Monastero wi-fi oltre le sbarre

Carissime, carissimi,

abbiamo partecipato alla prima riunione del monastero Wi-Fi, dalle nostre celle (anche se qui le chiamano “stanze di pernottamento”), con le nostre preghiere. Non abbiamo potuto partecipare di persona, ma lo Spirito passa anche attraverso le sbarre, anche quelle delle nostre “stanze di pernottamento”.

Siamo un gruppo di carcerati, condannati all’ergastolo, con fine della pena “mai”. Questo non ci impedisce di partecipare alla vita della Chiesa, e alle sorprese dello Spirito, come questo monastero del tutto particolare.

Siamo venuti a conoscenza di questa iniziativa attraverso il cappellano, e attraverso di lui vi arrivano queste righe.

Ringraziamo il Signore per il suo amore inesauribile e fantasioso, e continuiamo a pregare perché non vengano a mancare monaci e monache che continuino a sostenere il mondo.

I fratelli di un carcere del centro Italia

 

Carissimi confratelli ergastolani, noi del monastero wi-fi cercavamo qualche lettera da cui partire per cominciare a ragionare su quale possa essere il dopo, su come non disperdere quella ventata di Spirito Santo, e la vostra è sicuramente quella che ci ha più commosse. Pensare che ci siano confratelli monaci in carcere è una cosa che ci intenerisce oltre ogni misura, e ci stupisce per la fantasia di Dio, che non abbandona i suoi figli, mai.

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Le «Messe beat» non furono solo canzonette

di  Claudia Mancini per LaPorzione.it

Musicisti capelloni con chitarre elettriche, organo e batteria. All’interno della sala ci sono circa tre o quattrocento persone, soprattutto giovani. Per lo meno il doppio sono rimaste fuori, tentando di forzare l’entrata presidiata dalla polizia. È il 27 aprile del 1966 e non è un concerto rock né una manifestazione studentesca tipica di quegli anni ribelli; è la prima esecuzione della cosiddetta «Messa beat».

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Filotea, una miniera di intuizioni e chiarimenti

di Costanza Miriano

Lo so che san Francesco di Sales era ieri, e quindi avrei dovuto scrivere l’altro ieri in modo da pubblicare nel giorno giusto, ma invece mi sono ritrovata a finire l’ufficio delle letture alle 23.52, e quindi niente, eccomi. Che santo fosse lo sapevo, perché è il patrono dei giornalisti, e allora mi ricordo ogni anno che sta per scadere la tassa annuale di iscrizione all’Ordine (ognuno ha i suoi promemoria).

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Pre-persona

Nello stato di New York è ora pssibile l’aborto fino al nono mese di gravidanza. Philip K. Dick l’autore di Blade Runner e Minority Report, in un racconto aveva disegnato uno scenario che sta diventando sempre meno fantascientifico…

il blog di Costanza Miriano

Qualche giorno fa un commentatore del blog, un medico che lavora in terapia intensiva neonatale, durante la discussione circa la “legittimità” di considerare l’embrione una persona, aveva accennato ad un racconto di fantascienza . Il racconto non lo pubblichiamo (ma è possibile leggerlo QUI ) ma questo articolo sì.

di Umberto Folena

«Walter stava giocando a nascondino quando vide il furgone bianco al di là della macchia di cipressi, e capì subito cos’era. Pensò: “È il furgone bianco dell’aborto. È venuto a prendere qualche bambino per un aborto post-partum. E forse”, pensò, “l’hanno chiamato i miei genitori. Per me”». È l’inizio agghiacciante del racconto The Pre-Persons (Le pre-persone), scritto nel dicembre del 1973 da… da chi? Da un fanatico pro-life? Da un reazionario neonazista?

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Voglio essere anche io nel monastero Wi-Fi, ma come si fa?

di Costanza Miriano

Voglio essere anche io nel monastero Wi-Fi, ma come si fa?

È la domanda più frequente che mi sono sentita rivolgere di recente, non solo sabato all’incontro a san Giovanni in Laterano, ma anche in tante altre occasioni, soprattutto quando sono andata in giro per l’Italia a parlare dei pilastri della vita spirituale, che provo ad accennare – per quel che ne ho capito io, finora: non è molto, ma è tutto quello che so – in Si salvi chi vuole.

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Una giornata di grazia esagerata

di Costanza Miriano

E’ stata una giornata di grazia esagerata, un pezzetto di paradiso per le 2000 persone (oltre 1900 sedie, più gente in piedi qua e là) che sono riuscite a venire a Roma, e che hanno avuto il privilegio di essere accolte nella chiesa che è capo e madre di tutte le chiese dell’urbe e del mondo – mica bruscolini – cioè l’Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, come ci ha ricordato don Fabio.

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Monastero Wi-Fi. Da San Giovanni in Laterano i video delle catechesi

È possibile seguira diretta streaming delle catechesi del capitolo generale del Monastero Wi-Fi  su Aleteia.org (che cura lo streaming), sulla pagina facebook di Aleteia e su questo blog:

 

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Monastero wi-fi, ovvero il tuo volto, Signore, io cerco

di Costanza Miriano

Chissà, forse se avessimo saputo che da una riunione di amiche da fare a casa mia o in una parrocchia, si sarebbe trasformata in una roba enorme, con i mariti che chiedono (vabe’ diciamo che non si oppongono) di venire, da fare nella Basilica cattedrale di Roma, avremmo scelto un nome meno strambo, quel giorno sulla spiaggia, quando abbiamo dato retta all’amica bionda. Da lì gli eventi ci hanno travolte, e così, per chi non lo sapesse ancora, il 19 gennaio oltre 1600 persone che provano a fare sul serio con la vita spirituale si incontreranno a san Giovanni in Laterano, per abbeverarsi al sapere di alcuni speciali uomini (e una donna) di Dio.

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Conto alla rovescia per il raduno del MONASTERO WI-FI. Aggiornamenti e programma

di Costanza Miriano

Il mondo contemporaneo complotta per farci dimenticare di Dio, per distrarci, intrattenerci, dare il nome sbagliato alla nostra sofferenza, o meglio, per farci soffrire inutilmente. Per convincerci che Dio è irrilevante, e comunque, se c’è, non è Padre; che il tempo che passiamo con lui è perso, non un guadagno, non l’unica via alla felicità. Per il mondo è inconcepibile credere che è la preghiera la forza che cambia le cose, è la più importante delle nostre azioni, perché, come dice papa Francesco, la preghiera o cambia le situazioni, o cambia il nostro cuore in modo che noi agiamo per cambiare. Ecco, c’è un popolo che si fida di queste parole, che non ascolta la voce del mondo, e continua a cercare Dio, nonostante le miserie, i peccati e le fragilità, nelle pieghe delle giornate, tentando caparbiamente di rimanere attaccato al Signore facendo tutto il resto, desiderando di conservare un cuore unitario, consegnato a Lui qualunque cosa si faccia.

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E continuavano a chiamarlo don Camillo

Si va avanti bene solo conoscendo da dove si viene. La cultura è una sporca faccenda», rispose don Camillo, «perché quando un discorso non si può tradurre in dialetto significa che è una parola in aria. Voi fate pure della filosofia e della politica, noi andiamo allo stand gastronomico dove il progresso non si arresta». Don Camillo si è ritirato sul crinale insieme a Peppone. E si ritrovano al belvedere a guardare verso la Bassa, dove sembra che l’acqua abbia smesso di andare dall’alto al basso. E Peppone ha perso i riferimenti, ma il reverendo parroco ha conservato il Crocifisso dell’altar maggiore. Per questo al bar continuavano a chiamarlo don Camillo. Brevi storie di un mondo piccolo ai giorni nostri, preparate leggendo e rileggendo la ricetta doc di Giovannino Guareschi.  

Prediche Corte

di Lorenzo Bertocchi

Il contado di crinale era fatto di gente che amava il dono della sintesi. A messa la caratteristica si manifestava con l’insofferenza alle prediche superiori a minuti 5, trascorsi i quali c’era chi sbuffava, chi dormiva e chi usciva a fumare una sigaretta sul sagrato. Era gente così, di poche parole.

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DAMMI UN CUORE. Promessa e preghiera

di Costanza Miriano

Cari amici iscritti al capitolo generale del monastero Wi-Fi (a Roma il 19 gennaio), finalmente domani potremo darvi tutte le informazioni precise: stiamo aspettando alcuni dettagli organizzativi e alcune conferme, e un nome è ancora in sospeso (no, non è Eddie Vedder a cantare il Gloria). Possiamo anticipare che il tutto è stato spostato alla basilica di San Giovanni in Laterano, perché siamo troppi. Cioè, volevo dire, siamo in tanti, non si è mai in troppi a pregare, solo che non entravamo a sant’Antonio in via Merulana.

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