di Daniela Bovolenta Perfectio Conversationis
Il mondo è in frantumi, lo diceva già una trentina di anni fa Solgenitsin, e non aveva ancora visto il peggio.
Il sociologo Giuseppe De Rita, nel 44° Rapporto annuale del Censis (2010), parla di “società coriandolare”, ancor più disgregata rispetto a quella “liquida”, descritta da un altro sociologo, Zygmunt Bauman.
Come siamo finiti in coriandoli?
Stracciando sempre più i rapporti che legano l’uomo a Dio, poi quelli che legano l’uomo all’uomo, infine i legami interni che tengono unito l’uomo in sé stesso. A ogni pezzetto che andava in frantumi, ci siamo appellati a qualche libertà, a qualche bisogno reale, senza comprendere che ci consegnavamo, mani e piedi legati, ai nostri nemici o, se volete, al Nemico.
Ma il primo passo, quello che più conta, è stata la mistificazione del concetto di verità.
Siamo piombati nel mondo dell’opinione: quella di Lutero e dei suoi seguaci, che non vollero sottomettersi all’autorità della Chiesa, e poi passo passo l’opinione che accampa pretese nei confronti di ogni altra autorità, quella di chi crede che si possa decidere della vita e della morte in piena autonomia, nell’aborto e nell’eutanasia, l’opinione di chi vuole addirittura rinnegare l’evidenza di maschile e femminile, trasformandola in una libera scelta, un’opzione volontaristica tra tante.
Non che la verità sia semplice: è una tensione, un lavoro, una responsabilità. Ha i suoi rischi, come tutto. Ha i suoi vantaggi, però, per i quali è insostituibile: è roccia a cui poter tenere ancorato il pensiero, è solida, si impone, è valida moneta di scambio tra uomini.
La verità ha come primo presupposto la convinzione che ci sia un mondo al di fuori di noi almeno parzialmente conoscibile e come secondo presupposto la persuasione che abbiamo gli strumenti – intelletto, logica, sensi e loro estensioni artificiali – per conoscerlo.
Contra facta non valet argumentum, dice un vecchio adagio. Ecco, mi guardo attorno e vedo un mondo che accampa argomenti su argomenti contro i fatti, al punto da negare l’esistenza dei fatti stessi, riconoscendo valore fondativo ai soli argomenti. Senza verità, siamo tutti coriandoli isolati, senza capacità di comunicare, in grado soltanto di prevaricare o essere prevaricati. Senza verità, siamo disperati, perché ciò che la nostra mente ha autonomamente creato, in un attimo la nostra mente può autonomamente distruggere. Senza verità, a nulla serve la famiglia, ci saranno mille famiglie e infinite combinazioni possibili di esseri umani e relative pulsioni e figli concepiti nel più antico dei modi e poi in mille altri modi ancora, tutti i modi essendo intercambiabili. Famiglia non sarà più il nucleo che dura nel tempo, che trasmette la vita e la cura, specie nei più deboli: bambini, malati, anziani. Famiglia sarà un nucleo provvisorio di rivendicazioni infinite: case, patrimoni, figli come beni da assegnare, pensioni, sgravi fiscali. Nascite da programmare, eutanasie da calendarizzare. Senza verità, l’uomo in sé stesso è un oggetto auto costruito/auto distrutto.
Le ultime derive dell’arte, ad esempio l’artista Franko B (attenzione: il link è solo per stomaci forti), sono inquietanti: si usa il corpo stesso come opera d’arte, non più in performance in cui viene dipinto e decorato come nella vecchia body art, piuttosto sezionandolo e ricomponendolo arbitrariamente, facendone oggetto di performance di alta macelleria. L’ultimo stadio della lotta all’uomo: l’uomo che lotta in sé stesso, che si vuole ridefinire su base volontaristica; scelgo il sesso, ma anche la forma, la trama della pelle, la disposizione degli organi… come sempre l’arte, anche nelle sue aberrazioni, sa arrivare al fondo delle questioni.
In Gen 3,21 leggiamo “il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì”. Cacciando Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, Dio ne ha subito cura, li veste, dà loro un abito: un habitus, delle abitudini, delle consuetudini che lo proteggano e ne rivestano la nudità.
La folle lotta contro la verità a cui stiamo assistendo prende forme molteplici, ma mai così virulente come la lotta alla famiglia, il raggruppamento umano minimo, il nucleo di base in cui la verità è incarnata da relazioni biologiche, da necessità vitali, da trasmissione di abitudini/abiti, cioè di civiltà, dal passato al futuro. Non è un caso che la lotta più dura si stia combattendo su questo fronte. Non si tratta soltanto di omosessualismo, di aborto ed eutanasia, si tratta di sciogliere il significato stesso di famiglia ampliandolo a dismisura, diluendolo in ogni salsa, fino a raggiungere il vero sogno di ogni assolutismo: una società di cellule separate, di coriandoli, da organizzare e riorganizzare in continuazione sulla base di funzionalità provvisorie, convenienze temporanee, organigrammi sempre mobili. Ogni individuo considerato soltanto nella sua capacità di produrre e di consumare, senza anziani da custodire, senza figli inopportuni a cui badare, senza troppe tare genetiche, senza legami che non possano essere sciolti secondo necessità. Uomini come oggetti.
la seconda parte QUI
Crudamente splendido, colpisce al cuore e fa piangere. Di molte cose.
Grazie.
Grazie Daniele, confermi le parole della Madonna pronunciate a Medjugorje, cioè che Belzebù sta facendo gli straordinari in questo tempo… e il fulcro della sua azione è il distoglierci dal più banale ma allo stesso tempo più importante principio filosofico, quello di identità: A=A, ogni cosa è uguale a sé stessa. Oggi invece A = quello che mi pare… con tutte le conseguenze del caso…
Questo quadro pulito della realtà che hai fatto Daniela è un capolavoro di essenzialità. Hai il dono di levigare come uno scultore la sua opera fino a renderla perfettamente comprensibile anche agli occhi più annebbiati. L’altro ieri mentre viaggiavo nei paesini di campagna ai confini tra l’Austria, l’Ungheria e la Slovenia mi sembrava di fare un salto indietro nel passato. C’erano i paesini abbarbicati sulle colline con le casette colorate come le disegnano i bimbi, gli scivoli e le altalene, la scuola, la panetteria. C’erano le galline che zampettavano libere nelle stradine, i vecchi che stavano in piedi a vegliare su questo patrimonio forse inconsapevoli di quanto sia minacciato dai corvi dei potenti. Mi sono fermato nel cortile di una di queste casette con annessa la stalla dopo aver letto il cartello “schnaps”. Mi è venuto incontro un bimbo vestito poveramente che mi guardava ridendo e dietro a lui il suo giovane padre anche lui con un volto pieno di bella fierezza e semplicità. Io che sono contaminato dalle impurità del nostro mondo ho sentito una commovente nostalgia come se questi potessero essere gli ultimi giorni di una civiltà che stiamo violando. Lo so, io mi commuovo facilmente e sono forse troppo sensibile ma sono fatto così.
Non a caso, la mobilità lavorativa è diventata un dogma del mercato del lavoro. Intendo mobilità proprio nel senso di essere disposti a cambiare città e paese pur di lavorare. Se da un lato questa può essere una scelta individuale legittima e magari anche stimolante per alcuni, il fatto che sia diventato una specie di passaggio forzato (vedi recenti dichiarazioni del tecno-governo in carica) mi fa pensare che sia un’altra delle molte tappe per sradicare gli uomini. Cosa successe degli emigranti che negli anni 1960 si spostarono dal sud al nord del nostro paese? In pochi anni divennero un’unica massa metropolitana. Inizialmente, con qualche speranza di promozione sociale – ad esempio facendo studiare i figli -, ora neppure più quello.
Immagina il bambino che ti è venuto incontro tra qualche anno: lui e i suoi amici sono a Milano, Berlino, Parigi. I legami con il mondo in cui sono nati sono stati tagliati. I vecchi in ospizio, bambini pochi e cosmopoliti.
Se va bene, il paesaggio che tu hai visto si è trasformato in una Disneyland per facoltosi turisti, in caso contrario è semplicemente sostituito da moderne case uguali sotto ogni cielo. C’è un’intera generazione di burocrati europei che considera questo scenario auspicabile, anzi: da promuovere.
Tutto uguale: sembra quasi l’incontrario della coriandolizzazione….
L’importante è “non partecipare”, in interiore homine, e in exteriore, per quanto possibile…
Ma a ciascuno il suo, il giusto suo, non meno ….già detto più volte!!!
Uguali le case, sradicati gli uomini: mi stupisce, Alvise, che tu non sappia distinguere.
Chesterton arriva al punto di dire che verranno sguainate le spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Per dimostrare le cose più ovvie e naturali (nel senso di “legge naturale”….)….
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Forza cieca della materia aveva in mente, senza ombra di pensiero, da tutti normalmente usufruita, nella spinta automatica di vivere, mentre lui si figurava l’inizio di un’altra epoca, in dei posti misteriosi, in regioni via lontano, popolate di visioni, stanze vote intanto stava, vento freddo per le strade, nella zona che abitavano, risiedevano obbligati, dalle norme che vigevano, inoltrata la domanda, di confino volontario, dopo gli anni trapassati, dentro i singoli istituti, la prigione generale, nelle grinfie dello stato, le giornate nell’attesa, che venisse desinare, per il suo sostentamento, giorni e notti la paura, non gli dessero mangiare, anche lui ci s’era messo, entro i termini di legge, nelle liste per la casa, con gli assegni integrativi, i congiunti posti a carico, se i diritti ce li avevano, o non aventi, senza fatto i versamenti, cazzi sua se non li fecero, registrato negli uffici, se esitessero i diritti, tutti i fogli sempre pronti, come andavano tenuti, per entrare in graduatoria, nel suo caso in carta libera, per il fatto essendo invalido, con le varie attestazioni, le cartelle dei ricoveri, se potevano valere, ce ne fosse dico uno, senza avercele mai avute, vergognose asportazioni, alla buzza, allo stomaco, all’uccello, ce ne fosse mezzo sano, tutti e non-aventi, l’ottenessero anche loro, in tutti modi, siccome, ritenendo essendo parte, del consorzio popolare, i fondi maturati e maturabili, i figlioli e le figliole, il terrore non avessero, di non essere sicuri, di nulla, tutta la vita.
alvisescopel
Grazie, Daniela! Purtroppo hai ragione.
Torno dopo. Buona giornata a tuti! 🙂
Vi lascio un fuori tema ma solo perché è da vedere!:
Vuole dire che te torni tra 22:36?
Noooo! Non sia mai! Perché ti sarei mancata, spero! Smack! 😉
Parole di Lutero:
” A meno che non mi si convinca con testimonianze della scrittura o con una ragione evidente (perché io non credo nè al Papa né ai concili soli: troppe volte hanno sbagliato e si sono contraddetti da loro stessi), io sono legato dai testi che ho portato (la Bibbia); la mia coscienza è prigione nelle parole di Dio : Non voglio né posso revocare checchessia. perchè agire contro la propria coscienza non è cosa priva di pericolo, e disonestà. Che Dio mi aiuti, amen.”
Alvise, sai come è andata a finire? Che i cattolici seguono l’autorità del Papa, che è uno e, se ci abbiamo preso, pure assistito dallo Spirito Santo. I protestanti in realtà non fanno una lettura personale della Bibbia ma, pur divisi in infinite denominazioni e destinati a dividersi sempre di più, perché appunto tenuti insieme da nulla, seguono l’autorità di mille teologi. Nel mondo protestante non è che la lettura della Bibbia di un benzinaio, con tutto il rispetto, valga come quella di un professore universitario: si è semplicemente sostituita una miriade di interpretazioni di professori universitari all’interpretazione univoca del Papa. Bel guadagno!
Preferisco il benzinaio!!! (con tutto il rispetto9
fu Von Balthasar che riconobbe: «Il solo inconveniente di quando Paolo VI depose la tiara è che ogni teologo s’è sentito in dovere di mettersela lui sul capo».
Ma poi che significa “teologo”? Quando leggo riviste tedesche mi viene da ridere, a vedere che ragazzini ventenni con due libri e due dispense sotto ai piedi si fregiano di quel nome che con timore tremebondo veniva usato per designare gente come san Giovanni evangelista.
Splendida Daniela.
“Oggi si è molto larghi e facili nel concedere o nel concedersi il titolo di teologo: nella storia della teologia troviamo un criterio ben differente.
Tommaso d’Aquino era di parere diverso. Egli riteneva che la professione del teologo – o, come egli la definisce, l’officium sapientis – sia impresa che oltrepassa le possibilità umane (proprias vires excedit) e può esercitarsi solo affidandosi alla bontà divina (assumpta ex divina pietate fiducia).
D’altra parte, lo stesso Dottore è persuaso che fare teologia sia la sua vocazione e che Ego hoc vel praecipuum vitae meae officium debere me Deo conscius sum, ut eum omnis sermo meus et sensus loquatur (“l’impegno principale a cui è chiamato da Dio consista nel dedicarsi, con tutte le sue energie, spirituali e materiali, a parlare di Lui”, Summa contra Gentiles, i, 2).
Ma, proprio per questo, nulla lo distrarrà da questo suo proposito (propositum nostrae intentionis); non lo alletterà neppure l’offerta di prestigiose prelature; di fatto giungerà al termine della sua vita esausto, proprio per aver consumato tutte le sue risorse in questo studium, che, tra tutti, considerava perfectius, sublimius, utilius et iucundius (“il più perfetto, il più sublime, il più utile e il più gioioso”, ibidem).
Oggi, ancora, si sente anche rivendicare un diritto quasi sindacale di fare teologia: diritto anche dei laici e anche delle donne, ma tutto questo non ha molto senso.
È ovvio che anche i laici e le donne possano esercitare la professione del teologo. La teologia non è né clericale né laicale, né maschile né femminile: quel che importa è che sia “teologia” e non altro, cioè che sia – come diceva Tommaso – un “discorso (sermo) che dica Dio”, e che esponga la verità della fede cattolica (veritas quam fides catholica prophitetur) eliminando gli errori contrari (errores eliminando contrarios).”
(Inos Biffi, Professione teologo, Osservatore Romano, 19 gennaio 2011)
Amen!
Sì, anche a me pare che Inos Biffi abbia idee chiare, vere e spiegate nitidamente.
Concordo sull’Amen!
Io pure, preferisco il benzinaio al professore: fatto sta che il benzinaio saggio mette le mani nel motore fin dove arriva, poi ti indica la strada per un buon meccanico.
‘notte zu alle.
Daniela, ammiro molto il modo in cui riesci a spogliare di ogni orpello il concetto che vuoi esprimere.
Devo dire, però, che questa visione della realtà non mi convince del tutto.
Mi viene da pensare che quasi tutte le epoche hanno guardato al passato con nostalgia, figurandosi un mondo più ordinato, semplice, in cui i valori erano largamente condivisi.
Questo senso di precarietà, di paura, di “fine del mondo”, non è forse quello che proviamo quando da bambini diventiamo ragazzi e poi adulti?
In fondo l’aborto, ma anche l’eutanasia, esistono da secoli. E vogliamo parlare dell’unità familiare?
Ci sono state epoche in cui avere due famiglie era tollerato e quasi dato per scontato. in cui i padri usavano le figlie come merce di scambio e i fratelli si assassinavano per l’eredità.
Attenzione, non sto dicendo che oggi sia meglio, anzi.
Dico solo che non mi pare che nella sostanza sia cambiato granché.
Persino il gusto macabro della dissoluzione del corpo non è cambiato: oggi i fighetti vanno a vedere le performances di FrankoB, ieri il popolo accorreva alle impiccagioni.
Il vero problema, secondo me, non è che oggi non conosciamo più la verità. Quella non l’abbiamo mai conosciuta, non del tutto almeno. Il problema è che tutti fingono di conoscerla e quindi non la cerca quasi più nessuno.
Hai regione Erika: il male esiste da sempre, o almeno fin dall’increscioso affaire della mela.
Però ogni epoca ha connotati propri, non è sempre tutto lo stesso. C’è un passato che riconosceva l’esistenza di una cosa chiamata verità, anche se poi doveva ammettere che questa ha sempre ampi lembi che sfuggono, e di una cosa chiamata bene, distinto dal male, anche se poi doveva riconoscere che non sempre gli uomini riescono a conformarsi ad esso.
Il punto di vera rovina, secondo me, è la perdita di quel bagaglio greco-cristiano, una de-ellenizzazione, che significa perdere la stessa eventualità dell’esistenza di un vero e un bene oggettivi. Un conto è la parzialità cognitiva e morale della condizione umana, altro è la relativizzazione e l’individualizzazione assoluta.
Ma, permettimi di chiarirlo, il mio non è un discorso per il passato, ma per il futuro: io voglio pensare a una nuova cristianità, non faccio archeologia delle forme del passato. Ho cercato di dire proprio questo nella seconda parte del mio Retablo, quella che sarà ospitata domani.
Per il pensiero greco classico l’uomo è solo una particella del Cosmo, affidato al caso,
e alle Parche….
La componente greca è solo una componente della civiltà occidentale tradizionale: ci vuole una componente ebraico-cristiana (monoteismo, creazione, peccato originale, decalogo, redenzione), una greca (razionalità, logica, ragione), una latina (diritto) e forse anche una barbarica per fare il giusto mix di ingredienti.
Ma non è già così?
Parli di de-ellenizzazione.
Come è noto, Benedetto XVI ha dedicato tanta parte della sua lectio di Ratisbona (Regensburg) del 12 settembre 2006 proprio alla deellenizzazione:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg_it.html
Eccone un passaggio:
“Prima di giungere alle conclusioni alle quali mira tutto questo ragionamento, devo accennare ancora brevemente alla terza onda della deellenizzazione che si diffonde attualmente.
In considerazione dell’incontro con la molteplicità delle culture si ama dire oggi che la sintesi con l’ellenismo, compiutasi nella Chiesa antica, sarebbe stata una prima inculturazione, che non dovrebbe vincolare le altre culture.
Queste dovrebbero avere il diritto di tornare indietro fino al punto che precedeva quella inculturazione per scoprire il semplice messaggio del Nuovo Testamento ed inculturarlo poi di nuovo nei loro rispettivi ambienti.
Questa tesi non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana ed imprecisa. Il Nuovo Testamento, infatti, e stato scritto in lingua greca e porta in se stesso il contatto con lo spirito greco – un contatto che era maturato nello sviluppo precedente dell’Antico Testamento. Certamente ci sono elementi nel processo formativo della Chiesa antica che non devono essere integrati in tutte le culture. Ma le decisioni di fondo che, appunto, riguardano il rapporto della fede con la ricerca della ragione umana, queste decisioni di fondo fanno parte della fede stessa e ne sono gli sviluppi, conformi alla sua natura.”
Grazie per la precisazione, Daniela. Non mi arrischio a rispondere ora, perché sono temi su cui ho bisogno di riflettere.
Ma quanto mi “date da pensare”, amici del blog!!
🙂
e, curiosa coincidenza, leggendo su un altro sito della storia di Danilo Quinto,ex tesoriere dei radicali italiani,dice di sé proprio questo: …racconta che nel 2003 incontrò la donna che sarebbe divenuta sua moglie. Grazie a quest’incontro, iniziò la sua conversione. Si sposò in Chiesa e dopo quattordici mesi nacque suo figlio. Immediatamente, si sviluppò, all’interno di quel mondo nel quale era vissuto per vent’anni, un’opera di discriminazione e di isolamento psicologico e morale, che lo costrinse a rimettere il suo mandato al gruppo dirigente del Partito ai primi di luglio del 2005.
iniziò a rendersi conto di essere stato per venti anni al servizio di idee e di uomini profondamente immorali e volle raccontare la sua storia in un libro che ancora non trova editore, per i veli che solleva su fatti e persone coperti da “intoccabilità”. Iniziò poi a collaborare con testate cattoliche, bruciando pubblicamente gli idoli che aveva adorato.
“”Sono felice di poter soffrire, ingiustamente condannato, perché ho la certezza di essere dalla parte del Vero, di non aver commesso alcun male, se non quello di aver vissuto lontano dalla grazia di Dio per vent’anni”….
(http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2160)
come una famiglia “vera” gli abbia aperto gli occhi sul “vero”…..
Vale: mi spiace che il Sig. Quinto abbia sofferto, ma francamente, lui per primo non poteva essere così ingenuo da credere di poter continuare a militare, da cattolico, nel partito radicale.
Il dogmatismo dei radicali, in materia di religione (perché in tutto il resto cambiano idea spesso) è abbastanza universalmente noto…
Povero cocco!!!
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Oltretutto, mi spiace dirlo, ma quest’articolo doi Basta Bugie mi pare un esempio di pessimo giornalismo.
Si sostiene che il Sig. Quinto sia stato perseguitato: da chi? In che forma?
Da non meglio precisati “poteri forti”?
Mah…
ma infatti non entro nel merito della valutazione di quanto scritto dalla autrice.
l’articolo è stato ripreso su quel sito da Corrispondenza Romana.l’autrice,peraltro,mi pare collabori anche con altre testate on line come Radici Cristiane( e suppongo altre ancora).
resta il fatto che anche Quinto collabora ,a tutt’oggi, con varie testate/agenzie di ispirazione cattolica(per es. bussolaquotidiana e corrispondenza romana).
forse,leggendo quel che ha scritto lui-non lei- si potrebbe capire il perché si senta perseguitato…
va da sé che si può fare del pessimo giornalismo anche dicendosi Cristiani( io, per es.,come non plus ultra di pessimo giornalismo tout court voterei il noto settimanale famiglia cristiana.ma siamo nel campo delle opinioni.)
ma non era questo il punto.
il punto era che quel matrimonio che gli ha pian piano-grazie alla moglie-cambiato la vita gli ha aperto-per chi crede-gli occhi.Famiglia,Verità sono legate.forse perché è la più piccola comunità dove si sperimenta nei fatti quel che dici di credere.non mi ricordo chi lo disse,ma la famiglia come ultimo centro di resistenza al relativismo imperante.(e,per la gioia di Alvise ,ricito Chesterton e i padri di famiglia come i veri avventurieri….)
Quale famiglia, le conosci te le famiglie, sei sicuro? Meglio il relativismo-assoluto, ti assicuro, che tante famiglie!!!!
La famiglia idealizzata, platonica, clerical-borbonico-fascista….
aridaje per la seconda volta: ho citato l’esperienza di un altro che, al di là delle questioni politiche-che servivano solo a inquadrare chi fosse la persona( e cioè una persona che ha militato ad alto livello in un partito con delle idee che possiamo definire ,tranquillamente,lontane dall’insegnamento della chiesa cattolica)- aveva due punti di contatto con la discussione: la verità e la famiglia. così come le intende lui. di mio non ci ho messo nulla. mi sembrava curioso il fatto che se ne parlasse, in due siti diversi.
e che fosse un’esperienza rilevante e rivelante(scusate il gioco di parole).
non giudico né l’attendibilità della persona né dell’autrice dell’articolo. e neppure cosa intenda lui per famiglia,anche se arguisco che ,dopo aver avuto altre esperienze,ha scelto per la famiglia così come la intende la Chiesa.
per te sarà clerical ecc. per lui,evidentemente no.compreso l’aver insegnato al figlio a pregare per quelli che-secondo lui,ribadisco-stanno calunniandolo.
io la famiglia non l’ho(moglie e figli).e pertanto non ho parlato per me stesso. ma mi sembrava chiaro.
evidentemente lui si trova d’accordo con quanto scritto dalla Bovolenta verso la fine dell’articolo:”La folle lotta contro la verità a cui stiamo assistendo prende forme molteplici, ma mai così virulente come la lotta alla famiglia, il raggruppamento umano minimo, il nucleo di base in cui la verità è incarnata da relazioni biologiche”.
te no.
amen
Daniela, la tua denuncia sullo sbandamento, sullo spaesamento che travaglia il mondo mi fa rievocare le parole aspre, ferme e chiaroveggenti dell’allora card. Ratzinger sullo smarrimento, sullo scadimento intraecclesiale:
“Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef 4, 14). Una descrizione molto attuale!
Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14).
Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni.
Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.
Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo.
“Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità.”
(Card. J. Ratzinger, omelia della Missa pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005)
Alessandro, sai che l’omelia che hai citato è stata letta da alcuni osservatori come un tentativo di NON farsi eleggere a pontefice? Si diceva che era troppo dura e avrebbe intimorito il collegio cardinalizio.
“Alcuni osservatori” non ne azzeccano mai una 😉
Daniela e Ale: forse perché osservano da una posizione sbagliata? 😉
Eh però è vero che Ratzinger, lui, avrebbe preferito tornare nella nativa Germania (quanto bene ha dato al mondo queto splendido Paese!) piuttosto che essere eletto Papa…e invece, grazie allo Spirito Santo, abbiamo questo meraviglioso Papa 🙂
Cmq sì, dire che R. avesse detto queste parole per NON farsi eleggere suppone un po’ troppa superbia nel giudicare le intenzioni di chi e di che cosa… al mondo ormai si pensa sempre in termini “l’ha fatto per ottenere X”, “dietrologie”, “complotti”…la verità nuda e cruda non se la fila nessuno.
proprio vero!
Oltre alla birra ed alle automobili, intendi? 😀
“A ogni pezzetto che andava in frantumi, ci siamo appellati a qualche libertà, a qualche bisogno reale, senza comprendere che ci consegnavamo, mani e piedi legati, ai nostri nemici o, se volete, al Nemico”: il problema è anche che non crediamo pù che esiste il Nemico? Siamo convinti di agire per il nostro bene, per la nostra libertà personale, per iltutto-e-subito, etc., etc., etc. ma in realtà ci ammanettiamo, anzi non solo le mani ma anche i piedi incateniamo, perché sicuri di essere uomini-liberi “compiamo” ciò che il Nemico ci chiede (e da bravi “bocaloni” abbocchiamo alle sue allettanti lusinghe) e “andiamo” con i nostri passi dove lui ci porta.
“Famiglia non sarà più il nucleo che dura nel tempo, che trasmette la vita e la cura, specie nei più deboli: bambini, malati, anziani. Famiglia sarà un nucleo provvisorio di rivendicazioni infinite: case, patrimoni, figli come beni da assegnare, pensioni, sgravi fiscali. Nascite da programmare, eutanasie da calendarizzare. Senza verità, l’uomo in sé stesso è un oggetto auto costruito/auto distrutto.”: il termine “provvisorio” che hai usato, cara Daniela, la dice lunga su come stanno le cose! una volta la provvisorietà (delle cose, dei progetti, dei sentimenti, etc., etc., etc.) ci spaventava perché cercavamo delle sicurezze. Adesso la provvisorietà è ricercata (anche se si cerca il lavoro fisso), perché il definitivo è IMPEGNATIVO, è indice di qualcosa che limità la libertà di scelta.
Andiamo a convivere, sì, perché se poi la storia va male, ognuno recupare la sua vita.
Ci sposiamo, sì, ma se va male divorziamo!
Vogliamo “un” figlio (che siamo matti a volerne di più? E chi lo mantiene? E poi, già uno è una grande factica! Bisogna stargli dietro!) ma “se” risulta che ha un handicap o altro, non lo lasciamo nascere perché “poverino” che vita avrebbe?
Il figlio arriva nel momento sbagliato? Beh, “non sono pronto a diventare padre”… “non sono pronta a divenatre madre”…
E l’eccesso arriva ora: mio figlio e/o mia madre e/o mio padre e/o… si ammala o rimane gravemente invalido a causa di un incidente? “Ma che vita sta facendo? Voglio l’eutanasia!”.
E così via!!!
A me sembra una triste saga che chiamerei LA SAGA DELL’EGOISMO. Peccato che sia una realtà.
Fermiamoci da questo andare a terra, dopo essere diventati coriandoli! A terra ci resta solo l’essere calpestati! E comunque i coriandoli sono leggeri, cadendo svolazzano: a me sembriamo più coriandoli di pietra (colorata ma pesante) e la pietra cadendo a terra non svolazza ma rotola. Sempre calpestata, comunque.
Come fare? Non lo so, ma il minimo è fare sentire la propria voce!
.
N.B.: il minimo è anche pregare di più! 😀
Fuori tema anche questo: Chi purtroppo (sigh, sigh!) non è riuscito a vedere Costanza ieri sera, come può recuperare l’occasione persa? Smack! 😀
puoi vederla qui al minuto 31.
http://www.video.mediaset.it/video/matrix/full/286045/figli-contesi.html#tf-s1-c1-o1-p1
Smack! Stasera me la guardo tutta! 😀
Brava (ed elegante) Costanza.
Finalmente ho visto Guido!!!
Ah, no! Allora vuol dire che dura poco? Mo me lo guardooooo! 😉
La verità muoia, “l’idea di verità è una favola, una finzione utile in determinate condizioni di esistenza; tali condizioni sono venute meno”. “Occorre una dissoluzione critica radicale della stessa nozione di verità”. Pure la metafisica (che non vive senza verità) è morta (manco a dirlo). Laddove c’è pretesa di verità si esercita violenza: e quindi la soppressione dell’idea stessa di verità ci libererebbe finalmente dalla violenza, dalla prepotenza.
Parola di Gianni Vattimo:
http://www.scienzaevita.org/rassegne/c39c4b26ac55a3b3e9fc8967961beb75.pdf
http://www.scienzaevita.org/rassegne/829109fbb2ae5b3e189715a47f5e9d75.pdf
Guido con Hitchcock, compare in fotografia! Un mito per ogni uomo!
Alessandro:
Oggi c’è sul Corriere della sera un articolo di Claudio Magris che sembra scritto da te!!!
“Se il relativismo teme la verità”
Alvise, non è che io concordi in toto con quell’articolo, ma lo trovo molto migliore (e ci vuol poco!) di quello di Vattimo (almeno nel contestare il relativismo pacchiano), quindi segnalo il link, magari può interessare:
http://www.scienzaevita.org/rassegne/5f7513a811a49538268ada4e12c5f15a.pdf
http://www.scienzaevita.org/rassegne/456b3ee9aa982fee3156167eeb7fc4f2.PDF
Come ho già detto: la classe non è acqua! Hai voja a parla’ tutti e a fa ffffffinta che Costanza nun ha parlato! “La signora….”: manco er nome nun se ricordava? Eppure se lo ricorderààààààà! Perché ne sentirà ancora PARLARE! In queste occasioni viene fuori tutta la mia malignità!
Commento su Guido perché ho avuto la “grazia” di “vederlo-di-persona”. Dico che, come per Costanza… DAL VIVO E’ UN’ALTRA COSA! Ovviamente in MEJO! 😀
Uheilà! Esiste già un Club “sposati e sii sottomessa”? Propongo di fondarlo! 😉
stanno sorgendo in tutto il mondo sicut fungos post pioggiam
; -D
Cu fu? 😉
Bravissima Daniela, e con una straordinaria capacità di sintesi!
Ed è vero, il punto è la legittimazione del male, ovvero l’affermazione che l’unico male è pretendere di stabilire con strumenti della ragione una definizione oggettiva di male; che, sbarazzatici di questo “gravoso fardello che fomenta i sensi di colpa” vivremo tutti meglio.
E difatti, all’interno di questa dissoluzione nella quale un’idea relativistica della democrazia viene portata a unico modello per il vivere civile, la UE si leva nel tentativo di strozzare in culla, finanziariamente e non solo, la Nazione e il popolo ungherese che osano ratificare una Costituzione che pare poter essere un baluardo a tale deriva.
Quindi, di fatto il famoso principio di “tolleranza”, dimostra tutta la propria intolleranza e interiore incoerenza rispetto ai principi che (finge di) sbandierare. Ma purtroppo per ora sono ancora in troppi a non voler vedere che “il re è nudo”. E’ perché farebbe male, certo, questo lo capisco bene, ma non è che lo scusi molto… specialmente da parte dei cattolici e di coloro che ci tengono a essere definiti tali…
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-la-ue-allassaltodellungheria-pro-life-2183.htm
e anche: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-ungheria-orgoglio-e-identit-4593.htm
Quanto ai “teologi” preferisco in loro la dotta ignoranza enologico-forestale di nonpuoiessereserio,uno stile più vicino a quello cignalesco di un Lutero, piuttosto che l’anemico Ratzinger,,,,
Al tempo stesso pastore tedesco e pure anemico … mah
I cani di razza sono i più cagionevoli….
Casca a fagiolo. Sopra ho postato un estratto dall’omelia di Ratzinger della Missa pro eligendo Romano Pontifice:
http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/02/23/retablo-tavola-prima-il-vero/#comment-30133
Oggi Ratzinger, da Papa, ha offerto il bis, nella lectio divina tenuta – a braccio – ai sacerdoti romani.
Ed è tornato a parlare del significato autentico, valido (e di quello fasullo, deteriore) dell’espressione “FEDE ADULTA”:
“Non vivere in una fanciullezza spirituale, nella fanciullezza di fede. Purtroppo vediamo in questo nostro mondo questa fanciullezza. Oltre a prima catechesi non si va avanti. Forse è rimasto questo nucleo, forse si è distrutto e sono sulle onde del mondo e nient’altro e non possono come adulti con competenza e convinzione profonda esporre, rendere presente, la filosofia della fede per così dire, la grande saggezza della fede, la razionalità della fede che apre gli occhi degli altri, che pare gli occhi per quanto è buono e vero nel mondo.
Manca questo essere adulti nella fede, rimane la fanciullezza nella fede.
Certo abbiamo vissuto in questi ultimi decenni anche UN ALTRO USO della parola “FEDE ADULTA”, cioè fede emancipata dal MAGISTERO della Chiesa. Fin quando sono sotto la madre sono fanciullo, si dice, devo emanciparmi, ed emancipato dal Magistero sono finalmente adulto. Il risultato NON è una fede adulta, il risultato è la dipendenza dalle onde del mondo, dalle opinioni del mondo, dalla dittatura dei mezzi di comunicazione, della opinione che tutti pensano e vogliono. Non è vera emancipazione l’emancipazione dalla comunione del corpo di Cristo, è al contrario il cadere sotto la DITTATURA delle onde del vento del mondo.
Vera emancipazione è propri liberarsi da questa dittatura nella libertà di figli di Dio che credono insieme nel corpo di Cristo, nel Cristo risorto e vedono così la realtà e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo. Noi dobbiamo pregare molto il Signore perché ci aiuti ad essere emancipati in questo senso, liberi in questo senso con una fede veramente adulta che vede, fa vedere e può aiutare anche gli altri ad arrivare alla vera perfezione, alla vera età adulta in comunione con Cristo…
Oggi il concetto di verità è a volte sospetto perché si combina verità con violenza. E purtroppo nella storia ci sono stati anche episodi nei quali si cercava di difendere la verità con la violenza. Ma le due sono contrarie. La verità non si impone con altri mezzi se non con se stessa. La verità può arrivare solo tramite se stessa, con la propria luce. Ma abbiamo bisogno della verità, senza la verità non conosciamo i veri valori, come potremmo ordinare il cosmos dei valori. Senza verità siamo ciechi nel mondo, non abbiamo strada.”
Tutti si può fare teologia, filosofia, poesia, letteratura, non c’è bisogno di una nessuna autorizzazione o patente
mentre invece per insegnare all’Università di teologia, di filosofia, eccetra, bisogna prima avere leccato ben bene qualcheduno e poi, forse….
elegantissima…
perfectioconversationis:
e chi lo dovrebbe preparare il nuovo mix di culture che ora si sta volatilizzando, le scuole Faes, attraverso la conversione totale della popolazione al cattolicesimo ratzingeriano, la televisone laterana (esiste?) la chiusura di Famiglia Cristianae inaugurazione di un nuovo giornale diretto da te e dalla Miriano, dove scrivano anche Angelina, Cyrano, Alessandro, media-e-midia,Roberto, vale, Paolo Pugni, lidiafederica e tutto il gruppo compatto? Fatevi finanziare da Gotti Tedeschi,perché no?
Lo chiedi sul serio, cioè vuoi davvero una risposta e sei disposto a prenderla seriamente in considerazione, o è per amor di polemica?
La vorrei, sì.
Ma come è possibile sempre brontolare contro la società, la-non famiglia, la non-educazione, la non-religione, l’ignoranza, la mancanza di valori? Non si può pretendere di riparare noi a tutto!!! Ci vorrà forse secoli!!! Se non andrà ancora peggio….
“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” (Madre Teresa di Calcutta)
la chiusura di Famiglia Cristiana e inaugurazione di un nuovo giornale diretto da te e dalla Miriano, dove scrivano anche Angelina, Cyrano, Alessandro, media-e-midia,Roberto, vale, Paolo Pugni, lidiafederica e tutto il gruppo compatto? Fatevi finanziare da Gotti Tedeschi,perché no?
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Beh, sarebbe un inizio……..
Ecco, la risposta l’hai data tu: Ci vorrà forse secoli!!! Se non andrà ancora peggio…
Sono perfettamente d’accordo. E brontolare è un po’ poco, in effetti. Quello che però possiamo fare, e a modo suo mi sembra che ognuno di noi stia facendo, è di ricostruire piccole zone di senso lì dove siamo: noi abbiamo famiglie vere, che non sono solo battaglie contro la non-famiglia, ma persone a cui trasmettere ciò che abbiamo di più prezioso, a cui dobbiamo dare una vera educazione – non una battaglia contro la non-educazione -, perché anche se non facessimo nulla il nostro non fare sarebbe a sua volta un modo di educare i figli, abbiamo una vera religione, da praticare come possiamo e da trasmettere come meglio ci riesce…
Ci sono molti livelli nelle nostre vite: quello pubblico in cui veniamo qui o altrove e diciamo quel che pensiamo dei vari argomenti ha un suo valore, se pensiamo quanto lavorio ha fatto l’ideologia anti-cristiana, ma non è l’essenziale. L’essenziale avviene nelle nostre famiglie, sul nostro posto di lavoro, con le persone che conosciamo e, soprattutto, quando ci mettiamo in ginocchio alla presenza di Dio. Dobbiamo prima di tutto essere santi, ti scandalizza, forse, questa parola, Alvise?
Nessuno ci chiedere di essere bravi, vincenti o efficaci, per avere il premio che speriamo è sufficiente che facciamo come meglio possiamo la nostra piccola parte.
Smack! 😀
Ma questo è quello che fanno tutti: la loro piccola parte,
così è sempre stato e sempre sarà,impossibile altro.
W la speranza? 😉
Lo fanno tutti?
Tutti “in ginocchio alla presenza di Dio”?
Tutti “trasmettono la vera religione in famiglia (come meglio ci si riesce)”? Tutti cercano di viverla “sul posto di lavoro, con le persone che si conoscono”?
Grazie per questo articolo, per i nuovi spiragli che apri con gli interventi e anche per la Bellezza dell’altro articolo che ho appena letto.
In questo momento sono senza altre parole, ma mi resta il desiderio di salutare con gratitudine tutti per ogni frammento di vita condiviso 🙂
Miriam, smack! 😀
Poi Alvise un giorno davanti a un salame mi spiegherai il concetto di dotta-ignoranza. Anzi mentre tu spieghi io me lo magno. Posso chiederti una cosa personale Alvise? Ma tu quando è che ti sei fatto l’ultima sana risata di gusto? Da questo blog esterni molta tristezza e solitudine e mi dispiace molto questa cosa. Guarda che siamo tutti soli. In ogni caso qui hai trovato una buona compagnia.
Sogno un piagnone….
Così, anche, erano chiamati, una volta, mi sembra, i seguaci di Savonarola: Piagnoni!!!
…sono: napoletano. suogno
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