di Costanza Miriano
Dio, ti ringrazio per il disgusto. Ti ringrazio per tutte le cose e le situazioni che me lo suscitano, tante, perché in fondo sono una bambina viziata. Ti ringrazio per i piedi freddi (benedetti i mariti caldi a letto) e la signora delle poste che ci mette quarantasette minuti a chiudere un pacco, per il fantasmagorico capriccio di Lavinia, tesi di laurea in capricciologia avanzata, per la verdura da scegliere, piena di terra, e l’intervistato che non arriva e il dentista che ritarda e il clima da serra nella sua sala d’aspetto e il sudore che scorre a rivoli lungo la schiena e il figlio che intanto chiama per chiedere il temperamine da compasso che gli serve entro ieri. Ti ringrazio per il marito che qualche volta mi ama in un modo così lontano da quello che desidero, servendo nel silenzio la famiglia, concreto, fattivo, quando io vorrei chiacchiere e violini, e chissà quanto lui vorrebbe da me silenzio e concretezza, quando io chiacchiero e sviolino.
Ti ringrazio, o Dio, per tutto quello che in questo anno appena finito è andato contro il mio gusto, perché so che è quello, proprio quello che mi sta cambiando, vorrei tanto dire convertendo, vorrei tanto sperare che mi stia rendendo faticosamente, lentamente, un po’ più vicina alla vita in Te, un po’ più lontana dalla vita secondo la carne. Ci ho messo una vita, va be’, dai, diciamo mezza vita a capire questa cosa preziosa, che ti prometto cercherò da oggi di custodire gelosamente. Ho sempre pensato che il gusto fosse un criterio affidabile, e l’ho cercato nelle cose, nelle relazioni, nelle scelte. È perché desidero vivere secondo la mia carne, è perché non mi fido della tua Parola, è perché non credo alla tua promessa per la mia felicità. È, fondamentalmente, perché non credo al tuo amore, e ne cerco briciole, imitazioni in giro.
Ti ringrazio o Dio per la delicatezza con cui me le spieghi, queste cose, si vede che lo sai che non reggerei il colpo, e con me non fai movimenti bruschi, non mi spezzi e non mi tagli come hai fatto con tanti, e mi chiedo perché a me tutta questa grazia. Ti ringrazio perché mi plasmi come un vaso e non mi prendi a picconate come un pezzo di marmo. Ti ringrazio per tutte le volte che sono umiliata, disorientata, che non so dove mettere le mani, dove girare la testa. Ti ringrazio per quando mi sembra di essere arrivata davanti a un muro, di averle provate tutte: è allora che, almeno qualche volta, mi ricordo di inginocchiarmi davanti a quel muro, e di ricordarmi che “invano vi faticano i costruttori, il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”.
Ti ringrazio per quando sono stanca e farei qualsiasi cosa invece che il mio dovere, e trovo urgentissimi smalti da ritoccare, messaggi a cui rispondere, magnifici slanci filantropici da assecondare, e mi sento pure un po’ martire, quando invece quello che mi è chiesto è solo stare qui, ora. Stare, semplicemente (se sarò vescovo il mio motto sullo stemma episcopale sarà “stacce”). Lo so, me lo hai detto tante volte per bocca del padre spirituale, lo so che l’unico modo per capire se sto facendo la tua volontà è fare un diagramma preciso di come uso il mio tempo e i miei soldi: quanto al parrucchiere e quanto al povero che sta fuori dalla sua porta per strada, quanto tempo uso per preparare la cena, quanto ne spreco per stare su facebook, quanto ne investo per correggere i compiti, ascoltare davvero i figli (che hanno questa prodigiosa capacità di volerti parlare solo quando devi uscire o ti crolla la testa dal sonno), mettere il cuore dove sono, quanto per abbracciare quella insignificante, oscura missione, certa che tu, Signore, mi sorridi quando spolvero il termosifone almeno quanto mi sorridi quando parlo davanti a centinaia o migliaia (a volte decine o unità, eh, non montiamoci la testa) di persone.
Diceva Teresina, una che di queste cose se intendeva, una che è diventata patrona delle missioni nel mondo raccogliendo spilli da terra da un monastero nella provincia francese, che tu, Signore, quasi ti vergogni quando ci converti per davvero, e raramente ci trasformi con violenza, perché tu non sopporti di essere sopportato, desideri essere amato, e da quando sono mamma ti capisco di più, Signore. Ti ringrazio, Signore, se non ti sei stancato di me, e se vorrai continuare a provarci anche in quest’anno che comincia, anche se la tua delicatezza rende la questione piuttosto lunga…
Ti ringrazio perché mi hai permesso di intuire quale meraviglia, quale splendore, quale respiro diverso ci apre la vita in te, una vita per la quale vorrei essere pronta a perdere tutto, a non ascoltare più il mio gusto, perché c’è qualcosa in me che senza di Te non funziona, qualcosa che non gira bene, qualcosa che se lo assecondo mi fa fare un sacco di stupidaggini. Ti prego, Signore, insegnami a diffidare di me, ma continua a farlo piano piano, custodendomi dagli errori più tragici. Continua a salvarmi ogni giorno, anche adesso che i figli crescendo mi stanno restituendo la mia vita, il mio tempo, le mie energie, e io le uso per me stessa, per nutrire il mio egoismo. Continua credere in me, anche quando io non credo in Te.
fonte: Tempi.it
Lo farà, cara Costanza: Dio continuerà a credere in ognuno di noi talmente ci ama! Grazie!
Ciao Costanza, non ci conosciamo e ho letto il tuo post per caso, ma mi ha colpito leggere parole che avrei potuto scrivere io se solo avessi la tua consapevolezza e lucidità nel leggere la mia vita. Grazie
Molto reale, ognuno credo si identifichi nel tuo percorso
Ieri sera ti pensavo ed ero triste…mi sembra a volte di vivere una vita non mia. Il tuo articolo é come acqua nel mio deserto. Ieri sera ho deciso,mentre sgranavo il Rosario, di rileggere per la terza volta La Compagnia dell’Agnello. Ho deciso che ancora per un po’ : ci sto ….a me ci vorrebbe un miracolo!
Quanto ti somiglia questo Te Deum. Bellissimo anche per me, e per molti, grazie. Auguri Costanza. E Admin. E tutti qui nel blog.
Ti ringrazio Signore per tutte queste cose volte al maschile ed elevate all’ennesima potenza, e per Costanza che le squaderna con così tanta limpida semplicità.
Metti coraggio! 😀
Mi sono ritrovata in tutto quello che hai scritto, grazie ,Bravissima
Sara
Stupendo! lo voglio stampare e rileggere rileggere rileggere… grazie Costanza per queste parole preziose
Di solito per ringraziare mando fiori o gioielli virtuali, ma in questo caso non bastano né la Magnolia Fantasica né la corona di Farah Diba. Per cui semplicemente: grazie!
Costanza: smack! 😀
…chi è malato si curi!
L’ha ribloggato su kos64.
Grazie anche a te Costanza…ci ritroviamo in tanti nelle tue parole. Articolo strabello e carico di umanità. Stacce😉
Belllo beellllo! 😀
Poi se e quando le “picconate” arrivano, stacce uguale (stacce tu, stacce io, staccemo tutti) per scoprire che anche di quelle c’è da ringraziare. 😉
A me più che una “testimonianza” (cosiddetta) mi sembra piuttosto la parodia della testimonianza di un credente!
Ed è risaputo che tu sei un esperto di “testimonianze” ! 😛 😛 😛
😂😂😂😂😂😂😂😂
BARIOM:
…ma a te invece, che sei più “esperto” di uqeste cose, non ti sembra così stucchevole da travalicare il confine tra il serio e il comico?
Infatti io credo travalichi il confine del comico, del serio e anche dell’ironico…
infatti nel testo c’è del comico, del serio e dell’ironico (di ironia positiva intendo e “travalica” nel senso che va oltre e fa un ritratto personale delle cose che più o meno tutti si vive.
Tu mi dirai “io no di certo!”
Se è per quello io nemmeno alla lettera… io non sono Costanza e quella è la vita sua, ma in tante cose, quelle soprattutto che tratteggiano certe dinamiche tra noi e Dio nostro Padre, mi ci ritrovo certamente, ed è bello ritrovarsi con altri su una esperienza comune, anche in modo comico, serio e ironico…
O preferivi qualcosa di tragico, serioso e sarcastico?
Mance una parentesi chiusa dopo “intendo”, ma si capisce uguale 😉
… intendevo (ovviamente) riferirmi all’effetto comico involontario, non a quello solito mirianesco-petronillesco-barzellettistico-volontario-scritto -apposta -per. esserlo che i lettori ben conoscono (travalicante nel comico involontario)
(o no?)
Ah ah ah ah 😀 😀 😀
Certo che anche tu travalichi bene nel comico involontario (o era – ovviamente – volontario?)
…tutti lo siamo comici involontari (se vogliamo essere seri) (e quindi allora, in quanto seri, ancora più comici).
p.s. due livelli nella scrittura della Miriano: il comico vignettistico battutistico propiziatorio e il comico involontario intrinseco alla vita degli uomini (scrittori in primis):
1 tutti in quanto tutti (ovviamente) comici involontari, sempre.
2 (inclusi i comici volontari)
3 (inclusi i credenti in qualsiasi cosa)
4 (inclusi i non credenti)
4 (eccetra)
L’eccetera era immagino 5. 😉
Bene, abbiamo concluso che siamo tutti umani:
Comici volontari / comici involontari
Credenti volontari / credenti involontari …non pervenuti (ma comunque umani, ovviamente).
…o anche, solo, il più delle volte, ridicoli!
L’avevo già letta in questi giorni..e mi ero commossa, perché sembrano parole proprio calzanti per me…grazie per avermi pensata!!
Mi ricorda un po’ quel siparietto comico di (diversi) anni fa: Grazie Signoreee, bastonaci Signooreee…