Da un paio di mesi ho cambiato lavoro. E come sempre, all’inizio, ci si muove un po’ a tentoni, cercando di capire in fretta ma sbagliando mille volte. E quando tutto sembra andare storto prevale una gran fatica. Così a volte uno si abbatte, inutile negarlo, e la sera torna a casa col muso. O con la testa altrove. Al termine di una di queste giornate di fuoco mi sono rimesso al computer per rispondere ad alcune mail. Nella posta in arrivo mi cade l’occhio su un messaggio che mi era sfuggito. Racconta di una persona in un paese vicino al mio, che non conoscevo direttamente, pur avendo in mente la sua vicenda. Una mamma a cui era morto un figlio in un incidente stradale, circa un anno fa. Era uno dei suoi quattro figli, trentenne, investito mentre stava rientrando a casa in moto.
La mail parlava del rapporto di questa madre con il signore che guidava la macchina. Non un rapporto di strazio e disperazione, come ci si aspetterebbe e come sarebbe anche comprensibile secondo la mentalità dominante. No, niente di tutto ciò. Quella donna, passati dodici mesi dalla morte del figlio, si è presentata a casa dell’uomo che gliel’aveva portato via con un regalo. Dodici pasticcini. Da tanto tempo voleva incontrarlo, dopo aver conosciuto la moglie a la figlia al funerale. Non avendo preavvisato non lo trova neanche in casa. Allora aspetta, con pazienza. D’un tratto scorge una sagoma entrare nell’atrio e ritirare la posta. Era lui. “Scusi, le ho portato i pasticcini, sono la mamma di Andrea”. A momenti l’uomo sviene. Resta lì, impietrito, a fissarla per qualche secondo. “Prego per lui tutti i giorni”, le dice, prima di abbracciarla. Poi aggiunge: “Non so se potrete perdonarmi”. “Non c’è niente da perdonare. Quello era un appuntamento”, risponde lei. E si riabbracciano. Il Signore ha dato la Grazia a questa mamma di non provare un briciolo di rancore verso chi ha ucciso suo figlio. Così, condensata in poche righe, si stava dipanando davanti a me una storia intessuta di misericordia.
Quella sera, colpito dalla vicenda (tra l’altro il funerale era stato celebrato da un mio amico sacerdote), vado a cercare informazioni sull’incidente, che non ricordavo con precisione, e soprattutto sulla famiglia di Andrea, di cui avevo sentito dire un gran bene. Scopro che ha una sorella e due fratelli, entrambi affetti da distrofia muscolare. In un articolo vedo finalmente la foto di tutti i componenti della famiglia. Li guardo, uno per uno, e all’improvviso mi si stringe il cuore: uno dei due ragazzi è un mio collega. Arriva tutti i pomeriggi nel mio ufficio, dove lavora part-time, con la sua carrozzina elettrica. Il giorno seguente aspetto con ansia il suo arrivo, pochi minuti dopo le 14. Tendo l’orecchio e mi giro sentendo il ronzio della carrozzina. Ci saluta sorridente, come sempre. Mai avrei immaginato che fosse stato segnato da un dramma del genere. Poco più tardi gli racconto ciò che mi era successo il giorno prima e gli parlo del miracolo così imponente e discreto che è la sua famiglia. Diventiamo amici. Alle 18, per la prima volta viene a prenderlo sua mamma, e non il papà. Sento che confabulano un po’, lei si avvicina e ci presentiamo. La ringrazio e le racconto della commozione nel sentirmi continuamente riacciuffato da Dio, attraverso persone e fatti che non ti aspetti: dall’incertezza sul lavoro a una storia di santità a un metro e mezzo dalla mia scrivania. Parliamo pochi minuti e mi sembra di conoscerla da una vita.
Sono tornato a casa lieto, con negli occhi quella vicenda di misericordia che sembra una pagina del Vangelo. Certo di un Bene più grande che ci sorprende sempre. Certo di un’ultima tenace nota di letizia che, grazie a Dio, cambia le nostre giornate. Facendo passare in secondo piano i calcoli, la paura e la fatica. E illuminando la strada, metro dopo metro, attraverso il susseguirsi di incontri eccezionali e inaspettati.
Quanto è vero! Dio ci pone sulla via tanti segni, persone, storie perché ci vuole con Lui… bisogna solo aprire gli occhi, il cuore e tutto è più luminoso…
Grazie per questa testimonianza e tanti auguri a questa famiglia santa.
Una bel racconto, una bella storia… il giusto titolo.
Un bel dono per chi legge, così vicini a Natale.
Mi associo a Serena e Bariom. Veramente una storia edificante che dà una forte carica e mi fa pensare che Dio è in mezzo a noi, è con noi e ci accompagna.
Conosco Luciana, la mamma di Andrea, personalmente, e i figli son andati a scuola con i miei…..
Santi in mezzo a noi, anche loro con i nostri difetti, ma con il cuore inarrestabilmente aperto al Mistero…segno che è una strada possibile e più umana anche per tutti noi poveracci…grazie per aver raccontato la loro storia!
Ecco Natale è proprio questo, credo: lasciarci riacciuffare da Dio (che continuamente viene :è sempre Avvento! ) attraverso le persone che ci incontrano e i fatti che ci coinvolgono. Ogni volta che ci riacciuffa, è Natale.
Cero in controtendenza con tutti quelli, quasi tutti, che scambiano la giustizia per vendetta.
O la vendetta x giustizia…
Forse solo una madre può capire e essere più grande di questo dolore, perché solo chi ha sofferto nelle doglie del parto quella prima definitiva separazione del figlio da se stessa, è in grado di arrendersi davanti all’inaspettata seconda e definitiva separazione terrena.
Come è anche palesemente vero l’esatto contrario.
Molte madri praticamente non tagliano mai il cordone ombelicale che le legano ai figli… persino quando – metaforicamente parlando – questo cordone finisce per soffocarli.
E in tal caso il danno è reciproco.
Mi sono commosso. Vale per questo articolo la facoltà di “ribloggare” sul mio blog indicando la fonte? Ne sarei felice.
Un saluto e un buon natale a tutti.
Certamente e senza bisogno di chiedere.
Santo Natale anche lei, fra’ Sereno.
L’ha ribloggato su In te la mia speranza By Lanuvolettarosa.
Bellissima testimonianza…..mi ricordo un fatto qualche mese dalla morte di mia figlia di anni 23, prima di andare al lavoro andai alla messa, il prete non mi conosceva, forze di vista, non lo so. Lo incontro al cimitero, mi chiese chi hai qui ??? rispose mia figlia, e lui mi disse stai stretto a Gesù…rispose… certamente… se no a cosa è servito la Sua morte in Croce ??…e ci salutiamo….tutto oggi mi conforta che la morte non è nulla ma solo un arrivederci a Dio piacente.
Buon e Santo Natale a tutti…..Pace e bene
ribloggato su ilblogdifrasereno.blogspot.it
Grazie