di Costanza Miriano
Vorrei possedere l’archivietto delle amiche di Sally, che sfogliavano prontamente lo schedario quando lei rimaneva sola, senza fidanzato, per vedere quale dell’elenco potesse adattarsi a lei. Dallo schedario toglievano solo i morti, mentre per gli sposati bastava fare un’orecchietta sul foglio, in attesa come il cinese sulla riva del fiume che il soggetto tornasse libero.
Ora, a parte una correzione nel senso dell’ortodossia (per me il foglietto dello sposato è tolto definitivamente), troverei quello un modo molto sensato di investire il mio tempo, cioè cercare di abbinare amici non accoppiati, se non fosse che di tempo non destinato alla sopravvivenza mi avanzano dai quattro ai sei minuti a settimana, e se non fosse anche che come Cupido sono negata.
Se potessi starei sempre a organizzare cene, proporre inviti, uscite di gruppo, cercando di fare uno sgambetto a M. perché inciampi, e casualmente cada ai piedi di E.; spingendo con noncuranza B. tra le braccia di C. (“ma lo sai che Infinite Jest è il suo libro preferito?” – segue calcio sugli stinchi sotto il tavolo per ricordare alla mia amica che anche lei sin dall’infanzia adora Foster Wallace, non è forse vero?); facendo sposare in due mesi R. e M., giusto il tempo che si presentino e prenotino una chiesa.
Poiché, dicevo, non ho tempo, e per combinare incontri bisognerebbe almeno avere una vita sociale (non che io non trovi il massimo del jet set i pomeriggi al parco, le merende a casa e le cene di classe, per carità) vorrei almeno dire a tutte queste schiere di baldi giovani e soprattutto di leggiadre fanciulle di buttarsi, per favore, di accogliere il reale che si presenta loro sotto forma di amico, pieno di difetti ma presente, limitato appunto perché in carne ed ossa, e di provare seriamente a conoscerlo. Di telefonare, proporre un caffè insieme (per la cronaca, io l’ho fatto, e il mio futuro marito la prima volta mi ha detto di no), di non avere paura, di perdere la faccia, sperimentare, conoscere (non in senso biblico, per favore, non al secondo appuntamento almeno).
Non vorrei fare un’altra delle mie generalizzazioni, ma mi sembra di veder circolare – sono così concrete che mi pare proprio di vederle – tante idee strampalate sull’amore romantico, che a me pare entrarci pochissimo con l’amore che davvero esiste. Credo che l’amore abbia più a che fare con un lavoro su se stessi, con un paziente cesellare quel sasso duro che siamo, con lo scolpirsi e soprattutto con il lasciarsi scolpire, molto più che con un miracoloso riconoscimento, un’apparizione folgorante di qualcuno che alla fine ci corrisponde in una sinfonia miracolosamente orchestrata.
Gli amori possono cominciare in molti modi e, sì, può capitare anche che comincino con un’inattesa agnizione, ma il cuore dell’amore è un altro, e si arriva a toccare solo con gli anni, dopo che si è scavato nella carne e tra le ossa che lo custodivano, questo cuore segreto.
Quando si incontra qualcuno, dunque, possono anche non esplodere subito i fuochi artificiali, ma non importa. Quello che importa è scegliere una persona, una sola, per sempre e buttarsi senza rete. E se Messori propone addirittura il ritorno ai matrimoni combinati (detta così sembra una sparata, ma il ragionamento ha un suo senso), certo l’idea dell’amore che va per la maggiore è molto più strampalata. L’amore in cui molti – di sicuro un sacco di sceneggiatori e scrittori – mostrano di credere assomiglia all’assecondare le emozioni, a lasciarsi trascinare, soggiogare da qualcosa di spontaneo.
È chiaro che non sto dicendo che si possa prendere una persona a caso e immolarsi con quella sull’altare del sacrificio, decidendolo a priori. Ma la vita va data, e spesa e una volta per tutte bisogna decidere, se per caso le cose sembrano “non venire”. Buttarsi, abbracciare una scelta, non voltarsi indietro. Il tempo non è infinito, la vita ha delle stagioni, che passano, e non è una lunga serie di bivii che alla fine ti conducono di nuovo al punto di inizio.
Insomma, non so se il messaggio è arrivato all’amica a cui deve arrivare: chiamalo. Digli che vuoi uscire. Digli che ti ha colpito per quel motivo. Non avere paura perché di sicuro gli farà piacere, poi tutt’al più ti dice di no. Che cosa mai succederà? Una brutta figura? Ma chi se ne importa. Affronta la realtà piuttosto che l’idea dell’uomo ideale che esiste solo nella tua testa. Prova, frequenta, proponiti, telefona, incontra, esci, fai brutte figure a palate, se il desiderio di conoscere qualcuno può essere considerata una brutta figura. Magari esci con lui e ti innamori del suo migliore amico. E non ti fermare neanche davanti alle sue difese, se per caso ti convinci che Mister Right è lui. Conosco un soggetto che diceva di non essere sicuro di volersi impegnare. Adesso abbiamo quattro figli, tanto che ci pensa.
Tutti abbiamo la nostra storia e l’amore della nostra vita può presentarsi con molte facce. Può essere l’amico d’infanzia che re incontri dopo 20 anni, o il cliente che continua a tornare da te magari dopo un po’ per qualche sciocchezza, o il coinquilino del tuo vecchio moroso. Per alcuni, come per me, esiste davvero il colpo di fulmine, di quelli che poi scopri che il giorno che vi siete incontrati tutti e due tornando a casa avete detto “io me lo/la sposo” dopo aver scambiato a stento due parole. Dopo quel giorno, per convincerlo a farsi avanti, tardone come tutti gli uomini, ci ho messo due mesi di lavoro e paranoie. Per convincere me stessa, 21 anni e molta paura di impegnare tutta una vita, altri due mesi di lavoro di entrambi. Da allora, anche se ci abbiamo messo 4 anni per arrivare all’altare, abbiamo sempre remato nella stessa direzione, su un’unica canoa. Siamo sposati da 11 anni, e remiamo sempre nella stessa direzione. A volte discutiamo per la direzione, anche se il timone lo può tenere solo uno e abbiamo scelto che debba essere lui. A volte remiamo a un ritmo un po’ diverso, a volte le pagaie sbattono una contro l’altra per sbaglio, e riprendere il ritmo anche controcorrente è faticoso. A volte le rapide ci hanno deviato, e la corrente era così forte da impedirci di avanzare. A volte mi sembra di remare solo io, e so che lui sta pensando la stessa cosa.
Ma per grazia di Dio siamo sempre li a remare insieme, spesso con lo stesso ritmo e la canoa che fila quasi per magia, da 5 anni con un cinguettante e meraviglioso passeggero in più.
Non è come il primo giorno, non toglie il fiato ogni volta che lo vedo, inciampo regolarmente nelle sue scarpe e le sue abitudini alimentari mi sembrano sempre assurde, ma per certi aspetti è meglio di prima. Qualunque cosa abbiamo, almeno in parte non è più solo Dono: ci abbiamo lavorato insieme.
Anche il colpo di fulmine può funzionare, è un inizio come l’altro. Quello che fa la differenza è non mollare mai ila pagaia e cercare sempre di remare insieme, nella stessa direzione.
Che bello quando scrivi tu Costanza! (anche se bari e usi le cose vecchie! 😉 )
L’ho girato anche io ad una amica che ha bisogno di leggerlo.
“Ma la vita va data, e spesa e una volta per tutte bisogna decidere, se per caso le cose sembrano “non venire”. Buttarsi, abbracciare una scelta, non voltarsi indietro. Il tempo non è infinito, la vita ha delle stagioni, che passano, e non è una lunga serie di bivii che alla fine ti conducono di nuovo al punto di inizio.” Brava la mia Costanza.Si potrebbe parafrasare con un vecchio detto, di quelli che affollavano i diari delle compagne delle medie e del liceo: “Meglio aver amato e perduto che non aver amato” (o qualcosa del genere, noi maschi siamo un po’ tardi e non capiamo queste perle, questi estratti di saggezza popolare).
Ma col tuo articolo-ripresa mi dai una opportunità che aspettavo da qualche giorno, e non sapevo come coglierla: ecco fatto, la pubblico qui fra i commenti sul tuo blog. Posso?
Allora, si tratta di un sogno (per davvero), che ha fatto Chiara, mia moglie, qualche notte fa. Eravamo in vacanza in un residence, bello, ma con una particolarità: in ogni stanza, in ogni ambiente, bisognava stare entro un metro dai muri: se si fosse andati nel centro il pavimento sarebbe sprofondato e si sarebbe inabissato. Arrivati alla fine della vacanza, Chiara, prima di lasciare gli ambienti, deve pulire, e fa uscire i figli: sai mai che facendo pulizia, col trambusto di fare le pulizie, ecc., qualcuno non si sbagli e finisca al centro. Ma ad un certo punto la tentazione: e se non fosse vero? e se si potesse andare al centro della stanza? Ci prova, et voilà! : non era vero: si può stare anche al centro.
Microfoni aperti per l’interpretazione (io la mia l’ho già data in diretta, mentre me lo raccontava, ma non ve la dico)
Fatto anch’io anche se a casa mia chi non si voleva impegnare ero io, ma 5 eredi mi hanno messo con i piedi per terra! 🙂
Sì vabbé, mo pure i matrimoni combinati, ma per essere cattolici bisogna essere così???
Ma dai! Si capisce benissimo cosa intende! Ti ricordo caro Marco che i cattolici sono quelli che per primi hanno introdotto il consenso indipendente di ambo le parti per il matrimonio!
Caro Marco, secondo me scegliersi un compagno non è così facile, a volte il parere di chi ci è vicino aiuta, anche per capire cosa vogliamo davvero noi. Sposare costui (o costei) mi onora? O temo in qualche modo il giudizio di chi mi è vicino sulla persona che ho scelto?
Anche in caso di rapporti problematici con mamma e parentado, un’amica o un amico vero sul cui giudizio possiamo interrogarci ce lo avremo, da qualche parte. Un “occhio esterno”, capace di vederci meglio di come noi stessi ci vediamo.
Non possiamo basarci solo sul parere degli altri ma, in caso di giudizi unanimemente e completamente negativi da parte di chi ci è più vicino, magari qualche riflessione in più possiamo farla. Per noi cattolici, a differenza che per altri, la scelta è davvero per tutta la vita e non ammette possibilità di fallimento: sappiamo di non poter dire dopo 20 anni, e tantomeno dopo 2, “io ci ho provato, ce l’ho messa tutta!”.
Abbiamo l’obbligo dei risultati, non solo dei mezzi. Tutto l’aiuto possibile è benvenuto!
Mia mamma ha combinato 7 matrimoni, dico 7, che a distanza di circa 30-35 anni durano ancora tutti…mio padre era l’unico che non riusciva a sistemare e alla fine se l’è sposato lei 🙂
Io continuo a chiederle come ha fatto perché io ogni volta che cerco di sistemare due amici single faccio fiasco. Lei mi risponde “tu presentali e poi lascia fare a Dio”. Ok, le dico, però forse sono cambiati i tempi e sia gli uomini (ma ancora di più le donne) sembrano arroccati sul mantenere la loro autonomia e quella che loro chiamano “libertà”.
Lei mi dice di continuare a provare perché la natura dell’uomo resta sempre la stessa, nonostante i tempi e i mezzi di comunicazione che vogliono farci cambiare opinione. E in questo ha piena ragione. 🙂
Quella di Messori non è una boutade. La nostra età ci consente di avere esperienza diretta di quelli che una volta erano matrimoni “combinati”, ma non nel senso delle tradizioni orientali quando tutto veniva deciso dai genitori per figli ancora fanciulli. Nei piccoli centri di provincia era normale che, di regola, delle signore amiche venissero incaricate di trovare un marito od una a moglie a figli quasi sempre di età matura. Allora questa era considerata già intorno ai trentanni. Nella mia parentela un caso di questo genere è avvenuto e questa coppia, che aveva già superato di qualche anno la boa della maturità, è stata quella che maggiormente ha lasciato nel mio cuore il segno ed il valore dell’amore coniugale. Una unione perfetta che è stata allietata dalla nascita di una bimba bella ed intelligente e che ha superato poi con straordinaria serenità una lunga e brutta malattia che s’impadronì di lui e lo rese interamente dipendente dalle cure e dall’affetto dei suoi cari. Un nostro cugino, in una di quelle sere d’estate nelle quali si facevano interminabili passeggiate sul corso, incontrando la figlia di questi zii (di grado ben lontano) con un’amica, intraprese, tanto per scherzare, la funzione di paraninfo e per diversi giorni propose a me ed a mia madre la convenienza che io mi fidanzassi con questa ragazza. Dopo tutto aveva le doti necessarie, era di buona famiglia ed unica erede di un discreto patrimonio. Ci impegnammo per diversi giorni con discussioni volte alla allegria semplice ed innocente di quei tempi. Ma io ero allora infatuato da una compagna di classe e l’idea non mi sfiorava per nulla, anche se per tenere su la storia ogni tanto mostravo qualche spiraglio. Devo confessare che a distanza di anni e dopo la non facile esperienza coniugale che ho avuto, incontrandola sono stato folgorato dal dubbito che forse avrei dovuto stare al gioco e trasformarlo in un fatto serio. E, quel che più mi ha fatto male, è stato cogliere nel suo sguardo lo stesso sentimento.
Il dubbio permane ancora, ma non me ne faccio un motivo di ulteriore sofferenza a quella che mi accompagna quotidianamente. I disegni della Provvidenza non sempre sono evidenti ed un giorno avrò modo di comprendere.
Ricordo con tenerezza i primi mesi di uscite con quello che da quasi cinque anni e due figlie e’ mio marito. Ricordo il mio disappunto nel constatare che non fosse perfetto, nonostante intuissi che la mia vita non poteva non andare in quella direzione. E l’ orgoglio ferito nel capire che i suoi difetti altro non erano che l’ altra faccia della medaglia dei miei. E la pace, infine, nell’intuire – e siamo solo all’inizio, e’ il cammino della vita – che se non ci bastiamo e’ perché siamo fatti per l’ infinito e ciò che realmente fa di noi una coppia inossidabile e’ vivere di questa consapevolezza, l’ unica che ci fa riamare ogni volta in modo nuovo.
Emanuela
Carino l’articolo e lo condivido.
Non capisco il Messori (leggete l’articolo su vaticaninsider) che difende il diritto di divorzio per chi non crede in Gesù.
Qualcuno gli ha spiegato che la stabilità della società comincia dalla stabilità della famiglia che è la prima cellula educativa e formativa in cui un giovane trae i valori fondanti della sua vita?
Vogliamo parlare dei traumi che subiscono i giovani dopo il divorzio dei genitori? oppure vogliamo continuare a considerare erroneamente un “diritto” un’aberrazione della natura umana come lo sono l’aborto, l’eutanasia, l’omosessualità , … ?
Mi sembra il tipico ragionamento del cattolico progressista medio per cui il mondo va avanti e noi gli stiamo appresso…che delusione da chi si considera “apologeta”!
Vabbè che scrive per “la stampa” e “corriere” … attacca il mulo dove vuole il padrone.
Messori, che in linea di massima mi piace, qualche “strolicamento” ce l’ha. Crede pure negli oroscopi e che l’Islam sarà reso innocuo dalle minigonne…. Mah!
L’ha ribloggato su Amolanoia.
Amore romantico, amore scelta e amore combinato non sono alternativi.
Nessun amore esiste se non parte da una passione (pathos) e ad essa tende ritornare ricorsivamente, e nessun amore resiste se non sviluppa una capacità di scelta (ethos) che sa tenere la passione entro margini di non onnipotenza.
Bella quella dei matrimoni combinati. Penso che tutti gli amori siano in qualche modo combinati: dalla propria storia, dall’incastro delle personalità, dalla Provvidenza o dalla famiglia… sono solo dettagli. Quest’ultimo aspetto aiuta ad educare il proprio mastodontico Ego a fare i conti con il fatto che non abbiamo completamente sotto controllo la nostra esistenza (per fortuna).
Sottoscrivo e plaudo all’invito di Costanza a darsi una mossa e ad buttarsi nella vita con un/una con-sorte reale. Altrimenti si passa la vita ad essere innamorati dell’ideale irraggiungibile dell’amore, che è l’unica cosa che alla fine ti lascia a bocca asciutta. Buon viaggio!
Condivido l’articolo e la provocazione di Messori. L’equivoco, oggi, è proprio l’idealizzazione dell’amore romantico: il credere che ci si possa innamorare solo per un colpo di fulmine, per un impalpabile (quanto fugace) incontro di emozioni….con la conseguenza che, appena l’emozione finisce, finisce anche il rapporto (“non provo più niente per te”) e ci si rimette alla ricerca di un’altra persona. Invece l’amore è anche e soprattutto lavoro su se stessi, impegno a limare le proprie mancanze e a rendersi amabili, impegno a compiacere l’altro e tenacia nel portare avanti il rapporto anche quando appare sbiadito e faticoso.
Concordo su tutto tranne che su un punto: non è proprio nelle mie corde l’idea che una donna si possa presentare apertamente, che si possa proporre all’uomo… Ma i tempi son cambiati e io, al contrario, ho ancora un’idea tradizionale dell’incontro uomo – donna.
Costanza, le Sue riflessioni sono sempre un dono prezioso: ce le regali sempre più spesso
i matrimoni combinati…nella mia famiglia ce ne sono stati (i fratelli dei miei nonni), e combinati in quel modo arcaico e meridionale “presentiamo i nostri rispettivi figli/nipoti, si frequentano un po’ (sempre con mammà appresso, che se si lasciano soli magari fanno cosacce!!, si sposeranno e l’amore nascerà col tempo” A distanza di 40 anni stanno ancora assieme, e sono una delle cose piàù squallide che abbia mai visto: stanno assieme perchè “così è”, litigano in continuazione, non si amano nè si sono mai amati, e i loro figli son cresciuti pieni di problemi psicologici. L’unico matrimonio d’amore è stato quello di mia nonna, che si è sposata senza la famiglia presente perchè OSTEGGIAVA le loro nozze, dato che mio nonno era povero. Bella cosa, i matrimoni combinati. Leggo poi il commento di restifar e cosa vedo? ” Dopo tutto aveva le doti necessarie, era di buona famiglia ed unica erede di un discreto patrimonio.” Ma che schifo, che ragionamenti ottocenteschi! “erede di un discreto patrimonio???” Sono queste le doti che attirano in una donna? Cosa leggo poi? Che non è giusto che i non cattolici possano ottenere il divorzio? Certo, meglio famiglie in cui non ci si ama più e che stanno assieme per forza??? Se uno non è cattolico sarà libero di scegliere cosa preferisce per la propria vita? Se io mi fossi sposata col mio primo fidanzato, risalente ai miei 17 anni, ora sarei una trentenne sposata, triste e infelice, magari con figli cui avrei passato la mia tristezza. Ho avuto altre storie, che son finite, e meno male, perchè se non fossero finite non avrei incontrato il mio attuale fidanzato. Durerà per sempre? Non lo so, magari durerà per sempre, magari no; se durerà per sempre, sarà perchè lo vorremo, matrimonio o no (attualmente conviviamo) ma se non saremo più felici assieme, nonostante magari avremo fatto di tutto per far funzionare la cosa, meglio ognun per la sua strada che forzatamente assieme. La società va benissimo avanti anche senza coppie forzatamente stabili (ricordo che prima che passasse la legge sul divorzio chi non stava bene col coniuge era solito darsi a storie clandestine: come al solito, non è con l’imposizione di leggi che le cose si impediscono…un gay sarà gay anche se la società lo vieta, chi vuole abortire lo fa anche se è vietato, chi non vuole stare col coniuge va con un altro, è sempre stato così).
“ricordo che prima che passasse la legge sul divorzio chi non stava bene col coniuge era solito darsi a storie clandestine: come al solito, non è con l’imposizione di leggi che le cose si impediscono…un gay sarà gay anche se la società lo vieta, chi vuole abortire lo fa anche se è vietato, chi non vuole stare col coniuge va con un altro, è sempre stato così”
Certo, non è “l’imposizione di leggi” che impedisce di delinquere, ma almeno chi lo fa sa che non dovrebbe! Il problema è che oggi, rispetto al passato, manca la comune distinzione tra bene e male e, se tutto diventa possibile per legge, non c’è più la differenza tra lecito e illecito: se una legge impedisce l’aborto, ci sarà sicuramente chi continuerà a farlo, senza dubbio (come c’è chi ruba anche se per legge il furto è reato), ma farà una cosa che non dovrebbe e non potrebbe fare, perché sarebbe illegale, perché sarebbe reato! Il fatto che “è sempre stato così” non può diventare un pretesto per legalizzare ciò che da sempre viene illecitamente praticato!
Non lo so, Suor Elvira è convinta che la donna deve tornare ad essere donna, anche nel vestire. Non deve correre dietro agli uomini, I matrimoni nella sua comunità nascono così e mi sono sembrati molto riusciti.