto di pedofilia perché come giustamente scrivi è il completamento di quella cosificazione dell’uomo che nella pornografia e nella pedofilia è ancora accennata al confronto
Grazie, Don Fabio! Effettivamente io ho pensato molto su questa storia, ma non l’ho “sentita” con la sua stessa sensibilità. Rispetto a quello che dice, credo che non resti altro che pregare per questa ragazzina e tutto il sotto-mondo che le ruota intorno.
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È palese che questa adolescente sottopostasi a un processo di ”imbambolamento” si riduce a simulacro, la perfetta trasformazione della persona in articolo da consumo. E questo è spaventoso perché è la negazione dell’unicità della persona. Se siamo tutti uguali e intercambiabili, come beni di consumo, l’unico modo di rendersi appetibili per il “mercato” sta nel pubblicizzarsi. E così “persona” torna ad essere sinonimo di maschera teatrale.
Per altro non è l’unica a volersi “imbambolare”. La signorina ha almeno una “collega” negli States: http://notiziein.it/2012/03/10/kota-koti-una-barbie-di-16-anni-su-youtube-video/
Ammappate!
Questa mi mancava, davvero, non c’è bisogno di tanto…poco. Penso che a quindici anni una ragazzina abbia il diritto di essere tutelata dalla follia, materna, sua, non importa. Ha superato l’idea di cosplay giapponese, complimenti! Abbiamo avuto quindici anni tutti e a me pare che questa bimb-ola abbia gradito così tanto l’amorevole detenzione materna da aver cercato un mondo virtuale che la considerasse. Meglio una figlia che sbaglia vivendo che una una dolly vivente! brrrr
E che dire di questi ‘adulti’ ???
http://mistyhorizon2003.hubpages.com/hub/Are-the-Women-who-buy-these-spookily-realistic-baby-dolls-normal
(Non ho trovato la versione in italiano)
O___o
Mi scuso per il primo commento che è uscito spontaneo, ora penso che anche lei è figlia di Dio, mi fanno molta compassione i milioni di contatti che la seguono.
Allo stesso rivo erano giunti il lupo e l’agnello spinti dalla sete; in alto stava il lupo e molto più in basso l’agnello. Ed ecco che il predone, stimolato dalla sua gola maledetta, tirò fuori un pretesto per litigare. “Perché”, disse, “mi hai intorbidato l’acqua proprio mentre bevevo?”. E il batuffolo di lana, pieno di paura, risponde: “Scusa, lupo, come posso fare quello che recrimini? È da te che scorre giù l’acqua fino alle mie labbra”. Respinto dalla forza della verità, il lupo esclama: “Sei mesi fa hai sparlato di me”. L’agnello ribatte: “Io? Io non ero ancora nato”. “Perdio”, lui dice, “è stato tuo padre a sparlare di me”. E così lo abbranca e lo sbrana, uccidendolo ingiustamente. Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con false accuse.
se vuole rovinarsi la faccia con tutti quei cosmetici che lo faccia!
qualcuno dovrebbe consigliarla per il meglio, evidentemente i genitori non ne sono capaci
Una cosa che rende parzialmente meno drammatica la notizia e’ che – stando alle informazioni che circolano su internet – tutte le foto della ragazza sono in realta’ rielaborate a posteriori con software di fotoritocco per dare un aspetto piu’ irreale.