Scarpa lo dici a tua sorella!

da L’Omo Salvatico

Andare a zonzo per Roma su una vespa a primavera è tra le cose più belle. L’altro giorno ho alzato il naso su una scarpa a forma di banana impressa sopra un cartellone pubblicitario. Mi ha guardato dall’alto con l’aria un pò snob e stizzita mi ha risposto: “scarpa lo dici a tua sorella”.

L’ho inseguita con lo sguardo fino a perderla dietro alle mie spalle, poi ho proseguito la marcia incontro alla brezza che danzava un lento sopra la mia pelle. Pensavo tra me e me, non c’è scarpa che voglia essere soltanto una scarpa, uomo che voglia essere semplicemente un uomo. Siamo sempre lì, dai tempi del primo Adamo non vediamo l’ora di tracimare dagli argini, di fare nostro ciò che non ci appartiene, di affondare Dio per innalzare la bandiera dell’Io sopra i nostri cadaveri. Io ipertrofico, Io aerostatico, ingombrante come i lottatori di sumo. Lo vedo lì, sui posti di partenza, pronto a sfondare come un missile i flebili confini dell’epidermide, per poi rotolarsi, faro nella notte, nelle orbite siderali del nuovo e del nulla. Gravità, gravità, santa gravità, ti benedico perchè mi tieni ancorato alla terra, sui sentieri dove cresce l’erba e sbocciano le viole …

46 pensieri su “Scarpa lo dici a tua sorella!

  1. Ma anche no.
    Nel senso che questo bisogno di non essere semplicemente un uomo è ciò di cui son fatti pure i santi e non solo i peccatori e per la verità è il tratto più caratteristico dell’umanità, che trova la sua natura nell’aspirare ad una sopranatura. Fatti non foste a vivere come bruti eccetera eccetera.
    In verità questa società di bottegai sazi e disperati, di uomini mediocri che non hanno più alcuna intenzione di decollare verso alcunché e si tengono ben attaccati alla terra mi sembra assai poco umana.

  2. D’accordo con donFa. È la mancanza di aspirazione a qualche cosa di piu alto che distrugge l’uomo. Bisogna i tendersi su che cosa sia l’uomo a cui Dio dice Estote perfecti mica come bruti ma come il Padre mio che è nei cieli. Forse è questo l’uomo di cui parla il post

  3. JoeTurner

    Non mi sembra che essere SOLO uomo sia poco. Magari riuscissi ad esserlo sempre uomo, pienamente, cosí come mi ha pensato Dio a sua immagine e somiglianza! La parola “bruti” evocata sia da don Fabio che da Paolo non c’é ne nel post ne, come concetto, nelle intenzioni dell’autore (mi pare)

    1. Sono d’accordo con Joe. Credo che questo post, cui peraltro va il mio plauso, parlasse più del titanismo prometeico, con la sua volontà di rivolta, la sua rivendicazione di un’autonomia radicale tipica dell’atteggiamento idolatrico di chi vuole mettersi al posto dell’unico vero Dio. È quella che Del Noce ha chiamato la fase «sacrale» della secolarizzazione. Massimo Borghesi ha scritto dei libri interessantissimi (in particolare Secolarizzazione e nichilismo. Cristianesimo e cultura contemporanea) dove osserva, proprio sulla scia di Del Noce, come dal fallimento rovinoso di questo folle proposito derivi il nichilismo odierno, che però presenta molteplici volti. Uno di questi è il «nichilismo gaio» o nichilismo «estetico», un nichilismo «dal volto umano», ridanciano e, come scrive Borghesi, dall’«aspetto gaudente, ottimistico», manifestazione di una «visione ludica del mondo che accompagna lo scintillio dei colori e il fragore dei suoni della società opulenta». Questa forma del nichilismo – che potremmo chiamare “vattimismo”, dal nome di uno dei suoi teorizzatori principali – è ben più pericolosa della sua forma «tragica», perché non presenta inquietudini o drammi interiori, nessuna tensione o problematicità esistenziale la attraversa. Ci si contenta di essere ciò che si è senza alcun anelito a un dover essere, a una forma superiore. Siamo pura esistenza, dice il nichilista estetico, senza alcuna essenza. Non c’è alcun modello di cui l’uomo deve essere la riproduzione, alcun significato superiore alla vita o all’esistenza. Questo significa estinguere la speranza, cancellare qualsiasi tensione ideale nell’uomo. Ecco perché l’unica cosa che conti è la mitica «esperienza». Conta solo l’esistenza singola, dunque la mia esperienza di vita diventa normativa. Di questo atteggiamento abbiamo tuttii in mente, credo, una miriade di esempi quotidiani.
      Ecco perché occorre innanzitutto un “ritorno al reale”: bisogna guarire da questo prometeismo imputridito riconoscendo che l’uomo non è un semidio e tanto meno un dio per poi, spezzare l’illusione menzognera per poi ricordargli che è assai più di una semplice bestia evoluta. Così ritroveremo l’«ideale incorporato al reale» – http://continuitas.wordpress.com/2011/06/23/thibon-les-fleurs-du-ciel/

  4. “In verità questa società di bottegai sazi e disperati, di uomini mediocri che non hanno più alcuna intenzione di decollare verso alcunché e si tengono ben attaccati alla terra mi sembra assai poco umana.”
    In realtà tutti quanti che siamo, e da tanto tempo, e da tanto tempo anche che ci si lamenta di questo questo. bottegai, (sempre definiti con questo termine spregiativo, a ragione o a torto?)notai, usurai, merciai, umpiegati di bassa e di alta tacca, funzionari, insegnanti, magistrati, porporati, diplomati, laureati, cervelli in fuga organizzati, avvocati, geometri, architetti, geologi, teologi, ragionieri…
    Anche Dante, nel suo consevatorismo di aristocratico fallito: “la gente nova e i sùbiti guadagni” etc.Nulla di nuovo.
    Nella nostra società o uno prende i voti, o prende la strada della carriera pubblica automatica, o si infila in una scuola, in una universitaucola (la Bocconi, come esempio)che fanno pena, o fa il “bottegaio” il portaborse l’assicuratore, il commercialista, il giornalista, il cronista, il commentatore, i procuratore di affari, il consulente sempre di affari, o invece il tranviere, il ferroviere, il lattaio, iil buon vecchio lattaio di una volta che ora non esiste più nemmeno lui, bei tempi che c’era i lattai, gli spazzaturai, gli accalappiacani, i sagrestani, i guardiacaccia, i vetturali, i droghieri….

    1. Alessandro

      gli spazzacamini, i lattonieri, i lustrascarpe, i portinai, gli arrotini, gli ombrellai

  5. Va bene la condanna del prometeismo, ma questo non deve portarci a negare la sana ambizione a un di più che caratterizza l’uomo.
    Il diavolo non sa creare alcunché, ma solo pervertire, così il prometeismo è la perversione di una cosa santa e nobile come l’aspirazione alle altezze (aspirate ai doni più grandi ci dice Paolo…). Non ci accada quindi per difenderci dal prometeismo di ridurci ad una visione piatta dell’umano. Sinceramente preferisco (e credo anche Dio preferisca, sennò Ap. 3,15-16 non ha senso) la grandezza umana di certi peccatori alla piattezza dei tiepidi. E’ in fondo l’et-et cattolico, santo vuol dire più umano, non meno, e non è possibile una grandezza spirituale senza una grandezza umana (gratia supponit natura et perficit eam)

    Quanto al “bruti” era una citazione dantesca non esplicitata, credevo che tutti conoscessimo il canto di Ulisse…

    1. Su questo siamo perfettamente d’accordo, ma come Joe non vedo nel post alcuna condanna della tensione ideale dell’uomo ma, appunto, del suo pervertimento. Sono totalmente d’accordo anche sulla preferenza per l’assenza di mezze misure, la “prudenza nel male” è qualcosa di realmente infernale. Se il figiol prodigo si fosse dato a prudenti dissolutezze forse non sarebbe mai ritornato tra le braccia del Padre misericordioso.

      1. 61Angeloextralarge

        “Se il figiol prodigo si fosse dato a prudenti dissolutezze forse non sarebbe mai ritornato tra le braccia del Padre misericordioso”: 😉

    2. JoeTurner

      certo che la conosco ma Ulisse Dante lo mette all’inferno.
      Il confine della scarpa è la scarpa ma è la strada che percorre che fa la differenza

  6. 61Angeloextralarge

    Mi torna in mente il post di fra Filippo Maria, quello sulla bicicletta. A me sembra che si sia solo cambiato il soggetto nel quale immedesimarmi. Per questo sono d’accordo su quello che ha detto don Fabio, senza escludere le cose dette da Andreas e Joe. Dipende dal punto di vista e da come riesco a stare stretta in questa scarpa? Il mio extralarge è indiscutibilmente stretto in una scarpa con i tacchi a spillo, ma anche lo stare a sciabattare non è sempre utile perché il mio andamento assomiglia a quello di un cammello… Ci vuole equilibrio e l’equilibrio sta nel mezzo? 😉
    Scarpe ortopediche spirituali? Esistono? Massaggi spirituali al piede? Esistono? Se ci penso bene sì! Esistono! Basta saperli vedere, avere l’umiltà di riconoscere di averne bisogno e chiederli a Chi sappiamo che ha un negozio specializzato per i nostri piedi. 😀

    1. 61Angeloextralarge

      “Il confine della scarpa è la scarpa ma è la strada che percorre che fa la differenza”: mi piace! Smack! 😀

  7. Erika

    Secondo me l’autore del post e don Fabio rilevano due aspetti del paradosso esistenziale che stiamo vivendo.
    E’ emblematico che l’autore del post per la sua riflessione parta da un cartellone pubblicitario.
    La pubblicità, in fin dei conti, non fa che dirti ” sei al centro, tu vali, tu lo meriti, è tutto intorno a te”…
    Solo che non è quasi mai vero.
    Il mondo non è “intorno a noi”, non è vero che ci meritiamo sempre tutto, e il nostro valore non si misura certo dalla marca dello shampoo.
    Quindi ci ritroviamo nella condizione frustrante di avere la certezza di essere il centro dell’universo, quando l’evidenza dei fatti ci dice esattamente il contrario.
    Forse dovremmo recuperare una sana umiltà, insieme alla consapevolezza che essere uomini, e donne, significa essere infinitamente grandi, ma anche infinitamente piccoli, davanti al sapere, davanti all’universo, davanti a Dio.

  8. nonpuoiessereserio

    Da noi questo post alvisiano si traduce con un esortazione di questo tipo: ” sta co l’operaio”

  9. Erika: sono d’accordo sì e no. Sì, ci vuole umiltà, però siamo al centro. Il mio IO è fatto per il centro del mondo, quello che mi sta intorno è per me, tutta la realtà è per me. La differenza sta nell’uso che ne faccio. Siamo sempre alle solite: se mi riconosco fatto da altro, costituito da un fascio di esigenze a cui non posso dare risposte da solo allora capirò che il mio essere al centro è un dono perchè usi le cose che mi trovo davanti per il loro valore. Dio ha creato il mondo per noi, perchè fossimo felici e raggiungessimo Lui attraverso il reale, non per sforzi mentali.
    Quindi, una scarpa è una scarpa, l’uomo è un uomo. Ma dentro la parola “uomo” non c’è un solo un essere vivente fatto di carne, ossa e sangue, ma tutto un groviglio misterioso di tensione a Colui che lo ha creato a Sua immagine e somiglianza. Così come la scarpa è fatta per posarsi al suolo e percorrere la strada, non per rimanere chiusa in una scatola ad ammuffire.

  10. Quando sono diventato cristiano (da agnostico irrequieto con supercazzola prematurata a sinistra come ero) lo sono diventato non perché qualcuno mi ha detto: “sei una scarpa, accontentati di essere quello che sei”, ma al contrario perché qualcuno mi ha mostrato che quell’aspirazione a un di più che mi portavo dentro non era una follia, ma anzi una cosa sensatissima e che la follia sarebbe stato non rischiare, non sfidare la forza di gravità lanciandomi verso l’alto (e quanti capitomboli e cadute nei primi tentativi! Eppure sempre testardamente ricominciare).
    Se fossi rimasto attaccato alla terra oggi probabilmente avrei un buon posto di lavoro e una bella moglie, partivo decisamente avvantaggiato rispetto alla media, ma sarei più felice? Non ho alcun dubbio in materia.
    Tutto questo è successo perché un educatore intelligente non ha avuto paura del mio io ipertrofico ed invece di reprimerlo ha saputo guidarlo con intelligenza ad un di più che era ancora di più di ciò che io avevo immaginato

    1. JoeTurner

      ma nessuno dice che un uomo è una scarpa e una scarpa è un uomo.
      un uomo è un uomo con i suoi limiti e le sue enormi possibilità terrene e ultraterrene: a me sembra tantissimo, talmente tanto da sperare di riuscire ad essere pienamente uomo, ma se a te pare poco…

  11. Twentyrex

    Scusatemi, ma io non la farei così lunga! Prendere spunto da uno slogan per costruirci sopra teorie e, persino, sconfinare nella teologia, mi pare veramente esagerato. Mi pare di ricordare una battura famosa che certamente gli appassionati di cinema possono confermarmi. E’ quella di Phileas Fogg che, credendo di avere perso la scommessa, replica alle scuse del poliziotto Fix dicendogli: “…lei gioca a whist come una scarpa!”. Potrei sbagliarmi, ma il contesto ed i protagonisti del film mi inducono a ritenere che egli faccia proprio riferimento alla scarpa. Che poi questo necessario accessorio, figlio del progresso e della civiltà, abbia acquisito un significato dispregiativo può dipendere solo dal fatto che è, appunto, un accessorio e che per sua natura è costretto in parte a sporcarsi senza alcuna eccezione. In ogni caso non direi mai scarpa nè a mia sorella, nè a quella di altri anche di quelli che mi fanno incavolare. Quindi, anche la trovata pubblicitaria non è tra le migliori e non suscita alcuna attenzione per il prodotto.

    1. 61Angeloextralarge

      Forse, senza dire “Sei una scarpa” offendiamo gli altri, soprattutto se siamo un po’ “di traverso” già per i fatti nostri?
      A me non dispiace prendere spunto da una cosa che apparentemente è lontana mille miglia da Dio e dalle sue cose, per provare a volare con la fantasia e cercare di verificare con la concretezza a che punto è il mio cammino, la mia fede, etc. Grandi santi lo hanno fatto, ovviamente meglio… molto meglio di me! Francesco de Sales nella Filotea, per esempio! Che bello prendere spunto dalle cose e lavorare al proprio interno!
      Poi… sui guti non si discute, perciò se per te è esagerato… che ci posso fare? Nulla! 😉

  12. FilippoMaria

    Forse sbaglio ma a me sembra che questo post sia stato messo “tatticamente” qui dall’esperto Admin, quasi come prolungamento del post di ieri; quindo io lo interpreto semplicemente così: l’omo è omo e la donna e donna. Punto. Ognuno al suo posto, ognuno il suo ruolo. Non tentate di chiamarvi e di essere in un altro modo perché tanto non ci crede nessuno! Del resto anche queste “antiscarpe” (così sono state proposte in un primo lancio pubblicitario – un negozio che le vende è proprio qui vicino) per quanto vogliano rivendicare di essere altro, sempre scarpe sono e sempre scarpe rimarranno!

  13. Omo salvatico:
    secondo me ha detto bene don Fabio, non si decolla! Dal mio punto di vista, dicevo, perché in pratica, comunque ci si voglia chiamare, denominare, qualificare, siamo solo dei poveri incapaci. In più, forse, perché non ci interssa nemmeno decollare, perchè siamo già spenti nel martirio della vita della famiglie, dei babbi, le mmame ,i figlioli, i nonni, gli zii, le cucine, le tovaglie, i vestiti, le automobili, le piattaie, i tappeti. I lavori che si fanno solo trascorrere di ore a pagamentoper (quando va bene) per comprare altre cose, di ore di scuola, di ufficio, di ricreazione, di libri di Chesterton (che iddio abbia pietà di lui e di Thibon eccetra) Incapaci a fare qualsiasi cosa e pretendenti a fare questo e quest’altro. In questo senso l’Omo salvatico dice bene, stare boni, non aspirare a nulla, non voler essere nulla, beati i poveri di spirito etc…
    p.s. la scrittura (eventualmente)solo come fonte di ulteriore guadagno (perché pochi sono quelli che ci vivono e sono come gli tutti dei poveri diavoli, anche mentali) o di puro titillamento mentale. Stiamoci MOLTO attenti a non cascare nella trappola della lettura e della scrittura come intendere che vi fossero chissaqqualicose mentre invece solo cinace mentali e nient’altro (compreso io ora)

  14. Ancora LUI!!! (notare l’artifizio retorico: “brancolano nel buio”….
    “La tragedia per la Chiesa è ben altro. E’ il fatto che – come ha detto il Papa – Dio oggi è il grande sconosciuto nelle terre d’Europa. E le genti che brancolano nel buio alla ricerca del Salvatore non riescono a incontrarlo e riconoscerlo.”

  15. …notare anche “nelle terre d’Europa”(!)
    vi sembra un bel modo, questo, di esprimersi? Dice bene l’omo salvatico, piedi per terra. Diceva bene un mio vecchio professore (quando ero già scappato dalla prigione dei preti) “mai gonfiare le gote!!!”

  16. nonpuoiessereserio

    Alvise, tu sei un mito, nell’ aldiquà non c’ è nessuno come te. Nessuno ha i piedi ben piantati a terra come te. Penso che per tirarti di la, dovranno tirar su una squadra di tiro alla fune fatta di angeli professionisti, ma lo faranno, stanne certo, perché sei troppo simpatico. Ti voglio bene, sei inn bravo ragazzo.

    1. FilippoMaria

      “Ragazzo” per Alvise è una parola grossa! Anche “bravo” non scherza… 🙂
      Comunque gli voglio bene anche io!

    1. nonpuoiessereserio

      Amarone solo da meditazione. Ottimo. Del mio amico Tedeschi o della mia amica di San Rustico.

  17. A me questo post fa venire in mente quelle panetterie che si chiamano “non solo pane” o i negozi in generale che si chiamano “non solo qualchecosa”, perchè non va più bene vendere solo pane?

  18. Bel post Costanza. Hai semplicemente fatto quello che il suo creatore sperava facessi.
    Just do it.
    Fallo e basta. Guardami. Guardami e rifletti.
    Sopratutto ricordami.
    Noi del marketing cerchiamo di elevare prodotti, magnificare servizi, tracimare la normalità, ma sopratutto rispondere ai bisogni della gente. E’ la nostra missione nella vita. E’ il nostro lavoro. A volte lo facciamo con simpatia ed innovazione altre volte semplicemente… ‘Just do it’!
    http://www.open-innovator.net

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