Kuestione di kuore

di Cyrano

«Se canticchi il “Dies Irae” sotto la doccia, 4 punti». Al che mi sono sentito come Kevin Klein nella scena madre di In&Out, quando una voce registrata su nastro chiede al suo personaggio se per caso sia una teiera: ho guardato gli angoli della stanza, chiedendomi dove potesse essere il microfono, e poi mi sono ricordato che semmai avrei dovuto cercarlo in bagno.

E va bene, lo ammetto, di tanto in tanto m’è successo di cantare il “Dies Irae” sotto la doccia, e anche salmi penitenziali prima degli esami (li trovo estremamente rilassanti!). E allora? Voglio dire, cosa c’entra? Questo farebbe di me un vero cattolico? Se le cose stessero così non avrebbe torto il giornalista gay di In&Out, che per saggiare l’omosessualità del professore gli chiede: «L’ultimo album di Barbra Streisand…?» (l’altro, ovviamente, risponde all’istante).

E poi, «se tieni in kamera da letto un megaposter del Kardinal Ruini, o almeno una sua foto inkorniciata sul komò, 1 punto». Che dire? La sua foto non ce l’ho, in effetti, ma non mi passa neanche per la testa di giudicare uno un buon cattolico se ce l’ha. O dovrei dire “un buon kattoliko”? Pare, infatti, che sia tutta questione di kappa. Un istante, prego, come siamo arrivati a questo punto? Giusto, sveliamo gli arcani: era un po’ che rimanevo perplesso quando, nelle conversazioni tra amici, saltava fuori l’aggettivo “kattoliko” («con la kappa!», si precisava) per descrivere una persona, un libro, un’iniziativa, una qualsivoglia cosa… cattolica, sì… ma veramente cattolica. Insomma, ci si può far capire solo inasprendo l’equivoca portata agrodolce della lettera “c” in un’inequivocabile raspata gutturale: «KKKKKKKKKKK».

Bah, sarà… conservavo le mie piccole perplessità, così recentemente ho consultato una raffinata enciclopedia teologica (grazie, Dio, per Google!) e ho trovato pochi sparuti riferimenti, neanche una pagina di Wikipedia, alcuni siti “under construction” e il test da cui ho riportato le due frasi qui sopra: «per scoprire se sei un kattoliko hard-core o un modernista come ce ne sono tanti». Modernista a me?! Non sia mai! Ma cosa c’entra col modernismo il possedere uno o più rosari, reliquie e scapolari? Era modernista Giovanni della Croce, che ravvisava nell’attaccamento a oggetti devozionali un tipico sintomo di avarizia spirituale? E sarebbe un frutto dello Spirito, il trovarsi a gongolare della durezza dei calli sulle proprie ginocchia, che sarebbe maggiore di quella dei talloni? E qual è il cattolico che deve sentirsi un “cattolico scelto d’élite” (pare Age of Empires!) perché di tanto in tanto si dà a pregare per la conversione di cardinali di Santa Madre Chiesa (sic!)?

Chiaramente è un gioco, e chiaramente è autocanzonatorio, perché se uno gira per il sito lo trova invece dignitoso, serio, ragionevole, informato e vario, come sono del resto quasi tutte le persone trattando con le quali sono venuto a contatto col vocabolo “kattoliko”. Ma allora perché questi parossismi? Perché tanta iperbole? Perché mescolare così indistintamente tratti belli e veri del cattolicesimo con deformazioni tali da non aver niente a che fare con la fede? Qualche tempo fa Erika scriveva che «non sta a noi giudicare la fede altrui, né se si tratta di Lele Mora o Borghezio, né se si tratta di Romano Prodi o Rosy Bindi». M’ero riservato di rifletterci su, perché a fronte dell’aperta ragionevolezza della dichiarazione c’era qualcosa che non mi tornava. Ecco cosa: la dicitura “cattolico adulto” è nata come un conio di Prodi in risposta a un richiamo di Ruini. Quello che in essa è biasimabile è proprio l’opposizione dialettica ad altri cattolici che sarebbero, evidentemente, non-adulti. «Ecché – diciamo “noialtri” – solo perché siamo contrari all’aborto legalizzato, alla fecondazione assistita e al testamento biologico dobbiamo sentirci minorati rispetto a voi?»

Da allora l’espressione “cattolico adulto” è stata estesa, generalizzata e ritorta contro chi, in qualunque modo, ritiene di poter scalare la santa montagna (che è Cristo) standosene orgogliosamente fuori dalla cordata. La stigmatizzazione, in fondo, ci sta: li si chiama col titolo che si sono scelti (e di cui non raramente tuttora si fregiano).

Allora eccoci qua, le maniche rimboccate, a studiare, scrivere, scartabellare enciclopedie e magnificare la bellezza e la maturità della fedeltà alla Chiesa e al Magistero. Giusto, giustissimo. Perché spingersi, allora, a emulare l’immaturità pretenziosa di chi s’è tirato fuori dal “sentire cum Ecclesia”? L’avevo già detto tempo fa: perché ingegnarsi a introdurre nuovi nomi e nuove fazioni quando l’essenza di quello che vorremmo essere è “essere quelli di sempre, semplicemente”? Perché inoculare poi nuove divisioni e nuove contrapposizioni, quando l’aggettivo “cattolico” (con o senza kappa) è nato proprio per indicare l’intento della Chiesa di Cristo, nativo e originario, di oltrepassare, convogliare e armonizzare le differenze senza violentarle?

«Se pensi che il tuo Angelo Custode debba per forza di cose essere molto più gagliardo degli Angeli Custodi dei tuoi amici catto-progressisti, 1 punto. Se qualche volta lo hai mandato a coadiuvare i suoi colleghi in quel ginepraio di eresie, 2 punti»: se pensassi una cosa simile, a dirla tutta, mi verrebbe il dubbio d’aver ricevuto per sbaglio un “diavolo custode”, invece di un angelo… Sarà per ridere, ma davvero non ne capisco il senso: di solito i “catto-progressisti” sono ignorantelli (era ‘na volta, che si nutrivano a Dossetti e Zarri!), per sbaragliarli basta studiare appena un pochetto. «Ma con mitezza e rispetto – raccomanda Pietro – con una coscienza retta, in modo che coloro che vi calunniano abbiano a vergognarsi di ciò che dicono sparlando di voi» (1Pt 3,16).

E poi, sì, in una celebrazione nella forma straordinaria del rito romano sarei «perfettamente in grado di recitare le parti dei fedeli senza sbirciare sul libretto ciclostilato del “Proprio”», ma di fatto non ci sono mai andato: come la mettiamo? Me lo posso tenere quel punto o sono proprio destinato ad essere un cattolico senza kappa? Chissà se Gesù mi farà queste domande, “alla sera della vita”, o se anche lui dovrà rassegnarsi a vedersi “de-kappato”.

La posta in gioco, nel cattolicesimo, è troppo seria perché la si comprometta con questi giochini: ne va della pace degli uomini, ne va del futuro del mondo, ne va della gloria di Dio. Paolo incalza, sulla necessità di estinguere stupidi spiriti di contesa: «Quando, per esempio, si radunasse tutta la comunità e tutti parlassero in lingue, e sopraggiungessero dei semplici uditori o degli infedeli, non direbbero che siete impazziti? Quando invece tutti profetassero, e sopraggiungesse qualche infedele o semplice uditore, verrebbe convinto da tutti, giudicato da tutti; sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è in voi» (1Cor 14,23-25).

La fede, in fondo, è kuestione di kuore.

Anzi, “questione di cuore”.

Con dolcezza.

107 pensieri su “Kuestione di kuore

  1. angelina

    …la capacità di vedere e comprendere il mondo e l’uomo dal di dentro, con il cuore. Noi abbiamo bisogno di una ragione illuminata dal cuore, per imparare ad agire secondo la verità nella carità.
    …Il mistero di Cristo ha una vastità cosmica: Egli non appartiene soltanto ad un determinato gruppo.
    .. E ha preso tra le sue braccia l’ampiezza e la vastità dell’umanità e del mondo in tutte le loro distanze. Sempre Egli abbraccia l’universo – tutti noi.

    http://magisterobenedettoxvi.blogspot.com/2009/06/il-papa-chiude-lanno-paolino-coraggio.html

    Buonanotte

  2. Salvator Di Fazio

    Credo che, semplicemente, l’introduzione della k sia stato voluto x intendere tutta quella minima frangia nn protestante ancora presente nella chiesa cattolica.
    Anch’io è da mesi che faccio uso di K quando propongono delle cene di persone aderenti al magistero. Certo nn chiedo loro la tessera x sapere quanti punti fragola hanno collezionato

  3. fefral

    grazie Cyra’. Devo dire che non avevo idea del senso che avesse l’uso della k, l’ho scoperto in questo blog (come qua dentro ho scoperto socci e langone) e sinceramente me ne dissocio. Non mi identifico nemmeno con i cattolici adulti (ma non dovevamo diventare come bambini per entrare nel regno dei cieli?).
    Non canto il Dies Irae sotto la doccia, piuttosto Jovanotti o Renato Zero (quanti punti col segno – merito per questo?) riservando De Andrè a momenti un po’ più impegnati. Devo dire che ieri però avevo voglia di pregare (non capita spesso) e sono entrata in chiesa con le cuffie nelle orecchie ascoltando “più su” di renato, beh, su quel testo si prega proprio bene (-15 punti, vero? Però erano giorni che non riuscivo a parlare con Gesù così bene!)
    Niente poster di Ruini, ma un bel puzzle gigante di Saetta mcQueen, però prego in latino e conosco un sacco di canti gregoriani, ho speranza di recuperare?
    Bah, non sopporto i gruppi e le etichette, questo è un fatto, e questo forse mi lascerà sempre un po’ a margine della Chiesa di cui sono felice di far parte… sto un po’ al confine, attaccata al magistero da una parte ma con una predilezione per quelli che non si definiscono nè cattolici adulti, nè Kattolici, e neppure cattolici. Non siamo forse lievito da mescolare all’impasto? Che senso ha restare chiusi nel barattolo a autoincensarci per quanto siamo bravi con la messa in latino e il diritto canonico?
    Però una cosa la devo ammettere: il mio angelo custode è davvero gagliardo 😉
    Cià ragà, vado a mescolarmi con la folla di chi compra coi saldi!

      1. fefral

        sai in cosa è diverso? Il lievito è fatto per la maggior parte di acqua e farina, che fermentano grazie ad alcuni agenti fermentanti (batteri) che muoiono se il lievito stesso non viene continuamente mescolato ad altra acqua e farina

  4. Buon Giorno Ragazzi!
    Ok, lo ammetto le preghiere in latino le conosco anch’io ( ogni tanto nei sogni lo parlo anche, ma devono essere ricordi di quando lo studiavo ), posso suggerire al sacerdote la messa, ma non mi sanguineranno mai le ginocchia a furia di pregare e mi madre mi faceva rilevare che non mi confesso dal giorno precedente la cresima.
    Fefral tranquilla a parte i link’in park Renato Zero lo canto anch’io.
    Io e Dio parliamo spesso e volentieri, ma non in chiesa, e il mio Angelo Custode, che ha fatto un lavoro eccellente, prima che ” mi rimettessi in riga ” ha fatto gli straordinari, ma mi fido di lui e so che non mi molla.
    Ok, forse per qualcuno ce n’è abbastanza da chiedere la mia scomunica, ma io mi affido a mio Padre, non a i punti, il Cielo non è un supermercato.

  5. Erika

    Cio’ che sconcerta e sorprende e’ l’ animosita’ di taluni cattolici verso altri cattolici, collegata un po’ troppo spesso all’affezione verso stili e tendenze neanche si parlasse di collezioni autunno/inverno.
    Mi spiego: un conto e’ la normale, anche vivace, dialettica all’interno di un corpo, universale per antonomasia, quale e’ la Chiesa cattolica. Un conto e’ crogiolarsi in una definizione per mero bisogno di appartenenza, come in una crisi di identita’ adolescenziale. Come si spiegherebbe, altrimenti, che molti cattolici, che dimostrano un’altissima soglia di tolleranza riguardo certi inqualificabili comportamenti, davanti a Prodi e Bindi reagiscono come vampiri davanti a una treccia d’aglio?
    Non ne faccio una questione politica. Si può essere di idee politiche differenti senza condannarsi reciprocamente all’eterna dannazione? Spero di si. Personalmente ammetto di rimpiangere (anche se non li ho mai vissuti 😉 !) , i tempi in cui lo “scontro” era fra Dossetti e De Gasperi.

  6. Il nostro discorso è specialmente sulla morale sui comportamenti sociali sulla religione la fede con divagazioni su libri cinema cronaca (sempre in rapporto alle questioni suddette9
    orbene, io, ripeto, su queste materie non sono sicuro di avre un pensiero preciso e regolatore in assoluto. Osservo mano mano i fenomeni umani che mi si presentano davantim di cui leggo, di cui sento e:
    1) vedo una gran varietà di situazioni e di di modi
    2)mi viene fatto automaticamente di astrarre da questi delle regole mentali di base, ma poi, approfondendo e crecando e spostando lo sguardo da ogni parte, osservo che anche queste regole sono varie e mutevoli a seconda le persone le genti le situazioni..
    3)ne ricavo…nulla, non ne ricavo nulla, mi metto subito al lavoro, sposto una pietra, la
    metto vicino a un’altra, no, la cambio di posto, la metto sopra, mi sembra, alle volte, di avre nella mia mente il “modello” già intuito di come dovrebbe essere il tutto compiuto (del muro)ma invece poi sposto trasformo, alle volte butto giù ogni cosa e ricomincio (forse non sono un bravo creatore mi dico, un bravo creatore ha in mente il modello lo intuisce ne ha la visione già compiuta come si vede in qualche film e poi non fa che metterlo in atto )io no vo avnti pezzo pezzo, pietra pietra, trascino, ruzzolo scarto ripiglio sabozzo liscio suqdro appuntisco ottundo sbriciolo scglio….

  7. Alberto Conti

    Questo post mi turba un po’, condivido sicuramente la stupidità di un test come quello indicato ma non riesco a valutarne l’effettiva “pericolosità”.

    Mi infastidisce che il sito di Libertà e Persona (normalmente serio per quanto possa conoscerlo) abbia avuto una caduta di stile del genere: ironico? No. Autocanzonatorio? no Inutile? Si. Stupido? Pure. Pericoloso? Forse.

    L’uso della “K” mi rammenta periodi non proprio felici e quindi ne ho una repulsione immediata.

    Non posso giudicare la Fede di un’altra persona, ma conosco un test sicuro per verificare la sua cattolicità: se sta con il Papa; penso che questo sia l’unico e vero test che è sempre stato valido facendo la differenza tra santi ed eretici.

    1. lidiafederica

      Il test secondo me serve a “smascherare” le persone che giudicano la fede altrui dal numero di figli, o da quanti scapolari possiedono, o da dove passano le vacanze. Purtroppo coloro che fanno così l’ironia non la capiscono, e il test (che è di cattivo gusto, sì, ma secondo me è stato dettato dalla disperazione) non lo capiscono proprio, e anche io a volte mi sento proprio sconfortata, possibile che ci siano così tanti cattolici adulti e cattolici bigotti in giro?…

      1. fefral

        sì penso anche io che le persone a cui è diretta l’ironia non sono in grado di coglierla. Però non sconfortarti: ci sono anche un sacco di cattolici “medi” (e non mediocri) che forse si notano di meno, che ogni giorno vivono la loro vita cercando di rendere un po’ più bella la vita di quelli che hanno accanto e di essere un po’ più amici di Cristo. Magari non parlano tanto di Dio e di Chiesa, ma te ne accorgi che pregano. Vorrei tanto riuscire ad essere così: che le persone che mi incontrano possano dire “questa qui è amica di Gesù” senza bisogno che io ne faccia pubblicità.

  8. OT: ho notato che l’Admin ha avuto la bontà di correggere un mio refuso nel post Fidanzate o Spose. Il nome della teologa citata è Schussler-Fiorenza e non Schluss-Fiorenza come avevo erroneamente scritto. Mi scuso con tutti e faccio i complimenti all’Admin per l’attenzione (e doppi per la competenza, in verità questo refuso non era affatto facile da rintracciare)

  9. Alessandro

    “Cattolico” basta e sovrabbonda, perché riuscire, a imitazione di Cristo, a convertire il cuore nostro a coprire una latitudine universale è compito che certo ci sopravanza non poco e, per adempiersi, abbisogna di generose, copiosissime provvidenze della Grazia, di una singolare condiscendenza divina.

    In fondo si tratterebbe soltanto (!) di riuscire a prestare, ma davvero, assenso e dell’intelletto e della volontà (entrambi: niente inimicizia tra fede e opere) a ciò che la Chiesa insegna essere verità infallibile, irreformabile.
    Insegna la Chiesa, non: insegno io. E’ l’umiltà di sapere che – “quoto” Cyrano – “la santa montagna (che è Cristo)” non la si può ascendere “standosene orgogliosamente fuori dalla cordata”.
    E c’è il rischio che slittino fuori cordata anche quei kattolici che, senza vigile esercizio di discernimento, sbottano in requisitorie al calor bianco contro il “modernismo” di Tizio o il “luteranesimo” di Caio (il che non toglie che modernisti siano all’opera anche oggidì: ma ciò che guasta il kattolico è la presunzione di essere dotato di un efficientissimo, inappuntabile “rilevatore istantaneo di modernismo in atto”). Certe esorbitanze di zelo istigano ad assumere contegno da acchiappafantasmi: e non è un bel vedere.
    Annotazione conclusiva: piantare in asso la cordata (senza avvedersi che, così facendo, ci scapitiamo noi) è una tentazione pure mia, da rintuzzare e frustrare ogni giorno, per non farsene soverchiare.

    Detto ciò, la locuzione “cattolico adulto” ha fatto fortuna e la condotta corrispondente merita la debita stigmatizzazione: tanto che pure Benedetto XVI ha deciso di occuparsene.
    Lo ha fatto – lo ricordavo tempo fa – nell’omelia dei primi Vespri in occasione della conclusione dell’Anno paolino (28 giugno 2009)

    “Lo stesso pensiero di un necessario rinnovamento del nostro essere persona umana, Paolo lo ha illustrato ulteriormente in due brani della Lettera agli Efesini, sui quali pertanto vogliamo ancora riflettere brevemente.
    Nel quarto capitolo della Lettera l’Apostolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l’età adulta, una fede matura. Non possiamo più rimanere “fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (4, 14).

    Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede “matura”, una “fede adulta”. La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa.

    In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo.

    Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo. Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande “sì”. Descrive la fede matura, veramente adulta in maniera positiva con l’espressione: “agire secondo verità nella carità” (cfr Ef 4, 15).”

    1. Alessandro

      Scusa Angelina, mi accorgo adesso che hai linkato prima di me l’omelia, quindi io ho… raddoppiato. Ho scelto di estrarre e riportato solo la parte che tratta della “fede adulta”, ma va da sé che è bene leggere l’omelia per intero.

      1. angelina

        Hai fatto bene, è meglio citare per esteso. Per quanto mi riguarda, mi è piaciuto sottolineare il riferimento al kuore fatto da Cyrano. Tra l’altro, trovo arduo riuscire a “estrarre” frasi o periodi dai discorsi di BXVI perchè la sua logica scorre con una fluidità e consequenzialità che non meritano tagli.
        Quel riferimento ai cattolici adulti come fai-da-te per me è davvero memorabile. Ogni sua osservazione, foss’anche critica, è sempre colma di attenzione e amore verso ogni persona.

  10. Credo che questo sia un caso particolare di un atteggiamento tipicamente italiano.
    Il grande Gaber (le cui canzoni spesso sono trattati di sociologia) lo aveva già visto e denunciato, in altri contesti, nei primi anni ’80:

    1. Alessandro

      può essere che sia un tratto tipicamente italiano.
      Io penso che però sia una tentazione umana quella di procurarsi autostima figurandosi un mondo diviso in fazioni, delle quali io appartengo a quella buona, giusta. La realtà però è complessa e s’incarica di smentire queste fragili costruzioni identitarie.

  11. Lucia F.

    A fefral e a Cyrano.
    “Non siamo forse lievito da mescolare all’impasto? Che senso ha restare chiusi nel barattolo a autoincensarci per quanto siamo bravi con la messa in latino e il diritto canonico?”

    Solo questo: beata te che sei sicura di essere lievito da mescolare all’impasto. Personalmente sento invece tanta debolezza della mia carne segnata dal peccato originale, oltre che dai miei peccati personali da aver timore di sentirmi lievito. Ecco perché in questo particolare periodo storico (ORA) dove regna tanta CONFUSIONE nei cervelli, non è tempo di star tanto in mezzo alla gente ma di star raccolti, insieme alle persone (fratelli) che sono attaccati alla Verità trasmessa e custodita dalla Chiesa e rafforzarci nell’unica Fede e, più che altro, attrezzarci per la battaglia con armi di difesa e di attacco. Siamo soldati. Il lievito nella pasta sono i santi, mentre i non santi, anziché essere lievito, sono spesso un bello scandalo per gli altri che, come sappiamo, sono chiamati ad accogliere la salvezza di Cristo, tutti. Ghandi per esempio, fu “tentato” di convertirsi al cristianesimo ma, ahimé non riuscì a farlo perché, pur dicendo che il cristianesimo cattolico era la più bella religione, non riuscì ad abbracciarla a causa della testimonianza dei cristiani!! Bella figura.

    Invece al giovane Cyrano vorrei dire di andare qualche volta alla messa nella forma straordinaria. Mio marito che la frequenta mi ci ha portato ormai varie volte – famiglia permettendo, perché dobbiamo fare kilometri e kilometri- e, pur avendo io fatto l’istituto tecnico – perciò: niente latino, purtroppo – devo dire che la devozione che ci consente di avere il rito antico della messa non ha paragoni. Si sta in ginocchio quasi tutto il tempo e non si ode quasi nessuna parola dall’offertorio in poi perché il sacerdote, oltre ad essere rivolto all’altare, non avere il microfono, in questo rito deve parlare sottovoce. Quindi, anche se sapessi il latino, non lo potrei udire. Percepisco invece che “razza” di mistero si sta celebrando e la realtà del Sacrificio della croce che di nuovo si compie, non ripetendosi nel tempo o prolungandosi – come erroneamente pensavo in gioventù – ma sono io , che devo entrare nell’unico atto di redenzione avvenuto quel giorno sul Calvario. La Liturgia è il mezzo (efficace) che mi permette di entrare in quell’Unico Mistero, in quell’unico Atto.

    Inceve a Costanza dico: COSTANZAAAA!!!
    In un blog come questo bisogna aiutarsi a non dire cose tipo: oggi mi sento di pregare; oggi ho parlato con Dio………. Mi ricordo un post di Raffaella Frullone che disse che un girno lei si sentì di mangiare 3 vasetti di nutella ma dopo…… Che è ‘sto sentimento?
    Io mi sento malato allora sono malato.
    Io mi sento di pregare allora prego.
    Ai miei figli non posso insegnare che “se si sentono” di pregare allora preghino: devo insegnar loro a darsi una regola di preghiera e a rispettarla. E questo anche per altre cose. Ora per esempio, siccome sono qui, e non sono sù con la spada sguainata ad imporre loro di finire i compiti delle vacanze, loro non li stanno facendo perché non si sentono proprio di farli. Vado.

    1. lidiafederica

      Io in generale sono d’accordo: a me la Messa col rito pre-tridentino piace molto, anche se nel rito ordinario la partecipazione del popolo è maggiore, ed è bene che sia così.
      Però che significa non è tempo di stare in mezzo alla gente? Io vivo in mezzo alla gente perché non vivo né in un convento né in un villaggio di 50 anime, ma a Roma. Al lavoro, a casa, con gli amici…gente gente gente. Che dovrei fare? Due sono le opzioni: o taccio il mio essere cattolica per non scandalizzare, o lo dico, anche con i miei errori, magari scanadalizzo, ma almeno non sono ipocrita. La mia coscienza mi dice spesso “ma come, vai a Messa tutti i giorni e poi litighi con tua sorella per chi si mette la maglietta nuova”, ma è la vita. Io mi sforzo di non litigare, chiedo scusa e magari le lascio pure indossare la (mia) maglietta nuova. Che altro posso fare?
      Potrei stare solo con cattolici, non parlare con nessun altro della mia fede e andare a Messa di nascosto così che i colleghi di lavoro non lo sappiano. Ma non sono certa che sia la cosa migliore da fare…L’alternativa è vivere con naturelezza: sono cattolica, lo dico, i miei errori testimoniano che sono umana e peccatrice, ma mi sforzo di farne il meno possibile. Poi, certo, ho dei momenti in cui mi ritrovo con altri cattolici per ricevere formazione, studiare il MAgistero etc., però dopo, via, in mezzo alla gente che NON è diversa da me ma è la MIA gente (mamma, papà, fidanzato, sorella, amichi, colleghi, etc.) e io lontano da loro non posso stare.

    2. paulbratter

      Alè, spada per tutti allora! nonchè paletta per i voti; devo dire che dopo questo intervento il post di Cyrano mi sembra ancora più “azzeccato”

      1. paulbratter

        PS ” Il lievito nella pasta sono i santi” pensa che finora ero convinto che siamo tutti chiamati alla santità…

        1. angelina

          Già, il “duc in altum” è una chiamata universale. La Lumen Gentium, dopo tanti anni e tanto parlare di “spirito del Concilio”, sembra che sia ancora tutta da scoprire.

          Specie il capitolo V. Intrigante per i laici.

          tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità, secondo le parole dell’Apostolo: « Sì, ciò che Dio vuole è la vostra santificazione » (1 Ts 4,3; cfr. Ef 1,4).

          I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto.

  12. Roberto

    Ahime! Veramente, Dossetti e De Gasperi, a voler vedere, sono due facce della stessa medaglia, più di quanto si possa ritenere di primo acchito.
    Comunque, la spiegazione a me pare abbastanza semplice, e non ha a che fare con crisi adolescenziali, ma proprio nello stabilire che cosa intendiamo per cattolico. Che dovrebbe essere una cosa piuttosto semplice… ma ormai purtroppo sembra non ci sia nulla di più divertente, per il mondo, che complicare le cose semplici.

    Cattolico, con la K, è un’invenzione ironica di Cammilleri (non il giallista, ma il converso) in ricordo degli anni sessanta. Finisce per diventare, numi!, un identificativo per quei cattolici che pretendono obbedienza al Magistero e si permettono di ricordare che per un cattolico disubbidire alla Gerarchia ha tanto senso quanto uscirsene di casa senza pantaloni e mutande…

    Questo perché, tanto per ricordarlo, il cattolico deve offrire adesione leale anche al Magistero Ordinario, che impegna in coscienza e opponendosi al quale si incorre in materia grave di peccato (disobbedienza). Assieme a piena avvertenza e deliberato consenso, fa un peccato mortale.

    Finché tale comportamento resta nel chiuso del proprio privato, il peccato, che pure è “affare della Chiesa”, sfigura innanzi tutto e soprattutto chi lo commette. Io posso dispiacermene umanamente, pregare per il peccatore (e sì, questo implica che sono del tutto abilitato e autorizzato a giudicarne il comportamento e temere per il suo Destino eterno, seppur non posso ovviamente stabilire con certezza quale Esso sarà), ma lì mi fermo. Posso ammonire fraternamente, se me ne capito l’occasione.

    Tutt’altra questione è quel politico che si pone in rivolta dichiarata con le linee Magisteriali, se ne fa vanto e pretende di essere semplicemente considerato “un altro genere di cattolico”. Rosy Bindi ha affermato esplicitamente, se non sbaglio, che la gerarchia non deve insistere sui principi non-negoziabili perché per la politica “è necessario negoziare”, poco tempo dopo l’elezione al soglio di Pietro di Benedetto XVI ha espresso l’idea che si debba considerare il Suo pontificato “una parentesi”, e si capsce perfettamente cosa intendeva con questo…

    Il comportamento dei cattoprogressisti:
    – reca scandalo alla Fede dei semplici, facendo loro credere che comportamenti in opposizione al Magistero siano LECITI per un cattolico: cosa che NON è;
    – la loro surrettizia attività di logoramento infetta l’azione politica dei cattolici, impedendo la formazione di una forza politica che la sia autenticamente, e non solo di facciata, e rubando a tutti gli effetti voti con l’inganno per poi riadoperarli per i propri fini;
    – procede a un’azione di secolarizzazione intensa: la DC è la principale responsabile della secolarizzazione in Italia, di fatto, così come il democratismo cristiano in generale;
    – ciò porta a leggi quali quelle sul divorzio e sull’aborto. Rosy Bindi & so on sono i figli dei responsabili del silenzioso genocidio che passa sotto il nome di aborto: milioni di bambini non nati uccisi su un piatto della bilancia, e qualche disordinato comportamento sessuale sull’altro piatto. Non c’è forse una sproporzione che giustifica un diverso peso nel mio giudizio, no?

    Ma soprattutto la politica si gidica su parametri politici, non sul ocmportamento personale che è importante, ma infinitamente meno. In politica per un cattolico ciò che fa testo è la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. Chi vi si oppone, e FA politica, non può essere considerato un cattolico. Questo comportamento sorpassa infinitamente in gravità un disordine comportamentale personale (e così è sempre stato, fin dai tempi delle monarchie) e va denunciato con una forza proporzionata alla gravità.

    1. Alessandro

      In politica la bussola è la Dottrina sociale della Chiesa. Il politico cattolico che si oppone a un principio non negoziabile sta disattendendo la Dottrina sociale della Chiesa, cioè sta venendo meno ai doveri di un cattolico. Questo mi sembra vada detto chiaramente, come ha fatto Roberto.
      E non è questione di collocazione politica, ma di fedeltà dalla Dottrina sociale della Chiesa (se un politico di destra, non certo vicino allo schieramento della Bindi, si oppone in parole e/o in opere a un principio non negoziabile, va stigmatizzato; ripeto: non conta la collocazione politica).

  13. Alessandro

    In sintesi, per non usurpare la qualifica al cattolico si richiede quanto esplicita il Codice di Diritto Canonico:

    “Can. 750 – § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell’unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria.

    § 2. Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente.”

    Insomma: il cattolico “in regola” presta assenso dell’intelletto e della volontà a quelle (tutte e ciascuna) che il Magistero della Chiesa insegna essere verità infallibili (e quindi irreformabili), siano esse definite o anche semplicemente definitive.
    Sul resto si può discutere. Su questo, no: occorre aderire, con intelletto e volontà.

  14. Sini

    Io sono cresciuto in un oratorio ambrosiano come ce n’erano negli anni ’70 (più o meno una comune hippy autogestita da adolescenti con un giovane prete che aveva le chiavi): ricordo jeans sfrangiati, fazzoletti tergisudore in testa, chitarre sfondate che che suonavano Nomadi, Guccini, Inti-Illimani, Contessa di Pietrangeli (non so se rendo l’idea). Ricordo un poster appeso sulle scale tipo questo.
    Ho frequentato il gruppo Samuele, la FOM, il cardinal Martini, don Colmegna, sono stato obiettore di coscienza Caritas…
    Poi mi sono convertito. E incazzato.
    La cosa che mi ha fatto più incazzare è che in tanti anni di frequentazioni pretesche, oratoriane, parrocchiali e diocesane nessuno, dico nessuno, mi ha mai spiegato una cosina da nulla: cosa significa che Gesù è morto per noi.
    Mi avevano spiegato che essere cattolici significava essere rivoluzionari, controcorrente, votare a sinistra, vestire in un certo modo eccetera. Ma quella cosina non me l’aveva mai detta nessuno. Peccato che quando l’ho capita mi è cambiata la vita, per dire. Ah, ovviamente, come succede sempre quando ci si converte, non sono mancate le esperienze sensibili.
    Comunque sia: non ero solo incazzato, ma avevo anche fame.
    Cercavo qualcuno che mi spiegasse, che mi istruisse, che mi educasse, qualcuno che aveva vissuto la stessa cosa. Il deserto.
    Negli ambienti nei quali ero cresciuto, quando non erano canzoni che spiegavano come sparare a preti e fascisti, come ammazzare i borghesi a martellate, erano canzoni che parlavano di cantare, gridare, sentirsi tutti uguali o di cose che “soffiavano” nel vento, my friend.
    Niente “cibo solido”, come dice san Paolo.
    Ma io avevo fame. Una fame boia. Ed ero incazzato.
    Così ho cominciato a girare per librerie cattoliche, le paoline, ad esempio.
    Lo stesso deserto.
    Con una eccezione: Ipotesi su Gesù, di Messori.
    Non vi dico cosa ha rappresentato per me quel libro: non ero solo, non ero pazzo.
    Poi Messori ha pubblicato altri libri, poi è arrivato Cammilleri, poi altri, tanti altri.
    Poi il newsgroup ICC, poi il portale Totustuus, poi Alleanza Cattolica, l’Opus Dei, CL, il Movimento per la Vita Ambrosiano…
    Caspita, un mondo sommerso. Sommerso nonostante il papa, Giovanni Paolo II, fosse la guida (isolata, lasciatemelo dire) di quel mondo.
    Ho scoperto che i seminari diocesani regalavano (in cambio di pochi euro) intere librerie di vecchi preti defunti. E mi sono portato a casa san Tommaso,il Denzinger, l’Enciclopedia Cattolica, manuali di teologia dogmatica, teologia pastorale, teologia morale, storie della Chiesa… i libri liturgici antecedenti la riforma. Poi il rito tradizionale, il gregoriano. Gli esercizi di sant’Ignazio.
    Per farla breve: ero un cattolico (adulto), ora sono un kattolico con la kappa.
    Dite quello che volete, ma quella kappa credo di essermela meritata.

    1. Alessandro

      No, non eri un “cattolico (adulto)”, eri un battezzato intossicato dai liquami post-sessantottini che hanno abbondantemente infiltrato certi ambienti di Chiesa, ma non eri certo un cattolico (amavi forse definirti “cattolico”, quando ti inebriavi di marxismo, pacifismo, libertarismo, sincretismo? O ti infastidiva, la qualifica? Non ti suonava forse intollerabilmente discriminante verso i non cattolici?).
      Adesso – perdonami la licenza – direi che sei un cattolico, senza aggettivi. E senza k (anche se, sì, dopo tante peripezie te la saresti pure meritata. Ma sei sicuro di volerla. Non ti basta essere cattolico? Come GPII, come BXVI?)

      1. Sini

        Infatti, Alessandro, preferivo (perché così mi era stato insegnato) definirmi “cristiano”. Sia perché era più ecumenico, sia perché “cattolico” sapeva di crociate, inquisizione, nepotismo, vendita delle indulgenze ed altre terribili cose (chiaro? Ci insegnavano il disprezzo della sposa di Cristo…).
        La kappa non l’ho voluta, me la sono trovata. E’ una cicatrice. Ogni tanto fa male, non è bella da vedere. Però, ripeto, me la sono proprio meritata. E quindi me la tengo.

  15. Erika

    Mi dite che un politico cattolico deve obbedire al Magistero.
    Vero, senza dubbio.Immagino che la parola definitiva sia quella del Papa, ma nel frattempo, sui modi di condurre una “battaglia” politica, i singoli cardinali sono in disaccordo tra loro. E allora il politico cattolico chi deve seguire?
    Infine permettetemi

    1. Sini

      Guarda, Erika, il papa è stato chiaro: il minimo comune denominatore sono i principi non negoziabili. Questo è Magistero ordinario al quale si deve assenso di fede e un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà.
      Ovviamente siamo liberi, e questo vale sia per i laici sia per i sacerdoti di ogni grado. Se si tratta di laici o sacerdoti è una loro opinione personale; se si tratta di vescovi siamo tenuti all’ossequio, ma non all’assenso.

    2. Erika

      Scusate, mi e’ partito il tasto di invio!

      Infine vorrei fare un esempio limite, magari un po’ becero…
      Io credo che i politici debbano essere in certa misura anche un esempio, visto che sono chiamati a un compito così alto.
      Pensate che ci siano stati più aborti per ragazzine che si sono ispirate alla vita di Rosy Bindi o a stili di vita , come dire, più mondani, ispirati da altri politici?
      Non si possono convertire le anime per legge, e questo e’ secondo me l’abbaglio che molti cattolici hanno preso.

  16. Sini

    Se ho capito bene, Costanza ha gentilmente chiesto di non parlare di un certo personaggio in questo blog. Non rispondo in ossequio alla padrona di casa.

  17. Erika

    @sini: hai trovato la verità e questo e’ meraviglioso, ma dalle tue parole trapela proprio quel bisogno di appartenenza estremo di cui parlavo prima.
    Questo a volte porta all’elitarismo, all’esclusione.
    Dimentica per un momento il ’68 e pensa che si potrebbe essere obiettori alla Caritas e conoscere la filosofia patristica. Si possono portare i jeans e amare il canto gregoriano. Grazie al cielo alcune cose cambiano.
    Il Cardinal Martini, che tanti Kattolici detestano, sta avvicinando alla fede una quantità sorprendente di miei amici atei.

    1. Sini

      Cara Erika, meno male che hai scritto “a volte” perché, visto che mi chiedi di giustificarmi, ti dirò che sono molto più missionario adesso di prima, e che ero molto più giudicone, elitario ed esclusivo prima di adesso. Ricordo bene, ad esempio, il disprezzo per i ciellini, l’atteggiamento di superiorità nei confronti di militanze politiche solamente un pò tiepidine, le accuse di imborghesimento o, peggio di fascismo (accusa pericolosa, perché se non ti inalberavi finiva che qualcuno suggeriva un bel pestaggio…).
      Aggiungo che faccio molta più carità di adesso che studio la filosofia tomista (per la patristica ci penseremo), porto i jeans e amo il gregoriano (ma ancora di più la polifonia barocca…).
      Scusa, Erika, ma non è che hai qualche pregiudizio nei confronti dei Kattolici? Non è che pensi che siano ottusi bigotti, gli ultimi spadiferi d’Italia, che non conoscano le immortali melodie di Kate Perry e lady Gaga, che siano razzisti, intolleranti, creazionisti eccetera?
      Comunque.
      Grazie al cielo alcune cose cambiano, infatti un certo tipo di “cattolicesimo” (senza kappa) si sta estinguendo per meri motivi anagrafici.
      Conosco anche io molti che si avvicinano alla fede grazie al cardinale Martini. Il problema è che si avvicinano e basta. 🙂

      1. Condivido profondamente quanto scrivi (della K scusa ma non ne sapevo nulla..).
        Mi piacerebbe raccontarti cosa succedeva in Toscana (a Livorno) in quegli stessi anni. E quali sono stati gli esiti. Mi trovi (se ne hai tempo e voglia) al seguente indirizzo: info@lanciaugusta.it

        Umberto

      2. lidiafederica

        io sono cresciuta e rimasta sempre in ambienti “kattolicissimi”, ma le descrizioni che vedo qui di “kattolicesimo” mi sembrano una presa in giro bigotta della bella e retta dottrina che ho avuto la fortuna di vivere dai 12 anni in poi.

    2. Vero, per quanto mi riguarda ho avuto un percorso simile a quello di Sini, ma partendo da ancor più a sinistra e arrivando all’oratorio solo verso i diciotto anni e per fare volontariato. Oggi sono un prete in blue-jeans che si riconosce in BXVI tanto da aver fatto su di lui la tesi di laurea (quando ancora non era papa in verità).
      Divido equamente il mio tempo tra volontariato, esegesi, contemplazione e direzione spirituale (non necessariamente in quest’ordine) e mi offendo se qualcuno mi dà del progressista, come mi offendo se qualcuno mi dà del conservatore.

  18. costanza

    Lucia F., apprezzo il tuo bel contributo, ma ci mancherebbe che mi metta a sgridare chicchessia nel blog… Se Fefral si sente di pregare va benissimo, chi sono io per giudicare? E noi non possiamo sapere cosa fa lei “nel segreto della sua camera”, come raccomanda Gesù. Lui vede i cuori, Lui solo. Anche io ho un piano di vita, ma che ne so se è gradito al Signore?
    E’ vero, Sini, che è meglio non buttarla in politica sennò la passione ci obnubila.

  19. 61angeloextralarge

    Fuori tema, ma urgentissimo!

    Alle tutte le donne “sposate e sottomesse” del blog…

    Consigli utili per un servizio sempre più efficiente:
    – controllare che i permessi di volo siano in regola;
    – controllare l’orologio;
    – preparare bene il percorso leggendo attentamente gli indirizzi;
    – soprattutto non guidate in stato di ebbrezza e non superate i limiti di velocità (le multe della notte del 6 gennio 2011 sono ancora tutte da pagare).
    – approfittare dei saldi nei negozi iniziati proprio oggi: 1 scopa volante solo 5 €; 3 scope solo 10 €. (solo se la scopa vecchia è impossibile da riparare… c’è la crisii!);
    – scarpe (così finalmente buttiamo via quelle rotte che delll’anno scorso) a metà prezzo;
    – dentiera 1 €.

    Buon lavoro! E copritevi bene perché stanotte farà molto freddo!

    N.B.: Ci vediamo alle 23,45 per partire tutte puntuali a mezzanotte! Se volete possiamo anticipare l’appuntamento per prendere una tazza di cioccolata calda, magari con la panna!

      1. 61angeloextralarge

        Correggi pure gli errori d’ortografia e la sintassi…
        Sai, per noi donne di “sposati e sii sottomessa” l’incontro di stasera può diventare l’occasione di conoscerci tutte di persona, finalmente!

        1. 61angeloextralarge

          Non è tutta opera mia perché ho messo anche alcune cose che ho ricevuto negli anni precedenti: praticamenti un collage!

  20. Erika

    Ok, mi sono meritata la bacchettata per averla ” buttata in politica”, anche se mi auguro che prima o poi diventi argomento di cui si possa parlare serenamente 🙂
    Sini: hai ragione, purtroppo ammetto di nutrire qualche pregiudizio nei confronti dei kattolici, per via di alcuni episodi che mi hanno toccata da vicino. Cito solo l’ultimo: una cara amica e collega di lavoro fa la catechista nella sua parrocchia, in modo semplice e senza aderire a nessun gruppo. Durante un’assemblea talune megere di non so quale gruppo oltranzista hanno asserito che non era più adatta a svolgere il suo ruolo.
    Aveva omesso o spiegato male delle verità di fede?
    No, semplicemente dopo 2 anni di matrimonio non aveva ancora figli e ciò gettava un’ombra sulla sua condotta sessuale.
    Hanno ferito e confuso una donna che ha difficoltà a restare incinta e mi ha sorpreso aver dovuto essere io, dichiaratamente agnostica, a esortarla a non abbandonare il suo cammino perché, in fondo, anche un cattolico può sbagliare.

    1. Sini

      L’imbecillità non mi sembra proprietà esclusiva di questo o quel gruppo oltranzista: non solo è ecumenica, ma è addirittura interreligiosa.

      1. Erika

        Ecumenica e interreligiosa… Già, Sini, hai ragione.
        Mediterò sul pregiudizio e per ora vado a fare penitenza pulendo un kg di sarde per una cena coi colleghi di mio marito, che si e’ ricordato di averli invitati solo stamattina.
        Il colloquio si e’ svolto così:
        – tesoro, ho invitato i colleghi per una cenetta stasera…
        -davvero, amore?ok, ci penso io. Ti amo tantissimo.
        -grazie, piccola, lo so.
        – no, no, stavo ricordandolo a me stessa…

        1. Velenia

          @Erika,tu sei un modello per tutte noi, suggerisco una pasta con le sarde alla siciliana.

  21. 61angeloextralarge

    Cyrano! Avevo letto il post velocemente e quindi non me la sentivo di lasciare un commento inerente. Adesso l’ho riletto e ti ringrazio, soprattutto per:
    “La fede, in fondo, è kuestione di kuore. Anzi, “questione di cuore”. Con dolcezza”.
    E’ un po’ come la ciliegina sulla torta (per chi ama le ciliegie).
    Se mi esamino vedo che non soo “Kattolika” né “cattolica”… Sto cercando di essere “cattolica”, come tanti, sforzandomi di vivere il quotidiano nel modo più giusto possibile e alla sequela di Gesù e Maria. Non ci riesco sempre ma cerco di correggermi. A volte non riesco nemmeno a correggermi!
    Ho vissuto anche io la fase della “fede fai d te” e ci stavo mooolto bene in quella fase. Era comodo dire a me stessa: “Qui la Chiesa ha ragione!”… “Qui la Chiesa ha torto e allora faccio come credo!”. Poi, per grazia di Dio, ho capito che devo seguire le indicazione della nostra Santa Madre Chiesa, altrimenti faccio solo casino e cado.

  22. Alora, quegl’altri, , tutti quegl’atri, essendo fuori da tutti questi battibecchi sindacal-teologico-religiosi, vuole dire che non hanno kapito un kazzo?!?

  23. nonpuoiessereserio

    Credo che osservare i Dieci Comandamenti e quello dell’Amore sia già un percorso difficile. Io mi sento un gran peccatore, mi affido al Papa e alla dottrina della Chiesa per tutte le questioni. A volte leggo e mi soffermo su qualche suggerimento della Chiesa e potrei non trovarmi perfettamente in linea, ma chi sono io per insegnare? D’altro canto non sopporto quelli che chiedono al prete se possono usare il preservativo o se possono fare l’Amore prima del matrimonio. Io non so e non dico se sia giusto farlo o non farlo. Ti senti di farlo? Ti sembra giusto? O forse non resisti alla tentazione di non farlo? Non lo so. La Chiesa giustamente mette dei paletti però non ti condanna. Se non mettesse dei paletti ognuno fa ciò che gli pare, per carità, è libero di farlo ma se uno vuole dirsi cattolico deve riconoscere i dogmi di fede, questo non significa essere automaticamente forti da comportarsi sempre di conseguenza, siamo peccatori, debolucci e carnali e Dio ci ama anche per questo.

    1. Sai, il problema non è il fatto che uno riconosca il bene e faccia il male, questo è soltanto umano, lo diceva Ovidio “video bona proboque, mala sequor” e lo ripete S. Paolo (o forse l’ordine cronologico è il contrario?)
      Il problema è quando uno per giustificarsi pretende di chiamare bene il male o (peggio) viceversa… questo è proprio inaccettabile

      1. Quest’altro Nasone, in verità, ha scritto: “video MELIORA proboque, sed deteriora sequor”, cosa di per sé ovvia per l’antitesi omoteleutica fra meliora e deteriora. Avendolo però studiato poco dopo ch’era stato scritto (il buon Ovidio venne in classe a leggerci l’opera sua), ho fatto un po’ di spulciatio librorum, ed infatti, ai versetti 20-21 del libro VII delle Metamorfosi si legge MELIORA.

  24. fefral

    Cara Lucia F.

    prima di tutto grazie. E’ vero, beata me. A volte non ci penso, e do per scontato qualcosa di cui invece dovrei ringraziare Dio ogni giorno. Sì, io sono sicura di essere lievito da mescolare all’impasto. E’ una sicurezza che non viene da me, per questo mi lascia serena.
    Ma cerco di spiegarmi meglio, perchè dal tuo commento ho capito che forse non sono riuscita a comunicare quello che intendevo.
    Il lievito, come scrivevo prima a Gabriele, non è altro che acqua e farina. Quello che fa lievitare l’acqua e la farina sono degli agenti esterni (la fede? il battesimo? la parola di Dio? i sacramenti?) che agiscono sull’acqua e farina a determinate condizioni e la rendono lievito, il quale aggiunto ad altra acqua e farina fa sì che l’impasto cresca e possa diventare pane. Ora vedi che se mi definisco lievito non sto facendo altro che prendere atto della mia natura (acqua e farina) redenta da Cristo. Non sono io che mi redimo.
    “E di nuovo disse: «A che cosa paragonerò il regno di Dio? Esso è simile al lievito che una donna ha preso e mescolato in tre misure di farina, finché sia tutta lievitata”
    Quando la pasta è tutta lievitata, quella stessa pasta è lievito che può far lievitare altra acqua e farina. Non è umiltà quella che mi fa dire “non sono lievito”, umiltà è quella che mi rende consapevole di essere lievito malgrado le mie debolezze e i miei peccati, perchè non sono io a rendermi lievito ma Dio.
    Detto ciò, non sono d’accordo sull’idea che ORA sia il momento di starcene appartati (dove? chiusi nelle parrocchie? Ben chiusi in un barattolo ermetico che non ci contamini?)
    “non è tempo di star tanto in mezzo alla gente ma di star raccolti, insieme alle persone (fratelli) che sono attaccati alla Verità trasmessa e custodita dalla Chiesa e rafforzarci nell’unica Fede” Perchè ORA? Cosa c’è oggi che non è sempre stato? Gli apostoli non erano messi peggio di noi? E non se ne sono stati certo chiusi nelle loro case zitti e muti!
    Va bene restare attaccati alla Verità trasmessa e custodita dalla Chiesa, ma questa verità non è solo per noi (fratelli), non è forse per tutti? E non ci è stato chiesto di portarla in ogni angolo della terra?
    Un conto è prendere consapevolezza della propria identità di cattolici, andare al nucleo della nostra fede, obbedire alla Chiesa, unica strada certa per la salvezza. Diverso è chiudersi al mondo, rimanere “tra noi”, non mescolarci alla gente: questo, se permetti, è disobbedienza a Cristo, è snaturare la nostra vocazione cristiana.
    Siamo soldati, dici: ricordati qual è stata l’arma con cui Cristo ha vinto la morte,

    Infine, non avevo colto il riferimento a me nella tua richiesta a Costanza (a proposito Costa’ grazie mille per non avermi rimproverata 😉 )
    “In un blog come questo bisogna aiutarsi a non dire cose tipo: oggi mi sento di pregare; oggi ho parlato con Dio”
    ti faccio notare che non ho scritto nulla che potesse tradursi con “Io mi sento di pregare allora prego”, e se si è capito così mi affretto a precisare.
    Ho raccontato che ieri (dopo tanto tempo) ho avuto voglia di pregare. Non ho affermato che se non ho voglia di pregare non prego. Ieri però ho avuto da Dio questo regalo: il desiderio di pregare. E così sono entrata in chiesa cantandogli una canzone. Poco Kattoliko forse, ma sincero.

    C’è da dire che a differenza di altri che scrivono in questo blog (ho letto Sini e don Fabio per esempio) il mio percorso di “conversione” non parte da sinistra ma piuttosto da destra. Io ero forse una kattolika con la kappa prima che si usasse questo modo di scrivere. Ho scoperto con il tempo che la fede è questione di cuore, come conclude Cyrano. E senza diventare progressista mi sono tolta quelle K di dosso, o almeno ho cercato di ammorbidirle un po’.

    In questo blog, come nella mia vita, mi piace raccontare, insieme alle cose che mi stanno a cuore (figli, lavoro, marito, amici, libri, ecc) anche della mia amicizia con Cristo. Cosa ci trovi di sbagliato? Perchè ci si dovrebbe aiutare a non dirsi “oggi ho parlato con Dio?” A me pare piuttosto che potremmo farci l’un l’altro un gran bene se ci raccontassimo, con semplicità, della nostra amicizia con Cristo, sia delle cose belle che delle difficoltà che troviamo.
    In fondo i discepoli di Emmaus non si stavano confidando la loro tristezza e la loro delusione per ciò che era avvenuto (Gesù morto crocifisso, i suoi dispersi e nascosti) quando è apparso loro Gesù?

    Grazie se vorrai aiutarmi a capire meglio il senso del tuo commento. A me quello che è rimasto dopo averlo letto è da parte tua un sapore amaro e poca pace nel cuore.

  25. fefral

    ho appena finito il test: per un pelo sono rientrata nei
    14-22 punti: KATTOLIKO, MA KOSÌ KOSÌ. Non ci siamo, per poco: devi raccoglierti di più in orazione, cominciando – se già non lo fai – a dire il Rosario tutti i giorni. E ad essere più “superstizioso”, se riesci a non fraintendere questa parola.

    Ovviamente non vi dico come ho accumulato punti 🙂

    Ma cos’è ‘sto sito “libertà e persona”? Da quando frequento questo blog sto scoprendo un mondo pieno di cattolici virtuali di cui ignoravo l’esistenza

    1. 61Angeloextralarge

      Abbiamo qualcosa in comuneeee! Ma ti dico serenamente che del giudizio del test me ne po’ frega’ de’ meno! Considerata la disseminazione dei punti, dico fariseicamente che sono comunque più “cattolica” di chi ha scritto il test! Sarebbe carino fargli un “contro-test” e vedere quanti punti raccoglierebbe.

  26. paulbratter

    3 GIOVANNI

    9 Ho scritto qualche parola alla Chiesa ma Diòtrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere. 10 Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando contro di noi con voci maligne. Non contento di questo, non riceve personalmente i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa. 11 Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio.

  27. “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra.Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera, e i nemici dell’uomo saranno i suoi familiari. Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me; e chi ama il figlio e la figlia più di me, non è degno di me; e chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi tien conto della sua vita , la perderà, e chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la ritroverà.”
    Mt 10, 34-39

  28. Per quanto possa sembrare paradossale, detto dal sottoscritto, io credo che la spada acuminata e leggera di Cyrano abbia colto nel segno, ma il virus (o qualunque cosa sia) che mi debilita da un paio di giorni non mi permette di mettere nero su bianco con sufficiente lucidità qualche considerazione più sostanziosa. Diciamo che Cyrano evidenzia con ironia e delicatezza – il marchio della vera saggezza – la tentazione del kattolicesimo con la kappa: la deriva identitaria, la riduzione della religione a “stampella” dell’io o, come scrive Thibon, la presentazione della fede e della preghiera come «”ricariche” ideali che ci assicurano l’equilibrio all’interno ed il successo al di fuori». Non che la fede non abbia nulla a che fare con tutto ciò, e d’altro canto questa tentazione oggi va “messa in conto” visto e considerato l’odierno, massiccio attacco alle strutture che da sempre sono a fondamento psicologico e sociale dell’identità individuale (in primo luogo la rete di parentela). Ma certo occorre sempre purificare le nostre intenzioni e rammentare quanto siano spesso contingenti e relative certe nostre categorizzazioni e schieramenti. Scusatemi la scarsa lucidità ma al momento, sebbene il tema mi stia molto a cuore, di meglio non riesco a fare.

  29. Velenia

    Ho fatto il test e sono risultata Kattolica (strano non conosco le Litanie Lauretane a memoria e non sono mai stata ad una messa in rito tridentino perchè l’ unica di cui abbia notizia nella mia città è a 4 Km da casa mia),però ho dei dubbi sul punto ottenuto perchè un fidanzato mia ha mollata per le mie idee sulla morale,ritenete che non aver voluto baciare il mio primo fidanzato all’ età di 13 anni (lui ne aveva 16) ed essere stata lasciata conti?

  30. Io invece il test non lo faccio, faccio la valigia…….parto domani e torno il 10!
    Oasi di pace aspettami che arrivo! Aveva ragione la Bertè sul mare d’inverno!

  31. Roberto

    Grande Sini! Premesso che non mi interessava, anche se si potrebbe credere diversamente dato il mio intervento, “buttarla in politica” (ormai vado a votare solo per obbedienza al Magistero) e non sono mai stato infestato dalla mentalità sessantottarda (da ragazzo e da giovane mi giudicavo e sentivo anticlericale perché supponevo che avere una mentalità sessantottina fosse prerequisito NECESSARIO per essere un cattolico 🙂 ed era una delle ragioni per le quali ritenevo i cattolici, tra le altre cose, degli ipocriti) ti capisco in ogni parola quando scrivi di quella fame straziante e quell’incazzatura che poco ci manca di spiccare il volo come un elicottero! 😉

  32. Cari amici,
    anzitutto grazie mille a tutti: era un po’ che cercavo di avere dei feedback organici sulla “kuestione della kappa”, e avevo anche bisogno di qualche nota storico-critica (non sapevo che l’espressione l’avesse coniata Cammilleri, e a proposito sapreste darmi anche il riferimento preciso?).
    Detto questo, eccomi qui a rispondervi: m’ero riservato di rimandare ogni reazione finché non aveste terminato di commentare, onde evitare d’innescare dibattiti su singoli punti.
    Anzitutto, grazie a Sini per il racconto della sua storia: come ho già avuto modo di dire, la storia della mia vita non comprende il racconto di una grande conversione, ma di diverse conversioni “di più in più”. Solo intorno ai quattordici anni ho mancato un paio di messe domenicali, e a messa ci sono sempre andato con tutta la mia famiglia. Nonostante questo, Sini, comprendo benissimo il tuo senso di sdegno, di delusione e di rabbia: in qualche modo ho vissuto anch’io la solitudine di un’esplorazione in cui mi sono visto defraudato del mio diritto di cristiano a essere istruito nella pienezza della fede cattolica. Ho fatto da solo in molto, e questo è stato uno dei motivi che m’ha spinto allo studio e all’insegnamento della teologia: vorrei che ad altri venisse dato quello che io mi sono dovuto cercare quasi in solitaria. Il punto che più mi ha toccato del tuo racconto è stato quello in cui hai parlato della kappa come di una cicatrice. Sì, questo lo capisco davvero, e davanti a un simile segno di solitudine e delusione non ardisco sentenziare.
    Senza sentenze, dunque, ma proseguendo il ragionamento, devo ricordare a me e a tutti che questa solitudine, per grazia di Dio, l’abbiamo oltrepassata, pur conservandone il ricordo “pasquale”: è per questo opportuno che, gradualmente, certo, la forza del Redentore arrivi a lenire anche la sensibilità di questa cicatrice.
    Così Alessandro mi trova concorde in ogni sua espressione, e conferma per me (ma penso per tutti) che lo sforzo della ratio quaerens fide illustrata concorre “naturalmente” alla composizione della frattura. Così con Sini ha ragione Roberto, a mio avviso, quando ricorda che la fede in fondo è una cosa semplice, e che i cosiddetti cattoprogressisti sostituiscono alla dialettica di libertà e grazia il monolitico dogma pratico dell’arbitrio, elevato a teoretico “abominio della desolazione”. Ora, per queste ragioni mi pare ragionevole l’asserto dell’uno e dell’altro, che cioè certo “cattolicesimo” (immaturo e intrinsecamente involuto) è destinato di per sé all’estinzione. Questa posizione, però, è contraria a quella di Salvatore, che ha rivendicato l’utilità e l’opportunità di differenziare con la kappa «quella minima frangia non protestante ancora presente nella chiesa cattolica»: quel “minima” e quell’“ancora” inclinano piuttosto all’idea dell’estinzione del cattolicesimo organico, serio, a un tempo identitario e “medio” (come ha detto Fefral con bella espressione), che a quella dell’estinzione dei “cattolici adulti”.
    Certo non ha torto Erika, quando dice (da agnostica in ricerca!) che si dovrebbe poter concepire un gruppo – che sarebbe la Chiesa – tale da rendere possibile un incontro dialettico tra parti diverse, perché così è la vita quotidiana, e la Chiesa cattolica ha l’innegabile merito storico di saper aderire, nel bene e nel male, alla vita quotidiana. Alessandro ha ben ricordato i presupposti e i limiti di questo confronto.
    Cara Lucia F., sono contento di tornare a confrontarmi con te. Non ho un motivo per rifiutare il tuo invito ad andare a sentire la messa di S. Pio V: lo farò. Lasciami però dire che quel rito l’ho studiato con la venerazione che riservo a tutti gli stadi della Sacra Tradizione (e specialmente a quelli tanto importanti): per questa ragione t’inviterei a fare lo stesso con il rito di Paolo VI, considerando che le bestialità che su non pochi altari vengono perpetrate in nome di un presunto “spirito conciliare” non hanno niente a che fare con la Sacrosanctum Concilium e con la stessa Riforma liturgica (rimando per completezza a Riccardo Pane, “Liturgia creativa?”, http://www.esd-domenicani.it/sito/spot.asp?IDscheda=746). Ti assicuro che là dove il messale di Paolo VI è preso con serietà e amore il frutto spirituale non è da meno che nel rito di San Pio V.
    L’annosa diatriba tra pro e contra è un tratto tipicamente italiano dell’approccio alle realtà complesse? Non so, don Fabio: per certi versi direi di sì, ma trovo che ancora una volta Alessandro abbia fatto considerazioni più che opportune. Consideriamo le acque in cui si barcamena la Chiesa francese… l’essere “cugini” non toglie che l’Italia non ha mai avuto alcunché di somigliante al gallicanesimo d’Oltralpe. Allora cos’è? Credo che sia la difficoltà di “stare” (grande verbo della fede) nella tensione delle cose belle e vere, preferendo d’istinto la sicurezza di un rifugio che crediamo sicuro: è la storia del vitello d’oro, che viene forgiato per dare un contorno e una consistenza a quel Dio di cui si sono visti i prodigi (mica erano cattivi, i fonditori del vitello d’oro!).
    Infine, grazie Andreas: ti ho pensato non poche volte, scrivendo il post, e confidavo sulla duttilità della tua intelligenza e sull’apertura del tuo animo alla critica fraterna e curiosa.
    La storia della fede mostra che il rifugio creduto sicuro si rivela fatalmente una trappola: Dio non salva per mezzo della forza, anche se dobbiamo fortificarci e star saldi quanto possiamo; Dio non perdona a causa del merito, anche se dobbiamo convertirci e «fuggire le occasioni prossime di peccato»; Dio non si fa conoscere nella nostra scienza, anche se è la fede che esige l’intelligenza del Mistero. Noi siamo la Sposa di Cristo, la Chiesa cattolica. Solo di Gesù Cristo (quello vero) abbiamo bisogno. Non certo di kappa.

    1. Très gros nez écrivit: a proposito sapreste darmi anche il riferimento preciso?

      R. Cammilleri, Il Kattoliko, Piemme, 2001
      Id., Il Kattoliko 2, SugarCo, 2005
      Id. Il kattoliko 3, Gilgamesh, 2011

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