L’ottimismo è di rigore

E’ morto nella notte a Bologna il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna dal 1984 al 2003. Ne dà notizia la diocesi bolognese.  Biffi aveva 87 anni è da tempo era ricoverato in una clinica bolognese dove, attorno alle tre, è morto

di Giacomo Biffi

“Vidi salire dal mare una bestia” (Ap 13,1)

L’ottimismo è di rigore.

Una delle mode culturali più curiose invalse nella cristianità in questi decenni interdice a chi si accinge a stilare un documento o proporre una riflessione sulla odierna condizione umana e sui tempi presenti di iniziare dai rilievi “negativi”: è d’obbligo partire da una rassegna dei dati improntata a un robusto ottimismo; bisogna sempre collocare in capo a tutto un esame della realtà che non tralasci di mettere in giusta luce i valori, la sostanziale santità, la “positività prevalente”.
Qualche volta mi sorprendo a immaginare, per mio personale divertimento, come sarebbe stata la lettera ai Romani se, invece che da quell’uomo difficile e sdegnoso che era l’apostolo Paolo, fosse stata stesa da qualche commissione ecclesiale o da qualche gruppo di lavoro dei nostri giorni.
L’epistola avrebbe cominciato a notare nel primo capitolo col dovuto risalto tutte le ricchezze spirituali e culturali espresse dal mondo pagano: le altezze sublimi raggiunte dalla filosofia greca; la sete del trascendente e il naturale senso religioso rivelati dalla molteplicità dei culti mediterranei; gli esempi di onestà morale, di correttezza civica, di abnegazione disinteressata, offerte dalle vicende edificanti della storia romana che una volta si insegnavano al ginnasio. Senza dubbio se la litanìa immisericorde dei vizi e delle aberrazioni mondane contenuta nell’attuale pagina ispirata, fosse suggerita oggi come contributo al testo da qualche incauto collaboratore, susciterebbe una concorde indignazione. E in realtà il giudizio di Paolo suona alle nostre orecchie insopportabilmente sgradevole: per lui gli uomini senza Cristo sono “colmi di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia” (Rm 1,29-31).
Messi in bella evidenza i pregi del paganesimo, la nuova lettera ai Romani passerebbe poi a esaltare le prerogative dell’ebraismo e la funzione già incoattivamente salvifica della Legge mosaica, della circoncisione, delle prescrizioni rituali.
Infine, arrivata al capitolo quinto, chiarirebbe che l’opera di Adamo non è stata poi così nefasta come una volta si diceva, dal momento che la creazione resta in se stessa buona; anzi in quanto è uscita dalle mani di Dio non può non essere già santa e sacra, senza che siano necessarie altre sopravvenienti consacrazioni.
Certo, a questo punto il discorso su Gesù Cristo, la sua redenzione, il suo intervento indispensabile per il riscatto dell’umanità dall’ingiustizia, dal peccato, dalla morte, dalla catastrofe, diventerebbe meno incisivo e convincente di quanto non sia nella prosa scabra e drammatica di Paolo; ma non si può avere tutto.
Non è che i ragionamenti qui giocosamente ipotizzati siano del tutto erronei in se stessi. Al contrario, contengono molta verità e vanno doverosamente compiuti, ma non come primo approccio alla realtà delle cose. Da essi non si può partire; ad essi si può solo approdare al termine di un lungo pellegrinaggio ideale: soltanto dopo che la visione della spaventosa miseria dell’uomo ci avrà aperto la mente e il cuore a desiderare e a capire la sospirata salvezza di Cristo, ci sarà consentito di apprezzare tutto quanto di bello, di giusto, di vero, riluce già nella notte del mondo, come riverbero del Redentore, che è la verità, la giustizia, la bellezza rese persona e divenute percepibili in un volto d’uomo.
Ogni autore cristiano ha sempre avviato il suo canto da un’ode tragica sull’umano destino per arrivare all’inno di vittoria e di gratitudine al Figlio di Dio crocifisso e risorto, unica nostra speranza, che solo ci ha ottenuto la salvezza.
L’uomo, che voglia celebrare veramente la propria grandezza, non può che principiare da un “epicèdio”, cioè da una lamentazione sullo stato di morte che enigmaticamente dall’inizio ha colpito l’universo e lo serra ancora in una morsa ineludibile.
Il fondamento dell’ottimismo cristiano non può essere la volontà di tener chiusi gli occhi. Bisogna per prima cosa guardare in faccia alla “Bestia” e renderci conto di quanto siano aguzzi i suoi denti e terrificanti i suoi artigli, se si vuole onorare e amare il “Cavaliere”, e si desidera capire davvero quale dono sia la nostra liberazione e la felicità che ci è stata assegnata in sorte.

Giacomo Biffi  “La Bella, la Bestia e il Cavaliere. Saggio di teologia inattuale.”   JACA BOOK 1984

 

51 pensieri su “L’ottimismo è di rigore

  1. Klaus B

    Da Wikipedia, ma spero che l’aneddoto sia vero, è troppo bello: “È il 19 aprile 2005, secondo e ultimo giorno di votazioni. Dopo il terzo scrutinio del conclave, il secondo di quella mattina, i cardinali elettori tornano in pullman nella Casa Santa Marta dove risiedono in quei giorni. Li attende il pranzo e un breve riposo nelle loro stanze prima di far ritorno nella Cappella Sistina per la votazione che sarà definitiva e alla quale seguirà l’annuncio al mondo dell’avvenuta elezione del nuovo Papa. Ed è proprio durante quel pasto frugale che Biffi, molto innervosito, si sfoga con un confratello: «A ogni votazione ricevo sempre un solo voto. Se scopro chi è che si ostina a votarmi giuro che lo prendo a schiaffi». «Cosa Eminenza?», gli domanda perplesso il confratello. «Sì, ha capito bene, Eminenza», replica Biffi. «Giuro che lo prendo a schiaffi». Al che il porporato lo guarda perplesso e gli spiega: «Eminenza, ormai è chiaro chi stiamo eleggendo come nuovo Papa ed è anche abbastanza evidente che questo candidato abbia scelto di votare per lei. Quindi se vorrà ancora mantenere il suo proposito sarà costretto a prendere a schiaffi il Papa». Biffi rimase senza parole. Ratzinger aveva deciso di votare per lui”.

  2. bruno rossi

    Grandissimo Biffi !!! Noi preghiamo per te, ma tu prega per noi. Grazie Costanza per la splendida scelta!!

  3. “colmi di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia”

    Siamo noi!

  4. Francesco

    Grazie per questa splendida riflessione; solo dalla piena consapevolezza del nostro essere possiamo partire per metterci all’imitazione di Cristo.

  5. Alessandro

    Grande pastore e grande teologo, uno dei più acuti e originali. Omileta eccezionale. Una voce libera e ortodossa (“ubi fides ibi libertas”), allergico alle sirene del politicamente corretto e al plauso del mondo, dedito solo al servizio della Verità di Cristo senza alterazioni e accomodamenti ipocriti, dettati da codardia e vanagloria spacciate per misericordia. Ora che rimira in tutta la sua sfolgorante e imparagonabile avvenenza la Sposa che tanto lo addolorava fosse chiacchierata da chi Le appartiene, preghi per noi che ancora siamo in cammino, affinché abbiano la forza di essere fino alla morte impavidi servitori della Chiesa e dello Sposo che l’ha eletta, unico Signore dei nostri cuori e della storia.

  6. 61angeloextralarge

    Molto realista e concreto. Grande Card. Biffi! E non perché ora è salito al Cielo ed è consuetudine incensare, soprattutto a parole, chi ci ha lasciato momentaneamente.
    Eccellenza, ci butti giù una bella corda quando sarà il “nostro momento”, grazie!

    1. Cardinale, anche una scaletta… che già la corda è roba da funanboli 😉

      Battute a parte – che certo non voglion essere mancanza di rispetto – “corde”, “scalette” e aiuti concreti, già ce ne ha lasciati in tanti suoi scritti ed omelie.

  7. fra' Centanni

    Intendiamoci bene, non è che l’ottimismo faccia schifo al grande Giacomo Biffi, anzi; egli, come tutti i santi, è decisamente incline all’ottimismo. Però bisogna vedere su cosa è basato quest’ottimismo, sembra volerci dire il cardinale Biffi. L’ottimismo, se vuole essere ben fondato, non può che partire dalla Realtà, altrimenti è solo ideologia, illusione, falsificazione. E qual è questa Realtà da cui bisogna partire per fondare il nostro ottimismo? La Realtà è quella che ci svela s. Paolo con la sua lettera ai Romani. Per lui gli uomini senza Cristo sono “colmi di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia”.

    Nemici di Dio. Altro che “volemose bbene”, altro che “semo tutti fratelli”. Ci siamo noi, che siamo di Cristo, e poi ci sono i nemici di Dio.

    Questa è la Realtà per cui è lecito, anzi, di rigore l’ottimismo: essere di Cristo.

    L’ottimismo è di rigore se basato sulla fede, sembra volerci dire il grande cardinale.

    1. Salvo il fatto che è lo stesso Paolo che scrive:

      «.. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.» 1Corinzi 9, 19-23

      E’ bene averlo presente tutto il pensiero di un Santo prima “tirargli la giacchetta” e usare le Sue parole a dimostrare il NOSTRO di pensiero…

      Oltre il fatto che (incidentalemente) questa è anche Parola di Dio, quindi considerali come ti pare gli uomini senza Cristo, ma prima di tutto spendi la tua vita per loro (e compi la Parola) o forse sarà meglio tacere…

      (anche perché in generale fai una cosa sola… parti da qualunque argomento o articolo, per ribadire SOLO e sempre la “tua teologia”… mi pari un disco rotto – adesso questa dei “nemici di Dio” andrà avanti come tormentone dell’estate?)

      1. fra' Centanni

        Caro Bariom, non vedo contrasto tra quello che io, dopo il cardinale Biffi, ho sottolineato dalla lettera ai Romani e quello che tu sottolinei adesso, dalla lettera ai Corinzi. E’ vera l’una cosa e l’altra. Ma qui il cardinale voleva toglierci le fette di salame dagli occhi e mostrarci, con le parole di s. Paolo, la Realtà della nostra natura ferita. E qual è questa Realtà? Quella che ci mostra s. Paolo e che già avevo sottolineato: gli uomini senza Cristo sono “colmi di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia”.

        Che c’entra, dunque, ricordare che “dobbiamo farci tutto a tutti”? Certo che dobbiamo amare anche i nemici di Dio, avendo cura però di rimproverare , come primo atto di carità nei loro confronti, il loro stato di morte di fronte a Dio.

        1. Tutti noi siamo “colmi di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia” e se diciamo di essere senza peccato facciamo di Dio un bugiardo!

          E se di alcuni di questi peccati siamo stati del tutto (ma spesso ancora siamo ne lcombattimento) liberati… Grazie a Dio!
          Quindi come guarderò a chi mi è simile, anzi più disgraziato di me giacché ancora attende di essere liberato senza conoscere il suo Liberatore, come ad un nemico? Io temo tu non abbia un precisa chiarezza su chi siano i “nemici di Dio” e quanto comunque sia difficile con certezza definirli tali.

          Ma speigami, tu giri per la strada vedendo chi? Nemici di Dio? E in base a cosa? Oppure uno subito lo diventa appena ti dice che non crede? E tua figlia che afferma di più non credere (anche peggio perché la Verità l’ha conosciuta…) la guardi come un nemico? O le dici “sei mia nemica e nemica di Dio, ma ti voglio bene”??!!

          Non dico questo per umiliarti, perché questa realtà l’abbiamo in comune, ma perché vorrei capire a che servono questi proclami, queste linee di demarcazione tanto rigorose… perché più che teorie mi fan tanto pensare ad una pratica e se invece nella pratica ami i nemici (che per la verità è virtù dei Santi), che serve questo continuo “piantar paletti”??

          1. fra' Centanni

            Naturalmente siamo tutti peccatori, ci mancherebbe. Quando mai ho parlato di noi come di persone libere dal peccato! Ma noi, che siamo di Cristo, possiamo attingere alla misericordia di Dio; chi invece rifiuta Dio non può. E’ questo che dice s. Paolo: gli uomini senza Cristo, cioè coloro che “sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio”, ebbene, costoro sono nemici di Dio e queste sono parole di s. Paolo.

            A mia figlia dico che se non si converte andrà all’inferno. Tu cosa diresti?

            1. …io alla mia figliola gli direi che stesse tranquilla, che l’inferno c’è solo per chi ci crede (e se c’è anche per gli altri alemeno non sono stati tutta la vita a pensare che c’è l’inferno) (uno basta e avanza)!

              1. fra' Centanni

                Gesù non è venuto nel mondo a dirci di stare tranquilli, Alvise. Questo non significa che dobbiamo vivere nella paura, no. Ma dobbiamo essere consapevoli che l’inferno, quello vero con satana ed i suoi diavoli, è una possibilità concreta per ciascuno di noi. Diende solo da noi.

    2. 61angeloextralarge

      Ci siamo noi, che siamo di Cristo, e poi ci sono i nemici di Dio: se per noi intendi anche me, mi escludo… sono (come tutti credo) in eterna fase alternante.

      1. fra' Centanni

        Angela, se sei battezzata ed hai fede sei di Cristo per sempre, anche quando sei nel peccato. Non è certo il peccato che può separarci da Lui. L’unica cosa che può separarci davvero da Lui è il nostro deliberato rifiuto della fede e della Sua misericordia. Di questi parla s. Paolo, di coloro che rifiutano la fede e che negano di essere peccatori e di aver bisogno della Sua misericordia. Costoro sono davvero nemici di Dio. Guai a loro.

        1. E GUAI A NOI!
          Perché con il metro con cui giudichiamo saremo giudicati …
          Ma tu naturalmente non giudichi nessuno … é evidente, basta leggerti.
          E la tua massima misura dell’ amore é ricordare agli altri (figlia compresa) che rischiano l’inferno! (Mai pensato la cosa ti riguardi? O che nella situazione di tuo fratello – altro destinato agli inferi – potrai esserci tu? No… Tu sei uno “tosto”, che scherziamo…)

          1. fra' Centanni

            Io, grazie a Dio, confido nella Sua misericordia, Bariom. Sono un peccatore, ma confido nella Sua misericordia. Poi io non giudico mai nessuno, Bariom, non spetta a me. Tanto meno condanno qualcuno, ci mancherebbe. A mia figlia, che diceva di essere atea (ora non più), io ripeto che se non si converte andrà all’inferno, ma questo non significa condannare, significa mettere in guardia. Stesso discorso per mio fratello, ma non va meglio ai miei colleghi che parlano sempre di sesso o ai miei vicini di casa che bestemmiano. Non bisogna stancarsi di mettere in guardia i peccatori che pubblicamente e senza vergognarsi peccano rivendicando pure la bontà del loro atteggiamento.

            Tu, se senti uno bestemmiare, non lo correggi? Naturalmente bisogna anche pregare per chi bestemmia, ma bisogna anche correggere. E per correggere, a volte, bisogna anche ricordare il destino dei peccatori impenitenti, l’inferno. E tutto questo, cioè ammonire i peccatori, si è vero, secondo me è un grande atto di carità.

            1. Dunque tizio si dice peccatore, ma nello stesso tempo esente dal peccato di giudizio…
              Piuttosto contraddittorio, giacché l’orgoglio (si dal tempo dei nostri progenitori) è IL PECCATO dell’Uomo per eccellenza e l’orgoglioso (io pure) giudica, e lo fa continuamente…

              Ma egli dice non “non giudica nessuno” (addirittura)
              O si inganna o mente …

            2. Luigi I.

              Ció che dice frá cent’anni non é lontano da ciò che diceva l’immenso Biffi. Ma bisogna avere coraggio, tanta sensibilitá e tanta caritá, tanta pazienza e credo piú di tutto tanta tanta umiltá. A volte per evitare di “urtare” gli altra si tace, nel migliore dei casi si da una botta al cerchio ed una alla botte. Biffi con caritá parlava chiaro, pane a pane e vino al vino. Egli rispondeva candidamente all’invito evangelico “Siate operatori della parola e non semplici uditori”. Lui non era un timoroso, lui non era neanche un accomodante e lui non mentiva, non dava ricette annacquate. Dovremmo guardare, in coscienza, il nostro essere cristiani annunciatori del regno di Dio, del Vangelo e confrontarlo con ciò che faceva e diceva quest’uomo timorato di Dio. Io ho vergogna a farlo, Il Signore abbia pietá della mia viltá. Perché infondo, nella realtá dei fatti, non si tratta di giudicare ma si tratta di annunciare la Parola. Gesú disse che Lui non era venuto nel mondo per giudicare ma per salvare ciò che era perso. Ma alla fine dei tempi quella Parola che Egli pronunció e che la Chiesa interamente ripropone dall’inizio del cristianesimo fará da ugualmente da giudice ( «La parola che ho annunziato lo giudicherà nell’ultimo giorno»). Dire ad una persona che é solito guidare a 130 su strada con limite a 60 non é giudicare, é correggere, magari non servirá a fargli cambiare stile di guida ma non saremmo nemmeno venuti meno al nostro dovere di caritá. Addirittura Gesù parlò ai Suoi con espressioni anche abbastanza severe verso chi non accoglieva il loro annuncio “Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città” eppure l’annuncio che porta Gesú é un’esperienza di amore e non di “pesi” insopportabili, di gioia nell’anima e non di repressione, ma siamo noi ad essere di dura cervice e lo dice uno che per 5/6 della sua vita non aveva capito nulla di tutto questo, il Signore si è dovuto scomodare davvero molto per “ritrovare” piú volte questa pecorella che andava sempre per i fatti suoi.

              1. “…eppure l’annuncio che porta Gesú é un’esperienza di amore e non di “pesi” insopportabili, di gioia nell’anima e non di repressione”

                E questo infatti il cuore dell’Annuncio… e dimmi Luigi, giacché hai atteso 5/6 della tua vita per comprendere ciò che hai ora compreso (per me c’è voluta meta della mia vita a oggi), ti ha mosso l’annuncio di un Amore che veniva gratuitamente a te, o il terrore delle fiamme dell’Inferno?
                (Che pure certamente tu come io pure crediamo reali).

                “…non si tratta di giudicare ma si tratta di annunciare la Parola”, ma qual è la “parola per eccellenza”, la Lieta Novella? Non è forse che Cristo è morto e risorto e che ha dato la sua vita per noi, perché non avessimo a patire la morte per i nostri peccati? E’ un annuncio di Salvezza che gratuitamente viene a noi o il paventare di un condanna che da soli ci procureremo?

                Perché se Cristo non fosse venuto e avesse sparso il Suo preziosissimo Sangue per noi, la condanna sarebbe stata certa e per TUTTI… perché la Legge non salva.

                1. Luigi I.

                  Proverò a sintetizzare al massimo. Pur essendo cattolico di “famiglia” diciamo pure che in un primo momento avevo abbandonato Dio perchè non lo ritenevo “buono”, non faceva ció che gli chiedevo (giá che volete, da ragazzino ero ancora piú insolente) e cosí lo misi in disparte…fino a diventare ateo ed accanito “accusatore” della Chiesa, dei Sacerdoti, del Sacro ecc… Questo periodo, non lunghissimo per la veritá, iniziò nella mia fanciullezza di quindicenne e durò meno di un anno. Poi ho dovuto per forza di cose ricredermi. Accadde infatti che a causa di un evento dolorosissimo qualcosa mi spinse a “riprendere” quel crocifisso che in passato avevo con disprezzo “rimosso” e ad appoggiarlo sul petto. Poco dopo quel Crocifisso sanguinò, lo pulii sulla mia maglietta ma tornò nuovamente a sanguinare. Di lì presi coscienza dell’esistenza di Dio ma anche di Cristo, perché era proprio il Crocifisso che mi aveva “aperto” gli occhi similmente a San Tommaso (se non vedo non credo in sostanza). Ma quello non fu l’inizio di un cammino di conversione, fu solo una presa di coscienza e l’inizio di un cammino “solitario” di fede, che però vissuto nel mondo dei “giovani” varia a seconda del momento. Difatti il mio “input” del passato che mi aveva portato a “rifiutare” la Chiesa era rimasto. Nel mio cuore infatti la Chiesa era quell’istituzione umana, nata per essere l’oppio dei popoli, strafatta di soldi, oro e ricchezze varie, modificatrice della Bibbia, colpevole di ogni mostruositá nella storia (ma parliamo delle solite accuse… pedofilia, inquisizione, crociate, Galileo ecc…). Insomma Cristo lo capivo che era Cristo, anche se a mia immagine e somiglianza, ma la Chiesa no. Anche perchè lo dicevano anche a scuola e non solo gli amici, ma lo dicevano anche gli insegnati (vallo a capire anni dopo che il prof. leggeva l’Unitá)). Poi conobbi una ragazza che é diventata mia moglie, che per me ha rappresentato quanto può rappresentare un angelo custode. Ma lei da sola non mi “vinceva” ancora… Cosí un giorno a causa di uno strano scambio di email conobbi un Sacerdote e quando andai da lui per parlargli di tutto il male fatto dalla Chiesa me ne tornai a casa più o meno conscio di tutte le idiziozie che avevo inteorizzato, di tutto lo schifo che stavo facendo, della mia meschinitá ecc ed in piú mi portai dietro il messaggio di Fatima (lí la Madonna fece vedere la sorta di tante anime che andavano all’inferno…qui presi fortemente coscienza anche di questo…ma ancor di piú mi impressionò l’atteggiamento dei piccoli veggenti, in particolare di Giacinto, tutti impegnati a far tutto il possibile per “salvare” quelle povere anime con preghiera e “penitenza”)… Poi avvenne il pellegrinaggio a Medjugorie, quindi la prima vera “confessione completa” asparsa da lacrime miste di dolore e riconoscenza, poi la nuova amicizia con persone meravigliose, la lettura “trasformatrice” degli scritti di Don Dolindo Ruotolo e poi tante altre cose che non vado a raccontare ma che ogni giorno mi fanno dire grazie a Dio. Quindi se devo rispondere sulla base del mio vissuto, beh é vero che il primo “impatto” con la fede é la chiamata amorosa del Signore, ma è vero anche che senza la Veritá tutta intera insegnata dalla Chiesa si va a cadere gravemente in una fede fai da te 🙁

                  1. Bellissima esperienza Luigi la tua…

                    “Quindi se devo rispondere sulla base del mio vissuto, beh é vero che il primo “impatto” con la fede é la chiamata amorosa del Signore, ma è vero anche che senza la Veritá tutta intera insegnata dalla Chiesa si va a cadere gravemente in una fede fai da te”

                    E con questo mi hai risposto e confermato nel ritrovare la mia stessa esperienza.
                    Grazie.

              2. 61angeloextralarge

                Luigi I. : credo che ci sia una notevole differenza tra il parlar chiaro e l’imbonire sentendosi giusti. Dedicato ai “giusti”…

                “La vera correzione fraterna è dolorosa perché è fatta con amore, in verità e con umiltà. Se sentiamo il piacere di correggere, questo non viene da Dio.
                Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli.
                In secondo luogo, bisogna parlare in verità… Non dire una cosa che non è vera. Quante volte nelle comunità nostre si dicono cose di un’altra persona, che non sono vere: sono calunnie. O se sono vere, si toglie la fama di quella persona… Le chiacchiere feriscono; le chiacchiere sono schiaffi alla fama di una persona, sono schiaffi al cuore di una persona. Certo quando ti dicono la verità non è bello sentirla, ma se è detta con carità e con amore è più facile accettarla… Si deve parlare dei difetti agli altri con carità.
                Se tu devi correggere un difetto piccolino lì, pensa che tu ne hai tanti più grossi! La correzione fraterna è un atto per guarire il corpo della Chiesa. C’è un buco, lì, nel tessuto della Chiesa che bisogna ricucire. E come le mamme e le nonne, quando ricuciono, lo fanno con tanta delicatezza, così si deve fare la correzione fraterna. Se tu non sei capace di farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che ferisce, e tu diventerai un cieco ipocrita, come dice Gesù: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio….”. Ipocrita! Riconosci che tu sei più peccatore dell’altro, ma che tu come fratello devi aiutare a correggere l’altro.
                Un segno che forse ci può aiutare è il fatto di sentire “un certo piacere” quando “uno vede qualcosa che non va” e che ritiene di dover correggere: bisogna stare “attenti perché quello non è del Signore”… Del Signore sempre c’è la Croce, la difficoltà di fare una cosa buona; del Signore è sempre l’amore che ci porta alla mitezza. Non fare da giudice. Noi cristiani abbiamo la tentazione di farci come dottori: spostarci fuori del gioco del peccato e della grazia come se noi fossimo Angeli… No! È quello che Paolo dice: “Non succeda che dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato”. E un cristiano che, in comunità, non fa le cose – anche la correzione fraterna – in carità, in verità e con umiltà, è uno squalificato! Non è riuscito a diventare un cristiano maturo”. (Papa Francesco, 12 settembre 2014, Messa a Santa Marta)

                1. 61angeloextralarge

                  Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai propri peccati tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non che cosa correggere, ma che cosa biasimare. (Sant’Agostino d’Ippona)

                2. Luigi I.

                  Angelo XL mi fa piacere che hai postato l’omelia del Papa, mi ritrovo pienamente. In questa omelia si puó leggere anche la straordinaria sensibilità, acquisita col tempo dalla Chiesa, nell’amministrare il Sacramento della riconciliazione nella piú assoluta riservatezza. Non vi sono chiacchiere “esterne” in questo sacramento, anche il peccato piú brutto resta come “incapsulato” in questa mistica “stanzetta” tra peccatore, Ministro e Dio. Tutto resta chiuso in questa “comunicazione” “intima” e nessuno oserá infangare colui che ha peccato e che sta chiedendo perdono innanzitutto a Dio. Chissá perché invece certi movimenti invitino (obblighino?) le persone a “confessarsi” pubblicamente in mezzo alla comunità. Chissá. Ma questo é un altro discorso.

                  1. 61angeloextralarge

                    Luigi I. : ho capito a quale movimento ti riferisci e credo, pur non facendone parte, che nessuno obblighi nessuno. Secondo me è una questione di chiamata, di spiritualità. Se sei veramente un fratello “dentro” il movimento, anche se si può provare vergogna o quanto altro nel confessare i propri peccati pubblicamente, credo che questo passi in secondo piano alla grazia di vivere nella propria chiamata. Se è un problema che non si riesce a superare… forse quello non è il posto giusto?
                    La castità dei religiosi per molti è incomprensibile, per esempio, ma per chi è consacrato e l’ha scelta, a parte le umane tentazioni, non può essere un problema irrisolvibile: la grazia della chiamata, se vissuta nella preghiera, aiuta tantissimo.

                    1. @Angela e Luigi,

                      di un solo “movimento” leggo (generalmente) di ipotetiche “confessioni pubbliche” e dico ipotetiche perché non mi risulta siano pubbliche per quanto attiene alla denuncia dei peccati personali e alle problematiche del cosiddetto “foro interno”.

                      Il rito della “confessione comunitaria” è precisamente ordinato da apposita liturgia e dal Codice di Diritto canonico e seppure sia poco in uso nelle Celebrazioni assembleari e assolutamente praticabile (per sommi capi, il celebrante e tutta la assemblea recitano il “confesso”, si inginocchiano per poi ricevere una invocazione di perdono sulla intera assemblea . Questa parte precede le confessioni personali e diciamo “private”).
                      E’ una Celebrazione molto significativa che fa uscire ognuno dalla dimensione personalistica del vivere il proprio peccato in modo individualistico, dimenticando gli aspetti molto più ampi della logica che ci vede tutti partecipi, nel bene e nel male, di un unico “corpo mistico”.

                      Le confessioni personali, che possono e sarebbe bene seguissero il rito assembleare, debbono sempre essere a tu per tu con il sacerdote e poco importa se sono fatte in un confessionale o appartati in un angolo o in zona più visibile ( Luigi se sei stato a Medjugorie si potrebbe considerare questa un “confessionale a cielo aperto” e “sulla pubblica piazza” 😉 ), l’importante è che venga preservata la assoluta riservatezza della accusa dei propri peccati.

                      Ciò detto, storture a questo mondo e purtroppo anche in questi ambiti sono sempre possibili e appartengono alle nostre debolezze e mancanze. Andrebbe fatto quanto necessario perché siano sanate, ma sempre con la giusta carità, che presuppone l’assenza di malafede sino a prova contraria e attraverso i preposti “canali”. Mai accusando per “sentito dire”…

                      Se mi concedete un ultimo punto, appartiene poi alla scelta di ognuno eventualmente denunciare i propri peccati “pubblicamente”, ma anche qui, si dovrebbero rispettare tempi e luoghi, ciò che è opportuno e ciò che non lo è, ma se lo Spirito (augurandosi che sia questo a muovere chi eventualmente…), spinge un singolo a fare tale denuncia con l’evidente intento di dare Gloria a Dio (così come un paralitico potrebbe dire “io ero paralitico e il Signore mi ha guarito…”)… beh, rendiamo grazie a Dio.

                      Buona Domenica

                3. Grazie Angela…

                  Ma naturalmente sono molti coloro che hanno da ridire sugli insegnamenti di Papa Francesco in quanto a Verità, Carità, Misericordia…
                  Poi c’è chi pensa che fare semplicemente una affermazione che si ritiene vera (o addirittura verità) sia fare atto di carità…
                  Come ebbe a dirmi un santo sacerdote in confessione: la verità detta senza carità (leggasi amore) non fa un buon servizio né alla prima, né alla seconda. Né a chi la pronunzia, né a chi l’ascolta…

        2. 61angeloextralarge

          Non è certo il peccato che può separarci da Lui? Che stai a dì? E cos’è il peccato se non il rifiuto della fede e della sua Misericordia? Ma con questo chiudo di nuovo i miei commenti ai tuoi. Non è cambiato molto mi pare.

          1. fra' Centanni

            No Angela, il peccato non ci separa affatto da Lui. Il peccato ci rende bisognosi della Sua misericordia e questo fa si che Lui si avvicini ancora di più a noi. Infatti è venuto per i peccatori, non per i giusti. Dunque chi pecca può essere certo di avere Gesù accanto a lui. Quello che ci separa davvero da Lui non è il peccato, ma il rifiuto di riconoscersi peccatori, il rifiuto di confessare il proprio peccato e di chiedere perdono, misericordia.

            Non è cambiato molto… rispetto a cosa? Potresti essere più chiara?

            Per quanto riguarda gli altri due commenti, quello delle 23,21 e quello delle 23,48, come li dovrei interpretare secondo te? Sono dedicati a me, vero? Quindi è di me che sta parlando papa Francesco? Ed anche s. Agostino sta parlando di me?

            1. 61angeloextralarge

              fra’ Centanni: mi tocca lasciare un altro commento ai tuoi. Hai la coda di paglia? Rilassati. Non esisti solo tu.
              Il peccato ci separa da Cristo, momentaneamente se torniamo a chiedere la sua Misericordia. Per sempre in caso contrario. La Misericordia non è come un jukebox che se pecco chiedo perdono e esce ancora la musica di Dio. No, ci vuole un pentimento autentico. E’ chiaro che Cristo è venuto per i peccatori: felice colpa… ma se i peccatori non si pentono… quanto fiato fanno sprecare a Lui? Anzi… facciamo… anche io.
              Mo basta. Scrivi ciò che vuoi ma non risponderò. Anche perché non ho il tempo di starti dietro.

              1. fra' Centanni

                Angela, puoi continuare a rispondere ai miei commenti, oppure puoi ignorarli, questo non è un problema per me. Solo gradirei un po’ più di serenità nelle tue parole, meno ostilità. Anche perché non mi sembra di aver provocato in alcun modo la tua irritazione. Trattare a pesci in faccia è molto facile e so farlo bene anch’io; qui però siamo tutti dalla stessa parte, no? Combattiamo tutti insieme la stessa battaglia per la vittoria del bene, dunque cerchiamo di non provocare gratuitamente. Se abbiamo opinioni differenti su come mettere in pratica la parola di Dio, possiamo parlarne tranquillamente e poi fare ognuno secondo la propria coscienza, non ti pare?

                Per tornare in argomento: certo che occorre chiedere misericordia per ritornare in comunione con Dio. E’ proprio di questo che sto parlando dall’inizio. E lo faccio sulla scorta delle parole di s. Paolo, ricordate dal cardinale Biffi. S. Paolo, proprio nella I^ lettera ai Romani, ci insegna a distinguere tra quelli che lui chiama suoi fratelli e che hanno accolto la sua stessa fede, e quelli che sono senza Cristo, nemici di Dio. Mica me la sono inventata io questa espressione. Puoi accettare o rifiutare questo fatto, ma sono parole di s. Paolo, non mie. Esistono persone che rifiutano con piena coscienza e con disprezzo la misericordia di Dio; costoro sono nemici di Dio secondo s. Paolo e questo è quanto. Possono, in seguito, cambiare e decidere di accettare la Sua misericordia? Questo non lo so. So, però, che Gesù ha detto che quando troviamo persone che non vogliono ascoltarci, dobbiamo scuotere la polvere dai nostri sandali ed andare oltre. Non dobbiamo perdere tempo con loro. Lo ribadisco perché sia chiaro per tutti: “Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15 In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città”. Sono parole di Gesù, mica sono le mie!

                Quello che io ho cercato di dire nel mio primo commento e che ha dato inizio al “confronto”, era semplicemente che “l’ottimismo è di rigore” se fondato sulla fede. Al contrario, chi rifiuta la fede è nemico di Dio e lo attende satana all’inferno.

                Concludo sottolineando le parole del grande Giacomo Biffi: “Il fondamento dell’ottimismo cristiano non può essere la volontà di tener chiusi gli occhi. Bisogna per prima cosa guardare in faccia alla “Bestia” e renderci conto di quanto siano aguzzi i suoi denti e terrificanti i suoi artigli, se si vuole onorare e amare il “Cavaliere”, e si desidera capire davvero quale dono sia la nostra liberazione e la felicità che ci è stata assegnata in sorte”.

                1. “Esistono persone che rifiutano con piena coscienza e con disprezzo la misericordia di Dio; costoro sono nemici di Dio secondo s. Paolo…”

                  E questo è vero… ciò che mi lascia decisamente perplesso è con quanta facilità tu riesca a classificare le persone (e non mi tornare sulla palla che “non giudichi nessuno”) in questa categoria… capacità che appartiene al “discernimento degli spiriti” o mi stai dicendo che possiedi questo Dono?!

                  O sei talmente superficiale da pensare che solo perché una persona lo dichiari a parole il loro rifiuto è in pena coscienza? (Esiste il peccato di “temerario giudizio”…)
                  Se fosse per questo allora anche le mie, tue o di chi altro, parole che dicono “credo in Dio”, valgono come la pula che porta via il vento.

                  1. fra' Centanni

                    Bariom, non mi sono mai sognato, neanche lontanamente, di applicare questo giudizio (nemici di Dio) ad una persona concreta… non sono mica pazzo! Io applico questo giudizio a persone generiche che compiono certi comportamenti come, ad esempio, l’aborto, la bestemmia, gli atti impuri (particolarmente gravi gli atti omosessuali), ma quando e solo quando questi atti vengono rivendicati come diritti, non certo quando sono commessi in stato di fragilità o, comunque, senza la pretesa di affermare che sono legittimi.

                    Quindi può capitare che io affermi che il divorziato risposato (posto che questa espressione significhi qualcosa) che insiste nell’affermare che la sua condotta è giusta e legittima di fronte a Dio, è un “nemico di Dio” perché rifiuta non solo di abbandonare il suo peccato, ma, addirittura, dice, contro il catechismo della chiesa cattolica, che non è un peccato ma, anzi, un bene. Ma mai mi sognerei di dire che mio fratello, che tiene esattamente questo atteggiamento, è un nemico di Dio. In teoria potrebbe esserlo, ma credo e spero con tutto il cuore di no.

                    1. Bene Giancarlo, ci siamo chiariti e ne sono contento.

                      Perdonami se alle volte il mio sembra un processo alla tua persona o alle tue intenzioni, ma avrai ben compreso la serietà degli argomenti (nei loro risvolti… teorici non mi piace, ma per capirsi – e “pratici”, rispetto i rapporti con le persone concrete) e soprattutto come leggendoti, alle volte è difficile distinguere i due piani che con questo tuo commento hai invece ben distinto.
                      Come avrai capito da altre risposte (non solo su questo blog), non sono io l’unico “bacato” che interpreta il tuo dire in quello che appare una sorta di “fanatismo religioso”, non nell’oggettività degli argomenti (vedi discorso sui castighi, i nemici, inferno, ecc, ecc.) quanto nella “prassi” che sembra intendere il modo che hai di affermare tali principi.

                      La preoccupazione poi credo sia (almeno è la mia…) che questo fraintendimento nasca anche in chi qui legge, e sono credo tanti, che legge e “ascolta” da “fuori”, magari in situazione di ricerca e che può interpretare ciò che si propone,come il classico atteggiamento farisaico dei “puri e degli impuri”, dei “buoni e dei cattivi” (gli indiscutibilmente buoni e gli irrimediabilmente cattivi…), mentre sappiamo che UNO SOLO è BUONO! 😉

                      Su questo aspetto del possibile fraintendimento, ti inviterei a riflettere…
                      Grazie per la tua pazienza sino a qui.

                      P.S. aprirei una coda di confronto anche sulla *pretesa di affermare come diritto ciò che non è tale o che peggio è grave stortura in contrasto con le Leggi di Dio.*
                      Questa per quanto maggiormente criticabile e pretesa da contrastare, è anch’essa il più della volte conseguenza di una grave “cecità”, di un profondo errore, di una mancanza di Conoscenza e non necessariamente di una scelta di campo dove si pone Dio come proprio nemico… anzi, il più delle volte costoro considerano Dio un vera e propria “fantasia” o peggio una invenzione della Chiesa per reconditi motivi… (lo so bene perché questo era il mio modo di vedere e credere…), per cui anche questo è un atteggiamento erroneo ed errante che non ritengo sufficiente a definire un gruppo o un singolo, come “nemici/o di Dio”.
                      Semmai si potrà affermare che si comportano e agiscono come tali, ma tu ben comprendi che non è una sottigliezza, c’è una profonda differenza.
                      Tutti noi quando scegliamo il peccato, ci poniamo nella situazione ed agiamo come “nemici di Dio”.
                      La Grazia di una coscienza illuminata dallo Spirito, fa si che questo stato duri in noi (si spera) il minor tempo possibile, per altri questo tempo si fa più lungo, nell’attesa della grazia della loro Conversione, per la quale dobbiamo giustamente, sperare, pregare e OPERARE.

                      Buona Domenica.

    3. fra’ Cent’anni:

      …più precisamente: ” ci siamo noi (voi) che siamo di Cristo” (sedicenti)! E poi voi (noi) poveri diavoli, nemici di Dio!

  8. Vanni

    Per il cardinale Biffi, che piango con vero dolore (non per lui, che è nella Gloria, ma per me e per i tanti che l’hanno sentito come un padre), Cristo non era “un pretesto per parlar d’altro”, come lui stesso constatava in tanti ambienti cattolici.

    Restano i suoi scritti e le sue parole, davvero un tesoro prezioso lasciato in eredità a noi tutti.

    Qui c’è da scegliere e da divertirsi:

    http://www.accademiadelredentore.it/blog-it/Card.-Giacomo-Biffi,-Arcivescovo-emerito-di-Bologna.-Omelie,-lezioni,-conferenze,-incontri.-760.html

    1. Klaus B

      Grazie per il link, l’ho salvato tra i preferiti e mi riprometto di passarci un bel po’ di tempo.

  9. Klaus B

    Lo conosco, purtroppo, solo da alcuni scritti e in particolare da quelli sul mio amatissimo Pinocchio. Ma mi sembra evidente che è stato un grande intellettuale, di grande cultura, in possesso di uno stile letterario efficace e limpidissimo. Uno che se si fosse dedicato ad altro avrebbe potuto facilmente conseguire riconoscimenti da tutti e diventare un filosofo o uno storico della letteratura di primo piano. Per volontà di Dio e per nostra fortuna ha scelto un’altra e più luminosa strada. Ma, purtroppo, un intellettuale cattolico nella nostra società ha difficoltà, per usare un eufemismo, a essere riconosciuto nella sua grandezza.

  10. Trime

    Grazie Bariom per i tuoi commenti, pieni di carità e di misericordia……mi fanno bene! Nel senso che mi fanno desiderare di vivere la mia fede così: attaccata a Gesù per questo amore che ha ben dimostrato con i peccatori, prima che si convertissero o che prendessero coscienza del loro male, è una speranza per me!

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