di Cyrano
Fermi tutti: ha ragione una di voi, che ieri mi ha fatto notare che davanti a certi drammi epocali non si può tacere. Una voce deve alzarsi, una penna deve vibrare perché tutti lo sappiano: George ed Elisabetta non stanno più insieme. È finita, eppure sembrava dover durare per sempre. Ah, allora non c’è proprio nulla di eterno, al mondo!
E poco importa che la suddetta lettrice del blog – il cui nome non rivelerò neanche sotto tortura (tanto si paleserà lei al primo commento)! – si sia detta “soddisfatta come un suino nel fango” (sic!), perché George ed Elisabetta non stanno più insieme, e io so che voi tutti vi rendete conto di come tutto questo farà sfumare la triste fine del passerotto di Lesbia tra gli sbiaditi ricordi di liceo, a meno che non ne ripeschiamo fortuitamente memoria in qualche Bacio Perugina! Altro che pianto di Veneri e Cupidi, lo dice anche Repubblica (in piedi, canto al Vangelo): la Betty nazionale è incredibilmente sola, e l’ombra sinuosa di Belen la incalza da ogni dove!
Ma non sia mai detto che in questo blog s’indulga ai banali luoghi comuni che necessariamente farciscono il più dozzinale dei gossip, quindi scrolliamoci queste sciocchezze dalle spalle e andiamo al sodo del post: dunque, pare che i due comunque fossero in maretta da un po’, e la cosa s’era notata nelle ultime apparizioni pubbliche… (tanto per riciclare quella celebre arringa politica di Benigni sul “rubygate”). Il fatto qual è? Il fatto, se ce n’è uno, è che diamo per scontato che una cosa superficiale sia sempre e comunque falsa: «Sì – diciamo – all’apparenza stavano bene insieme, ma in fondo che ne sappiamo?». E un altro: «Vabbe’, ora noi diciamo che sono due superficialoni assetati di copertine, ma forse la nostra è solo una puntina d’invidia: e se invece fossero due poeti, due anime fatte per compenetrarsi, come la famosa mela di Platone, che pure Aldo, Giovanni e Giacomo possono sciorinare al loro pubblico con disinvoltura?».
Detta in questi termini avrebbero ragione quei due canadesi che non hanno voluto rendere noto il sesso fenotipico del loro “child”: di più, sarebbero degli illuminati, perché altro è quello che appare a fior di pelle e altro quello che c’è nel cuore delle cose! Mi conforta la cara Raffaella, che mi passa sottobanco i materiali delle sue grintose pubblicazioni: pare che ci siano ancora degli istituti scientifici tanto spudorati da schierarsi a sostenere posizioni retrograde come ad esempio che guardando tra le gambe di un neonato si capisce con buona approssimazione se si tratta di un maschietto o di una femminuccia. E se ciò che noi presumiamo essere un maschietto si sentisse, invece, una femminuccia? A che titolo tarperemmo noi le ali di questi passerotti?
I temi sono triti, i concetti ripetuti, ma perché allora in un caso (questo) facciamo l’elogio dell’impressione superficiale, e in un altro (quello) ci spingeremmo in fantasiose dietrologie o lasceremmo perdere la cosa come inattingibile, inverificabile (per non dire francamente disinteressante)? Ci sta: il passaggio è forzato, ma proprio nell’eccesso il paradosso si staglia con chiarezza. In fondo l’unico elemento veramente distorcente della nostra prospettiva è la cortina mediatica, dietro la quale non si sa veramente cosa ci sia. Poi però arriva la scienza (in piedi: canto al Vangelo), che una volta tanto ci dice che dopo “test di laboratorio” e “analisi cliniche” risulta chiaro che i maschi differiscono vistosamente dalle femminucce. Meno male: qualcuno potrebbe obiettare che “noi ce lo sapevamo già”, ma sarebbe anche lui un povero superficiale, e noi non vogliamo essere dei poveri superficiali. Già, noi: che dire di noi qui? C’è la cortina mediatica, qui? Stando all’evidenza, quella più superficiale, pochissimi di noi si presentano con un nome che verosimilmente sarà quello di battesimo, o mostrano agli altri un’immagine che verosimilmente rappresenterà il suo aspetto (non capisco perché ho l’impressione che stiate pensando a me…). Ma è meno superficiale di così considerare che questo sembra davvero un ritrovo di amici, in cui ci si raccontano verità talvolta dolorose talaltra gioiose o semplicemente quotidiane (poi diteci dei piccioni!)? Mettendo da parte la retorica spicciola, non è forse vero che la frequenza quotidiana in questa “piazzola virtuale”, silenziosa per tantissimi e più o meno loquace per non pochi altri, è spinta da un semplice, genuino, gratuito e “immotivato” moto d’affetto?
Ribadisco quanto dissi presentandomi, ma con il rossore di chi c’è già cascato, a sua volta: dove l’amore fa capolino tra gli uomini, in mare, terra, cielo o web, le cose non sono più facili. Inevitabilmente. …ma che bellezza! E se possiamo volerci bene sul serio (al punto da spingerci talvolta a litigare e poi a chiarirci e a chiederci scusa), di che tipo sarà la superficialità di cui questo “nostro” spazio è intessuto?
La parola greca “christianoi”, coniata ad Antiochia per indicare gli amici di Gesù con il suo stesso titolo, fu facilmente “distorta” in “chrestianoi” e poi in “chrestoi” (“gli amanti”, “i dolci”), e Tertulliano annotava di aver sentito alcuni pagani dire, in riferimento ai cristiani: «Guardate come si amano!». Ora, anche noi abbiamo avuto, l’altra sera, al termine di una giornata di dibattito piuttosto acceso, la visita di uno che ha dichiarato di essere rimasto in osservazione silenziosa per diverse settimane… Che dire? Se la corrugazione della fronte o una fossetta scavata sulla guancia sono cose che si vedono evidentemente pur senza che mostriamo i nostri “veri” visi, forse non di rado le cose essenziali sono a fior di pelle.
Ciaoooooooooooo,
la giornata infernale di ieri mi ha tenuta lontana da voi, posto qui delle considerazioni sul blog di ieri (poi ti leggo carissimo Cyrano!)
@Alviiiiiiiiiiii
Volevo precisare che la mia assenza non è affievolimento causa insulto, anzi, mi dava pure fastidio che sembrasse questo. Potrei anche argomentare sull’importanza dell’apostolato nel web, ampiamente spiegata dal ponteficeregnante, ma non voglio sprecare tempo sull’argomento. Dico solo che la “rete” è oramai luogo dove essere umani si esprimono e Cristo non deve rimanerne fuori.
@Alberto
La tua dissertazione sulle croci che il mondo del lavoro di oggi ci riserva mi è particolarmente aderente oggi, che ho ricevuto la botta delle tasse il primo anno uscita dal “forfettino”… volevo piangere. Visto che la situazione dello studio dove collaboro era già drammatica (ho circa un anno di arretrati) e la nuova giunta milanese con la sua decisione di bloccare la città revocando il PGT (Pianodi Governo del Territorio) approvato dalla giunta Morati ci ha fatto naufragare i progetti che ci aiuterebbero a riemergere dalla crisi, credo che fra poco sarò molto più presente nel blog a causa disoccupazione. Non ne valle la pena andare avanti in queste condizioni. Potessi stare a casa, ma lo stipendio del marito non basta… non so cosa faremo. Per il momento prego!
@Paola e Sorellastra: siete delle grandissime!!!! Io che mi lamento, ma i problemi sono ben altri nella vita!
@Sorellastra: grazie per l’interessamento! L’incontro per famiglie è andato benissimo! Io sono contentissima! Eravamo una cinquantina di persone, i bambini si sono divertiti un mondo e gli interventi sono stati meravigliosi. Sabato c’è stato un lavoro di gruppo con la Prof. Ornella Moschettini sulla comunicazione nella copia. Domenica ci sono stati due interventi meravigliosi della Prof. di filosofia Laura Boccenti: da perdere il fiato! Ho registrato gli interventi (dove tra l’altro viene citata Costanza) e quando riesco a scaricarlo lo condividerò con voi.
@Giuliana: sull’arte nella chiesa io ho da dire che quando essa nella chiesa era di tutti, perché la chiesa è veramente di tutti noi e per tutti noi. Era fruibile da tutte le categorie sociali, era un dono a tutta la comunità. Oggi è un privilegio di pochi eletti, di una èlite illuminata che la custodisce gelosamente e ama fare cose che i comuni mortali non capiscono. A questo proposito era perfetto l’articolo sulla Bussola che avevi segnalato l’altro giorno.
@Guido: sei mitico! Scopro che i titoli sono opera tua, sono FANTASTICI !!!!
@Costanza cara, adesso mi hai fatto venire una voglia immensa del duomo di Orvieto! Il primo anno che ero a Milano, quando ero depressa andavo in Piazza del Duomo in pausa pranzo, mi sedevo in mezzo alla piazza col mio panino regolarmente portato da casa per questioni di budget e contemplavo il bello. Ripeto: il vostro paese è meraviglioso! La grandezza di queste opere dovrebbe urlare al cuore di ogni Italiano il quanto siete capaci se metterete di nuovo Dio nella vostra società!
«Se sarete quello che dovete essere,
metterete a fuoco tutta Italia»
Santa Caterina da Siena, Lettera CCCLXVIII a Corrado Maconi
Ciao Dani e scusa Cyrano : risponderò solo per me perchè a me di George ed Elisabetta proprio….ecco , diciamo che secondo me su di loro si può proprio soprassedere (anche su Belen mi sembra molto autonoma, meno su Corona che è una potenziale rovina per i nostri figli) e meno lo si può fare sugli omosessuali che sicuramente hanno qualcosa di più nella testa.
Volevo ringraziare Dani ma io di grandissimo mi sento solo la rottura di balle!
Oggi mi aspetta un’altra scarpinata (perchè sono ingrassata e DEVO MUOVERMI) in Azienda Sanitaria sperando di non dover questionare con l’impiegata del posto su qualche cavillo sulla mia fornitura annuale dei presidi riguardanti una delle mie malattie. Insomma : ieri il demotivato; oggi l’isterica.
…..e il Malato? Quello che deve fare avanti e indietro da una parte all’altra col suo fardello sulle spalle? E al quale si finisce per mettere anche altro : tanto, visto che ti porti quello, ti porti anche questo…
A me invece mi viene la SBUDREGA come dice la Littizzetto, tanta che la devo contenere.
Però, come qualche volta mi suggerisce giustamente Costy, dovrei scrivermi il mio libro e anche farmi il mio blog, perchè qua sono solo un peso.
Il problema è che sono in versione : Risparmio energie.
PS Genni guarda che vengo a Roma e vi voglio vedereeeeeeeeee
Paola, non avevo mai capito che gli inviti a scrivere un libro e a farti un blog tuo fossero degli incoraggiamenti a farti da parte qui (figurati che quando mi ha detto che saresti venuta presto a Roma proprio non ho colto questa sfumatura)… Ho parlato di gossip, nel post?! :-O Sul serio?!
A Cyrano : non mi sono mai sentita invitata a togliermi dai piedi, sono io che mi rendo conto che le tematiche mie / vostre sono discrasiche…ma si dice?
Se sì, sono “strutta” anche io!
Comunque tanto per la cronaca, se a qualcuno interessasse : ho fatto la mia scarpinata, ho trovato resistenza ma gentile e sono comunque uscita con il mio fagotto di ricette mensili per un anno che si chiamano : fabbisogno annuale. Non so a voi ma a me non suona mai tanto. 🙁
La signora che ho trovato era carina e gentile, continuava a chiamarmi siora Paola ma io e lei insieme sembravamo Totò e Peppino o il muto che parla col sordo.
Grazie inf./siora Adriana 😉
In fondo il mio commento non era così fuori luogo, vero Cyrano?
Era un saluto agli amici.
Qui c’è una bella compagnia, ci sono i vissuti e c’è un legame di affetto. Un legame che fa che ad uno dispiaccia di essere assente, viene voglia di passare a salutare.
In mezzo a un mondo frenetico dove si parla dei vari George ed Elisabetta ma don delle cose importanti, trovare una compagnia di persone che parla dell’ESSENZIALE è un dono, anche se in un luogo virtuale.
Grazie a tutti voi!
Sei stato di parola, post modificato! 😉 Per il resto, fantastico come sempre. È vero: sollevato il velo dell’apparenza, le cose semplici rivelano le verità più profonde (la “verità delle cose”), quelle che val la pena, direbbe Gaber, di difendere con “la gran tenacia delle cose antiche”.
eppure ci ho pensato: e se l’intervento di Grozino non fosse per dividerci ma per unirci? Oh grozzy…sicuro che non lo vuoi un caffè?
Sulle sue intenzioni non mi sento di sindacare, né di malignare: quanto agli effetti possibili, invece, condivido la tua persuasione. 😉
forse riesco ad andare alla messa delle 8,30…. poi commento…..
… e nessuno aveva pensato di mandare il libro della Dott.ssa Costanza a Clooney?
Non ne sono certo ma sarebbe come dare a Costanza un cric.
SE ESISTE QUESTO POSTO UNA RAGIONE CI DEVE PUR ESSERE…
Una delle prime, bisogna ammetterlo, é: IL DESIDERIO DI PARLARE A UN PUBBLICO
e questo non lo dico per sottolineare un aspetto che potrebbe anche essere considerato negativamente, VIVI NASCOSTO era una delle ,massime della saggezza antica…
Ma consideriamolo dal punto di vista meno negativo il desiderio di “partecipare” (metto le virgolette
quando uso un parola abusata e che cìè da vergognarsi a usare) di “partecipare” ,dicevo, le nostre opinioni sui fatti sui modi di pensare degli altri sui costumi sulle aberrazioni umane sulle persone sulle ipotesi le credenze le polemiche e poi in questo modo “dar vita a un dibattito” e cercare di analizzare di
ragionare e poi anche di raccontare le cose di tutti i giorni positive negative i beni i mali le musiche i filmati eccetra eccetra i dipinti (quell’anticristo del duomo di Orvieto è dal punto di vista della pittura r
LO SCHERMO MI BALLA CONTINUO CON UN ALTRO SISTEMA
Dicevo quell’anticristo una cosa inarrivabile dal punto di vista tecnico immaginativo dove si vede uqlle mani di una elegnaza e di una plasticità eccezionali non saper più a chi appartengono se al diavolo o al Cristo-Anticristo, e anche le due teste del pelato cornuto e dell’”altro smbre quasi che stiano entrandoi l’una nell’altr, insomm adiceva in questo “partecipare insieme” si viene a creare uno stao anche di affetto di amore, chiamiamolo pure (FEFRAL) tra i partecipanti, le loro narrazoni, patimenti, figlioli, figliole, analisi mediche, lavori traballanti , a parte che non si va mai piùin là di tanto nella “vera” narrazione di sè, come in un “vero” setting psicanalitico che Iddio mi fulmini prer avere usato questo concetto frufrù, ma è per dire che avviene questa trasformazione del fatto min un altro fatto, perdonate il vocabolo questa transustanziazione, che è così che è (ora Gropius ne avrà da ridire dàì Gropius avventati!!!) e a questo setting che lo voglia lo abbia voluto o no ci è antrata anche Laura Gotti Tedeschi, il setting non nperdona, o che ci sia entrata con aria di sufficienza, o invece di semplice voglia di dire le cose che altri non direbberoe poi essere stata accusata di snobismo ecctra tutto sitiene dentro tutto è antrato a far parte quando uno mette il poeide dentro è digià bell’e condannato (autocondannato a esere dentro) anche se esce, uguale. Scusate la velocità della scrittura ma credo qualcosa si capisca. GROPIUS SEMPER!!!!
Un torrente degno di Eraclito! 😀 (forza Gropius, avventati*! 😉 )
Vero: gli incontri sono irreversibili. Magari i loro effetti possono essere corretti, ma “il setting non perdona”.
*: guarda che, a quanto ne so, non c’è alcuna trappola: torna pure a parlare con noi…
1) Alvi’ non mi mescolare l’augusto sacro mirabile dogma tridentino della transustanziazione con il mondano troppo mondano “setting psicoanalitico” (“che Iddio mi fulmini prer avere usato questo concetto frufrù” ; ecco, proprio fulmini no, ma non farlo mai più).
2) Gropius è l’architetto, Grozius è il giurista, non m’imbrogliare le idee che le ho già confuse di loro
Forza cieca della materia aveva in mente, senza ombra di pensiero, da tutti normalmente usufruita, nella spinta automatica di vivere, mentre lui si figurava l’inizio di un’altra epoca, in dei posti misteriosi, in regioni via lontano, popolate di visioni, stanze vote intanto stava, vento freddo per le strade, nella zona che abitavano, risiedevano obbligati, dalle norme che vigevano, inoltrata la domanda, di confino volontario, dopo gli anni trapassati, dentro i singoli istituti, la prigione generale, nelle grinfie dello stato, le giornate nell’attesa, che venisse desinare, per il suo sostentamento, giorni e notti la paura, non gli dessero mangiare, anche lui ci s’era messo, entro i termini di legge, nelle liste per la casa, con gli assegni integrativi, i congiunti posti a carico, se i diritti ce li avevano, o non aventi, senza fatto i versamenti, cazzi sua se non li fecero, registrato negli uffici, se esitessero i diritti, tutti i fogli sempre pronti, come andavano tenuti, per entrare in graduatoria, nel suo caso in carta libera, per il fatto essendo invalido, con le varie attestazioni, le cartelle dei ricoveri, se potevano valere, ce ne fosse dico uno, senza avercele mai avute, vergognose asportazioni, alla buzza, allo stomaco, all’uccello, ce ne fosse mezzo sano, tutti addosso la paura, chi ci avessero diritto, e non-aventi, l’ottenessero anche loro, in tutti modi, siccome, ritenendo essendo parte, del consorzio popolare, i fondi maturati e maturabili, i figlioli e le figliole, il terrore non avessero, di non essere sicuri, di nulla, tutta la vita.
Tutto quanto che svaniva, nel silenzio innaturale, finito il lavoro obbligatorio, degli omini adibiti, in fondo, il rumore, si perdeva, che escivano, diventava tutto buio, l’universo della tenebre, dove dentro scompariva tutte le cose, per le triste infinitudini, si accendevano le luci, nella notte universale, le cucine per la cena, le famiglie coi figlioli, non usciva più nessuno, in cucina tutti chiusi, tra milioni di altre case, chiuse.
Per il fatto abitativo, che ci s’erano arruolati, nei plotoni dello stato, il futuro dei figlioli, case a tutti, promettevano, dove stavano ammassati, sono alloggi provvisori, prometteva i loro capi, in attesa quelli eterni, digià in via di compimento, in via Kioto intanto stavano, nei decenni dell’attesa, condomini tutti eguali, lungo il corso di kilometri, fino a che tutto finiva , nel rumore dei canneti, se c’era vento, o restava tutto fermo, nell’aria bigia, resta sempre tutto fermo, si sentiva, che dicevano,
Era un brano di Gaetano Burci, per rendere un idea più totale dello stato delle cose, Burci, scrittore pistoiese che negli anni cinquanta scrisse il suo capolavoro, uscito solo in 101 copie numerate, una io ce l’ho, “Null’altro che nulla” Edizioni Capaccioli – Pistoia- 1953
Punto 1: ad una povera massaia come me è impossibile che sfugga il gossip del momento perchè quando il lavoro più impegnativo da cui sei presa è lavare i vetri del salotto schizzati di yogurt è normale accendere la radio e se quella che prendi meglio è RDS le notizie più succulente sono queste (mica la guerra di Libia, a cui sembra non importi un fico secco a nessuno)
Punto 2: sono riuscita a prendere la messa delle 8,30 e la prima lettura riguardava il “triangolo” Abramo-Sara-Agar…. non è che si può definire un gossip, ma certe storie raccontate nell’Antico Testamento mi lasciano basita…. urge un biblista che mi spieghi il significato di questo episodio, perchè non mi riesce di ingoiare il fatto che una moglie ha spinto il proprio marito tra le braccia della serva (come diceva Totò: la serva serve!)
Punto 3: quando sono rimasta incinta la seconda volta ho tenuto le dita incrociate fino all’ecografia del 3 mese sperando che la ginecologa mi dicesse “è una femmina”… invece mi ha detto “è un maschio” rispondo “mi faccia vedere”, quella gira lo schermo “vede qui? è il pisellino” strizzo gli occhi “ma è sicura?” “certo! si vede bene” . Mi sono rassegnata all’evidenza solo con la morfologica, il mese dopo. Oggi quando qualcuno mi dice: che carino, Riccardo, con quei capelli rossi…se fosse una femmina sarebbe deliziosa! mi incazzo come una bestia! “sì, ma è un maschio, e su questo non c’è dubbio!” ringhio. Ha pure i capelli corti ed quasi sempre vestito di blu! Cavoli, l’abito fa il monaco!
Punto 4: a me questa piazzola virtuale sta molto a cuore, chiunque qui, col suo carattere, mi dà qualcosa. Mi piace meno chi lancia i sassi e poi tira indietro la mano. Ma a ben vedere la superficie rivela la sostanza, o ci rivela parte dell’essenza. Cyrano magari ha davvero il nasone! e che sia un abile tessitore di parole e contenuti me ne sono già accorta.
Punto 5: Paolaaaaa…. appena vieni a Roma ci potremo conoscere. Non so se ti va, ma io ci sarò e ti aspetto, ho un paio di cose da chiederti in veste di esperta pedagogista!
Ma come volevi la femmina??? Dopo il maschio meglio un altro maschio, no? Anche a me dicono di Francesco: ma che begli occhi, e che ciglia lunghe, pensa che bella se fosse femmina… e io non li capisco, sarebbe solo più smorfiosa, con tutti quei complimenti!
hai ragione! con l’esperienza ho capito che maschio-maschio è cosa buona. a parte quando cominciano a prendere a calci il pallone in soggiorno. comunque vanno d’accordo, si vogliono bene e giocano tanto insieme. a volte guardarli è uno spettacolo! (cmq Riccardo è abbastanza vanesio: ci sono giorni che vuole decidere da solo l’abbinamento maglia-pantalone!)
1) Ti sei tradita solo implicitamente, e comunque troppo tardi per soddisfare alle esigenze della mia profezia (“al primo commento…”). Pazienza, mi metterò a fare il pizzaiolo…
2) Non sono uno specialista in Antico Testamento, ma quel triangolo è per me rivelativo di molte cose: la ragione per cui Sara mette Agar in braccio ad Abramo è precisamente che Agar è né più né meno che una cosa di Sara (e quanto succede loro è né più né meno che una di quelle cose che chiamiamo “tecniche di fecondazione assistita”). Ciò che diventa interessante è vedere che alla fine – e nessuno ne capisce la ragione – Agar non si comporta come se fosse una semplice provetta, e Sara è pazza di gelosia (notare il silenzio del Patriarca, che “nulla chiede e nulla rifiuta”! 😀 ). Le corde dell’umanità non si strappano impunemente…
3) anche @Genny, avete visto il film “Volevo i pantaloni”? Mi ci state facendo ripensare…
4) Non saprete mai del mio naso: io esibisco solo intimità! 😛
5) Roma: «ahi, dolce vita che te ne vai / sul lungotevere in festa / l’oro, l’argento, le sale da tè…».
allora stamattina c’aveva ragione la mia amica agnostica che al bar mi ha detto “Agar era un utero in affitto che si è ribellata a chi le ha dato il lavoro”…. accidenti!
@Alvise
Io credo che abbia ragione Dani, una bella grigliata con Gronzino ci svelerebbe la nostra natura.
Gronzino se ci sei batti un tasto.
@Giuliana
A parte che ti voto come la più simpatica del blog (almeno per ora sei al top del mio ranking), come biblista posso dirti che se Abramo avesse avuto vent’anni col cavolo che Sara…
Allora ci sarò 😉
Ahah, Luigi! mi hai fatto venire in mente che anni fa mio marito ed io facemmo una vacanza in una località termale e vennero con noi i miei suoceri. Al ristorante dell’hotel sedeva con noi al tavolo una anziana vedova che ci dilettava sempre (sig!) con le sue prodezze in balera e un giorno chiese un po’ maliziosamente a mio suocero se le volesse fare compagnia e mia suocera le disse in napoletano “e portatevello!”, alzando le spalle. :-O
ma no, Giuliana, in ‘sti tringoli veterotestamentari è importante vedere che fa Dio, mica guardare se Agar è o non è un utero in affitto (e lo è, eccome se lo è). Qui si dice che il Signore fa tutte le cose per benino. Sara ha diritto che la schiava le sia sottomessa, e quindi l’angelo del Signore ordina a Agar: “Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa”. Ma il Signore ascolta anche l’afflizione di Agar: “Soggiunse poi l’angelo del Signore: “Ecco, sei incinta: partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione”. E pure “Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine”.
Poi Sarà, dopo la nascita di Isacco, si ingelosirà di Ismaele e Agar e li farà allontanare nel deserto, ma anche in questo caso Agar e il figlio non vengono abbandonati dal Signore: “Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: “Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione. Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d’acqua. Allora andò a riempire l’otre e fece bere il fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d’arco”.
Parliamo di cose serie!!!! il suino nel fango sono io ma se tu, o Cyrano, lo hai rivelato senza colpo accusare, presto o tardi ti toccherà mostrare il volto…. o sei sacro come l’arca dell’alleanza? 🙂
ogni uomo ha il suo prezzo, Giuliana… io non pretendo di sfuggire a questo assioma: spero solo che il mio prezzo sia alto. Molto. 😛
ok, hai deciso di vendere cara la pelle! lo apprezzo…. mi è sempre piaciuto chi ama le sfide, e quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare!!! il suino si prepara a nuove tenzoni, oltre che a luride “sganasciatio”!
@Giuliana,
Hai colto in pieno, effettivamente le spiegazioni sono più semplici di quel che pensiamo di dover interpretare. Anch’io sto diventando meno geloso.
Allora, nemmeno io sono un grande esperto dell’Antico Testamento, ma qualche tempo fa ho “triangolato” qualche biblista sul significato del “triangolo Abramo-Sara-Agar”, e, tra la Sacra Bibbia curata dal Ricciotti ed altri, sono giunto a questa conclusione:
Prima di Isacco, Abramo concepisce il figlio Ismaele, con la schiava Agar (Gen. 16). Questo fatto va interpetato in tal senso: Abramo aveva cercato di realizzare da sé, con mezzi propri, la promessa divina. Tuttavia, con buona pace di Massignon e le sue tesi sulla «filiazione abramitica» dell’Islam, «il Signore preannunziò che un altro sarebbe stato l’erede ed il seme benedetto, il figlio che gli avrebbe partorito la donna libera, Sara (Gen. 17, 16-21; 18, 10-14). Difatti al tempo predetto Sara nonagenaria diede alla luce un figlio, che fu circonciso l’ottavo giorno ed ebbe nome Isacco (Jishāq = «egli ride»)» (Gaetano Stano O.F.M., “Isacco”, in Enc. Cattolica, vol. VII). Non Ismaele, ma Isacco riceve la benedizione, la promessa dell’alleanza tra Dio e uomo. Tra Sara e Agar nascono però contrasti; anche Ismaele comincia a molestare Isacco, tanto che Abramo si vede costretto ad allontanare Agar e Ismaele (Gen. 21, 9-21). Isacco idunque è presentato come il figlio della promessa, erede delle benedizioni messianiche. I due figli di Abramo con le loro madri simboleggiano le due Alleanze; Isacco, figlio della donna libera, nato in virtù della promessa; Ismaele, figlio della schiava, nato secondo la carne. Da qui i contrasti tra Gerusalemme celeste e Gerusalemme terrena.
questa spiegazione mi garba (anche quella di Ale), o meglio, riesce a cogliere quello che volevo sapere, cioè che senso aveva questo triangolo, come mai Abramo avesse accettato la “proposta indecente” e che senso aveva la nascita di Ismaele. Grazie! siete meglio di Ravasi (sarà che scrive su FC, e mi riesce meno simpatico, se po’ ddì?)
Giuliana, alla fine il buon Dio aggiusta tutto: “[Sara] Disse allora ad Abramo: “Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco”. La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. Ma Dio disse ad Abramo: “Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe.
Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole”. Insomma, Dio non abbandona né Isacco né Ismaele, dà ragione sia a Sara sia ad Agar (vedi citazione riportata prima). (Gn 22, 10-13)
A noi cristiani la vicenda di Ismaele e Agar arriva soprattutto attraverso la mediazione di S. Paolo (Lettera ai Galati). Lo schema logico è 1) Gerusalemme attuale = schiava = secondo la carne = Alleanza del Sinai = Agar/che rappresenta l’alleanza del Sinai = Ismaele/figlio di schiava (noi di Cristo non apparteniamo a 1); 2) Gerusalemme celeste/”di lassù” = libera = non secondo la carne, ma secondo la promessa, cioè secondo lo spirito = Alleanza nuova in Cristo = Sara = Isacco/nato da libera secondo la promessa (noi di Cristo apparteniamo a 2, e quindi non siamo schiavi ma generati nella libertà: “Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera”). Il tutto va inserito del delicato rapporto (che per essere capito richiede un approfondimento della teologia paolina, troppa roba per me) tra Legge e Alleanza nuova, giustificazione nella Legge e giustificazione nella fede (cfr. soprattutto Lettera ai Romani).
“Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge?
Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa.
Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar – il Sinai è un monte dell’Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli.
Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre […]
Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco.
E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora.
Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera.
Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera” (Gal 4, 21-31).
Da notare che il fatto che Ismaele “perseguitasse” Isacco è una libera interpretazione di Paolo, funzionale alla sua elaborazione teologica (inimicizia tra le due Gerusalemme): in Genesi c’è scritto solo che Ismaele “scherzava” con Isacco (qualche sfottò, magari, qualche impertinenza – forse reciproca -, ma non proprio una “persecuzione”). Dicendo che è un’ “interpretazione funzionale alla sua elaborazione teologica” non sto sminuendo il valore di questa eleborazione, tutt’altro.
Andreas e Alessandro anch’io vi ringrazio per le vostre plausibili oltre che affascinanti letture dell’episodio biblico. Voi siete i biblisti e io lo scazzafrullibiblista.
no, Luigi, io non sono biblista, cerco di dire quello che mi sembra di aver capito. Aggiungo una cosa: se persino il Papa, nell’introduzione al suo libro “Gesù di Nazaret”, scrive che “questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale… perciò ognuno è libero di contraddirmi”, a maggior ragione ognuno è liberissimo di contraddire me, che non sono il papa, e che anche volendolo (in un soprassalto di megalomania) non potrei compiere alcun “atto magisteriale”, cioè vincolare alcuno a prestare assenso di fede (e nemmeno religioso ossequio) a quello che dico…
E poi tu non sei mica scazzafrullibiblista, dai!!! Al massimo avrai una sana dose di scazzafrullismo, senza la quale non si può nemmeno essere buoni cristiani (Dio è ironico, Satana detesta l’ironia)
L’esegesi biblica, la dimensione allegorica Isamele-Israele mi sembrano molto interessanti, e certo l’Apostolo delle genti ha trasposto bene il significato dell’episodio. Tuttavia io sono molto terra terra a mi chiedo che le è passato per la testa a Sara….. meno male che il Signore salva tutto e anche quello che a noi sembra un errore di prospettiva, Lui lo rivaluta e ci fa su un capolavoro. Che tipino però questa Sara, eh? era la donna libera, ma aveva un bel caratterino… prima manda la serva dal marito, poi la scaccia, quando Dio le dice che avrà un figlio lei si mette a ridere…. Mi sa che Abramo aveva un bel sopportare! come vedete anche io sono scazzafrullobiblista come Luigi
Giuliana: se po’ ddì, se po ddì! Sarà perché condivido anche io la disistima per FC? 😀
Diciamo che tra l’abate Ricciotti e Ravasi, beh, la scelta è perfino scontata… Con le donne nella Bibbia non c’era molto da scherzare (per info più dettagliate, rivolgersi all’ufficio stampa di Oloferne).
Quanto al sense of humour “naturaliter christiano”, oltre al faccione sorridente di G.K. Chesterton, che parla da sé, mi sovvengono questi aforismi di Nicolás Gómez Dávila: «Il miglior palliativo dell’angoscia è la convinzione che Dio ha il senso dell’umorismo» e «Il sorriso è divino, il riso umano, la risata sguaiata animalesca».
Infatti io non potrei mai fare il prete perché durante l’omelia troppo forte sarebbe la tentazione di far ridere i fedeli senza dissacrare ovviamente ma non sarei senz’altro uno serio. Giuliana, quando andremo in paradiso (è sbagliato dire che mi sto toccando?) ricordati che andiamo da Sara a chiederle un paio di cose del tipo: “Senti ma… ‘sto Abramo te piaseva o no?”
Luigi. Non resisto, devo postarti quel che dicono due giganti come Chesterton e Thibon sulla “serietà”, che è un un valore assai meno cristiano di quanto possa sembrare…
Non mi piace la serietà. Penso sia irreligiosa. O, se preferite il termine, è la foggia di tutte le false religioni. L’uomo che prende ogni cosa seriamente è l’uomo che fa d’ogni cosa un idolo: si prostra dinanzi al legno e alla pietra finché le sue membra non vi si sono radicate quanto le radici dell’albero o la sua testa è caduta come la pietra precipitata dal ciglio della strada. Si è spesso discusso se gli animali sappiano ridere. Dicono che la iena rida, ma il suo riso va inteso piuttosto nel senso in cui si dice che un deputato si produce in un “applauso ironico”. Al massimo la iena si lancia in una risata ironica. In generale, è vero che tutti gli animali sono seri, eccetto l’uomo.
(Gilbert Keith Chesterton, Being Too Serious about Animals (17 gennaio 1914), The Illustrated London News (1914-1916), in The Collected Works of G. K. Chesterton, vol. 30, Ignatius Press, San Francisco 1988, p. 25)
VIRTÙ E SCELTA. — Troviamo uomini seri i quali, non interessandosi con passione a nulla possono occuparsi di tutto con spirito eguale e saldo.
Sono uomini, questi, «sicuri», sui quali si può «contare». Per contro, altri ne troviamo che, dedicandosi fino nel più profondo ad una cosa, diventano materialmente incapaci di occuparsi d’altro. Le loro lacune, le loro trascuratezze (spesso molto colpevoli) non sono che riflessi utili a proteggerli da certi «doveri» e a permetter loro di dedicarsi, con tutta la perfezione possibile, ad altri doveri.
Accusiamo facilmente tali uomini di esser fallaci e di mancare di serietà. Colui che più dona, e spesso lo dimentichiamo (che si tratti di arte, di scienza o di amore) proprio per questo è condannato a dare meno altrove, a meno che non sia fornito di una vitalità e di una forza d’espansione straordinaria. Ignoriamo fino a qual punto una passione avida di perfezione possa esaurirne l’individuo. Un abisso immenso separa la serietà e la profondità. Ho conosciuto pochi uomini considerati seri che non siano superficiali e, reciprocamente, un uomo profondo stenta, talvolta, a mantenere in tutto la sua serietà…
(Gustave Thibon, Il pane di ogni giorno, Morcelliana, Brescia 1949, pp. 41-42)
Una delle cento risposte alla fugace perversione della moderna idea di «forza» è che le attività più rapide e audaci sono anche le più fragili e piene di sensibilità. Le cose più rapide e audaci sono anche le più dolci. Un uccello è attivo perché è dolce, una pietra è inerte perché è dura; la pietra per sua natura deve cadere perché la durezza è debolezza; l’uccello per sua natura può andare in alto perché la fragilità e forza. Nella forza perfetta c’è una specie di frivoIità, una leggerezza che può sostenersi nell’aria. Certi moderni indagatori di storia miracolosa hanno ammesso solennemente che una caratteristica dei grandi santi è il loro potere di «levitazione». Essi possono andare più in là: una caratteristica dei grandi santi è il loro potere di leggerezza. Gli angeli possono volare perché portano se stessi leggermente. Questo fu sempre l’istinto del Cristianesimo e in particolare l’istinto dell’arte cristiana. Ricordate come Fra Angelico abbia rappresentato tutti i suoi angeli non soltanto come uccelli ma quasi come farfalle. Ricordatevi come la più seria arte medioevale fu piena di panneggiamenti leggeri e palpitanti, di piedi agili e saltellanti. Nei veri pre-raffaelliti c’era qualche cosa che i pre-raffaelliti moderni non hanno potuto imitare. Burne-Jones non ha mai potuto ritrovare la leggerezza profonda del medioevo. Negli antichi quadri cristiani il cielo al disopra di ogni figura, è come un paracadute blu e oro; ogni figura sembra pronta a levarsi e a navigare nel cielo. Il mantello lacero del mendicante lo trasporterà in alto come le piume raggiate degli angeli. Ma i re sotto le loro pesanti dorature e gli orgogliosi sotto le loro cappe di porpora, tutti per loro stessa natura rimarranno sommersi, perché l’orgoglio non può sollevarsi alla leggerezza e alla levitazione. L’orgoglio è il trascinarsi di tutte le cose in una facile solennità. Uno si può «metter giù» in una specie di egoistica serietà, ma deve alzarsi se vuol gustare il gioioso oblio di se stesso. Un uomo «scende» in uno studio oscuro, sale in un cielo azzurro. La serietà non è una virtù. Sarebbe una eresia, ma un’eresia molto più giudiziosa, dire che la serietà è un vizio. C’è realmente una tendenza o decadenza naturale a prendersi sul serio perché e la cosa più facile a farsi. È più facile scrivere un buon articolo di fondo per il Times che un buon motto di spirito per il Punch. La solennità discende dagli uomini naturalmente; il riso è uno slancio. È facile esser pesanti, difficile esser leggeri. Satana è caduto per la forza di gravità.
(G. K. Chesterton, Ortodossia, Morcelliana, Brescia 1995 (ed. or. 1908), pp. 165-166)
Ps: anche io sono lungi, ma ben lungi dall’essere un biblista. Come dice Ricciotti, iol biblista è un teologo alla “seconda potenza”, perché oltre alla teologia deve assimilare l’armamentario della storia, delle scienze filologiche, delle lingue antiche, ecc. Per cui meglio rivolgersi a quelli bravi e ortodossi come il summenzionato abate.
@Andreas
Allora ti do il nome di un altro santo a cui votarti: San Luigi, data di nascita 30 gennaio, quella di morte ancora non la so.
A proposito di serietà che puzza di zolfo, e di riso che profuma … non l’ho trovata su Youtube, ma vorrei che vi ricordaste del film di Forman, Amadeus. Avete presente quando il serio Salieri brucia il crocifisso? o quando guarda disgustato Mozart che protta suonando il clavicembalo??? troppo forte quel film!
questo film è splendido perchè fa vedere come i talenti siano distribuiti indipendentemente dai nostri meriti e come sia facile cadere nella tentazione di mercanteggiare con Dio (contrario del Non Nobis)
Ancora giornatona di fuoco… Un saluto, vi leggerò stasera…
«Scusate, però, ora io non è che vorrei astrarre dalle vostre pur giuste vere varie e motivate considerazioni, quando mai, solo vorrei ricordare che GROZINO non s’è più visto né noi lo s’è aspettato come forse si doveva. dico forse perché io non lo so, figuriamoci, pare che stiamo aspettando Godot, ovvero Dio, ovvero forse GROZINO, perché no? ma in fondo a chi gli cambia qualcosa che ora GROZINO, ovvero Godot, ovvero Dio, ci sia o no? Ci saremo mica stancati di aspettarlo?»
(Alvin Simulator Mood ON)
——-
Alvise, dove sei?
(Cyrano Mood ON)
Alvi’, dove sei? T’aspettiamo
Grotius, ‘ndo stai? Qualcuno t’aspetta (io no di certo, se arrivi mi trovi in mutande). Fefral t’ha offerto a più riprese crodino (a grozino) caffettini e noccioline, te manco un diniego garbato. Si tratta così una signora? Alvise non pianterebbe in asso una signora, soprattutto se è Fefral. Siamo omini o caporali?
Io sto organizzando un aperitivo per grozino, visto che il caffè non l’ha voluto…
Noccioline?
lancio anche io un appello a Grozino: fatti vivo! qui la baldanzosa e ingenua compagnia ti aspetta!!!!
Giuliana, te sei mica tanto ingenua… se grozino sgarra gli dai una girata che non vorrei essere nei panni di grozino (ma che panni avrà ‘sto grozino?)
me ne compiaccio
Apro la mia trombettina solita.
vedendo i film, sentendo le musiche, vedendo le pitture eccetra, pensavo che orami arrivati dove siamo arrivati col nostro cosiddetto pensieto attuale moderno post-moderno o come vi pare a voi, l’unica forma per esprimere il significato (o non-significato) delle cose del mondo della storia eccetra, siano rimaste solo queeste forme espressive che c’erano anche prima, ma ora, non essendo più possibile nessun discorso assoluto si gli altri discorsi sia restata solo la pittura, la musica, il cinema, anche la religione del resto non è esprimibile nel suo profondo che attraverso P. es. la musica di Bach, o Mozart, o anche Lou Reed, perché no, che ascoltava Luigi l’altro giorno e ebbe uno struggimento come non avrebbe avuto in nessun altro modo, non è vero?
Scusate ma io non sarò un cristiano ma Gropius lo vorrei, a questo punto, solo avere tra le mani!!!
FEFRAL: con me non lo prenderesti, però, l’aperitivo, vero?
Con me e Cyrano, per sicurezza….
“Scusate ma io non sarò un cristiano ma Gropius lo vorrei, a questo punto, solo avere tra le mani!!!” Per abbracciarlo in un amplesso casto, s’intende
Giuliana, t’ho chiamata Giuliano, colpa di battiato e dei gesuiti
O magari è proprio Cyrano il più pericoloso?
Te, Cyrano e Luigi, ma non l’aperitivo che è troppo da fighetti, piuttosto una birretta fredda dopo cena. O magari un bel bicchiere di rosso, che non ne capisco ma mi piace tanto
diffidare sempre di chi ha trascorsi accademici dai gesuiti. Entri in un discorso con un gesuita con un’idea e ne esci che dubiti pure del tuo proprio stesso nome…
A via del Fico, dietro Pza Navona, o dove consiglieresti?
Gesuiti euclidei
vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori
della dinastia dei Ming
E chi lo sa, Alvise, chi è il più “pericoloso”? Ma poi, suvvia, che significa “pericoloso”? 😉 Fefral è una Signora, e noi siamo tutti dei Cavalieri, in breve si è tra galantuomini… 😉
Alessa’, mi stai stuzzicando: a breve vi racconterò qualche chicca gesuitica romana!
Un bel bicchiere di rosso alla salute di tutti, di ciascuno (Grozino compreso)… e der blogghe!
ecco, appunto, Giuliano, dopo un discorso coi gesuiti sei così frastornato che potresti cominciare a dire ‘ste cose stile-Battiato
Inneres Auge
rozzi cibernetici signori degli anelli orgoglio dei manicomi.
Ho incontrato allucinazioni.
Nelle mie orbite si scontrano tribù di sub-urbani, di aminoacidi.
Latenti shock addizionali, shock addizionali
sveglia, sveglia kundalini, sveglia kundalini
Giuliana, t’ho chiamata Giuliano, colpa di battiato e dei gesuiti
Chissà quanti “cavallereschi” gesuiti in incognito popolano le venticellose (spero) notti de ROMABBELLA!!!!
Me lo sono chiesto spesso anch’io, uscendo la sera, specie quando incontravo persone d’intrigante conversazione (e anche considerando che i miei contatti tra di loro non bastano a sapere neanche quanti ce ne sono a Roma), ma forse non sono più pericolosi come ” ‘na vorta “. E mo’, amichetti belli, ve saluto de core!
io mi fido di tutti e diffido di ognuno, perciò almeno con due o tre. Tu però alessa’ puoi venire solo se prometti di non citare il codice di diritto canonico 😉
p.s. non mi spaventano i gesuiti, ho tenuto testa a ben altro 🙂
“io mi fido di tutti e diffido di ognuno”: questa ci vuole un gesuita per spiegarla 🙂
E’ il Corpus Domini, riporto un estratto dell’omelia di oggi del papa:
“Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui. Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna. […]
Senza illusioni, senza utopie ideologiche, noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il Corpo del Signore, come la Vergine Maria nel mistero della Visitazione. Con l’umiltà di saperci semplici chicchi di grano, custodiamo la ferma certezza che l’amore di Dio, incarnato in Cristo, è più forte del male, della violenza e della morte. Sappiamo che Dio prepara per tutti gli uomini cieli nuovi e terra nuova, in cui regnano la pace e la giustizia – e nella fede intravediamo il mondo nuovo, che è la nostra vera patria”
Pessima idea più uomini con donna, scattano le competizioni da capo branco. Meglio una fiorentina al sangue in compagnia e magari una bella cantata da alpini.
Tranquillo Luigi. Proprio oggi per l’ennesima volta un amico mi ha detto una cosa che voleva essere un complimento: “parlare con te è come parlare con un uomo”. Quando sono settata su “birra con amici” manco te ne accorgi che sono donna 🙂
@Fefral
Io sono un po’ selvatico, a volte esco con amici e non spiaccico una parola, vuoi perché non ho nulla da dire, vuoi perché a volte mi sembra tutto così superficiale, vuoi perché non sono per nulla d’accordo con quello che stanno dicendo ma non ho voglia di far casino. Certe serate invece mi ritrovo ad essere un brillante protagonista, pieno di spirito, azzecco la sortita verbale ogni volta che apro bocca, intrattengo i commensali. Le persone con le quali mi sento più a mio agio sono i famigliari, i bambini, i ragazzini e i vecchi.
@Alessandro
Grazie del contributo, molto bello.
Più che altro grazie al papa!
beh… consideriamoci familiari allora 🙂 anche io mi comporto come te.
Vi lascio una canzone e non dico a chi la dedico. Buonanotte!
Noooooo….non ci posso credere! é il mio attimo di felicità!
A partire da questo blog forse ripartirò anch’io…intanto mi commuovo per poco.
GRAZIE e…buonanotte 🙂
….ma giuro, non è poco
Ciao,
vi ho letto tardo. Mi avete fato ridere, e mi avete detto che è una bella cosa! Io non ne potrei farne a meno di prendermi in giro, chi siamo noi per prenderci sul serio?
Grazie della spiegazione del gossip di oggi: Abramo-Sara-Agar… trovo azzeccatissimo il paragone con l’utero in affitto. Principalmente per le conseguenze umane, per la reazione di Sara. A volte le persone si imbattono in queste scelte frutto di disperazione (nel senso di mancanza di speranza) e cercano di trovare delle scorciatoie. Credono di potercela fare con le proprie forze, ma non sanno tutte le conseguenze di quello che scelgono.
Una volta una collega di lavoro mi ha abbracciata in lacrime dopo l’ennesimo tentativo di fecondazione assistita andato a male. Erano mesi che la seguivo nel suo calvario e le dicevo sempre che era una follia. L’ In ufficio si vedevano gli effetti degli enormi sbalzi ormonali… Uno strazio. Io che cercavo di convincerla che si faceva del male, poi c’era in ballo la discussione della legge 40. Lei si lamentava che non potevano “produrre” più di 10 embrioni alla volta… Dalla isteria che vedevo da fuori mi sembrava che le dosi ormonali fossero già abbastanza…
Poi l’ultimo tentativo, oltre il quale avrebbe rischiato troppo. Fallito.
Dopo tutto viene proprio da me. DA ME! Che erano mesi che dicevo che ritenevo sbagliata la sua scelta, ma intanto le parlavo e con dolcezza. E ascoltavo.
Lei viene da me con le ecografie in mano piangendo e mi dice: “guarda, sono i miei bambini, per un po sono stata mamma anche io”. Mi frulla la testa, la abbraccio, mi viene in mente l’incoerenza, o meglio, il volere nascondere dalla mente quello che il cuore sa. La mia natura da carrarmato che cerco di trattenere voleva dirle: “Allora lo sapevi che erano bambini e non un ammazzo di cellule! Che non erano un prodotto da farne il maggior numero possibile perché il risultato si ottenga ad ogni costo!!!”
Grazie a Dio mi trattengo, la abbraccio e dico che lei è la donna più madre che io conosca, che curava tutti noi in ufficio come una madre, che curava il marito con una dedizione materna, che quando ci parlava della sua nipotina aveva gli occhi di una madre. Che questo suo istinto materno non aveva bisogno di un figlio carnale per venir fuori, lei lo realizzava già così, di suo, senza nemmeno aver portato al mondo un bimbo, e questo è da poche. A qualcuna non arriva neanche dopo la nascita dei figli!
Lei mi abbracciò e mi ringraziò. Non lavoriamo più insieme da quattro anni ma siamo amiche.
Lei, come Sara, voleva dare un figlio a suo marito che ci teneva. Ad ogni costo.
Non ha fatto i conti con la propria natura: ci si fa male a andarci contro.
Purtroppo è un periodo nel quale farò l’assenteista perché i clienti credono che il mondo finisca ad agosto…
Un saluto a tutti dell’allegra compagnia…
Molto toccante.
conosco un medico che fino agli anni 90 praticava la fecondazione artificiale, poi ha smesso perché, mi diceva, “vedevo che quelle donne erano disperate pronte a tutto, pendevano dalle mie labbra come da quelle di un taumaturgo, se gli avessi detto che per avere un figlio bisognava stare tutto il giorno a testa in giù l’avrebbero fatto”. Mi riferisco agli anni 90, quando la procreatica era al far west, adesso almeno c’è una legge, ma credo che la disperazione (nel senso precisato da dani) di queste povere donne sorelle nostre purtroppo ci sia ancora…