di Cyrano
«Ma statte zitta, ché quanno t’ho bbaciata l’artro ieri se sentiva ancora la puzza de quello sfigato der giorno prima!»
«Sfigato ce sarai te, che comunque c’avevi addosso er profumo de quella cessa de ‘a terza bbi sortanto ieri, datte ‘na regolata!»
No, non è la sbobinatura di una puntata di Uomini e Donne, né di Forum né di non so quale altra dotta tribuna televisiva: “ ‘a terza bbi ” è un indizio decisivo, sono degli adolescenti, e me li sono trovati tra i piedi andando a far catechismo in parrocchia. Solo un pensiero m’ha smorzato la sensazione di star sciupando irrimediabilmente il mio tempo con loro: il mio parroco e i viceparroci (ma non penso che agli altri vada molto meglio) devono percepire quella stessa fitta in modo terribilmente più sconsolato. “Mal comune, mezzo gaudio”, ma io direi anche meno (molto meno!) di mezzo, e comunque il prossimo che mi viene a parlare dei giovani come “speranza del domani” lo accoppo, come del resto ho già fatto con l’ultimo.
Ora vi racconto com’è andata avanti la discussione, mentre mi sedevo e cercavo di non farmi scendere il polso sotto le trenta pulsazioni al minuto. Prima, però, mi devo sbottonare un istante, perché questi dialoghi surreali tra adolescenti sono quasi la prova del nove: la storia della parità è stata contaminata (ben al di là dei ragionevoli e giusti riconoscimenti) da un’ideologia che a conti fatti è solo l’ultima metamorfosi del maschilismo. Mi ripeto, lo so, ma la questione è seria: com’è che invece di uniformarci verso lo standard del pudore femminile sono le donne che si sono sbragate all’infimo livello dell’impudicizia di certo maschiume?
Non che siano molto più concreti e quotidiani di quelli del giovane Werther, ma da che dipenderanno mai “I dolori del giovane Walter” (secondo me comunque un premio Strega si dovrebbe darlo, alla Littizzetto, anche solo per questo titolo!)? Non sarà che il giovane Walter soffre perché la giovane Jolanda gli assomiglia sempre di più? E che è, bisognava accettare che il giovane Walter facesse l’uccel di bosco fra le fresche frasche, mentre la giovane Jolanda si guadagnava l’aureola facendo il sugo e sopportando le infezioni riportate a casa dal giovane Walter?
Mo’ ve lo dico, quello che penso, ma riprendiamo il filo da dove l’avevamo lasciato in sospeso… anzi no… ora dovrei imbracciare la chitarra e mettermi a cantare sulle note di Brassens: «La suite serait délectable, / malheureusement, je ne peux / pas la dire, et c’est regrettable: / ça nous aurait fait rire un peu»*. Il fatto è che il seguito del dibattito tra i due piccioncini è stato così colorito… così arricchito da cinguettii di borgata… che mi vedo alfin costretto a proporvene una parafrasi riveduta e corretta (nonché letterariamente migliorata, si spera). Procediamo ordunque:
«Mia cara, non sta a voi biasimare le prodezze di un giovane di talento col pretesto di riferire ad esse le vostre bassezze»
«E vi prego, in forza di che stimate che siano bassezze in me ciò che reputate prodezze in voi? Non vorrete ancora sostenere che un giovane padrone di sé vada tenuto per un cavaliere di successo, mentre una damigella altrettanto padrona di sé per una cortigiana dedita al meretricio!?»
«Ebbene, mia cara, gli è una legge di natura che vi obbliga a piegarvi a codesta verità…»
«In fe’ mia, ardo tutta dal desiderio che me la esponiate, codesta legge di natura…»
«L’è tosto detta: figuratevi una chiave capace di dischiudere, aprire e financo dissigillare ogni serratura… non sarebbe essa una chiave portentosa?»
«Lo ammetto, lo sarebbe: non vedo però come il vostro paragone cada a proposito del diverbio presente…»
«Oh, ne va dritto al cuore, credetemi: cosa si potrebbe mai pensare, invece, di una serratura che possa similmente venire dischiusa, aperta e financo dissigillata da ogni chiave? Non vi vergognereste anche solo di supporre in detta serratura una qualsivoglia utilità?»
Ecco, un po’ come disse Manzoni di Lucia (si parva licet…): «Di tal genere, se non tali appunto», erano gli scambi di vedute tra i due fringuelli. Il gruppo prendeva parte, discreto ma presente, come un coro di Sofocle!
Adesso però torniamo seri, perché di cose serie si sta parlando: quasi che la chiave avesse un qualche diritto naturale a trastullarsi in quante più serrature possibili, escludendo ovviamente un viceversa.
La fanciulla tacque, vinta dal rigore spietato dell’analogia. In qualche modo trattenne pure i lacrimoni, forse per un insospettato residuo d’amor proprio: il ragazzo le aveva mostrato quello che era per davvero… E certo! Perché? Quali armi doveva avere a disposizione, la passerotta, per smontare l’idiozia del pettirosso? Nessuna, perché “l’educazione delle fanciulle” è stata fondata per evi immemorabili sulla regola d’oro: “lei-può-restare-incinta-(e-non-deve)”. Viceversa, con lui si può essere molto più indulgenti che con lei. Terremoto-contraccezione: la regola d’oro non vale più, per lei. E mo’ che si fa? Si lascia che si abbrutisca anche lei? Wow, gran cosa il progresso!
Evidentemente qualcosa non funziona: la “regola d’oro” non vale più perché “non è tutto oro quel che luccica”, e quella non era più che carta stagnola. Non si può ammettere che ci siano “case” per tollerare i vizi dei maschi e “focolari” per idolatrare le virtù delle femmine, dal momento che si darebbe il caso che i maschi vadano con le femmine e le femmine coi maschi.
Come può ardire di mettere mano a una vera “educazione delle fanciulle” chi non ha già in mente di darsi pure a una ferma “educazione dei fanciulli”? Che volevate? La fabbrica delle mogli e quella delle prostitute? Beh, resterebbe sconfessato ogni presupposto della vera sottomissione, ovvero dell’amore sponsale: una schiava, che stia a casa o in un bordello, sarà forse premurosa e servizievole, ma non potrà essere amata e in fin dei conti non potrà amare.
Alla parabola della chiave e della serratura però bisogna dare una risposta, per quanto si rischi d’impegolarsi in similitudini di dubbio gusto. La luce, però, splende nelle tenebre, benché le tenebre non l’accolgano, e fermo restando comunque che non possono sopraffarla, quindi avanti con la chiave e la serratura! C’è che la parabola contiene un’aporia, ovvero che qualcosa non torna. Cosa?
Quello che sa chiunque ha ricevuto, una volta nella vita, un mazzo di chiavi in risposta al bisogno di aprire una porta: le provi una a una, disposto a ripassarle tutte, finché non arrivi a quella giusta. In quell’occasione s’impara che quando una chiave entra nella serratura è lecito esultare, sì, ma a mezza bocca, perché non tutte le chiavi entrano nella serratura, è vero, ma neanche tutte quelle che ci entrano sono capaci di aprirla. Una sola può aprirla, e quella è l’unica che può distinguersi con lo stesso scarto sia da quelle che neanche entrano sia da quelle che, una volta entrate, non possono girare.
«Beh – potrebbe cinguettare il pettirosso – comunque questa è una ragione in più per ripassarsi tutte le serrature possibili, così da aumentare la probabilità d’incocciare quella giusta!» Ancora fuori strada, l’uccel di bosco, perché è tutto così concentrato sulla serratura da non rendersi conto che c’è una maniglia, attorno alla toppa, e che c’è un’intera porta in cui quella è fissata.
L’“educazione dei fanciulli” è necessaria (e urgente) perché stormi e stormi di pettirossi vagano perennemente nell’anticamera della vita, quasi che lo scopo del gioco sia inserire la propria fantastica e sbrilluccicantissima chiave nel maggior numero di serrature possibili. Chiaro che non proveranno mai neanche a girarla, la chiave, dopo averla inserita, perché le serrature, in fondo, sono tutte uguali, e sono innumerevoli. Le porte, però, altrettanto innumerevoli, non sono tutte uguali, e dall’osservazione attenta e paziente di una porta si può già fare un buon pronostico su ciò che cela (e a cui può introdurre): al tatto una porta è liscia o ruvida, fredda o calda, polverosa o pulita. Non avrei mai voglia di entrare in una stanza la cui porta avesse la maniglia sudicia; sarei curioso di sapere cosa c’è dietro a una porta dai cui pertugi non trasparisse un filo di luce, ma forse alla fine non me la sentirei di rischiare; se da sotto poi uscissero fumo, liquami, cattivi odori, non perderei tempo a guardare la maniglia e la serratura neanche se fossero d’oro zecchino. Ho come la fiducia, invece, che quando si scelga la porta davvero attraente, la porta magnetica, la porta giusta, la chiave e la serratura si accordino da sole – in fin dei conti sono tutte uguali, le chiavi e le serrature.
Se però non si ha il coraggio d’investire energie e tempo in una vera educazione delle fanciulle, ossia in una solida educazione dei fanciulli, le chiavi continueranno a vagare nell’anticamera della vita, gareggiando l’una con l’altra sul numero delle serrature visitate, e le serrature resteranno lì a collezionare le visite di più chiavi possibili. Senza una maturata disposizione all’impegno, le une e le altre dimentiche delle porte da aprire su mondi veri, il disimpegno della vita si trasforma in un corridoio blindato, da manicomio.
*: «Il seguito sarebbe divertente, / sfortunatamente non posso / raccontarvelo, ed è un peccato: / ci avrebbe divertiti un po’…»
(lo so, De Andre’ l’ha tradotta tutta, ma non mi piace come ha reso questa frase. Ecco)
Troppo bello per non commentare…
Troppo tardi per poterlo fare!
Comunque, i giovani sono la speranza del domani… 🙂
(più tardi commenterò davvero)
Che favolosa metafora… Ottimo articolo. È un lucido specchio di cosa sono i giovani d’oggi. Mi vengono ora mille pensieri… Vado a ragionarci su!
I giovani, proprio loro, sono la speranza del domani, nonostante tutto (lascio ad Alessandro il compito di inserire i pronunciamenti papali sull’argomento… Cyrà vuoi accoppare pure il Santo Padre!). La mia piccola e povera esperienza nell’insegnamento mi dice che dietro ogni loro manifestazione, anche la più greve e superficiale, trasuda la domanda del senso della vita… come dice Pietro a Gesù nel Vangelo di domenica scorsa: “Tutti ti cercano!”… anche loro, sopratutto loro!
Per quanto riguarda il post, come dice Paolo Pugni, qualcuno potrebbe fare una sintesi di tre righe? Perché alla fine tolti tutti gli orpelli, di tre righe si tratta… 🙂
Il Santo Padre ha giustamente ricordato che “i giovani sono la speranza del domani” solo a certe condizioni, ed ecco perché non lo accopperei mai, il Santo Padre! Alex, lo riporti tu il discorso? È recente, mi par di ricordare… (grazie!) 🙂
Chi volesse una sintesi potrebbe andare a riguardarsi qualche articolo di YouCat, ma io qui vengo pagato (e sapeste che parcelle!) per gli orpelli… 😉
1) lasciamo perdere YouCat
2) riporto alcune parole del Papa che mi pare si combinino bene con il post di oggi (ce ne saranno molte altre, ma facendo appello alla memoria e a una breve ricerca mi sento di evidenziare queste):
“Ora tocca a noi tutti, a voi tutti aprire il cuore ed offrire tutto a Gesù.
Ditegli: ecco, sono qui, certamente non sono ancora come tu mi vorresti, non riesco nemmeno a capire fino in fondo me stesso, ma con il tuo aiuto sono pronto a seguirti. Signore Gesù, questa sera vorrei parlarti, facendo mio l’atteggiamento interiore e l’abbandono fiducioso di quella giovane donna, che oltre duemila anni fa disse il suo “sì” al Padre che la sceglieva per essere la tua Madre…
Maria, cari giovani, conosce le vostre aspirazioni più nobili e profonde. Conosce bene, soprattutto, il vostro grande desiderio di amore, il vostro bisogno di amare e di essere amati. Guardando a lei, seguendola docilmente scoprirete la bellezza dell’amore, non però di un amore “usa-e-getta”, passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo. Nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ogni ragazza, che si affaccia alla vita, coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire…
Di fronte a tanti fallimenti non è infrequente questa domanda: sono io migliore dei miei amici e dei miei parenti che hanno tentato e hanno fallito? Perché io, proprio io, dovrei riuscire là dove tanti si arrendono? Quest’umano timore può bloccare anche gli spiriti più coraggiosi, ma in questa notte che ci attende, ai piedi della sua Santa Casa, Maria ripeterà a ciascuno di voi, cari giovani amici, le parole che lei stessa si sentì rivolgere dall’Angelo: Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile.”
(Benedetto XVI, Veglia di preghiera con i giovani a Loreto, 1° settembre 2007)
“Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una “frattura fra le generazioni”, che certamente esiste e pesa, ma che è l’effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori.
Dobbiamo dunque dare la colpa agli adulti di oggi, che non sarebbero più capaci di educare? E’ forte certamente, sia tra i genitori che tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata. In realtà, sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti o dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita.
Cari fratelli e sorelle di Roma, a questo punto vorrei dirvi una parola molto semplice: Non temete! Tutte queste difficoltà, infatti, non sono insormontabili. Sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l’accompagna.”
(Benedetto XVI, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008)
“Corroborati dallo Spirito, in continuità con il cammino indicato dal Concilio Vaticano II, e in particolare con gli orientamenti pastorali del decennio appena concluso, avete scelto di assumere l’educazione quale tema portante per i prossimi dieci anni. Tale orizzonte temporale è proporzionato alla radicalità e all’ampiezza della domanda educativa. E mi sembra necessario andare fino alle radici profonde di questa emergenza per trovare anche le risposte adeguate a questa sfida. Io ne vedo soprattutto due. Una radice essenziale consiste – mi sembra – in un falso concetto di autonomia dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero assistere il suo autosviluppo, ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’“io” diventa se stesso solo dal “tu” e dal “voi”, è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e diacronica…
L’altra radice dell’emergenza educativa io la vedo nello scetticismo e nel relativismo o, con parole più semplici e chiare, nell’esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano. La prima fonte dovrebbe essere la natura, la seconda la Rivelazione. Ma la natura viene considerata oggi come una cosa puramente meccanica, quindi che non contiene in sé alcun imperativo morale, alcun orientamento valoriale: è una cosa puramente meccanica, e quindi non viene alcun orientamento dall’essere stesso. La Rivelazione viene considerata o come un momento dello sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale, o – si dice – forse c’è rivelazione, ma non comprende contenuti, solo motivazioni. E se tacciono queste due fonti, la natura e la Rivelazione, anche la terza fonte, la storia, non parla più, perché anche la storia diventa solo un agglomerato di decisioni culturali, occasionali, arbitrarie, che non valgono per il presente e per il futuro. Fondamentale è quindi ritrovare un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi; il Creatore, tramite il libro della creazione, parla a noi e ci mostra i valori veri. E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro della creazione, nel quale Dio ci dà gli orientamenti fondamentali, è decifrato nella Rivelazione, è applicato e fatto proprio nella storia culturale e religiosa, non senza errori, ma in una maniera sostanzialmente valida, sempre di nuovo da sviluppare e da purificare. Così, in questo “concerto” – per così dire – tra creazione decifrata nella Rivelazione, concretizzata nella storia culturale che sempre va avanti e nella quale noi ritroviamo sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per un’educazione che non è imposizione, ma realmente apertura dell’“io” al “tu”, al “noi” e al “Tu” di Dio.”
(Benedetto XVI, discorso all’assemblea generale della CEI, 27 maggio 2010)
“Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?…
Cari giovani amici, il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità.
Il mondo ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, accanto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione. Quanti dei nostri contemporanei si sono scavati cisterne screpolate e vuote (cfr Ger 2,13) in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo significato che solo l’amore può dare? Questo è il grande e liberante dono che il Vangelo porta con sé: esso rivela la nostra dignità di uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime chiamata dell’umanità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiude la verità sull’uomo, la verità sulla vita.”
(Benedetto XVI, omelia della celebrazione eucaristica per la XXXIII giornata mondiale della gioventù, Sydney, 20 luglio 2008)
Messere Cyrano è spadaccino di rara abilità!
Mai sopportato i giovani, comunque. 🙂
Non lo so. Questa metafora della chiave e della serratura trovo che sia molto triste ancorché possa essere una chiave di lettura realistica per capire certi linguaggi e comportamenti dei ragazzi metropolitani di oggi. Tutto si mescola in questo recipiente che è la nostra società senza Dio. Le mosche bianche si sporcano a loro volta. L’educazione dei fanciulli e delle fanciulle. Oramai siamo alla frutta. Solo una conversione decisa alimentata dalla forza dello Spirito può cambiare le cose. L’esempio degli adulti è pessimo, la cultura massmediatica è feccia. Quando dicevo che se Fabio Volo è primo nelle classifiche significa solo che la gente è stupida intendevo questo. La nostra società è ottusa come ha ribadito padre Livio nella catechesi di venerì scorso. Cosa ci rimane da fare? Pregare e fare il nostro piccolo, poi sperare.
Favoloso post, Cyrano.
Ho riso tantissimo alla tua trascrizione cortese del becerissimo dialogo tra i due colombi…:-)
Concordo su ogni sillaba: “la “regola d’oro” non vale più perché “non è tutto oro quel che luccica”, e quella non era più che carta stagnola.” Come dirlo meglio?
Quando sento discorsi sul pudore e sulla purezza di una volta mi viene un po’da sorridere. Qualche volta era reale, ma a volte era solo una facciata.
L’urgenza di un’educazione dei fanciulli (e delle fanciulle) indubbiamente si sente. Ma chi può prendersi questo compito?
Io non sono contraria all’educazione sessuale a scuola, ma per forza di cose in ambito scolastico ci si atterrà alla biologia e all’igiene. Meccanismi di riproduzione, modalità di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili. Tutto questo va insegnato, ma non è certo sufficiente.
Ricordo ancora i miei fremiti di ribellione quando ero ragazzina e sentivo mia nonna fare certi discorsi su cosa era accettabile per un ragazzo e cosa per una ragazza.
Io non credo nel valore della verginità in sé, però vorrei saper insegnare il rispetto per sé stessi e per gli altri.
Nel caso di un figlio maschio, non credo sarei felice di sapere che ha “rispettato” la sua fidanzata sollazzandosi con prostitute (o simili) fino al giorno delle nozze, cosa che una volta era universalmente accettata.
Messer Cyrano è la prima lama di Francia (a pari merito con D’Artagnan). Mentre leggevo questo bellissimo scritto – a chiamarlo ‘post’ mi pare di sminuirlo – mi frullavano per la testa frammenti di tante storie: fiabe, poemi epici, materia di Bretagna, saghe vichinghe, Shakespeare, Ulisse e «Io so dove vado» (http://www.film.tv.it/film/16434/so-dove-vado/). Storie di scelte accorte da fare, parole giuste da dire, sostanza da preferire all’apparenza, strade giuste da riconoscere, trabocchetti da evitare, mele avvelenate da rifiutare e aiutanti portentosi da ravvisare sotto le spoglie di vecchi, mendicanti e animali da cortile.
In fondo, è proprio questo quel che è mancato a tanti di questi ggiovani Sono il frutto di una scelta culturale devastante, la seconda generazione dei senza fiabe. E non è poco, se rileggete la citazione del tolkieniano «Sulle fiabe» (1939) nella Bussola Quotidiana di oggi. http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-alla-scopertadi-un-altro-dickens-4428.htm
Cyrano genio mondiale!
Direi che potrebbe essere uno spunto eccezionale per la prossima lezione di catechismo
Cyrano, io non ce la faccio a leggere tutto il post 🙂 non lo faccio apposta, ma diciamo che verso la metà ho perso la concentrazione 🙁 mi dispiace, so che i tuoi post sono belli e interessanti ma finora sono riuscita solo due volte a leggerne uno per intero 🙁 e così non commento neppure. Vabbè, torno ai miei articoli sulle costruzioni modali in lituano. Ciao 🙂
@lidiafederica: i post di Cyrano all’inizio sembravavo “astrusi” anche a me, all’inizio…poi ho capito che il problema stava nel fatto che mi sono abituata a leggere tutto velocemente e credo che lo stesso sia per te, visto che sei una dottoranda…
Poi ho capito che Messer Cyrano viene fuori da un’altra epoca, in cui non esistevano le tecniche di lettura veloce, né il concetto di “ottimizzazione del tempo”.
😉
oh, Erika… la mia ottimizzazione del tempo procede programmaticamente escludendo la lettura veloce: i miei studi e il mio lavoro si reggono prevalentemente sull’analisi minuziosa di piccole parole, ma non credo proprio che sia questo a fare la differenza tra me e Lidia Federica… verrò anche da un’altra epoca, ma questa è una che legge Tolstoj in russo! Forse dovrei preoccuparmi seriamente… 😀 In realtà sono contento che qualcuno mi fori le gomme proprio mentre altri le gonfiano a dismisura: fin dal mio primo post ho avversato l’uso della parola “genio” nel blog, e ora mi è ricascato tra capo e collo. 🙁 Grazie, LF: meglio una gomma forata che una esplosa! 😉
mmh…ma io non ho detto che il post non fosse bello 🙂
ho detto che non ce l’ho fatta a leggerlo! Diciamo che la gomma è sgonfiata, ma certo non forata. Quanto a Tolstoj..beh, sì, leggerlo in russo è bello, ma io penso che Tolstoj sia meraviglioso anche in shwaili 🙂 (e Dostoevskij insopportabile anche in russo…dopo l’Idiota la lingua russa mi era diveuta fonte perenne di irritazione).
Le soddisfazioni più grandi della mia vita me l’hanno data la lettura di Agatha Christie in lituano, di Terry Pratchett in inglese e di Schiller in tedesco, però! 🙂
lidiafederica…colpo mortale!!
Hai definito insopportabile il mio autore preferito(certo, però, io non sono capace di leggerlo in russo……)perché, perché? PERCHE??
🙂
A me piacciono molte cose di Dostoevksij (i fratelli Karamazov, per esempio; le Notti bianche), ma ci sono alcune cose che me lo rendono odioso.
1) hai notato che i suoi personaggi non “parlano” mai? Una volta ho fatto una tesina di russo sui verbi di dire che usa D.: i personaggi “urlano”, “strillano”, “ruggiscono”, “strepitano”. Grushenka, la fidanzata di Mitja ne “i fratelli Karamazov” l’avrei uccisa pagina per pagina se non la smetteva di urlare, piangere e strillare. 2) i dialoghi sono monologhi: nessuno interagisce con l’altro. Tutti parlano e usano gli altri come marionette silenti. Mi sembra vagamente Pirandello…nahce se a me Pirandello piace. 3) i personaggi sono tutti nevrastenici: Katerina Ivanovna (Marmeladova) è una pazza, Myshkin lasciamo correre, Rygozhin è uno dei pochi con la testa a posto, ma alla fine impazzisce anche lui.
Io non ci posso fare niente, ma le scenate isteriche mi danno sui nervi 🙂 Tolstoj invece…ah, che bello. Persino le scenate di Natasha a Pierre, o quelle di Kitty a LEvin sono tranquille. E vuoi mettere il eprsonaggio di Mar’ja i guerra e Pace? è uno dei miei preferiti in assoluto.
Ma so di essere in minoranza: nessuno mi capisce….tutti amano Dostoevskij 🙁
Bella la tua analisi sui verbi di espressione.
A me piace proprio il contrasto tra la freddezza dell’esposizione (anche in Delitto e castigo, il mio preferito, la narrazione è in terza persona) e l’enfasi teatrale del modo in cui i personaggi vengono fatti agire.
Interessante anche il parallelo con Pirandello. Anche lì i personaggi, in alcune opere, sono teatralizzati fino a risultare quasi “disumani”.
In effetti non ci si affeziona ai personaggi di Dostoevksij, ma alle loro storie.
Comunque mi piace anche Tolstoj, ma lo conosco meno…ho letto solo Guerra e pace…
🙂
povero nasone con le gomme a terra 🙂 Coraggio, ce la farai a conquistare anche lidia (anche se la ragazza mi sembra tosta)
Se vuoi posso offrirmi per fare un riassunto del tuo post per chi non ha voglia di leggerlo (l’ultima volta che l’ho fatto mi pare che tu abbia apprezzato 😛 )
Sì, Fefral, riassumi pure! Grazie! Cyrano all’inizio era più fruibile… adesso co’ tutti sti giri de parole è difficile seguire il senso del post. A volte la semplicità è mejo!!! Cyrano ma dove hai fatto gli studi, al Capranica?
Fefral, riassumi pure, va benissimo. Fk, la semplicità è sempre mejo, ma c’è chi può… io no. 🙂
Dove ho fatto gli studi? Ve l’ho detto: dai gesuiti. Il Capranica è un collegio ecclesiastico, a quanto ne so, non un’università, e per di più non mi pare che stia in mano ai gesuiti: è vero che ha ‘sta fama d’eccellenza, ma da quello che vedo tra alcuni miei colleghi (preti, alunni del Capranica) forse c’è più leggenda che altro. Per carità, sono anche bravi, ma non questi mostri sacri che si dice in giro…
Ma riferivo al fatto che al Capranica, a quanto ne so, insegnano a dire senza dire, a fare senza fare e un mucchio di queste altre cose che odio! E’ o non è la fucina del corpo diplomatico vaticano?
A questo non so rispondere: i colleghi cui mi riferivo prima mi sembrano bravi studiosi e persone buone, ma non direi che hanno un tratto diplomatico (o magari ce l’hanno così marcato che non me ne accorgo!) 🙂 Mi pare che l’organo che rimpolpa il corpo diplomatico sia l’Accademia Pontificia, e di quelli so davvero poco e niente, anche se il mio padre spirituale dice che fanno un lavoro massacrante.
Venendo invece a noi, mi pare di capire (questo sì) che diverse cose di me ti ricordano “cose che odi”… 🙁 beh, questo mi spiace davvero, però può capitare. Un po’ però mi stupisce che continui a perdere il tuo tempo (e a guastare il tuo umore) con uno che “dice senza dire” e “fa senza fare”: lo dico davvero senza rancore, figuriamoci, non pretendo mica di piacere a tutti…
Sinceramente, Fk. 🙂 Buonanotte.
l’umore non me lo guasti certo… il tempo invece potrei sicuramente impiegarlo meglio!
..disse l’uomo che perdeva tempo
Certo, mancava all’appello il difensore de noantri! 🙂
No, quella è la Pontificia Accademia Ecclesiastica, già dei Nobili Ecclesiastici. Sull’efficienza del servizio diplomatico della Santa Sede, peraltro, il Card. Tardini aveva molti gustosi aneddoti da raccontare. 🙂
ormai è tardi, c’è il post di LGT dall’altra parte e questo del nasone ormai si è fatto vecchio, ma non ho avuto tempo di preparare il bigino. In ogni caso mai come stavolta il post mi sembra non necessitare di traduzione. Forse Lidia lo gusterebbe di più in russo, ma mi stupisco che fk consideri una perdita di tempo leggerlo
In ogni caso preferisco mille volte il dire senza dire pieno di contenuti di Cyrano che il dire dicendo nulla di qualcun altro.
Bye!
Schiller in tedesco è bello, come Novalis, od anche Schleiermacher, per carità, ma nessun autore eguaglia il sommo Goethe.
è tornato il nasone in gran forma!
Bel post.
“quasi che lo scopo del gioco sia inserire la propria fantastica e sbrilluccicantissima chiave nel maggior numero di serrature possibili”
ecco come fare per educare alla castità. Alzare lo sguardo perchè lo scopo della vita non è infilare la chiave nella serratura. Quello è solo il mezzo per qualcosa di molto più appassionante. Tra l’altro c’è anche il rischio che la chiave si spezzi, che la serratura si rompa a furia di far tentativi a casaccio. Ed è un rischio neanche così remoto.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Sta di fatto che io ,tu,noi,non possiamo azzardarci di armeggiare con una chiave in una serratura situata in una porta che fa parte di una casa sconosciuta.Dovrebbe essere proibito aprire porte di case sconosciute,sarebbe un furto un rubare!Perchè non insegnare ai ragazzi,alle ragazze di non rubare o non farsi rubare solo una parte del corpo;basta aspettare :conoscendosi,rispettandosi,per donarsi completamente nel matrimonio.Non sono vecchie favole,SI PUO’ ne ho visto i frutti nelle famiglie dei miei più stretti parenti.Grazie buona giornata!
Cyranooooo! L’ho letto tutto e spero di aver colto il tuo messaggio. Non ne farei un problema dei giovani di oggi! “Ai miei tempi”… quando avevo 15 anni, non è che era moooolto differente la faccenda! Ho fatto parte di “quel tipo di giovani”, eppure adesso sono qui e mi ritengo “cresciuta” a tutto tondo (ed in tondo). Credo profondamente che igiovani sono la nostra speranza, il nostro futuro. e come potrebbe essere altrimenti?
Questo è quanto aveva scriveva già 20 anni fa (circa) don Tonino Bello ai giovani:
“Il mondo ha bisogno di voi per cambiare, per ribaltare la logica corrente che è logica di violenza, di guerra, di dominio, di sopraffazione. Il mondo ha bisogno di giovani critici. Vedete! Gesù Cristo ha disarmato per sempre gli eserciti quando ha detto: “Rimetti la spada nel fodero, perché chi di spada ferisce, di spada perisce”. Ma noi cristiani non siamo stati capaci di fare entrare nelle coscienze questo insegnamento di Gesù. Diventate voi la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani “autentici” che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani “autentici sovversivi” come San Francesco d’Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partire. Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va controcorrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente. E verranno i tempi in cui non ci saranno più né spade e né lance, né Tornado e né aviogetti, né missili e né antimissili. Verranno quei tempi. E non saremo più allucinati da questi spettacoli di morte! Non so se li ricordate, se li avete letti in qualche vostra antologia quei versi di Neruda in cui egli si chiede cosa sia la vita. Tunnel oscuro – dice – tra due vaghe chiarità o nastro d’argento su due abissi d’oscurità? …Perché la vita non può essere un nastro d’argento tra due vaghe chiarità, tra due splendori? Non potrebbe essere così la vostra vita? Vi auguro davvero che voi la vita possiate interpretarla in questo modo bellissimo.” (da “Senza misura”)
Grazie, Angeloextralarge! 🙂
Neanche io ne faccio un problema dei giovani “di oggi”: sono ancora in un’età nella quale dire “ai miei tempi” o “al giorno d’oggi” è praticamente lo stesso. Quanto al resto, sono convinto che (con le dovute precisazioni e le debite eccezioni) l’uomo è sempre l’uomo.
Samck! 😀
Samck? Bacio frettoloso (era comunque sincero), quindi… SMACK!
bellissimo articolo, ironico ma nello stesso tempo reale e profondo!
“Noi giovani d’oggi, siamo responsabili del mondo del Duemila. I grandi ci dicono di conquistare; noi invece vogliamo amare. I grandi ci insegnano ad ammassare denaro; noi invece vogliamo donare. Ci è stata finora nascosta l’esistenza di un mondo che ha fame, che soffre senza sapere fin dove né perché. Noi vogliamo essere utili ai poveri del mondo. Non vogliamo, diventare grandi, fare la guerra. Ci siamo entusiasmati fino a oggi per le vittorie sportive, per le grandi conquiste dello spazio. Oggi abbiamo scoperto che esiste un’impresa più grande, più degna degli uomini, un’impresa che ha per confini la Terra: rendere il mondo un po’ più felice, un po’ meno sofferente, un po’ meno malato, un po’ meno affamato, un po’ meno diviso. La ringraziamo per averci insegnato che nessuno ha il diritto di essere felice da solo.” (ragazzi di Milano a Raoul Follereau – 1964)
Cosa è cambiato dal 1964? Mi sembra che la situazione sia peggiorata! Cosa abbiamo lasciato e stiamo lasciando “noi adulti” ai giovani? Non parlo di “noi” che bene o male stiamo provando a lasciare qualcosa di positivo, anzi Qualcuno. Parlo in generale, come società, come cultura, etc. Quali famiglie hanno alle spalle questi giovani “di oggi”? Se hanno una famiglia…
I giovani sono così complicati!
I giovani hanno bisogno di genitori e si danno loro giochi virtuali..
I giovani vogliono comunicare e si da loro internet .
I giovani desiderano imparare e si da loro un diploma.
I giovani rivendicano maggiore libertà e si da loro un’automobile.
I giovani cercano l’amore e si da loro un preservativo come protezione.
I giovani amano pensare e si da loro un sapere.
I giovani sono in cerca di speranza e viene imposta loro la performance.
I giovani desiderano scoprire il senso della loro vita e si da loro una carriera.
I giovani sognano la felicità e si danno loro i piaceri del consumismo.
I giovani sono complicati?
È vero soprattutto quando attraversano quel periodo in cui rivendicano la differenza per aiutarci a non dimenticare mai la nostra gioventù, quel periodo scomodo che noi chiamiamo adolescenza.
Francois Gervais, Il piccolo saggio
Ai giovani
Cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima. Mordete la vita. Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori. Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza. Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia, gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.
don Tonino Bello
Cyra’…. complimenti! mi sei piaciuto un sacco e ti ho anche capito dalla prima all’ultima riga!
sì sì… i ragazzi oggi fanno un po’ cadere le braccia… però non voglio arrendermi al fatto che il loro cuore ancora è vivo, fresco, alla sincera ricerca di un senso, dell’oro vero e non della patacca. Il fatto che si accontentino della patacca è responsabilità prima di tutto dei genitori. Fin da bambini i figli chiedono, chiedono, chiedono. Come varchi la porta di casa ti vengono incontro chiedendo “mi hai portato una bella cosa?”. Ecco, la nostra risposta a quella domanda è tutto per loro. Noi cosa vogliamo dare loro? quello che riceveranno sarà quello che a loro volta daranno. Se avranno risposte mozze cresceranno pensando che non ci possa essere altro che un placcatura d’oro sulla tolla più rozza. E impararanno ad accontentarsi di quella.
Smack! 🙂
Ma come funziona la relazione tra i ragazzi di oggi? Che differenze ci sono rispetto alle relazioni della nostra giovinezza?
Quanto incidono internet e i social network nelle relazioni e nel modo in cui si propongono i nostri ragazzi?
Io invece ho una percezione un po’ diversa (o forse no) rispetto al nasone. Ho la sensazione infatti che non pochi giovani abbiano una nostalgia di castità, se non di verginità. E’ vero la verginità prematrimoniale viene addirittura considerata “innaturale”, come detto in questo bel post: http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=707
Però al tempo stesso vedo che neppure si rassegnano ad una gestione della sessualità da “una botta e via”. Insomma mi sembra che abbiano abbbastanza chiaro che sesso ed amore debbano quantomeno andare insieme.
Bello l’articolo, Don Fabio!
Mi permetto solo un commento malizioso: il Prof. dice “anche i cani stanno insieme per piacere”.
Non è del tutto esatto: una delle principali differenze tra umani e animali è proprio la capacità di sganciare l’atto sessuale dalla procreazione…gli animali lo fanno solo in periodi stabiliti dalla natura, gli umani no.
🙂
La tua “osservazione maliziosa” era la stessa che faceva Agostino, riferendosi (con un sospiro) al fatto che gli animali, almeno, si levano il pensiero col passare dell’estro…
Anche qui, però, si mette in evidenza che, come sempre, la peculiarità umana è la libertà, la quale include misteriosamente anche la possibilità di un esercizio al di là della natura e perfino contro di essa. Da questo tipo di esercizio discende, però, l’infelicità, che è (come la felicità) un’altra cosa esclusiva degli uomini. Non basta tutta la videoteca Disney a scardinare queste considerazioni. 🙂
Un pizzico di sano realismo e si riconoscerebbe che vivere bene o male, dal punto di vista morale, non è lo stesso. E non c’è Vasco Rossi che tenga. 😉
Don Fabio, grazie! Concordo in pieno! Smack! 😀
(o forse no)
Che bello, qualcuno l’ha capito, che solo di rado dico quello che voglio dire (anche se voglio sempre dire quello che dico).
Per quello che conta la mia percezione, di catechista e di quasi-ex-giovane (visto che ormai le gmg s’intendono per gli adolescenti), direi che i “non pochi” giovani si direbbero più opportunamente “alcuni”. Aggiungerei anche che la nostalgia, di per sé, non vale più del desiderio dell’eunuco etiope, il quale però sa che se nessuno lo istruisce la sua buona volontà ha le mani legate.
“Amore”… si fa presto a dirlo. No?
# Don Fabio 7 febbraio 2012 alle 11:58
E qui si torna al discorso dell’altro giorno sul ruolo dei libri. I ragazzi di oggi (stranamente 😉 ) leggono ancora. Sta a noi resto del mondo proporgli qualcosa di più nutriente di Fabio Volo.Ma c’è la questione del linguaggio. Io 30740 anni fa, senza essere un genio, ero in grado di leggere (e capire) libretti d’opera ottocenteschi, Chretien de Troyes, don Chisciotte, Jane Austen e l’Odissea tradotta da Pindemonte. Oggi, dubito che molti adolescenti avrebbero voglia di tentare, un po’ perché molti non sarebbero in grado di decrittare il linguaggio, in parte perché è ‘roba culturale’ e spesso oggi ‘cultura’ e ‘palla pazzesca’ sono sinonimi. Ai ragazzi di oggi bisogna parlare con la lingua di oggi. La recensione di Lucetta Scaraffia al libro di Costanza Miriano (Osservatore Romano) individuava un punto forte proprio nel fatto che affrontava temi ‘seri’ con un tono particolarmente adatto a non far scappar via i potenziali lettori.
E qui si torna ai “good bad books”. Non a caso Massimo Introvigne pesta da tempo su questo tasto, sottolineando come oggi la buona battaglia possa essere combattuta anche da guerrieri un po’ sui generis
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-quando-il-vampiro–pro-life-3829.htm
Ahem, non “30740 anni fa” ma “30/40” anni fa :-). Leggo libri di vampiri ma non sono Ayesha la Donna Eterna (se c’è qualcuno in giro che si ricorda la trasposizione a fumetti del compianto Buzzelli http://www.slumberland.it/contenuto.php?)tipo=autore&id=83)
La virtù della temperanza è in rimonta secondo me, dopo decenni di “cultura dell’eccesso” applicata a tutti i campi, dal sesso alle droghe al denaro etc. mi sembra che i giovani stiano riscoprendo il gusto della moderazione, certo, non mi illudo che sia un ritorno alle virtù cristiane, semmai di uno strisciante epicureismo, come il prof. già notava nell’articolo che citavo sopra, però è sempre meglio del libertinismo che ci siamo appena lasciati alle spalle, no?
Per inciso anche l’Apocalisse parla di questo (come sempre sono un lector unius libri): http://uscitepopolomiodababilonia.wordpress.com/2012/01/09/la-compagnia-dellagnello-parte-seconda/
io più che temperanza nei giovani vedo un vivere al ribasso (in generale dico)
direi che è il classico bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno 😉
di certo hanno voltato le spalle a quei pazzi del “tutto e subito” e questo è comunque un movimento positivo secondo me
Non condivido quanto scrive sui giovani don Tonino Bello, mi sa di frusto e di retorico. Forse l’unica bellezza dei giovani risiede nel loro “poter essere”, più che nel loro essere. E’ bello il bene e il buono che saranno, e che solo in parte -innocentemente- sono. Sono d’accordo invece con la preoccupazione di @61Angeloextralarge sulle famiglie: spaventano i modelli, spaventano gli adulti, cioè coloro che dovrebbero aver raggiunto la pienezza della loro persona e che invece, rifiutandosi di diventare grandi, non spronano a crescere; spaventano gli anziani, sempre meno “sazi di giorni” e quindi sempre meno disposti a donare la sapienza che è in loro sedimentata. Anche perché nessuno laè disposto a riconoscervela. I giovani, la giovinezza, cioè quel “non essere” di cui dicevo sopra, è da tempo divenuto un idolo sociale, a cui tutti -colpevolmente- ci conformiamo.
dipende ancche da cosa hanno da insegnare i cosidettei”anziani”: puoi essere tranquillamente carico di giorni ed esperienze ed essere un emerito “pirla”. in questo caso che insegni?
Franz: se ho inseriti i due pezzi di don Tonino Bello è ovvio che ne condivido il messaggio. Cosa non condividi di preciso? il primo pezzo, cioé “Il mondo ha bisogno di voi…” lo abbiamo usato per un’ora di Adorazione Eucaristica con i giovani: introdotto, spezzettato e meditato ha avuto un effetto positivo ed ha toccato i cuori dei ragazzi. Dopo l’incontro, condividendo con alcuni di loro l’esperienza vissuta, sono venuti fuori i loro tanti problemi. Vivere in una società come la nostra, subirla consapevolmente o inconsapevolmente, per loro non è facile. Cercano qualcosa di più! E, come ha detto giustamente don Fabio, cercano valori che “noi adulti” abbiamo dimenticato e “svalutato”, se non addirittura sp…
come la castità.
Su “fede e nuove generazioni” propongo di leggere questo:
“Rispetto alle recenti indagini, e in particolare alla Sesta indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia del 2004 a cui si riferiscono i confronti, si osservano in particolare due fenomeni. Si tratta di una conferma e di una parziale novità. Da un lato, infatti, si rafforza la religiosità del “fai-da-te” di cui i sociologi parlano da decenni. Dall’altro si assiste a una polarizzazione delle scelte: chi rimane cattolico è sempre più convinto; quanti non lo sono mai stati o non lo sono più dimostrano una distanza maggiore dalla Chiesa di Roma, talvolta una vera e propria ostilità, pur coltivando un certo interesse per la dimensione spirituale. Fanno irruzione in questo delicato campo meccanismi tipici del tifo calcistico. O di qua o là, con una passione da ultras.
Secondo il sociologo Riccardo Grassi, curatore della ricerca, “siamo di fronte all’onda lunga di un trend che ha radici più lontane nel tempo, ma che si è accentuato negli ultimi anni e che vede una tendenza sempre più marcata a una gestione privatistica della fede, che pone pochi vincoli all’individuo, ma che nel lungo periodo diventa incapace di rispondere a quelle funzioni di costruzione di significato e di sostegno che gli stessi giovani riconoscono alle religioni”.
http://www.oratoriogalliate.it/2010/09/i-giovani-di-fronte-al-futuro-e-alla-vita-con-o-senza-fede/
“Nel 2004 il 44% degli intervistati potevano essere definiti “cattolici praticanti” (almeno una volta al mese frequentano la messa, la preghiera, ecc.).
Sei anni dopo siamo scesi al 33%, la perdita equivale a circa 700.000 persone. Un altro dato riguarda la definizione di “cattolico”. Nel 2004 erano 66%, sei anni dopo sono poco più del 50%, circa un milione di persone “di perdita”.”
Credo profondamente soprattutto prendendo esempio da Giovanni Paolo II, che ai giovani occorra dare FIDUCIA. Il grande Papa lo aveva intuito ed è riuscito a realizzare, partendo da poco, un incontro che è diventato l’evento mondiale (non solo giovanile) più importante che ci sia attualmente, come numero di presenze e come frutti: la GMG !!!! 😀
Giovanni Paolo II era uno che ha visto il bicchiere mezzo pieno! Se lo vedeva mezzo vuoto non sarebbe diventato il GRANDE PAPA DEI GIOVANI. Mica era un’illuso e vedeva il mondo in rosa! Le cose le vedeva molto bene, ma cercava di lavorare su quelle positive. nche con l’ecumenismo: “Cerchiamo quello che ci unisce e non quello che ci divide”… (più o meno così).
A proposito di sessualità e adolescenti/giovani, penso debba far riflettere la richiesta di “pillola del giorno dopo”.
“Oggi nel Bel Paese vengono vendute quasi 370mila confezioni [di questa pillola] all’anno, più di mille al giorno dunque (ben più di un milione in Francia). Il 55% delle prescrizioni riguardano minorenni: il picco interessa il sabato sera.”
Quindi in Italia ai minorenni 200mila confezioni circa all’anno.
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-il-giorno-dopo-la-pillola-ancor-pi-amara-1687.htm
Credo che sia anche perché viene presentata spesso come un contraccettivo e non come un abortivo. Nel gionalino mensile di una nota ditta di supermercati (che ha punti vendita in tutta l’Italia), nella pagina sulla medicina, un ginecologo ha scritto molto chiaramente che non è vero che è un abortivo, in quanto si limita a far “distaccare” l’ovulo prima che sia fecondato. Quando l’ho letto mi è preso un colpo, anche perché questa giornalino viene posizionato in fondo alle casse ed entra praticamente nelle case di tantissimi italiani. Ho subito telefonato ad un sacerdote che è nel campo della boietica: Spero che si riesca a far correggere questo articolo “aborto”. L’articolo è intitolato (più o meno): “I contraccettivi”. L’unico “contraccettivo” del quale si parla è la pillola del giorno dopo!
Un tempo certe immagini e scene di pornografia raggiungevano una percentuale modesta di pubblico maschile mentre ora sono condivise anche con le ragazzine delle scuole medie. Per quanto si voglia sdoganare questo tabù, esso rimarrà sempre un ostacolo nel dialogo intergenerazionale. Come possono questi ragazzini/e vissuti sempre in un contesto “normale” in famiglia trovare il modo di confrontarsi e tentare di mettere su un piano uniforme di dialogo la propria famiglia e i coetanei a scuola. A scuola o con gli amici si viaggia su binari di “pompini” (quando va bene) mentre a casa si parla di merendine. Si crea inevitabilmente un contrasto nella propria personalità, i ragazzi devono imparare a gestire due realtà differenti e non è facile ricalibrarle su un binario solo. La reazione più facile e comune è tenere separate le due cose, lasciandosi crescere tirati in basso da una parte e dalla coscienza o dalla famiglia dall’altra. Ma quali danni provoca tutto ciò nella formazione personale e nel perseguimento di un progetto di vita?
“Le discussioni con uomini che si ostinano intransigentemente nei loro principi sono le più fastidiose di tutte, all’infuori,
forse, di quelle con persone completamente in mala fede che realmente non credono alle opinioni che difendono, ma si impegnano in controversie per ostentazione, per spirito di contraddizione, o per desiderio di mostrare intelligenza e abilità inventiva superiore a quella di altri uomini. Bisogna aspettarsi da entrambe queste categorie di persone lo stesso cieco attaccamento ai loro argomenti, lo stesso disprezzo degli avversari e la stessa collerica veemenza nell’inventare sofisticherie e falsità. E poichè il ragionamento non è la fonte alla quale coloro che contrastano in una discussione attingono le loro opinioni, è vano attendersi che qualche logica che non parli agli affetti riesca mai a far abbracciare a persone del genere principi più sani. Coloro che hanno negato la realtà delle discussioni morali possono essere classificati fra coloro che discutono in mala fede; l’unico modo, dunque, per convertire avversari di questo genere è abbandonarli a se stessi. Quando infatti vedranno che nessuno entra più in discussione con loro, è probabile, che alla fine, da soli, per semplice tedio, passino dalla parte del senso comune e della ragione.”
non ho capito se stai parlando di te o di me…..o qualcun altro….
Io sono tra quelli “per ostentazione”….
mi correggo: la realtà delle distinzioni morali (invece che discussioni morali)
Dati Eurispes
“UN QUARTO DEGLI ADOLESCENTI USA IL CELLULARE PER PIU’ DI 4 ORE AL GIORNO. L’85% dei ragazzi usa il telefonino, sebbene resista un 14,2% che ancora non lo possiede. Da sottolineare che un quarto degli adolescenti (24,5%) utilizza il cellulare per oltre 4 ore al giorno. È dunque questo lo strumento tecnologico che si presta al consumo più intenso da parte dei 12-19enni.
OLTRE 7 RAGAZZI SU 10 NAVIGANO DA SOLI. La maggior parte dei ragazzi tendono ad utilizzare da soli quasi tutte le apparecchiature tecnologiche. In particolare, usa Internet da solo il 72,7% del campione, mentre il 13,5% naviga con gli amici. Appena il 4,5% lo fa con i genitori.
IL 14,8% DEI RAGAZZI CERCA O SCARICA MATERIALE VIETATO. Gli adolescenti utilizzano Internet soprattutto per cercare informazioni di loro interesse (lo fa l’83,1% dei navigatori), guardare filmati su YouTube (81,3%), chattare (78,1%), utilizzare Social Network (78%), scaricare musica/film/giochi/video (75,3%), cercare materiale utile per lo studio (72,9%). La netta maggioranza usa anche la posta elettronica (59,4%) e quasi la metà gioca con i videogiochi (49%). Molto meno comuni, tra i ragazzi, le altre applicazioni della Rete: il 29,4% legge un Blog, il 19,9% partecipa a giochi di ruolo, il 19,8% fa acquisti online, il 15,4% legge/scrive su un forum, il 14,8% cerca/scarica materiali proibiti/vietati.
DANNI E FURTI SUBITI DAL 26% DEI RAGAZZI, OFFESE E PROVOCAZIONI DA OLTRE IL 25%. Da quanto rilevato attraverso l’elaborazione dei dati, si nota che il 25,3% degli adolescenti italiani è stato più volte vittima di provocazioni e prese in giro da parte di uno o più compagni (in particolare i 12-15enni con il 29,7%, rispetto al 19,8% dei 16-19enni). Una percentuale pressoché analoga (25,2%) afferma di essere stata offesa ripetutamente e senza motivo (in particolare il 28,9% degli 11-15enni e il 20,5% dei 16-19enni).
QUASI IL 28% DICHIARA DI BERE SUPERALCOLICI. È importante poi sottolineare l’esistenza di una discreta percentuale di ragazzi intervistati a cui capita di bere superalcolici (occasionalmente il 21% e spesso il 7,8%), spinti forse, visto la loro giovane età, dalla curiosità di assaporare il gusto del “proibito” che spesso cela, tuttavia, pericoli da non sottovalutare. Per quanto concerne gli psicofarmaci, il 92,6% degli adolescenti non li usa mai, il 2,3% occasionalmente, l’1,6% spesso. Va tuttavia sottolineato che gli intervistati hanno maggiore facilità a dichiarare che gli altri – piuttosto che loro stessi – adottano tali tipi di comportamenti. Se, ad esempio, gli adolescenti dichiarano di fare uso di droghe leggere occasionalmente o spesso nel 10,3% dei casi, la percentuale di amici che fa uso di tali hashish/marijuana sale al 33,4%. Allo stesso modo, se il 5,9% dei ragazzi dichiara di fare uso occasionalmente o spesso di eroina/cocaina, ben l’11,1% dichiara di avere amici che fanno uso di droghe pesanti e il 9,2% che assumono pasticche: dati senza dubbio preoccupanti.
IL 17,6% GIUDICA POSITIVO O ACCETTABILE UBRIACARSI.”
http://www.eurispes.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1753:sintesi-indagine-conoscitiva-sulla-condizione-dellinfanzia-e-delladolescenza-in-italia&catid=40:comunicati-stampa&
Ragazzi! La situazione in Italia non e’ felice, ma molto meno drammatica di altri paesi europei… per consolarvi un po’
vi lascio un interessantissimo articolo di Roberto Volpi del 10-08-2011. Lui lavora nel campo della statistica, ha progettato il centro analisi per l’infanzia e l’adolescenza del ministero del Welfare presso l’istituto degli Innocenti di Firenze.
CHE COSA CI RACCONTANO DELLE ADOLESCENTI GLI ULTIMI DATI SULLA 194.
” Secondo l’ultimo rapporto al Parlamento sull’applicazione della 194, le interruzioni di gravidanza da parte di donne con meno di 18 anni compiuti sono state 3187 e sono in diminuzione. I parti a questa eta’ sono meno di 2000 all’anno e diminuiscono. Assieme, parti e aborti delle minorenni sono sotto quota 6000 l’anno, su una popolazione fertile di queste eta’ pari a 1 milione e 150000. Vuol dire che incorrono in un concepimento, annualmente, non piu’ di 5 minorenni su 1000, neppure 1 su 200. Un doppio record : perche’ l’Italia e’ il paese europeo col piu’ basso rischio di concepimento da parte delle minorenni e perche’, diversamente da tante realta’, questo dato non aumenta nel tempo ma diminuisce.
Un mistero, a seguire gli esperti. La fascia di eta’ che va dai 14 anni compiuti a 18 e’ quella piu’ sprovveduta sul piano della protezione dei rapporti sessuali, anche perche’ i rapporti sessuali in questa faascia di eta’ sono i piu’ esposti alla forza attrattiva della novita’, della curiosita’ e dell’emulazione, mentre i mezzi di protezione sono meno facilmente accessibili che in eta’ maggiori. L’Italia, a regola, dovrebbe registrare un piu’ alto rischio di concepimento perche’ non c’e’ l’educazione sessuale nelle scuole e perche’ le adolescenti non utilizzano gli anticoncezionali in proporzioni analoghe a quelle delle loro coetanee inglesi, svedesi o francesi. Eppure il risultato e’ inversamente proporzionale alla supposta ignoranza delle nostre adolescenti, visto che per le coetanee dell’emancipato nord Europa il rischio di concepimento e’ mediamente il triplo.
Ora, siccome i misteri nella vita sociale non esistono, e visto che i modelli teorici degli esperti sono sconfessarti dalla realta’, dobbiamo arrivare ad ammettere che un’educazione sessuale e campagne di sensibilizzazione per le adolescenti che non partano dal tentativo culturale di dare spessore e valore al sesso e ai rapporti sessuali (ma che insistono solo sulla necessita’ della protezione anticoncezionale), danno un senso alla protezione anticoncezionale ma mortificano proprio il sesso. In questo schema e’ la protezione dei rapporti sessuali ad avere il primato, nient’affatto i rapporti sessuali in quanto tali. I rapporti sessualio, anzi, risultano riscattati e nobilitati dalla protezione contraccettiva. Se pure sei giovane e hai rapporti sessuali banali, in quanto del tutto episodici ed estemporanei ma ben protetti, il messaggio e’ che “non c’e’ problema”, perche’ il valore della protezione riscatta il disvalore della banalita’, cosicche’ la banalita’ dei rapporti sessuali e’ un disvalore solo e soltanto in mancanza della protezione dei rapporti sessuali, non di per se’.
E’ esattamente in questa filosofia empirica, che si e’ venuta affermando nei fatti, il fallimento di tutte le strategie di responsabilizzazione sul piano sessuale messe in atto proprio dai paesi piu’ avanzati. Buon per noi, allora,che strategie simili ancora non abbiano attecchito, o che stentino a farlo, in Italia.
Ma c’e’ una seconda considerazione altrettanto spiazzante che non puo’ piu’ essere ignorata. Se in Italia utilizziamo poco i contraccettivi, e tuttavia in una eta’ cosi’ delicata e di scoperta delle cose del sesso qual e’ l’adolescenza il rischio di concepimento e’ inferiore a un concepimento annuo ogni 200 ragazze con meno di 18 anni, allora c’e’ poco da stare a discutere, e perfino poco da stare ad ascoltare le inchieste demoscopiche al riguardo: la realta’ e’ che in Italia l’eta’ della donna al primo rapporto sessuale completo non puo’ che essere relativamente alta, se non proprio alta in assoluto. E questo vuol dire che una quota preponderante di adolescenti aspetta di essere uscita dall’adolescenza prima di avere rapporti sessuali.Ovvero che non e’ l’adolescenza l’eta’ della scoperta del rapporto sessuale, ma la piena giovinezza, il raggiungimento, il superamento e perfino il largo, ampio superamento della maggiore eta’.
Questo il film, come ce lo raccontano i dati”.
Coraggio Cyrano! L’Italia e’ anche altro di quei due burini!!
“Nei paesi ad elevata diffusione di contraccettivi e di programmi di educazione sessuale, specie scolastica – come Francia, Svezia e Gran Bretagna – i tassi abortivi sono sempre rimasti elevati, aumentando soprattutto fra le più giovani. In Italia, invece, la percentuale delle donne che usano la pillola anticoncezionale è fra le più basse di Europa, come pure i tassi abortivi, comunque li si conti, e sempre in diminuzione fin dall’82. Qualche dato: il 16,2 per cento delle italiane usa questa pillola, contro il 40 delle svedesi e il 50 delle francesi. E i tassi di abortività fra le donne con meno di venti anni sono, rispettivamente, il 6,9 per mille in Italia, il 15,2 in Francia, il 22,5 in Svezia e il 23 in Inghilterra e Galles.
Le cose non cambiano con la ‘pillola del giorno dopo’, che può impedire all’embrione di annidarsi in utero, prefigurando così un probabile, precocissimo aborto, impossibile da verificare e quindi da conteggiare. In Italia questo prodotto si può comprare in farmacia dal 2000 – quando gli aborti già calavano – e solo con ricetta medica, che invece non serve in Francia, Gran Bretagna e Svezia. In Francia, per esempio, questa pillola è negli armadietti scolastici per studentesse fin dagli undici anni, e il consenso dei genitori non è richiesto. E ricordiamo in Inghilterra un progetto pilota di due anni fa che permetteva alle ragazzine fra gli 11 e i 13 anni di chiedere la pillola del giorno dopo via sms, per «evitare imbarazzi».
Il risultato è che le vendite in Francia e Gran Bretagna sono 3-4 volte quelle italiane, e pure gli aborti ufficiali, come già detto, sono molto più numerosi, specie fra le minorenni. Chiarendo che da noi un anno di aborti equivale a più di 110mila esseri umani soppressi prima di nascere, e che il calo non consola – l’unico numero che vorremmo leggere è lo zero, tutti gli altri sono intollerabili – è bene prendere atto che la strategia messa in atto per diminuirli, negli altri paesi, li ha invece moltiplicati”
http://www.salutefemminile.it/Template/detailArticoli.asp?IDFolder=176&IDOggetto=7831&LN=IT&Argomenti=1
Questo in Italia non è ancora successo:
http://www.scienzaevita.org/rassegne/0cf45dc80c39a3fbb762f47a9f47855b.pdf
Il proliferare della pornografia, dell’alcol ecc. a mio parere non sono la causa, bensì l’effetto del proliferare della bruttezza.
Il “raffazzonato”, il falso, la mediocrità sono ormai ovunque.
Ne soffrono gli adulti, figuriamoci gli adolescenti.
Viviamo nel Paese più bello del mondo, ma passiamo giornate intere nei finti “centri storici” replicati in outlet e nei centri commerciali.
Potremmo imparare i linguaggi dell’amore sui sonetti di Petrarca e Cavalcanti, sulle poesie di Neruda e Garcìa Lorca.
E invece li apprendiamo da Moccia e Maria De Filippi.
C’è da stupirsi se i ragazzini sono beceri?
Vi è mai capitato di vedere come sono usati e come si comportano certi anziani nelle trasmissioni tv?
I miei nonni si farebbero tagliare un braccio, piuttosto che rendersi ridicoli di fronte all’universo mondo.
Ma forse il succo è tutto lì: la dignità, il rispetto, non si trasmettono per via orale, si apprendono per osmosi.
“Vi è mai capitato di vedere come sono usati e come si comportano certi anziani nelle trasmissioni tv?”: sì! Mia madre li guarda ogni volta, ma lei per farci due risate e dire che sono ridicoli. Lo direbbe anche se fossero i vecchietti più dolci e simpatici del mondo (di depressione e quindi non vede mai una cosa in positivo). Mentre lei li guarda me li guardo anche io tra uno sfaccendare e l’altro. Una volta scherzando ho detto a mia madre: “Se vai li ti ripudio come madre! Ma non hanno figli e nipoti? Chissà come si vergognano!”. Poi, invece, in una puntata recente, uno dei vecchietti in cerca di compagna (moooolto anziano) era accompagnato dalla nipote, una giovane dall’apparenza molto semplice e perbene, cioè normalissima. Allora mi sono detta: “Signore pietà, perché non ho capito un fico secco!”. Che dire? amo i vecchietti che hanno voglia di vivere e di divertirsi, ma c’è modo e modo. Mi piacciono i simpatici nonni, quelli che fanno appunto i nonni e trasmettono qualcosa ai nipoti. Che messaggio passano questi nonnini in cerca di compagnia? Boh! Certo che a volte ci sono frasi e colloqui a dir poco allucinanti! Li posso capire da un adolescente ma non ci riesco oltre una certa età…
# Erika 7 febbraio 2012 alle 15:37: “la dignità, il rispetto, non si trasmettono per via orale, si apprendono per osmosi”. Confermo e sottoscrivo!
E ora che abbiamo buttato merda su tutto e su tutti (esclusa la comunità dei credenti certificati dal Gran Sacerdote) ed ora, stavo dicendo… ora che? Ora all’opera? Alla rieducazione dei tamarri italiani e europei? Scuole Faes per tuttii? (pagando) Oratori’?Processioni? Rosari?Famiglie come si deve? Più cultura, più educazione, più rispetto innanzitutto per se stessi?
Orsù, al lavoro!!!
…e poi, anche chi è autorizzato a autocertificarsi non immondo?
Chiunque può sostenerlo di non essere sozzo, immondo, sudicio, marciscente nelle parti genitali (che di quelle si parla nel post, o no?) la fobia della contaminazione, del peccato sudicio, impuro, lercio, fetido, puzzolente, putrido, e, di contro, la purezza, la santità, il tabernacolo del corpo, la pulizia, la mancanza di odore, di sapore, sporcizia, specialmente “sotto” (e le ascelle?)
Alvise! Sei esagerato? Direi di sì! Nessuno, se ho letto bene, ha buttato merda su tutto e tutti, né è stata esaltata (salvata) la comunità dei credenti… Ma dove le leggi ste castr….?
ma anche chi è pulito è esposto agli assalti del tentatore che vuole perderlo…
Alvise, disciplina e abnegazione ci vogliono, spirito di corpo e attaccamento al Papa e alla Chiesa.
“Volete, carissimi giovani, essere voi — con i cinquecentocinquantamila vostri compagni sparsi in tutta Italia — le avanguardie di un giovanile esercito costruttore?
Siete pronti a mostrare il vostro amore alla Chiesa, al Papa?
V’è chi muove loro una guerra terribile con perfida strategia e subdola tattica: volete voi combattere per essa e con essa?
Muoiono gli uomini, anche quelli che sembravano immortali; crollano le umane istituzioni; si succedono, gli uni agli altri, i più impensati tramonti. E a ogni alba nuova la Chiesa assiste serena ed è baciata dal sorgere di ogni nuovo sole.”
(Pio XII, discorso ai giovani di Azione Cattolica, 5 novembre 1953)
e allora di che lamentarsi?
ma io non mi lamento. Io spero (tu no?):
“Voi porterete l’annuncio di Cristo nel nuovo millennio. Tornando a casa, non disperdetevi. Confermate ed approfondite la vostra adesione alla comunità cristiana a cui appartenete. Da Roma, dalla Città di Pietro e di Paolo, il Papa vi accompagna con affetto e, parafrasando un’espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!” (cfr Lett. 368).”
(Giovanni Paolo II, omelia di chiusura della XV giornata mondiale della gioventù, 20 agosto 2000)
Ma cosa aspettate a mertterlo a foco?
Ma cosa contraddistinguerebbe il vostro mettere a foco da quello degli infedeli o rivoluzionari comuni etc.?
L’essere voi Cattolici?Ma chi lo stabilisce che siete “veri”Cattolici? Dimostratelo.Date foco.
Io, non essendo nulla, ma solo un chiacchierone presuntuoso, almeno non ho da dimostrare nulla!!!
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”
Lc 12, 49
Però non penso che si debba dare fuoco materialmente 🙂
Penso che valga il senso figurato
Ah, l’ho letto ora “parafrasando”…. Ma Caterina chi parafrasava?
Insisto, come si fa a CERTIFICARE che uno è Cattolico?
Dire male della nostra sporca società va anche bene, ma poi?
Ma io, uno dice, porto agli altri la testimonianza del mio essere Cattolico, porto la parola, la verità, la vita, la luce,
ma tutti pensano di parlare in nome di queste cose (ma a parte) cosa avete voi di più di quegl’altri, voi dite che voi avete
Dio Cristo, ma anche io lo potrei dichiarare quando mi facesse comodo, ma non lo fo, voi lo fate ogni minuto, vi approvate tra voi, vi sentite (in buona fede, spero) di appartenere realmente a qualcosa, ma il vostreo parlare male è uguale a quello di tutti, tutti sono a dire male, ora dicono male che cìè la neve e che non si era preparati, poi che le figliole gli danno la caccia di notte bande di stupratori ubriachi, come in Svezia, Danimarca, Inghilterra, e paesi consimili, che c’è gente che more fori di freddo, che il Vaticano li fa dormire sotto i portici, ma senza entrare, etc….
Alviseeee! Mai sentito parlare del fuoco dello Spirito Santoooooo????
N.B.: il fuoco dello Spirito Santo è quello che parla (a proprio nome) e non ha bisogno di mediatori né di strumenti vocali, cioè O C’E’ O NON C’E’. Noi possiamo parlare per ore, ma senza lo Spirito Santo parliamo noi, magari proprio di Lui, ma non parla Lui perché non c’è in noi! Mi correggo! In noi c’è, in virtù del Battesimo, ma a causa dei nostri limiti e peccati, è “stemperato”, “affievolito”, etc. L’orgoglio, ad esempio, lo tiene mooooltooooo lontano e se noi, in modo orgoglioso e superbo, parliamo di Lui, in realtà facciamo poco se non addirittura danni.
‘sti tosHani so’ fissati col foco:
S’i fosse fuoco, arderei ‘l mondo;
s’i fosse vento, lo tempestarei;
s’i fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s’i fosse ‘mperator, ben lo farei;
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S’i fosse morte, andarei a mi’ padre;
s’i fosse vita, non starei con lui;
similemente faria da mi’ madre.
Si fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.
Interessante!
http://www.vocazioni.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2552&Itemid=272
Articolo interessante:
http://www.vocazioni.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2552&Itemid=272
un po’ è anche l’inganno della parte animale dell’uomo, penso che non cambierà mai nulla, al massimo si potranno dare a qualcuno di più recettivo, gli anticorpi per essere meno malati,perché dopotutto leggevo su Le Scienza di questo mese “il nostro cervello si è evoluto per portare il corpo per mangiare e riprodursi”.
Scriteriato, non nominare la c.d. ‘gorgia’ toscana invano, non ci riesce nessuno che non sia nativo o Gustav Rohlfs 😀
http://www.treccani.it/vocabolario/gorgia/
http://nihilalieno.wordpress.com/2012/02/08/ah-questi-giovani-doggi/
Sì, ma tra le giovane generazioni (18-29enni) è in picchiata la fiducia nella Chiesa e aumenta non solo l’indifferenza, ma addirittura l’ostilità nei confronti della Chiesa:
“La crisi coinvolge pienamente la Chiesa: raddoppia infatti la percentuale di coloro che dicono di non avere alcuna fiducia in essa (giungendo fino al 30% degli intervistati nel 2010). Inoltre la maggior parte delle figure religiose riscuotono poco consenso nei giovani: se frati e suore mantengono credibilità almeno per il 40-50% del campione, decisamente molto più in crisi la fiducia nei confronti di sacerdoti (30% circa) e vescovi (20%). Solo gli imam musulmani raccolgono meno consenso (10%). Le figure di riferimento della Chiesa cattolica conquistano la fiducia in maggioranza solo tra i cattolici praticanti, mentre due non credenti su cinque mostrano molta più fiducia nei confronti dei monaci buddisti.”
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/04/ricerca-giovani-fede.shtml#