Pollyanna vacilla

di Costanza Miriano per  IL TIMONE

Pollyanna vacilla. Il mio alter ego incaricato di trovare il bene in tutto quello che succede sembra non sapere cosa inventarsi adesso. Mentre andiamo in stampa, infatti, soffiano forti dall’est venti di guerra. In realtà soffiavano anche prima, da sud est e dal sud, da più parti insomma, dallo Yemen, dalla Siria, dal Mali… Ma è innegabile e anche un po’ inevitabile che l’impressione che suscita una guerra sia sempre direttamente proporzionale alla sua vicinanza, e alla possibilità che ci riguardi da vicino.

Il bene nella guerra non c’è, è stata costretta ad ammettere la mia Pollyanna, dopo giorni di tentativi. A dire il vero, lei si rifiuta anche di fare riflessioni di geopolitica, innanzitutto perché decisamente non è il suo forte. E poi perché prima di distribuire ragioni, torti e responsabilità, ha deciso di piegare le ginocchia e chiedere a Dio che guarisca i cuori degli uomini, di tutti, perché è dal cuore umano ferito dal peccato che viene, in ultima analisi, ogni guerra (da quella con la suocera a quella con la Nato).

Ecco, se c’è un bene possibile è che questa situazione ci rimetta tutti seriamente in ginocchio. Parlo per me, prima di tutto, perché mi pare di vedere molto chiaro in me questo fenomeno che il mio caro padre Emidio definiva il teorema del cheeseburger. Quando tutto ci sta andando bene, diceva, noi siamo come un panino multistrato, siamo fatti di tante cose, e cerchiamo faticosamente di tenerle insieme tutte. C’è anche la fettina “fede”, ma è una delle tante. Quando invece c’è qualcosa di serio che ci sta a cuore, allora diventiamo unitari. La nostra fede diventa la cosa più importante: a quella ci aggrappiamo a ogni respiro. Allora la nostra preghiera diventa serrata e insistente, fatta da un cuore tutto proteso a Dio. Pensate per esempio a una mamma che aspetta l’esito di un esame istologico di un figlio, qualcosa da cui può dipendere la sua vita o la sua morte. Non sente più la fame, il sonno, non riesce neppure ad arrabbiarsi per nulla, ha solo un cuore che chiede, un cuore che supplica, in attesa, pronto a dare tutto perché suo figlio si salvi.

Ma questa – essere mendicanti di Spirito, dipendenti da Dio – è la condizione vera di ogni uomo. Ecco, se c’è un bene possibile in mezzo a tanto dolore, nell’incertezza di questi giorni, è che si aprano i nostri occhi, che possiamo vedere cosa siamo – poveri mendicanti –, che buttiamo via tutti gli strati del cheeseburger, insomma, e ci teniamo solo la fetta più importante (cioè la fede, non il formaggio). Che i venti di guerra ci riportino a guardare l’essenziale, ricordando che si vede sempre meglio quando si sta in ginocchio.

Ps: Spero proprio che questo articolo quando arriverà in casa vostra suoni datato e superato. Per quanto mi riguarda, di sicuro no, perché anche se i venti di guerra avranno smesso di soffiare, io resterò sempre un panino multistrato.

10 pensieri su “Pollyanna vacilla

  1. Valeria Maria Monica

    Una perplessità mi tormenta da un po’: ma se tutte le Pollyanne, e in generale i “buoni”, intendo ovviamente riferirmi a quelli che CERCANO di essere buoni e di seguire Cristo, se tutti i “buoni”, dicevo, si rifutano di fare riflessioni di geopolitica e si mettono in ginocchio a pregare, chi è che, con le sue azioni, inciderà effettivamente sulle vicende umane?
    In altre parole, la vocazione dei cristiani è proprio solo stare zitti e pregare? Oppure questa è la specifica vocazione delle Pollyanne, ma ci sono anche altre vocazioni nella Chiesa per i laici, ad esempio gli Aragorn e i Frodo?
    E dove sono? Perché bisogna cercarli cil lanternino e li si trova solo a combattere più o meno da soli sui loro social alternativi? Perché la MASSA dei cristiani non si vede nella vita civile e politica? Perché i pastori della Chiesa italiana fanno di tutto per dissuadere i cristiani dal porsi in chiara alternativa al “mondo” nella azione civile e sociale?
    Fossimo anche solo il 2 – 3 per cento, cioè la percentuale dei praticanti, ma convinti che anche quella civile e politica è la “buona battaglia” dei laici, non credo che non potremmo fare NULLA.
    E soprattutto, mi chiedo se non DOVREMMO fare qualcosa.
    Anche se senza speranza di vittoria.

    1. Lo vado ripetendo da settimane in un noto blog cattolico, ma sono parole al vento.
      Non si tratta nemmeno di fare la “rivoluzione” ma creare realtà sociali alternative, come fecero i cristiani ai tempi delle persecuzioni e nel caos del primo Medioevo.
      Invece, la gente non si parla nemmeno in parrocchia, figurarsi darsi da fare nella vita civile.
      Mi vengono in mente parole sui talenti, sulla fine del sale scipito e sulla lanterna sotto il moggio; e penso a tanta gente convinta che basti fare una novena affinché il Signore storni i suoi castighi da questa Europa manifestamente degenerata, che non dà frutto nemmeno nel (presunto) “piccolo resto”.

  2. Gian

    La buona gente cattolica comincera’ a darsi da fare solo se ci sara’ costretta dalle circostanze. Come i buoni e pacifici borghesi della Contea di Frodo, i buoni e pacifici cattolici hanno ormai l’ abitudine ad una vita appunto pacifica ed agiata , tranquilla senza grandi drammi. Combattere? Morire? Far parte di una compagnia che trama contro il potere costituito? Cose dell’ altro mondo per il buon borghese cattolico che pensa sempre che, basta pregare, alla fine tutto vada a posto, che la gente buona e benpensante possa continuare a vivere la sua pacifica vita. Forse la fine del mondo, preceduta dal regno dell Anticristo, forse i tempi apocalittici ci sono dati , servono proprio a questo a dare uno scossone , a rivoluzionare uno status quo, a risvegliare energie, a risvegliare i benpensanti.

    1. Esattamente. Non si tratta neppure di “tramare” ma semplicemente di associarsi e organizzarsi per iniziative comunitarie.
      Invece in parrocchia la gente neppure si parla, se non discute tra cristiani con chi altro lo fa? Coi colleghi di lavoro della multinazionale? Coi vicini di casa dei nostri meravigliosi condomini?
      Tra social e politicamente corretto d’obbligo ovunque, la gente è stata resa passiva e desocializzata. La lettura di questa intera discussione dà un quadro accurato:
      https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,24.0.html
      La gente ha paura, o non ha voglia, o si vergogna di parlare perfino col prossimo in parrocchia. Ma presume che basti qualche novena stando comodamente seduti sul divano, affinché il Signore provveda senza alcuna cooperazione dei Suoi figli, o attende qualche supereroe politico che risolva tutto al suo posto

  3. Roberto

    Gli antichi dicevano :Il male voluto non è mai troppo. La guerra l’abbiamo ardentemente voluta , è impossibile fermarla. Quando si poteva non lo abbiamo fatto. Tiriamo in ballo sempre i poveri bambini. Ipocriti !!!.Anche nel Donbass sono morti bambini ma nessuno piangeva per loro. Ipocriti!! Ie migliaia di bambini, uccisi dalle guerre dei buoni, nessuno pregava per loro. I bambini andranno sempre in paradiso e chiederanno giustizia al cospetto di Dio e per noi saranno guai.

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  5. admin @CostanzaMBlog

    Ci quelli che postano messaggi sprezzanti e carichi di odio e che poi aggiungono furbetti “so già che non pubblicherai questo commento”, considerazione veramente intelligente.
    E’ come se al ristorante un cameriere mi sputasse nel piatto che ho davanti e poi dicesse “eh eh, so già che non lo mangerai”.

  6. Francesco Paolo Vatti

    La cosa che mi ha sconcertato di più è stata la reazione di alcuni vescovi ucraini alla decisione del Papa di fa portare la Croce alla Via Crucis da due donne, una russa e una ucraina. Non tanto la difficoltà che hanno esternato, vissuta verosimilmente dal loro popolo, ma il fatto che abbiano detto che non ci si può riconciliare se non dopo la fine della guerra e solo dopo che i Russi abbiano chiesto scusa. E’ una reazione molto umana, ma non mi pare molto evangelica…. Se questa è la visione degli ecclesiastici e se gli stessi, invece di cercare di portare a una pace, chiedono armi e interdizione aerea, non vedo che le prospettive possano essere molto buone….

  7. prov

    Ad occidente si cerca la guerra da decenni. Addirittura dall’inizio dell’altro secolo. Si accarezza l’idea, la si prepara, la si invoca, la si provoca, la si definisce cosa buona e giusta e un modo per ottenere la pace. E si dice bene ciò che è male, e male ciò che è bene.

    Ad oriente si cade nel tranello delle sirene (infernali). Forse perché manca un albero maestro al quale legarsi, come fece Ulisse.

    In estremo oriente la cosa interessa invece fino ad un certo punto, Con tutte le complicazioni del caso, a cominciare da quelle economiche, che importanza potrà mai avere – in fin dei conti – la vita di cinque o sei miliardi di persone?

    Il mondo è con il suo principe ed è concorde nel chiedere a gran voce la guerra, sangue, morte, distruzione, sopruso, devastazione. Non prima, però, d’aver cancellato dalla faccia della terra quell’odioso stato di grazia che tanto disgusta l’infermo, il quale preferisce vederci alla catena del peccato, e cioè la libertà. Dei figli di Dio, certo. Ma non solo, anche quella laica e profana.

    Dio ci accontenterà. Non può resistere se siamo concordi nel chiedere.

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