Arrivo alla messa prefestiva di sabato 28 agosto portando in modo depresso il peso della mia età, come dice un lavoro sociologico che, come spesso (non sempre) scopre l’acqua calda: le persone sui settant’anni si sentono vecchie quando arrivano gli acciacchi. Io arrivo a messa dopo aver iniziato una cura per combattere un’alta pressione agli occhi che mi ha causato mal di testa fastidioso e invalidante , cura cui sono arrivata a)autofacendomi una anamnesi con l’aiuto del pc b) rivolgendomi all’oculista. La cura mi rimbecillisce, dà un po’ di nausea e vertigini e si inserisce nell’esperienza depressiva del giorno precedente quando sono stata “ costretta” , sempre con tali sintomi, a vedere pure la mia immagine nello specchio di un ottico (che ingrandisce, forse, rughe e occhiaie ) per il cambio occhiali.
Capisco un po’ quelli che vogliono cancellare i segni del tempo sulla faccia, perché sono un richiamo non da poco !!! La liturgia della domenica che precede il martirio del Precursore entra, sia pur a fatica, in questa mia situazione, ricordandomi la necessità di non invecchiare davanti alla parola di Dio come dice Balthasar. Il brano biblico è un esempio di vecchiaia vigorosa : lo scriba maccabeo Eleazaro si rifiuta di fingere di assumere cibo illecito imposto dal potere dominante e va incontro alla morte. Poi c’è un brano di S. Paolo di cui colgo qualche passaggio. Infine il Vangelo presenta una delle tre versioni evangeliche della lite-discussione tra gli apostoli su chi sia il più grande, cui Cristo risponde indicando la condizione infantile per entrare nel regno di dio. Il prete, durante la predica , sceglie la via più semplice (come spesso accade ) e non si inoltra nel nesso tra i tre brani, nesso che pur ci sarà-mi dico – però accenna bene a cosa intendere per dimensione infantile. Confermando o riprendendo Guardini la descrive come corrispondenza alla paternità di Dio: per il bambino tutto si ricollega con padre e madre, questo significa che ha sguardo semplice, apertura e ricettività , che i suoi movimenti vanno verso quel che esiste, anche se non è esente da egocentrismo… Qual è , comincio a chiedermi, il nesso con il brano biblico? Aiuta anche me Guardini, quello che riesco a ricordare del testo Le età della vita: ogni età ha una sua caratteristica antropologica ma la seguente invera la precedente .
Dunque se una buona vecchiaia è non solo conservazione ma inveramento delle età precedenti perché ne cala i dati antropologici in nuove condizioni, Eleazaro invera il dato antropologico infantile della apertura all’essere, della meraviglia, della fiducia, perché accetta il martirio affidandosi nelle mani del padre. La meraviglia inverata nella vecchiaia è forse contenuta nel brano di S.Paolo quando dice “ noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati rivestiti non nudi…non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinchè ciò che è mortale venga assorbito dalla vita”.Come dire che si affronta la morte come sofferenza ma per ritrovare l’origine di tutto ciò che è buono e che ci ha vestiti sulla terra. Mi viene in mente che martirio vuol dire testimonianza e poi una frase choc di Hadjadj: la meraviglia è il principio del martirio. Eleazaro, andando al martirio parla infatti di testimonianza , dice che vuole essere di esempio ai giovani.
E qui c’è un altro collegamento col brano evangelico del non scandalizzare) Dunque il richiamo della liturgia è concepire la vecchiaia morte come l’arrivo, dopo un lungo cammino, a desiderare di vedere l’autore delle cose buone che ci sono , come un testimoniare sia il bello che il destino del superbello, per dirla in parole un p’ semplici ma anche un po’ astratte. Mi sembra che tra noi anziani non ci sia questa capacità di testimonianza. Mi pare che l’arco dei nostri atteggiamenti contempli molto poco questa possibilità, che potrebbe cominciare d essere presente se ci chiedessimo :cosa lascio in eredità ai più giovani? Spesso si è davanti ad un egoismo spaventoso (chi ha ancora un genitore, cioè un novantenne mi fa conoscere esempi orrendi , ma ne ho anche avuta esperienza diretta). Oppure nel caso di anziani attivi, che è un po’ il mio, colgo la tensione ad una autoaffermazione orgogliosa della propria autonomia.
Non facile da vedere fuori dai luoghi comuni è il caso dei nonni a tutto tempo, ci vedo a volte un bisogno un po’ narcisistico di sentirsi utile, di riempirsi la giornata, di guadagnarsi l’affetto dei figli .Per la precisione sono nonna ma non sono “pressata “perché il nipotino vive fuori Italia. Tornando a bomba, la domanda sulla propria testimonianza richiamata dal vecchio Eleazaro mi pare possa essere una serio stimolo a chiedermi cosa sia il buono e il bello della vita , se l’ho cercato e lo sto cercando così da testimoniarlo ai giovani e così da accettare con serenità il ritorno alla fonte. Questo il richiamo di domenica che sono riuscita a cogliere in mezzo ai limiti in cui ero. Ora devo domandare di passare dal richiamo alla esperienza!!!
Cara Innocenza, fai tue anche le parole e le preghiere del Papa in occasione del suo compleanno, per la sua vecchiaia: “Pregate perché la mia vecchiaia sia così: tranquilla, religiosa e feconda. E anche gioiosa”, e ne ha approfittato per invitare a “guardare indietro per andare meglio avanti” perché “è proprio dell’amore non dimenticare, avere sotto agli occhi il tanto bene che abbiamo ricevuto, guardare la storia: da dove veniamo, i nostri padri, i nostri antenati, il cammino della fede”.
Buon Natale
Cara Innocenza, ho letto questo articolo e anche alcuni suoi precedenti segnalati in calce a quello di oggi. Li ho letti con interesse crescente perché vi ho trovato come l’eco – più chiara e definita – -di riflessioni che in questi ultimi tempi mi si affacciano alla mente. L’idea soprattutto della necessità di vivere una ‘vecchiaia consapevole’ mi era venuta in mente alcuni giorni fa; ne ho parlato con un’amica, ma non mi sono sentita compresa, o forse io non sono stata capace di spiegarmi con chiarezza. Spero di leggerla ancora: abbiamo in comune l’età (io 69) e la professione (ho Insegnato lettere alle medie per quasi quarant’anni). Intanto, buon Natale.
Gentile Innocenza, grazie perché quello che scrivi mi aiuta a riflettere su me e sul mio futuro prossimo. Quanto alla testimonianza vigorosa, mi permetto di citare un amico che probabilmente anche tu conosci: Peppino Zola. Con la sua associazione nonni.2, fondata dopo i 70 anni, mi ha dimostrato e mi dimostra sistematicamente che la forza e il coraggio radicati nella fede non sono un fatto anagrafico. La ritengo una delle più belle persone che ho conosciuto negli ultimi anni. Buon Natale
Ciao Innocenza, penso che la vecchiaia , ti fa anche tornare indietro, per dare il meglio di te stesso oggi, come è vero che l’esperienza della vita, insegna che cosa vuole dire ama e ti basta. Grazie e buon Natale.