L’immigrazione, la Chiesa e l’Occidente

timthumb

Ettore Gotti Tedeschi, economista e ex presidente dello Ior spiega a Giovanni Bucchi per Formiche.net come le vere cause del fenomeno migratorio non siano affatto quelle economiche
 
Le motivazioni economiche non bastano a spiegare l’immigrazione di massa. E’ un fenomeno “previsto e voluto per modificare la struttura sociale e religiosa della nostra civiltà, in pratica, per ridimensionare il cattolicesimo”. Sono parole messe nero su bianco da Ettore Gotti Tedeschi nell’Ottavo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo curato dall’Osservatorio internazionale card. van Thuân sul tema immigrazione. L’economista e banchiere cattolico, già presidente Ior, ha affidato a un breve saggio le sue valutazioni, che dopo la presentazione del Rapporto a Roma hanno suscitato alcune critiche (qui e qui) insieme a commenti positivi.

Gotti Tedeschi, nel suo intervento lei parla di una “correzione fraterna” ad alcune istituzioni ecclesiali che non avrebbero compreso il problema dell’immigrazione. In cosa consiste questa correzione?

Sono rimasto preoccupato della solerzia umanitaria piena di toni emotivi che tende a ignorare i numeri del fenomeno e non affronta le cause del problema. Si direbbe infatti che ci siano tre “tabù” che oggi non si devono o possono affrontare razionalmente e in modo completo: il problema della natalità, dell’ambiente e delle migrazioni. Si direbbe che ci sia una volontà superiore, diffusa ed imposta, che non vuole che si discutano questi tre tabù. Così come si direbbe che ci siano “controllori” pronti ad usare ogni mezzo, inclusa l’intimidazione, affinché su questi tabù si accetti un pensiero unico: basta nascite perché l’uomo distrugge l’ambiente, facilitiamo perciò l’immigrazione perché è la miglior soluzione. Ci sono molti punti non chiari su tutti e tre i tabù, ma per rimanere in tema è bene sapere che i dati e le informazioni sulle immigrazioni regolari sono influenzati da accordi o “ricatti economici” con nazioni di partenza migrazioni. I dati e le informazioni sulle immigrazioni irregolari sono ancor meno chiari; si pensi che gli sbarchi irregolari in Italia nel 2016 (181.436) sono stati quaranta volte quelli del 2010 (4.406). E  ci si renda conto che il fenomeno della clandestinità è in aumento e  fuori controllo. Nel 2015 lo status di rifugiato è stato riconosciuto solo per il 5% dei casi, il 36% ha ricevuto assistenza umanitaria ed il 59% è stato rifiutato, ma non si sa dove sia. E si tratta di più di 100mila persone (su 153.842 sbarcati). Nel 2016  il dato è cresciuto, sono arrivate via mare 181.436 persone (18% in più del 2015) e gli irregolari espulsi con riaccompagnamento nel Paese di origine sono stati solo il 5%. In pratica, la cosiddetta clandestinità cresce ad un ritmo di 100mila unità all’anno, e i Paesi confinanti con il nostro ostacolano gli espatri.  Si tratta di dati forniti dall’Alto Commissariato dell’Onu sui rifugiati.

Perché non bastano le ragioni economiche per spiegare il fenomeno migratorio?

Il fenomeno migratorio viene spiegato, o meglio lasciato intuire, con tre principali cause: i conflitti, la povertà, il bisogno di manodopera. E’ evidente che queste tre cause esistono, ma da cosa sono spiegate, e se possano esser risolte, non viene quasi mai discusso. Prendiamo il primo, i conflitti. Fino ad una decina di anni fa venivano “spenti” praticamente sul nascere, poi si direbbe che siano stati tollerati (o persino provocati, si pensi alla Libia), mentre la vendita di armi verso vari Paesi cresceva e si ritiene che queste armi possano esser servite all’Isis. I conflitti che hanno generato migrazioni potevano esser soffocati o no? Prendiamo la seconda causa, la crescita della povertà. Non appare così vero il problema, se guardiamo i flussi migratori. Quelli provenienti da Paesi in vere difficoltà economiche sono tra il 5 e il 10%. Ma è importante notare come questa povertà sia anche dovuta a nostre mancanze negli ultimi dieci anni. Si vada a vedere le conclusioni del famoso G8 per l’Africa dove ci impegnavamo a sostenere investimenti e esportazioni dai Paesi poveri; che abbiamo fatto? Praticamente nulla. Infine, il bisogno di manodopera; il gap di popolazione per il crollo demografico rende necessarie le migrazioni? Ma chi o cosa ha provocato questo gap che oggi pretende di gestire? Chi ha imposto il crollo della natalità in Occidente e ora pensa di compensarlo con immigrazioni? In un momento di crisi economica, con un tasso di disoccupazione nel nostro Paese come l’attuale? Con un costo di accoglimento così gravoso per il nostro bilancio?
Io ho parlato dell’esigenza di chiarire le vere cause del problema, che altrimenti non si risolve, anzi si aggrava. I dubbi sul fatto che si vogliano disconoscere queste vere cause stanno anche nella confusione che regna in Europa. Si è mai pensato come mai i migranti siano prevalentemente giovani e sani? I meno giovani non temono i conflitti e la fame?

Veniamo al punto. Lei ha scritto che c’è un disegno per “ridimensionare il cattolicesimo”, ha parlato di un progetto di re-ingegnerizzazione gnostica del mondo che ha un nemico dichiarato: la Chiesa cattolica, e lo ha fatto citando il segretario dell’Onu Ban Ki-moon e il Rapporto Kissinger del 1974. Perché la Chiesa cattolica è il bersaglio?

Io credo proprio che il fenomeno migrazioni sia una delle (peggiori) conseguenze dei fallimenti del cosiddetto Nuovo Ordine economico Mondiale instaurato negli anni Settanta per regolare il necessario processo di globalizzazione. Invito a riflettere sul fatto che tutti gli obiettivi del Nuovo Ordine non solo non si son realizzati, ma si è prodotto esattamente il contrario: si volevano estinguere tutte la cause di conflitti, diseguaglianze, povertà, intolleranza religiosa, totalitarismi, e si è prodotto il risultato opposto, incluso un processo di migrazione forzato. Il vero grande “successo” del Nuovo Ordine è stato aver creato una crisi economica globale, a sua volta origine di altre conseguenze dannose. Dobbiamo poi riconoscere che c’è stato un altro “vero successo”: quello legato al processo dichiarato di relativizzazione delle fedi religiose, mirante alla laicizzazione delle stesse, con conseguente crollo dei valori morali e cambiamenti all’interno della Chiesa cattolica. Se osserviamo le conseguenze di questi fatti osservati, non possiamo non riflettere sul rischio (per alcuni) o opportunità (per altri) di una processo di reingegneria socio-religiosa ispirata certamente, e direi anche gestita. Se poi avessimo anche la pazienza di andarci a rileggere le dichiarazioni fatte dai leader internazionali negli ultimi quaranta anni, troveremmo materia di analisi sul fatto che “nulla succede per caso”. Non parliamo di teorie di complotto, parliamo di fatti.

Leggendo il suo saggio, viene da pensare che la stessa Chiesa cattolica finita sotto attacco non abbia capito quanto sta accadendo. E’ così?

Il cattolicesimo è una fede assoluta e dogmatica che pretende doveri verso il Creatore. Il mondo laicista non tollera questi “doveri”. Vede, il progetto di Nuovo Ordine Mondiale prevedeva più obiettivi strategici che andavano dal controllo delle nascite ai nuovi paradigmi etici verso le fedi religiose più dogmatiche, al fine di avere una sola grande religione universale. Negli ultimi quarant’anni non si è fatto altro che discutere sui nuovi obiettivi per l’umanità, poi abbiamo avuto l’11 settembre e tutto è cambiato, si è gestita opportunisticamente l’emergenza… Si è lasciato ben intendere che i diritti civili che il mondo meritava non avevano nulla a che fare con quelli insegnati dalla morale cattolica tanto che il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità arrivò a spiegare che l’etica cristiana non avrebbe più dovuto esser applicata in futuro. E Obama nel 2009 dichiarò che la salute è benessere psico-bio-sociale, e via ad aborto senza restrizioni, eutanasia grazie a limitazione cure, negazione al diritto di coscienza. Era evidente che il cattolicesimo era sotto attacco, no? Poi il segretario dell’Onu Kofi Annan nel suo storico discorso ai leader religiosi a New York nel 2000 arrivò a parlare di una esigenza di sincretismo religioso per creare una nuova religione universale, spiegando che i processi di immigrazione avrebbero aiutato questo progetto…

La Chiesa è rimasta a guardare?

Io non mi permetto di criticare le istituzioni ecclesiastiche, tantomeno il Papa; che mai potrebbe dire di diverso il Papa, se non esortare alla carità? Semmai resto perplesso di fronte ad affermazioni fatte da illustri membri di istituzioni che sembrano voler ignorare le cause e fanno proposte genericamente umanitarie, prescindendone. Ha mai visto risolvere un problema agendo sugli effetti anziché sulle cause? Come si può pensare di risolvere problemi di miseria materiale e sociale senza risolvere prima i problemi morali? Ma questi illustri ecclesiastici hanno letto e meditato su Caritas in Veritate e Lumen Fidei? E poi trovo sbagliato usare considerazioni morali-umanitarie facendo riferimenti sacri.

Qualcuno l’ha attaccata dicendo che con le sue teorie va contro il messaggio di Papa Francesco e si avvicina alle tesi di Trump e Salvini. Come risponde?

Avrà notato che da qualche tempo nel nostro Paese si son sviluppati due sport: gli “interpretatori del Santo Padre” e i “cacciatori dei dissidenti” (veri o inventati) del pensiero del Papa. Mancando argomenti inventano similitudini suggestive ed offendenti.

fonte: Formiche.net

 

 

 

106 pensieri su “L’immigrazione, la Chiesa e l’Occidente

  1. Fabrizio Giudici

    Ecco, a proposito di “ridimensionare il cattolicesimo” (che è un eufemismo)… Qualche mese fa venne fuori, grazie all’ennesimo “leak”, che una delle organizzazioni che Soros usa per infiltrare la Chiesa Cattolica si chiama PICO:

    https://www.lifesitenews.com/opinion/soros-lurks-in-the-shadows-trying-to-bring-down-catholic-church

    Ora apprendiamo che in una lettera di dieci giorni fa Papa Francesco ha specificamente elogiato PICO come un modello:

    http://www.onepeterfive.com/pope-francis-praises-soros-funded-organization-encourages-resistance/
    http://w2.vatican.va/content/francesco/en/messages/pont-messages/2017/documents/papa-francesco_20170210_movimenti-popolari-modesto.html

    Il giochino degli ultimi anni era quello di “unire i puntini” che ci venivano offerti e visualizzare il disegno risultante. Direi che ormai si è materializzato.

  2. Alessandro

    Dalla Dottrina sociale della Chiesa istruzioni per non sbagliare le politiche migratorie. Così il vescovo di Trieste mons. Crepaldi:

    “1) Il primo criterio è che esiste il diritto ad emigrare, a lasciare il proprio Paese sia quando in esso la vita sia diventata molto difficile o impossibile per la persecuzione politica o religiosa che mette in pericolo la vita propria e della famiglia, sia quando esso sia devastato da una guerra, sia anche quando una situazione di degrado o di povertà endemica o di sottosviluppo impedisca la sopravvivenza o la condizioni a sofferenze sproporzionate. Ognuno ha il dovere di amare il proprio Paese, ma nessuno ha l’obbligo di diventarne schiavo. Espatriare è quindi un diritto che deve essere riconosciuto.

    2) Se esiste quindi un diritto ad emigrare va tenuto anche presente che c’è anche, e forse prima, un diritto a non emigrare. L’emigrazione non deve essere forzata, costretta o addirittura pianificata.
    Questo principio è molto importante perché ad esso sono collegati dei doveri. Il dovere della comunità internazionale di intervenire sulle cause prima che sulle conseguenze, di affrontare i problemi che nei Paesi di emigrazione spingono o costringono persone e famiglie ad andarsene dando il proprio contributo per la loro soluzione, e il dovere di chi emigra di verificare se non ci siano invece le possibilità per rimanere ed aiutare il proprio Paese a risolvere le difficoltà. Purtroppo, invece, le grandi potenze destabilizzano esse stesse alcune aree geopolitiche, armano e finanziano Stati corrotti e califfati. Molti episcopati africani insistentemente invitano i propri figli a non andarsene, a non farsi attrarre da proposte illusorie, ma a rimanere per contribuire al progresso del loro Paese. Del diritto a non emigrare si parla poco. Ogni situazione è un caso particolare e questi principi non possono essere generalizzati, però possono contribuite ad illuminare, appunto, la singola situazione.

    3) Un altro principio è che se esiste un diritto ad emigrare non esiste però un diritto assoluto ad immigrare, ossia ad entrare in ogni caso in un altro Paese.
    In altri termini, i Paesi di destinazione hanno il diritto di governare le immigrazioni e di stabilire delle regole per l’accesso e l’integrazione degli immigrati nella loro società. Principi elementari di diritto umanitario dicono che chi arriva deve essere accolto e accudito, ma i governi devono anche pensare al bene comune della propria nazione nei cui confronti le immigrazioni possono diventare una minaccia.
    Tra i criteri per la difesa del bene comune nelle politiche immigratorie c’è anche il dovere di salvaguardare la propria identità culturale e garantire una integrazione effettiva e non un multiculturalismo di semplice vicinanza senza integrazione.

    4) Un altro criterio è il realismo cristiano. Da un lato non chiudersi a chiave davanti a questi fenomeni epocali, dall’altro non cedere alla retorica superficiale. L’accoglienza e l’integrazione rappresentano problemi molto impegnativi e non è sufficiente una generica buona volontà per risolverli. Realismo significa non cedere a spiegazioni semplificatorie dei fenomeni migratori, dando colpe a destra o a sinistra. Significa vedere come il male e il bene sempre si accompagnino in questi casi: molti migranti sono senz’altro bisognosi, altri possono emigrare con obiettivi meno nobili. Significa vedere che dietro le migrazioni non ci sono solo legittimi bisogni, ma anche reti di sfruttamento delle persone e disegni di destabilizzazione internazionale. L’accoglienza del prossimo non può essere cieca o solo sentimentale, la speranza di chi emigra va fatta convivere con la speranza della società che li accoglie. La speranza va quindi organizzata, e per questo occorre realismo.

    5) Il realismo cristiano, poi, richiede che non si faccia di ogni erba un fascio. È evidente che l’immigrazione islamica ha alcune caratteristiche proprie che la rendono particolarmente problematica. Riconoscerlo è indice di realismo e buon senso e non di discriminazione. L’islam ha a che fare con le migrazioni in due sensi: da un lato per i califfati islamici che costringono le popolazioni, specialmente cristiane, a fuggire per salvare la vita, e dall’altro perché l’integrazione di popolazioni islamiche in altre nazioni risulta oggettivamente più difficile, per alcune caratteristiche della religione islamica stessa. Non si tratta di dare colpe all’islam, ma di prendere atto che nell’islam ci sono elementi che impediscono di accettare alcuni aspetti fondamentali di altre società e specialmente di quelle di lontana tradizione cristiana. L’accoglienza nell’emergenza va data a tutti. Quando poi invece si transita dall’accoglienza all’integrazione, è prudente non considerare gli immigrati tutti ugualmente in modo indistinto, comprese le cultura e religioni di provenienza.”

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quattro-criteri-per-orientare-le-politiche-migratorie-17823.htm

    1. ola

      @Alessandro, grazie del punto fermo. Se ci si sforza veramente di comprendere a fondo tutte queste parole non c’e’veramente altro da aggiungere sulla questione secondo me.

    2. Alessandro

      Altro intervento di mons. Crepaldi in tema:

      “Il quadro del problema delle migrazioni è complesso e proprio per questo non richiede solo interventi sulla frontiera del bisogno immediato, ma un realismo cristiano, capace di speranza “strutturata”. In gioco c’è non solo il bene delle persone che premono per entrare nei paesi occidentali, c’è anche il bene delle persone che rimangono là, nei paesi di origine, c’è anche il bene dei cittadini dei paesi di accoglienza che conservano dei diritti a fronte dei nuovi arrivi, c’è il bene di quanti sono soggetti alle organizzazioni criminali, c’è il bene delle nostre società che non possono permettersi di importare soggetti destabilizzanti camuffati da immigrati e richiedenti asilo. C’è il bene di colui che arriva con la sua cultura di origine, ma c’è anche il bene della signora anziana che ormai è la sola autoctona nel condominio dove abita, attorniata da costumi e usanze che la fanno sentire estranea a casa propria. Come si vede da questi pochi esempi il problema della immigrazione va inquadrato all’interno della ricerca del bene comune, sul quale tema la Dottrina sociale della Chiesa ha detto tanto e ha ancora tanto da insegnare.

      Sarebbe sbagliato pensare che la generosa accoglienza e l’impegno, diciamo così, “sul bagnasciuga” fossero sufficienti. Una Chiesa e un mondo cattolico impegnato solo in quel senso farebbero certamente il loro dovere, ma non lo farebbero tutto. Interessarsi solo di chi arriva e poco o niente di chi rimane là, colpevolizzare prevalentemente i cittadini dei paesi di accoglienza, non distinguere le diverse situazioni tra gli immigrati, considerare con eccessiva faciloneria il problema difficile e arduo della integrazione, non sono atteggiamenti che si possano far risalire alla concezione del bene comune proposta dalla Dottrina sociale della Chiesa.

      Non bisogna poi dimenticare che del bene comune non fanno parte solo elementi di ordine sociale, come per esempio il lavoro, l’economia, la tenuta del sistema di welfare e così via. Il bene comune ha anche una componente etica ed una componente religiosa. Bisogna chiedersi con realismo se i popoli dell’accoglienza hanno diritto a conservare la propria identità culturale e religiosa, così come ce l’hanno i popoli della migrazione. E bisogna chiedersi come questo rapporto possa essere risolto in modo non di semplice giustapposizione. Tutti conosciamo i due pericoli incombenti: il primo è che tutte le culture diventino sottoculture rispetto ad una nuova cultura mondialista egemone in mano ai centri di potere transnazionali; la seconda è che si assista ad una balcanizzazione dell’Europa, divisa in tante enclaves autonome in tutti gli aspetti di autogoverno nella via reale seppure formalmente ossequienti alle leggi formali dello Stato.

      Noto un eccesso di irenismo quando oggi si parla di società multiculturale e multireligiosa. Non mancano esperienze di positiva integrazione, ma bisogna riconoscere che nella maggior parte dei casi la società multiculturale e multireligiosa ha recato con sé anche tanti problemi e sofferenze. Questo capita soprattutto quando tale società viene in un certo senso imposta e le migrazioni – accanto alle tante loro cause – hanno anche quella di obbedire a regie geopolitiche internazionali.

      Possiamo tornare allora al problema da cui siamo partiti. Anche il rilevante problema delle migrazioni ha bisogno della Dottrina sociale della Chiesa. Non può essere affrontato solo con interventi di carità immediata, ma con una visione d’insieme circa l’autentico bene comune. Ora, il bene comune, secondo la Dottrina sociale della Chiesa, ha tre dimensioni: una dimensione etica, una dimensione analogica ed una dimensione verticale. Nel conflitto delle visioni morali, nel centralismo burocratico e nel secolarismo prevalente, l’Occidente, e specialmente l’Europa, non trova le risorse interne per affrontare questo problema esterno. Ed è ancora la Dottrina sociale della Chiesa a chiedere che la ragione e la politica facciano il loro dovere. E’ ancora la Dottrina sociale della Chiesa a chiedere che anche la carità non sia cieca, ma realistica e lungimirante.”

      http://www.vanthuanobservatory.org/notizie-dsc/notizia-dsc.php?lang=it&id=2453

  3. vale

    sarà anche per questo che le dimissioni di mons. Negri sono state accettate alla velocità della luce- per molti altri proroghe anche di due, tre e passa anni, e sostituito in quel di Ferrara-comacchio dall’ex segretario, o quel che era, della “migrantes”? vallo a sapere.

    cmq per avere un bel quadretto, gotti tedeschi,l’ha fatto. ha unito i puntini che sono da tempo sotto gli occhi di tutti.

    poi anche altri l’avevano fatto o intuito. naturalmente sono i “complottisti”

    e che voialtri,noialtri, proprio non vogliamo apprezzare la bellezza di questo “globalismo”. incapaci che siamo…

    https://www.riscossacristiana.it/le-preoccupazioni-della-gerarchia-catto-globalista-di-marco-sudati/

  4. exdemocristianononpentito

    Sarà, ma secondo me il Gotti Tedeschi non mette abbastanza in evidenza il collegamento fra il fosco quadro da lui disegnato e la prevalenza delle teorie economiche monetariste e noeoiliberiste che hanno causato e aggravato la crisi mondiale, rafforzando le altre concause (morali, sociali ecc) delle crisi e dei conflitti.
    Un’economia che ritiene il mercato sempre in grado di autoregolarsi da solo, porterà sempre a queste conseguenze. Non dico che il keynesimo, prevalente una volta, non desse luogo a crisi economiche (le crisi cicliche ci sono sempre state nell’economia capitalistica, e anche prima), ma permetteva perlomeno di attenuare gli effetti di tali crisi. Alla base del disvalore in cui viene tenuta la vita umana e le sue esigenze, c’è, oltre lo gnosticismo (chissà se i CEO che promuovono le politiche di cui parla GottiTdefeschi, sanno che cosa sia……) l’idea che tutto debba piegarsi alla logica de mercato e nulla debba sfuggirgli.

    1. procopio

      Exdemocristiano, l’applicazioni di politiche keynesiane si sono avute solo in un tempo molto ristretto dell’esistenza umana e con molte eccezioni (dalla fine della WWII alla fine degli anni settanta) . Fatto e’ che mai si e’ avuta una classe media prima di questo periodo e probabilmente mai si avra’ piu’ dopo. Inoltre dalla rimozione del Glass-Steagall act abbiamo crisi e bancherotte a ripetizioni tanto che qualcuno ha affermato che e’ sempre la solita crisi che trova nuovi sbocchi per manifestarsi. Il capitalismo e’ bancarottiere seriale. Non solo, i capitalisti sono profondamente moralisti perche’ come dici tu, mutuano pensieri gnostici: per ricreare domanda (o distruggere la sovrapproduzione, vedi tu) preferiscono alle teorie keynesiane, le guerre. Senno il popolo si distanzia dalla “durezza del vivere” di Padoa Schioppa memoria, il gran galantuomo della sinistra liberista commiserevole. Non so se i CEO sono a conoscenza, ma sappiamo per certo che le teorie a cui Gotti-Tedeschi accennava, sono anche propugnate dai “filantropi” come Soros, Warren Buffett e Bill Gate.
      Saluti

      1. exdemocristianononpentito

        Grazie Procopio della condivisione di gran parte delle mie opinioni:è una cosa che fa sempre piacere.

      2. Fabrizio Giudici

        Prima di criticare il capitalismo – per problemi assolutamente reali ed evidenti, che non ho la minima intenzione di negare – bisognerebbe però definirlo in modo più preciso: perché penso che ognuno ne ha una visione diversa. Tanto per dirne una, la rimozione del Glass-Steagall non è capitalismo, ma pirateria. Il capitalismo, infatti, ha vissuto benissimo per decenni con quella restrizione, messa in piedi, al tempo, da una nazione che era chiaramente improntata da una cultura capitalista.

        Quanto a Keynes, è l’altra faccia della medaglia: l’intervento massivo dello stato non è una soluzione, ma l’ennesimo problema. Porta inevitabilmente a sprechi, alla creazione di privilegiati che percepiscono lo stipendio per non fare niente di utile; e inevitabilmente lo Stato, da controllore economico, poi diventa il controllore di tutto.

        1. exdemocristianononpentito

          Il capitalismo non hsa vissuto benissimo per lungo tempo, MAI! Le crisi petiodiche ci sono sempre state e quasi sempre sono state le guerre a risolverle.
          Certo gli eccessi del keynesiano hanno portato alla concentrazione di grandi proprietà in capo allo stato e a grandi sprechi (ma Keynes non parlò mai di intervento statale continuo e “totale”), però questo dovrebbe portarci a correggere l’intervento pubblico in economia non ad abbandonarlo in nome del più sfrenati liberismo.
          In quanto alla preoccupazione per i bilanci statali in rosso (che i liberisti citsano spesso) deve dirsi che, storicamente, i bilanci in pari o in attivo sono stati una vera rarità.
          Gli stati,compresi quelli liberisti, sono vissuti per secoli CON i bilanci in rosso.

        2. procopio

          Assolutamente!. il capitalismo lasciato a se stesso e’ devastante. La rimozione della Glass-Steagall e’ stato il caposaldo del paradigma liberista. Chi l’aveva imposto (a seguito della grande crisi) aveva bene in mente sia Keynes sia i danni. Io non sono ne’ capitalista ne’ comunista, ne riconosco i limiti di entrambi e nel corso degli anni mi sono accostato molto alla dottrina sociale della chiesa.
          Lo Stato e’ l’istituzione del vivere civile dove ogni persona si riconosce nei valori fondanti della costituzione. Il capitalismo lo vuole rimuovere (vedi ora in Italia) perche’ e’ un diaframma che protegge le classi meno abbienti.
          Caro Giudici, non averla a male, ma quelle che tu affermi sono sciocchezzerie liberiste. Con tutti i limiti, vorrei farti notare che la crescita ed il benessere della classe media e’ avvenuta quando lo stato italiano gestiva il 65 % dell’industria italiana. C’e’ stato benessere diffuso, sviluppo di tecnologia di altissimo livello (che l’industria privata non fa, non c’e’ nulla da fare) e un welfare tra piu’ alti al mondo.

          Quando alla classe media incominci a togliere sanita’, istruzione (chiamato anche salario indiretto) e pensioni (salario posticipato, ricordatevelo quando vi parlano di cuneo fiscale), inevitabilmente la fai collassare nell’indigenza. I luoghi comuni(,,sti) che utilizzi servono solo ed esclusivamente a questa causa (nessuno mai si domanda come lavori il privato soprattutto la grande industria). Ci sarebbe da domandarsi come fa un paradigma capitalista che si basa sulla produzione di massa a non avere un consumo di massa… Ma il sinistro liberisa di solito nicchia…e Keynes rimane sempre attuale.

          1. ola

            Al capitalismo – ha ragione Fabrizio, definiamolo – in senso smithiano post rivoluzione industriale, per capirci, bisogna riconoscere il merito di aver proposto un alternativa praticabile al sistema comunista, che e’un’aberrazione senza dubbio di gran lunga peggiore. Detto questo, e’putroppo alla prova dei fatti che DOVUNQUE il capitalismo cosi’definito sia arrivato – inclusi Paesi di tradizione totalmente diversa come Russia, Cina, Thailandia, Singapore, ecc. ecc. – e’sfociato nel liberismo e nel consumismo. Che esista quindi un capitalismo – nel senso sopra definito – “buono” e’allo stato attuale un’ipotesi, ne piu’ ne meno che l’evoluzione delle specie.
            E’vero che c’e’piu’benessere che 50 anni fa, perlomeno da noi, ma come e’distribuito? E qual e’il costo “etico” di questo benessere?
            Il che non vuole assolutamente dire come ricordava giustamente Viviana in un suo commento che il capitale o la proprieta’privata – come del resto il mettere le cose in comune come negli Atti – siano un male in se’, ci sono tantissimi usi legittimi per entrambi.
            Ma chi pretende di “santificare” il sistema odierno e definirlo buono in se – dimenticandosi che per esempio l’Europa medievale, sicuramente piu’santa di quella odierna, non lo applicava – ha l’onere della prova.
            Personalmente penso che valga anche per il capitalismo odierno la massima attribuita a Churchill sulla democrazia: e’il sistema peggiore di quelli che abbiamo provato finora, tranne tutti gli altri. Notare il finora! 🙂

            1. Fabrizio Giudici

              “Al capitalismo – ha ragione Fabrizio, definiamolo”

              Traparentesi, anche a me il termine in sé da fastidio: dopotutto è un “-ismo”. Come tutti gli -ismi, preferirei usarlo per designare le parti deteriori del sistema.

              “e’putroppo alla prova dei fatti che DOVUNQUE il capitalismo cosi’definito sia arrivato – inclusi Paesi di tradizione totalmente diversa come Russia, Cina, Thailandia, Singapore, ecc. ecc. – e’sfociato nel liberismo e nel consumismo”

              Certo, ma questo è quello che prevedeva Del Noce: il motivo è che, preso da solo, qualsiasi sistema economico è una forma di materialismo, esattamente come il marxismo. Quello che manca è la visione cristiana, che non è un optional. Se non c’è, l’esito è scontato. Sopra scrivevo: non è un problema del sistema economico in sé; è il risultato dell’aver posto il sistema economico – qualsiasi esso sia – sopra ogni altra cosa.

              1. ola

                “Sopra scrivevo: non è un problema del sistema economico in sé; è il risultato dell’aver posto il sistema economico – qualsiasi esso sia – sopra ogni altra cosa.”

                Scusa me lo ero perso. Hai sicuramente ragione. Ma allora penso che ci si possa legittimamente chiedere – e non ho la risposta, e comprendo anche che su questo punto ci si possa dare anche risposte diverse – se un sistema che per definizione antepone il capitale al lavoro umano sia del tutto conciliabile con una visione cristiana. Il tipo di uomo – e soprattutto le sue motivazioni – tratteggiato da Smith per esempio non sembra immediatamente sovrapponibile al ritratto di uomo che ci restituisce la dottrina sociale.

                1. vale

                  @ ola e a f.giudici

                  a me pare che vi sia sempre il solito problema di definizioni.

                  il capitalismo inteso come ideologia al quale sono state affibbiate le peggio cose solo perché nel tempo ne è stata fatta una,appunto, ideologia economica, mentre anche nel mondo greco e ,poi ellenistico e romano, per non parlar di quello medievale, era solo buonsenso applicato al vivere – e quindi al lavorare – di tutti i giorni.

                  potremmo dire che è una capitalista anche la massaia che mette da parte delle derrate in anticipo prevedendo periodi di rincaro delle merci o problemi nei rifornimenti.

                  il tutto dovuto non solo alle teorie marxiane,leniniste , liberiste o neoliberiste o quant’altro ( kruscev diceva che gli americani erano dei comunisti con i jeans) ma al fatto che si pretende che l’economia sia una scienza.

                  invece non lo è.

                  1. Fabrizio Giudici

                    il capitalismo inteso come ideologia al quale sono state affibbiate le peggio cose solo perché nel tempo ne è stata fatta una,appunto, ideologia economica, mentre anche nel mondo greco e ,poi ellenistico e romano, per non parlar di quello medievale, era solo buonsenso applicato al vivere – e quindi al lavorare – di tutti i giorni.

                    Perfetto (anche il resto del tuo commento). Vedo che, non a caso, abbiamo usato lo stesso termine: buonsenso. Dunque, come lo risolviamo il problema di definizioni? Come si chiama quella roba lì, del mondo greco, ellenistico, romano e medioevale, in modo che poi possiamo lasciare che “capitalismo” designi la degradazione ideologica?

                    1. ola

                      “Dunque, come lo risolviamo il problema di definizioni? Come si chiama quella roba lì, del mondo greco, ellenistico, romano e medioevale, in modo che poi possiamo lasciare che “capitalismo” designi la degradazione ideologica?”

                      D’accordo con Fabrizio e Vale su “quella roba li'” 🙂
                      Non cosi’tanto che cio’che oggi e’sotto gli occhi di tutti sia una “degradazione” e non qualcosa di intrinsecamente altro da “quella roba li'” ( denaro sterco del demonio? ), ma ammetto che qui si entra nel campo dell’opinabile.

                2. Fabrizio Giudici

                  “tratteggiato da Smith per esempio ”

                  La risposta, senza false modestie, io ce l’ho, ben chiara: certamente no. Infatti, di Smith – che per quanto mi riguarda è nello stesso “lungo termine” di Keynes – in generale me ne frego. Dai liberali posso prendere qualche spunto di buonsenso economico, ma certamente non tutta la teoria. È anche chiaro che presumere che una società possa svilupparsi armoniosamente esclusivamente cavalcando gli “spiriti animali” è assurdo (è anticristico).

                  È lo stesso problema del rapporto con la scienza: economia e scienza sono strumenti: vanno usati con un cervello che ragiona indipendentemente; non ci si deve assoggettare a loro. Sennò si cade nel materialismo.

                  Aggiungo ancora una considerazione. Se si accetta il primato dell’economia, e si sostiene poi che lo Stato deve regolarla, il corollario è semplice: lo Stato ha voce in capitolo su tutto, perché se l’ha su quello che ha il primato, evidentemente lo ha anche per le cose secondarie. Dunque, da lì ad arrivare alla legge che impone l’accesso al cesso per i transgender è solo questione di tempo. Per questo il kenesianismo aggiunge un’aggravante (assoggettarsi allo Stato) ad un errore a monte (assoggettarsi all’economia).

                  1. exdemocristianononpentito

                    Non è così sig Giudici, come le abbiamo spiegato io e Procopio è solo con l’applicazione delle teorie keynesiane che c’erano stato un benessere diffuso e sono state attenuate le sociali. In particolare le ricordo quello che, più efficacemente di me, ha scritto Procopio nel suo post di oggi alle ore 2:02: da “caro Giudici” fino alla fine del post medesimo.
                    L’accesso al cesso per i trasgender esula dall’argomento. L’economia è “a servizio dei bisogni del maggior numero di uomini” e non di astratti principi, e se ci accorge che quel fine è stato perseguito meglio con l’intervento pubblico e con l’applicazione di certe teorie, invece che di altre, si deve agire di conseguenza.

                    1. exdemocristianononpentito

                      Errata corrige: .”…..teorie keynesiane che c’è stato un benessere diffuso e sono state attenuate le diseguaglianze sociali”.
                      Scusate ma quando uso il tablet invece del PC, la tastiera tende ad “andare per conto suo”.

                  2. vale

                    non lo so come si può chiamare oggi.

                    ritengo che per la comprensione di un discorso, in special modo quando si intendono “cose” diverse con lo stesso termine,sarebbe opportuno utilizzarlo nel senso originario.

                    infatti temo che ,quando si parla di capitalismo, ognuno abbia in testa una cosa diversa da quella del suo interlocutore.

                    la dimostrazione è la confusione tra capitalismo ,liberismo,liberalismo,neoliberismo,ecc. che oggi si fa ancge sui media

                    1. vale

                      a margine,su le previsioni – anche economiche -ma in generale “storiche” vi è in corso da parte, mi pare,di alcune università americane il ” progetto seshat” che vuole creare un enorme databank che,analizzato con opportuni algoritmi, possa dare previsioni ragionevolmente certe- naturalmente tenendo presente il fattore “singolarità” che è sempre in agguato – sia in campo storico che economico.

                      http://seshatdatabank.info/

                  3. ola

                    “Aggiungo ancora una considerazione. Se si accetta il primato dell’economia, e si sostiene poi che lo Stato deve regolarla, il corollario è semplice: lo Stato ha voce in capitolo su tutto, perché se l’ha su quello che ha il primato, evidentemente lo ha anche per le cose secondarie. Dunque, da lì ad arrivare alla legge che impone l’accesso al cesso per i transgender è solo questione di tempo. Per questo il kenesianismo aggiunge un’aggravante (assoggettarsi allo Stato) ad un errore a monte (assoggettarsi all’economia).”

                    Riflessione acuta che non avevo mai fatto.

                    “Dai liberali posso prendere qualche spunto di buonsenso economico, ma certamente non tutta la teoria.”

                    Si’, probabilmente e’il succo della questione. Stringi stringi, se vai veramente al fondo delle idee, anche ( perdonate il gioco di parole ) l’ “ideologia” ( come sistema di valori ) alla base della democrazia potrebbe presentare i suoi punti critici. Probabilmente la soluzione e’proprio, fin quando sara’possibile fare questa distinzione, prendere cio’che e’buono e rigettare il resto.

                    1. Antonio Spinola

                      Ola ti parli di “un sistema che per definizione antepone il capitale al lavoro umano”

                      mi sfugge quel “per definizione”, e comunque non è possibile “anteporre” alcunché , infatti sarebbe bene ricordare che nessun capitale si conserva se non è riguadagnato giorno dopo giorno reinvestendolo nella produzione; ben sapendo che, a differenza di una proprietà fondiaria, la produzione spesso fallisce distruggendo lavoro e capitale.
                      Per aumentare la ricchezza materiale (personale o di gruppo) possiamo far ricorso al libero scambio (capitale e mercato), o all’uso della forza (militarismo, socialitarismo). Sono modi diversi di giocare, l’occidente da tempo ha scelto il primo, dotandolo di regole che sempre più spesso non funzionano con i risultati che conosciamo.

                      Delusi da questi risultati, spesso si liquida sbrigativamente col termine “selvaggio” il capitalismo odierno associandolo al fallimento del libero mercato. Personalmente definirei “selvaggio” quel mercato per niente libero nel quale è stata trascinata l’economia occidentale dominata dagli interessi delle nuove aristocrazie politiche che controllano regolano premiano e castigano le imprese con decisioni di politica economica imposte con la forza.

                      Vorrei ricordare, per esempio, che la grande proprietà terriera non è mai stata un prodotto economico del libero mercato, e la Chiesa poté godere di grandi possedimenti solo grazie alle pie donazioni.

                      Dice bene Fabrizio “Quello che manca è la visione cristiana”, ma non una mescolanza, o una terza visione dell’economia alternativa a quella liberale o socialista, bensì di una visione che deve nutrire le scelte individuali, proteggendoci dalla cupidigia, dalla bramosia, dall’invidia e dalla disperazione.

                    2. ola

                      “nessun capitale si conserva se non è riguadagnato giorno dopo giorno reinvestendolo nella produzione”
                      E’proprio quello il problema. Wall Street fa esattamente il contrario reinvestendo il capitale in altro capitale.

                      “Dice bene Fabrizio “Quello che manca è la visione cristiana”, ma non una mescolanza, o una terza visione dell’economia alternativa a quella liberale o socialista, bensì di una visione che deve nutrire le scelte individuali, proteggendoci dalla cupidigia, dalla bramosia, dall’invidia e dalla disperazione.”

                      Sono d’accordo, e non e’certo quello che abbiamo oggi.

                    3. ola

                      “mi sfugge quel “per definizione”,”
                      Scusa ho dimenticato questo. Mi riferisco a tutte le teorie che definiscono il lavoro umano solo come uno fra tanti fattori della produzione, al pari dei costi operativi per intenderci. Senza assumere filosoficamente una simile prospettiva alla base come fai anche solo a concepire una catena di montaggio? Poi certo come giustamente ricordate tu e Fabrizio anche una simile prospettiva viene a sua volta resa possibile solamente quando si toglie Dio dall’equazione, su questo siamo assolutamente d’accordo.

          2. Fabrizio Giudici

            “C’e’ stato benessere diffuso, sviluppo di tecnologia di altissimo livello (che l’industria privata non fa, non c’e’ nulla da fare) e un welfare tra piu’ alti al mondo.”

            Sviluppo di tecnologia di altissimo livello (chimica, nucleare, ad un certo punto anche elettronica), che poi è stata lasciata cadere nel cesso, in tempi piuttosto brevi. Perché? Per decisioni – o mancanza di decisioni – dall’alto. Gli sviluppi erano dovuti al genio italico, le castrazioni a decisioni politiche sbagliate. I grandi errori strategici successivi, degli anni ’80 e ’90, con l’entrata nell’euro e nella trappola del debito pubblico, poi, cosa sono se non altre decisioni statali sbagliate? Cos’è l’Europa, se non un super-stato? Bene fa il consigliere di Trump a paragonarla all’Unione Sovietica.

            E pensa bene a quello che hai scritto. Giustamente parli di istruzione tolta. Tolta nel senso di degradata (fino agli anni ’60 l’istruzione pubblica funzionava benissimo, ed era parte fondante di quel genio italico). Ma chi l’ha tolta? Lo stato. E chi si oppone in tutti i modi agli istituti di educazione privati? Lo stato. E chi ha sprecato ingenti quantità di denaro pubblico per opere inutili, opere intese in puro senso keynesiano, togliendo risorse ad altri settori; chi è il re della spesa improduttiva? Sempre lo stato.

            E non facciamo confusione tra la dottrina sociale della Chiesa e Keynes, che Keynes c’entra con la dottrina sociale come i cavoli a merenda.

            1. exdemocristianononpentito

              I guai nascenti dal “super stato Europa” sono ascrivibili al neoliberismo e non al keynesismo, perché sono le teorie monetarista e neoliberiste di von hayek , von Moses e compagnia che le autorità monetarie (e politiche) europee hanno adottato, e perseguono ostinatamente, tanto è vero che, come si è già detto, ogni governo non puo prendere alcuna decisione economica senzsa che bruxelles si intrometta in nome dei ,”conti in ordine”.
              Il fatto che ci siano stati eccessi e discrasie nell’applicazione dell’intervento correttivo dello stato nell’economia, non significa che esso non sia valido come principio, come, non avrebbe senso abbandonare i vaccini e gli antibiotici, per la considerazione che essi, talvolta, hanno effetti perversi. Vanno usati bene, MA non lasciare che la malattia faccia il suo devastante corso (che nella fattispecie economica, significherebbe “lasciar fare il mercato” senza intervenire per evitare la possibilità di “spesa imprtoduttiva” e “opere inutili”): fare scelte di spesa sbagliate non significa che non si debba più spendere.
              In quanto alla dottrina sociale della chiesa essa ha tutto il mio rispetto, ma finora non è stata applicata (in modo ampio) da nessuno stato, quindi di essa si può dir poco.
              Infatti, come ha detto Gotti T. e molti partecipanti al blog l,’economia non è una scienza in quanto e ” inesattissima”, pertanto l’esperienza pratica può sempre confutare le conclusioni teoriche (se non è una scienza esatta…?!), quindi fino a quando la dottrina sociale della Chiesa non sarà stata posta in essere, in un contesto abbastanza vasto, di quella, invero, nobile dottrina,possiamo soltanto congetturare.

              1. Antonio Spinola

                E quando mai abbiamo avuto, non dico i “conti in ordine” ma nemmeno l’intenzione di mettervi ordine!
                Abbiamo speso sempre denaro che non avevamo: è stato facile e comodo stampando moneta o emettendo cambiali.
                Tutti felici e contenti mentre si correva verso quella bancarotta keynesiana che oggi l’euro ci ha rivelato in tutta la sua drammaticità.
                E chiediamo ancora tempo per rattoppare qualche buco… e poi ancora un po’… e poi….
                Perché dev’essere chiaro: il neoliberismo della scuola austriaca non ha proprio nulla a che fare con la disastrata economia italiana o greca, figlia di un’interventismo statale asfissiante, che ha nazionalizzato tutto, soffocando la libera iniziativa e la concorrenza, sottraendo ingentissimi capitali al mercato, rendendo sempre più difficile all’imprenditoria nazionale di diventare competitiva nel mondo.

                1. Fabrizio Giudici

                  “il neoliberismo della scuola austriaca non ha proprio nulla a che fare con la disastrata economia italiana o greca”

                  Mettiamola così: noi avevamo gravi problemi nostri, di natura statalista. Poi abbiamo pensato di iscriverci ad un club che è finito nelle mani dei neoliberisti, e dove noi contiamo meno del due di picche. Ai danni di un tipo, quindi, si sono sommati quelli del tipo opposto. Geniale, perché l’idea di quelli che ci hanno convinti ad entrare nel club era che la presenza nel club ci avrebbe “obbligati” a correggere i nostri difetti. Invece anche gli asini sanno che gli errori si sommano sempre, non si compensano mai.

                  1. exdemocristianononpentito

                    Su quello che dice il Giudici, posso essere grosso modo d’accordo (strano ma vero); veniamo ora al sig. Spinola. I conti in ordine sono, come ho già detto in un precedente post, una vera e propria RARITÀ storica:pochissimi stati, anche neoliberisti li hanno mi avuti. In Italia, solo ai tempi di Q. Sella, ci fu un bilancio in pari (se non in attivo).
                    I bilanci in pari non li aveva il Duce, non li aveva Reagan, non li ha avuti quasi nessuno nella storia.
                    L’interventismo statale, per decenni, ha povocatoi sviluppo e benessere per tutti o quasi. Poi è arrivata la crisi, come è arrivata SEMPRE in tutti i sistemi capitalistici (corretti e non). Ne mi si può negare che la crisi mondiale (di natura squisitamente neoliberista per la quale “quella” scuola austriaca e quei “signorini” detti “chicago boys” hanno PARECCHIE responsabilità) abbia notevolmente contribuito a far aggravare le disastrate economie greca e italiana.
                    Infine lei avrebbe ragione se applicando le rigide teorie liberiste (vecchie e nuove) e quindi “non soffocando la libera iniziativa e sottraendo ingentissimi capitali al mercato” (come se ciò che aumenta la capacità di spesa della gente non rivitalizzasse il mercato interno!), si fossero i impedite le crisi cicliche del sistema.
                    Cosa che non è mai avvenuta. L’unica differenza le che il lasseiz faire in economia ha, durante le crisi, avuto conseguenze sociali PIÙ devastanti. Andate in sudamerica a parlargli di quegli “ottimi elementi” che su chiamavano M. Friedman e von Hayek!

                    1. Antonio Spinola

                      Che della crisi economica mondiale siano responsabili le teorie economiche neoliberiste è un’idea sua e andrebbe dimostrata. Vero è casomai il contrario: questa tremenda crisi è il risultato di 50’anni di fede in Keynes, il quale, come già detto, se ne infischiava degli effetti a lungo termine delle sue manipolazioni monetarie. Il successo politico immediato delle soluzioni creative keynesiane sarà sempre assicurato, perché sposta in avanti il problema del debito, creando una gigantesca catena di sant’antonio generazionale.

                      Quand’è che la catena si spezza? quando un giocatore vuol vedere, e mica si può prendere un pezzo di carta, scrivere un valore e pretendere che qualcuno lo prenda per vero. E dove va a cercare i capitali per finanziare il debito un Paese che sta fallendo? deve andare a cercare soldi veri, soldi degli altri, denaro depositato in quel mercato che si è cercato di evitare e aggirare ma che deciderà la sorte di quel Paese.

                      Poi è anche vero in parte quello che dice Fabrizio, l’euro ce l’hanno presentato come la necessaria camicia di forza per fare finalmente ordine in casa nostra. Ma non hanno tenuto conto della fantasia italiana (e non solo italiana), quella da “contabilità creativa” con la quale si può riempire qualsiasi voragine contabile (vedi banche).

                      Ma l’euro è stato creato con un’idea che di liberale aveva ben poco, infatti si è voluto stabilire a tavolino per l’Italia un potere d’acquisto preciso-preciso di 1936,27 lire contro una valuta ancora inesistente, potere d’acquisto che doveva valere da subito e per sempre! Pura fantasia al potere. Se l’euro fosse stato introdotto come una valuta “alternativa”, il libero scambio con la lira ne avrebbe stabilito un potere d’acquisto reale e non solo nominale. Hayek avrebbe fatto così, e l’Italia e gli italiani non avrebbero perso nel giro di pochi anni la metà del valore dei loro patrimoni.

                    2. exdemocristianononpentito

                      Le teorie neoliberiste cominciarono ad imperversare dall’epoca de Reagan e della Thatcher e divennero prevalenti dopo la caduta del comunismo. Quindi la crisi economica è, almeno in parte, il prodotto del neoliberismo e della deregulation (e una questione cronologica). Poi io non ho detto che con keynesismo le crisi economiche non ci siano: è sempre capitalismo anch’esso, corretto, ma sempre capitalismo.
                      Il punto è che il capitalismo sociale o di mercato che sia, alle crisi economiche cicliche ci è SEMPRE arrivato, prima o poi. Al punto in cui le banche e le industrie falliscono, i sistemi capitalistici ci arrivano sempre.
                      Riguardo poi all’euro e al fatto che si è fatto una cretinata ad entrarci (a quelle condizioni poi!), qui sfonda una porta aperta.

  5. Giusi

    Non si può mai stare tranquilli. Lo sapevate voi che esiste un’associazione che si chiama Rientro Dolce la quale si propone un ritorno dolce a 2 miliardi di persone? Qual è il problema? Direte voi: il mondo è pieno di spostati! Il problema è che questa associazione “sponsorizza” un Convegno in Vaticano che riconosce il ruolo dell’esplosione demografica umana! (si sa gli animali più sono e meglio è e non bisogna neanche magnarseli così tra l’altro si rientra prima). Dal 27 Febbraio all’1 Marzo 2017 si terrà nella Casina Pio IV nella Città del Vaticano un convegno intitolato “Workshop on Biological Extinction” e promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze e dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Non voglio dire che qualche cattolico parlerà di aborto o di contraccezione (almeno spero) ma per non farsi mancare niente tra i partecipanti al convegno ci sarà John Bongaarts del Population Council, un’organizzazione americana molto attiva nel campo della pianificazione familiare. E c’è anche Paul R. Ehrlich, di cui Rientrodolce condivide l’allarme per la sovrappopolazione ma assolutamente non l’idea di ricorrere alla coercizione in caso di fallimento dei metodi rispettosi delle libertà individuali (ricordiamo che il concetto di “rientro dolce” fu introdotto da un libertario come Marco Pannella proprio in alternativa a idee coercitive). Che vuol dire? Che, bontà loro, non ti obbligano ad abortire ma se proprio vuoi dolcemente fanno rientrare il bambino nell’immondizia? Ma un’accademia pontificia non ha proprio nessun altro da invitare?

    http://www.rientrodolce.org/index.php?option=com_content&task=view&id=943&Itemid=127

    1. Fabrizio Giudici

      Giusi, a proposito di mons. Paglia, ecco un bell’estratto del suo ultimo discorso (via FB di Socci):

      “Pannella, uomo di grande spiritualità” (minuto 3,20), “(la sua è ) una grande perdita per questo nostro Paese” (6,30), “ha speso la vita per gli ultimi” (minuto 9), “in difesa della dignità di tutti, Pannella particolarmente dei più emarginati… Pannella è veramente un uomo spirituale” (10,53), è “un uomo che sa aiutarci a sperare nonostante le notizie, la quotidianità ci metta a dura prova” (18,25), “il Marco pieno di spirito continua a soffiare” (18,40), “Pannella diceva: è lo spirito che nonostante tutto muove la storia e a noi chiede di assecondarla e di continuare a soffiare nel suo verso” (18,56), “Marco ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia, ma per questo nostro mondo, che ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui… io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione” (19,20)

      Ricordo che Paglia è stato messo da Francesco a capo della Pontificia Accademia per la Vita, che ha subito iniziato a devastare, cambiando lo statuto e cacciando tutti i membri.

      PS E così finalmente abbiamo identificato lo “spirito” (rigorosamente non santo) del post-concilio: Marco Pannella.

      1. Beatrice

        Una volta avevo letto da qualche parte che mettere mons. Paglia alla guida del Pontificio Consiglio per la Famiglia era come mettere Bin Laden alla guida dell’anti-terrorismo, mi sa che chi l’ha detto aveva ragione. Solo che non capisco perché sia stato proprio Benedetto XVI, quand’era Papa, a metterlo in quella posizione: possibile che non conoscesse il tipo di persona che avrebbe assunto un ruolo così delicato?

        1. Fabrizio Giudici

          Ratzinger è un gran teologo, ma è stato deficitario su certe azioni di governo. GPII fu anche peggio. D’altronde, non avremmo così tanti anticristi in circolazione se fossero stati messi in condizioni di non nuocere a tempo debito.

          1. Fabrizio Giudici

            “è un gran teologo”

            E un gran pastore anche. Questo va scritto perché c’è chi dice che non aveva contatto con i fedeli, cosa che è profondamente falsa.

    1. exdemocristianononpentito

      Lo dicevo io che l’ottimismo di Therese Hargot non era fondato: qua si parla di andare oltre l’aborto fino all’eutanasia, figuriamoci se è possibile un ripensamento sull’ivg. In buona sostanza se qualcuno, che ha già 50, sta lottando per avere 100, come si può pensare che rinunci, non solo a 100 (cui aspira) ma anche a 50, che aveva già?!

      1. Fabrizio Giudici

        Non facciamo confusione. La Hargot parla di volontà popolare, e il trend negli USA lo testimonia. Il nostro parlamento, ormai, è eterodiretto.

        1. exdemocristianononpentito

          Nessuna confusione: finchè la volontà popolare (perlomeno laddove c’è una consideravole propaganda antiabortista) non si tradurrà in serie proposte referendarie, non ci crederò.
          Mi dispiace, caro Giudici, ma avendo fatto politica per molto tempo ho potuto osservare a fondo l’egoismo umano e a non fidarmi di chi fa tante dichiarazioni di principio,e, poi, alla prima preoccupazione personale è pronto a fare come gli torna comodo.
          E anche nella mutata volontà popolare in USA non ci credo: il voto a Trump non prova una tale mutata volontà (MAGGIORITARIA) in senso antiabortista, perchè non tutto coloro che l’hanno votato, l’hanno fatto perchè il tycoon era contro l’aborto, ma, molti l’hanno votato per la sua politica contro l’emgrazione: “Quella” importava loro!
          Poi, anche in America, quando il congresso, auspice Trump, avrà approvato un emendamento della costituzione che proibisca l’ivg IN TOTO, ci crederò..
          E non ci riesce questo presidente con questo congresso o sarà difficile che si riprentino in futuro condizioni tanto favorevoli.
          M.me Hargot è molto più giovane di me (ho 58 anni) e non ha conosciuto tutte le disullusioni che ho conosciuto io (buon per lei!).

          1. exdemocristianononpentito

            Un’opportuna precisazione: già Bush aveva tolto i finanziamenti a favore dell’ivg (sempre lecita e possibile per chi potesse permettersela) poi l,’America, conObama, ha cambiato idea e ora l’ha ricambiata ed è sempre possibile che la ricambi ancora, finché l’aborto rimane lecito.
            Inoltre mi risulta che ci siano in USA molti a favore dell’aborto cher, però, hanno supportato la scelta di Trump di non far pagare l’ivg allo zio Sam, ma costoro non hanno dubbi che l’ivg debba rimanere lecita. E finché rimane lecita sono sempre possibili ripensamenti (sul piano politico) ed espedienti per procurarsi i soldi (sul piano individuale).
            Infine, la società americana e una società che ha un fondo religioso più forte di quelle europee (anche se variegato e anche se si è notata, anche là, una crescita del numero de non credenti negli ultimi anni) e quindi è normale, e non da ora, che l’opposizione all’aborto sia più forte che in Europa.
            Beninteso io NON ho detto che laClinton sarebbe stata meglio.
            Potessi avere anch’io l’ottimismo di m.me Hargot e di molti partecipanti questo blog!

      2. Luigi

        “In buona sostanza se qualcuno, che ha già 50, sta lottando per avere 100, come si può pensare che rinunci, non solo a 100 (cui aspira) ma anche a 50, che aveva già?!”

        Forse perché Dio esiste?

        E non intendo una vaga luminescenza irenista ed ecumenica. Intendo, con Dio, proprio la Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.

        Ciao.
        Luigi

        1. exdemocristianononpentito

          Che discorsi, Luigi! E’ chiaro che se c’è un intervento divino TUTTO diventa possibile. Sopratutto se quella divinità coincide con la SS.ma Trinità. E ovvio!
          Ma il fatto è che, a meno di un tale inervento, permettetemi di dubitare che tanta gente la quale vive “come se Dio non esistesse” (cfr. Card. Sarah) o perchè è scientemente non credente o perchè è ormai disinteressata alle cose di religione (quindi la maggioranza degli italiani, almeno a giudicare dalla frequenza ai sacramenti), possa SPONTANEAMENTE cambiare idea-

          1. Luigi

            Perciò, visto che Dio agisce nella Storia, è ovvio che la difficoltà dell’intrapresa non esime dal condurla.
            In altri termini le possibilità di riuscita, in battaglia, non hanno importanza se essa è giusta.

            “La politica è la poesia dell’irrinunciabile”, come disse don Miguel Primo de Rivera.
            Che però venne fucilato. A trentatré anni.
            Chissà perché, invece, i leaders democristianisti sono tutti morti nel loro letto. Come Stalin.

            Ciao.
            Luigi

            1. exdemocristianononpentito

              Anche i Santi e i Padri della Chiesa vissuti dopo Costantino e teodosio, non venivano più martirizzati……tempi diversi, situazioni diverse…….

                1. exdemocristianononpentito

                  Nella Chiesa c’è di tutto: santi martiri, santi benfattori, santi mistici, santi teologi. Unicuique suum.

                  Ah! Luigi, per distrazione hai indicato il padre Miguel (morto di malattia) al posto del figlio Josè Antonio (morto fucilato nel 1936).

                  1. Luigi

                    Fretta balorda e occidentale.
                    Certo, era a don Josè che mi riferivo. I meriti dei figli non ricadano sui padri.

                    Per il resto, riconosci implicitamente la falsità della tua affermazione “Anche i Santi e i Padri della Chiesa vissuti dopo Costantino e teodosio, non venivano più martirizzati”.

                    I Martiri sussistono ancora.
                    Così come ci sono politici fucilati e politici compromessi (storicamente, è chiaro).

                    Ciao.
                    Luigi

                    1. exdemocristianononpentito

                      Mi sono espresso male:io volevo dire che non tutti i santi sono stati martiri, ma questo non sminuisce la loro santità. Ugualmente per i politici: quelli che sono morti nel loro letto non significa che siano politici disprezzabili. I politici vanno valutati per la politica che hanno fatto, ma è meglio che non approfondiamo questo argomento, perché abbiamo già rilevato i nostri notevoli disaccordi.

  6. vale

    ecco, mi si è scatenata la giusi.

    una quaterna di belle notizie. ribadisco che oltretevere non sempre ,pur di fare qualcosa, sappiano esattamente quel che vanno facendo. e i danni che ne verranno.

    1. Fabrizio Giudici

      ” oltretevere non sempre ,pur di fare qualcosa, sappiano esattamente quel che vanno facendo”

      Lo sanno benissimo, eccome se non lo sanno… Contro l’invito di Ehrlich sono state anche messe in piedi raccolte di firme di protesta che gli sono state recapitate. Ma i “pastori con l’odore delle pecore” le ignorano.

      1. vale

        @f.giudici

        che sappiano quel che fanno- in teoria- è ovvio. che sappiano, in pratica, i danni che causeranno non ne sono del tutto certo.
        voglio credere che vi siano ancora persone, oltretevere, che usano “prudenza” quando parlano e quando agiscono. e che non tutti condividano il metodo che si utilizza ultimamente.

        che non vuol dire non collaborare. ma fare quel che montini fece con pacelli, rischiando di incorrere nelle ire di Pio XII,quando di sua iniziativa cassò una parte di un articolo-se non ricordo male- senza dirlo al diretto interessato poiché poteva causare ritorsioni gravi. ( riporto da b. frale “il principe e il pescatore-PioXII,il nazismo e la tomba di san Pietro”)

    1. ola

      Mah spero di sbagliarmi ma in Germania non vedo molte alternative possibili alla Merkel, perche’ Schulz sarebbe ancora peggio, i verdi come sempre impresentabili e i dati storici non lasciano molte speranze agli outsider, anche se Trump insegna che sorprese sono sempre possibili. Vedremo.

      1. Luigi

        Posto che di cognome non fa Merkel, ma Kasner, ripeto quanto già osservato tempo addietro: la marea è cambiata.
        E lorsignori se ne sono accorti.
        Per questo sono pazzi di rabbia, ogni giorno di più.

        Quest’anno cadono il 5° centenario della Rivoluzione luterana, il 1° centenario della Rivoluzione bolscevica, il 3° centenario della nascita della “Quator Coronati”, loggia madre di tutta la massoneria mondiale.
        E il primo secolo da Fatima, vero evento cardine del nostro tempo.
        Sursum corda!

        Ciao.
        Luigi

        1. Fabrizio Giudici

          “il 3° centenario della nascita della “Quator Coronati””

          L’hanno appena festeggiato, in chiesa. Per ora, in chiesa anglicana, a Westminster. Il primate Welby era dubbioso, ma quelli gli hanno allungato 300.000 sterline per restauri e lui non poteva dire di no (*). Un capoccia massone ha detto che, d’altronde, molti primati anglicani erano massoni; compreso quello che Paolo VI abbracciò, in slancio ecumenico. Traparentesi, pare che pure l’ortodosso Atenagora lo fosse (lo diceva, tra altri, Padre Paisios, noto mistico ortodosso). Non c’è che dire: Paolo VI se li sapeva scegliere bene, gli amici.

          E noi, con questi, dovremmo farci l’ecumenismo.

          (*) 300.000… non credo che quel “30” sia casuale.

          @vale
          Non ho dubbi che in Santa Sede in molti stanno piantando pali per evitare che venga giù tutto prematuramente, ovvero prima del momento in cui gli anticristi verranno spazzati via. Io mi riferivo a quelli della cricca al comando.

  7. Cacioppo Giuseppe

    Dalla Germania non c’è nulla di buono da aspettarsi. Ha da scontare un passato oscuro e teme di essere additata come razzista! Per riparare un errore ne prepara un altro. Così tutto l’ occidente che si è autoconvince di essere portatore di tutti i mali, dimenticando di essere, da duemila anni un faro di civiltà! Non per merito proprio ma grazie al Cristianesimo! Da dove vengono le università, gli ospedali, le opere caritative, lo splendore delle cattedrali, la infinità di opere artistiche che costellano il nostro continente, la parità di diritti tra uomo e donna, l’ uguale dignità fra tutti gli uomini?
    Se si perdono le proprie radici non si ha nulla da donare agli altri, primi fra tutti i migranti! Ai quali facciamo capire che a loro tutto è permesso! Così facendo stiamo preparando le basi per i mali futuri!

    1. Luigi

      “Da dove vengono le università, gli ospedali, le opere caritative, lo splendore delle cattedrali, la infinità di opere artistiche che costellano il nostro continente, la parità di diritti tra uomo e donna [sic!], l’uguale dignità fra tutti gli uomini?”

      Materialmente, e non solo, dall’Europa.

      L’Occidente, troppo spesso e artatamente confuso con questa, non è stato altro che il sistematico distruttore di tutto ciò che nomini; e di molto altro che il tempo non consente di ricordare (come diceva quel tale? Dio ha dato una sorella al ricordo; si chiama speranza).

      L’Occidente è Lutero e Hitler, Stalin ed Enrico VIII, Giordano Bruno e Hillary Rhodam detta Clinton.
      L’Occidente è l’aborto e il divorzio e l’eutanasia e l’arte contemporanea e il libero pensiero (debole, ovviamente) e la demokrazia e Veronica Ciccione e il Gay Pride di Sanremo.
      L’Occidente è la bad company dell’umanità.

      L’Occidente sono i barbari entro le mura, che urinano sul marmo delle nostre chiese e ci odiano. E pisciano lì proprio perché ci odiano, e perché noi non siamo più capaci di credere in qualcosa al punto di mozzare le teste, ai barbari.
      Come a Lepanto, per dire.
      L’Europa ricostruisce la chiesa di Cristo Salvatore, a Mosca, e l’Occidente spedisce le Pussy Riot a profanarla.
      Peccato abbiano chiuso i Gulag.

      L’Europa è Roma. È quella Roma, onde Cristo è romano.
      È quanto di buono e giusto e bello ancora esiste, nonostante tutto, a questo mondo.
      “C’è stato un sogno, una volta, che era Roma; lo si poteva soltanto sussurrare. Ogni cosa più forte di un sospiro l’avrebbe fatto svanire…”
      Non a caso – il caso non esiste – il Cattolicesimo, la verdadera religion, è Romano.

      Nota a margine: la realtà dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani confligge allegramente con l’uguaglianza (imposta a forza) dei diritti fra uomo e donna.
      È umiliante, per qualsiasi donna, essere trattata come un uomo.
      E viceversa, naturalmente.
      La pari dignità fra diversi è Europa, l’uguaglianza meccanicista è Occidente.

      Ciao.
      Luigi

      1. vale

        @luigi

        La pari dignità fra diversi è Europa

        a tal proposito vorrei ricordare che -a parte erodoto- il termine “europenses” viene utilizzato- tra le prime volte- ad indicare una determinata provenienza e cultura- in relazione ad un fatto tendente ad escludere senza se e senza ma dei coloni che volevano installarsi nella Francia meridionale. naturalmente con le armi.

        lo trovo in “cronache mozarabe” dove i trionfatori di poitiers- per l’esattezza a moussais-la bataille, lungo la strada romana da poitiers a tours- ricacciarono indietro i “migranti” ( armati ) in questione.

  8. Cacioppo Giuseppe

    Signor Luigi:, : parità di diritti nella diversità e nella complentarita dei generi, maschio e femmina. Non c’è contraddizione! La linea storica anticristiana a cui Lei allude, nella fase più recente, nasce con l’ illuminismo, prosegue con la rivoluzione francese, con quelle marxiste che hanno infettato quasi tutto il pianeta, e oggi si presenta con il volto insidioso e buonista del “progressismo”! Attacco alle radici cristiane della nostra civiltà tramite la denatalita’, il trasferimento massiccio di popolazioni dall’ identità religiosa fortemente ostile alla nostra (Islam), femmilinizzazione del maschio per annientare le regole e le possibili azioni di autodifesa della delle nostre società! Tutto questo è in atto ed è sotto i nostri occhi!

  9. Antonio Spinola

    Ettore Gotti Tedeschi è l’unico economista che non ha una visione idolatrica dell’economia, motivo per cui è stato emarginato.

    Davanti a una crisi economica che imperversa da decenni, politicanti e intellettuali (di centro e di sinistra, ma anche di destra) puntano il dito invariabilmente contro gli eccessi del “libero mercato” e delle “politiche neo-liberiste”, rimpiangendo keynes e lo stato assistenziale (come se stesse scomparendo).
    Ed è imbarazzante constatare quanto credito riescono a ottenere presso le masse più o meno impoverite a causa della recessione, masse alle quali viene fatto credere che le radici del malessere affondano nel terreno di un’economia iniqua.

    EGT no! lui ci dice che le radici di questa crisi stanno sul terreno della morale e dei valori di un cristianesimo rottamato, stanno sul terreno terremotato delle famiglie distrutte, non dalla povertà economica, ma dalla povertà spirituale nella quale vengono trascinate dalle élite anticristiane che governano il mondo. Ecco perché neanche la Chiesa se lo fila più.

    E, di riflesso, mi vengono in mente quelle vecchie parole di elogio della povertà (materiale) di Leo Longanesi. “…il povero è di antica tradizione e vive in una miseria che ha antiche radici in secolari luoghi, mentre il ricco è di fresca data, improvvisato, nemico di tutto ciò che lo ha preceduto e che l’umilia.

    1. exdemocristianononpentito

      Sono decenni che il neoliberismo impera e non ha il coraggio di di riconoscere che la crisi economica (come tutte le crisi cicliche del capitalismo, individuate dagli economisti classici PRIMA di Marx) è ricollegabile ad esso.
      Il liberismo nel corso della storia non ha MAI impedito le crisi periodiche ma ne ha oltretkutto acuito gli effetti. Certo anche l’economia keynesiana non impediva le crisi (si trattava di capitalismo, corretto, ma sempre di capitalismo) ma ne attenuava gli effetti: è merito delle teorie di quel grande economista che fu J. M. Keynes, che si è avuta un po’ di giustizia sociale, che si è avuta un po di distribuzione dellaricchezza a favore delle classi umili, che si è potuto, negli anni della guerra fredda, tenere lontane le masse dal comunismo (non a caso il neoliberismo ha prevalso dopo la caduta del comunismo, quando non c’era piu il pericolo!).
      Il liberismo economico ha creato ricchezza e sviluppo ma non l’ha mai distribuita equamente.
      Come diceva Federico Caffè un economista che ioritengo assai più importante di Ettore Gotti T. (ognuno ha le sue preferenze): “nell’economia attuale, alla preoccupazione per le condizioni degliuomoini si è sostituita l’esclusiva preoccupazione per gli equilibri contabili”.

      1. Antonio Spinola

        nell’economia attuale, alla preoccupazione per le condizioni degli uomini si è sostituita l’esclusiva preoccupazione per gli equilibri contabili”.

        Ma bisogna vedere “come” ci si debba preoccupare degli uomini: sostenendo la famiglia e dando libertà alle idee di poter correre per favorire la stabilità e la crescita dell’economia, o ricorrendo al paternalismo di Stato.
        Il problema non è se schierarsi con Smith o con Keynes, il problema è che la scienza non può pretendere il posto di comando nella società perché è fallibile, e l’economia è una delle scienze storicamente più fallibili.

        I cattolici farebbero bene a capire che l’economia posso legarla quanto voglio ma non posso assicurare a nessuno un beneficio certo e duraturo.
        Keynes si esprimeva da cinico, e quando asseriva che “…tanto nel lungo periodo saremo tutti morti” non faceva che “redistribuire” i debiti attuali sulle spalle delle generazioni future.

        1. exdemocristianononpentito

          Keynes si esprimeva da cinico perche non era cattolico. Quando si nega l’intervento pubblico e si lascia fare solo al mercato, NON ci si preoccupa degli uomini, anche se si fanno discorsi morali altisonanti.
          Che poi si debba sostenere la famiglia e la prole con opportuni provvedimenti è cosa che certamente rientra in un buon welfare.
          Ed infine che l’intervento pubblico in economia andasse rivisto, corretto, ricalibrato, e diminuito è cosa pacifica ( ma non abbandonato).

  10. Giusi

    CHE STRAZIO! OGNI GIORNO UNA PUGNALATA!
    Le Dat, il fine vita e il documento vaticano per gli operatori sanitari: “Nascondono l’eutanasia”
    di Benedetta Frigerio

    Intervista al dottor Guizzetti che esprime lo smarrimento dei medici, sopratutto cattolici: “Il ddl sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento toglierà cibo e acqua agli indifesi, ma anche la Chiesa ora dice che sono cure. Il panorama nelle strutture sanitarie è angosciante e noi siamo lasciati nella confusione. Eppure don Giussani ci aveva messo in guardia dal tradimento di Cristo e della Tradizione”.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-le-dat-il-fine-vita-e-il-documento-vaticano-per-gli-operatori-sanitari-nascondono-l-eutanasia-19029.htm

      1. Fabrizio Giudici

        Leggetela rigo per rigo questa intervista: è terribile, da piangere!

        D’altronde, mons. Sorondo (braccio destro del Papa):

        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-sorondo-il-testamento-biologico-ha-il-suo-vescovo-18684.htm

        Per questo non è possibile fidarsi di questa gente: quando dicono qualcosa di cattolico, lo dicono per distrarre i gonzi. Ma, nel frattempo, scavano sotto le fondamenta per farle crollare. D’altronde ripetono lo schema che adottarono per la legge Cirinnà.

        1. vale

          @f.giudici

          vuoi vedere qualcosa di cattolico?

          vai su radio spada ( nn metto il link ,se no va in spam) e guarda la messa- tango officiata da Bergoglio a buenos aires. ora è Papa. più cattolico di così…

          1. Giusi

            Vale c’è sempre You Tube. Peraltro io conosco i balli. Ho frequentato varie scuole. Il liscio lo inserirei nelle scuole come materia obbligatoria. Richiede disciplina, coordinazione ed è una riserva indiana: comanda l’uomo. Ma non nel senso che la donna è succube: se è passiva all’uomo gli scende un ernia a furia di trascinarla come un sacco di patate. Il contatto fisico è tutt’altro che erotico: praticamente bisogna stare a contatto con un osso del fianco e si balla come se si fosse mangiato aglio: uno con la faccia da una parte e l’altra dalla parte opposta. L’uomo non ti deve toccare a cavolo ma in modo da impartirti i comandi (con una mano sulla scapola) e deve saperlo fare. Quando riesce bene è un armonia perfetta, una metafora della vita (di come dovrebbe essere per lo meno). Poi il liscio è vario, non annoia: valzer lento, valzer viennese, polka, mazurka, fox, tango etc. etc.. Son convinta che se i ragazzi si abituassero sin da piccoli a fare questi balli non proverebbero gusto a dimenarsi scompostamente in discoteca con musica metallica ubriachi e impasticcati. I balli latino americani sono un po’ monotoni e ripetitivi, la sensualità è solo estrinseca, in realtà sono talmente veloci che equivalgono a una seduta in palestra. L’unico ballo veramente lascivo è il tango argentino, quello che piace al Papa e che è diverso dal tango da sala. Nel tango argentino ci si spiaccica letteralmente addosso al partner tanto che diversi anni fa feci un corso e alla fine mi risolsi a ballare con un ballerino gay (sul perché andate ad intuito)…..
            https://youtu.be/fMaJl21cIHE

            1. Luigi

              Giusi,

              una curiosità: premesso che preferisco altre danze, cosa mi dici del flamenco?

              Ciao.
              Luigi

              P.S.: citazione colta… “Il fatto che si faccia chiamare Tango, nel paese del samba, ti fa capire che razza di str###o sia!” 😀

              1. Giusi

                Non l’ho mai fatto. Una mia amica si. Ho assistito a spettacoli. Non mi attrae moltissimo. E’ un ballo solitario in definitiva. Si sta concentrati su se stessi.

                1. Luigi

                  Alessandro,

                  complimenti per la cultura 😀

                  L’episodio al noto locale “Bacco, tabacco e Venere” – un posto malfamato, pieno di ubriaconi e peripatetiche – è una delle punte più alte della cinematografia di ogni tempo.
                  Altro che Bunuel e Visconti!

                  Ciao.
                  Luigi

            2. lorenzo

              premettendo che mi asterrò dal guardare il video, segnalo che la Cattedrale di B. Aires è strutturata come se fosse un tempio greco e ospita, al proprio interno, la tomba monumentale del generale José Francisco de San Martín y Matorras, eroe nazionale argentino.
              indovinate un po’: era massone. e la sua tomba è avvolta nelle bandiere argentine.
              nel centro della cristianità argentina è sepolto un massone.

      2. Beatrice

        Giusi, hai ragione! Non se ne può più! Non bastavano i danni che hanno fatto con la legge Cirinnà, ora ci vogliono propinare pure una legge sull’eutanasia col tacito accordo delle gerarchie ecclesiastiche (che in effetti a ben guardare non è neanche troppo “tacito”).
        Sulla pagina facebook di Socci ho trovato un bell’articolo di Stefano Lorenzetto che parla della legge sui DAT (alias “testamento biologico”), l’articolo fa capire bene cosa c’è in gioco e quali pericoli si profilano all’orizzonte se veramente la legge verrà approvata: http://www.stefanolorenzetto.it/articoli/025_19_02_2017_Mannoia.pdf
        Qui invece c’è un articolo di Tempi che parla della conferenza stampa sull’eutanasia organizzata da ProVita onlus, che si è tenuta alla Camera dei Deputati qualche giorno fa (da leggere i resoconti delle varie testimonianze): http://www.tempi.it/eutanasia-e-dat-provita-dalla-parte-dei-malati#.WK2A-393njo

  11. Fabrizio Giudici

    “E anche nella mutata volontà popolare in USA non ci credo: il voto a Trump non prova una tale mutata volontà (MAGGIORITARIA) in senso antiabortista, perchè non tutto coloro che l’hanno votato, l’hanno fatto perchè il tycoon era contro l’aborto, ma, molti l’hanno votato per la sua politica contro l’emgrazione: ”

    Sono settimane che sta millantando una presunta obiettività, in virtù della sua (presunta) esperienza politica, per tracciare un disegno puramente ideologico. Negli USA la tendenza, già evidenziata dai singoli stati da qualche anno, è di porre limiti alla pratica abortiva. La proibizione dell’aborto oltre le venti settimane nel 2015 arrivò anche al parlamento centrale, tanto che Obama dovette minacciare il veto. L’imposizione del supporto economico di aborto e contraccezione sono arrivati mediante ordini esecutivi e il camuffamento dell’Obamacare come atto compassionevole: la solita strategia di mimetizzare leggi anti-umane sotto una patina di progresso sociale. D’altronde l’aborto, negli USA, arrivò mediante decisione della Corte Suprema, non per un pronunciamento popolare.

    La differenza è che i cattolici negli USA non sono stati rappresentati dalla Democrazia Cristiana: i pro-life non si sono mai arresi e non l’hanno mai considerato una battaglia di retroguardia. E pure la Chiesa locale non si è mai arresa. È inutile che lei cerchi di accampare scuse.

  12. Fabrizio Giudici

    ““In buona sostanza se qualcuno, che ha già 50, sta lottando per avere 100, come si può pensare che rinunci, non solo a 100 (cui aspira) ma anche a 50, che aveva già?!”
    Forse perché Dio esiste?”

    Esatto. D’altronde:

    «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
    Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

    Invece, chi democristianamente si accontenta di quei cinquanta, finisce col perdere pure quelli:

    A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha

    1. exdemocristianononpentito

      Prevedendo le sue argomentazioni in risposta alle mie, avevo già preventivamente risposto con i 2 post del 21 c.m. ore 22:47 (in risposta a Luigi) e di oggi, ore 10:46.
      Riguardo poi al suo discorso finale sulla DC, le ricordo che fu per merito del mio vecchio partito che la L. 194 prevedette l’obiezione di coscienza generalizzata e non solo per i medici e gli infermieri specializzati o specializzandi PRIMA della legge (come avrebbero voluto i laici).
      Poi la legge italiana prevede l’illiceità dell’ivg dopo la 12a settimana_ non dopo la 20a……….?!
      Riguardo al discorso ultimo con le citazioni evangeliche, le ricordo che esse non hanno alcun senso per chi, come gli abortisti, è fuori (coscientemente o di fatto) dalla Chiesa di Roma, e agli abortisti io mi riferivo parlando di 50 e di 100. Ed era con “quella gente” che la classe politica democrististana doveva trattare giorno per giorno…….

  13. Fabrizio Giudici

    Un’opportuna precisazione: già Bush aveva tolto i finanziamenti a favore dell’ivg (sempre lecita e possibile per chi potesse permettersela) poi l,’America, conObama, ha cambiato idea e ora l’ha ricambiata ed è sempre possibile che la ricambi ancora, finché l’aborto rimane lecito.
    Inoltre mi risulta che ci siano in USA molti a favore dell’aborto cher, però, hanno supportato la scelta di Trump di non far pagare l’ivg allo zio Sam, ma costoro non hanno dubbi che l’ivg debba rimanere lecita.

    L'”opportuna precisazione” precisa la distorsione ideologica con cui vede i fatti. Se Bush emanava ordini esecutivi restrittivi, e se lo rifà Trump, la gente però mica li ha votati per questo. Invece, Obama, che era pro-aborto, agiva perché “l’America aveva cambiato idea” (mica perché il partito democratico è legatissimo a Planned Parenthood, che lo finanzia abbondantemente certa di un cospicuo ritorno dell’investimento – robina non proprio legata alla volontà popolare). Sarei poi curioso di sapere quali fonti fanno risultare i non contrari all’aborto, ma solo al finanziamento pubblico (non dico che non esistano: ma che siano tanti).

    Il fatto auto-evidente è che esistono tutti questi gruppi di persone, anche oltre il semplice confronto pro-life / pro-choice, e sono determinanti nell’elezione dei presidenti, e l’argomento è un tema politico caldo, tant’è che capita di continuo che un presidente rovesci le decisioni del predecessore. Tutto il contrario di quello che succede da noi, dove regna il grande sonno.

    Infine, la società americana e una società che ha un fondo religioso più forte di quelle europee (anche se variegato e anche se si è notata, anche là, una crescita del numero de non credenti negli ultimi anni) e quindi è normale, e non da ora, che l’opposizione all’aborto sia più forte che in Europa.

    Ecco, appunto: è normale proprio perché ha un fondo religioso più forte. Proprio perché non si sono democristianizzati.

    1. exdemocristianononpentito

      L’ho letto (quello dei favorevoli all’aborto d’accordo con Trump) sul sito di formiche.NET (“cosa pensano cattolici e vescovi USA delle mosse di Trump”) ivi riporta anche i sandaggi cui facevo riferimento. Caro Giudici, se cominciamo a fare il discorso degli interessi economici connessi alla normazione si va lontano:forse che la decisione del tycoon non favorisce le assicurazioni private da sempre cpontrsarie all’obamacare?
      Poi, saranno tanto forti i prolife americani perché non demo cristianizzati, però noi abbiamo una legge sull’aborto più restriitva di loro.
      Ma poi, si sa esattamente quanti sono i pro life e i pro choice in USA? Perché io un sondaggio recente e di un istituto serio e non di parte, mica l’ho trovato…….
      Meno male che ammette che le società europee non hanno più un forte fondo religioso, e non per colpa della DC perché il processo di scristianizzazione era da mo’ che era cominciato…,.

  14. Pingback: L’immigrazione, la Chiesa e l’Occidente – Canto Libero

  15. Fabrizio Giudici

    “forse che la decisione del tycoon non favorisce le assicurazioni private da sempre cpontrsarie all’obamacare?”

    EEEEEHHH???

  16. vale

    “forse che la decisione del tycoon non favorisce le assicurazioni private da sempre cpontrsarie all’obamacare?”

    è una fake news che finirà sotto la mannaia del ddl gambaro o è satira?

  17. Fabrizio Giudici

    “Il capitalismo non hsa vissuto benissimo per lungo tempo, MAI! Le crisi petiodiche ci sono sempre state e quasi sempre sono state le guerre a risolverle.”

    Eh già, e infatti prima del capitalismo le guerre non c’erano mai state. In compenso, mai nella storia umana c’è stata una così grande distribuzione di benessere materiale come oggi. Anche troppo, considerato che è concausa del malessere spirituale; ma, dal punto di vista puramente materiale, l’economia di mercato – interpretata come strumento per raggiungere un fine – il suo compito l’ha fatto e lo fa. Siccome non dev’essere il materialismo a guidare le società, il deficit di governo sta altrove.

    “ma Keynes non parlò mai di intervento statale continuo e “totale”)”
    Siccome Keynes è finito in quel che definiva “lungo termine”, ovvero è morto e sepolto, penso che possiamo fregarcene dell’esegesi di quel che diceva e vedere invece cosa è stato fatto e si fa (anche perché sennò dovremmo impelagarci in discussioni su keynesianismo e post-keynesianismo).

    “però questo dovrebbe portarci a correggere l’intervento pubblico in economia non ad abbandonarlo in nome del più sfrenati liberismo.”
    Ecco, appunto: in nome del più sfrenato liberismo. Che non è capitalismo, o comunque lo si voglia chiamare.

    1. exdemocristianononpentito

      Ho forse detto che PRIMA del capitalismo non ci furono mai guerre? Mi sembra di no. La guerra è una costante della storia umana, che, con il capitalismo ha svolto un certo ruolo.

      Il capitalismo ha portato ricchezza, sviluppo e progresso….e chi l’ha negato? Io no. Però è solo quando vi è stato l’intervento correttivo dello stato nell’economia, che la ricchezza è stata un po’ equamente distribuita e sono diminuite le diseguaglianze e il benessere materiale è stato (perlomeno in occidente) ababstanza diffuso.

      Se si discute ancora di Keynes, si leggono i suoi scritti e ancora ci sono economisti che si rifanno a lui (soprattuto coloro, sempre di più numeroso, che criticano il neoliberismo), vuol,dire che il suo pensiero è fecondo.

      Che il più sfrenato liberismo non sia capitalismo è una sua opinione: prima di tutto è NATO come tale e tutti i teorici del neoliberismo ritengono che esso sia la forma compituta (se non l’unica) di capitalismo.

      La prego sig. Giudici, stiamo discutendo pacatamente (e NON di questioni di fede): parliamo con calma e serenamente..

  18. valentino

    Vado sul pratico!Le potenti loggie massoniche hanno da tempo organizzato cio che sta avvenendo!Un amalgama di culture e religioni favorisce la confusione,sopratutto quando il 90%degli immigrati clandestini e’di fede islamica!Non vi e’ altra religione anticristiana quanto lo e’ l islam che nega con forza ogni dogma e verita’ della Religione Cattolica.Pertanto per indebolire la giusta e sana dottrina cattolica cosa puo’ esserci di meglio dell islam per mischiare la verita’ con la menzogna?Dio permette questa tribolazione anche in relazione all apostasia in atto in occidente con conseguente perdita di ogni freno inibitorio in tema di peccato.Chiunque permette questa invasione islamica nuoce gravemente alla cattolicita’ e conseguentemente ai cittadini europei!La guerra e’ tra Cristo e satana!Chi vuole intendere intenda!

  19. vale

    E’ vero, gli immigrati fanno i mestieri che gli italiani non vogliono più fare, colmando così una lacuna: i mendicanti, per esempio. Ce n’è uno ogni 50 metri.

    Obiezione al mio Antidoto “Antichimestieri”: “Non è proprio così, caro Cammilleri; questa mattina in Via Cola di Rienzo a Roma, una donna chiedeva l’elemosina; era vestita in modo dignitoso e aveva in grembo un cagnolino. Il cartello spiegava che ha perso il lavoro ed ha un figlio disoccupato a carico: era italiana. Chissà perché per questi italiani lo stato non può spendere 35 euri al giorno: in due fanno 70 euri e ci si può anche mangiare”.

    http://www.rinocammilleri.com/

I commenti sono chiusi.