La vita, la fede e il GRA

PEDAGGI: GRA; VELTRONI, IPOTESI INACCETTABILE

di Costanza Miriano

La fede nel quotidiano la vivo incastrando pezzi di messa tra un asilo e un’intervista, recitando il rosario mentre mi trucco al semaforo, con due dita sul grano di legno e tre sul volante (spero che nessun vigile stia leggendo), dicendo l’ufficio delle letture a tardissima notte, nella vaga speranza di essere in sintonia almeno con qualche fedele, che ne so, a Tegucigalpa, perché probabilmente quelli più vicino a me si stanno già preparando a dire le lodi del giorno dopo, ma com’è che sono sempre in ritardo?
Così cerco di alimentare un rapporto vivo e personale con Gesù Cristo, punto d’Archimede della storia, unico ponte verso la presenza santa e inaccessibile di Dio. Per arrivare prima passo per Maria, che siccome è la mia mamma è molto comprensiva nei confronti della mia preghiera stanca incompleta distratta. Io lo so perché sono una mamma anche io.
Chi vive nel mondo deve vivere la sua fede dividendosi in continuazione: insieme alle esigenze spirituali c’è la famiglia, quindi il marito e i figli, c’è il lavoro, che sia in casa o fuori (nel mio caso è fuori, sono giornalista), ci sono tutte le incombenze che tutti sappiamo, che sembrano moltiplicarsi ogni volta che apriamo l’agenda, è per questo che qualche giorno io la tengo saggiamente chiusa, anche se l’ufficio postale sembra non apprezzare la mia calma saggezza, e dopo un po’ che non ritiro i pacchi li rispedisce al mittente, invece che portarmeli a casa con un bel mazzo di fiori.
Noi laici nel mondo, e in particolare, consentitemelo, noi donne plurimamme monomogli multilavoratrici aspiranti clienti di parrucchiere, dobbiamo combattere non solo con il nostro egoismo come può fare chi sceglie la vita consacrata, e ha una via sola da percorrere, nell’eroico sacrificio totale di sé. Noi dobbiamo rendere conto di noi stesse al marito, ai figli, al capo, alle maestre, al signore dell’Inps e via dicendo, e magari a volte anche a noi stesse, se possibile, mantenendo anche per noi una piccola dose di tempo, quel poco che ci consenta di non perderci totalmente di vista mentre ci sbricioliamo, lasciandoci mangiare dalla vita a cui siamo state chiamate.
Tutto questo si può fare, se si mantiene saldo il centro della vita in Dio.
Probabilmente dall’esterno a volte la nostra vita di fede potrà non risultare sempre evidentissima, non del tutto almeno. Da davanti sembrerà un normale ricamo, anche abbastanza armonioso, ma bisognerà voltarlo per riuscire a vedere i fili del ricamo penzolanti, intrecciati, annodati. Sono la fatica che facciamo per cercare di tenere insieme la nostra vita normale, senza dimenticarci di Dio.
La differenza tra chi crede e e chi non crede a volte è in gesti concreti, grandi, profetici. Altre volte, più spesso, è meno percettibile. È più in una direzione che si dà al senso di marcia, che nella marcia stessa.
Non so se conoscete come è fatto il Grande Raccordo Anulare che circonda Roma: un grosso anello, due strade, a tre corsie ciascuna, che vanno in due sensi di marcia opposti. Ci sono le uscite per entrare dentro Roma da tutti i punti da cui la si voglia prendere, e ci sono le uscite per andare fuori città, verso altre strade e autostrade. Secondo il mio padre spirituale, è lui che mi ha suggerito questa immagine, è come se tanta gente percorresse per buona parte della sua vita il Raccordo senza avere una direzione precisa a cui puntare. Vanno un po’ avanti, poi si fermano all’autogrill per un caffè, poi cercano un buon ristorante, poi ancora cercano una piazzola per un sonnellino. E continuano a girare in tondo senza meta. Non sanno neanche se vogliono andare a Milano o a Napoli. Magari a un certo punto finisce che, guida guida, vedono la Madonnina splendere dalle guglie del Duomo, e capiscono dove sono finiti, ma praticamente per caso.
Chi ha una vita di fede viva invece la direzione da dare alla sua vita la sceglie, e convoglia verso quella direzione tutti i propri sforzi. Non gli interessa un gran che dell’autogrill, e nemmeno del ristorante. Vuole proprio arrivare a Milano, e si organizza per riuscirci. In questa prospettiva pensa alle tappe, alle soste, ai rifornimenti, e tutto acquista un senso.
Ecco, mi sembra che anche se da fuori a volte possiamo sembrare come le altre macchine che procedono apparentemente allo stesso modo delle altre, la vita di fede rivesta di sé ogni cosa che facciamo. Allora la fila dalla pediatra, la torta che viene male proprio il giorno che doveva venire bene, il capo che apprezza o brontola, il marito che è di cattivo umore o torna con i fiori in mano, i bambini che sono una gioia anche quando sono una fatica, tutto si cerca di viverlo partendo dal centro di gravità ben fermo in mezzo al cuore, Dio. E tutto quindi assume un colore diverso, di fatica offerta o di gioia per cui ringraziare (lo so, lo so, bisognerebbe lodare Dio anche per la fatica, ma questo è troppo avanti per me, io ancora sto sul Raccordo, mica ho preso l’A1).
Per alimentare questo rapporto segreto e profondo con Dio serve una vita di preghiera, servono i sacramenti (se possibile messa anche feriale, e confessione frequente), serve tenersi bene aggrappati al Papa nostra roccia, serve una guida spirituale, servono buone letture e serve una compagnia di amici con cui spezzare il pane, portare i pesi gli uni degli altri, sostenersi nel cammino comune. Io non appartengo a nessuna specifica realtà ecclesiale in particolare, anche se ho molti amici in quasi tutti i movimenti. Ma sono in contatto, spesso anche solo telefonico (ho l’auricolare, lo dico sempre per l’eventuale vigile che stia leggendo) con amici, e amiche soprattutto, con cui farci compagnia. Poi la domenica, infine, andiamo alla messa sempre nella stessa chiesa, circondati da volti amici, da persone che stanno cercando con tutte se stesse di non percorrere in tondo il Raccordo Anulare, ma di andare verso la meta più spediti possibile. È importante stringersi un po’ ogni tanto, perché il nemico vuole a tutti i costi che ti fermi a bere un caffè, a fare un riposino, una bella mangiata: che ti dimentichi, insomma, dove stai andando e perché.

articolo già pubblicato nel libro Sorpresi dalla fede (Elledici 2013)

40 pensieri su “La vita, la fede e il GRA

  1. Angelo

    Grazie per questo splendido articolo! mi ritrovo spesso anch’io a pregare il rosario come fai tu in viaggio (spero che il vigile urbano non sappia!) intercalando al posto dei misteri, telefonate, biglietti di appunti scritti su qualunque superficie sia disponibile (in auto c’è di tutto) e brontolii vari che mi distraggono dalla preghiera e dal percorso intrapreso… alla fine dico “Signore tu sai, tu vedi, tu provvedi! se no starei ancora girando in tondo!
    buona giornata nel Signore

  2. io

    lodi andando in ufficio e rosario tornando dall’ufficio…
    divisa tra un solo marito (grazie a Dio!), cinque figli sparpagliati dall’università all’asilo, il lavoro, due genitori anziani e separati (così che non basta una visita alla casa d’origine…), una casa da gestire, commissioni, appuntamenti e incombenze varie… anche le episodiche visite dal parrucchiere le considero come un dono per gli altri, ché se mi prendo un po’ cura di me saprò prendermi meglio cura di loro.
    Il pensiero è costantemente rivolto a Dio, che sa dove mi sta portando; la conosco anch’io la mèta, ma non conosco la strada per arrivarci e quindi non posso far altro che farmi portare, anche se sono esausta. Lo so che non rinascerò, ma se rinasco mi faccio monaca di clausura.
    questa è la mia vita e, in questo tempo, si aggiunge una persecuzione: una persona che tenta di isolarmi, di accerchiarmi, di annientarmi; motivato o no, ingiustificato o no quest’odio nei miei confronti, io ho paura, ho paura che mi ucciderà.

      1. io

        no
        in teoria, la nostra lotta non sarebbe contro le creature di sangue e di carne… ma
        in pratica, c’è chi lotta in sangue e carne contro di me

    1. @ io: se non fosse che non sono sposata e di genitori mi resta solo la genitrice (non separata) quello che scrivi potrei averlo scritto io 🙂
      Rubo il suggerimento di Franca e, se non ce la fai a farla tu, della novena a Maria che scioglie i nodi me ne occupo io per conto tuo (tanto, come dicevo, siamo lì… 😉 ).

      1. io

        la novena a Maria che scioglie i nodi la faccio anch’io, ma questo è davvero un groviglio; Le ci vorrà più tempo del solito? 🙂

    2. sonja b.

      cara “io”, con tutta questa famiglia che tanto ti chiede ma ti dà pure non distrarti ( mi sembra che un poco lo sei), nella vita poche volte bisogna essere coraggiosi o eroici, basta tenere lo sguardo fisso sul tuo “grande” tesoro. Le persone che hanno dei vuoti diventano fastidiose ma quando uno sta male se la prende con tutti….tutto qui..un saluto!

  3. Franca 35

    Cara Costanza, grazie, conosco questo tipo di vita, non ci si annoia mai e sembra che sarà sempre così, ma non è vero, prima o poi (piuttosto poi) le cose si sistemano. Quando? Abbi fede, succederà, magari a 70 anni….
    @IO – ti aggiungo alle mie preghiere, ma tu butta via la paura e stai serena, Cristo è con te e vedrai che questo tormento si scioglierà come neve al sole. Consegnalo alla Mamma del cielo con la novena a Maria che scioglie i nodi. Se non hai tempo per pregarla per intero, accorciala, ma recitala comunque. Ti abbraccio.

    1. io

      grazie
      resto ferma nel credere che questa situazione che sto vivendo porterà un bene, ma passarci in mezzo…

  4. Non è sbagliato recitare lufficio delle letture di notte, anzi:

    57. L’Ufficio delle letture, a norma della Costituzione Sacrosanctum concilium, «pur conservando il carattere di preghiera notturna per il coro, deve essere adattato in modo che si possa recitare in qualsiasi ora del giorno, e avere un minor numero di salmi e letture più lunghe».

    58. Coloro pertanto che in forza del loro diritto particolare devono conservare a questo Ufficio il carattere di lode notturna, come pure coloro che lodevolmente lo desiderano, sia che lo recitino di notte, sia che lo recitino di buon mattino e prima delle Lodi mattutine, nel Tempo ordinario scelgano l’inno da quella serie destinata a questo scopo. Inoltre, per le domeniche, per le solennità e per alcune feste si dovrà tener presente quanto è detto per le celebrazioni vigiliari ai nn. 70-73.

    59. Ferma restando la disposizione precedente, l’Ufficio delle letture si può recitare in qualsiasi ora del giorno, e anche nelle ore notturne del giorno precedente, dopo aver recitato i Vespri.

    http://www.maranatha.it/Praenotanda/bk02page.htm

  5. Ciao Costanza, grazie… quanto è vero quello che scrivi…. Dio lo incontriamo nel reale della nostra vita, nell’ordinario della nostra giornata, dobbiamo non innamorarci dei nostri pensieri ma volgerli in ogni cosa che facciamo verso di LUI, così tutto acquista senso, tutto diventa saporito, tutto diventa prezioso…

  6. Simonetta

    Grazie per la simpatica immagine.
    Eccomi ci sono anch’io, là, laggiù in fondo , bè non puoi vedermi perché io sto dietro sul GRA, di parecchie macchine, e potresti scorgermi solo guardando mooolto attentamente dietro, in coda, fissando a lungo lo specchietto retrovisore. Ma non ti distrarre. Tanto ci sono, garantisco: stiamo andando nella stessa direzione, destinate allo stesso Punto d’arrivo.
    Un abbraccio.

  7. Cara Costanza,
    complimenti, ma vivere la fede come la vivi tu io non ci riesco.
    Io devo avere un contenitore dove porre il contenuto, devo avere una strada da percorrere che non porti solo a Milano, devo avere un guida che non si basino solo sulla mia attenzione. Io ho bisogno della Chiesa (e infatti ce l’ho).
    Se qualcuno non mi dice quotidianamente cosa devo fare, dove stiamo andando, cosa stiamo facendo io inevitabilmente mi perdo. Ma se c’è allora si: allora dico le Lodi e il Rosario, dico l’Ufficio e vado a Messa. Ma personalmente se non sono “inquadrato” nel fare tutto questo io mi perderei.
    Anche per questo la tua fede ti rende ai miei occhi una sorte di Wonder Woman con la Croce.
    Oltre che la mia guru “familiare”.

  8. giuliana75

    Bellissima l’immagine del Raccordo…..a volte mi capita di percorrerlo e per la fretta di arrivare da qualche parte sbaglio l’uscita e mi tocca di rientrare e rifare tutto il giro…a volte poi capita anche di fermarsi a prendere un caffè e magari incontrare qualcuno che conosci e di invitarlo a riprendere la strada insieme e cercare la via migliore per andare in centro…. La verità è che a volte giriamo in tondo, vorremmo trovare la via migliore o più breve per la meta ma a un certo punto ci distraiamo, poi ci rimettiamo in carreggiata, poi ci fermiamo ancora, riprendiamo, e così via. Almeno questo è quello che capita a me….

  9. Lucia

    Grazie.Veramente.Mi ritrovo a fare le stesse cose con la fatica aggiuntiva di avere poche amicizie.E un marito con una fede un po’ tiepida.Leggendoti trovo tanta forza e mi dico che Milano non è poi cosi’ impossibile da raggiungere.Forse sbaglierò qualche uscita e magari col senso d’orientamento che mi ritrovo allungherò la strada,ma so che voglio arrivare li.Sei una benedizione.Continua cosi.

  10. sonja b.

    Ottimo articolo! La fede dà la direzione per trovare il centro della propria esistenza, quel punto in cui tutto è apparentemente uguale fuori ma dentro acquista spessore, gusto e verità.
    Anche se poi le gambe sono le tue Gesù si fa incontro a chi lo cerca, non è vero che è così lontano…grazie, e buona giornata! p.s. io non sono ancora multi-tasche, forse è una dote che si acquista con la maternità?

  11. Nel giro di un paio di giorni compare sui giornali locali la notizia che nella mia Diocesi due preti relativamente giovani hanno scelto di lasciare la tonaca (in senso molto figurato, forse sarebbe più aderente alla realtà dire che hanno lasciato il maglione peruviano).
    Dell’uno si esalta l’atto di coraggio e l’onestà intellettuale espressa nella “bellissima” lettera di dimissioni rassegnate direttamente alla sua comunità parrocchiale; lettera in cui questo prete innovatore, famoso per le sue Messe “particolari” e per le sue personalissime quanto sgramaticate traduzioni del Vangelo – direttamente dal greco, senza inutili mediazioni – parla di sé, di sé e di sé.
    Dell’altro prete si accentua l’atto “sofferto” delle dimissioni a seguito di episodi “dolorosi” subiti quasi trent’anni prima, a suo dire, in seminario e oggi con grande “coraggio” denunciati alla Curia con una lettera rimasta inspiegabilmente senza cortese e sollecita risposta; anche quest’altro prete era famoso in città per le sue “aperture”, avendo sostenuto uno dei passati Natali che quell’anno Gesù non era nato perché la comunità non era accogliente nei confronti degli stranieri; poco tempo prima aveva firmato una lettera di “religiosi” in appoggio alla risoluzione beppinesca del caso Englaro.
    Mi ha colpito questa coincidenza. Due sacerdoti, entrambi parrebbe non particolarmente consapevoli del loro mandato, totalmente ripiegati sul proprio ombelico, presi nel vortice di questo mondo, prigionieri del Grande Raccordo Anulare, incapaci di trovare la direzione, incapaci di elevare lo sguardo a Dio.
    Pensandoci bene (ma la mia analisi è senz’altro viziata dal pregiudizio), di tutti i preti “riformatori” che ho conosciuto ricordo la forte personalità, l’acume, la capacità organizzativa, l’oratoria, ma non certo una Fede contagiosa. Poi, solo Dio vede nel segreto. Quel che è certo è che dobbiamo pregare per i nostri pastori

    1. 61Angeloextralarge

      Franz: purtroppo anche dalle mie parti è successo qualcosa di simile… giovani preti riforatori che hanno riformato troppo. Quanta sofferenza creano attorno a loro, e quanto scandalo per quei fedeli che già fanno fatica a portare avanti un cammino…

  12. M.Cristina

    Grazie, Costanza. Questa è davvero la nostra bellissima avventura della vita.
    Un’unica aggiunta: chi si trova “per caso” sotto la Madonnina…il “per caso” lo chiamerei “per grazia di Dio”, che ci sorprende sempre…certo, poi dipende dalla libertà della persona: se chi si è trovato lì “per grazia” si lascia interrogare, oppure se gira la macchina, imbocca la tangenziale di Milano e torna a girare in tondo…

  13. Sim

    in poche parole basta fare i compitini e tutto si sistema. la metafora del GRA devo dire che è molto efficace e calzante, ma come al solito la Miriano quando scrive, con la solita falsa modestia, non riesce a non mettere al centro di tutto sè stessa e a voler sempre e comunque mostrare come sia una cattolica ligia e zelante nella pratica religiosa.

    1. sonjab.

      @Sim: ma secondo lei uno dovrebbe proporsi per i difetti? in una società come la nostra che si vanta dell’illegalità, pratica il cinismo come prassi per trattare se non valutare il prossimo, in cui l’unico “generatore” di valori è il denaro, a me sinceramente un racconto così leggero senza essere banale mi fa sorridere. Proprio perché ho un altro carattere mi piace e credo che la Costanza mostri una cosa sola: che si può essere cristiani 24h, con semplicità che è poi l’umiltà. Aggiungo poi che in fondo l’unica persona a cui si deve piacere é una SOLA. saluti

    1. 61Angeloextralarge

      N.B.: non è che chi sceglie la Vita Consacrata non debba rendere conto a nessuno…. cambiano solo i personaggi, soprattutto se si è in un convento o comunità…
      Per l’Ufficio… sei puntualissima! Se non superi la mezzanotte… 😉

      1. @ 61Angeloextralarge:

        concordo pienamente con te: l’unica parte della riflessione di Costanza Miriano che non ho apprezzato è stata proprio quella in cui dice

        «Noi laici nel mondo, e in particolare, consentitemelo, noi donne plurimamme monomogli multilavoratrici aspiranti clienti di parrucchiere, dobbiamo combattere non solo con il nostro egoismo come può fare chi sceglie la vita consacrata, e ha una via sola da percorrere, nell’eroico sacrificio totale di sé. Noi dobbiamo rendere conto di noi stesse al marito, ai figli, al capo, alle maestre, al signore dell’Inps e via dicendo, e magari a volte anche a noi stesse, se possibile, mantenendo anche per noi una piccola dose di tempo, quel poco che ci consenta di non perderci totalmente di vista mentre ci sbricioliamo, lasciandoci mangiare dalla vita a cui siamo state chiamate.»

        Lo trovo esagerato perché convivere forzatamente h24 sempre con le stesse persone, a prescindere dal loro carattere, dal loro vissuto pregresso, è altrettanto impegnativo. E le persone consacrate che fanno vita comunitaria lo sanno bene!

        Immaginatevi la difficoltà per una monaca di clausura 30enne a convivere solo con consorelle over 60 (ipotesi più che plausibile oggigiorno…).

        Insomma chi è stato chiamato alla vita consacrata non combatte affatto solo con il proprio egoismo, ma anche con le piccolezze umane di chi lo circonda nelle rispettive comunità.

  14. Leggo solo adesso che è tardino… bello molto bello nella sua concretezza di vita che si vive ogni giorno, tutti i giorni.
    Non ci vedo un gran differenza tra la mia, uomo, marito, padre e la tua Costanza 😉

    Sai la storia del ricamo? Io la sapevo così: per quasi tutta la vita, qui sulla terra noi ne vediamo il rovescio appunto, un po’ confuso, apparentemente contorto, neppure tanto bello a dirla tutta…
    Poi, quando saremo “dall’altra parte”, al Suo fianco, vedremo lo splendore di quel ricamo, opera della Sue Mani!

      1. Sara

        Sì, però, per rendere giustizia all’arte del ricamo, c’è da dire che in realtà, come sa ogni ricamatrice esperta, per giudicare la bellezza di un ricamo si deve guardare il rovescio che deve essere perfetto. Dunque, semmai, quando saremo di là vedremo finalmente che bel rovescio aveva quel nostro ricamo di cui, mentre lo facevamo, potevamo vedere solo il dritto…

  15. Amelia

    Stessa situazione di Lucia… C’è speranza, ma tanta fatica se non c’è un ambient è di supporto….

  16. ivana

    Cara Franca 35, se ti lasci portare sulla strada che Dio ti sta mostrando (o che credi che Dio ti stia mostrando) ti può succedere che a 70 anni ti ritrovi a non avere ancora trovato il tempo di rilassarti e di vivere nelle condizioni così ben descritte da Costanza: sempre di corsa, sempre in affanno, sempre col tempo che ti manca per finire una relazione, o un progetto, per ascoltare il dolore delle persone … eppure così senti che la tua vita non è spesa solo per te, che non vivi invano, perché stai amando tanto e sei felice perché tutto nella tua giornata ha senso, anche la fatica, l’amarezza, la delusione e tutti quei pesi che al momento trovi così ingrati e ingiusti … E poi a 70 anni scopri che la vecchiaia, che fa cambiare il tuo volto riempiendoti di rughe, e ti avvicina alla meta, in realtà può essere fonte di tante sorprese e gioie, soprattutto quando ti rendi conto che ti può rendere più capace di spenderti per gli altri.
    E adesso, cari tutti che avete scritto i vostri pensieri, uniamoci nella preghiera quotidiana per i sacerdoti, perché purtroppo sono i primi ad averne bisogno e possono seminare tanto bene, ma anche tanto male.

  17. Grazie! oggi ci voleva proprio… queste parole, anche se a volte sembrano banali, mi confortano e mi aiutano ad andare avanti tra casa, lavoro, famiglia….. anch’io dico il rosario in ufficio (ringrazio perché sono sola!!!!) e tutte le volte che cerco di fermarmi 5 minuti per pregare con una certa decenza mi si chiudono gli occhi…. il mio padre spirituale mi dice che Gesù è contento di me lo stesso…. e che la Madonna quando era madre e moglie non aveva la possibilità di andare a messa tutti i giorni perché doveva dedicarsi alla famiglia…. il cammino sulla via della santità è molto faticoso e se mi fermo a pensare mi sembra di fare un passo avanti e 5 indietro…però dico al mio Signore che ormai ho donato a lui la mia vita e spero che sarà sempre al centro del mio cuore!!!

  18. Francesco

    Per alimentare questo rapporto segreto e profondo con Dio serve una vita di preghiera, servono i sacramenti (se possibile messa anche feriale, e confessione frequente),..

    …Serve anche il rispetto dell’altro e restare saldamente ancorati alla roccia della Chiesa, evitando i settarismi e i fondamentalismi di alcuni fratelli separati, che cercano di penetrarvi sotto mentite spoglie.
    Francesco

  19. Giovanni Macchi

    Ho letto con attenzione quanto scritto dalla signora Miriano, le posso assicurare che pur non appartenendo al gruppo di persone rappresentate da lei nell’allegoria del suo padre spirituale, so benissimo quando prendo il raccordo anulare dove vado e godo di tutte le sfumature del viaggio. Le raccomanderei di guidare con le due mani, sicuramente il signore DIO, non il suo signore DIO, sarà molto più contento. Purtroppo mi rendo conto che la religione che amorevolmente mi hanno insegnato da piccolo e che comunque oggi non ritrovo, sicuramente per mio limite, nè nella Chiesa nè in voi sta producendo esaltazioni preoccupanti e circoli sempre più chiusi su stessi. Sono un laico e sono cresciuto grazie a Dio nella libertà di pensiero e nella accettazione e tolleranza, apertura agli altri sarebbe bello riflettere. Giovanni Macchi

    1. Caro Giovanni credo ci sia più di un modo di dire il Rosario in macchina senza togliere le mani dal volante… 😉
      Certo che per essere uno così tollerante verso gli altri (quali altri?) appare qui sin troppo infastidito dall’altrui (o dal “di lei”) pensiero.

      Comunque buon viaggio ovunque il raccordo la porti o lei si voglia far portare (o ha deciso di andare…).

      1. Giovanni Macchi

        Caro Bariom,
        Ero sicuro che esisteva un modo di dire il rosario senza togliere le mani da volante, adesso sono molto più tranquillo, vista la sua affermazione.
        La mia tolleranza è la normale accettazione di posizioni differenti non sono “uno così tollerante”, riservandomi il diritto di “pensare” in modo differente e manifestarlo.
        Quali altri? che strana domanda, caro signore tutti gli altri uomini e non solo, che fanno parte del nostro universo che hanno “credo” e “abitudini” differenti, per i quali non sono infastidito, ma solo preoccupato per i vari eccessi di posizioni intransigenti e fondamentaliste che vedo, a mio giudizio, via via manifestarsi nelle varie religioni o pensieri politici. Buon viaggio anche a lei.
        Giovanni Macchi

  20. Francesca

    Grazie Costanza! E’ tanto che non ti leggevo…per sobrietà quaresimale….ma quanto mi trovo in sintonia con te! E’ tutto vero cio che scrivi accidenti! Tante volte mi chiedo…ma sto rosario detto in macchina….varrà? Ma si! La Mamma accetta tutto 🙂

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