Vanilla sex

Abbiamo ricevuto da Francesco Natale questo articolo che pubblichiamo volentieri.

di Francesco Natale

Cari confratelli eterosessuali, mettiamoci pure il cuore in pace: forse non ne eravate ancora a giorno ma la nostra attitudine determinata dal modo in cui Dio e natura ci hanno scritto è stata degradata al rango di semplice “scelta”. E pure una scelta tutt’altro che esaltante o, comunque, nobilitante: siamo, difatti, tutti ascritti obtorto collo alla categoria di coloro che prediligono il cosiddetto vanilla sex, espressione che nel nuovo gergo telematico indica, per l’appunto, gli eterosessuali.

La cosa potrebbe pure suscitare crassa ilarità, viste le definizioni qualificanti le altre “scelte” possibili, eppure, a ben pensarci, c’è davvero poco da ridere.

La categorizzazione, l’attribuzione di una etichetta specifica e di una casella fenomenologica ben delimitata e adeguatamente ristretta  implica infatti la sostanziale equiparazione dei comportamenti, al mero scopo di distorcere, pervertire ed annientare ciò che semplicemente “è”, e in quanto tale non è suscettibile di valutazioni, congetture, ponderazioni, “scelte” e messa ai voti: la Verità, e la Verità naturale è appena un gradino sotto alla Verità rivelata, non è democratica né soggetta a mutamenti determinati dalla statistica.

Fuor di paroloni il dato è il seguente: complice la solita estenuante Wikipedia la concezione stessa che possa esistere un “vanilla sex” pone quest’ultimo sullo stesso identico piano dell’ “omosex”, del “bisex” e di tante altre definizioni che per residuale pudicizia (ma l’incazzatura è tale che…) mi astengo dal riportare.

Demoniaca e vieppiù urticante la ratio che ha animato gli ideatori del termine: nulla a che vedere con la sapida estasi dolciaria che, per coloro che ne sono estimatori, provoca un bel baccello di vaniglia mescolato alla bisogna con zucchero e uova.

Nel lingo convenzionale degli internauti “vanilla” indica qualcosa di banale, di sciapo, di dozzinale, poco innovativo e poco appetibile: è il gusto che in gelateria scelgono gli asfittici, le persone grigie e prive di estro, gli indecisi perenni privi di personalità e nerbo. Vuoi mettere un bel gelato BDSM (ecco! Lo sapevo! Una mi è scappata…)?

Facciamo un apparente salto logico e abbandoniamo le gelaterie per parlare di videogames.

Una premessa cautelare: in quanto seguirà c’è qualche tecnicismo. Fate un bel respiro e provate ad arrivare in fondo.

Dead Island è un videogame uscito di recente ambientato su una ipotetica isola caraibica che viene repentinamente invasa dagli zombie. Per la comprensibile e funzionale crudezza di contenuti e linguaggio esso è vietato ai minorenni.

Il giocatore sceglie uno tra quattro possibili alter ego (due donne e due maschi) e, attraverso meccanismi a metà tra l’avventura dinamica (stile Tomb Raider) e il gioco di ruolo deve in prima istanza sopravvivere alle orde di non morti, quindi dipanare il mistero che sta alla base della loro insorgenza. Progredendo nel gioco il proprio personaggio acquisisce nuove caratteristiche che gli consentiranno di affrontare con maggiore efficacia la minaccia oltretombale: si potrà scegliere di migliorare la propria abilità con le armi da fuoco, imparare a muoversi silenziosamente e mimeticamente, aumentare la propria forza per utilizzare in maniera più efficace le armi da taglio e così via.

Uno dei personaggi femminili potrà apprendere l’abilità “Black Widow” (vedova nera) che aumenterà i danni inflitti agli zombi di sesso maschile.

Ebbene, come spesso accade nell’ambiente cosiddetto “geek”, ovvero quello dei programmatori nerd tanto vituperati da mezzo mondo, uno dei redattori del codice del programma in vena di scherzi attribuì il nome provvisorio “Feminist Whore”, cioè “prostituta femminista”, a tale abilità.

Problema: se nel gioco “giocato” compare l’abilità “Black Widow”, nelle cartelle che contengono il codice esadecimale del programma, comunque accessibili se pur con qualche sforzo da parte dell’utente, era rimasta la prima, più salace e colorita definizione.

Apriti cielo: a seguito della denuncia di un utente particolarmente sensibile alla correttezza politica ed evidentemente dotato di parecchio, ma proprio tanto tempo libero che gli ha consentito di spulciare milioni di righe di codice (attività divertente quanto guardare la vernice che asciuga…),la casa distributrice del software si è profusa in pubbliche scuse, il programmatore reo di avere insultato tutto il Women’s Lib è stato sospeso in attesa di licenziamento, innumerevoli siti e giornali improntati al “girl power” hanno innalzato indignati peana al fine di boicottare l’orribile videogame sciovinista. Una reazione senz’altro adeguata e doverosa, non c’è che dire, almeno per i fautori del “vanilla sex”, i quali, manco a dirlo, non mancano mai di incensare altro prodotto videoludico ben più conosciuto e diffuso di “Dead Island”, ovvero “The Sims”. Avete presente? Si tratta diquel simulatore di Grande Fratello in cui si crea un proprio “avatar” digitale,lo simanda a fare la spesa,lo sitraveste per Halloween, gli si fanno mettere burro d’arachidi e acciughe sul pane tostato, gli si fanno comprare mobili da giardino e complementi d’arredo vari e, a “scelta” dell’utente,lo sifa sposare. Oppure convivere con persona dello stesso sesso. Con garanzia di adozione, ovviamente, poiché nemmeno un videogame può arrivare, se pur virtualmente, a “spremere sangue dalle rape”. O ovuli da un testicolo, se consentite la franchezza un poco barbarica.

Problema di non piccola entità: circa il 40% dei fruitori del programma (e sono quasi 40 Milioni…) ha un’età compresa fra i 3 (tre) e i 12 (dodici) anni.

E così, complice uno stuolo di genitori imbelli ed inebetiti che si fanno attrarre dagli scatolozzi colorosi e pacioccosi del “simulatore di vita” e ripugnano al contempo il crudo manicheismo di “Dead Island” (zombi cattivi-io buono- sparo- PUM-vinto: essenziale bontà della logica infantile), milioni di bambini imparano fin dalla più tenera età che se Mark e Susy possono convolare a giuste (per quanto laiche) nozze, di fatto non cambia nulla di nulla nemmeno per Mark e Michael o per Susy e Cindy.

Equiparazione piena, quindi, con tanto di diritto alla prole sia per le coppie “vanilla” che per quelle “pink” (così impone di chiamarle il gergo…). “The Sims”, ovviamente, non solo non è vietato ai minori, ma gode pure di tutte le certificazioni possibili e immaginabili che lo qualificano come prodotto “adatto a tutti”. Ah ‘mbè…

Sulla stessa linea, ben poco nerboruta e molto vanigliata, si muove l’amministrazione Pisapia, la quale qualche mese fa ha presentato alla festa del PD un “manuale” sulla famiglia che, negli auspici dell’assessore Majorino, dovrebbe essere adottato come libro di lettura negli asili comunali milanesi. Nel suddetto opuscolo sono rappresentate attraverso animaletti (colorosi e pacioccosi, of course) le “diverse famiglie”. “Diverse”? “Famiglie”?!? Ebbene si: “Piccolo Uovo”, il protagonista di questo scempio disegnato da Altan (ettepareva…) si palleggia tra i coniglietti dall’aria stupida (famiglia “vanilla”) e i due pinguini maschi in frac (“famiglia pink”), tra l’ippopotamo padre single (non si sa se vedovo o pluridivorziato) e le due micie con gattina annessa (“famiglia scissors”…e non chiedetemi di spiegare…).Si salverebbe lafamiglia “Cane nero-cagna bianca”, perché comunquesi tratta dimaschio e femmina: non si salva perché l’aver inserito in un simile contesto la biologicamente normalissima famiglia multietnica fa presupporre che quest’ultima risponda ad una ulteriore, non menzionabile, etichettatura di genere…

178 pensieri su “Vanilla sex

  1. Per la precisione l’etichetta “vanilla sex” non indica gli eterosessuali, ma chiunque abbia orientamenti e relazioni di tipo normale, ovvero senza inversioni, stranezze, ambiguità e/o perversioni. E’ un modo chiaramente dispregiativo e ironico di bollare chiunque non abbia qualche depravazione col titolo di “ingenuo” o “naif”, come il Candido volteriano. Non sanno più cosa inventarsi.

    1. 61Angeloextralarge

      Stupendo! Guai ad essere normali!!! Che sciatteria!!! Vuoi mettere un tocco di “sana” depravazione a confronto del piattume e della monotonia sessuale?
      Scherzi a parte. Paperella hai ragione! Non sanno più cosa inventare! Aggiungo: per darsi ragione e far passare per “normale” quello che non lo è; per far passare da “anormali” quelli che invece sono normali.

  2. Adriano

    Anche questo post contiene diverse inesattezze:

    “The Sims”, ovviamente, non solo non è vietato ai minori, ma gode pure di tutte le certificazioni possibili e immaginabili che lo qualificano come prodotto “adatto a tutti”. Ah ‘mbè…”

    A me risulta che the sims sia stato giudicato dalle agenzie specializzate come adatto agli adolescenti e non a tutti… (fonte:
    http://en.wikipedia.org/wiki/The_Sims)

    Detto questo, se ci sono anche bambini più piccoli che ci giocano, di chi è la colpa? Di chi produce o di chi compra (e dovrebbe sorvegliare?). I genitori acquisterebbero con la stessa leggerezza un motorino al loro pupo?

    “poiché nemmeno un videogame può arrivare, se pur virtualmente, a “spremere sangue dalle rape”. O ovuli da un testicolo, se consentite la franchezza un poco barbarica.”

    In The Sims 2 mi risulta che anche gli avatar maschili possono rimanere incinti…

    A proposito, segnalo all’autore del post che, nel mondo reale, esistono tante coppie gay con figli. Naturali. Magari avuti da uno dei due in una relazione eterosessuale precedente. Alla faccia della metafora ortofrutticola usata (che trovo pure di cattivo gusto).

    Quanto al manuale sulla famiglia, leggo che parla di “diverse famiglie”. E non di “famiglie diverse”. E che male c’è a spiegare, in modo semplice e senza esprimere giudizi, a un bambino che esiste qualcosa di differente da ciò che conosce? Meglio allora che, per ignoranza e conseguente paura, si metta a deridere (o peggio) il suo compagno di classe che ha un padre single (cosa di cui non ha mai sentito parlare)? O che si metta a picchiare una sua vicina di banco perché ha due madri o due padri (magari con l’istigazione legata a dei commenti/guidizi dei suoi “cattolicissimi” genitori, con buona pace della Chiesa, che sostiene “rispetto, compassione, delicatezza” verso gli omosessuali)?

    “I figli sono miei e me li educo io!” aveva tuonato qualcuno in un commento, tempo fa, parafrasando senza accorgersi un famoso motto delle femministe.
    Va bene: ognuno ha il diritto di educare i propri figli come vuole. Entro certi limiti, però. E non credo però che la scuola debba assecondarli. Ma, al contrario, promuovere tolleranza e rispetto. O no?

    1. No. Il rispetto si attua nei confronti delle singole persone, non di qualunque scelta esse facciano. Nello specifico, il rispetto nei confronti delle persone omosessuali non può confondersi con l’approvazione o addirittura la propaganda di uno stile di vita oggettivamente disordinato, secondo il diritto naturale.
      Perché, ripeto, se una persona va rispettata, esiste invece nelle azioni una dimensione pubblica dello scandalo che va evitata. Lo scandalo non è il titillare il perbenismo di alcuni, come si crede, ma confondere i più piccoli, cosa che si applica letteralmente al caso in questione, essendo l’opuscolo destinato alle scuole materne. La scelta non è tra l’insegnare ai propri figli a picchiare i vicini di banco e insegnare a rispettarli, la scelta è tra accettare la biologia e il piano di Dio sugli esseri umani e mettere invece tra parentesi la biologia a favore dell’ideologia. Si tratta di una vasta campagna contro i dati fondamentali inscritti nell’uomo e quel che dici sul gioco The Sims 2 (che gli avatar maschili possono rimanere incinti) lo dimostra.

      1. Salvatore Di Fazio

        Condivido… si deve avere pieta’ per l’uomo ma non si puo’ dire bene cio’ che e’ male.

        Senno’ a breve diremo che i gulag non erano tanto male

      2. Alessandro

        “Il rispetto si attua nei confronti delle singole persone, non di qualunque scelta esse facciano. Nello specifico, il rispetto nei confronti delle persone omosessuali non può confondersi con l’approvazione o addirittura la propaganda di uno stile di vita oggettivamente disordinato, secondo il diritto naturale.”

        Scrive il filosofo Giacomo Samek Lodovici (Il Timone, febbraio 2006)

        “Diciamolo subito: gli omosessuali hanno la stessa dignità di tutte le altre persone, né più né meno. Non la vogliamo minimamente discutere, né vogliamo essere insensibili alla sofferenza di molti omosessuali che non additano la loro condizione come ideale da seguire (come fanno invece gli attivisti gay). Non vogliamo sostenere l’immoralità dell’attrazione verso persone dello stesso sesso, cioè degli impulsi omosessuali (perché, pur essendo essi oggettivamente disordinati, del loro sorgere, in vari casi, non si è responsabili), bensì quella degli atti omosessuali, senza per questo voler giustificare qualsiasi intervento coercitivo-punitivo da parte dello Stato nei loro confronti […]

        Valutazione morale dell’omosessualità
        A questo punto abbiamo gli elementi per valutare l’atto omosessuale, che è sbagliato per almeno tre motivi.

        1) La biologia ci dice che gli organi sessuali sono chiaramente finalizzati – quando si uniscono con altri organi sessuali – alla procreazione (e a instaurare la comunione tra amanti di sesso diverso, cfr. il prossimo punto); perciò atti sessuali che non possono mai essere generativi (gli atti omosessuali) a causa del loro modo strutturale di esercitarsi (e non a causa di una situazione di infertilità momentanea o sopraggiunta – cfr. continenza periodica, menopausa, ecc. – dei soggetti che li esercitano) sono contro natura (cioè contro la propria finalità) e dunque immorali.

        2) La fondamentale complementarietà biologica dell’uomo e della donna è indice della loro tendenza ad unirsi sessualmente gli uni con le donne, le altre con gli uomini. «Gli apparati genitali maschile e femminile posseggono una anatomo-fisiologia che è evidentemente complementare […]. La morfologia genitale propria (recettiva per la donna, penetrativa per l’uomo), l’ambiente vaginale […], rendono l’incontro tra i genitali maschili e femminili naturalmente dotato di caratteristiche complementari, non riscontrabili nelle modalità di rapporto omosessuale» (cfr. Obiettivo Chaire, ABC. Per capire l’omosessualità, San Paolo 2005., p. 41).
        La complementarità (come ha scritto la bioeticista C. Navarini, sull’agenzia web «Zenit» del 25.04.05) inoltre, «investe la struttura psicologica, emotiva, intellettuale e spirituale dell’uomo e della donna, rendendoli, proprio attraverso la loro alterità, capaci di donazione reciproca e totale e quindi di amore vero».
        Dunque, di nuovo, vediamo che gli atti omosessuali sono contro natura (cioè contro la propria finalità) e dunque oggettivamente sbagliati.
        Proprio l’assenza di tale complementarità determina la strutturale precarietà, infedeltà e instabilità delle coppie omosessuali, che è molto più ampia di quella delle coppie eterosessuali, con o senza figli: un’ampia ricerca (A.P. Bell & M.S. Weinberg, Homosexualities: A study of diversity among men and women, Simon & Schuster, New York 1978) svolta su un campione americano, mostrava che su 574 uomini omosessuali soltanto tre avevano avuto un unico partner, l’1 % ne aveva avuti 3-4, il 2 % 5-9, il 3 % 10-14, l’8 % 25-49, il 9 % 50-99, il 15 % 100-249, il 28 % 1000 (mille) e più. Lo psicoterapeuta van den Aardweg lo ha potuto verificare nella sua pluriennale esperienza clinica.

        Risposta ad alcune obiezioni comuni
        Obiezione:
        a) in natura ci sono i comportamenti omosessuali degli animali, dunque l’omosessualità non è contro natura;
        b) fa parte della sua natura, per esempio, che l’uomo si ammali, eppure nessuno pensa che l’uomo debba rispettare la sua natura e non cercare di guarire, cioè la natura non deve essere norma del comportamento umano.

        Risposta: quando diciamo che gli atti omosessuali sono contro-natura, impieghiamo il termine «natura» nel significato di «ciò verso cui una cosa è finalizzata» (Aristotele: «la natura è il fine: […] ciò che ogni cosa è quando ha compiuto il suo sviluppo noi lo chiamiamo la sua natura», Politica, 1252 b 32).
        Quindi:
        a) non impieghiamo il termine «natura» come sinonimo di «mondo animale (o vegetale)». L’uomo è qualitativamente diverso dagli animali, quindi non deve ispirarsi alla natura degli animali per giustificare un suo comportamento, altrimenti, poiché gli animali si uccidono, dovremmo giustificare l’omicidio. Il fatto che nel mondo animale ci siano comportamenti omosessuali non è un buon motivo per imitarli;
        b) la malattia, per definizione, è una patologia che contrasta con le naturali finalità del nostro organismo.”

      3. Adriano

        d. – perfectioconversationis

        “Nello specifico, il rispetto nei confronti delle persone omosessuali non può confondersi con l’approvazione o addirittura la propaganda di uno stile di vita oggettivamente disordinato, secondo il diritto naturale.”

        In che modo il semplice fatto di parlare di “diverse famiglie”, senza esprimere giudizi, implica un’approvazione o una propaganda delle stesse? Non mi pare che, se a scuola si parla di africani o di asiatici, questo spingerà i bambini un giorno a diventare neri o a farsi fare gli occhi a mandorla…
        😀

        1. Ascolta bene Adriano, in questo modo dimostri di essere o molto ingenuo o molto furbo: nella Spagna di Zapatero si è iniziato così e si è finito con il divieto di usare nelle scuole le parole “madre” o “padre”. A rigore, infatti, uno bambino potrebbe essere provvisto solo di due genitori dello stesso genere: dunque, madre e padre diventano parole vietate, offensive. In Gran Bretagna, hanno dovuto chiudere numerose associazioni cristiane che si occupavano di adozioni, in quanto davano i bambini in adozione solo a coppie eterosessuali (deve essere proprio dannoso avere un padre e una madre!). Quella dell’adozione gay è una battaglia di posizione, che viene combattuta prima di tutto facendo accettare come legittima ed equivalente ogni forma di famiglia e finisce con i bambini dati in adozione agli omosessuali. Ora, perché sia chiaro, mi è difficile contrastare il FATTO che esistono ormai famiglie di ogni tipo. Né avrei particolare desiderio di mortificare i bambini che vivono, per vari motivi, in queste famiglie. Ma da qui ad assecondare una campagna che porti a ritenerle equivalenti, cioè dello STESSO valore, alle famiglie normali (uso intenzionalmente questo termine), ce ne passa. Se poi mi si chiede di essere così ingenua di assecondare tale campagna, fino al punto di non ritorno,che è la richiesta di adozione omosessuale ed eventualmente oppormi solo a quel punto, rispondo: va bene candidi come colombe, ma proviamo anche ad essere astuti come serpenti, ogni tanto!

          1. Adriano

            d. – perfectioconversationis

            Grazie della risposta.

            Prendo atto della tua opinione a proposito di un complotto, opinione che però non condivido.

            Buona giornata!

          2. Sono con te in tutto, d. Solo una cosa su candore e scaltrezza. Se lo saremo solo ogni tanto, scaltri come le serpi, non potremo che farlo, all’occorrenza, mettendo da parte il candore: se il nostro sforzo sarà invece costantemente teso a essere sempre entrambe le cose saremo meno esposti al rischio che il candore occulti la scaltrezza o viceversa.

      4. Adriano

        Inoltre:

        “Si tratta di una vasta campagna contro i dati fondamentali inscritti nell’uomo e quel che dici sul gioco The Sims 2 (che gli avatar maschili possono rimanere incinti) lo dimostra.”

        Da quanto mi risulta in the Sims 2 gli avatar maschietti possono rimanere incinti solo dopo essere stati rapiti dagli alieni (e inseminati da quest’ultimi…)

        Mi permetto di suggerire che, forse, è utile distinguere (anche nelle accuse di complotto) la realtà della vita vera dalla finzione di un videogioco che non è mai stato dichiarato come adatto a tutti…

  3. La ribellione contro la biologia raggiunge punte esilaranti.
    In Nuova Zelanda un produttore di assorbenti interni è stato duramente contestato per aver prodotto uno spot piuttosto spiritoso che mette in evidenza un fatto incontrovertibile: i transessuali non hanno il ciclo. Ma ssst… se lo diciamo non descriviamo la realtà, al contrario, siamo fortemente offensivi.
    http://video.corriere.it/nuova-zelanda-pubblicita-assorbenti-che-fa-arrabbiare-trasgender/832553b4-360e-11e1-8614-09525975e917
    Perché c’è un codice, non scritto ma inviolabile: l’unica opzione risibile, criticabile, oggetto di scherno e disgusto, rimane la scialba, noiosa, anche un po’ limitata mentalmente, scelta alla vaniglia.

  4. Erika

    Mi spiace, ma davvero non capisco quale sia il problema. L’ omosessualita’, per come la conosco io, non e’ affatto una scelta, ma una condizione che da sempre riguarda una minoranza (per ovvi motivi biologici) della popolazione. Persino gli animali hanno talvolta comportamenti omosessuali: non credo che lo facciano per essere cool.

      1. Adriano

        ” dire la verità no, l’omosessualità non ha ragioni strettamente biologiche; è più che altro un grave disordine della personalità (sessuale)”

        E il fatto che, oggettivamente, esiste anche tra gli animali? Anche loro con un disturbo della personalità? O questo vale solo per l’uomo, che fa eccezione?

        1. Alessandro

          “E il fatto che, oggettivamente, esiste anche tra gli animali? Anche loro con un disturbo della personalità? O questo vale solo per l’uomo, che fa eccezione?”

          Scrive Samek Lodovici (che ho citato sopra): “L’uomo è qualitativamente diverso dagli animali, quindi non deve ispirarsi alla natura degli animali per giustificare un suo comportamento, altrimenti, poiché gli animali si uccidono, dovremmo giustificare l’omicidio. Il fatto che nel mondo animale ci siano comportamenti omosessuali non è un buon motivo per imitarli”.

          Insomma, ridurre l’uomo a un animale equivale a perder di vista chi sia l’uomo…

    1. Salvatore Di Fazio

      gia’, gli animali mangiano i loro figli, si ‘scannano’ amabilmente per il territorio e hanno cura della propria igiene leccandosi il corpo… perche’ non falrlo anche noi?
      io non capisco…

    2. Salvatore Di Fazio

      Gli animali si ammazzano per un metro quadro di terreno, fanno i bisogni negli angoli di casa, mangiano i propri figli e hanno cura della propria igene personale usando la propria lingua (risparmiando soldi sui deodoranti)….

      dovremmo farlo anche noi!

    3. Alberto Conti

      Il problema è che si debbano per forza ritenere normali certi comportamenti che, riguardando una esigua minoranza, normali non possono essere considerati.
      Perchè non si fa una lotta per i diritti dei mancini: eppure sono altamente discriminati (pensate solo alle poltroncine con tavolino per prendere appunti o lo scrivere da destra a sinistra); oppure perchè non si opta per un mondo in bianco e nero a difesa dei daltonici che sono solo persone “diversamente” sensibili alla luce.
      Non è un problema che esisteno persone con tendenze omosessuali ma che tali comportamenti vengano imposti come normali; nel servizio del Corriere citato da “Perfectio” la cronista si scandalizza di un’innocua ed ironica pubblicità: è questo che mi fa imbufalire sono così “normali” che non ci si può permettere nemmeno di scherzarci su (“tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”).

  5. Fabio

    Ho assaggiato tanti gusti e quello di vaniglia è quello che mi piace di più in assoluto, e ne vado fiero!

  6. Il Concise Oxford Paravia Italian Dictionary (© 2009 Pearson Paravia Bruno Mondadori spa e Oxford University Press) registra un uso colloquiale di “vanilla” come aggettivo equivalente a “di base” (la “versione di base”, quindi quella vera, originale).
    http://www.wordreference.com/enit/vanilla

    Il Concise Oxford English Dictionary (© 2008 Oxford University Press) registra invece un uso colloquiale di “vanilla” come aggettivo equivalente a “having no special features” (“privo di caratteristiche speciali o extra”)
    http://www.wordreference.com/definition/vanilla

    In fondo non cambia niente, ma naturalmente una cosa è dire “versione originale”, un’altra dire “versione senza caratteristiche extra”. Il padre delle menzogne è sempre al lavoro.

    La cosa buffa, però, è l’origine della parola – che in italiano per me è sempre stata “vainiglia” e ora mi accorgo che mi avevano insegnato bene 😉 –

    “origin C17: from Sp. vainilla ‘pod’, dimin. of vaina ‘sheath, pod’, from L. vagina ‘sheath’.”

  7. “E così, complice uno stuolo di genitori imbelli ed inebetiti che si fanno attrarre dagli scatolozzi colorosi e pacioccosi del “simulatore di vita” e ripugnano al contempo il crudo manicheismo di “Dead Island” (zombi cattivi-io buono- sparo- PUM-vinto: essenziale bontà della logica infantile), milioni di bambini imparano fin dalla più tenera età che se Mark e Susy possono convolare a giuste (per quanto laiche) nozze, di fatto non cambia nulla di nulla nemmeno per Mark e Michael o per Susy e Cindy.”

    Se uno non capisce la differenza tra un videogioco e la vita è messo male sì, ma il problema è a monte, nella persona e non nel videogioco. Mi tornano in mente i primi tempi del politically correct, quando se la prendevano con la Regina Cattiva di Biancaneve che era troppo diseducativa. Questo genere di persone sensibili al politically correct non ha mai un tubo da fare, come peraltro già notato poche righe prima nel post: “[…] un utente particolarmente sensibile alla correttezza politica ed evidentemente dotato di parecchio, ma proprio tanto tempo libero […]”.

  8. Il contenuto è solo sparlucciare, canzonare, ironizzare, ammiccare,eccetra, anche io mi sarei aspettato qualcosa di meglio…
    1)Chi puo dire cosa è naturale?
    2)Esiste qualcosa di non-naturale?

  9. Cito una citazione da Luigi Foschini:

    “You have no responsibility to live up to what other people think you ought to accomplish. I have no responsibility to be like they expect me to be. It’s their mistake, not my failing (R. Feynman).”

        1. Alessandro

          L’apologia dell’agire come mi pare e piace (e se c’è qualcosa che agli altri non garba del mio fare, sono loro a vedercelo, sono loro in fallo, perché nel mio fare non c’è alcunché di biasimevole, di cui pentirmi ed emendarmi) è libertarismo becero sguaiato greve.

          Né più né meno che: “faccio come mi pare, perché così piace a me”

            1. Alessandro

              I danni arrecati agli altri sono molti più di quelli per i quali i codici comminano pene.

              Ad es. io posso mentire a mia moglie (ce l’avessi) sul mio amore per lei e questa menzogna potrebbe essere irrilevante per i codici civile e penale. Ma io non sarei moralmente a posto, proprio no

  10. Sybille

    Sarò molto limitata, ma faccio veramente fatica a capire il senso di questo post e quello di molti commenti. Grande comunque la citazione “Diciamolo subito: gli omosessuali hanno la stessa dignità di tutte le altre persone, né più né meno.” Troppa grazia

  11. A proposito dell’amore fra marito e moglie facevo ieri delle considerazioni che non hanno avuto nessun seguito (ovviamente)
    Che vuol dire mentire alla moglie (o al marito) sull’amore per lei?
    Come si fa a sapere quando si mente o no?
    Non potrebbe essere una menzogna ininterrotta proprio come atto d’amore che uno pratica tutta la vita in quanto atto d’amore e fatica e pena ma duraturo?

    1. Alessandro

      molto terra terra: Tizio, marito di Caia, non ama più la moglie propria, concupisce quelle altrui, ma giura e spergiura di amarla “come il primo giorno”.

      La menzogna di Tizio non incapperà nelle maglie del codice civile e penale, ma è condotta moralmente disordinata.

      Conosco troppe coppie che si amano davvero e davvero troppo palesemente per autorizzare il sospetto che l’amore tra coniugi sia sempre una “menzogna ininterrotta”. Contra factum non valet argumentum

  12. Erika

    @Emidiana: l’articolo che mi hai proposto e’ un caso limite. Sarebbe come dire che tutte le coppie eterosessuali praticano il BDSM. Ho un carissimo amico omosessuale, lui e il suo compagno stanno insieme da anni, lavorano, vanno al cinema, fanno sport… Non ce la faccio proprio a considerarli anormali in virtù di quello che probabilmente fanno in camera da letto. E se avessi dei figli non penso che gli verrebbe nessuno scandalo dal frequentare due persone oneste e affettuose che si amano tra loro.

    1. Scusa, Erika, forse hai dimenticato da dove siamo partiti. Alle origini di questo scambio c’è una tua affermazione forse un po’ apodittica (“L’omosessualita’, per come la conosco io, non e’ affatto una scelta, ma una condizione”). Per farti riflettere sulle sue implicazioni ti ho citato un caso in cui la condizione potrebbe essere frutto di una scelta e perfino di una scelta fatta da terzi per motivi ideologici.

      1. Alessandro

        “L’omosessualita’, per come la conosco io, non e’ affatto una scelta, ma una condizione”

        Sull’essere l’orientamento omosessuale biologicamente necessitato su base biologica (innato), acquisito a causa di taluni esperienze psichicamente incidenti o semplicemente scelto liberamente il dibattito è annoso, ampio e incandescente, quindi un’affermazione come quella virgolettata mi pare davvero troppo… apodittica.

        Faccio notare che, quale che sia la genesi dell’orientamento omosessuale, non s’invalida ciò che sostiene perfectioconversationis e che io ho fatto dire da Samek Lodovici: e cioè il fatto che la condotta omosessuale sia intrinsecamente disordinata, in quanto lesiva del diritto naturale (almeno).

        1. Adriano

          @alessandro ed emidiana,

          Mi permetto di farvi notare (mettendola in MAIUSCOLO) un inciso nella frase di erika che continuate a citare, ignorandolo, mi pare.

          “L’omosessualita’, PER COME LA CONOSCO IO, non e’ affatto una scelta, ma una condizione”

          1. Alessandro

            mi pare che le considerazioni di Erika aspirassero a rivestire un valore universale, e non limitato alla sua conoscenza dell’omosessualità. Te lo dimostro usando pure io il MAIUSCOLO:

            “L’omosessualita’, per come la conosco io, non e’ affatto una scelta, ma una condizione che DA SEMPRE riguarda una minoranza (per ovvi MOTIVI BIOLOGICI) della popolazione. Persino gli animali hanno talvolta comportamenti omosessuali: non credo che lo facciano per essere cool.”

            Quindi Erika non sta circoscrivendo il suo giudizio sull’omosessualità alla sua limitata esperienza, ma sta enunciando affermazioni di carattere universale, sostenendo che DA SEMPRE esiste una minoranza (che è tale PER MOTIVI BIOLOGICI) di uomini che sono omosessuali.

            1. Adriano

              A me sembra che dica proprio il contrario di quello che sostieni, ma va bene così. Ognuno ha diritto di interpretare/distorcere ciò che vuole… 😛

            2. Alessandro

              Guarda che le parole hanno un senso. E quelle di Erika dicono né più né meno che da sempre esiste una minoranza di esseri umani omosessuali, che è minoranza per motivi biologici.
              Questo ha scritto Erika. Ripeto: né più né meno, nero su bianco.
              Se tu non hai capito quello che ha scritto, non so che farci. Davvero, ognuno è libero di non capire quello che legge, di fraintendere ciò che è scritto limpidamente, e addirittura (è il colmo, a cui tu non ti sottrai) di lamentare che siano gli altri (nel caso: il sottoscritto) a non capire.

            3. Adriano

              Ti dirò, l’unica persona che può dare l’interpretazione autentica di queste parole è l’autrice delle parole stesse (sempre se ha interesse a farlo).

              Nel frattempo, se ti fa star meglio, ti autorizzo a pensare che sia io ad aver manipolato questo commento… 🙂

            4. Alessandro

              Ti dirò: quando vedo il cartello: “è pericoloso sporgersi dal finestrino”, non c’è alcun bisogno di rivolgersi all’autore del cartello per appurare che quel cartello afferma che è pericoloso sporgersi dal finestrino, né per assodare che ha frainteso alla grande il cartello chi l’avesse interpretato come se ci fosse scritto che non si corre alcun pericolo a sporgersi dal finestrino.

              Allo stesso modo, se Erika dice ““L’omosessualita’, per come la conosco io, non e’ affatto una scelta, ma una condizione che DA SEMPRE riguarda una minoranza (per ovvi MOTIVI BIOLOGICI) della popolazione. Persino gli animali hanno talvolta comportamenti omosessuali: non credo che lo facciano per essere cool.”, chi capisce l’italiano capisce che Erika sta sostenendo che “DA SEMPRE esiste una minoranza (che è tale PER MOTIVI BIOLOGICI) di uomini che sono omosessuali”, chi non capisce l’italiano o non lo vuole capire (come nel tuo caso) capirà altro, cioè fraintenderà il messaggio di Erika.

              Senza alcun bisogno di chiedere all’autrice che significhi ciò che lei ha espresso così chiaramente.

          2. paulbratter

            La guerra, PER COME LA CONOSCO IO, è un grande spasso (ho sempre solo giocato coi soldatini…)

            1. Adriano

              Ma allora i soldatini sono stati creati per instillare una mentalità guerrafondaia ai bambini!
              Complotto pure questo? 🙂

            2. paulbratter

              @Adriano
              sei stato il primo a nominare la parola complotto e ti comporti come se l’avesse introdotta qualcun’altro nella discussione.
              Cos’è una tecnica di debunking?

  13. L’articolo, come già notato, affastella in modo un po’ confuso diversi argomenti e rende quindi piuttosto difficile intervenire. Scelgo un tema che nessuno mi pare ha ancora toccato, ma che forse è alla radice degli altri, ovvero l’idea del “vanilla sex”.
    In effetti questa locuzione mi sembra esprimere perfettamente un grande male del nostro tempo, ovvero la banalizzazione del sesso. In tempi ancora non troppo lontani, ad esempio quelli della mia pubertà, il sesso era un evento misterioso, che suscitava curiosità e anche, di conseguenza, morbosità.
    Nessuno ha nostalgia della pruderie vittoriana che da una parte vietava e dall’altra proprio attraverso il divieto eccitava, spingendo così nei fatti ad una doppia vita, ma siamo proprio sicuri che il mettere tutto in piazza come si fa oggi sia la risposta migliore? Abbiamo così ottenuto che il sesso da mistero è diventato “vanilla”, cioè noioso, scontato.
    Ci abbiamo guadagnato nel cambio? O non è accaduto piuttosto che la libido, sganciata dall’amore e ridotta a sensazione, abbia tranquillamente preso il sopravvento su tutto il resto, trasformando questo mondo nel mondo di Priapo, più che di Eros, spingendoci quindi a cercare esperienze più estreme ed improbabili nel disperato tentativo di saziare ciò che di per sé è insaziabile?
    Come se avendo portato alla luce del sole la nostra schiavitùe avendola chiamata normale ci si illudesse di esserne liberati!
    Ho visto di recente un film (che non consiglio a nessuno), “genitori e figli agitare prima dell’uso”, dove il problema di un’adolescente è quello di “perdere la verginità”, ridotto a mero problema tecnico. Mi ha colpito la totale incapacità dei genitori di quella ragazza a darle una risposta sensata sul perché una tredicenne dovrebbe aspettare prima di avere rapporti sessuali. Era evidente in quei genitori che non erano capaci di rispondere alla figlia perché loro stessi non avevano risposte per la propria vita, perché loro stessi vivevano una sessualità alienata, perché sganciata dal mistero.

    1. Erika

      Caro Don Fabio, condivido ogni tua parola. L’eros nella società moderna e’ banalizzato e messo in piazza. Non si riesce piu’ a coglierne la bellezza, ne’ a dargli la sua giusta dimensione. ( ho trovato stupende in proposito le parole del Card. Martini in “Conversazione notturne a Gerusalemme ). Riguardo l’omosessualità , mi rendo conto che non possiedo sufficienti capacita’ logiche e dialettiche per far cambiare idea ad alcuno (e magari e’meglio così), ma voglio bene ai miei amici omosessuali, che non si vestono di tulle rosa ne’ mettono il rossetto e continuo a non capire cosa fanno di così scandaloso. E scusate se sono apodittica. 😉

      1. Sul fatto che i tuoi amici siano brave persone direi che non ci piove e probabilmente nessuno qui lo mette in discussione, anche perché non conoscendoli sarebbe difficile provare il contrario.
        Un po’ diverso è il discorso per quanto riguarda la possibilità di adottare dei figli (che credo sia quello che ha fatto saltare sulla sedia i nostri amici), non c’è dubbio infatti (e la maggioranza degli psicologi concordano su questo) che per uno sviluppo psicologico organico il bambino abbia bisogno di figure genitoriali precise, dove i ruoli di padre e madre sono ben distinti. Questo non solo e non tanto perché possa sviluppare una sessualità ordinata, ma per motivi molto più radicali, tutti sanno ad esempio che il rapporto che noi abbiamo da adulti con l’autorità dipende in buona parte dal rapporto che nell’adolescenza abbiamo avuto con il padre, così come la crescita della identità personale si arricchisce enormemente in un confronto con due identità ben distinte.
        Non permetterei mai ad una coppia omosessuale di adottare dei figli per la stessa ragione per cui non lo permetterei ad un single, perché il bene psicologico del bambino è i questo caso il valore primario da tutelare.

  14. Buon Giorno Ragazzi! Lo ammetto…….“vanilla sex” è una cosa nuova anche per me, che pensavo di essere soltanto etero con amici bisessuali o gay, tra l’altro gente molto simpatica e amante della vita. Insomma tra di noi non ci siamo mai etichettati.

    1. paulbratter

      giusto! politica, religione, sessualità sono sciocchezze, io ad esempio giudico dall’eau de toilette

          1. paulbratter

            comunque, a scanso di equivoci, IO uso un pessimo dopobarba, infatti mi giudico malissimo.

            PS @emidiana carina la sitting duckling (e grazie per i soldatini 😉 avessi 35 anni di meno…)

            1. No Paul, semplicemente se un mio amico è buddista o bisessuale, ma è una brava persona, non è un problema mio chi prega o con chi va a letto. E’ il rispetto quello che conta, quello dei gusti e delle altrui opinioni.

            2. Ahi ahi, Paul. Io sono una schiappa con tutto quello che riguarda trucco, moda et similia, ma ho una vera passione per i profumi. Anzi, un’ossessione.
              Purtroppo frustrata da mio marito il quale, a parte il dopobarba, è convinto che tutto il resto renda effeminati.
              Mi tocca comprare solamente profumi femminili…

    2. Alessandro

      Vedi, non è che devo smetto di voler bene al mio amico Tizio perché è omosessuale, ma che gli voglia bene non significa che debba approvare la sua condotta omosessuale.
      Il buon caro saggio Catechismo dice:

      “2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, OGGETTIVAMENTE DISORDINATA, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con RISPETTO, COMPASSIONE, DELICATEZZA. A loro riguardo si EVITERA’ ogni MARCHIO di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

      2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’AMICIZIA DISINTERESSATA, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.”

      1. Tante cose,,non approviamo che anderebbero lasciate stare così come stessero, non portassero danno agli altri, non alle menti, agli altri in senso fisico, materiale, economico, igienico-sanitario, militare, ecologico eccetra….
        emidiana, ti piace “anderebbero”?Non male, vero?

      2. Sara S

        Grazie, chiarissimo e semplice. E’ proprio difficile per noi moderni distinguere con limpidezza il giudizio di valore sulla persona e quello sulle sue azioni.
        Quando al liceo vidi la mia compagna di classe baciarsi appassionatamente con un’altra ragazza, per me quello fu uno spettacolo molto rivoltante. (E rimane tuttora. Nonostante le mille pubblicità, film e letture ci stiano facendo abituare anche al rapporto fisico tra due persone dello stesso sesso.) Quella compagna mi è rimasta dentro al cuore con un fremito di preoccupazione e domanda sulla sua vita, perché la ricordo tanto sofferente e sola ma, forse proprio per questo, particolarmente profonda. Insomma, si può voler bene a un altro e giudicare negativamente la sua condotta nello stesso tempo.
        E neppure questo basta: perché si deve andare in profondità, e quelle azioni “immorali” , che sporcano l’immagine di colui che amiamo, ci fanno chiedere il perché le compie,quale sostanza il nostro amico pensa che abbia, la vita. Insomma, generano dispiacere. Davanti a uno che ami non esiste né la condanna, né tanto meno l’indifferenza , spesso rivestita dal nobile concetto che “ognuno fa quel che vuole”… condanna e indifferenza dicono entrambe lo stesso atteggiamento nostro di superficialità, comodità e distacco nei confronti di colui che amiamo. Dicono che non gli siamo amici.

      3. Alessandro

        “10. Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.

        Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata.”

        (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1° ottobre 1986)

  15. Penso che Francois Mauriac, con queste parole pronunciate in occasione del cinquantenario della scomparsa di J.K. Huysmans, abbia centrato con chiarezza estrema il nocciolo della questione: “(…)Non credo che si commettano oggi crimini più grandi che nelle altre epoche…Ma quel che appartiene esclusivamente alla nostra è la trasmutazione del bene in male e del male in bene, è questo rovesciamento di valori che chiude la porta al pentimento e che uccide così la speranza in tanti cuori”.

    1. Ancora Flaubert:
      EPOCA (la nostra). Inveire contro. Lamentarsi perchè manca di valori, di poesia.Chiamarla “epoca di decadenza” “di crisi” “di transizione”.

    2. Laura C.

      🙂 e vero! C’è stato un periodo nella mia vita in cui ho vissuto senza regole e senza limiti… nulla aveva più un peso, un significato, un senso… E’ stato solo quando mi sono resa conto di avere “peccato” (e che proprio il mio peccato mi stava togliendo la vita) che ho potuto chiedere perdono a Dio e riconciliarmi con Lui…

  16. Erika

    Compassione, rispetto, delicatezza. Penso al disagio e all’angoscia che proverebbe un ragazzo omosessuale nel sentirsi dire che e’ contro natura, deviato, oggettivamente disordinato. E non ci vedo nessuna delle tre.

    1. però, Erika, “compassione, rispetto e delicatezza” individuano più un “come” che un “cosa”.
      Certamente a un cieco non posso negare che sia menomato, e di solito sono più stizziti dal sentirsi chiamare “diversamente vedenti” che dal sentirsi regalare un cane o porgere un braccio.
      Io conosco diverse persone omosessuali, e proprio stamattina ho avuto il piacere di tornare a parlare con una di queste: nessuna di queste mi ha mai negato che la loro sia una condizione oggettivamente disordinata. Aggiungono, di solito, che non possono fare diversamente. E qui c’è da tacere, se si è uomini. E c’è da essere amici. Ma veramente.

      1. Salvatore Di Fazio

        sul fatto che non si puo’ fare diversamente, capendo tutte le difficolta’ del caso (“castita’” che e’ uguale a quella di un etero), avrei qualche dubbio… e, da amico, gli direi che non e’ vero che non c’e’ una soluzione ma la soluzione alla castita’ esiste ed e’ uguale per tutti, etero e non… lo direi per il suo bene

        1. certo, ma quando hai davanti uno che soffre in una condizione che tu non condividi c’è da essere particolarmente cauti: se c’è fiducia tra i due, se il ponte dell’amicizia è solido, allora naturalmente si deve provare a indicare una via ulteriore. Guai però a farla piombare dall’alto. E senza perdere di vista la disponibilità a non essere ascoltati. Non nell’immediato almeno.

          1. Salvatore Di Fazio

            concordo pienamente… certamente non fate affidamento a me nella delicatezza quando scrivo…

            Come mi disse una persona, devo imparare l’arte del guanto

        2. Adriano

          “quando hai davanti uno che soffre in una condizione che tu non condividi c’è da essere particolarmente cauti”

          1. Salvatore Di Fazio

            Ho giá risposto. Appunto perché è amico mio proverei ad aiutarlo. È inutile che mi ribadisci il concetto scritto da Cy, perché io ti ribadisco il mio dove è più importante l’anima

    2. Erika, contro-natura, deviato e disordinato sono aggettivi che si riferiscono ai comportamenti omosessuali, non alle persone con tendenze omosessuali. Visto che ciascuno di noi ha dentro di sé pulsioni disordinate con le quali deve combattere, non c’è nulla di poco rispettoso nel stigmatizzare i comportamenti. Il rispetto si deve alle persone, non a qualunque loro azione. Il disordine, inoltre, ha come prime vittime proprio gli stessi omosessuali, per questo la Chiesa propone loro di vivere le proprie pulsioni in castità.

            1. Alessandro

              Gli atti omosessuali sono esplicitamente riprovati nelle Scritture:

              Cf Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10

      1. Adriano

        @d.
        “Visto che ciascuno di noi ha dentro di sé pulsioni disordinate con le quali deve combattere, non c’è nulla di poco rispettoso nel stigmatizzare i comportamenti.”

        A costo di sembrare polemico (e non ho voglia di esserlo) faccio notare che a chi ha “pulsioni disordinate” di un certo tipo la Chiesa permette matrimonio e adozione, mentre ad altri no.

        “Eh ma in un caso l’adozione avviene in un contesto di coppia che potenzialmente è aperto alla vita” direte. Certo. Ma non ho trovato nessun documento del magistero che condanna le adozioni ai single (e non mi si dica che una persona da sola possa auto-fecondarsi…).

        Insomma mi pare che tutti i peccatori sono uguali ma qualcuno è più uguale di altri…

        D’altra parte non ho trovato prove che l’essere gay sia (in ogni caso, senza esclusioni e a priori) una condizione incompatibile con l’essere bravi genitori. C’è, forse, un maggior rischio di problemi, ma basta questo per escludere tutti gli omosessuali (senza eccezioni) dall’adozione? Se fosse così, allora niente adozione ai poveri. O agli immigrati. O, visto un maggior tasso di povertà e di abbandono scolastico, a chi vive in Sud Italia… Vedete a che punto può portare un ragionamento del genere (ragionamento che, chiaramente non condivido)?

        1. Alessandro

          “non ho trovato nessun documento del magistero che condanna le adozioni ai single”

          E’ impossibile che la Chiesa sia favorevole alla concessione dell’adozione ai single.

          In buona logica:
          1) per la Chiesa è atto moralmente ordinato l’accoglienza di figli solo e soltanto da parte di una coppia di coniugi (ovviamente: un maschio e una femmina)
          2) accoglienza di un figlio può essere accoglienza di un figlio procreato dalla coppia o accoglienza di un figlio adottato dalla coppia di coniugi
          3) ne consegue che per la Chiesa è atto moralmente ordinato l’adozione di un figlio da parte solo e soltanto di una coppia di coniugi.

          Logicamente stando così le cose, non c’è da meravigliarsi che il 5 settembre 2000 Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo delle famiglie adottive, abbia detto (n. 4):

          “Adottare dei bambini, sentendoli e trattandoli come veri figli, significa riconoscere che il rapporto tra genitori [notare il plurale] e figli non si misura solo sui parametri genetici. L’amore che genera è innanzitutto dono di sé. C’è una “generazione” che avviene attraverso l’accoglienza, la premura, la dedizione.
          Il rapporto che ne scaturisce è così intimo e duraturo, da non essere per nulla inferiore a quello fondato sull’appartenenza biologica.
          Quando esso, come nell’adozione, è anche giuridicamente tutelato, in una FAMIGLIA STABILMENTE LEGATA DAL VINCOLO MATRIMONIALE [altro che “adozione ai single”!], esso assicura al bambino quel clima sereno e quell’affetto, INSIEME PATERNO E MATERNO [altro che “adozione ai single”!], di cui egli ha bisogno per il suo pieno sviluppo umano.”

          http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/2000/jul-sep/documents/hf_jp-ii_spe_20000905_adozioni_it.html

          Basti questo (ma si potrebbe citare anche dalla Familiaris consortio del 1981, dalla Lettera alle Famiglie del 1994, dal Discorso per il Giubileo della famiglia del 14 ottobre 2000).

        2. Alessandro

          “A costo di sembrare polemico (e non ho voglia di esserlo) faccio notare che a chi ha “pulsioni disordinate” di un certo tipo la Chiesa permette matrimonio e adozione, mentre ad altri no.”

          E’ ovvio: se inclinazioni e atti moralmente disordinati sono tali da inficiare l’integrità del matrimonio, all’interno del quale soltanto è moralmente lecito procreare e adottare figli, va da sé che codesti inclinazioni e atti siano incompatibili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito.

          1. Adriano

            “E’ impossibile che la Chiesa sia favorevole alla concessione dell’adozione ai single”

            Bene, ma ci arrivi per deduzione, senza citare una dichiarazione esplicita come quelle contro le adozioni gay.

            “va da sé che codesti inclinazioni e atti siano incompatibili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito.”

            Prendo atto che, “ciascuno di noi ha dentro di sé pulsioni disordinate con le quali deve combattere, non c’è nulla di poco rispettoso nel stigmatizzare i comportamenti” e che i comportamenti gay possono essere stigmatizzati di più rispetto a quelli degli altri.

            1. Alessandro

              Ma che mancanza di “dichiarazione esplicita”?
              Ma più che dire che essere genitori è moralmente ordinato solo ed esclusivamente all’interno del matrimonio la Chiesa che dovrebbe dire?
              Hai letto quello che ti ho riportato di Giovanni Paolo II?
              Se non basta, cito il Catechismo:

              “1652 « Per sua indole naturale, l’istituto stesso del matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione e all’educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento »”

              “2366 La fecondità è un dono, un fine del matrimonio; infatti l’amore coniugale tende per sua natura ad essere fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall’esterno al reciproco amore degli sposi; sboccia nel cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e compimento”

              Insomma: la genitorialità (l’essere genitori di un figlio) moralmente ordinata si esercita all’interno del matrimonio. Al di fuori del matrimonio due persone non possono essere genitori in modo moralmente lecito.
              Più chiaro di così…

              “va da sé che codesti inclinazioni e atti siano incompatibili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito.”
              Prendo atto che, “ciascuno di noi ha dentro di sé pulsioni disordinate con le quali deve combattere, non c’è nulla di poco rispettoso nel stigmatizzare i comportamenti” e che i comportamenti gay possono essere stigmatizzati di più rispetto a quelli degli altri.”

              E invece no, “prendi atto” ma non presti attenzione a quello che dico.
              Ho scritto quello che ho scritto per mostrare che non capita che “i comportamenti gay possono essere stigmatizzati di più rispetto a quelli degli altri”, ma appunto che “CODESTI inclinazioni e atti (omosessuali) sono incompatibili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito”.
              Cioè, non si tratta di stigmatizzare più o meno, ma di rendersi contro che PROPRIO “INCLINAZIONI e ATTI OMOSESSUALI sono incompatibili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito”.
              Non tutti gli atti e le inclinazioni disordinati sono incompatibili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito; quelli che lo sono (vedi quelli omosessuali) lo sono. Punto. E’ un fatto.

              Nessuna disparità di trattamento, nessun arbitrariamente selettivo inasprimento di stigmatizzazione contro determinate inclinazioni disordinate, e nessuna ingiustificata e sproporzionata indulgenza nei confronti di altre inclinazioni disordinate. Solo, il nudo e crudo dato di fatto che tali inclinazioni e comportamenti disordinati non sono tutti uguali, e alcuni oggettivamente sono inconciliabili con il procreare e con l’adottare figli in modo moralmente lecito, altri oggettivamente NON lo sono. Ribadisco: OGGETTIVAMENTE. Non siamo dinnanzi a discriminazioni soggettive, magari inique.

            2. clearwater

              “Bene, ma ci arrivi per deduzione, senza citare una dichiarazione esplicita come quelle contro le adozioni gay.”

              http://www.corriere.it/cronache/11_febbraio_14/cassazione-adozioni-single_cd62a730-3856-11e0-ba7c-0ed13fe12a59.shtml

              IL VATICANO: «OGNI BAMBINO HA DIRITTO A UN PADRE E UNA MADRE»
              La Cassazione: adozione anche per i single
              La Corte invita il Parlamento a una legge in materia dopo avere affidato una bimba a una single di Genova

              http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/14/news/adozioni_single-12459098/

              Adottare da single, la Cassazione apre
              Stop dal Vaticano: “Servono due genitori”
              Esaminando una causa, la Corte suprema definisce “maturi” i tempi per un ampliamento dei criteri di adozione. La Chiesa: i bimbi esigono madre e padre

              http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=251&ID_articolo=78&ID_sezione=554

              “Aprire le adozioni ai single”

              La Cassazione: la Convenzione di Strasburgo non le vieta. Il Vaticano: il bimbo esige due genitori

            3. Adriano

              Tanto per chiarire: per dichiarazione esplicita contro l’adozione da parte di single intendo una frase con gli stessi toni usati contro le adozioni da parte di coppie gay. Se quest’ultima era un’opzione già esclusa dai testi che citi (assieme alle adozioni da parte di single) perché allora la necessità di ribadirlo? Oltretutto l’adozione da parte di single è ben più diffusa nei vari ordinamenti (da anni anche in Italia) e quindi da condannare in modo deciso e chiaro, se immorale, proprio come è stato fatto per l’ipotesi delle adozioni gay. Ma questo è avvenuto?

              Sull’oggettiva incompatibilità a livello morale di cui parli tra l’essere gay e genitore, ribadisco, prendo atto. Ma non sono d’accordo per un’esclusione a priori, per ragioni già spiegate.

              La Chiesa dice la stessa cosa? E io, in coscienza, continuo a non essere d’accordo.

            4. Alessandro

              “E io, in coscienza, continuo a non essere d’accordo.”

              E io prendo atto, rispetto la tua coscienza, ma dissento e mi regolo secondo la mia coscienza, che su questa materia consente con l’insegnamento magisteriale (e auspico sinceramente presti sempre assenso dell’intelletto e della volontà a ogni insegnamento magisteriale munito di infallibilità, cioè irreformabile).

        3. Alessandro

          Ringrazio clearwater per aver documentato prese di posizione di autorevoli esponenti dei dicasteri vaticani (segnatamente: il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia card. Antonelli) contro la concessione dell’adozione ai single (anche se forse neanche questo basta ad Adriano, che vorrebbe “condanne” stentoree pronunciate in documenti ufficiali ecc.)

  17. Ma come glielo spieghi che non dovrebbero perché sta scritto nelle Scritture?
    Pensando a loro mi viene più immediato capire il disagio che spesso provano per essere nati in un corpo che non sentono come loro, non bisogna essere gay per sperimentare una sensazione simile.

  18. Io non me la sentirei di condannarli. Un giorno un mio compagno di scuola, entrati in argomento mi disse: ” se domani mattina Francesco si svegliasse ma avesse l’aspetto di una donna, tu lo ameresti ancora? “.
    Ok lo ammetto ero perplessa, lui mi guarda e mi fa ” Ovviamente anche l’anima sarebbe la sua, solo il corpo sarebbe diverso. O sei superficiale e conta solo l’aspetto esterno, l’involucro?”.

    1. fefral

      embè? e tu se si svegliasse e avesse il corpo da donna avresti sempre voglia di andartene con lui nel vostro posticino in montagna al riparo dagli sguardi della suocera (tranne quando vi fa la sorpresina e sbircia in camera da letto?)

          1. fefral

            bah, se mio marito diventasse donna gli vorrei comunque un gran bene ma sicuramente non ci farei sesso

            1. Sara S

              ahahahahaha!!!
              Grazie!
              Non dovrei neanche insinuare il dubbio che forse forse tra il cambiare sesso e l’invecchiare c’è una leggerissima differenza, non dovrei perché è davvero sconcertante tutto ciò, ma lo faccio … insinuo soltanto ma mi rifiuto categoricamente di argomentare!!! 🙂

    2. Potrebbe, in qualche mente basica e alla vaniglia, sorgere il dubbio che persino l’anima sia determinata, si formi e specifichi in relazione al corpo che ci è stato dato in sorte… che Dio abbia su ciascuno di noi un progetto ben preciso e che di regola non faccia errori di attribuzione corpo/anima. Purtroppo siamo superficiali.

        1. Sara S

          già… e ci sono momenti in cui mi chiedo com’è possibile non scoraggiarsi . E come si fa a parlare se siamo al punto in cui bisogna dimostrare che le foglie sono verdi in estate, cosa è essere maschio o essere femmina?!
          Dover sostenere che “non è possibile che un uomo si svegli un dì pensando di essere donna” non è una cosa davvero mortificante?!!!

      1. Adriano

        “non è possibile che un uomo domani si svegli donna.”

        Mmm… E un transessuale , allora? Magari non ci mette una sola notte, magari tutta una vita. E così, l’eventuale moglie si può ritrovare, di fianco, a un certo punto, una donna al posto di un uomo.

        1. Alessandro

          un maschio può subire tutte le operazioni chirurgiche che vuole ma non diventa una femmina. E viceversa.

          1. Adriano

            Forse hai ragione, Alessandro. Era femmina già prima (o, viceversa, maschio), solo nel corpo sbagliato.

            1. Alessandro

              Questa te la concedo solo come licenza poetica, alla De Andrè (“finché il mio corpo mi rassomigli sul lungomare di Bahia”).

  19. Grazie per questo bell’articolo, che condivido appieno, anche i pezzi senza “peli sulla lingua”. Sono insegnante di scuola dell’infanzia, sono una cristiana praticante, sono sposata e sono un’operai della messe digitale e della e-vangelizzazione. Bè, io non mi definisco “vanilla” solo per aver fatto una scelta che a molti può sembrare “ordinaria”, per il semplice fatto che la scelta del matrimonio oggi in realtà costa! E non è più una scelta così diffusa. E quando parlo di matrimonio parlo dell’amore unico, fedele e “per sempre”. Non dei tanti surrogati che oggi vanno in giro. Sono queste ultime le scelte che io definisco “vanilla”: la convivenza, il matrimonio civile, l’unione tra persone dello stesso sesso… perchè sono scelte facili. Sono scelte che non prevedono vero impegno, vero rischio, vera messa in discussione. Convivere per vedere se va; matrimonio civile, così ci si può lasciare tranquillamente se non va; avere a che fare con una persona dello stesso sesso, invece che del sesso opposto… ma vogliamo mettere??? Confrontarsi OGNI GIORNO con l’altro, con il differente (e non diverso!). Differente perchè mi porta una differenza che mi arricchisce. Si fa tanto un bel parlare di diverso, ma se ne ha una gran paura!! Dilaga l’Eterofobia…, perchè è più facile per una donna confrontarsi con una donna, che con un uomo. Quanto a “Piccolo Uovo” lo giudico semplicemente una assurdità! Queste iniziative vengono da parte di chi i bambini non li frequenta, non li conosce, ne ha paura… e cerca di uniformarli a piccole persone a piccoli adulti, formando le loro menti a quello che si ritiene sia buono e giusto. Ma i bambini hanno una precisa coscienza di quello di cui hanno bisogno, ve lo posso assicurare!

  20. credo che dobbiamo fare un passo indietro e capire come la pensiamo su due elementi fondamentali, pre-requisiti del ragionamento

    1) esiste la possibilità di distinguere la persona dalle sue azioni, cioè rispettare la persona ma deprecare le sue azioni? Si può distinguere le due cose? O siamo per forza confinati in ciò che facciamo? In termini filosofici agiamo in quanto siamo o siamo in quanto agiamo?

    2) esiste una verità vera in sé, da ricercare insieme? o esistono tante verità anche opposte? Vale a dire esiste un codice che definisce cosa è bene e cosa è male oppure questo è vero solo nel mio intorno spazio-temporale che è diverso dal tuo?

    senza chiarezza e condivisione su questi due punti, nessuna discussione andrà mai alla ricerca della verità, ma solo della propria affermazione.
    grazie

  21. 1)siamo (ammesso che etc.)e dunque, anche, agiamo a seconda che pensiamo, desideriamo, non-desideriamo…siamo giudicati come siamo da quello che facciamo, che diciamo, da come lo diciamo, dal tono in cui lo diciamo, da come ci presentiamo (anche fuori) e che può piacere o dispiacere agli altri. Uno non può piacere allo stato neutro deidratato, ma nel fatto concreto di quello che fa e dice e scrive eccetra…
    2) non esite la verità, esitono le verità (lo so, è banale, mi dispiace)per esempio
    la mia verità è la materia e la vostra è lo spirito (può succedere che alle volta anche io ragioni come se credessi allo spirito)(non so se anche viceversa per voi perchè non sono voi)
    3)in mancanza di criteri assoluti di giudizio su cosa è bene e cosa è male c’è le leggi che cercano di tenerci buoni (per quanto possibile)

    1. Alessandro

      Sei noioso con questo culto da rendersi legge positiva “in mancanza di criteri assoluti di giudizio”. Sembri un idolatra della legge positiva, alla quale tributi un pregio esorbitante, una valore quasi taumaturgico, che nessuna legge umana è in grado di meritare e reggere su di sé.

    2. ferma tutto: se non esiste nessuna verità, come fai ad affermare che la verità non esiste? QUESTA è UNA verità, che quindi esiste. O se non esiste non puoi affermarlo.
      Se poi è vero che non esiste nessuna verità, in virtù di cosa puoi affermare che Hitler non ha agito correttamente? Le leggi che ha stipulato (punto 3) le ha fatte rispettare e ha incarcerato e deportato chi le contravveniva.
      Quanto poi al punto 1) io non ho parlato di giudicare le persone, ma le azioni, nè ho parlato di piacere o non piacere. Ho chiesto se è possibile distinguere le azioni dalle persone o se queste ne sono così impregnate da essere di fatto Nazgul.
      Non mi hai risposto, per lo meno non la considero una risposta.
      Grazie

    3. Adriano

      Interessante intervento, Paolo. Provo a rispondere anch’io.

      1) Certo che si può distinguere la persona dalle sue azioni. Solo che è difficile, costa fatica ed è complicato spiegarlo a degli adulti, figuriamoci a dei bambini. La prova? Basta vedere come alcune discussioni in questo blog slittano dalle opinioni a chi le esprime. O di come cattolicissime persone se la prendono con chi la pensa in modo diverso da loro.

      2) Credo esista un codice base condiviso dal genere umano che definisce cosa è bene e cosa è male, a prescindere da dottrine e dogmi.
      Ed evidentemente la questione del matrimonio e delle adozioni gay non fa parte di questa base comune (o, per lo meno, molti cattolici non riconoscono questi diritti).

      Controdomanda: se improvvisamente la religione o la chiesa sostenesse un’idea che voi non condividete (e che non vi convince) che fate? Seguite la vostra morale o accettate senza incertezze quanto proposto/imposto?

      1. La tua controdomanda pone un ipotesi impossibile. Il pensiero della Chiesa non nasce mai improvvisamente, ma è sempre lo sviluppo organico di una tradizione

        1. Adriano

          Ciò non toglie che il pensiero della Chiesa si possa trovare in contrasto con la coscienza personale di alcuni credenti… Che fare in questo caso?

          1. Alessandro

            se il contenuto del pensiero della Chiesa cui ti riferisci è infallibile, cioè immutabile e irreformabile, la coscienza del credente deve prestare assenso dell’intelletto e della volontà a tale contenuto. Quindi il credente deve ripensare le ragioni del suo contrasto e adoperarsi per deporlo, affinando la formazione della propria coscienza.

      2. Vedi Adriano, il punto non è che cosa le persone riescono a fare, ma che cosa è vero in sé. E gli errori di chi non sa distinguere tra persone e idee, anche su questo blog, non possono cambiare i fatti.
        Ripeto la domanda: è possibile separare le due cose (ontologicamente) oppure no? Perché le conseguenze sono molto diverse, molto diverse.
        Quanto al punto 2) se esiste una legge naturale allora si tratta di andarla a capire quale che essa sia. E se essa riguardi la sessualità e il suo esercizio, in sé non rispetto al pensiero delle persone.
        La pretesa cristiana non vuole negare la legge naturale, semplicemente afferma che il cristiano ha già tutto chiaro senza bisogno di studiare punto per punto, perché Qualcuno, che è Dio, glielo ha rivelato per amore. Stop.
        Se il cattolicesimo affermasse che per la salvezza dovessi camminare sulle mani, lo abbandonerei subito.

        1. Adriano

          Il problema è questo. Non vedo nell’essere omosessuali un aspetto che possa escludere a priori dall’essere buoni genitori. Questo chiaramente non significa che sostengo il diritto incontestabile di chicchessia a diventare padri o madri.

          Semplicemente non mi pare che un omosessuale debba essere per forza un cattivo padre o una pessima madre.

          Certo, alcune ricerche (ma non tutte) parlano di maggiori difficoltà da parte dei figli di coppie gay. Ma non ne ho trovata nessuna che sostenga tali problemi si trovano in TUTTE queste famiglie.

          Ribadisco: anche altre categorie di persone hanno più problematiche della media. Che facciamo allora? Niente adozione ai poveri (a TUTTI)? O a tutti gli immigrati? O, visto un maggior tasso di povertà e di abbandono scolastico, a chi vive in Sud Italia? Vedete a che punto può portare un ragionamento del genere (ragionamento che, chiaramente non condivido)?

          Quanto alla tesi che il gay-genitore sia contro natura, come ho già scritto, anche i single che adottano (cosa legale anche in Italia) andrebbero contro questa legge naturale e contro la morale, ma non ho sentito una condanna altrettanto ferma contro di loro. Né ho visto un impegno attivo da parte della Chiesa a sostegno di un’iniziativa che tolga automaticamente la potestà di gay e lesbiche sui propri figli naturali (nell’interesse supremo di quest’ultimi).

          Francamente fatico tantissimo a trovare negli omosessuali e in quello che fanno tutta questa immoralità, devianza, tutto questo essere contro natura.

          Per questi motivi non mi trovo d’accordo con la posizione della Chiesa su questo argomento (e su diversi altri). Dopo aver cercato (anche qui) delle risposte, dopo aver riflettuto (e continuando a rifletterci) ai motivi di questi contrasti, proprio come suggerisce Alessandro, e mentre continuo a contemplare la possibilità di abbandonare la Chiesa (proprio come ipotizza Paolo Pugni) mi trovo costretto a fare obiezione di coscienza contro queste posizioni della Chiesa stessa.

          Mi rinfranca un poco il fatto che altri, qui, contemplino, almeno in via teorica, il non essere completamente allineati e il sentirsi “diversamente credenti”.

          Buona notte.

          1. paulbratter

            piccolo problema:
            un uomo benchè omosessuale non potrà mai essere madre
            una donna benchè omosessuale non potrà mai essere padre.
            Tutto qui, o dobbiamo sguainare le chestertoniane spade?

            1. Adriano

              Accidenti, veramente? Ma la cosa vale anche per i padri, single o non, (che non potranno mai essere madri) o per le madri, single o non, (che non potranno mai essere padri)? 🙂

  22. Ok, diciamocelo, lo amerei lo stesso.
    Ma grazie al cielo il problema non si pone, se mai ogni tanto mi tocca ” tirargli un pò le orecchie”, lui è decisamente omofobico, il massimo del contatto tra lui ed un’altro maschio è una stretta di mano, anche un pochino schifata.

  23. Abbraccia solo il padre e ogni tanto io me la rido, perchè i gay….lui è una specie di calamita per loro. Così dato che sono gelosa devo incenerire con lo sguardo maschi e femmine.
    Doppio lavoro!

  24. Credo che nel caso degli omosessuali sia particolarmente difficile distinguere la persona dalle azioni, perché nella loro esperienza, almeno per quelli che conosco personalmente, l’identità sessuale conta molto di più che per un etero.
    Facciamo un esempio: io non ho un attività sessuale esplicita da almeno trent’anni, ma non per questo mi sento meno maschio, la mia maschilità semplicemente si esprime in tutto ciò che faccio, in ogni parola che dico, in ogni gesto. Una cara amica una volta mi ha fatto un grande complimento dicendomi che sprizzo paternità da tuti i pori, non so se sia vero, ma certo ha colto l’essenza del mio sentirmi maschio.
    Viceversa, e questo me lo diceva un mio ex-ragazzo dell’oratorio che (ahimé) si è scoperto omosessuale in età adulta, per gli omosessuali l’atto sessuale è necessario anche come una conferma della propria identità, un po’ come succede a certe donne che quando entrano nella menopausa si sentono perdute e cominciano un vortice di esperienze sessuali in cui cercano una continua conferma di sé.
    La conseguenza di questo è che la continenza richiesta dalla Chiesa diventa per loro un attentato alla loro identità personale, cosa che nessun etero si sognerebbe mai di pensare. Questo purtroppo significa anche che la castità, che nella loro condizione è più che mai necessaria, per loro diventa quasi eroica.

    1. Don Fabio è vero che è un tipo paterno, vorrei avere qualcuno come lei da queste parti! Purtroppo con l’età molte donne e uomini che conosco hanno iniziato a comportarsi come dei ragazzini, senza pensare alle loro famiglie e sembrando solo tanto…..smarriti. Io ringrazio Dio ogni sera per la famiglia che ho, spesso diamo troppo per scontato.

    2. Sara S

      Interessante questa cosa dell’identità. Di certo è necessario non essere solo a portare questa croce. Penso che ci voglia una dimensione affettiva, una comunità (come per tutti noi, del resto). Vorrei capire meglio due cose a questo proposito se tu, don Fabio, o anche altri, potete rispondermi:
      un omosessuale può consacrarsi e vivere in una comunità, come un convento o una comunità di laici consacrati? e in quali termini? Voglio dire, può essere luogo di aiuto ma non può essere, vista la situazione, anche una tentazione, un ostacolo?
      L’altra domanda è: in che senso la castità per un omosessuale è quasi eroica? A me pare eroica anche per un consacrato, anche per due fidanzati e anche all’interno del matrimonio, per motivi diversi, soprattutto nel nostro mondo. Se per un omosessuale lo è perché attenta alla sua identità personale, per un consacrato lo è perché è richiesta sempre, diventa condizione permanente; per due fidanzati è eroica perché sappiamo bene quale trasporto psicofisico comporta il fidanzamento e quale sete di unità totale con l’amato/a, specie se in vista del matrimonio; per due sposati è eroica perché il rapporto carnale è essenziale all’unione dei due e rinunciarvi per periodi anche lunghi, mentre nel frattempo si condivide tutto il resto della vita, può essere dura. Specie se si considera che ogni sera si va a dormire insieme, e non in celle separate.
      Qual è la differenza? Non siamo tutti chiamati a vivere questo benedetto eroismo?! grazie

      1. La risposta alla prima domanda è no. L’omosessualità è un impedimento dirimente per il sacerdozio, proprio perché si valuta che per loro sia più difficile esercitare la castità. Diverso il caso di quelli che si sono scoperti omosessuali dopo l’ordinazione, che a quel punto non è ovviamente annullata dalla loro condizione. In passato anche non pochi rettori e padri spirituali di seminari hanno fatto l’errore di “chiudere un occhio” su situazioni di questo genere, provocando così non di rado situazioni dolorosissime.
        Per quanto riguarda la seconda domanda non essendo io stesso omosessuale non ne sono del tutto sicuro, ma credo che per loro la castità sia più difficile perché essendo l’attività sessuale più connessa con la propria percezione di sé dalla mancanza di atttività deriverebbe fatalmente un crollo di autostima.
        In altre parole io posso sublimare la mia maschilità in mille cose, ma un omosessuale in cosa potrebbe sublimare la sua omosessualità?

        1. Sara S

          Grazie, don Fabio, ho capito.E l’articolo riportato da Alessandro mostra che c’è una strada possibile anche per chi è in una situazione di tale sofferenza…

  25. Alessandro

    IO, OMOSESSUALE, OFFRO LA VITA A CRISTO

    Lettera ad Avvenire, 30 aprile 2010

    Gentile direttore,

    nel vero e proprio tsunami di accuse alla Chiesa sollevato in queste settimane, più volte e da diverse voci (alcune delle quali si pavoneggiano da artisti raffinati e liberi critici del pattume mediatico, ma finiscono a spaccare le noci di cocco in un isola davanti ad una telecamera) si è levata l’accusa alla Chiesa di essere omofoba, un’accolita di omosessuali repressi i quali da una parte sfogano le loro inconfessate attrazioni perseguitando chi queste le viva senza i loro complessi, e dall’altra coltivano nel segreto una ricerca del piacere che spesso esplode in violenze nei confronti dei piccoli e degli inermi.
    Non ho la pretesa, da laico, di affrontare la questione nella sua vastità e complessità. In questo senso mi limito ad esortare ciascuno, quale che sia la sua posizione o credo, a leggere la lettera del Santo Padre ai vescovi e fedeli d’Irlanda, facilmente reperibile su Internet. Lì troverà verità, giustizia e misericordia, come nessun altro sulla terra è in grado di proporre, in risposta ai tanti interrogativi ed aneliti che la vicenda suscita in ogni cuore desto.

    Come testimonianza personale mi soffermo su un solo aspetto, che tuttavia interroga il cuore di molte persone:non è vero che a una persona omosessuale restino solo due opzioni davanti alla Chiesa: una sorta di repressione mutilatrice, oppure l’adesione a uno stile di vita «gay». Entrambe queste strade fanno a meno dell’unica cosa che conta, lo sguardo di Gesù, che ci raggiunge ogni giorno da duemila anni. Chi scrive per anni ha vissuto relazioni omosessuali, e non si trattava di incontri furtivi e vergognosi, giacché all’epoca non ero cristiano. Ma ero triste, disperatamente triste perché, nonostante l’apparente appagamento delle relazioni, mi era chiaro come quello che davvero desideravo io non lo stessi trovando.

    L’abbraccio che cercavo, l’unione cui aspiravo non si trovava mai. Un anno fa scrissi queste parole al vostro giornale, e mi permetto di ripeterle qui: tutte le forme di disordine e di peccato attingono la loro forza da un’ultima, magari inconfessata disperazione: la disperazione che l’amore vero e totale non ci sia, che non sia possibile amare ed essere amati, e allora che noi lo si debba afferrare alle condizioni e con i mezzi di cui disponiamo.
    Questo ci riguarda tutti, quale che sia la nostra storia o difficoltà: tutti siamo feriti, tutti abbiamo bisogno di un amore che ci guarisca e ci colmi di pace vera. Quando ho incontrato lo sguardo di Cristo vivo nella Chiesa, lì ho scoperto quanto desideravo anche nei momenti più confusi del mio passato. Lì mi sono scoperto amato e abbracciato come mai avrei creduto possibile; mi sono sorpreso capace di amare chi già mi era caro, con una libertà, una forza, una profondità che era sempre sfuggita ai miei tentativi anche più determinati.

    Da allora ho deciso di dargli tutto, tutta la mia vita, tutto il mio cuore, nella quotidianità della mia esistenza, del mio lavoro, dei miei affetti. L’ho fatto per stare ogni giorno sotto il suo sguardo, e poterlo portare a coloro che mi sono cari. È questa la strada silenziosa di tante persone, in una declinazione di modi che varia da storia a storia. Talvolta il confronto con una sana psicologia autenticamente cattolica, che consideri l’uomo nella sua integrità, può essere utile per avere un quadro più chiaro della propria condizione e decidere liberamente cosa farne. Molti hanno trovato guarigione e pace nell’amore di una ragazza, con la quale si sono felicemente sposati; altre persone si fanno carico di questa condizione offrendola a Gesù nella verginità, sostenute dall’abbraccio del Signore nei sacramenti e in quel meraviglioso «ottavo sacramento» che, come diceva san Tommaso Moro, è costituito dall’amicizia vera e dall’affetto di tante persone.

    Questa è la mia offerta, il modo di essere povero davanti a Lui. Certo non mancano i momenti di difficoltà e confusione, le battaglie, le sofferenze, ma è così per ogni percorso di crescita nell’amore vero, si sia eterosessuali o omosessuali. Dal non censurare questo dolore è venuto anche tutto il vero bene della mia vita, perché ho potuto e posso ogni giorno incontrare Lui.
    Attraverso questo cammino quotidiano, le sue prove e le sue gioie e tante sorprese oggi sono me stesso, come non avrei neppure potuto sognare anni fa. Chiunque si trovi a fronteggiare difficoltà simili alle mie, sappia che con Gesù è davvero possibile amare ed essere amati.
    In un mondo e un clima culturale per il quale non esistono «ferite», e dove la libertà coincide con lo scrollarsi questi «pesi obsoleti» di dosso per seguire ciò che è facile e comodo, io rivendico il diritto di dire che sento la mia condizione come una ferita, di vivere una condizione che a volte può anche dolermi molto, ma che mi permette ogni giorno di mendicare l’unica cosa di cui abbiamo bisogno tutti: gli occhi vivi di quel Volto regale che tanti hanno modo di poter fissare a Torino.
    Egli ci conosce e ci ama. Egli ha attraversato la porta del dolore, della ferita e dell’infamia e l’ha fatta diventare porta dell’amore e della fiducia. Vale la pena andargli dietro: ogni giorno il paesaggio si spalanca un poco di più, perché Gesù ci porta sempre ai confini di noi stessi e ci fa scoprire qualcos’altro del Suo amore infinito.

    Non c’è cosa più bella che camminare con Lui, amare con Lui e farsi amare in Lui da tante persone che hanno abbracciato la mia vita, e nel cui sguardo io mi sono scoperto «visto» davvero, dentro e oltre la mia storia, nel mio valore unico e irriducibile. Questa mia lettera è anche il mio commosso ringraziamento al Santo Padre, che ogni giorno guida con coraggio e amore il popolo cristiano in un cammino nel quale ciascuno diventa sempre più se stesso e dove tutti gli aneliti più profondi del cuore trovano davvero risposta.

  26. Francesca Miriano

    E se la Chiesa e i cattolici la pensassero come gli pare su gay, adozione per coppie omo, adozione ai single e magari lo Stato facesse leggi che tenessero conto anche di realtà diverse ma non così rare e tantomeno ‘deviate’?E poi perchè ai preti viene impedito di procreare per contratto visto che tutti dovremmo essere programmati per accoppiarci secondo natura al fine di garantire la continuazione della specie?

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