E se le donne non volessero essere preti?

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di Costanza Miriano

Secondo la Civiltà Cattolica – che confesso di non leggere, ma che è citata  testualmente dal sito del Timone (che a sua volta riprende il blog di Sandro Magister) – il discorso dell’apertura del sacerdozio alle donne non è chiuso. A dire la verità, come ricorda Magister, Papa Francesco è stato molto chiaro in merito: “Sull’ordinazione di donne nella Chiesa cattolica l’ultima parola chiara è stata data da Giovanni Paolo II, e questa rimane”. Ma la rivista dei gesuiti riapre la questione, anche se GPII aveva affermato chiaramente che la Chiesa non ha facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, e che “questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”.

Ora, io non sono minimamente in grado di entrare nella disputa teologica e sacramentale, però mi sento almeno un po’ chiamata in causa, innanzitutto come donna cattolica, e poi anche come donna che ha provato a ragionare e scrivere del ruolo femminile nel mondo e nella Chiesa, e ha incontrato e conosciuto tante, tante sorelle di cammino.

La prima cosa che voglio dire è che trovo assurda la motivazione addotta dall’autore dell’articolo, il vicedirettore, gesuita, Giancarlo Pani, per dichiarare la questione ancora aperta. Il motivo sarebbe che i fedeli non danno consenso a questa posizione del Magistero, e una dottrina proposta dalla Chiesa chiede di essere compresa dall’intelligenza credente. A me pare esattamente il contrario. Se una cosa l’ha stabilita il Signore, è l’intelligenza credente che con la grazia e la fede si “adatta” alla verità proposta, cerca di capirla, comprenderla. La fede viene sempre dall’ascolto, cioè dall’accoglienza di qualcosa che non penso già di mio, da un annuncio che mi viene fatto, perché come dice san Giovanni della Croce, per andare dove non sai, devi passare da dove non sai. La fede non conferma le tue convinzioni, sei tu che parti per un viaggio.  Lo so che se qualche dotto legge questa argomentazione mi si mangia in due bocconi sfoderando una meravigliosa citazione, ma il mio semplice sensus fidei è certissimo di questo: l’intelligenza credente deve fare un cammino verso le verità proposte dal magistero, ed è sempre un cammino benedetto, perché mi salva. Non sono, al contrario, le verità della fede che devono andare verso l’uomo, magari in modo accondiscendente verso lo spirito del tempo.

Per fare un esempio mi chiedo: l’intelligenza credente è davvero convinta della transustanziazione? Se lo fosse, se fossimo davvero convinti, ci dovrebbero portare via di peso quando ci trovassimo a passare davanti alle chiese – e infatti per Giovanni Paolo II era così, certe volte quelli del cerimoniale dovevano cambiare i suoi percorsi perché ritardava i programmi quando gli capitava di passare davanti a un tabernacolo e si fermava rapito. Se il consensus fidelium sapesse davvero, credesse davvero (e parlo per me per prima), che lì c’è il corpo di Cristo veramente, non succederebbe come al funerale dell’amatissimo Papa Wojtyla, quando centinaia di migliaia di persone facevano dodici ore di fila per omaggiare il suo corpo mortale mentre lì a pochi metri, nella chiesa della Transpontina, il Santissimo, esposto, stava praticamente da solo.

Se l’ordinazione sacerdotale è proposta infallibilmente e definitivamente dal Magistero, è del tutto irrilevante come venga percepita. Altrimenti torniamo a cadere nel complesso di inferiorità che a me sembra avere ferito mortalmente la Chiesa, la quale si sente in dovere di essere per forza friendly con tutti, come se questa fosse una garanzia di bontà. Ci siamo fatti fare il lavaggio del cervello dal mondo, che ci ha convinti che l’obbedienza alle regole è una fregatura, o siamo certi noi per primi che quello che non capiamo, come per esempio i comandamenti – intesi in senso lato – sono quello che ci salva, ci custodisce, ci protegge, ci fa vivere?

Questo quanto al rapporto tra Verità e opinione, Magistero e sentire comune. Se la Chiesa per due millenni ha affermato qualcosa con certezza, appellandosi all’infallibilità, il fatto che quella cosa venga percepita come espressione di  “autoritarismo”, come dice la Civiltà Cattolica, non dovrebbe minimamente interessarci come fedeli, tanto meno dovrebbe interessare ai pastori. Il mondo pensa di essere autosufficiente, ma noi credenti sappiamo che l’uomo da solo non è buono, solo Dio è buono (lo dice Gesù nel Vangelo), e che l’obbedienza alla sua voce è un regalo che ci viene fatto, non una fregatura.

Quanto al merito, proviamo a vedere superficialmente qualche punto della questione femminile. Innanzitutto io non conosco manco mezza donna che viva come una deminutio il fatto di non poter fare il prete. Davvero, ci ho pensato e ripensato. Forse me ne viene in mente qualcuna, pochissime – donne avanti con gli anni e poco realizzate nella vita privata – che vorrebbero più spazio nel senso di prestigio e visibilità, ma come risarcimento per qualche frustrazione, per la mancanza, soprattutto, di un rapporto vivo col vivente. Mi sembra che non siano questi i criteri per cui si è adatti a essere sacerdoti, cioè servi, cioè pastori pronti a dare la vita per le pecore. È ovvio, io non sono certo l’Istat, magari ho conosciuto un campione umano inaffidabile, ma ho parlato con migliaia e migliaia di donne cattoliche in tutta Italia e fuori. Conosco invece suore e consacrate magnifiche, piene di luce e forza ed energie e capacità di costruire e creare e inventare. Molte di loro sono perfettamente realizzate nel posto che hanno, e l’ultima cosa al mondo che desidererebbero è di avere incarichi diversi o ulteriori. Ad altre di loro secondo me potrebbe essere data l’occasione di far fruttare meglio i loro talenti, il discernimento, la capacità di relazione, la profondità spirituale. Ma per far questo basterebbe che chi ha a che fare con loro avesse l’intelligenza e l’umiltà di valorizzarle. Trovo ottimo per esempio che ci sia una donna a reggere un’università pontificia come l’Antonianum, e peraltro suor Melone ha detto di non volere il sacerdozio femminile. Spero che altre donne diventino presto rettori, questo sì, ma è una questione diversa. Spero che le suore vengano più spesso consultate dai sacerdoti, che i loro suggerimenti vengano seriamente presi in considerazione, che la loro creatività venga lasciata libera di agire.

Valorizzare la donna, invece, non significa affatto chiederle di fare l’uomo. Le femministe hanno fatto questo errore, rendendosi complici, lievito direi, di una trasformazione epocale che per noi donne si è rivelata complessivamente una enorme, gigantesca, beffarda fregatura. Perché, è vero, adesso ci è permesso di scegliere e studiare, che sono cose belle, ma in cambio ci è chiesto di diventare uomini, di lavorare come uomini, di avere rapporti come gli uomini, di avere sempre meno tempo per le persone a cui vogliamo bene, meno tempo per i nostri bambini, che infatti sono sempre meno numerosi, ma anche per i nostri anziani, o per accudire tutte le fragilità. Il Papa ci invita sempre a chinarci sul povero, sul debole, ma chi di noi ha il tempo di farlo, se corriamo dall’alba a notte fonda per stare dietro a tutto – casa marito figli lavoro colloqui a scuola visite pediatriche iscrizioni moduli certificati catechismi sport amichetti spesa cucina bollette tasse e mi fermo ma potrei continuare per ore? E tutto questo anche quando ci sono mariti super collaborativi, come sono oggi la maggioranza dei mariti, semplicemente perché c’è quel vecchio problema delle 24 ore di una giornata, e se ne lavori 8, con gli spostamenti ne stai fuori di casa 10, e ne dormi altre 8, ne rimangono pochissime per dedicarti alla parte più preziosa della vita, le persone che ami. La donna un tempo era lasciata a casa non perché fosse prigioniera, dice Chesterton, ma esattamente per il motivo opposto, perché fosse libera di seguire tutte le sue seconde occupazioni. A noi donne sta a cuore questo, non la regola, incarnata dal maschile, non il fecondare il mondo e trasformarlo, ma l’eccezione, il caso particolare, la persona, le persone che amiamo (Edith Stein lo dice molto meglio di me). A noi non interessa essere pastori, e guidare, a noi interessa mischiare la nostra vita con quella degli altri, ma nella libertà, seguendo il soffio dello Spirito, se ne abbiamo la grazia, gonfiando le vele della Chiesa, lasciando che siano gli uomini a fare quel noiosissimo ruolo di alberi maestri.

Quanto al valorizzare le donne, non esiste un luogo in cui noi donne ci sentiamo più valorizzate che nella Chiesa. A me solo dei sacerdoti hanno parlato della mia grandezza, nobiltà, valore. Della purezza, dell’apertura alla vita, di un amore che non sia solo emozione o possesso, che è quello che ci propone il mondo con la sua retorica dell’amore romantico. Solo nella Chiesa mi hanno indicato una strada che si è rivelata benedetta per la mia storia, solo nella Chiesa ci sono uomini che perdono la vita nei confessionali ad ascoltare paturnie, a sbrogliare matasse, a guidare le nostre vite complicate. Per esempio, una donna ti si fa compagna di cammino, ti viene a stirare a casa, ti abbraccia, ti regala una borsa, della cioccolata o un profumo, ma serve un uomo, un vero uomo, per la direzione spirituale (dice un amico sacerdote che serve più testosterone in un confessionale che in una partita di rugby).

Noi donne, almeno quelle che conosco, non abbiamo bisogno di una Chiesa che faccia sue le rivendicazioni delle femministe. Abbiamo bisogno di veri uomini e di vere donne, diversi nei loro carismi, pari nella dignità (ma c’è davvero ancora bisogno di dirlo?). Abbiamo bisogno di uomini e donne che facciano a gara per mettersi agli ultimi posti, e non vogliamo avere altri incarichi, grazie. Anzi, se qualcuno vuole aiutarci nei troppi che già abbiamo, si accomodi.

 

91 pensieri su “E se le donne non volessero essere preti?

  1. Cupo

    Politicamente sarebbe una brutta mossa. I veri fedeli rimarrebbero sconvolti, mentre femministe e company plauderebbero ma non metterebbero piede in chiesa.

  2. Rebecca

    Potrei anche essere d’accordo con l’articolo in generale, in effeti non so a quante donne credenti interessi diventare sacerdote.
    A me non interessa.
    Ma quando vedo riportata la citazione di Chesterton, secondo la quale le donne sarebbero state lasciate a casa per essere libere di dedicarsi alle loro seconde occupazioni, francamente mi cadono le braccia.
    Affermare che secoli di impossibilità ad accedere a percorsi di cultura, partecipazione alla vita politica, possibilità di esprimere i talenti personali siano stati dovuti al desiderio di fare dedicare le donne a “seconde occupazioni”, come se dedicarsi a famiglia e figli fosse oltretutto quasi un hobby, è ridicolo.
    Ed è inquietante che una persona, uomo o donna che sia, proponga una citazione del genere, prima di tutto perché, a ben vedere, assimila l’occuparsi della famiglia a una occupazione secondaria, secondo perché è palesemente antistorica e non veritiera, terzo perché ripropone il modello tipico del maschio che “concede”alla donna di stare a casa, laddove dedicarsi o meno alla famiglia e al lavoro e conciliare le due cose è, è deve essere, una scelta.
    Da compiersi magari in due, marito e moglie insieme, ma non una gentile concessione dell’uomo.
    Per fortuna tutti gli uomini che ho conosciuto non hanno mai ragionato come Chesterton.
    Per fortuna, ci sono e ci sono state donne che, con buona pace di Costanza Mariano, hanno scelto di essere leader e sono state scelte come leader, esprimendo la forza delle loro idee e cambiando il mondo.

    1. Chesterton può essere accusato di tutto, ma certo non di ritenere che la famiglia sia un hobby. Quello che dice Chesterton lo può verificare da sola leggendolo.
      Quello che invece dico io, guardando la mia vita e quella di un numero considerevole di donne incontrate, è che non ne conosco nessuna che non abbia una giornata, una vita, un’agenda, fatta di un fittissimo intrecciarsi di fili, dei quali il lavoro non è mai il principale, quanto a importanza, peso, preponderanza nel cuore. A una donna interessano le persone che le sono affidate, il lavoro, il suo spazio da curare, e un’infinità di altri interessi che spesso lambiscono solo minimamente la mente maschile, molto più capace di concentrarsi su una sola occupazione.
      Io viaggio lavoro scrivo e faccio mille cose con la massima libertà, e se potessi affrancarmi dal lavoro retribuito e gestire liberamente il mio tempo ne sarei felicissima (forse ne farei troppe, ma questa è una cosa di cui dovrei parlare con mio marito). Questa è la verità per la maggior parte delle donne che conosco, che vivono le costrizioni degli orari e degli impegni rigidi del lavoro con molta maggiore insofferenza degli uomini, soprattutto dopo che hanno dimostrato a se stesse e al mondo che sono brave ed emancipate, la qual cosa io ormai darei per scontata. Io farei un passo avanti ormai! Bene, avete visto che possiamo dirigere Fondi Monetari, Nazioni e multinazionalei. Adesso vi diciamo, no grazie. Noi vogliamo migliorare la vita degli altri, non rovinare la nostra!

    2. rosanna

      condivido cara Rebecca. Nella mia parrocchia abbiamo avuto, anni fa, una madre superiora (laureata in teologia) che poteva insegnare a tutti i giovani preti che, appena consacrati, venivano a fare il coadiutore dell’oratorio.
      Lei doveva sottostare a loro e lo faceva con una delicatezza e una semplicità ammirevoli. Ma sentirla parlare, seguire le sue lezioni faceva dimenticare la prediche un po’ raffazzonate di alcuni di loro. Mi sono chiesta più volte perchè questo spreco di potenzialità?

    3. Fabrizio Giudici

      Per fortuna, ci sono e ci sono state donne che, con buona pace di Costanza Mariano, hanno scelto di essere leader e sono state scelte come leader, esprimendo la forza delle loro idee e cambiando il mondo.

      Siccome a me non piacciono discorsi sul vago, vogliamo fare qualche esempio concreto?

        1. Fabrizio Giudici

          E dove sarebbe cambiato il mondo con la signora Kyi? Perché una cosa è la narrazione giornalistica, altra cosa la realtà.

          http://www.independent.co.uk/news/world/asia/rohingya-muslims-burma-myanmar-aung-san-suu-kyi-legitimising-genocide-a7439151.html

          Indubbiamente le cose sono sempre un po’ più complesse del bianco e nero, e ci sarà anche propaganda islamica. Ma il problema dei Rohingya è reale.

          https://static.independent.co.uk/s3fs-public/styles/story_large/public/thumbnails/image/2016/11/25/18/aung-san-suu-kyi.jpg

          1. vale

            le cose sono sempre un po’ più complesse del bianco e nero

            perdindirindina…f.giudici che parla come Papa Francesco nell’intervista sul corsera.

            via di damasco anche per lui? 🙂

            1. Fabrizio Giudici

              Fortunatamente no 🙂 per lo meno nel senso sbagliato di Damasco…

              In ogni caso, Papa Francesco ha detto sbrigativamente che i Rohingya sono “buoni”… non è proprio così. Ora vedono il coltello dalla parte della lama, ma in passato hanno avuto responsabilità nella creazione di tensioni con i buddisti.

              Comunque: sarei curioso di sapere quali altre donne leader hanno cambiato il mondo. Non che pensi che non ce ne siano.

              1. Luigi

                “Comunque: sarei curioso di sapere quali altre donne leader hanno cambiato il mondo”

                La Santissima Madre di Dio, prima di ogni altra (e altro, anche, che non fosse il Figlio).

                Poi, a seguire:

                Flavia Giulia Elena, madre di Costantino.
                Ildegarda di Bingen.
                Chiara, sorella spirituale di Francesco.
                Teresa d’Avila.
                Lucia dos Santos (il nome è un destino!).
                Teresa di Calcutta.

                Poi avanti così, ad libitum e in loop 😀

                Le Kasner, le Rhodam, le Ciccone – mai una che abbia il coraggio del suo, di nome… – beh, quelle stanno con gli Hitler e gli Stalin.

                Ciao.
                Luigi

                P.S.: in punta di dottrina, il sacerdozio femminile non esiste. Dio non l’ha voluto, e semplicemente la Chiesa si è inchinata a tale volere.

                  1. Fabrizio Giudici

                    @Luigi

                    Non avrei pensato a Flavia Giulia Elena, ma avrei messo Santa Monica.

                    Però, tu mi capisci… io vorrei sapere quali donne moderne hanno cambiato il mondo, perché “hanno scelto di essere leader”. Insomma, quelle che si sono “emancipate”. Perché se salta fuori che già dall’antichità era pieno di donne che hanno cambiato il mondo, dovrebbero essercene ancora di più dopo l'”emancipazione”. No?

                    1. Luigi

                      Fabrizio,

                      ero ovviamente ironico.
                      Di donne che hanno cambiato il mondo emancipandosi – ovvero rifiutando la loro natura – non ne esistono; anzi, le “emancipate” sono quelle che più di ogni altra al mondo si sono piegate.

                      Per tutti: lo so che si potevano fare tanti altri nomi. Infatti scrivevo “Poi avanti così, ad libitum e in loop”, così da permettere anche agli altri di aggiungere qualche nome! 🙂

                      Ciao.
                      Luigi

  3. Alessandro

    Forse a padre Giancarlo Pani e ai suoi sponsor giova ricordare che un insegnamento DEFINITIVO del Magistero della Chiesa (tale è il divieto di ordinazione sacerdotale per le donne) è infallibile, irreformabile, immutabile (cioè non potrà mai essere mutato da nessuno al mondo, né da Pani né da alcun Papa né da alcun vescovo).

    Così la Congregazione per la dottrina della Fede (“Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei”, n. 6)

    “La seconda proposizione della Professio fidei afferma: « Fermamente accolgo e ritengo anche tutte e singole le verità circa la dottrina che riguarda la fede o i costumi proposte dalla Chiesa in modo DEFINITIVO ».

    Tali dottrine possono essere definite in forma solenne dal Romano Pontefice quando parla « ex cathedra » o dal Collegio dei Vescovi radunato in concilio, oppure possono essere infallibilmente insegnate dal magistero ordinario e universale della Chiesa come “sententia definitive tenenda”.
    OGNI credente, pertanto, è TENUTO a prestare a queste verità il suo assenso fermo e definitivo, fondato sulla fede nell’assistenza dello Spirito Santo al magistero della Chiesa, e sulla dottrina cattolica dell’infallibilità del magistero in queste materie.
    Chi le negasse, assumerebbe una posizione di rifiuto di verità della dottrina cattolica e pertanto non sarebbe più in piena comunione con la Chiesa cattolica.”

    Nella stessa Nota, al n. 8 si legge: “Per quanto riguarda la natura dell’assenso dovuto alle verità proposte dalla Chiesa come divinamente rivelate o da ritenersi in modo DEFINITIVO, è importante sottolineare che NON vi è differenza circa il carattere pieno e IRREVOCABILE dell’assenso, DOVUTO ai rispettivi insegnamenti.”

    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html#Nota%20dottrinale%20illustrativa

    Insomma, come dice Costanza, “se l’ordinazione sacerdotale è proposta infallibilmente e definitivamente dal Magistero, è del tutto irrilevante come venga percepita… se la Chiesa per due millenni ha affermato qualcosa con certezza, appellandosi all’infallibilità, il fatto che quella cosa venga percepita come espressione di “autoritarismo”, come dice la Civiltà Cattolica, non dovrebbe minimamente interessarci come fedeli, tanto meno dovrebbe interessare ai pastori.”

    1. Alessandro

      E con questa sortita, La Civiltà Cattolica scende al livello di Andrea Grillo, che scrisse:

      “in una prospettiva più lunga, la autorità ecclesiale potrebbe riconoscere domani di avere la autorità di estendere la ordinazione sacerdotale anche alla donna. Infatti il testo del 1994 è “definitive tenendum”, ma non in modo assoluto. Solo finché la Chiesa non riterrà di avere quella autorità che nel 1994 ha ritenuto di escludere. Mancando dei requisiti di “infallibilità”, il documento è solo relativamente irreformabile.”

      http://www.iltimone.org/35267,News.html

      Come precisa oltre ogni dubbio, riferendosi al Magistero autentico della Chiesa, la Nota della Congregazione per la dottrina della Fede di cui nel commento precedente, ogni dottrina definitiva, cioè da tenersi definitivamente (“sententia definitive tenenda”), è in quanto tale infallibile e quindi assolutamente irreformabile.

      Pertanto è semplicemente falso affermare come fa Grillo (posizione sottesa all’articolo della Civiltà Cattolica) che un contenuto definitivo della dottrina (quale è quello sul divieto dell’ordinazione sacerdotale per le donne) non sia infallibile e non sia assolutamente irreformabile.

      1. Alessandro

        Aggiungo che nel 1995 la Congregazione per la dottrina della Fede, in risposta a un dubium, afferma a chiare lettere che tale dottrina è definitiva e perciò infallibile e appartenente al deposito della Fede:

        “Questa dottrina [secondo la quale la Chiesa non ha la facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, dottrina proposta nella Lettera Apostolica «Ordinatio Sacerdotalis» come da tenersi in modo definitivo] esige un assenso definitivo poiché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall’inizio, è stata proposta INFALLIBILMENTE dal magistero ordinario e universale (cfr. Conc. Vaticano II, cost. dogm. Lumen Gentium, 25, 2).
        Pertanto, nelle presenti circostanze, il Sommo Pontefice, nell’esercizio del suo proprio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc, 22, 32) ha proposto la medesima dottrina con una dichiarazione formale, affermando esplicitamente ciò che si deve tenere SEMPRE, ovunque e da tutti i fedeli, in quanto APPARTENENTE AL DEPOSITO DELLA FEDE.”

        http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19951028_dubium-ordinatio-sac_it.html

  4. Su questo, consiglio un ottimo libro di recente pubblicazione:
    Adriana Valerio, “Il potere delle donne nella Chiesa. Giuditta, Chiara e le altre”, Bari, Laterza, 2016.
    Il conferimento del sacerdozio alle donne non è necessario: anzi, potrebbe anche significare adeguarsi ad una concezione maschile, che vede il sacerdozio non come servizio ma come potere e che lo mette al centro dell’organizzazione ecclesiastica. Basterebbe rivalutare quella pluralità di ruoli che storicamente esisteva prima del Concilio di Trento, che ha segnato la “svolta secolare”, cioè quella a favore del clero ordinato: nel Medioevo, anche il clero regolare aveva un peso non indifferente. E, all’interno di questo discorso, i monasteri femminili contavano. Una badessa, all’interno del suo territorio, poteva avere i poteri civili e giudiziari di un vescovo, comprese parrocchie alle dipendenze del monastero per le quali poteva scegliere lei i sacerdoti.

  5. Posso riportare la mia esperienza. Mia madre insegnante e come tale perfettamente realizzata! Tuttavia ricordo, da piccolo, una madre sempre nervosa, con un perenne mal di testa e con un continuo: “ho i compiti da correggere!”.
    Diceva e dice ” I bambini sono la cosa più bella del mondo!”, i suoi, ne ha avuti tre, li vedeva spesso solo alla sera!
    Mia zia, sua sorella, aveva anche essa tre figli, badava a loro e anche a noi che ci rifugiavamo , durante il giorno, nella sua accogliente casa. Era sempre indaffarata, ma non ricordo di averla mai vista nervosa, era anzi spesso con un largo sorriso dipinto in faccia. Tutta quella banda di ragazzini e di mocciosi che sciamava per la casa evidentemente non la disturbava affatto. Non ho mai avuto la sensazione che si sentisse inferiore alla sorella “professoressa”, anzi, nel ricordo di tutti noi “mocciosi” ormai sessantenni, lei era nella sua accoglienza materna e nella sua comprensione verso tutti una vera “Regina”!
    Le donne tutte se vogliono possono essere delle “Regine”, perchè in effetti lo sono, sol che ogni tanto se lo ricordino ed evitino di invidiare ed inseguire i maschi dappertutto!

  6. benedetta

    Grazie Costanza, ormai resti una dei pochi personaggi pubblici in grado di sollevare questioni complesse in maniera saggia e condivisibile; ovviamente secondo me. Quello che mi dispiace è che moltissime persone ancora non riescano minimamente a capire il senso più profondo del tuo messaggio, che proprio non chiede alle donne di rinchiudersi in casa dietro ai fornelli, bensì di esprimersi e muoversi nel mondo attraverso la potenza del loro femminile.

  7. Patrizia

    Ma pure questo dobbiamo fare!!!!! Nemmeno quella mezz’ora di pace in Chiesa! Pure li dobbiamo lavorare?

  8. Elena

    Da donna cosa vorrei nella chiesa? Confessori incollati al sedile del confessionale in modo da non dover andare all ‘ unico santuario della città dove sono certa che ci siano. Quando non riesco a incastrarmi con il confessore e guida trovarne uno dentro un confessionale è un miracolo! Come dico al marito ne vorrei uno sul comodino per una confessione quasi quotidiana.

  9. Catherine

    Grazie, cara Costanza! come sempre dici cose belle, sensate… a qualcuno possono sembrare ovvie, ma purtroppo non lo sono. quindi Grazie. vedo che comunque per intendersi è necessario “dare credito positivo” all’altro, alcune reazioni sono forti, come se ancora non ci si conoscesse bene. Tu, Costanza, hai scritto e raccontato ampiamente tutto quello che ti sta a cuore, e quindi chi vuol comprendere comprende, buona giornata

  10. assisiana

    Fabrizio Giudici “Comunque: sarei curioso di sapere quali altre donne leader hanno cambiato il mondo. Non che pensi che non ce ne siano.” Anch’io sono curiosa di saperlo.

  11. paulette

    Da una ricerca in Olanda risulta che se gli uomini lavorano senza la presenza di donne , i risultati sono uno, idem per le donne, ma se lavorano insieme, i risultati sono migliori. E per le parrocchie? Chi sa.

  12. enrico venturoli

    Realizzarsi, valorizzare! Ma siamo impazziti: spero che nessun uomo prenda i voti per realizzarsi, ma solo per vocazione, perché ci crede (beato lui).Siamo mica in banca o in un ministero.

  13. Perché Cristo ha scelto di non avere donne sacerdote (e avrebbe potuto farlo?)
    Perché ci ha visto lungo. Dalla Croce si vede molto lontano.
    Si potrebbe cambiare quella scelta. Basterebbe che ci fosse qualcuno che ci vede più lungo di lui.
    Chi pensa di essere quello, scagli il primo articolo.

    1. Rebecca

      Grazie signora Miriano di avere risposto personalmente al mio post.
      Ciò che volevo dire e forse non mi sono espressa al meglio, non è una critica al pensiero globale di Chesterton , ma è una critica alla scelta proprio di “quella” citazione, del tutto riduttiva del femminile e decisamente antistorica.
      La citazione finisce per essere controproducente rispetto al ragionamento che lei ha inteso supportare e che, sul sacerdozio femminile, mi trova anche d’accordo.
      Concordo con lei che siamo costrette a tempi ristretti, a giornate complesse, a fare i salti mortali.
      Ma semmai dobbiamo attivarci ancora per migliorare ed implementare gli interventi legislativi, il supporto pubblico, l’organizzazione scolastica, tutto ciò che serve per fare in modo che la scelta di esprimere le proprie potenzialità professionali non sia limitata a poche donne fortunate che magari possono permettersi supporti che incidono economicamente sul bilancio familiare.
      So anch’io che abbiamo già dimostrato tanto e so, perché lo vivo, quale sia l’unicità del nostro essere madri, mogli, donne autentiche e condivido con lei questo pensiero.
      Ma penso che non abbiamo concluso il nostro percorso di autentica parità nella diversità, e questo purtroppo lo vedo ogni giorno, visto che mi occupo di diritto del lavoro e della previdenza sociale da anni.
      Essere operatori di giustizia sociale e di genere è anche questo un compito di noi credenti, almeno io lo sento tale.
      Vedo pertanto un pericolo nel suo ragionamento, proprio perché i passi avanti delle donne non sono così consolidati come si crede e molto ancora c’è da fare.
      Ribadisco poi che scegliere di esprimere al massimo i propri talenti personali è una scelta, e deve essere rispettata, senza indulgere al luogo comune secondo il quale le donne realizzate sul lavoro o che accettano di dirigere il Fondo monetario sono per forza madri e mogli carenti o peggiori di altre.
      Non è vero poi, per rispondere ad altri commentatori, in particolare a Benedetta, che non capisco il suo messaggio, sarei proprio superficiale se pensassi che lei ritenga solo di chiuderci in casa ai fornelli.
      Certo che lei intende valorizzare la nostra capacità di muoverci nel mondo con la nostra potenza femminile, questo è ovvio.
      Io non sempre concordo con quello che lei intende con “potenza femminile”, per usare il termine che ha usato Benedetta.
      Per Fabrizio Giudici:mi pare che un altro commentatore abbia gia risposto e ne ha citate molte.
      Aggiungo:Marie Curie, Giovanna D’Arco, Maria Montessori, Rosa Parks,Florence Nightingale, Golda Meir, ed altre ancora.
      Giro la domanda, quali uomini secondo lei ?
      Da ultimo, superiamo per favore l’idea delle donne “Regine”; io non voglio essere una “Regina”, non mi interessa proprio, né inseguo gli uomini dappertutto, invidiandoli, cercando di fare a tutti i costi l’uomo che non sono, come forse pensa cacioppogiuseppe.
      E, per tornare al titolo del post, accetto serenamente da sempre che i sacerdoti siano uomini e non mi interessa un cambiamento in tal senso, né mi sogno di invidiare gli uomini perché sono sacerdoti.
      Però, come ha detto Rosanna, a volte donne consacrate di grande spessore teologico e evangelico, sono sottovalutate e poco valorizzate.
      Vi chiedo, quante donne teologhe vi vengono in mente?
      Poche sicuramente, confesso la mia ignoranza, forse Anne Marie Pellettier, e come mai secondo voi?
      Le donne peraltro possono studiare teologia solo dal 1965.

      1. Luigi I.

        Una certa Natuzza Evolo era una teologa per grazia, “ignorante vecchio stampo” (Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli), un vera regina (per la sua famiglia) e da lei andavano a chiedere consigli uomini e donne di ogni etá e ceto sociale (sacerdoti compresi)…. non avrá cambiato il mondo ma ha fatto tanto bene a tante persone senza risparmiarsi mai.

      2. Luigi

        “Aggiungo: Marie Curie, Giovanna D’Arco, Maria Montessori, Rosa Parks,Florence Nightingale, Golda Meir, ed altre ancora.”

        Mettere il nome di Golda Meir vicino a quello di santa Giovanna d’Arco configura il quinto peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.

        Per Ola: la fanciulla di Orleans è come “gunny” Highway. Va conservata in una teca di vetro con su scritto “rompere solo in caso di guerra”.
        Forse è il momento. Per entrambi 😉

        Ciao.
        Luigi

        P.S.: uomini che hanno cambiato il mondo? Gesù Cristo, Pietro e Paolo, Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loyola, Carlo I d’Austria, Karol Woityla, Tommaso da Kempis, John Tolkien… anche qui continuare la lista au plasir de Dieu

      3. ml65-3

        senza arrivare alle guerre puniche aggiungerei anche la Thatcher e la Merkel…. governare per 10 anni Inghilterra e Germania non è esattamente uno scherzo …

    2. Antonio Spinola

      Il guaio è che la società vede “l’attività” del sacerdote come un “servizio” inteso nel senso di lavoro, professione con finalità sociali, per l’edificazione spirituale delle persone. In questa logica tutta umana e utilitaristica (adatta anche a forme di religiosità pagane) negarne l’accesso alle donne diventa un atto discriminatorio, oltreché insensato data la carenza di “personale”.
      Con tutta evidenza Cristo la pensava diversamente, e non certo perché condizionato da un qualche retaggio culturale.

        1. Fabrizio Giudici

          @Spinola

          Mi associo.

          @Rebecca

          Dalla risposta precedente di Luigi la domanda si è un po’ spostata in avanti. Ripeto il punto: le donne che hanno cambiato il mondo ci sono sempre state, anche prima dell’ “emancipazione”. Di quelle citate da lei mi pare che bisogna fare un po’ di eliminazioni: Rosa Parks ha compiuto un atto di disobbedienza civile, e basta; dopo è diventata un’icona, perché il problema della segregazione razziale era ormai sul punto di esplodere, ma l’icona non è la persona. Maria Curie fu una grande scienziata (ogni tanto bisognerebbe ricordare che esisteva anche il marito) e Golda Meir un capo di stato (allora, mettiamoci anche Margaret Thatcher). Benissimo, grandi personalità nei rispettivi campi. Non mi sembra che però abbiano cambiato il mondo, certamente non in modo paragonabile ad alcune di quelle nella lista di Luigi. Dunque, ripeto la domanda: dov’è la folla di “cambiatrici del mondo” che avrebbe dovuto venir fuori dopo l'”emancipazione”?

          Quanto alle teologhe: facendo un giro sul sito del Coordinamento Teologhe Italiane, che mette all’articolo due dello statuto “valorizza e promuove __gli studi di genere__ in ambito teologico, biblico, patristico, storico, in prospettiva ecumenica”, c’è da farsi venire i capelli dritti. Un sito infarcito di femminismo, rivendicazione del sacerdozio (tanto per rimanere in tema) e altre eresie; e della bontà delle teorie di genere. È vero che da qualche decennio è difficile scovare un teologo sano, anche tra gli uomini, e ci ritroviamo con una masnada di eretici che impazzano ovunque. Diciamo che non era il caso di peggiorare la situazione con altri contributi.

          Comunque, prima del 1965 le donne non potevano studiare teologia, ma Teresa d’Ávila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen sono dottori della chiesa; scusate se è poco. E ci sono altre sante che possono essere considerate in qualche modo teologhe, pur non a quei livelli. Ora, nessuna di queste ha avuto bisogno di “emanciparsi”, né ha scelto di diventare “leader”. Invece di cercare, si misero in ascolto e si predisposero a ricevere. Evidentemente questa strategia funziona meglio (certo, non solo per le donne).

          Mi sembra che in questo discorso delle “opportunità” ci sia sempre un’ambiguità di fondo. Una cosa sono i diritti individuali, ovvero il fatto che ad una donna che vuole intraprendere una qualsiasi attività non bisogna mettere i bastoni tra le ruote e ridurre le possibilità di accesso rispetto a quelle di un uomo. Infatti, come è sempre stato detto in altre discussioni su questo sito a proposito delle differenze tra “maschile” e “femminile”, i singoli non possono essere inquadrati sempre in regole ferree. Nel mio piccolo, durante quattro anni da imprenditore e sedici da ingegnere consulente mi sono trovato in varie situazioni lavorative con donne a cui riportavo, oppure con donne nelle squadre che ho diretto. Siccome erano state scelte bene a monte, erano ottime professioniste. In certi casi mi sono ritrovato a doverle sostenere in qualche contesto particolarmente ostile, e non mi sono certo posto problemi a farlo.

          Altra cosa è sostenere che la società ha bisogno, nel senso migliorativo, di vedere più donne in tutti gli ambiti di carriera professionale, in perfetta simmetria con gli uomini. Proprio in politica, per esempio, il contributo non lo vedo; anzi, per quanto sembri impossibile, mi pare che la loro presenza abbia persino peggiorato una situazione già disastrosa. Non sto a ripetere quanto abbiamo scritto, a suo tempo, a proposito della signora Killary Clinton. Tempo fa si discusse anche di donne militari, e un paio di lettori, che sanno di cosa parlano, hanno riportato studi che dimostrano che la presenza in prima linea di donne combattenti è più un problema che una soluzione.

          Per questo quando leggo “migliorare ed implementare gli interventi legislativi” mi preoccupo. Ci sono cose giuste ed opportune, come evitare la presenza di barriere ingiustificate. Ma altre cose totalmente prive di senso, come le quote rosa e in generale la pretesa ideologica di arrivare a vedere una distribuzione perfettamente uniforme di ruoli, 50/50, in tutti i settori. Compreso l’inevitabile risvolto culturale, ovvero quello di indottrinare bambine e ragazzine a percorrere strade che forse non sono quello che desiderano, e magari di far sentire inferiori quelle che si ostinano a scegliere strade diverse, solo per lo scopo di vedere quel 50/50.

          Questo per quello che posso dire a livello sociale. Certo non mi esprimo sulle aspettative personali perché non sono donna, e non sono sposato, quindi non ho un punto di vista “ravvicinato” sulle aspettative femminili. Leggo però qui molte donne che dicono la loro, e confermano quanto sostiene Costanza. Posso dire, come esperienza familiare, che mia madre smise di lavorare appena ne ebbe l’occasione – anche se la cosa ebbe qualche impatto sul reddito familiare, in qualche modo superato – per dedicarsi al marito e all’educazione del figlio, e non se ne è mai pentita. Si sente perfettamente realizzata. E non è “colpa” di Chesterton perché fino a poco tempo fa non era neanche a conoscenza del fatto che Chesterton è un grande scrittore cattolico.

          1. Luigi

            “Comunque, prima del 1965 le donne non potevano studiare teologia, ma Teresa d’Ávila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen sono dottori della chiesa; scusate se è poco. E ci sono altre sante che possono essere considerate in qualche modo teologhe, pur non a quei livelli”

            Forse, prima del 1965 le donne non potevano studiare teologia (mi fido dell’asserzione) per il semplice fatto che Santa Romana Chiesa le sapeva di pari dignità rispetto agli uomini, ma non uguali a questi.
            E, rispettosa di tale diversità, la amava al punto da non volerla conculcare.

            Le grandi sante hanno qualcosa di radicalmente differente rispetto ai santi uomini; è come se Giovanna, Chiara, Caterina, le Terese (non dimentichiamo quella “di Calcutta”!) siano state grandi donne “prima” di essere esemplari figure di cristiane, innalzate agli onori degli altari.
            Ed essere grandi donne significa, inutile girarci attorno, saper dire oggi come sempre il “fiat voluntas Dei”. Citavo più su la madre santa di Costantino proprio perché, così femminile nella sua discrezione, pochi ne ricordano i grandi meriti avuti nel diffondere la vera religione nei territori dell’Impero.
            Tanti ricordano l’azione del figlio, ma se la Chiesa ha detto santa lei invece di lui un motivo ci sarà…

            Insomma, non ci sono state teologhe così come non ci sono state “campionesse” di Formula 1.
            Se Dio avesse voluto le une come le altre, forse avrebbe creato le donne differenti da come sono.
            Chessò, magari le avrebbe fatte uguali agli uomini. Grazie al Cielo non è stato così!

            Ciao.
            Luigi

          2. cinzia

            @Fabrizio “Per questo quando leggo “migliorare ed implementare gli interventi legislativi” mi preoccupo. Ci sono cose giuste ed opportune, come evitare la presenza di barriere ingiustificate. Ma altre cose totalmente prive di senso, come le quote rosa e in generale la pretesa ideologica di arrivare a vedere una distribuzione perfettamente uniforme di ruoli, 50/50, in tutti i settori.”

            Personalmente, come donna, ritengo le quote rosa “offensive”.
            E ancora non ho capito perché si voglia tornare sul sacerdozio femminile. Mi sembra che la Chiesa la risposta definitiva ormai l’ha data…. Posso dire che tutto questo mi sembra un po’ satanico?

            Grazie a Costanza perché questo intervento – che ho potuto leggere solo ora – è davvero bello e lo condivido in pieno!

          3. Beatrice

            @Fabrizio
            «Tempo fa si discusse anche di donne militari, e un paio di lettori, che sanno di cosa parlano, hanno riportato studi che dimostrano che la presenza in prima linea di donne combattenti è più un problema che una soluzione.»

            Non ho seguito la discussione a cui tu alludi, ma non capisco in che modo le donne militari potrebbero creare problemi in guerra, io penso che una donna coraggiosa e adeguatamente addestrata valga molto di più di un uomo codardo anche se quest’ultimo è fisicamente più forte.
            Per esempio nella lotta all’Isis le donne guerriere sono molto utili perché i fondamentalisti islamici credono di non poter andare nel loro paradiso con le vergini e tutto il resto se ad ucciderli è una donna. Qui un articolo che ne parla: http://www.lastampa.it/2014/09/23/esteri/quelle-guerriere-peshmerga-che-fanno-paura-ai-jihadisti-tmQXs0rAjGbkwSybnxwpzH/pagina.html

            1. Luigi

              “Non ho seguito la discussione a cui tu alludi, ma non capisco in che modo le donne militari potrebbero creare problemi in guerra, io penso che una donna coraggiosa e adeguatamente addestrata valga molto di più di un uomo codardo anche se quest’ultimo è fisicamente più forte.”

              Semplicemente, le donne non possono essere soldati (i guerrieri sono altra cosa; lasciamoli perciò ai popoli barbari).
              Questione di natura. Non attingono né il coraggio, né l’addestramento.
              Le prove condotte – sia sul campo, sia in addestramento – non hanno fatto altro che confermare il dato di natura.

              Non che ce ne fosse bisogno, bastava considerare le specifiche hardware e software richieste dal mestiere delle armi, e poi le caratteristiche dei maschi e delle femmine della specie umana, per capire come le seconde non possano che esserne escluse (allo stesso modo per cui un maschio è escluso dall’allattamento al seno).

              Nella lotta all’ISIS lasciamo perdere i maschi, figurarsi le femmine.
              Basta un’occhiata vagamente critica alle immagini televisive per capire che è solo fuffa; e quanto non è fuffa, non passa in TV (perché magari la fanno i Russi…).

              Tutto questo potrebbe cambiare solo con bioingegneria e altre cose. Ma sarebbero ancora donne?

              Ciao.
              Luigi

              P.S.: la realtà si è incaricata di dimostrare che le donne non sono adatte nemmeno al semplice ordine pubblico, nelle forze di polizia.

            2. Luigi

              Addendum.

              Per farmi del male, sono andato all’articolo de “La Stampa” che hai segnalato.
              Ho visto la foto, ho letto la firma – Maurizio Molinari, un nome una garanzia – e ne ho avuto abbastanza.

              Non infierisco.
              Diciamo che quelle della foto, come “guerriere”, non andrebbero bene nemmeno per il veglione di martedì grasso.
              Figurarsi come soldati.

              Ciao.
              Luigi

              P.S.: e comunque l’articolo non dice “i tizi dell’ISIS credono”… afferma invece che un altro tizio, che vive a migliaia di chilometri di distanza e ha ben precisi interessi, riferisce che i tizi dell’ISIS sembrano credere… per la serie lo zio della moglie di mio cuggino mi ha detto… 😀

              1. Beatrice

                @Luigi
                Che vuoi che ti dica? Io non la penso come te: Davide ha sconfitto Golia pur essendo mille volte più piccolo e gracile di lui, la forza bruta non è tutto, per vincere contano molto anche il coraggio e il sangue freddo che ti vengono donati in abbondanza se agisci seguendo il volere di Dio; per non parlare poi di Giovanna D’Arco, una debole ragazzina che ha cambiato le sorti di una delle guerre più lunghe della storia dell’umanità. E come non ricordare il coraggio di Giuditta nell’uccidere Oloferne per salvare il suo popolo! Dio dà la forza necessaria per superare i propri limiti: pensa a Geremia che è diventato un grandissimo profeta pur essendo balbuziente. Cito a questo proposito una delle letture di qualche domenica fa:

                «Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.» (1Cor 1,26-31).

                Se c’è una donna che ha come vocazione quella di difendere sé stessa e gli altri perché impedirglielo? Penso che l’addestramento militare sia parecchio duro tanto da permettere a una donna di capire se ha la tenacia giusta per un lavoro del genere o no. Un cuore coraggioso e leale in un corpo debole vale mille volte di più di un cuore vile e traditore in un corpo forzuto.

                Sulla questione delle donne peshmerga che combattono l’Isis: trovi davvero così irreale che i fondamentalisti islamici possano avere determinate credenze misogine sull’essere uccisi da una donna?
                Tu una volta parlasti dei baldi giovani che emigrano dai loro paesi in guerra mentre dovrebbero restare nella loro patria a combattere, ebbene queste donne curde dovrebbero meritare il tuo rispetto proprio perché non solo rimangono a casa loro, ma, pur essendo fisicamente deboli, combattono a rischio della vita per proteggere chi amano e lottare per ciò in cui credono.
                Comunque se non ti piace Maurizio Molinari, qui trovi degli articoli di altri giornalisti che parlano dello stesso fenomeno: http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/04/26/peshmerga-curde-addestrate-italiane-ac0b20bc-0bc3-11e6-a8d3-4c904844517f.shtml
                http://www.huffingtonpost.it/2015/12/10/donne-incubo-isis_n_8771100.html

                1. Luigi

                  Beatrice,

                  mi sembra tu abbia una visione un poco romantica della faccenda.
                  Un cuore coraggioso e leale in un corpo debole significa, semplicemente, un soldato che non può tenere la linea.
                  Fine.

                  Ci sono i maschi non in grado, e non vengono arruolati (o non dovrebbero esserlo).
                  Le donne non lo sono per natura, di default per così dire, non vedo perché debbano essere trattate differentemente.
                  Ma siamo alle solite, si pretendono gli onori degli uomini senza assumersene gli oneri.

                  Se il buon Dio avesse voluto differentemente, forse le avrebbe dotate di un altro tipo di resistenza fisica (come quella dei maschi, magari). O di un altro sistema visivo (come quello dei maschi, reitero). O di un encefalo sviluppato diversamente (ipotesi: come quello dei maschi?).
                  Allo stesso modo in cui avrebbe configurato differentemente i maschi, se li avesse voluti capaci di allattare. Invece, grazie al Cielo, ai maschi non riescono cose che alle donne vengono benissimo.
                  (Poi, ripeto, la realtà si è già incaricata di smentire quanto affermi. Nonostante tutta la propaganda, i tentativi di mettere donne in incarichi operativi si sono rivelati un fiasco)

                  Il “rispetto” o la sua mancanza, aggiungo, non hanno niente a che fare con la mia osservazione, che era meramente tecnica.
                  Un fucile d’assalto non si impugna come un ombrello da passeggio. Libera di credere il contrario, ma non per questo muterai di un solo millimetro la realtà.
                  Quindi, gentilmente respingo al mittente la mozione dei sentimenti. Che è la stessa che viene fatta per sdoganare le unioni omosessualiste (“poverini, si amano! Perché impedir loro di coronare il loro sogno d’amore?”) e tutto il resto.

                  La foto che viene mostrata nell’articolo ha, in altre parole, la stessa valenza di questa:
                  http://i.huffpost.com/gen/1891448/images/o-NEOPAP-facebook.jpg
                  e allo stesso scopo viene sfruttata.

                  Quanto all’articolo in sè, ho semplicemente osservato che non affermava quanto riportavi tu.
                  Basta leggerlo per convincersene.
                  Infine, portare “Il Corriere della Sera” o “Huffington Post” a sostegno de “La Stampa”, è come confermare le tesi del Priore di Bose con Melloni e Galantino 😀

                  Ciao.
                  Luigi

                  P.S.: lasciando da parte i voli pindarici e la letteratura, che sul terreno hanno poco credito, cosa si fa se passa questa proposta?
                  http://www.si24.it/2014/05/29/congedo-mestruale-retribuito-per-le-donne-una-proposta-che-potrebbe-diventare-legge/54132/
                  Si dimezza una pattuglia esplorante perché l’aliquota femminile deve essere riportata a casa? Tanto ci sono i maschietti che si sobbarcano il tutto…

                2. Luigi

                  E poi – scusami in anticipo 🙂 – ma rincaro:

                  “Io non la penso come te: Davide ha sconfitto Golia pur essendo mille volte più piccolo e gracile di lui, la forza bruta non è tutto, per vincere contano molto anche il coraggio e il sangue freddo che ti vengono donati in abbondanza se agisci seguendo il volere di Dio”

                  Certo che la forza bruta non è tutto (penso di esserne la dimostrazione).
                  Però ci sono dei parametri minimi sotto cui non si deve scendere. Per questo, volendo mettere in atto la pagliacciata delle donne “soldato”, hanno dovuto adeguarli. Altrimenti temo proprio non ce ne sarebbe una che sia una!

                  (Non ci credi? Leggi qui:
                  http://www.marina.difesa.it/entra-in-marina/concorso_accademia/Pagine/default.aspx
                  dove ammettono esplicitamente “differenziazione per sesso dei parametri delle prove di efficienza fisica obbligatorie”.
                  Un po’ come dire, al prossimo concorso in magistratura, che le donne possono parteciparvi anche se non laureate…)

                  Aggiungo inoltre: perché applicare un simile ragionamento solo in questo ambito?

                  O forse vogliamo mettere in dubbio che, ad esempio, Dio non sia in grado di donare anche ad un laureato in lettere le necessarie risorse per essere un bravo chirurgo vascolare?
                  Perché allora negli ospedali si ostinano a pretendere laurea e specializzazione, per questa mansione? E tu, ti faresti operare da un chirurgo “laureato” in legge? 😉

                  No, mi dispiace, ma la visione che fai tua è un vero colabrodo… confutarla è come sparare sulla Croce Rossa!

                  Ciao.
                  Luigi

  14. giulia

    Mi domando cosa è cambiato quando solo poco più di 2 anni fa affermava, il Papa, che la Chiesa si era già espressa su questa questione……..

    1. Luigi I.

      Ilena certo, in una chiesa che non é la Chiesa fondata da Gesú Cristo si puó giá fare…

    2. exdemocristianononpentito

      A me dispiacce sempre dire di no a qualcuno che chiede qualcosa, sopratutto quando lo chiede “sentitamente” e quello che chiede non è ignobile (non è certo ignobile di per sè il ” voler essere presbitero”), però sinceramente non vedo i margini, nell’ambito della dottrina di s. Romana CXhiesa, per una concessione del genere. Tale dottrina infatti non può prescindere dalla Tradizione, e, tutta la Tradizione si pone oggettivamente in contraddizione con l’ordinazione presbiteriale (e a maggior ragione vescovvile) delle donne. La Chiesa cattolica non sarebbe più sè stessa, se amettesse il sacerdozio femminile.
      D’altra parte in altre Chiese ho visto delle “pastore” donne: ricordo che la moderatrice della Tavola Valdese (ossia il capo dei valdesi italiani) fino a poco fa era una donna, (peraltro simpatica e rubiconda, come mi parve nel corso di, un’intervista televisiva) e quindi se una donna aspira ASSOLUTAMENTE a quel ruolo, debba determinarsi ad uscire dalla Chiesa di Roma, non c’è niente da fare.
      Sinceramente non credo che una Tradizione millenaria come quella sia superabile con un pronunciamento pontificio o conciliare (i quali peraltro non ci sono stati e non credo che verranno).

      1. Alessandro

        “Sinceramente non credo che una Tradizione millenaria come quella sia superabile con un pronunciamento pontificio o conciliare (i quali peraltro non ci sono stati e non credo che verranno)”

        Il divieto di ordinazione sacerdotale per le donne è contenuto definitivo (cioè infallibile, irreformabile, immutabile) del Magistero della Chiesa. Punto. Discorso chiuso. Non è assolutamente riformabile da chicchessia, né da un Papa né da un Concilio ecumenico, poiché appunto trattasi di insegnamento DEFINITIVO.
        Chi presume di poterlo mettere in discussione parla a vanvera.

        Vedi sopra:

        https://costanzamiriano.com/2017/02/09/e-se-le-donne-non-volessero-essere-preti/#comment-123946

  15. Fabio

    Io arrivo sempre in ritardo.
    Grazie Costanza per il bellissimo articolo. Ne aspettiamo un altro!

    1. Antonio Spinola

      Quindi se Gesù prima nasce maschio e poi non si cura di quote rosa, il fatto non ha rilevanza teologica in quanto ascrivibile a semplice questione culturale??
      Sinceramente mi pare un giudizio temerario, meglio essere più cauti e, se proprio non si riesce a fugare ogni dubbio, fare come Gesù e optare sempre per la tradizione.

    1. Giusi

      Dovrebbe essere elementare per un cattolico: perché il sacerdote è figura di Cristo che ama e protegge la Sua Sposa: la Chiesa. La Madonna non c’era all’Ultima Cena non certo perché Gesù discriminava le donne: quale essere umano è più grande della Madonna? Solo lei non ha conosciuto il peccato. Maria era invece ai piedi della Croce perché Gesù doveva affidarle l’umanita: Figlio ecco tua Madre! Nostra Madre! Questa è la funzione altissima della donna: portare a Dio, scala al Fattore diceva Dante. Una volta un sacerdote scherzando ma non troppo disse che in Paradiso comanda la Madonna: Dio non le nega nulla…

      1. fra' Centanni

        Esatto, cara Giusi. La differenza di ruoli e competenze tra maschile e femminile riguarda anche le cose spirituali, non solo quelle materiali. Per me, che sono padre di famiglia, è molto chiaro che il mio primo compito è quello di difendere la mia famiglia da qualunque male, soprattutto con la preghiera. Mia moglie, invece, è la gioia della casa, gioia per tutti ed in abbondanza. Allo stesso modo i sacerdoti, similmente a Cristo, sono i pastori preposti alla difesa del gregge, pronti al sacrificio se necessario. La difesa spetta ai maschi.

        Quindi non si tratta solo di tradizione. Se Gesù Cristo ha voluto solo i maschi a difesa del gregge (i sacerdoti), è per un motivo palese: siamo diversi: ad ognuno il suo compito.

        1. Rebecca

          Ribadisco che ho sempre accettato e accetto con serenità che i sacerdoti siano uomini.
          Ma purtroppo il mio post di ieri è stato profetico, il titolo indecente del quotidiano Libero su un sindaco donna di questa Repubblica dimostra ciò che dicevo:la strada della parità nella diversità (siamo diversi è ovvio, ma dobbiamo essere pari) nella società civile è ancora lunga…anche se Costanza Miriano dice che abbiamo gia ottenuto molto da questo punto di vista, a quanto pare non è abbastanza.
          Per cui non lascerò solo agli uomini il diritto/potere delle postazioni di comando nella vita politica, sociale, informativa ecc ecc.se ci sono e ci saranno donne intelligenti, capaci, migliori di uomini che pensano e consentono questi titoli e non si indignano nabbastanza.
          Qui il femminismo non c’entra, la giustizia sociale e quindi anche di genere è un dovere dei credenti e Gesù per primo ha sfidato le convenzioni del suo tempo per cui le donne potevano essere lapidate se sbagliavano e gli uomini no, Primo fra tutti a ribadire la stessa dignità fra uomini e donne.
          Se il sindaco di Roma fosse stata uomo un titolo del genere non sarebbe mai uscito…
          Ribadisco che per me, come credente, la giustizia sociale è un valore e qui non c’entra nulla il sacerdozio femminile.

          1. Rebecca

            Vedo ora un post di Giulia che forse riporta un post di altro utente.
            Implementare interventi legislativi sugli orari e/o permessi di lavoro o aiuti maggiori per gli asili e scuole, sarebbe preoccupante?
            Chi ha parlato di quote rosa o di 50/50?
            Io penso che gli incarichi a servizio della collettività (di questo parliamo, non di poltrone e potere, ma di servizio) debbano essere attribuiti alle persone migliori, più competenti, più preparate, più oneste ecc, uomini e donne che siano.
            Si parla di capacità personali al servizio della collettività, non solo al servizio della famiglia, che resta primaria.
            Ci sono donne che vogliono e possono esprimere anche questo, che ritengono giusto non sotterrare i talenti donati e farli fruttare per tutti, contribuendo al bene comune non solo con il dedicarsi alla famiglia e magari facendo i salti mortali per questo.
            Contemporaneamente non ritengono giusto dire”no grazie”, perché sentono profonda la vocazione al sociale, alla politica, allo studio.
            Se invece si riferiva al sacerdozio femminile ho detto più e più volte nei post che ho scritto che non è un argomento che mi interessa, né che sollecito cambiamenti in tal senso.
            Quindi dove sarebbe l’intervento “satanico”?
            Il vero intervento satanico che ho percepito negli ultimi tempi è quello da cui sono derivati i fatti della parrocchia di Padova…
            Parliamo di ben altro che opinioni diverse sul sacerdozio femminile…
            Conviene usare le parole con attenzione.

            1. Rebecca

              Leggo Luigi e condivido in parte quello che dice:non ci sono grandi teologhe ma ci sono dottori della Chiesa come S.Caterina da Siena e S.Teresa.
              Vero.
              E non è poco.
              Però Luigi le chiedo:le donne dottori della Chiesa sono sante, sono diventate dottori della Chiesa e sante.
              Forse dottori della Chiesa in quanto sante?
              Quanti teologi sono riconosciuti tali e considerati tali senza bisogno di essere santi? Solo per la completezza e profondità del loro pensiero anche senza aver raggiunto la santità?
              Non è una differenza da poco…

              1. Rebecca

                Leggo che accostare Golda Meir e S.Giovanna D’Arco significa commettere/ un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio” e che quindi per Luigi io lo avrei commesso.
                “Non giudicate, dice il Signore, perché con il giudizio con cui giudicate sarete giudicati”.
                Usiamo la moderazione anche per pesanti e ingiuste attribuzioni di peccati gravi ad utenti del blog che esprimono il loro pensiero.
                Non moderiamo solo il mio riferimento a ben altri peccati che veramente gridano vendetta al cospetto di Dio e a chi li ha commessi. .

                1. ML65-3

                  Sono uomo (in effetti il nick è criptico) ma concordo perfettametne con quanto dice Rebecca sull’argomento.
                  Non si può confodere ogni tentativo di giustizia, in termini di opportunità, con il femminismo che storicamente ha significato ben altre cose. Che poi nella storia , per tentare di ristabilire queste opportunità , si sia arrivati a degli eccessi dal lato opposto , questo purtroppo è una costante di ogni rivoluzione , sia di quelle pacifiche che di quelle violente..
                  Ad una eccessiva repressione corrisponde sempre una eccessiva reazione uguale e contraria.
                  La realtà è che una parte del progresso in tutti i campi è anche dovuta ad aver liberato l’immenso potenziale femminile in termini di intelligenze, e cioè il 50% delle intelligenze del mondo. Un potenziale enorme.
                  E’ ovvio che la Donna ha una specialità unica, preziosa e fondamentale, che è quella della maternità, che va protetta in tutti i modi , e va armonizzata con tutte le altre ambizioni. Ma questo vale anche per l’uomo, perchè poi, a parte i 9 mesi di gestazione, i figli vanno gestiti , educati ed allevati in due, ognuno col suo ruolo.
                  Ma il ruolo non può diventare un alibi per non fare altro o per stroncare le aspirzionie l’uno dell’altro solo per l’egoismo di poter seguire le proprie, Perchè alla fine si sa che il problema, tante volte, è quello. E io che sono un egoista, e vorrei sempre fare quello che mi piace invece che quello che serve, lo so benissimo.

                2. Luigi

                  “Usiamo la moderazione anche per pesanti e ingiuste attribuzioni di peccati gravi ad utenti del blog che esprimono il loro pensiero”

                  Allora usiamola anche per commentatori privi della benché minima dose sindacale di ironia… 😀

                  I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono quattro. Ripassiamoli, da che ci siamo:

                  1- omicidio volontario;
                  2- peccato impuro contro natura;
                  3- oppressione del povero;
                  4- negazione della giusta mercede all’operaio.

                  Accostare Golda Meir a Giovanna d’Arco configurerebbe – come scritto da me – il QUINTO.
                  Che non esiste (chi vuole può aiutarsi con le dita della mano, per il conteggio).
                  Niente, nemmeno leggere compiutamente due righe sembra più alla portata di molti…

                  Ma osservato questo, se anche fosse esistito un tale peccato, io mi sono limitato a evidenziarlo.
                  Niente ho scritto, invece, in merito a un eventuale giudizio.
                  Giudicare significa “emettere giudizi”, non “descrivere la realtà”.

                  Per altro Golda Meir è quella tale [censura] che espresse alcune amabili opinioni, come le seguenti:

                  “Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano” (dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969)
                  “Come possiamo restituire i territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli” (8 marzo 1969).

                  Citazioni che ho scopiazzato da WP, tanto per dire.
                  Accostarla a santa Giovanna d’Arco è peggio che eretico, è stupido.

                  Morale della favola: se non si regge la linea pezzi, non si pretenda di starvi.

                  Ciao.
                  Luigi

              2. Fabrizio Giudici

                La Raggi a Roma è solo l’ennesima dimostrazione che le donne al potere non apportano necessariamente un bene alla società. Quanto allo scandalo per il titolo di Libero, si scandalizzano le vergini dai candidi manti. Per me Libero è illeggibile da tempo per tutta una serie di motivi, inclusi tette e culi tra cui bisogna fare lo slalom per leggere le notizie; ma non certo per il titolo di ieri. Vogliamo andare a elencare tutta una serie di titoli su Berlusconi negli ultimi quindici anni?

                “Chi ha parlato di quote rosa o di 50/50?”
                Fanno parte delle cose che purtroppo sono state promulgate come leggi. Lei prima ha messo enfasi sull’implementazione delle leggi per le pari opportunità, e non ha specificato se ce ne sono alcune che non le piacciono.

                “Conviene usare le parole con attenzione.”
                Il termine “satanico” è stato usato in modo del tutto opportuno, riferendosi agli ultimi articoli della Civiltà Cattolica. Non c’è dubbio che anche gli eventi di Padova lo siano, e pure molti altri; ma mentre non c’è da stupirsi di alcuni preti dalla doppia vita – ci sono sempre stati – c’è da preoccuparsi molto se le eresie vengono pubblicate sulle riviste della Santa Sede.

                “Quanti teologi sono riconosciuti tali e considerati tali senza bisogno di essere santi? Solo per la completezza e profondità del loro pensiero anche senza aver raggiunto la santità?”
                In realtà la prospettiva sarebbe da ribaltare: in passato, i teologi che facevano la differenza erano veramente santi, uomini e donne. In tempi recenti, invece, ne abbiamo a frotte con un taglio semplicemente “intellettuale”. Questo è il vero problema.

                1. Rebecca

                  Se avesse letto meglio il post avrebbe capito che con riferimento a implementazioni di leggi replicavo a Costanza Miriano che parlava della difficoltà delle donne nel conciliare i tempi, e, quindi, ad interventi su questo.
                  Non concordavo con la signora Mariano sul fatto che per tali difficoltà ci si debba tirare indietro per forza.
                  Semmai,dicevo, implementato interventi legislativi in proposito.
                  La Raggi può essere un pessimo sindaco, d’altronde ci sono pessimi sindaci uomini.
                  Le donne non sono per forza migliori, ma quelle migliori ci sono e devono concorrere al pari degli uomini, soprattutto di uomini mediocri, dei quali la politica è piena da sempre.
                  Con Berlusconi non mi pare si usassero titoli riferiti alla parola gergale dell’organo maschile, ma semmai si usava il quasi simpatico bunga bunga.
                  Io non giudico Civiltà Cattolica “satanica”” o eretica, se vuole farlo lo faccia lei e se ne assuma le responsabilità morali che ritiene.
                  Concordo solo sull’ultima osservazione.

                2. Luigi

                  “Vogliamo andare a elencare tutta una serie di titoli su Berlusconi negli ultimi quindici anni?”

                  La bagarre scatenata sul titolo di “Libero” è proprio la spia della vera indecenza, quella del politically correct.
                  Il solo motivo per cui si è avuta, una tale bagarre, è che si tratta di una donna emancipata.
                  Nelle stesse ore, ad altre donne un poco meno emancipate – o così “percepite” dalla pussy generation – non è stato riservato lo stesso trattamento (sto ovviamente parlando di Giorgia Meloni; politica per altro a me del tutto indifferente, con inclinazione all’antipatia).

                  Più in generale, sul sindaco di Roma – dagli ignoranti chiamata “sindaca”, ma con un ministro dell’istruzione come la Fedeli cosa ci si può aspettare? – bisogna osservare che è ancora lì per un solo motivo: che è donna.
                  Un uomo, al suo posto, sarebbe già stato dimissionato da tempo.

                  Non è nemmeno stata in grado di amministrare il suo matrimonio, come si poteva pensare ci riuscisse con Roma?
                  E questa sarebbe la parità di merito?
                  Ma mi faccia il piacere…

                  Ciao.
                  Luigi

                  1. A proposito di titoli liberisti, non so se ridere o piangere. Sarà che dalle mie parti non c’è relazione tra le solanacee e gli organi riproduttivi femminili ma mi sto ancora domandando se qualcuno si ricorda che la metafora di cui al titolo ha un significato neutro (e pienamente applicabile alla odierna situazione capitolina) da parecchio prima che il sindaco di Roma venisse al mondo. http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/P/patata.shtml

                    1. vale

                      @senweb

                      ma come, non ti ricordi lo sdoganamento dell’intellò benigni a sanremo con la carrà? (incluso il tentativo di toccatina?)

                    2. Già infatti… tanto stacciarsi di vesti e alti lai per una “patata bollente” che usualmente viene lasciata in mano a qualcuno, come con altri termini (ma stesso significato) a qualcun (altro) toccava poi “togliere le castagne dal fuoco”.

                      Com’è che in mezzo ad ogni sorta di porcata detta e compiuta, ora ci si trova attorniati da tante orecchi sensibili??

                      O semplicemente da menti contorte, che se oggi si dicesse “l’arbitro ha assegnato un fallo”, tutti a preoccuparsi che ne farà di ‘sto fallo il malcapitato! 😛

              3. Beatrice

                @Rebecca
                «le donne dottori della Chiesa sono sante, sono diventate dottori della Chiesa e sante.
                Forse dottori della Chiesa in quanto sante?
                Quanti teologi sono riconosciuti tali e considerati tali senza bisogno di essere santi? Solo per la completezza e profondità del loro pensiero anche senza aver raggiunto la santità?
                Non è una differenza da poco…»

                Edith Stein, nella prima metà del 1900, si fece notare innanzitutto per la sua intelligenza: fu una brillante filosofa allieva di Husserl, che non era l’ultimo degli scemi, e anche quando si convertì al cattolicesimo continuò a dedicarsi allo studio e all’insegnamento perché evidentemente venivano apprezzate le sue doti intellettive. Edith Stein tradusse il “De veritate” di san Tommaso d’Aquino in tedesco e scrisse due opere dopo la conversione: il libro “Endliches und ewiges Sein” (“Essere finito ed Essere eterno”), che aveva l’obiettivo di conciliare le filosofie di Tommaso d’Aquino e di Husserl, e il libro “Kreuzeswissenschaft. Studie über Johannes vom Kreuz” (“La scienza della croce. Studio su Giovanni della Croce”). Quindi prima divenne celebre come fine intellettuale e solo in seguito fu proclamata santa per la morte cruenta a cui andò incontro nelle camere a gas di Auschwitz.
                Questo per dire come la Chiesa abbia sempre valorizzato i carismi di tutti i suoi figli, indipendentemente dal sesso di appartenenza.

              4. @ Rebecca a proposito di “Però Luigi le chiedo:le donne dottori della Chiesa sono sante, sono diventate dottori della Chiesa e sante. Forse dottori della Chiesa in quanto sante?”

                Sono Dottori della Chiesa per quello che hanno SCRITTO. Il paradiso è pieno di sante che NON sono dottori della Chiesa.

  16. Salvatore Sccargiali

    Costanza ma perché insiti a generalizzare sul sesso femminile mostrandolo come un unicum e definendone il ruolo. le persone sono tutte diverse, ognuno con un proprio carisma. .

    1. Paolo Pagliaro

      Ma ci sono cose che appartengono a ciascun sesso. Gli uomini non possono generare figli, le donne hanno per natura questo compito, che non è lecito posporre a qualunque altra attività – come non è lecito ad un padre anteporre altri interessi ai propri doveri di padre e marito. Agli uomini Dio ha dato un compito di guida – piaccia o non piaccia – che costituisce un nucleo fondamentale della vocazione maschile. Questo non li rende migliori (l’eccellenza cristiana è la carità, amore per Dio, e in Dio per l’uomo), né più fortunati o avvantaggiati (i lavori più infami li ha fatti sempre l’uomo); tantomeno impedisce che le donne diano il contributo intellettuale e spirituale. Una femminilizzazione dei ruoli maschili, cosa che sta avvenendo con grande rapidità nel mondo occidentale, a mio parere non sta affatto avendo esiti positivi: dove si dovrebbe tenere il timone, si sta cedendo per un errato senso di compassione. Chi ho orecchi per intendere intenda.
      Per quanto riguarda la vocazione sacerdotale, ha mille volte ragione la nostra ospite: il criterio è accettare la verità espressa di Dio e sancita dalla Chiesa, per camminare sulla strada da Lui indicata, cercando di illuminarne ragioni e implicazioni. Non siamo noi a dover decidere se il disegno il disegno di Dio sia buono, queste cose le fa il maligno.
      Le riflessioni del gesuita Pagni dovrebbero far ridere: a sentire quelli come lui, una verità di fede non è tale fino a che ci sia qualcuno (che piace ai gesuiti, ovvio) che non dà il suo assenso. Stiamo a posto. Mi risulta inoltre che quando questi novatori prendono il potere, la loro pazienza per il dissenso finisce ben presto.

      1. Salvatore Sccargiali

        Ci sono donne che non hanno vocazione o possibilità di essere madri e uomini che non hanno vocazione o possibilità di essere padri, ma magari sono ottimi uomini e donne in altri campi. Se a uomini e donne affibbiamo a priori il ruolo di padre e madre come sbocco corretto e rispettabile per un uomo o una donna è una forzatura, causa di infelicità, di coppie che vanno in crisi, di mancanza di crescita nella giusta vocazione. Non capisco perché esiste il problema.

  17. Signora Costanza leggo ogni tanto i suoi scritti e mi sento di intervenire solo per dirle il mio grazie. Colgo in profondità il suo pensiero che mi sento di condividere incondizionatamente. Lei, Blondet, Socci siete le persone che meglio definite le contraddizioni che questa società e la chiesa attuale stanno vivendo e noi con loro. Voi dite quello che io penso anzi di più: mi chiarite il mio sentire. Grazie e avanti il vostro contributo è non solo indispensabile ma vitale per tanti che come me si sentono smarriti, abbandonati e traditi. Tutta la mia stima Rosella Tito

  18. Beatrice

    Io veramente non capisco perché, dopo che ci sono state fior di sante che hanno fatto la storia in tutte le epoche, in certi ambienti si continui a sostenere la menzogna secondo cui la Chiesa non valorizzerebbe abbastanza le donne. Perché si vuole a tutti i costi usare la logica di potere diffusa nel mondo, per cui bisogna per forza avere posizioni di comando per valere qualcosa? Nel mondo cattolico, in teoria, dovrebbe invece vigere la logica del servizio, per cui ogni persona, uomo o donna, a qualsiasi livello è a suo modo importante e chi ha il potere deve usarlo non per sé ma per il bene di tutti (vedi San Pietro che si lascia redarguire da San Paolo senza offendersi, perché ciò che gli importa è agire per il meglio e non mostrare a tutti chi comanda).

    Sono già stati citati tanti nomi di sante grandissime proprio perché hanno saputo farsi strumento dello Spirito Santo nella loro epoca, io ne voglio fare altri di donne meno conosciute ma altrettanto straordinarie.

    C’è per esempio suor Blandina di cui si può leggere la storia qui: http://www.tempi.it/suor-blandina-suora-piu-veloce-del-west-scuole-billy-the-kid#.WKN5aX93njo

    Per venire ai nostri giorni, voglio citare nomi di donne che da suore hanno saputo incidere attivamente nella società e negli ambienti in cui sono andate ad agire proprio perché hanno saputo mettere a frutto i carismi ricevuti in dono da Dio.

    C’è suor Angelica, da poco scomparsa, che ha creato da sola un intero network televisivo. Cito da un articolo de “La nuova bussola quotidiana”:
    «Con soltanto 200 dollari di budget, in un garage del monastero di Birmingham dove viveva, Madre Angelica comincia a trasmettere un talk-show religioso via etere. È il primo passo di quello che diventerà il più potente canale satellitare cattolico al mondo, Ewtn, Eternal World Television Network. 11 reti televisive, 258 milioni di spettatori in 145 paesi del mondo connessi tramite tv, radio, internet, un quotidiano e un’agenzia stampa; nel 2013 ha fatturato qualcosa come 46 milioni di dollari. Questi i numeri principali di EWTN oggi. Non a caso il Times ha definito Madre Angelica “la donna cattolica più influente d’America”. […] Oggi della morte di Madre Angelica ne parlano il New York Times e la Bbc, tutti i principali media del mondo hanno dato la notizia; nel 2009 Benedetto XVI la insignì dell’onorificenza “Pro Ecclesia et Pontifice”, uno dei più alti riconoscimenti concessi dalla Chiesa per un religioso o un laico. Monsignor Charles Chaput, vescovo di Philadelphia e membro del consiglio di amministrazione di Ewtn dal 1995, ha detto che Madre Angelica è riuscita in un compito che neanche i vescovi potevano raggiungere.»
    Qui si trova l’articolo appena citato: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-angelica-la-piccola-suora-a-capo-del-network-di-dio-15698.htm

    C’è suor Miriam Duggan, laureata in medicina e missionaria francescana delle “Sisters for Africa”, che ha lavorato in Uganda come responsabile medico del St. Francis’ Hospital, Nsambya, a Kampala: è stata premiata più volte da istituti prestigiosi come l’università di Harvard per la sua lotta all’aids. Qui si possono leggere notizie approfondite su di lei: https://unacasasullaroccia.wordpress.com/2012/12/13/premiata-suora-cattolica-per-aver-sconfitto-laids-in-uganda-senza-condom/

    C’è suor Wendy Beckett, una critica d’arte famosa anche al grande pubblico per aver curato un programma televisivo per la BBC, qui si trova una sua intervista: https://www.avvenire.it/agora/pagine/wendy-beckett-

    Questo per dire come le donne possono fare tantissimo nella Chiesa di oggi e coltivare anche le proprie doti intellettive senza venire in questo ostacolate da chicchessia. Per finire, vorrei citare una suora che so si occupa di storia dell’arte, scrivendo articoli su diversi giornali, sto parlando di suor Maria Gloria Riva, una suora di cui ho avuto la gioia di ascoltare una conferenza e devo dire che ho trovato poche donne nella vita che esprimessero una tale serenità, una tale pace che può avere solo chi si sente pienamente realizzato in ciò che fa.

    1. @ Beatrice: “Io veramente non capisco perché, dopo che ci sono state fior di sante che hanno fatto la storia in tutte le epoche, in certi ambienti si continui a sostenere la menzogna secondo cui la Chiesa non valorizzerebbe abbastanza le donne.”

      Perché? 50% ignoranza, 50% malafede.

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