La parità banale

di Costanza Miriano       Il Timone – maggio 2012

Una volta, quando avevo due gemelle di pochi mesi e altri due bambini piccoli, ho commesso un gesto di grande crudeltà. Lo ammetto. In un momento di difficoltà – forse un ginocchio sbucciato da medicare, forse una sorellina da allattare – ho appioppato in braccio a mio padre, di cui ero ospite, un fagottino di nipotina minuscola. Non sapendo come interagire con quella specie di essere di pochi chili, con il fermo obiettivo di non farle del male, mio padre è rimasto immobile, rigidissimo, le braccia pietrificate nella posizione in cui avevano accolto Lavinia. Non ricordo di averlo mai visto tanto affaticato fisicamente, sudato (era pieno agosto) e ansimante, pur immobile.

Eppure da magistrato ha affrontato emergenze ben peggiori, ha diretto una procura, condotto indagini molto importanti, coordinato colleghi e forze dell’ordine. E’ tuttora un infaticabile cacciatore capace di percorrere chilometri di bosco, sgominare beccacce e cinghiali e procacciare legna, funghi, asparagi. Ma tenere una bambina di tre chili e due è un’impresa decisamente superiore alle sue forze.

Gli uomini di quella generazione, e credo di molte, forse tutte le altre precedenti, erano completamente esentati dalla cura dei bambini: noi eravamo tre fratelli, ma mio padre non solo di certo non ha mai cambiato, ma forse non ha mai neanche visto come era fatto un pannolino.

Non voglio difendere acriticamente un’epoca in cui forse i padri potevano avere una distanza eccessiva, a vantaggio di una molto maggiore autorevolezza, ma non posso fare a meno di notare con preoccupazione che adesso invece alle riunioni dell’asilo le maestre sgridano i padri che non si occupano con sufficiente frequenza della zona fasciatoio. Lo stesso dogma che oggi impone ai padri compiti di accudimento, li induce poi ad accollarsi anche mansioni casalinghe: pulire, stirare, cucinare, gestire la casa in ogni necessità. E tutto questo ha un prezzo.

Non posso sapere come vadano le cose in ogni casa, e credo che ogni famiglia trovi un suo equilibrio originale, che sappia tenere conto delle attitudini e delle inclinazioni di tutti. Quello però che non mi convince è che la condivisione assolutamente, millimetricamente paritaria di tutti i compiti venga non scelta in base alla vera gioia di fare ognuno la propria parte, con amore e nella libertà, ma imposta dal nuovo dogma della parità assoluta, e questo finisce per fornire infinite occasioni di scontro, in casa. Insomma, avete mai visto un uomo e una donna essere d’accordo sulla disposizione di una padella nel cestello della lavastoviglie? Si può concordare su tutto, essendo creature sideralmente diverse? Avete mai conosciuto un uomo che sappia localizzare un vaso per i fiori in casa senza l’aiuto di un navigatore, e, sinceramente, lo avete mai osservato disporvi dentro peonie e ranuncoli con pochi, sapienti gesti? Avete mai incontrato un uomo in carne ed ossa che ammiri con piacere una tenda ben stirata, immacolata e ben distesa? (Mio marito interrogato a sorpresa sull’argomento non saprebbe neanche dire quali finestre della casa siano dotate di tenda).

Uno dei corollari dell’assunto del gender, la teoria che vuole che uomo e donna siano categorie principalmente culturali e non naturali, è che uomini e donne, siccome sarebbero fondamentalmente uguali, dovrebbero fare le stesse cose. Per tentare di dimostrarlo sono stati scritti negli ultimi anni fior di libri (io mi sono molto divertita leggendo Maschi uguale femmine, di una tal Cordelia Fine, per dirne uno fra tanti). C’è bisogno di darsi parecchio da fare per far sembrare vera e normale la follia.  La verità risplende nella sua semplicità, la verità è semplice come l’elica del dna, che compone la natura in tutte le sue molteplici forme. Invece per dimostrare che i sessi possibili sono cinque (sic) c’è parecchio da argomentare, e parecchio da chiudere gli occhi sulla realtà. A mio parere su questo terreno si combatte una delle battaglie principali di questi e dei prossimi anni, e la Chiesa è rimasta l’unica voce pubblica a difendere l’evidenza dell’uomo, maschio o femmina (lucidissima la lettera ai vescovi scritta sul tema dall’allora cardinale Ratzinger nel 2004).

Ma mentre noi combattiamo sul piano teorico, intanto la teoria del gender ha ricadute pratiche e immediate sulla vita quotidiana delle persone: gli uomini sono stati costretti a imparare il servizio in casa, pena terribili accuse di egoismo, e questo è successo a scapito della loro autorevolezza, perché come insegna la fisica a ogni azione corrisponde una reazione. Non si può acquistare su un piano senza perdere su un altro.

Dal canto loro le donne hanno conquistato quello che chiamano il diritto di lavorare; lo chiamano diritto ma in molti casi, accecate dall’ideologia, non vedono più, e non hanno il coraggio di ammettere che preferirebbero avere più tempo da dedicare a ciò che hanno di più caro, la famiglia.

Mi sembra chiaro che in questo modo uomini e donne interpretino la parità in modo banale: quando le donne hanno rivendicato maggiori diritti, attenzioni, possibilità hanno sicuramente intrapreso una battaglia sacrosanta. Ma se la parità viene così banalizzata – maschi e femmine devono fare le stesse cose – è peggio per tutti, tutti si vive peggio. L’umanità dopo la caduta continua a dimenticare la sua chiamata alla comunità di amore più perfetta, la famiglia, come dice Edith Stein. Inquinati dalla sete del dominio reciproco, uomini e donne dimenticano che la famiglia è figura del grande corpo mistico che è la Chiesa. Nella famiglia, come nella Chiesa, ogni membro svolge la sua funzione peculiare e insostituibile: un piede non è la testa, un braccio non è un occhio. L’uomo è fatto per la lotta e la conquista, per fecondare il mondo fuori della casa, mentre la donna è fatta per curare, proteggere, custodire e la sua azione quindi ha il suo ambito specifico all’interno della casa. Questi due stili diversi nell’amare vanno continuamente messi a servizio l’uno dell’altro, bene attenti che l’attitudine dell’uomo non diventi dominio violento ed egoista, e quello della donna desiderio di controllare e soffocare. Se invece si cerca di armonizzare talenti e capacità, verrà naturale mettere insieme ciascuno le proprie capacità.

Non sarà più scandaloso, dunque, ammettere l’evidenza: che, sebbene gli uomini oggi abbiano giustamente imparato a ninnare i bambini all’occorrenza, questo alle donne continua a venire più naturale; che le donne sanno tenere in ordine la casa, e possono anche trovarlo piacevole, rimirare con soddisfazione un lavoro ben fatto, mentre un uomo tenderebbe per sua natura a risparmiare le energie mantenendo l’abitazione a un livello di minima decenza; che un uomo può cucinare, certo, e può farlo anche molto bene, ma troverà matematicamente impossibile farlo mentre corregge compiti, ascolta capricci e telefona all’amica in crisi, perché un uomo farà sempre solo una cosa per volta.

Un lato positivo questa massiccia campagna a favore della parità, però, ce l’ha: oggi al servizio in casa noi donne non siamo più costrette per insindacabile convenzione sociale, ma possiamo abbracciarlo con gioia e con inedita libertà. Non perché costrette, ma per amore, perché lo sappiamo fare, e, anche se questa cosa non si può dire ad alta voce, perché forse ci piace anche un po’.

da IL TIMONE maggio 2012

54 pensieri su “La parità banale

  1. Qualcuno ci aveva creati diversi, qualche anno fa. poi però l’uomo, con il suo vizio di perfezionamento, ha pensato di poter fare di meglio…Te lo dice una laureata, martirizzata, ex prof che al sesto figlio ha capito la bellezza di essere donna a tempo pieno…

  2. Leggo sempre, ma non commento con la voluta frequenza, ma in questo caso trovo che sia veramente un discorso poco profondo che nasce in una cultura come la nostra (quella italiana) in cui l’uomo ancora oggi è ben lontano dalla parità con la donna.
    Oggi la donna spesso è costretta a dover lavorare e la necessità di doversi destggiare fra compiti casalinghi e lavoro dipendente è sfiancante. L’uomo italiano spesso considera un lavoro da donna tutto ciò che è entro le mura domestiche.
    Per andare poi sul personale io ho un marito il quale ogni faccenda lui compia sporadicamente in casa la rimarca per minimo le due settimane a venire. Tale è per lui l’innaturalità della cosa che gli rimane scolpita nella mente.
    Fosse poi quanto meno autorevole! Anche quel compito è delegato a me.

    Avendo vissuto però anche una visione di vera uguaglianza, in cui in base alle proprie capacità e proprio diletto le due parti della coppia si supportavano e aiutavano dove uno non arrivava vi dico che è molto meglio il secondo modello. Parlo però di una cultura del nord europa dove per un uomo era naturale saper fare e soprattutto fare!

    Non annientiamoci dunque nella visione retrogada dei rapporti uomo donna…
    La parità esiste, ma non nel mero esercizio di metro in cui ciò che faccio io lo devi fare anche te in pari misura.

    1. “Non annientiamoci dunque nella visione retrogada dei rapporti uomo donna…
      La parità esiste, ma non nel mero esercizio di metro in cui ciò che faccio io lo devi fare anche te in pari misura.”

      “un discorso poco profondo che nasce in una cultura come la nostra (quella italiana) in cui l’uomo ancora oggi è ben lontano dalla parità con la donna.
      Oggi la donna spesso è costretta a dover lavorare e la necessità di doversi destggiare fra compiti casalinghi e lavoro dipendente è sfiancante. L’uomo italiano spesso considera un lavoro da donna tutto ciò che è entro le mura domestiche.”
      Parole sante che condivido al 100%.

  3. Gian

    Io ti condivido al 99% e ti stimo moltissimo, ma qualche volta ho l’impressione che tu sottovaluti alquanto il “multitasking” dell’uomo e sopravvaluti quello della donna. Forse tu ti riferisci allo standard corrente, ma ci sono situazioni in cui, per motivi di salute di uno dei due, l’altro si carica anche delle incombenze dell’altro e questo per periodi anche molto lunghi.. In questi casi ci sono persone che maturano e altre che sclerano alla grande. L’uomo questo mistero.. la donna questo mistero. Con affetto..

  4. Io credo di avere un fidanzato “alieno” a cui piace, fin troppo, cucinare, pulire (al punto da chiedere, nel bel mezzo di una festa da un’amica, dove fossero spugna e detergente per dare una sistemata al bagno perché “anche un bagno pulito e gradevole rende una festa più bella”) e riordinare in modo decisamente maniacale. Peccato solo per la faccenda “stiro”, altrimenti sarebbe davvero la perfezione (d’altronde si sa che l’ottimo è nemico del bene, pertanto mi accontento).
    😉

    Detto questo…Biancamoramora, giustamente osservi che bisogna guardare alle capacità di ognuno: pensando al mio caso personale sarei proprio “in una botte di ferro”! Io credo però che, oltre a guardare alle capacità, bisogna anche entrare in una logica di sacrificio.
    La relazione funziona anche nelle cose di ogni giorno non tanto per il “faccio questo perché ne sono capace (e l’implicito “mi piace/mi gratifica”), quanto piuttosto per la logica del sacrificio gratuito: portare la spazzatura fuori oggi proprio non mi va, ma c’è bisogno di farlo e quindi lo faccio. Senza recriminare (tasto dolente, ma tenere a freno la lingua è a volte cosa molto proficua) e con amore (altro tasto ben più dolente).
    In base alla prima logica le cose vanno bene finché va, finché ciò che faccio mi gratifica. Passando al livello “sacrificio gratuito” si rende il tutto più saldo e durevole. Questo lo sto sperimentando a fatica sulla mia pelle.

    Uomini e donne: siamo dispari per natura, e di questo ne vado fiera!

    1. Ciò che mi chiedo però è perché spesso il sacrificio sia soprattutto al femminile… Almeno a casa mia! Io faccio tantissime cose che non mi andrebbe di fare e cerco di farmele piacere. Mio marito sbuffa e non metaforicamente e ha i classici 5 minuti di preparazione mentale che si tramutano in 20 per fare qualcosa che non gli andrebbe.
      In questo caso scado sempre nella fiera delle banalità, ma buone colpe le hanno le madri.

  5. Velenia

    mio marito non solo dispone i fiori con sapiente maestria ma contemporaneamente ne determina genus e specie,va bè è un botanico,ma che c’entra?Il problema è che vorrebbe che anche i piatti dentro gli stipetti fossero divisi con i criteri di Linneo e ogni volta che rigoverna lui (accadeva di più quando avevo i pancioni,ora meno) poi non riesco a ritrovare cose essenziali come il pelapatate o il pepe.Soprassediamo sul fatto che casa nostra somiglia a una foresta subtropicale con tanto di tartarughe,aragoste e pesci ( le salamandre sono morte,pace all:anima loro).Mio padre,invece,è tuttora un perfetto casalingo,anche meglio di mia madre,e vi assicuro che autorevolezza ne ha da vendere.
    Sono d’accordo piuttosto che ognuno debba fare ciò che gli riesce meglio e che si debba uscire dalla logica di rivendicazione,io preferisco dire dalla logica della trattativa sindacale.Poi è comunque buona norma concentrarsi sulle cose importanti (riuscissi a farlo almeno una volta!)meglio una pila di piatti sporchi che esaurirsi e far esaurire un marito boccheggiante sul divano con 4 pargoli abbarbicati addosso.

  6. Costanza, forse,( scusami se mi permetto) usa e ci propone in modo a volte caricaturale le normalità che vive e osserva perchè ha fretta di sedurci tutti alla profonda verità delle nostra natura di maschio e femmina, di creature meravigliose e misteriose. La profonda diversità e bellezza e uguaglianza che ci descrive come uomini (antropos) e uomini (aner, andros) e donne io credo la possiamo assaporare per davvero solo in Gesù Cristo Nostro unico Signore e Salvatore.So anche che a volte io mortifico e me e mio marito nella banalità del quotidiano forzando lui e me ad una falsa parità. Per cui lì diventa vitale che a stirare ci pensi io e magari lui no. Per la cronaca comunque cucina meglio ma molto meglio di me (e la cosa un po’ mi rode). Siamo diversi. E’ questo che viene attaccato, ridicolizzato, sistematicamente attaccato. E questo Costanza lo dice e lo ridice e lo stradice..e fa bene

  7. Paola, permettitit, permettiti!!! Dico così tante volte le stesse cose che a volte fa bene anche a me ricordarne il senso profondo, l’orizzonte più ampio. E’ come quando ripeto di raccogliere i calzini un miliardo di volte al giorno. Il punto ovviamente è l’educazione, e non il fatto che io non abbia voglia di fare quei tre metri dalle camere al cesto della biancheria sporca. Con gli uomini il punto non è chi fa cosa, ma il realizzare profondamente la vocazione specifica servendo senza misurare.

  8. Erika

    Sono d’accordo con Costanza, nell’essenza del pensiero, che è quello di uscire dalla logica della sopraffazione e della ripartizione “contabile” degli oneri domestici.
    Credo anche che sia vero che uomini e donne sono sostanzialmente diversi nell’approccio alle cose della vita.
    Poi, certo, l’istinto alla cura non si estrinseca sempre allo stesso modo.
    Io, ahimé, sono una casalinga “livello base”…tendenzialmente disordinata e tragicamente inadeguata in tutto ciò che concerne l’abbellimento e la decorazione della casa (mio marito non mi ha lasciato scegliere una sola tenda, in quanto ritiene, a ragione, che io sia affetta da una sorta di dislessia cromatica) 🙂
    .

    Quello che mi ha sempre lasciato sorpresa è vedere come la gestione domestica diventi per molte coppie una fonte inesauribile di litigi e incomprensioni…cosa che a noi, fortunatamente, non è mai accaduta.
    E non certo perché abbiamo stabilito a tavolino tempi e modi e competenze.
    Fare le pulizie, il bucato ecc. è una rottura di scatole sia per me, donna, che per lui, uomo, ma bisogna farle e alla fine si fanno.

    Ho notato però che il problema è assai più sentito nelle coppie che passano direttamente dalla casa dei genitori a quella “coniugale”.
    Un uomo che, prima di sposarsi, abbia vissuto da solo, impara ad arrangiarsi nelle cose domestiche, senza che questo mortifichi in alcun modo la sua virilità. Almeno per mio marito è stato così.
    Poi, certo, io cerco di sollevarlo il più possibile da certe incombenze, visto che passa al lavoro più tempo di me, ma questa cosa lui la accoglie con riconoscenza, sapendo benissimo che fare le faccende per me non è naturale e divertente solo perché sono una donna…
    😉

  9. nonpuoiessereserio

    Un uomo farà solo una cosa per volta ma è in grado di guardare 3 o 4 programmi sportivi contemporaneamente, oltre ad un paio di film e un notiziario con il giornale in mano e un bicchiere di vino sul tavolino.

    1. vale

      …. e poi loro dicono che gli omarini non sanno fare nulla contemporaneamente( compreso l’estraniarsi dalle domande sul tempocosavuoiacenanonhainotatonientedinuovo ecc……)
      sembra facile.anni e anni e anni di studi applicati…..

    2. Erika

      Luigi, e fare tutte le cose che hai elencato, togliendo i programmi sportivi, ma aggiungendo la manicure?
      ;-).

      1. nonpuoiessereserio

        Effettivamente Erika, e il pensare ad altro mentre voi ci parlate annuendo però a tempo ed azzeccare una risposta sensata ad una domanda non ascoltata?

        1. G

          Oppure, ammettere candidamente che si ricorda un 10% di quello che io dico? Quindi, questo mi porta a dosare assai le parole, nel timore che si ricordi le parti negative o superflue.

    3. paolopugni

      falso! Fare zapping non vuol dire guardare contemporaneamente 6-7 programmi, vuol dire non capire nulla contemporaneamente di 6-7 programmi, oltretutto perdendosi regolarmente i gol

  10. FLO-FLO

    Credo che il mio matrimonio potrebbe essere ancora più felice di come è oggi se io ragionassi come te, cara Costanza….e accettassi fino in fondo la diversità tra me e il mio compagno di vita …ma a me non viene così facile.
    Mi fai sorridere quando dici che tuo marito non saprebbe nemmeno quali finestre di casa hanno una tenda….allora sono in molti così???
    Questo post mi ha fatto molto riflettere…..purtroppo capita più spesso di quanto vorrei che rivendico aiuto da mio marito nella gestione della casa….con l’attenuante ( vi prego concedetemela!) che spesso passo più ore di lui fuori casa per lavoro. (alla faccia del diritto delle donne di lavorare…..che conquista!!!). Premetto che al momento non posso optare di lavorare di meno avendo io un lavoro fisso e mio marito precario.
    Dovrei sicuramente accettare con amore tutto ciò che lui spontaneamente fa, e devo dire che rispetto a tanti altri, fa molto….piuttosto che pretendere che possa sostituirmi in pieno, e magari facendo le cose come vorrei io….
    Con la teoria ci arrivo ma nella pratica sono un disastro!!!!
    Si accettano consigli pratici…..a volte sono queste banalità che fanno scattare le incomprensioni…..

  11. Erika

    @Flo Flo: se vi trovate nella situazione per cui sei tu a passare più tempo al lavoro, secondo me e’ DOVEROSO che tuo marito aiuti.
    Mi spiace, ma in questi casi e’ una questione di buon senso.
    Altra cosa e’ il pretendere che le cose siano fatte “esattamente come le avresti tu”.
    Questo non va bene, se la lavastoviglie non e’ caricata alla perfezione pazienza, l’ importante e’ fare squadra. In bocca al lupo!

  12. paolopugni

    calma donne, qui bisogna mettere i punti sulle i.
    1) ho imparato dai corsi Oeffe, organizzati dai bravissimi formatori milanesi su ispirazione dell’Università di Navarra, che un conto è il ruolo, che è sessuato (uomo, donna, padre, madre) altri sono i compiti che possono essere condivisi: compresi i pannoli. Qui basta addestrarci e impariamo
    2) ci sono differenze biologiche tra uomini e donne: non devono diventare alibi, ma devono creare consapevolezza
    3) il vero sesso debole è quello maschile, ma ce la caviamo bene a mascherarlo con l’uso della forza. E’ un trucco…
    4) l’uomo è competitivo per definizione, e un po’ pigro: se fate tutto voi è un lusso, non c’è neanche da negoziare per non far nulla… metteteci alla prova e siate meno mamme
    5) dateci tempo: non appena avete fatto una richiesta dovremmo averla già portata a termine. E… che fretta c’è?
    6) applicate al tempo il medesimo criterio che applicate allo spazio: quando ci dite “aspettami qui” per noi quel qui è un cerchio di 20 cm di diametro. Se vi diciamo noi “aspettami qui” per voi quel qui è una regione vasta come la transilvania! Così è il tempo per noi: adesso è dopo la partita, i gol, le interviste, i commenti, la premier league, la bundesliga, la liga… ma se diciamo che facciamo, facciamo…
    😉

  13. Buona Sera Ragazzi! Una delle foto alle quali tengo di più è la foto di mio padre con me a tre mesi, mentre mi dà il biberon. Lui è il più grande delle sorelle e dei fratelli. Aveva 18 anni quando nonna è morta, e lui si è occupato di tutta la nidiata. Quando siamo arrivati noi tre, era già ” allenato “, ma come tutti gli uomini, il saper fare tre cose assieme resta prerogativa di ” mammà “!

  14. sebbene gli uomini oggi abbiano giustamente imparato a ninnare i bambini all’occorrenza, questo alle donne continua a venire più naturale; che le donne sanno tenere in ordine la casa, e possono anche trovarlo piacevole, rimirare con soddisfazione un lavoro ben fatto, mentre un uomo tenderebbe per sua natura a risparmiare le energie mantenendo l’abitazione a un livello di minima decenza

    Mi spiace ma in parecchi casi è falso: a dispetto dei tentativi di mia madre e di mia nonna di insegnarmi a tenere la casa, a tutt’oggi non ho né la voglia né le capacità per mettere in ordine. Lo faccio solo se costretta.
    Dolce Metà, al contrario, non riesce a stare in mezzo al disordine, pulisce la cucina senza lasciare nemmeno un alone ed è un casalingo nato. E, scusate se sono sfacciata, è estremamente virile mentre asciuga i piatti e passa lo straccio sul pavimento.

    1. Io guardo il lavoro svolto e penso che se non esco di casa divento isterica….ti capisco, non siamo naturalmente più portate. Anzi, io da piccola non ho mai voluto l’aspirapolvere-giocattolo o la cucina-giocattolo, perché pensavo che da grande ci avrei passato fin troppe ore con quelle cose!

  15. Costanza Miriano

    cara FLO FLO, l’unico consiglio pratico che mi viene in mente è quello di non brontolare, perché il cuore e le mani molto spesso seguono la lingua. Quello che diciamo o non diciamo ha un grande potere sulla realtà. ma poichè è difficile imporsi di non dire, prova a importi di rimandare il brontolo. magari ti scrivi su un foglietto tutte le cose che non ti sono andate giù, e il più delle volte il giorno dopo non ti sembrano così importanti. In più un uomo non pressato, non formattato, può trovare nella libertà la gioia di dare.

  16. Santo cielo io trovo molto più banale scrivere che “L’uomo è fatto per la lotta e la conquista, per fecondare il mondo fuori della casa, mentre la donna è fatta per curare, proteggere, custodire e la sua azione quindi ha il suo ambito specifico all’interno della casa”, l’uomo e la donna sono fatti per amare e non è per niente ovvio (ne normale) che noi donne siamo più brave a sistemare i fiori e che pulire casa ci piace, che masochismo anzi! Cara Costanza ti leggo spesso perché mi diverte molto come parli della vita di coppia (la tua evidentemente), ma il mondo è assai diverso e richiede a mio parere una maggiore elasticità nel considerare la famiglia, più che di normalità io preferisco parlare di autenticità della famiglia e la maggior parte delle famiglie “normali” non sono per niente autentiche. Ti voglio bene,
    Roberta

    1. Già: “autenticità” come “spontaneità”, “elasticità”, “flessibilità”… Le parole d’ordine della società liquida. Relazioni umane come beni di consumo. Questa invece sarebbe l’“ampio” orizzonte che ci viene prospettato… Sia benedetta la tanto irrisa normalità che sola ci preserva dall’essere semplici, banali prodotti del nostro tempo.

  17. FLO-FLO

    @Costanza: grazie del consiglio. In effetti qualche volta ho provato a rimandare il mio brontolare, e poichè il giorno dopo c’era sistematicamente un’altra cosa, quella del giorno prima già non aveva peso….solo che spesso non sono riuscita a farlo con quello del giorno dopo e quello dopo ancora. Farò davvero la prova che mi hai indicato..sono sicura che ce la posso fare!!!!
    @Erika: devo imparare che ci sono tanti modi per fare una cosa….non solo il mio!
    grazie degli ottimi consigli.
    Nonostante ho sempre pensato che tutti possiamo fare tutto….ad oggi invece mi rendo conto che la mamma e il papà hanno caratteristiche naturali diverse…ed è ora che con questo aspetto ci faccio pace!!!!
    Ieri mio figlio voleva fare un gioco con degli elastici su un tappeto elastico…a me faceva paura…non glil’avrei fatto fare….il papà, molto più coraggioso di me l’ha mandato ed io ho creduto al suo punto di vista (ovviamente tutto nella sicurezza e sotto la sua supervisione)….il bambino era felicissimo e si è divertito tantissimo…. credo che per i mie figli è un dono avere un papà così…..non solo per le avventure che gli fa fare e che io eviterei alla grande, ma anche per tutto l’amore e la guida che gli dà.
    Grazie Costanza per questo blog!

  18. Twentyrex

    Cara Costanza, leggerti non è solo un piacere, ma un vero e proprio arricchimento spirituale. A parte l’invidia che cresce in maniera inarrestabile nei confronti di tuo marito, trovo nelle tue parole la memoria di fatti importanti del mio passato ed il conforto che purtroppo mi è negato da chi mi sta accanto. Quando mi sono chiesto come sia possibile che questo accada malgrado ci separino più generazioni, l’unica risposta valida che ho trovato è che certi sentimenti, certe sensazioni e certe logiche non hanno tempo. L’ira di Gesù nel tempio non è poi così diversa da quella che mi sorge irrefrenabile quando mi sento discriminato perchè cattolico. Quanto all’argomento della parità dei sessi, mi sono fatto una opinione che, in buona sostanza, coincide con quanto affermi. Ma devo aggiungere che siamo ancora nella fase “esplosiva” e, quindi, dobbiamo attendere che si esaurisca l’ondata d’urto e si ristabilisca l’ordine naturale. Devi considerare che sono passati appena trenta anni da quando sono riuscito a far nominare come mio sostituto una donna. Allora in una banca era inconcepibile che una Filiale potesse essere diretta da un dipendente di sesso femminile, che, invece, poteva fare anche una certa carriera in uffici centrali, ma sempre senza potere assumere ruoli direttivi. La rivoluzione è ancora giovane e, per certi versi, ancora incompiuta. Certo il timore che tu rilevi che questa possa condurre a snaturare la “difference”, come usano dire i francesi anteponendo anche il “vive”, è reale e le tue considerazioni saranno certo oggetto di critiche anche feroci. Ma io sono ottimista, pur essendo difficile esserlo in questa società che sembra aver imboccato la via della barbarie: come in economia esiste la fase della recessione, così la società subisce la fase di involuzione ed oggi, per effetto di strumenti di morte sempre più facilmente accessibili, questa è segnata dalla violenza.
    Ricordo EInstein che dava un valore particolare alle crisi perchè stimolavano l’individuo a lottare e studiare per trovare soluzioni e superarle. In questo momento vi sono famiglie che hanno perso ogni fonte di reddito e soffrono la fame. Non credo che questo conduca alla loro disgregazione, ma anzi le renda più unite e spiritualmente più salde. Ed i ruoli trovano il loro giusto posto. Anche se è più facile che sia la donna a trovare qualche lavoretto, lei resta sempre la madre e la moglie. Ma anche nei ceti più alti dove sono numerosi i casi di donne “in carriera”, avviene che si trovi chi ha superato la fase rivoluzionaria ed ha ritrovato il suo pieno equilibrio. Ricordo di una manager statunitense, anzi di una top manager, che, mi pare. appena cinquantenne ha abbandonato il lavoro perchè non voleva più strascurare la sua famiglia. E, se pensiamo ai lauti compensi accumulati, è evidente che qui non giocava il problema economico, ma quello personale, intimo, vero.
    Termino con un ricordo, diverso ma simile al tuo. Quando mio figlio era ancora piccolo ebbi la possibilità di poter tracorrere una giornata a casa dei miei genitori. Allora io lavoravo fuori e si rientrava solo qualche fine settimana, ospiti quasi sempre dai miei suoceri. Ad ora di pranzo, mi avvidi che mia madre preparava la tavola solo per tre. Le chiesi il motivo e lei, senza scomporsi, mi rispose che mio padre avrebbe pranzato nella mia camera accanto al letto dove avevamo messo a dormire mio figlio.
    Il sudore e la fatica di tuo padre sono la stessa identica forza d’amore che mio padre ha manifestato in maniera diversa.
    A presto rileggerti.

  19. rita

    molto bello questo articolo, riflessioni sempre argute specie perchè vengono da una donna che le vive. Certo per me che sono cresciuta nel post 68, è una realtà tutta da imparare. Negli anni 70 e 80 la pretesa di “partà” la bevevi con il latte, ma ora che mi ci trovo a vivere in famiglia, con un uomo che non è mio fratello (col quale potevo tranquillamente prenderlo a calci e aspettarmi altrettanto per regolare i conti), ma mio marito, capisco che la rivendicazione dei pari diritti non solo è inutile, insostenibile e non vera, ma addirittura controproducente, perchè può creare attrito nella coppia. Una strata tutta in salita quindi la mia ad imparare un nuovo modo di essere donna, più vero e confacente alle mie potenzialità. Grazie del tuo aiuto da persona più esperta di me in questo campo

  20. Mi è venuto da ridere perchè mio padre sa fare tutto quello che in questo articolo si dice un uomo non abbia la minima idea di come fare, non solo ma gli piace anche. Compra e dispone lui i fiori in casa, vantandosi giocosamente di essere un artista dell’ikebana, adora tende tendine e tendaggi, mobili antichi e tutto quello che c’è di inutile e decorativo per la casa. Cucina da dio, cuce e accompagna a scuola le figlie (nonché falle amiche, a danza ecc ecc.). E soprattutto ci veste. Si ho omesso che fa il designer e ha gusto e passione per la moda. È lui che in casa ha 8000 paia di scarpe. Senza di lui non andiamo a fare shopping. E se ci vede uscire di casa senza tacchi o trucco si indigna. Sicuramente è atipico, forse è eccentrico, forse è l’eccezione che conferma la regola. Di sicuro è uno spasso. ( E per coloro cui venissero ragionevoli dubbi posso asserire che è al contempo molto virile!) XD

    1. @gretapiccininni è proprio quello che cercavo di spiegare sicuramente siete atipici per qualcuno come costanza ma secondo me molto più autentici di tanti altri, anzi secondo la mia esperienza sono sempre di più e mi dispiace per gli altri che non approvano, non vedo in questo il declino della famiglia o della società 😉

      1. Io ho avuto una bambina e avendo solo 22 anni e studiando ho bisogno necessariamente anche dell’aiuto del fidanzato che cambia pannolino, fa bagnetti, gioca, somministra medicinali, addormenta e cucina alla grande…. E lo fa con piacere senza che sia per questo sminuito nella sua identitá di uomo o io nella mia di donna e mamma!

  21. I problemi sono diversi comunque, dal lavoro che è praticamente sempre full-time per entrambi nella coppia, all’educazione nella famiglia di origine. Purtroppo ancora oggi anche nelle famiglie più educate il figlio maschio viene allontanato dalle faccende di casa, magari inconsciamente a volte di proposito, per cui una volta creata una famiglia propria non concepisce neanche il bisogno di certe azioni in casa. Io sono passata da un padre che fa tutto ciò che c’è di tecnico in casa (si rompe qualcosa? lui lo aggiusta qualsiasi cosa sia, ti serve qualcosa? Lui lo crea.) senza però mai toccare pentole, lavatrice o scope, ad un compagno che nella teoria vorrebbe aiutare nella pratica vince pigrizia e non abitudine a fare le faccende domestiche. Per cui accende il boiler per i piatti, ma poi si “dimentica” di lavarli, sgrida me perchè lascio i calzini in giro (si lo ammetto, li lascio in giro) ma poi non distingue roba sporca da pulita e io ogni volta devo mettere tutto a lavare… Cambiare si può comunque, di fronte alle necessità, tutti si possono rimboccare le maniche e imparare, perfino persone come mio padre..

    1. Questa cosa dell’educazione del figlio maschio l’ho vista anch’io con mio fratello: per quanto mia madre continui a dire che no, non è vero, che io e l’Essere siamo uguali, quella con cui si incavola se trova casa in disordine sono io. La cosa divertente è che il furbacchione, quando costretto, con le faccende di casa se la cava meglio di me ed è molto più ordinato della sottoscritta.

      1. Io lo vedevo tra una mia amica e suo fratello, ma lo vedo anche quando dico in giro che cucina (quelle poche volte) il mio ragazzo. Mia nonna (che dovrebbe stare dalla mia parte in ogni caso) si scandalizza, e si preoccupa. I suoi genitori invece se per caso sentono che cucina lui (e tra l’altro gli piace pure farlo) gli fanno i test periodicamente chiedendo chi ha cucinato questa sera, se ho preparato io o lui, come ci organizziamo… robe da matti..

  22. Diversi commenti – gli argomenti sono sempre gli stessi, si ripetono ciclicamente e banalmente quando c’è un post che tratta della differenza tra i sessi – ci fanno tastare con mano quanto sia penetrata in profondità l’ideologia di genere. Spicca anche l’intolleranza ideologica tipica di chi ritiene i propri schemi e parametri come indiscutibili, bollando come “retrogradi” tutti i discorsi alternativi.
    Costanza ha semplicemente espresso, sostanziandola con episodi tratti dalla propria esperienza personale, la tesi secondo cui esiste uno specifico femminile e uno specifico maschile, una natura femminile e una natura maschile. Ciò non toglie che più le specificazioni dell’essere umano si fanno concrete, più si articolano differentemente in ciascuno di noi (ognuno, come si dice, è un caso particolare). Quando si dice che qualità tipiche dell’animo femminile sono: accoglienza e capacità di tessere relazioni, attenzione alla persona concreta, ecc., questo non equivale affatto a sostenere che anche nell’uomo non siano presenti in “dosi variabili”, com’è stato ripetuto all’infinito anche in questo blog. Questo non toglie che in media siano qualità riconducibili allo specifico femminile. L’ideologia di genere invece sostiene che ogni differenza tra i sessi ha natura storico-culturale. Ciò significa però che le relazioni tra uomini e donne sono perfettamente intercambiabili. Questa è una caratteristica dei beni di consumo. E non è un caso. Peccato che la libertà di scegliere tra “prodotti” intercambiabili, dunque identici nella sostanza e differenti solo nella confezione esteriore, quella che serve per “conquistare la quota di mercato”, sia una libertà che nega se stessa. Posso scegliere solo se ho alternative realmente differenti e diversificate.
    Ma a leggere tanti entusiasti sostenitori di una simile “libertà” viene da pensare che l’umanità attuale, che pur si pavoneggia esaltando la propria “superiore civiltà” (come quella dei “mitici” paesi nordici, le siocietà che hanno ridotto l’essere umano una cellula del Grande Animale), non sia molto differente da quella che vendeva la propria primogenitura per un piatto di lenticchie…

    1. Andreas, qua non si tratta di bollare come retrogradi i discorsi alternativi, ma semplicemente di contestare con esempi pratici quello che viene presentato come un fatto universalmente vero, ovvero che le donne saprebbero tenere la casa meglio degli uomini e che questi ultimi sarebbero fatti per conquistare il mondo, mentre le prime per tenere il fortino..
      Non mi pare così assurdo dire che uomini e donne sono diversi: ragioniamo in maniera diversa, reagiamo in maniera diversa e siamo diversi. Il problema è: queste differenze giustificano quanto detto sopra? Leggo:

      gli uomini sono stati costretti a imparare il servizio in casa, pena terribili accuse di egoismo, e questo è successo a scapito della loro autorevolezza, perché come insegna la fisica a ogni azione corrisponde una reazione

      e mi chiedo perché un uomo dovrebbe sentirsi meno autorevole nel lavare i piatti. E anche perché io dovrei sentirmi invece soddisfatta nel mettere a posto casa e nel vederla bella come se fosse appena uscita da una rivista. Perché io sono diversa da Dolce Metà in tante cose, su questo non ci piove. Questo però non toglie che non me ne freghi niente delle faccende domestiche, che la prospettiva di fare la casalinga mi atterrisca e che la gestione della casa nel senso più ampio non faccia per me. E non mi sento di certo meno donna per questo.

      1. Perdonami, ma quanto leggo non scalfisce quello che ho scritto: non fai che ripetere un’obiezione che non intacca né la tesi del post né il mio commento. Potremmo tranquillamente riforumulare in maniera più astratta la tesi del post di Costanza dicendo che la donna ha una maggiore inclinazione per la “politica interna” della famiglia mentre l’uomo è naturalmente più inclinato per la “politica estera”. Senza farla troppo lunga, è un discorso di “media”, ok? “In media” la donna ha un’attenzione particolare a tutto ciò che concerene la conservazione e la cura della vita interna della famiglia. Ciò non toglie che ci siano donne più portate alla “politica estera” di altre, altre perfino più capaci degli uomini. Ma non costituiscono la regola. Quindi ha poco senso che tu ti metta a elencare esempi contrari a quelli di Costanza, perché non “confuti” nulla. Ciò che dici si limita a confermare che alcune donne hanno più inclinazioni maschili di altri, alcuni uomini hanno più tratti femminili di altri. Nessuno sta ragionando in termini dialettici e binari (aut-aut: o sei donna o non lo sei), semplicemente la tua noncuranza per le faccende domestiche è un tratto più tipicamente maschile.
        Peraltro notavo che anche le tue e vostre contestazioni, che fanno leva su esempi pratici della vita di tutti i giorni, (le relazioni con i padri, i fratelli, i fidanzati,ecc.), anche queste sono tipicamente femminili (attenzione alla persona concreta, alle relazioni). Di teoria astratta ce n’è pochina e assai sgangherata. Quindi paradossalmente anche nel muovere osservazoni critiche trova conferma l’esistenza di una specificità femminile e di una specificità maschile.

        1. Andreas, io non nego che gli uomini e le donne siano diversi, l’ho scritto anche sopra. Io nego che queste differenze si traducano in “donna=casa” e “uomo=fuori”. Mi pare ovvio, se non altro per un mero fattore ormonale, che tu sia in quanto uomo psicologicamente diverso da me. Il punto è: le specifità di voi uomini rendono i servizi in casa un pericolo per la vostra autorevolezza? Francamente non vedo come.

          1. Credo che tu non abbia afferrato il significato di questo articolo, continui a non cogliere il cuore della questione. Intanto non è solo questione di ormoni: le “economie psichiche” dell’uomo è della donna sono differenti anche perché le nostre fisiologie sono differenti, è proprio un altro “impasto”. Quello che sostiene l’articolo è: esiste una tendenza in atto da tempo (sotto il nome di “ideologia di genere”) che sostiene che uomo e donna siano null’altro che “prodotti” indifferenziati e intercambiabili, non esseri differenziati e interdipendenti. Ecco perché poi l’articolista ricorre all’esperienza, oltre che alla ragione, per dimostrare che non è vero. Non sta “universalizzando” in maniera rigida le manifestazioni concrete di questa differenza fissandole per omnia saecula saeculorum. È chiaro che le realizzazioni pratiche di questa specificità maschile e femminile hanno un margine di contingenza e flessibilità legato alle culture, alla storia, al costume. Ma non è questa la tesi centrale del post. La tua coppia di opposti dentro/fuori ad esempio ha poco senso ad esempio in una famiglia come “unità di produzione”, come erano le nostre famiglie contadine fino a non tantissimi anni fa. Sia cose sia, l’esistenza di una differente ripartizione dei ruoli tra i sessi è una conseguenza della diversità del loro “impasto”, quindi delle loro specificità. Nessuno dice che i ruoli e la suddivisione delle mansioni pratiche siano assolutamente fissi e rigidi, chiaro che ci deve essere una elasticità e un minimo di funzionalità a seconda delle esigenze della coppia e delle circostanze della vita. Ma non è questo il punto: il punto è che oggi è teorizzata esplicitamente l’idea che i ruoli di “genere” siano intercambiabili a piacere, non c’è alcuna differenza. E c’è una bella differenza. Quindi non è in pericolo solo la virilità, è in pericolo anche la femminilità.

            1. Ho detto che già solo gli ormoni basterebbero a renderci diversi, non che sono solo quelli a farlo.
              Non penso che esistano “ruoli di genere”, né che il cambiare le carte in tavola rispetto alle convenzioni danneggi i due sessi. Sì, ritengo che la gran parte dei ruoli convenzionalmente affidati a uno dei due sessi (sfornare bimbi a parte) sia interscambiabile; poi è ovvio che l’approccio al problema sarà differenti a seconda che lo affronti un uomo o una donna, ma questo non toglie che in linea di principio entrambi possano affrontare gli stessi problemi, anche se in maniera diversa.
              Il pericolo non sta nell’affidare a un uomo (o a una donna) ruoli affidati convenzionalmente all’altro sesso, ma pretendere che prendano la stessa strada dei predecessori. Un uomo che assume un ruolo canonicamente femminile, come la cura dei figli ad esempio, non sarà mai sovrapponibile a una donna che fa lo stesso. Farà scelte diverse, si comporterà in maniera diversa e probabilmente otterrà risultati diversi; non per questo si può pensare che lo scambio non sia lecito, che l’impresa fallirà e che sarà per lui svilente. Idem per noi donne.
              Uomini e donne non sono prodotti indifferenziati, ma ritengo che siano molto più interscambiabili di quello che le convenzioni vorrebbero.

              1. JoeTurner

                ceeerto, sfornare bimbi a parte, molto a parte (tanto si possono sempre non “sfornare”, in un modo o nell’altro)

              2. Quello che scrivi serve solo a ribadire che non hai ben capito di che stiamo parlando. Torno a ripeterti che il punto è un altro: esiste tutta una corrente ideologica e di pensiero che sostiene una tesi ben più radicale, non cioè che i concetti di uomo e donna sono soggetti a un dinamismo storico-culturale, dunque a un certo margine di flessibilità. Si afferma e si teorizza che siano solo elaborazioni storico-culturali, che è cosa ben diversa da quello che hai scritto. E l’articolo a questa ideologia intende opporsi. Secondo l’ideologia di genere non esiste una natura femminile o una natura maschile, ma solo ruoli convenzionalmente attribuiti, dunque sesso biologico e ruoli di “genere” sono radicalmente separati e totalmente intercambiabili. Questo significa desostanzializzare le relazioni intime, affrancate dal loro carattere personale. Le relazioni più strette sono contraddistinte da un tipo di socialità detta primaria, imperniata sul dono reciproco. Sono le relazioni tra persone che si conoscono, che hanno un volto e un nome, condividono esperienze comuni, vincoli affettivi (parentela, matrimonio, amicizia, ecc.). Viceversa il tipo di socialità che l’ideologia di genere intende instaurare anche nel campo di queste relazioni strette è detta invece secondaria: è una modalità relazionale astratta, impersonale, generica e universale, infatti è tipica delle relazioni tra sconosciuti, come nel campo delle relazioni economiche o della vita pubblica in generale. La spersonalizzazione dei rapporti più stretti ha delle conseguenze esiziali per la libertà di ciascuno di noi, perché dove si estingue la persona subentra il collettivo.

                1. E io ribadisco che concordo sulla contestazione della teoria in questione, dato che continuo a ripetere che sì, siamo diversi, ragioniamo in maniera diversa, sentiamo, vediamo anche in maniera diversa. Quello con cui non concordo sono le conclusioni che da ciò vengono tratte.
                  Qua non si tratta di rendere tutte le famiglie uguali, tutti i rapporti tra uomo e donna uguali in nome di qualche ideologia astratta. Anzi, è proprio il contrario: io difendo il fatto che, sopra due basi “di genere”, ogni individuo abbia delle caratteristiche peculiari che lo portano a declinare queste caratteristiche di base in modi diversi. Questo, secondo me, rende impossibile bollare dei ruoli come femminili e altri come maschili: bisogna vedere caso per caso se io come singolo, non solo come uomo o donna, ho l’attitudine a fare certe cose.

                  1. E allora, ti ripeto per l’ultima volta, non hai afferrato il senso dell’articolo né hai presenti i termini della questione. E si nota dal fatto che continui a mescolare elementi tratti ora da una tesi, ora dall’altra, senza aver presente invece come esse nascano da orizzonti culturali e filosofici incomponibili. Per cui da un lato sembri riconoscere l’esistenza di una natura femminile e maschile (*), da un altro sembri non riconoscere che queste differenti nature possano conseguentemente dar luogo, come è ovvio che sia, a manifestazioni e realizzazioni storiche ugualmente differenziate (come i ruoli). Ripeto che nessuno ha detto che i ruoli e le “mansioni” siano fissi e rigidi, intoccabili e stabiliti nei minimi dettagli una volta per sempre. Per cui nessuno nega un certo dinamismo e una certa flessibilità, ma questo non toglie che esista uno stile relazione tipicamente femminile e uno tipicamente maschile. Non si tratta infatti di tornare all’antico, ma di tornare al reale e di incarnare queste specificità nel mondo di oggi.

                    (*) A scanso di equivoci, parliamo sempre di due polarità della persona umana, non in contrasto tra di loro ma complementari. Questo significa che la differenza sessuale non costituisce una differenza in quanto alla dignità morale. Uomo e donna hanno pari dignità morale perché condividono la medesima natura. Invece sono proprio il femminismo radicale e l’ideologia di genere a sostenere che uomo e donna non sono tra di loro in rapporto di polarità (organico) ma di contraddizione (dialettica), dunque in stato di guerra. Ecco perché Costanza continua a ripetere che occorre uscire dalla logica della competizione e del confiltto.

              3. Ulteriore precisazione: fos87 parla spesso di “convenzioni” a proposito dei ruoli maschili e femminili. Anche qui occorre dire che è proprio l’ideologia di genere a voler ridurre la differenza sessuale a un fatto convenzionale. Come ha osservato la piscologia Giovanna Axia la convenzionalità ha un carattere contingente, fluttuante e umorale, nel vero senso della parola. Le basi morali e naturali dell’essere umano invece sono differenti dalle regole convenzionali: è evidente (*) che imperativi come “non ucccidere” e non “rubare” non posso essere dettati dalla fluttuazioni dell’uomore o ai desideri del cuore. Per cui quando si parla di natura maschile e femminile ci si riferisce a una base etico-naturale dell’essere umano che non è soggetta a simili oscillazioni, mentre i comportamenti concreti hanno indubbiamente una componente convenzionale. Ma sono gli ideologi del gender a negare questa constatazione a ridurre la polarità sessuale a una semplice convenzione sociale.

                (*) Oggi non tanto, a dire il vero, e guarda caso sono sempre gli stessi ad aver poco chiara questa distinzione. Sarà un caso che abortismo e femminismo radicale vadano di pari passo?

  23. infinitomeno1

    Meno male che c’è ancora chi ha il coraggio di affermarle queste (belle) differenze. Grazie

  24. Alessandro

    Il guru Umberto Veronesi ha parlato. Dichiarazioni fresche di giornata (Sette, supplemento del Corriere della Sera dell’ 8 giugno, pp. 103- 104):

    “- L’uomo e la donna stanno cambiando?

    R: Le differenze biologiche rimarranno sempre, ma andranno ad attenuarsi nel tempo. Non parlo di una mutazione, eh. Siamo in campo antropologico. E le cause del cambiamento sono semplici: all’inizio dello scorso secolo eravamo un miliardo, oggi, siamo sette miliardi. E’ difficile pensare che si possano avere più di due figli per ogni coppia. Il tramonto delle donne che allevavano dai 10 ai 15 figli ha spinto il mondo femminile a occuparsi dell’attività pubblica. Con grandissimo successo. Contemporaneamente, l’uomo sta perdendo le sue caratteristiche maschili più rozze e tende a trasformarsi in una figura sessualmente ambigua. L’attrazione tra i due sessi si potrebbe attenuare di conseguenza.

    – Ci aspetta un futuro con meno sesso?
    R: No, non con meno sesso. Si svilupperanno altre forme di sessualità.

    – Sa quanto costa un preservativo?
    R: Non so. Spero costi poco.

    – Lo Stato dovrebbe distribuirli nelle scuole?
    R: Perché no? E’ stato fatto in Francia.

    – Succederà mai in Italia?
    R. Temo di no.”

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