È cominciato il periodo di Avvento e mai, come quest’anno, sperimento cosa significhi attendere qualcuno, aspettare con trepidazione che si manifesti nel mondo. A dicembre, oltre alla nascita del Salvatore, è prevista anche la venuta al mondo di Pietro, nostro figlio.
Quante canzoni e poesie hanno tentato di raccontare l’attesa di un bambino eppure rimane un’esperienza in fin dei conti ineffabile, le parole non bastano a raccontarla. Avere una creatura nella proprio grembo, scoprirla per la prima volta, sentirla muoversi, scalciare e singhiozzare è un Mistero senza eguali. È un Mistero perché due povere umanità, pur piene di amore l’una per l’altra, non possono da sole generare una Persona, un Unicum nella storia del mondo, che fin dal suo esordio nella culla intrauterina si esercita a vivere e crescere, senza che qualcuno glielo insegni. E tutto avviene nel corpo di una donna, un corpo che viene rivoluzionato dalla presenza di un altro e che tutto sopporterebbe pur di fargli spazio. Il figlio non è ancora nato eppure già gli si dona la propria vita, già si ha naturalmente chiaro che il suo bene è, e sarà, la priorità delle proprie giornate, il primo destinatario del proprio Servizio al mondo. Non si sa come nascerà, che aspetto avrà, quali saranno il suo temperamento o la sua salute, ma è certo che con la propria mano sul grembo si benedice ogni cellula del suo corpo, gli si comunica il desiderio ardente e insopprimibile che possa essere un’anima santa. Ci si sente custodi, senza meriti, di un Tesoro prezioso, fortemente ancorato alla vita eppure così fragile, che ha bisogno di noi per avere l’occasione di compiere il suo destino e rinnovare la Terra: “il mondo nasce per ognun che nasce al mondo”, scriveva Pascoli. La creatura che si accomoda, scalciando, nel grembo, è chiamata a fare la differenza, a salvare il mondo lì dove il Signore l’ha generata, perché nessuno nasce per sbaglio e tutti abbiamo una missione, piccola o grande agli occhi dell’uomo, sempre straordinaria e irripetibile per il Signore della Storia.
Attendere un figlio significa anche riscoprirsi figli. È commovente pensare che l’ovulo di una donna, poi fecondato da un uomo, fosse già presente nelle sue ovaie da quando lei era un feto nell’utero della propria madre: tu, donna, custodisci qualcuno che, in parte, è stato già custodito da chi ha custodito te.
L’amore è sempre fecondo, genera insistentemente e crea relazioni tra uomini e donne, genitori e figli, generazioni e popoli. L’amore cura e protegge la vita, fino a trascenderla, donandole l’eternità perché, come insegna la serva di Dio Chiara Corbella , “siamo nati e non moriremo mai più”. Una volta generati, infatti, diventiamo capolavori autentici firmati da Dio e consegnati alla Storia e all’Eterno e partecipare, come genitori, a questo miracolo, è un onore e un privilegio. E una responsabilità grande. Che il Padre celeste che, per primo ha pensato la Vita, ci guidi e ci accompagni nel nostro tentativo, misero ma sempre eroico, di popolare il Paradiso. Ad Maiorem Dei Gloriam.
Mamma mia, come mi hai sciolto il cuore con queste calde, dolci e materne parole! Non sei ancora madre, eppure sei consapevole di esserlo! Sarai una madre straordinaria! Occhi colmi di Amore, sguardo fiero per il tuo bimbo! Un dolce segreto! Ho le lacrime agli occhi! Chiunque, qualunque donna si rivede in te!
Tu, donna, custodisci qualcuno che, in parte, è stato già custodito da chi ha custodito te.
Meraviglioso, non ci avevo mai pensato cosi profondamente.
Grazie. come è vero Il Signore fa bene ogni cose.
?
???
facci sapere…
Ciao Noemi,
Mi viene spontaneo dare un piccolo contributo personale perché anche io come te sto per partorire, siamo in pieno Avvento tutte e due!
Nonostante possa confermare senza ombra di dubbio che la seconda gravidanza sia molto diversa dalla prima, c’è una cosa che ironicamente non cambia mai: per il nostro primo bimbo abbiamo dovuto affrontare (io e lui) la sorpresa di un brutto cesareo d’emergenza, e per la Grazia e la Provvidenza di Dio è andato tutto bene.
Per questa seconda gravidanza però non mi sarà possibile tentare un parto naturale, e così col ginecologo abbiamo optato per un parto cesareo programmato. E qui sta il bello: inizialmente pensavo che programmare un evento tanto particolare e sconvolgente come un parto potesse levare di mezzo tutte, o quasi, le paure che sono legate a questo momento. Non sono mai stata un cuor di leone, e sapere che tutto si sarebbe svolto in un momento preciso, con modalità ben studiate e senza “sorprese” mi rassicurava.
In realtà col passare delle settimane mi sono resa conto che non c’è nulla di più “in mano a Dio” della vita, anche nel suo sbocciare. Programmato o no, la mia Susanna verrà al mondo quando Dio vorrà, anche prima della data stabilita (vedi: perdita di acque, inizio travaglio…) Proprio come il nostro primo bimbo. La paura di andare incontro a qualunque cosa, bella o brutta ma comunque inaspettata, è alta. Però mi ricorda che la vita non è in mano a me, che non dò la vita a Susanna, semmai la metto al mondo. E il fatto che le nostre vite (la sua e la mia) non siano in mano al chirurgo ma a Dio, è una gran consolazione. Mi ricorda che mio Padre ha sempre provveduto a me, a noi.
Perciò, da mamma a mamma, ti auguro di vivere in pieno la gioia di questo dono
immenso, gratuito e davvero sorprendente. Penserò e pregherò per te e per Pietro.
Un abbraccio!
Giulia
P.s. qualche giorno dopo che era nato Giovanni, il mio primo figlio, ho anche realizzato una cosa: che non solo la sua piccola vita dipendeva da me, ma che la mia vita, da quel momento in poi, sarebbe dipesa dalla sua 🙂
Articolo che sintetizza tutto quello che manca oggi.
Serietà, pazienza, semplicità.
Voglia Dio che tutte le donne vivano la loro missione di “popolare il Cielo di santi”. Brava Noemi!
L’ha ripubblicato su Betania's Bare ha commentato:
Boh! Giorno triste per me oggi…
Come la sensazione che il diritto alla vita venga dopo quello di precedenza, di cittadinanza (mioddio che ho detto!) all’amore-perché-tutto-è-amore… E PURCHE’ IL NASCITURO SIA SANO, con buona pace di Chiara Corbella.
Giorno triste per me oggi: ho parlato di Vita con i miei compagni di panca, in Chiesa.
In fondo, niente di nuovo.
Ma Chiara presto sarà santa. Questo è tutto.
Maurizio
Parole piene di senso e d’amore, la mamma genera il figlio ed il figlio genera la mamma, non sappiamo essere genitori eppure lo diventiamo, per amore, accogliamo, amiamo, affrontiamo difficoltà e paure, e così per ogni figlio in maniera nuova, diversa, ogni figlio è un figlio unico, diverso, speciale arrivato in un momento particolare, diverso dagli altri e oggi che ho la mia piccola Chiara di pochi giorni nella carrozzina in salotto con me e mio marito, non posso che gioire e ringraziare il Signore per questo dono: essere la mamma di questa piccola tenerissima bimba nata prematura, sottopeso, con la sindrome di down, unica nella sua fragilità , immensa per l’ amore che ci sta insegnando e donando.
Non ci sono parole, solo tanta tanta gratitudine!
la mamma genera il figlio ed il figlio genera la mamma
errata corrige: le mamme
da “la verità” di oggi pag.17
“con 5mila euro e una ricerca online si possono creare i figli di due madri”
si chiama “metodo ropa”,spopola in spagna e consente a coppie lesbiche di avere bimbi con dna condiviso grazie a un passaggio di embrioni. su internet si moltiplicano le offerte rivolte alle italiane.
prosit
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