81 pensieri su “Un decalogo per l’uomo che ama

    1. Mi perdoni l’attitudine da matematico, ma le uniche “accuse” ai punti 6 e 7 sono: “arrivare vergini al matrimonio non è da sfigati” e “Se ottieni rubando sei un vile, non un vero uomo”. La prima di fatto non è un’accusa, perché nulla viene detto di chi non arriva vergine al matrimonio. La seconda invece “accusa” chi ruba ma nulla dice di chi non ruba. Se lei è convinto che non stava rubando niente, il problema per lei non si pone, no?

  1. “In anni lontani, durante una conversazione in cui erano emersi tutti i veleni e le minacce che stavano facendo oscillare paurosamente la barca di Pietro, concluse con disarmante certezza che – in ogni caso – è il Signore stesso che guida la storia e porterà lui in salvo la sua Chiesa.”
    Così Socci riporta le parole di Ratzinger.
    E come potrebbe non essere così, per un credente?
    Pre questo altre volte ho parlato del vostro bipolarismo (che sospetto retorico) ora parlate di vento tempestoso ora di roccia che non trema incrollabile (a parte i terremoti)quando invece vi dovrebbero fare un baffo a voi gli uragani considerata la fede su cui poggiate. D’altra parte Gesù nel Vangelo non prende anche quasi in giro gli apostoli quando hanno paura del lago tempestoso?

  2. Alessandro

    Splendido post. Che mi fa venire alla mente quanto segue:

    “Occorrerà pertanto nella nostra pastorale giovanile […] richiamare con fermezza e limpidità che non sono ammissibili comportamenti che suppongono già la fusione delle esistenze propria dei coniugi, come i così detto rapporti prematrimoniali, e che non corrisponde alla serietà della visione cristiana l’abitudine dei fidanzati di passare insieme le vacanze, al di fuori del sano contesto familiare e comunitario.

    La desuetudine del termine “fidanzamento” – e quindi l’indebolimento del concetto stesso di un tempo di avvìo risoluto e pubblico verso il matrimonio, con impegni morali e sociali seri anche se non definitivi – ha costituito indubbiamente uno dei segni della banalizzazione del rapporto uomo-donna e un contributo alla crisi della realtà matrimoniale.
    Oggi si ha l’impressione che i giovani più riflessivi siano disponibili a recuperare la sostanza dell’antica impostazione. Bisogna aiutarli a percorrere questa strada.

    Si tratta di far capire loro che essere fidanzati significa non essere arrivati all’unione sponsale ma essere in cammino. E’ il tempo del noviziato, prima della donazione irrevocabile, in cui si deve faticosamente passare dall’io al noi, si costruisce la coppia, ci si allena alle fatiche psicologiche della vita a due. […] Non ci si sposa – non ci si dona reciprocamente – solo perché “si sta bene insieme”: questo tipo di motivazioni può valere al massimo per andare di comune accordo a mangiare una pizza, non per fondere le due esistenze.”

    (Giacomo Biffi, Liber pastoralis bononiensis, pp. 276-78)

    1. Alessandro

      Ieri sera il Papa ha detto:

      “il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio esige diverse decisioni, esperienze interiori. Come ho detto, è bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà.

      Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita».

      Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. Questo, tutta la personalizzazione giusta, la comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre”

      1. Alessandro

        “Il mondo ha bisogno di vite limpide, di anime chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere. È necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio.

        È proprio ora che ci è data nella Madonna la miglior difesa contro i mali che affliggono la vita moderna; la devozione mariana è la sicura garanzia di protezione materna e di tutela nell’ora della tentazione”.

        (Benedetto XVI, dall’Omelia nella Canonizzazione del Beato Frei Galvão nel Campo de Marte a São Paulo, 11 maggio 2007)

  3. Erika

    Mi piace molto il post.
    Mi lasciano perplessa solo i punti 6 e 7, perché , anche se la rispetto, fatico a comprendere la morale cattolica sul sesso, questa visione del maschio che “ruba” la verginità.
    Io ho prima di conoscere mio marito ho avuto delle storie, ci sono state persone con cui ho viaggiato, fatto l’amore, diviso un pezzetto di strada.
    Non mi sono mai sentita “derubata ” e questo non mi impedisce di dedicare tutto, anima, corpo, mente, all’uomo che ho sposato.

    1. Alessandro

      La morale cattolica muove dall’insegnamento rivelato secondo cui il vincolo matrimoniale, e solo quello, rende i coniugi una corpo solo. La donazione reciproca completa dei corpi degli amanti non può dunque attuarsi se non tra quegli amanti che sono sposi, cioè che sono congiunti da un vincolo che li rende un solo corpo (come potrebbe avverarsi questa donazione reciproca completa tra due soggetti che non formano un corpo solo, che non hanno ancora irreversibilmente congiunte le proprie esistenze?). Ecco in breve donde discende il divieto dei c.d. rapporti prematrimoniali.

      Quanto alla verginità “rubata”, nel rapporto prematrimoniale la verginità femminile è “rubata” dal maschio non meno di quanto la donna si lasci “derubare” della propria verginità. Insomma, per la morale cattolica si tratta di uno svilimento reciproco del maschio e della femmina, e il fatto che essi siano consenzienti nel rapporto prematrimoniali e non avvertano alcuna prevaricazione mutua non diminuisce l’errore.

      Non pretendo di aver convinto, ma mi premeva richiamare in sintesi i termini della questione alla luce dell’insegnamento della Chiesa.

      1. Ti premeva? Ma quanto ti premeva, diccelo? E ora che avessero osservato la questione “alla luce” del magistero che facessero i giovani, o i vecchi?

  4. Tra l’altro S.Paolo (sempre a lui bisogna fare riferimento in caso di sessualità, era fissato!)parla di vedove che si possono risposare, ma non dice se possano risposare uomini anche loro vedovi o uomini vergini, o meno, perchè nel cao un uomo non fosse vedovo potrebbe anche, putacaso, non essere vergine a quindi in peccato essendosi unito con donna (sic!)brutto sudicio!!! O sono io che mi sbaglio e S. Paolo (ovviamente)aveva già previsto tutti i possibili casi?

    1. Alessandro

      Mai sentito parlare di confessione sacramentale?

      “È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
      Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.” (2Cor 5, 19s).

      Chi ha avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio è a quella che deve ricorrere.

    2. I rapporti intimi, proprio perché coinvolgono le profondità del nostro essere, sono soggetti al rischio dell'”amore di fusione”, che cancella e distrugge l’io personale. Nell’uomo, a differenza dell’animale, l’istinto non è dominatore. L’uomo non ha un “sistema di regolazione interna” necessariamente operante. Perché in lui c’è una dimensione di libertà sconosciuta all’animale. Questo significa che l’istinto nell’uomo reca una possibilità – che all’animale manca – che al tempo stesso è indice di grandezza ma anche fonte di pericolo. Il fatto che l’uomo non sia riducibile alla somma dei suoi istinti reca in sé anche il rovescio della medaglia: la possibilità della dismisura, la possibilità concreta che l’istinto perda la misura, si confonda con mille altre pulsioni, divenga bramoso e dunque distruttivo. Questa tensione tra i poli dell’esistenza umana può portare a una una disarmonia distrutiva e non può che richiedere un ordinamento della sessualità, ecco perché la Chiesa insegna giustamente che l’amore vero richiede di essere esercitato in un contesto improntato alla fedeltà. Senza contare che il momento unitivo nel sesso è connesso a quello procreativo, e anche in questo caso l’accoglienza di nuove vite esige una struttura, cioè una forma di vita collettiva tenzialmente stabile e non soggetta ai colpi di vento dei “brividini del cuore”, per dirla con Gaber.

        1. Alessandro

          “quasi tutti/e (salvo casi disperati) credo che la pensi come te”.

          Chi sei, un demoscopo?
          E poi non è importante che la maggior parte la pensi – ipotesi – come me. Non mi interessa che “quasi tutti/e la pensano come me”, ma mi interessa aver ragione. Aver torto in amplissima compagnia non mi consolerebbe.

            1. Alessandro

              Dimostrami che non ho ragione.
              Altrimenti fai un’affermazione gratuita, che non conta niente.

              1. Dimostrami che non ti posso dimostrare che non hai ragione….
                Non hai ragione per il semplice fatto che non c’è nessunissima ragione per cui uno a un certo punto non tiri giù le mutande alla sua innamorata(o non c’è ragione che tenga, [le mutande]se preferisci)

                1. Alessandro

                  “Dimostrami che non ti posso dimostrare che non hai ragione….”

                  No. Tu hai detto che ho torto, quindi sei tu a dover dimostrare che ho torto. Altrimenti – ripeto – le tue sono affermazioni gratuite, che per me contano niente (sono tue opinioni, che ritengo sbagliate, e della quale quindi non so che farmene)

                  “Non hai ragione per il semplice fatto che non c’è nessunissima ragione per cui uno a un certo punto non tiri giù le mutande alla sua innamorata(o non c’è ragione che tenga, [le mutande]se preferisci)”

                  La ragione per trattenere gli appetiti da te pittorescamente descritti sta nel semplice fatto che Gesù Cristo, che è Dio, ha insegnato quanto segue:

                  “Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
                  Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
                  Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.
                  Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”.
                  Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
                  Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.

                  (Mt 19, 4-9)

                  Cioè ha insegnato che il matrimonio è uno e indissolubile. Quanto ai rapporti sessuali, non solo nei Vangeli non v’è alcuna traccia che Gesù fosse condiscendente nei confronti dei rapporti extramatrimoniali, ma è chiaro che su questo punto Gesù non corregge la Legge, cioè considera peccato un rapporto sessuale extramatrimoniale (come d’altronde avrebbe potuto essere lassista nei confronti di questi rapporti chi era ancora più restrittivo di Mosè rispetto al matrimonio, tanto da vietare il ripudio che Mosè non vietava?).
                  Si consideri inoltre che quando Gesù dice: “l’uomo lascerà suo padre e sua madre si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”, quel “saranno una carne sola” si riferisce certamente anche all’unione sessuale. La quale unione pertanto – questo sta dicendo Gesù – può realizzarsi solo quando l’uomo e la donna sono congiunti in matrimonio, perché fino a quando non sono congiunti in matrimonio non formano una carne sola.
                  Per Gesù, i concubini (cioè coloro che hanno rapporti sessuali extramatrimoniali) non sono una carne sola, e quindi è lecito che si dividano (a differenza degli sposi, per i quali è vietato il ripudio); ma poiché solo ai coniugi – come s’è mostrato – è lecito avere rapporti sessuali, in quanto solo i coniugi sono una carne sola, i concubini sono peccatori, perché essi hanno rapporti sessuali pur non essendo una carne sola (e non essendo una carne sola in quanto non sono coniugati tra di loro).

                  Quanto è quanto insegna Gesù, che io confesso essere Dio. E a me basta per ritenere in quanto tale peccaminoso ogni rapporto sessuale extramatrimoniale (prematrimoniale, extraconiugale et similia).

        2. Sai Alvise, come direbbe (il tuo amato?) Kierkegaard il vangelo non ci insegna a vincere gli uomini con la forza del numero, ma a testimoniare la verità. Pochi o molti, questo non ha alcuna importanza.

          1. Andreas, la mia era una frase fatta. Sì, è vero, hai ragione, Sono e sono stati quasi sempre in pochi a dire le cose più “giuste”.
            Il guaio è che ora voi i non siete pochi, purtroppo. e non dite cose o giuste o non giuste , ma sciorinate le vostre paginate apostolico-diocesane come fossero in esse “magistralmente” già tutte scritte le cose giuste. Per quanto riguarda il mettere il becco (Alessandro) siete voi a mettere sempre il becco tra le mutande (immancabilmente ) degli altri. Io mutande cattoliche mai nemmeno sfiorate.E non mi tirerei certo indietro!!!
            Questo decalogo che c’è sopra è solo una cosa imbarazzante, metti gli altri in imbarazzo, per voi.

            1. correggo. mette, il decalogo sopra mette in imbrazzo le persone, non vi capita mai di sentirvi in imbarazzo per gli altri, o per quello che potreste aver detto voi stessi?

              1. Alvise.

                Premesso che per me sei e rimani un mito assoluto, tutto quello che vuoi. Ma prima mettiti d’accordo almeno con te stesso… Non hai appena detto che solo i casi disperati la pensano come noi, che quasi tutti/e la pensano diversamente? 😀
                Dai, al netto delle batttute mi sembra che si cerchi anche di sviscerare il contenuto delle “paginate apostolico-diocesane” (ahahah, ma come ti vengono fuori?), no? Quanto alle mutande, penso che basti il semplice buon senso per dire che oggi il pericolo non viene dalla “dittatura della moralità” ma dalla “dittatura della trasparenza”. E le mutande nemmeno ci sono più perché son state gettate ben prima…

                Guarda, mi sentirei “vagamente” in imbarazzo solo se qualcuno avesse postato un simile decalogo:

                1. Lei è solo una delle tante. Ricorda: ogni lasciata è persa.
                2. Fai solo promesse da marinaio, prometti quel che non puoi mantenere
                3. Non festeggiare MAI le vostre ricorrenze. Anche perché come fai a ricordartele tutte? (lei è solo una delle tante, ricordi?)
                4. Tratta i suoi genitori come pezze da piedi
                5. Sfrutta le sue debolezze per ferirla (non lo cantava anche Ferradini? “Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore. Non farti vivo e quando la chiami fallo come fosse un favore. Fa sentire che è poco importante, dosa bene amore e crudeltà. Cerca d’essere un tenero amante ma fuori dal letto nessuna pietà'”)
                6. Commetti ogni genere di atti impuri, attento solo alle malattie (vabbè, questa l’ho rubata a Veneziani).
                7. Approfittati di lei! Sempre per il principio (non negoziabile) per cui “ogni lasciata è persa”, che non ammette eccezioni!
                8. Comportati in modo falso, com’è noto la sfiducia è il cemento di ogni rapporto duraturo
                9. Desidera le doti, le gonne e le mutande altrui.
                10. Sii invidioso di ogni suo successo, la guerra dei sessi non conosce tregua.

                Ecco, a questo punto preferisco la sana, maschia ruvidezza delle regole del Fight Club…

  5. Erika

    Alessandro e Andreas Hofer: grazie per le vostre risposte.
    Io non intendo sminuire il sesso, non credo che possa essere slegato dal sentimento.
    Papa Ratzinger ha scritto parole splendide sull’argomento. L’ Eros non si lascia mai totalmente separare dall’ Agape.
    Infatti non avrei mai potuto avere rapporti fisici con qualcuno che non fosse pronto a dividere con me l’eventuale arrivo di una nuova vita.
    Se questo fosse successo le cose sarebbero andate diversamente.
    Ma non e’ successo e abbiamo deciso di prendere strade diverse.
    Il punto e’ che faccio fatica a sentirmi in colpa per qualcosa che e’ stato tenerissimo, responsabile e che, almeno a mio parere, non ha tolto nulla a mio marito.
    Anche lui ha avuto altre donne, prima di incontrare me.
    Non mi disturba questo, non avrei mai voluto che restasse vergine fino a 38 anni, l’età che aveva quando ci siamo conosciuti.
    Se ha scelto me, dopo averne conosciute altre, la cosa non può che lusingarmi.

    1. Erika.

      Grazie a te, intanto. Vorrei solo precisare che nessuno insinua che tu ti debba “sentire in colpa”, personalmente trovo aberrante e moralistico istillare sensi di colpa. Certo, il senso di colpa fa parte di una sana “economia della psiche”, è qualcosa di analogo al dolore fisico che segnala un disturbo delle normali funzioni vitali. Penso siamo tutti d’accordo che l’assenza di senso di colpa in presenza di atti particolarmente gravi sia indice di qualcosa di guasto e patologico. In un certo senso segnala che non siamo stati all’altezza di quel che avremmo dovuto essere.
      Ma non è questo il punto. Siamo tutti grandi e vaccinati, ognuno è personalmente responsabile e ha il diritto di maturare una riflessione personale su questi temi senza gli anatemi irrispettosi e volgari di qualche “convertitore di professione”. Poi naturalmente se ne discute, usando gli argomenti della ragione e del rispetto per la dignità della persona.
      Però, ripeto, non è questo il punto: il punto è sapere se esiste una logica del reale, un ordine nella realtà, cioè la possibilità di un’armonia – per quanto sempre parziale e instabile a livello pratico – nei rapporti tra esseri umani. Fare il male, prima di tutto a noi stessi, è separare ciò che secondo quest’ordine originario va invece unito. La Chiesa e la ragione ci dicono che questo ordine esiste, che amore e sesso non vanno confusi ma nemmeno disgiunti.
      Poi è chiaro che non tutti siamo uguali, la tensioni di quelle polarità esistenziali non in tutti agiscono allo stesso modo e con la medesima intensità. C’è chi ha una personalità strutturata e riesce comunque a non farsi soggiogare dall’isitinto. C’è chi invece, intralciato da un io malfermo, ne è agito come da una forza cieca. E la libertà irriflessa e corrotta di uno spirito imputridito porta a degradazioni tali da raggiungere a un livello molto più basso di quello animale. Penso che la “morale cattolica” in fondo scaturisca semplicemente dall’osservazione della realtà e da un giudizio ragionevole e realistico, che tiene conto di tutte le dimensioni della persona, inclusa la sua libertà. Poi la rivelazione ci dice, come osservi giustamente tu, che la morale ha carattere autentico, organico e vivente solo se in essa si consuma l’incontro tra eros e agape.
      Ma questo incontro avviene di rado senza tensioni e la libertà umana rischia di risultarne annichilita. Per questo una dei compiti essenziali della Chiesa è di proteggere la libertà da se stessa. La libertà è una pianta fragile, incline a cadere in basso, verso la terra. L’insegnamento della Chiesa le offre un sostegno, un puntello, un tutore che le permetta di elevarsi verso l’alto. Come disse un vecchio cappuccino, la Chiesa è una “rastrelliera dove c’è fieno per tutti i musi”, c’è spazio per gli spiriti più eccelsi ed elevati come per quelli più malfermi e tormentati. Ma a tutti va indicata la via della salvezza.

  6. Ma poi, cosa dovrebbe confessare qualcehduno a un prete di aver fatto per amore con la sua innamorata, atti impuri?
    Come è possibile definire atti impuri fare all’amore? Scusate per la marmellosità del linguaggio, ma è così, anche, che si dice “fare l’amore”. Nelle campagne toscame quando uno è fidanzato o è stato didanzato: fa” all’amore con… ” faceva all’amore con…” Ma cosa volete mettere il becco in queste cose?!?

    1. Alessandro

      Ci mancava solo la pretesa che la morale cattolica si modelli sui modi di dire delle campagne toscane!

      Se come te io non credessi in Dio, né nel sacramento nell’ordine né in quello della confessione, eviterei di mettere il becco in ciò che un cattolico deve o non deve confessare al prete, in ciò che è peccato per un cattolico e ciò che non lo è.

    1. Alessandro

      si vede che bella gioventù ha allevato la logica “dacci dentro, fa’ sesso basta che sia sicuro, ogni lasciato/a è perso”. Il dilagare di divorzi (con il loro portato di dolore), di matrimoni usa e getta, di aborti; frotte di perenni adolescenti affettivi in disperata ricerca di stabilità e identità…

  7. non lontano, intanto…: è iscritto alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica di Milano nel curriculum specialistico di Editoria letteraria, scientifica e culturale, dopo essersi laureato nel 2010 in Storia nella stessa facoltà con tesi su “La pieve di Gorgonzola all’epoca della riforma tridentina (1566-1605)”.(sic!!!)

    1. Alessandro

      Guarda che l’autore del post di oggi è Carlo Martinucci: “classe 1988, vive a Ferrara dove studia Matematica pura dopo essersi laureato sempre in Matematica pura con una tesi sulla pettinabilità delle palle pelose. Si professa orgogliosamente cattolico apostolico romano (e non ambrosiano) nonostante trascorra probabilmente più fine settimana (e dunque assista a più S. Messe) a Milano piuttosto che a Ferrara. Ha una smodata ammirazione per Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936), che cita ogni volta che gliene si presenti l’occasione. Per quanto riguarda Cuore d’Europa, ne gestisce il blog ed è il responsabile della promozione del giornale.”

      http://www.cdmi.it/blog/la-redazione/

      1. Erika

        …la “pettinabilita’ delle palle pelose”?…
        Non si finisce proprio mai di imparare…
        :-).

  8. Cecilia

    L’ho letto qualche giorno fa sul blog “Cuore d’Europa” e mi ha colpito molto per la sua bellezza e per l’essere davvero controcorrente di questi tempi. E’ specifico per gli uomini ma penso che anche le donzelle come me possano arricchirsi leggendolo. Incontrarlo un uomo che la pensi così….me lo sposo subito! 😉

    1. Io sono già vecchia ed una gran parte dei ragazzi del Cuore d’Europa gli ho conosciuti qualità di loro “baby sitter”…
      Ma ribadisco che, se avessi trovato uno così quando ero ragazza, me lo sarei sposata subito!!!
      P.S.: Alvise, sono dei gran bei ragazzi, tutt’altro che sfigati!

      1. perfectioconversationis

        Confermo: i ragazzi di Cuore d’Europa sono tutt’altro che lo stereotipo del cattolico sfigato. Roba che se avessi vent’anni e fossi atea, sarebbero un grande incentivo alla conversione… 😉
        Invece ne ho più di 40 e mando da loro i miei figli a fare i campeggi ogni estate, sperando che seguano l’esempio.

    2. Ti ringrazio! Come ripete spesso Costanza, non perché scrivo cose alte questo implica che io incarni quello che scrivo: ci si prova, e si spera qualche giorno di fare un po’ meno peggio del precedente. Ma ti assicuro che di ragazzi che la pensano in questo modo, e anche meglio di come posso esprimere io, ci sono!
      Solo, a volte ci si sente un po’ marziani, nel chiacchierare con amici di amici a cui in tutta tranquillità racconti che i tuoi piani per il futuro sono “sposarmi il prima possibile e avere, a Dio piacendo, anche quattro o cinque figli” e ricevere in cambio uno sguardo di puro terrore alla sola idea del matrimonio e – peggio del peggio, anatema sit – ad avere dei figli, e tanti!, prima dei trent’anni!

  9. Le palle pelose (non meglio specoficate)
    Una volta andava di moda la teoria dei nodi (Thom&) (un compaesano di Thibon) poi si sono trovati altri modi di pavoneggiarsi…

  10. nonpuoiessereserio

    Pur non contestando il decalogo nella sua sostanza da un punto di vista dottrinale, credo che non sia uno strumento che possa servire a qualcosa. L’autore è del 1988 e si investe dell’autorità di stilare un decalogo? Cosa che neppure il Santo Padre si sognerebbe di fare. Lo trovo azzardato. La vita è fatta di mille sfaccettature, lo Spirito soffia là anche dove noi non immaginiamo. Giudicare vile uno che può aver ceduto ad un atto amoroso per debolezza è esagerato, chi può giudicare il cuore di un uomo? Solo Dio può farlo.

    1. Caro Luigi:
      Devi pensare che anche loro (i titolari del blog) come tutti i titolari dei blog possibili immaginabili devono fare gli strani, non soltanto in quanto a richiamo specifico, in quanto tale, blogghesco, ma anche, fosse, come ricaduta non solo di successo intrinseco di visitazione ulteriore del sito, ma anche, augurabile, fruizione estrinseca, insieme alle palle pelose, il formaggio gorgonzola , eccetra, onde mettersi in luce in una società nella quale ormai mettersi in luce è il soffio vitale sine quo non, come da me stesso praticato sul mio blog denutrito, di tutto, ma egualmente proseguo indomito, anche io fatto schiavo dello spirito del tempo, di merda.

    2. Luigi, io non sarei così drastico. Trovo molto bello e utile questo decalogo scritto da un ragazzo ancora in giovane età. Ventiquattro anni, è l’età giusta per i proclami cavallereschi (*), non trovi? Se a quell’età non si ha uno spirito ardente e traboccante, quando mai lo si avrà? L’età si incaricherà di portare prudenza, accortezza e realismo. Che spesso però con l’età siamo tentati di confondere col grigiore delle mezze misure e dei compromessi (questi sì un po’ vili, ammettiamolo…). E allora non giudichiamo troppo duramente l’impetuosità prompente di un ragazzo che vuol essere il cavaliere della sua dama. Io la penso così.

      (*) “Ogni uomo dove essere cavaliere verso la fanciulla, verso la donna. Non rende questo servizio chi spesso sta loro d’attorno, ma chi sa quando è il momento di stare in compagnia e quando di star soli. E nemmeno è cavaliere chi racconta alla fanciulla tutte le difficoltà in cui si trova e non fa che addossarle, oltre quelle che già le competono, anche le proprie, ma è cavaliere se viene a capo da solo delle sue faccende. Compie un servizio cavaileresco chi, di fronte alla fanciulla, tiene il contegno più rigoroso e corretto, e se si accorge che essa si lascia andare, si contiene doppiamente, per sé e per lei”.

      (Romano Guardini, L’uomo cavalleresco, in Lettere sull’autoformazione, tr. it. Morcelliana, Brescia 1963-1971, 4. ed., p. 93)

      1. JoeTurner

        potrei anche aggiungere che Carlo non ha scritto un’enciclica ma un post, con l’intento, credo, di condividere ma anche di tenere a mente queste cose lui stesso. ( la questione della giovane età mi suscita invece solo ammirazione).
        ad Alvise invece vorrei dire che trovo curioso come spesso usi il proprio imbarazzo come metro assoluto e universale cioè se IO provo imbarazzo per VOI vuol dire che VOI siete imbarazzanti!

        1. Quoto Joe al 100%. Infatti di regola è così: si scrive per praticare una sorta di “autocorrezione fraterna”, per meditare e riflettere sulla propria vocazione, non per tranciare giudizi sentenzosi. Questi semmai li impiega chi vuole far sentire “imbarazzante” la temeraria impresa di aver osato smarcarsi dal sentire comune del proprio tempo.

    3. L’autore tende a precisare che è perfettamente consapevole di avere scritto un decalogo, non IL Decalogo; e tiene in alta, altissima considerazione il Decalogo, promemoria di Dio della legge naturale inscritta nel cuore di ogni uomo, al punto tale da riguardarlo anche quasi come un genere letterario, anzi di più, perché oltre a fornire la struttura in punti (che banalmente farebbe rientrare lo scritto nella categoria “liste”) fornisce anche gli ambiti di riflessione.
      L’autorità poi per fortuna non è questione anagrafica e in questo caso nemmeno questione personale (l’autore sa benissimo di non avere alcuna autorità – che ironia – su altri, il suo sforzo è già tutto incentrato nel mantenerne un briciolo su se stesso).

  11. Arrivo tardissimo a commentare questo post di Carlo, che trovo stupefacente per essere scrito oggi, da un ragazzo giovane!
    Lancio una domanda che, vista l’ora, rimarrà senza seguito: ma siamo proprio così sicuri che i giovani trovino così “imbarazzante” questo decalogo? O siamo noi meno giovani a farlo?
    Io vi ricordo che uno dei fenomeni di biglietteria più grandi degli ultimi anni tra i ragazzi è un film che parla di un vampiro vergine deciso a fare l’amore con la sua amata solo dopo il matrimonio…
    Le ragazzine vanno pazze di lui…
    Se io fosse un ragazzo ne farei un pensierino

  12. ancora una volta rimango stupita da quello che leggo. perché i nostri mondi, nonostante tutto sono così simili. Dagli ebrei osservanti, che cercano,anche se tutto il mondo rema in una direzione diversa, di continuare a seguire le tradizioni, ci si sposa giovani. prima del matrimonio, non ci si può nemmeno toccare. nemmeno un piccolo bacio. dopo il matrimonio non solo tutto è permesso, ma ci sono dei giorni del mese in cui il marito deve compiere il proprio dovere coniugale…forse è per questo che io mi sono sposata a 19 anni, mia figlia a 19 anni e a 40 anni rischio di diventare nonna?:) gheula

    1. Ah, ma il matrimonio ebraico, fra nissuin, kiddushin e ketubbah, è un argomento affascinante (parlando dal punto di vista del diritto ebraico, che è quello che conosco)

  13. Algo Carè

    Pare anche a me che spesso i più imbarazzati siano i rugosi. Primo perché molti preadolescenti passano il tempo a vedere filmati strani su youtube e non si stupiscono più di nulla. Ma poi gli è che le mode vanno e vengono: il libertinismo ovviamente ormonalmente attira, ma quando a predicarlo sono genitori, nonni, professori in andropausa e vecchi preti, finisce per essere imbarazzante agli occhi del rampollino che s’infila (i primi tempi sotto quella con scritto “DrugSexRock”, per non spaventare gli zii) la maglietta con l’effige di San Luigi Gonzaga.

  14. nonpuoiessereserio

    Vorrei chiarire il mio pensiero. Sono sempre stato un idealista. Fino all’età di 22 anni avrei potuto scrivere lo stesso decalogo compresi i punti 6 e 7, ora quelli pur riconoscendo loro una validità teorica li trovo un po’ troppo tecnici. Non trovavo nessuna ragazza, forse se lo scrivevo su un blog ne avrei trovato qualcuna (come posso vedere da qualche commento). Le circostanze della mia vita mi hanno fatto conoscere la mia futura moglie che era lontana anni luce dalla visione spirituale che avevo io della vita tanto da rifiutare l’insegnamento della religione a scuola e osteggiando sul nascere quelle che erano le mie sante aspirazioni. Gesù evidentemente mi teneva aggrappato ad un braccio mentre io percorrevo sentieri rischiosi. Aprendo una piccola parentesi, mia sorella iniziava un percorso con tutti i presupposti di perfezione, verginità pre matrimoniale, ritiri spirituali e quant’altro. Chiudo subito questa parentesi dicendo che purtroppo questo matrimonio è fallito dopo circa vent’anni con figlie che soffrono e tutta la disperazione conseguente. Tornando alla mia esperienza, dopo circa un anno di fidanzamento (non mi piace questo termine, preferisco parlare di morosa più che di fidanzata, lo trovo più proletario), durante uno dei miei oblii spirituali, in preda alla disperazione piangendo chiesi a Gesù che mi desse un segno se dovevo lasciarla, e lo avrei fatto pur essendo fortemente innamorato di lei. In una delle notte seguenti il sogno segno fu talmente chiaro, mi vedevo nel centro del mio paese a consegnare il pane alle persone e mia morosa era in disparte, poi mi ha guardato e si è avvicinata, mi ha preso il pane e ha cominciato a distribuirlo insieme a me. Da quel giorno ero più ottimista e pian piano tutto è cambiato. Le mie perplessità riguardano quei punti 6 e 7 perché non credo che si tratti di compromessi della vita, credo che si tratti di mettersi in gioco. Io sono ancora idealista e insegnerò ai miei figli quello che dice la Chiesa a riguardo ma mi spiace sentir etichettare con un vile o un mezzo uomo chi può aver fatto un’esperienza simile alla mia. Io posso essere vile e tutto quello che volete ma ho sofferto, e se ho ceduto insieme alla mia ragazza a qualche momento di intimità non l’ho fatto con l’intento di rubarle qualcosa. Il giudizio, il decalogo lo trovo da dottori del tempio.

    1. Luigi, perdonami ma io continuo a credere che tu abbia frainteso le intenzioni di Carlo, per i motivi che ho spiegato. Non bisogna “personalizzare” tutto. Chi di noi non è stato “vile” in vita sua? Sono il primo ad alzare la mano e a riconoscere di esserlo stato un’infinità di volte. Come si può essere forti si può essere anche vili, ma questo non comporta un giudizio sulla disposizione interiore della persona. Coraggio è la disposizione abituale a reagire con forza e saldezza d’animo, la fortezza è il comportamento riferito alla situazione concreta. Anche il più coraggioso può dimostrarsi non forte, quindi vile, nella situazione specifica. Questo non fa di lui un vigliacco certificato e bollato vita natural durante.
      Ma la nostra fede ci dice che dalle nostre viltà, piccole o grandi, ci possiamo rialzare perché in noi c’è una sostanza che non è “esaurita” dai nostri atti. La Chiesa non è una congrega di “perfetti” ma di peccatori bisognosi di misericordia. Ciò non toglie che si debba guardare in alto e tendere ad alti ideali, come ha detto il Papa a Milano. Con pietà per le nostre debolezze, certo, ma nemmeno senza idealizzarle. Che poi, sempre per debolezza, si possano anche “mancare” questi alti ideali non significa che siano sbagliati o irrealistici.

      P.s. Comunque posso testimoniare che non si trovano molte ragazze scrivendo su un blog, ma si vede che il problema è mio (sarà che ormai l’età è quella che è?)… 😀

      1. nonpuoiessereserio

        Grazie Andreas, mi piace quello che hai scritto e mi piaci molto come persona. Ho evidentemente frainteso ma non riesco ad amare questo post fino in fondo come sarebbe giusto.

        1. Luigi, per me è lo stesso e lo sai. Aggiungo che la tua è una delle famiglie più belle che abbia mai visto, assieme a quella di Costanza e Guido, e ritengo un privilegio aver potuto, anche se per breve tempo, godere del calore umano delle vostre famiglie. Questo solo alla fine conta, quello che abbiamo costruito sulla roccia. L’amore autentico produce frutti. E io ne ho visti in abbondanza. Quindi tu sei uno di quegli eroi del nostro tempo di cui parla Péguy, su questo non c’è dubbio.

          […] Il più grande errore, l’errore più stupido e grossolano è di credere, è immaginarsi che la vita di famiglia, siccome è una vita ritirata, sia anche una vita ritirata dal mondo. È esattamente e diametralmente il contrario. La vita di famiglia è invece la vita più coinvolta nel mondo, incomparabilmente, che al mondo ci sia. C’è un solo avventuriero al mondo, e ciò si vede soprattutto nel mondo moderno: è il padre di famiglia. Gli altri, i peggiori avventurieri non sono nulla, non lo sono per niente al suo confronto. Non corrono assolutamente alcun pericolo, al suo confronto. Tutto nel mondo moderno, e soprattutto il disprezzo, è organizzato contro lo stolto, contro l’imprudente, contro il temerario,
          Chi sarà tanto prode, o tanto temerario?
          contro lo sregolato, contro l’audace, contro l’uomo che ha tale audacia, avere moglie e bambini, contro l’uomo che osa fondare una famiglia. Tutto è contro di lui. Tutto è sapientemente organizzato contro di lui. Tutto si rivolta e congiura contro di lui. Gli uomini, i fatti; l’accadere, la società; tutto il congegno automatico delle leggi economiche. E infine il resto. Tutto è contro il capo famiglia, contro il padre di famiglia; e di conseguenza contro la famiglia stessa, contro la vita di famiglia. Solo lui è letteralmente coinvolto nel mondo, nel secolo. Solo lui è letteralmente un avventuriero, corre un’avventura.

          (Charles Péguy, Véronique. Dialogo della storia e dell’anima carnale, Piemme, Casale Monferrato 2002, pp. 103-104)

          1. nonpuoiessereserio

            Ecco allora, se io fossi una donna direi che mi hai commosso con queste parole che assolutamente non merito ma che ritengo valide se valutate con l’amore che Dio ha asperso sopra la nostra famiglia. Vorrei gridare a gran voce a tutte le donne del mondo che un valoroso condottiero cresce fortificandosi ed è pronto per una battaglia amorosa e fortunata sarà colei che presto giacerà tra le sue braccia.

            1. Grazie anche a te, Luigi, davvero di cuore. Se così dovrà essere potrò dire di avere avuto dei fulgidi esempi di cosa voglia dire essere un vero avventuriero del nostro tempo. Ora devo scappare, un caro saluto a tutta la tua famiglia! 🙂

  15. L’importante è che siano belli, il resto si starà a vedere…
    Per quanto riguarda la donna-casalinga e il marito cacciatore di malviventi e fringillidi..
    Torniamo, idealmente, un po’ indietro nel tempo, o spostiamoci, sempre idealmente, in altri posti geografici,
    le donne hanno sempre lavorato (e lavorano)come le ciuche, non solo in casa, coi bambini eccetra, ma nei campi, nelle botteghe, a cucire dalla mattina alla sera, a mungere le bestie, a guradare i maiali, a zappare, a arare, a portare materiale da costruzione, pietre, mattoni, sassi, a andare a prendere l’acauqa, a fare il bucato ai lavatoi e, ovviamente,a pulire il culo ai bambini, mentre i mariti o servi della gleba, (o dello Stato)o nel campo de Piovano, o falegnami, (il buon S. Giuseppe) o fabbri, o meccanici, fornai, mugnai, zappaterra generici, o becchini, o votafosse biologiche, o spalamerde eccetra….
    L’unica differenza non pulire la poppò, ora invece, gli uomini puliscono anche quella (magistrati a parte)
    p.s. Sono d’acordo, Il nuovo decalogo è da dottori del tempio, ma belli, però, in questo caso, oh come sono belli!!!

    Ma Vulcano era brutto e zoppo (e becco!!!)
    Ogno cosa il suo didietro (testa e culo)

    1. Alessandro

      “fabbri, o meccanici, fornai, mugnai, zappaterra generici, o becchini, o votafosse biologiche”

      o renaioli, scalpellini, lastraioli, fornaciai, cementai…

  16. “Questo solo alla fine conta, quello che abbiamo costruito sulla roccia. L’amore autentico produce frutti. E io ne ho visti in abbondanza.” ….dice Andreas, e io ho risposto:
    .Anche io, senza rocce metafisiche, ma concrete, autoctone.

    1. Alessandro

      E chi l’ha detto che “metafisico” si contrapponga a “concreto”. Dio è concretissimo, realissimo. Il più concreto che ci sia

      1. Fanciulla

        Se Dio fosse stato creato, non sarebbe Dio… ma ci sarebbe un qualcosa che è venuto prima di questo “dio minore”. Sin da Aristotele si parla di motore immobile, causa prima, creatore increato e così via.

    1. pari pari non credo, ma direi che “sposati e sii sottomessa” sia ben più significativo del mio decalogo 😉

  17. c

    Non esiste, non ancora:) sono la fidanzata, o morosa o chicchessia dell’autore. Mi intrometto un po’ tardi nella conversazione, ma come si fa a non ringraziare anche pubblicamente uno che scrive cose così. Forse uno la morosa non la trova scrivendo cose belle sui blog, ma di certo se la tiene ben stretta:)
    Per chi avesse ancora dei dubbi, sia io che Carlo siamo abbastanza umani e nonostante le antenne verdi e la coda ogni tanto si intravedano, facciamo di tutto per sembrare il più normali possibile. Scherzi a parte, l’ideale è alto e difficile, il modello a volte sembra irraggiungibile, ma la gioia di volerlo e seguirlo insieme paga qualsiasi fatica. Ecco quello che mi premeva dire: uno, è possibile; due, è bello.
    Ah scusate, tre, grazie Carlo:)

  18. Ho trovato questo decalogo molto buono e, a mio modesto avviso, molto veritiero. Condivido in pieno.
    Complimenti all’autore. Grazie!

    Ps: mi è piaciuta molto una frase trovata nei commenti (Erika): “Infatti non avrei mai potuto avere rapporti fisici con qualcuno che non fosse pronto a dividere con me l’eventuale arrivo di una nuova vita.”

    grazie a ciascuno per il proprio contributo nei commenti… Ciao !

    Aldo

    http://chihaorecchieperintendereintenda.wordpress.com

  19. Fanciulla

    Volevo ringraziare l’autore di questo post, che trovo veramente bello e significativo. E’ bello che ci siano persone così, che non hanno timore di proclamare quello che pensano (le stesse cose che, volenti o nolenti, dovrebbero pensare, credere e amare tutti coloro che si definiscono cristiani e cattolici).
    E’ tutto vero, infatti! In particolare, arrivare vergini al matrimonio si può, eccome, ed è bellissimo: la consapevolezza di aver seguito le parole di Cristo e di aver combattuto una “buona battaglia” (che, se il mondo attuale non fosse così com’è, non sarebbe neppure poi troppo difficile, strana o controcorrente) rende quel Giorno assolutamente radioso e immacolato.
    Io personalmente ho conosciuto il mio cavaliere e ho cercato di essere per lui una degna dama, alla Tolkien: solo così si può costruire sulla roccia il proprio avvenire, conservando puro e senza macchia il proprio amore.

    PS: 60 anni in due, sposati da cinque anni e con due bambini…

  20. Alessandro

    “In questa vita di umile fanciulla, che brevemente abbiamo tratteggiato, possiamo ammirare non solo uno spettacolo degno del cielo, ma ancora degno di essere considerato e ammirato in questo nostro secolo.

    Imparino i padri e le madri come bisogna educare rettamente, santamente e fortemente i figli affidati loro da Dio e come bisogna conformarli ai precetti della religione cattolica, in modo che, quando la loro virtù si troverà in pericolo, possano, con l’aiuto della grazia, uscirne vittoriosi, integri, incontaminati.

    Impari la spensierata fanciullezza, la balda giovinezza a non tendere miseramente ai fugaci piaceri del senso, non agli affascinanti allettamenti dei vizi, ma piuttosto impari ad aspirare, anche tra le difficoltà, a quella cristiana perfezione che tutti possiamo raggiungere con la volontà decisa, sostenuta dalla grazia soprannaturale, con lo sforzo, la preghiera. Non tutti certamente siamo chiamati a subire il martirio, ma tutti siamo chiamati a raggiungere la virtù cristiana.

    La virtù richiede forza, ché, se non arriva al grado eroico di questa fanciulla, non di meno richiede un’attenzione diuturna, diligente da non tralasciarsi mai fino alla fine della vita. Perciò piò chiamarsi quasi un lento e continuato martirio, a consumare il quale ci ammonisce la divina parola di Gesù Cristo: “Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Matteo 11,12).

    A questo, dunque, tendiamo tutti, sostenuti dalla celeste grazia: a questo ci inviti la santa vergine e martire Maria Goretti.”

    (Pio XII, omelia per la canonizzazione di Maria Goretti, 24 giugno 1950)

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