Grazie Walt

di Jane

L’Huffington Post ieri ha pubblicato una bellissima intervista a Diane Disney Miller, la figlia di Walt Disney. L’intervista è stata rilasciata in occasione dell’uscita della versione restaurata in DVD di “The Lady and the Tramp” (tradotto in Italia con “Lilly e il vagabondo”) e in occasione del 57° anniversario dell’apertura di Disneyland.

Lo scopo dell’intervista è stato quello di raccontare il Walt Disney inedito, molto diverso dalle versioni e dai luoghi comuni che circolano su di lui: anti-semita, massone, razzista. La figlia, per amor del vero e per amor di padre, cerca di smentire queste voci, pensando anche a tutte quelle persone – me compresa- che lo hanno sempre amato e che lo amano.

Il suo nome – il più famoso del mondo- è entrato nella storia e ci resterà per sempre. Diane Disney ha rilasciato l’intervista nella casa di famiglia costruita dentro Disneyland – praticamente come vivere in un sogno- e racconta di quanto fosse amorevole il padre, di quanto si fosse sempre occupato di lei e della sorella (le accompagnava a scuola tutte le mattine e dedicava ogni sabato o domenica a loro e quel giorno lo chiamava Daddy’s Day), e di quanto sia stata bella la sua vita grazie al padre e grazie anche al suo lavoro e alla sua creatività.

Walt Disney era un genio, dotato di un’immaginazione straordinaria. Si diceva che la sua prima creazione, Mickey Mouse, fosse l’immagine animata di lui stesso, un suo prolungamento. Era talmente tanto invaso di immaginazione che la realtà e la finzione spesso si confondevano. Questo genio ha regalato a noi bambini un mondo, senza il quale, ne sono convinta (e combatterei per questo) la nostra infanzia non sarebbe stata ugualmente bella.

Certo, quando non esistevano i cartoni animati i bambini si divertivano lo stesso, e certamente la nostra infanzia non è stata spesa completamente a guardare Pinocchio e a sfogliare Topolini (anche se potremmo discutere su questo), ma la bellezza di certe storie uscite dalla mente geniale di Disney è qualcosa a cui, ancora oggi, non saprei rinunciare. Non saprei rinunciare all’evasione dalla realtà a cui i cartoni animati firmati WD mi hanno portato e tuttora mi portano. Alla loro capacità di farti credere in mondi incantevoli dove tutto è possibile (sorvolo sul fatto che io e molte mie amiche ormai cresciute vorremmo poter parlare a quattrocchi con Walt dicendogli due o tre cose sul principe azzurro). Non saprei rinunciare al pensiero di un’isola che, a dispetto delle difficoltà della vita reale, non cessa mai di esistere, anche se non c’è.

La libertà dell’immaginazione è quella libertà che non potrà mai esserci sottratta, e quando si è bambini è essenziale poterla coltivare. Per questa ragione rimpiango lo stato di grazia della childhood. La vita è meravigliosa, certo, ma l’infanzia è qualcosa di magico. Come dice la filosofa Simone de Beauvoir, il bambino è colui che spende liberamente la sua esistenza, che è felicemente irresponsabile, che può giocare ad essere qualcuno che non è e che vive una condizione privilegiata. Mi domando quindi, ringraziando Walt Disney per avermi fatto sognare (e i sogni, ci insegna Cenerentola, son desideri di felicità) come si fa a non essere affetti dalla sindrome di Peter Pan?

Brevemente, vorrei spendere due parole su quella sensazione unica che mi nasce dentro nel pronunciare la parola “Disneyland”. Parola che porta con sé tanti ricordi dell’infanzia, connotati tutti da un’emozione mista di gioia e magia e felicità che ogni bambino, almeno una volta nella vita, dovrebbe provare. Il mio non vuole essere uno slogan pubblicitario, ma visto che ci sono lo dico: se volete fare il regalo più bello del mondo ad un bambino portatelo a Disneyland. Ve ne sarà grato per tutta la vita.

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Sull’argomento vi segnalo l’interessantissimo  post (diviso in due parti) del blog Luce in Sala  “Walt Disney e il cristianesimo” (parte 1 qui – parte 2 qui )

Admin

71 pensieri su “Grazie Walt

  1. nonpuoiessereserio

    Pensando a qualcosa collegato alla mia infanzia legato a Disney, più che ai cartoni penso a Topolino. Mio padre lavorava a Venezia e tornava a casa solo il lunedì portandomi il fumetto. Era un motivo di evasione, lo leggevo e rileggevo tutta la settimana e quando non sapevo leggere guardavo le figure immaginandomi la storia. Ora che sono papà vedo che anche i miei bambini, pur in un contesto diverso, hanno goduto e si stanno godendo questo tempo. Sono sereni.

    1. Simone de Beauvoir fu un’intellettuale francese di primissimo piano, filosofa ma non solo. Formulò teorie e sostenne tesi, tuttavia, che su plurimi punti, dalla fatuità della religione, al femminismo ultras, alla superiorità della coppia aperto-spalancata, all’opportunità di avere molti amanti (distinguendo fra amori necessari ed amori contingenti), all’aborto, mi sembrerebbero essere APPENA APPENA LEGGERMENTE in LIEVISSIMO E MARGINALE contrasto con quelle che sono parse sinora essere le idee di LGT (nonché, ça va sans dire, con quelle del Genio Cosmico).

      1. vale

        e va beh, anch’io mi sono sciroppato delle fetecchie insulse che non vanno prorpio d’accordo -eufemismo- con come la penso oggi. ma mica vuol dire che non dicano cose-ognitanto, neh-interessanti o intelligenti…..
        p.s.ma perchè,per filosofare seve l’attestato o la carta da bollo di qualcuno(stato incluso?) .non sapevo…..

        1. Nient’affatto (quantunque, trattandosi di Francia, qualche bollo e timbro da parte dello Stato non manchi mai):
          L’esercitare la sapienza ed il conoscere sono desiderabili per se stessi dagli uomini – non è possibile, infatti, vivere da uomini senza queste cose -, e sono, inoltre, utili per la vita; in effetti, nulla ci viene di buono, che non sia compiuto dopo avere ragionato ed agito in conformità con la sapienza. Inoltre, sia che il vivere felicemente consista nel provare piacere, sia che consista nel possesso della virtù, sia che consista nella sapienza, in tutti questi casi bisogna filosofare: queste cose infatti ci vengono principalmente e chiaramente per mezzo del filosofare. Se si deve filosofare, si deve filosofare, e se non si deve filosofare, si deve ugualmente filosofare; in ogni caso, dunque, si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo tenuti in tutti i modi a filosofare, dato appunto ch’essa esiste. Se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste; ma, cercando, filosofiamo, perché il cercare è la causa della filosofia, benché vada al riguardo anche menzionata l’autorevole opinione contraria di Cicerone, secondo il quale non si potrebbe immaginar nulla di così strano o di così poco credibile che non sia stato detto da qualche filosofo. Conoscendo codesto assunto, avendo compiuto degli studî classici, il buon Cartesio si risolse, nelle proprie ricerche, come un uomo che cammini solo e nelle tenebre, a procedere così lentamente e ad usare tanta circospezione in ogni cosa che, se anche non fosse avanzato che di pochissimo, avrebbe evitato, almeno, di cadere.

          1. vale

            sottoscrivo, a parte Cicerone che era uno capace di dire tutto ed il suo contrario( vedi il famoso “hornandum et tollendum” su Ottaviano. e si sa ,simili giochi di parole in bocca al Cicero dove portavano a parare…

            1. vale

              e non mi lascerete mica da parte -come personaggi-Muttley(medaglia medaglia) ed iL Taz????
              ci staremo mica filosofiazerizzando,nevvero?

        2. vale ha ragione, ma io volevo solo dire che è stata nota più come narratrice che filosofa. No, per parlare di filosofia non serve nessun attestato, benchè. purtroppo, i filosofi con gli attestati pullulino e impestino l’aria, come anche i predicatori, colla licenza papale, ma anche senza….

  2. 61Angeloextralarge

    Sono cresciuta con i cartoni della Walt Disney! Che cartoons!!! Che tempiiiii! Guai chi me li tocca! Anche se penso che siano spesso più per gli adulti che per i bambini. Se guardo i cartoni animati di oggi, a parte pochi (quasi tutti della Dysney) i mi viene da piangere: la grafica, le storie, etc. Tutto mi sembrava più bello: erano gli anni che avevo o qualcuno condivide con me che erano di più “qualità” artistica? .-D

    1. Erika

      Sulla qualità artistica non saprei…sono molto affascinata da quello che i disegnatori riescono a fare con la computer grafica.
      Quello che è diverso forse è il modo in cui si vive l’emozione. Una volta usciva più o meno un film all’anno ed era un evento, per me, quasi magico. Tuttora per me andare al cinema è uno dei grandi piaceri della vita.

      I miei film di Disney preferiti:

      1)Gli aristogatti
      2)La carica dei 101
      3) Robin Hood

      🙂

  3. 61Angeloextralarge

    1) Dinosauri e La bella e la bestia
    2) Sirenetta e Gli aristogatti
    3) Alla ricerca di Nemo e Cenerentola
    E poi tutto quello che concerne Topolino, Paperino, Bug Bunny, Willy il coyote…
    Betty Boop non mi ha mai “detto” nulla. Poi mi sono innamorata di Candy, anche se la grafica non era, secondo me, ll massimo.

    1. 61Angeloextralarge

      n.b.: Laura G.T. grazie per questo bel post e per le rimembranze che mi costringi a fare! Un po’ di “sana malinconia” a volte fa bene al cuore!

  4. G

    Secondo me anche i personaggi femminili Disney hanno subito un mutamento… Mentre le prime (Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, Lady Marian di Robin Hood, solo per citarne alcune) erano sempre in attesa del principe azzurro, rassettavano la casa ed obbedivano, le figure più recenti si oppongono alle tradizioni dei padri (la Sirenetta), fungono da guida all’uomo (Pocahontas). Belle (che rimane la mia preferita) rinuncia alla libertà per amore del padre, quindi della sua famiglia, infrangendo tutti i suoi sogni di libertà; riesce a vedere al di là delle apparenze perchè dotata di un forte spirito critico e, alla fine, è lei che salva lui, i ruoli si ribaltano. Insomma, si scelgono la loro vita. Diventano personalità complesse.

    1. JoeTurner

      vorrei però puntare l’attenzione sulle figure maschili in particolare su due principi abbastanza farlocchi: quello di Biancaneve che non fa un cavolo se non dare un bacetto alla fine, e soprattutto quello di Cenerentola, un soggettone che gli devono organizzare una festa mai vista per fargli conoscere qualche ragazza, quando conosce quella dei suoi sogni se la lascia scappare (no dico quella aveva scarpette di cristallo e quel torsolo non gli stava dietro???), poi invece di disperarsi e cercarla per tutto il regno manda un altro idiota (il granduca) a fare da gran ciabattino (e infatti la scarpetta in mano sua va in mille pezzi). Insomma i veri eroi non sono i principi ma nanetti e topini.

      1. 61Angeloextralarge

        Joe! Questa è della serie “come demolire il mito del principe azzurro”!!!! In effetti non hai torto, ma da bambina sognavo anche io il “principe di Biancaneve”… Mi andava bene anche quello di Cenerentola…

        1. 61Angeloextralarge

          E’ l’unica cosa del post che mi lascia perplessa, però! Forse perché non avendo figli non ho mai vissuto l’esperienza di portarceli? Bisgognerebbe provare. Le mie nipoti sono divise su due fronti: “Che bello, voglio tornarci!”… “E’ più bello nel DVD!”. Lascio a loro, che sono piccole, il giudizio sul bello e brutto. Ma io, da adulta vedo le cose da un’altra ottica e coltivo i miei dubbi. Credo che la cosa importante, andando a Dysneland (e in altri luoghi di divertimento) sia cercare di trasmettere COMUNQUE un messaggio costruttivo ai bambini: il divertimento fine a sé stesso non so quanto può servire, oltre che a scaricare l’adrenalina.

          1. fefral

            mi sembra quantomeno poco elegante concludere un post con un messaggio pubblicitario di questo tipo. Sinceramente trovo gli scritti di LGT parecchio privi di spessore. Non parlo di stile, lascio ad altri più competenti di me giudicare le abilità scrittorie degli autori del blog, io ho i miei gusti ma appunto di gusti si tratta, nulla di più. Nè mi riferisco agli argomenti, perchè ritengo che nella vita poche siano le cose che non siano degne di considerazione, ogni realtà umana onesta (lavoro, famiglia, sport, letteratura, arte, cinema, moda, economia, gioco, cucina, danza, musica….) può essere un modo per partecipare alla creazione e scoprire frammenti di verità. Lungi da me criticare anche la preparazione dell’autrice (i miei studi classici datano troppo indietro negli anni per potermi permettere di correggerla o criticarla in merito).
            Mi chiedo però, ogni volta che la leggo, quale sia il suo mondo interiore, per cosa vive, cosa sogna, quali sono i suoi ideali….
            .. insomma, per parlare con il linguaggio che più mi si addice: cosa cazzo ci vuole comunicare con un post in cui dice a madri e padri di famiglia, in piena recessione, che il regalo più bello che possiamo fare ai nostri figli è spendere dai 3 ai 5mila euro per portare i nostri due/tre/cinque figli ad un parco giochi? E scusate, chi non se lo può permettere deve rimanere col senso di colpa per non aver potuto fare ai suoi figli il regalo più bello del mondo?
            Ma mi faccia il piacere, signorina LGT, io i miei figli forse ce li porto pure a disneyland, o forse no, …. ma sinceramente spero di trasmettere loro ambizioni un po’ più grandi di un week end a disneyland.

            Bah!

            (sì lo so ora mi direte che il resto del post è bello, che non si può giudicare tutto dall’ultima frase, che LGT è volutamente leggera ma è anche profonda ecc, ecc.. ma mi sono girate le balle e non mi sono riuscita a trattenere)

            1. Chiara

              Sono perfettamente d’accordo con te.
              Leggendo il post mi sono detta: ma perchè l’ha scritto? dov”è il messaggio? Non viene neppure approfondita la difesa di Walt Disney come uomo, ma si accenna solo a qualche parola della figlia…
              E poi penso anch’io che ci sia di meglio da proporre ai nostri figli che non Disneyland, enorme parco posticcio, finto e economicamente insostenibile per una famiglia.

  5. Sara

    Infatti, secondo me, le migliori sono le prime: sono quelle veramente da fiaba, da sogno. E sono anche le più educative: la loro attesa, la loro obbedienza e la loro perseveranza alla fine vengono premiate, insegnando che essere buoni, anche se può costare, alla fine paga sempre e con la moneta migliore. E anzi: paga anche durante, perché la loro bontà le dimostra evidentemente migliori dei cattivi di turno. Invece la Sirenetta, disubbidendo, mette nei guai se stessa e gli altri. E forse, a pensarci bene, è anche questo un bell’insegnamento. Anche Belle insegna molto sull’amore oblativo e sull’errore di giudicare qualcuno dalle apparenze; inoltre è vero che è lei a salvare lui, ma forse più come una Santa Monica che non si arrende al male. E poi (Costanza docet) sono le donne a dare il meglio di sé quando si tratta di prendersi cura degli altri: più che una principessa che salva il suo principe, Belle se ne prende cura e ne guarisce le ferite: l’amore è anche questo. Pochaontas non mi è mai stata molto simpatica, forse proprio perché mi sembra di intuire un ribaltamento dei ruoli. Però, ad essere sincera, devo confessare di non aver mai visto il cartone per intero, quindi mi riservo di ricredermi!

    1. G

      Neanche io ho una grande passione per Pocahontas, era il primo esempio che mi era venuto in mente. 🙂 Nella “Sirenetta”, poi avevo un debole per il pesce Flounder!

      1. Sara

        Ed era veramente calzante! L’analisi che ci hai proposto è veramente interessante! Sono d’accordo anche sul dolcissimo Flounder! E tanto che ci siamo, oltre quella smodata per le principesse vecchio stampo, confesserò anche la mia altrettanto smodata passione per il più recente Re Leone, ricchissimo di insegnamenti anche lui (non ultimo quello sull’opportunità dell’obbedienza, per l’appunto!). Comunque ogni cartone di Walt Disney è una miniera: non saprei di quale fare a meno!

    2. 61Angeloextralarge

      Sì, è un bel insegnamento anche la Sirenetta che disubbedisce al padre e per questo si caccia in un “mare” di guai e ci caccia anche gli altri. Invece un insegnamento che non mi è mai piaciuto e quello che “il cattivo paga sempre”: il perdono cristiano ‘ndo sta? E mai una volta che il cattivo si penta! Duro de coccio fino alla fine! Correggetemi se sbaglio per dimenticanza. Mi accodo a chi ha ricordato il Re Leone: m’era sfuggito ma mi piace tanto.

      1. Sara

        Be’, Biancaneve perdona il cacciatore… e nel re Leone 2 il perdono è concesso al leoncino (di cui non ricordo il nome) che aveva il compito di uccidere il Re, ma che si redime. E, secondo me, anche laddove manca, si capisce che una Cenerentola avrebbe senza dubbio perdonato le sorellastre o la matrigna, come cerca disperatamente di consentire con la NECESSITA’ che il gatto Lucifero non sia poi assolutamente negativo (fantastica la battuta: “Lucifero è… è…. Be’, insomma, qualche pregio DEVE pure averlo!”). Il fatto è che siccome Disney non è solo zucchero e storielle edulcorate come ritiene qualcuno, mostra (e dunque insegna) come esista anche il male assoluto e cieco e come le conseguenze di una scelta definitiva in tal senso siano inevitabilmente quelle che sono. E la statura morale ed eucaristica della dedizione di una Cenerentola che continua ad amare e curare chi imperterrito le fa del male (“amare i propri nemici”) è ancora più esemplare e di insegnamento. Ti restituisco un grande Smack!

        1. 61Angeloextralarge

          Grazie per il promemoria! E’ anche vero che il cacciatore di Biancaneve non era il “mandante” ma solo l’esecutore. Il Re Leone 2 non l’ho visto: purtroppo ho un’antipatia per i 2… 3… 4… etc. perché mi sembra che stiracchino troppo le storie. Ho visto solo un 2: non mi ricordo quale ma ricordo che ne ero rimasta delusa. Tieni conto però che questi cartoni della Disney li ho visti da adulta, quando nei fine settimana facevo, per qualche ora, da babysitter ai nipotini, anzi facevo la zia!

  6. perfectioconversationis

    Buongiorno a tutti, sono almeno tre post che accumulo sulla punta delle dita cose che avrei voluto dire, ma poi il tempo era poco e non le ho dette. Son certa che nessuno ne senta la mancanza, ma appunto per liberarmi le dita di tutte queste cose che si accumulano in equilibrio una sull’altra, un paio le dico e tutte le altre le getto nel cestino e non se ne parli più.

    1. Dostoevskij, per Lidiafederica;

    -Ah, piccini, ah, cari amici miei: non temetela, voi, la vita! Com’è bella la vita, quando fai qualcosa di buono e giusto!
    – Sì, sì, – entusiasti ripeterono i ragazzi.
    – Karamazov, noi vi vogliamo bene! – proruppe, incontenibile, una voce, che doveva essere di Kartašëv.
    – Noi vi vogliamo bene, noi vi vogliamo bene, – fecero coro tutti gli altri. Molti, negli occhi, avevano i lucciconi.
    – Evviva Karamazov! – con entusiasmo proclamò Kolja.
    – E per sempre viva in noi il ricordo del ragazzo morto! – vibratamente soggiunse ancora Alëša.
    – Per sempre, per sempre! – fecero eco, di nuovo, i ragazzi.
    – Karamazov! – gridò Kolja. – Può essere mai vero quanto dice la religione, che noi risorgeremo dai morti, e torneremo in vita, e ci rivedremo l’un l’altro, tutti quanti, e dunque anche Il’juša?
    – Senza fallo risorgeremo, senza fallo ci rivedremo, e lietamente, gioiosamente ci racconteremo a vicenda tutto ciò che è stato… – fra sorridente e rapito rispose Alëša.
    – Ah, come dovrà essere bello! – sfuggì dal petto di Kolja.
    – Bene, e adesso terminiamo i discorsi, e rechiamoci al pranzo funebre. Non turbatevi, se dovremo mangiar le frittelle. Si tratta, non è vero?, di qualcosa di antico, di eterno, e per di più c’è del buono! – ruppe a ridere Alëša. – Suvvia, andiamo dunque! Ormai, ecco, possiamo prenderci per mano!
    – E per sempre così, per tutta la vita così, tutti per mano! Urrà Karamazov! – ancora una volta, esultante, proruppe Kolja: e ancora una volta tutti i ragazzi fecero coro al suo grido.

    Non ho altro da aggiungere. O sì: Dostoevskij vede la redenzione dal fondo dell’anima umana. Conosce il peccato e sa che, in un modo quasi inspiegabile, il peccato più tremendo contiene in sé la propria redenzione, almeno un inizio di redenzione, se davvero Cristo è morto per i nostri peccati.
    Una giovane donna si suicida gettandosi da una finestra, stringendo un’icona sacra tra le braccia: Dostoevskij da questo episodio di cronaca, che lo perseguita, trae spunto per scrivere La mite.
    Dostoevskij non ha l’anima in pace di chi è vissuto quietamente ed è stato tiepido nel peccato. Conosce il tumulto, il grumo nero al fondo del cuore di ogni uomo. Lo conosce, lo affronta come Giacobbe che lotta con l’angelo, e ne esce con una speranza cristiana. Sa che il mondo è redento non perché l’uomo è divenuto buono, ma perché il Figlio di Dio lo ha toccato.
    Conosce il peggio del cuore dell’uomo e in qualche modo sa che proprio da lì inizia la risalita verso la bellezza.
    Ecco, questo è il mio Dostoevskij.

    2. Walt Disney:

    come uomo, non so.
    A me non piace molta della produzione Disney, e in particolare la “normalizzazione” delle fiabe classiche. Il mondo a forti tinte dei fratelli Grimm, ad esempio, diventa stucchevole, negli adattamenti Disney. Della Disney, come casa di produzione più che come uomo, a me piacciono alcune opere originali: Il re leone, ad esempio, e Topolino, inteso come giornalino.
    Non mi piace l’omogeneizzazione di capolavori letterari come Peter Pan o Alice nel paese delle meraviglie. Non so se ha fatto sognare generazioni di ragazzi, probabilmente sì, ma ho l’impressione che abbia anche sostituito sogni semplificati e di cartapesta a sogni lussureggianti e complessi. Non che voglia demonizzare i film Disney, che in casa mia circolano tranquillamente, ma questi contengono sempre qualcosa di spezzettato e pre-digerito, che alla lunga non mi convince.
    E mi fanno orrore posti come Disneyland, direi che potrebbe quasi essere l’incarnazione di un girone infernale.

    Cyrano, se i due giovani del tuo post di ieri fossero stati in grado di esprimersi secondo la tua “traslitterazione”, probabilmente avrebbero detto altro. Per il solo fatto di saper esprimere idee e sentimenti in forma compiuta, è probabile che tali idee e sentimenti avrebbero cercato di acquistare una dignità che il linguaggio primitivo e gutturale, con cui normalmente si esprimono, non consente. Avessero avuto le parole, avrebbero anche le idee…

    E con questa, le cose dette son tre.

    1. Ma certo che avrebbero detto dell’altro, PC!
      Per esempio qualcosa del genere, non pensi?

      «Cantami di questo tempo
      l’astio e il malcontento
      di chi è sottovento,
      e non vuol sentir l’odore
      di questo motor
      che ci porta avanti
      quasi tutti quanti
      – maschi, femmine e cantanti –
      su un tappeto di contanti
      nel cielo blu»

      Questa piacerà pure ad Alvise, che ieri devo aver proprio indispettito… 😉

    2. lidiafederica

      è vero, Daniela, e quel pezzo de I fratelli Karamazov mi ha sempre commossa. Non dico che in D. non ci siano begli spunti, anzi; e i Karamazov sono uno dei miei libri preferiti, ma, come ho scritto ieri a Erika, ci sono cose di D. che non sopporto (come la nevrastenia di tutti i suoi personaggi).
      Io sono forse più semplice, o forse ho paura: a me il male, il brutto, la nevrastenia, il peccato…non mi piacciono. Mentre personaggi come Alёša o come Sonečka di Delitto e castigo mi piacciono, proprio perché sono buoni. In Tolstoj il peccato è molto più sublimato che in Dostoevskij, Tolstoj è molto meno tormentato. Poi, nella realtà, se ho un amico o un’amica in difficoltà, non ho problemi a riconoscere il male, a dirlo e cercare insieme di risorgere, e ovviamente lo stesso quando capita a me, ma in generale è così: nella fiction il peccato non mi piace. E non mi piace la pazzia, la nevrastenicità, soprattutto non mi piacciono i monologhi dostoevskijani, mascherati da dialoghi…
      Sarò buonista alla Wlt Disney, ma a me piacciono le storie buone, senza grandi peccati e peccatori…oppure, se peccato ci dev’essere, mi piace che la redenzione sia ben visibile (perciò mi piace molto la fine di DEl e Cast, che i critici giudicano letterariamente debolissima). In Anna Karenina, è strano, ma il peccato di Anna non mi ha fatto soffrire per il peccato in sé, ma proprio per Anna…anche questo mi piace in Tolstoj. Dostoevskij “usa” i personaggi per esprimere idee (come dice Erika nell’altro post, alla fine ricordi le storie, non i personaggi), Tolstoj invece crea personaggi di carne, ossa e sangue…forse pe questo i peccatori Tolstoiani mi sembrano migliori, perché vedo gli uomini in loro, e non l’idea del peccato che in Dostoevskij è fortissima.
      Non so 🙂 Oggi cmq ho ripresto in mano la mia frusta copia di Delitto e castigo, ma è in italiano, lo vorrei rileggere in russo.

      1. В начале июля, в чрезвычайно жаркое время, под вечер, один молодой человек вышел из своей каморки, которую нанимал от жильцов в С — м переулке, на улицу и медленно, как бы в нерешимости, отправился к К — ну мосту.

        Он благополучно избегнул встречи с своею хозяйкой на лестнице. Каморка его приходилась под самою кровлей высокого пятиэтажного дома и походила более на шкаф, чем на квартиру. Квартирная же хозяйка его, у которой он нанимал эту каморку с обедом и прислугой, помещалась одною лестницей ниже, в отдельной квартире, и каждый раз, при выходе на улицу, ему непременно надо было проходить мимо хозяйкиной кухни, почти всегда настежь отворенной на лестницу. И каждый раз молодой человек, проходя мимо, чувствовал какое-то болезненное и трусливое ощущение, которого стыдился и от которого морщился. Он был должен кругом хозяйке и боялся с нею встретиться.

        Не то чтоб он был так труслив и забит, совсем даже напротив; но с некоторого времени он был в раздражительном и напряженном состоянии, похожем на ипохондрию. Он до того углубился в себя и уединился от всех, что боялся даже всякой встречи, не только встречи с хозяйкой. Он был задавлен бедностью; но даже стесненное положение перестало в последнее время тяготить его. Насущными делами своими он совсем перестал и не хотел заниматься. Никакой хозяйки, в сущности, он не боялся, что бы та ни замышляла против него. Но останавливаться на лестнице, слушать всякий вздор про всю эту обыденную дребедень, до которой ему нет никакого дела, все эти приставания о платеже, угрозы, жалобы, и при этом самому изворачиваться, извиняться, лгать, — нет уж, лучше проскользнуть как-нибудь кошкой по лестнице и улизнуть, чтобы никто не видал.

        Впрочем, на этот раз страх встречи с своею кредиторшей даже его самого поразил по выходе на улицу.

        «На какое дело хочу покуситься и в то же время каких пустяков боюсь! — подумал он с странною улыбкой. — Гм… да… всё в руках человека, и всё-то он мимо носу проносит, единственно от одной трусости… это уж аксиома… Любопытно, чего люди больше всего боятся? Нового шага, нового собственного слова они всего больше боятся… А впрочем, я слишком много болтаю. Оттого и ничего не делаю, что болтаю. Пожалуй, впрочем, и так: оттого болтаю, что ничего не делаю. Это я в этот последний месяц выучился болтать, лежа по целым суткам в углу и думая… о царе Горохе. Ну зачем я теперь иду? Разве я способен на это? Разве это серьезно? Совсем не серьезно. Так, ради фантазии сам себя тешу; игрушки! Да, пожалуй что и игрушки!»

        1. lidiafederica

          🙂 hanno detto che questo pomeriggio afoso in cui ‘odin molodoj chelovek’ esce di casa e va ad ammazzare la vecchia ha cambiato la storia della letteratura

      2. Lidiafederica: non che io sia completamente ombrosa.
        A me piace Jane Austen, per intenderci, la adoro. Mi piacciono gli autori che parlano di una vita buona, anche del lieto fine, che il mio cuore desidera intensamente.
        Ma il problema del dolore innocente non si liquida, se non sondandolo a fondo, guardandolo ben saldi su noi stessi: metterlo da parte non permette di vedere ciò che c’è quasi di eucaristico nel dolore degli innocenti, così come, in un modo insondabile, nel male assoluto di chi li offende.

        1. lidiafederica

          Sì, però a me sembra che D. stesso non abbia un minimo di pietà per i suoi personaggi – li usa e poi? Sono solo idee incarnate, e ame non sembra ‘fair’ verso di loro.
          Bene, comunque, questo è il mio grande problema, di non reggere al pensiero di chi soffre: spesso, la sera, mi addormento pensando a tutte le povere ragazze che invece di starsene serene a letto come me devono uscire a prostituirsi, o a quelle che soffrono per altro genere, e mi fa malissimo. A me D. non ha mai dato chiavi per capire il male assoluto, o il dolore innocente: forse devo crescere ancora, o forse, semplicemente, D. ed io non ci intendiamo.
          Le Notti bianche – un piccolo gioiello di letteratura – secondo me, per esempio, sono la quintessenza dell’ingiustizia. Sono bellissime, ciononostante. Ma io preferisco comunque Tolstoj…poi, chissà, c’è chi nasce tolstoiano e muore dostoevskiano, ma nel mio caso non credo 🙂

  7. Il linguaggio “de quei zozzoni” che dice perfectioconversationis vale nè più né meno quanto le nostre
    belle frasi accomodate e pretenziose.
    Vada allora per la briscola e le ombre di nonpuoiessereserio…

    1. Alessandro

      e allora perché non ti dai a scrivere come loro parlano? Perché usi aggettivi come “accomodate” e “pretenziose”?

  8. perfectioconversationis

    Coltivando tranquilla
    l’orribile varietà
    delle proprie superbie
    la maggioranza sta
    come una malattia
    come una sfortuna
    come un’anestesia
    come un’abitudine
    per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

    col suo marchio speciale di speciale disperazione
    e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
    per consegnare alla morte una goccia di splendore
    di umanità di verità

  9. Grazie Walt Disney? Mai. Hanno distorto completamente la percezione della realtà (naturalmente con qualche, meravigliosa, eccezione). Il principe azzurro che ti cambia la vita all’improvviso senza un merito particolare se non la straordinaria bellezza, la parentela con qualche nobile o la delicatezza dei modi o del fisico hanno mandato alle ortiche decenni di lotta femminista…….va be, sto provocando ma la realtà non è così lontana.
    E comunque lo stravolgere in modo buonista americano le fiabe (vedi la sirenetta che crepa infelicemente) cambiandone il senso è imperdonabile

      1. 61Angeloextralarge

        Aleeee! Non so come ma avevo già capito che ti piacciono i Simpson! 😀 😀 😀 😀 😀 Smack!

        1. Alessandro

          Angela, sopportami 😀
          Inserire spezzoni dei Simpson è il mio innocuo trastullo, non rifiutare le caramelle a un bambino 😀 😀

          1. 61Angeloextralarge

            Aleeeee! Non ho scritto che non mi piace sta robaaaaaa!!! Smack!
            Però è curioso come sei rifornito: tutto Giovanni Paolo II, tutto Benedetto XVI, tutti i Documenti della Chiesa e… tutto Simpson!!! Ti sopporterò volentieri anche se i Simpson non sono i miei preferiti. 😀 😀 😀

  10. 61Angeloextralarge

    Curioso anche che nessuno abbia ancora inserito video dei cartoni (a parte pochi) per il piacere degli altri visitatoriiii! Lo fate voi o lo faccio IIIIIIIOOOOO più tardi? Ochio alle mie minacce! 😀

  11. Alessandro:
    perché io ormai sono irrimediabilmente (un’altra parola pennellata)accomodato e pretenzioso, mo lo so perchè, era destino?(infame!!!) Ognuno la sua croce e la lingua che è sua, io, la mia, mi vergogno, ma non so fare altro, sono
    lezioso, ripetitivo, peso, inconcludente, borioso. Molto meglio sarebbe di parlare come i boscimani d’oggi de Pietralata,
    o der Tufello o che so (chiedere per questo a Joe) io ne sono tagliato fuori, anche il mio modo di vivere più, striminzito, rinseccolito, ecco, una mente rinseccolita in un corpicino rinseccolito di vecchio merdoso…

    1. nonpuoiessereserio

      Direi che il ritratto di perfectio sia molto calzante Alvise. Non stancarti mai di scrutarci dal tuo uscio. Compatiscici ma accettaci che siamo figli dello stesso Padre e ti vogliamo bene.

    2. Alessandro

      Alvise

      peso = prolisso

      “mente rinseccolita”: non ti calunniare

      “corpicino rinseccolito”, “vecchio”: falsissimo

  12. meno male che in questi commenti è entrato un po’ di Dostoevskij e soprattutto i Simpson. Perchè a sentire l’elogio di Walt Disney, ma soprattutto di Disneyland mi stava prendendo la nausea…..
    Ci sono bellissimi film di animazione, ma l’appiattimento e l’edulcorazione di certe favole mi lascia veramente allibita. Che dire della banalizzazione di Pinocchio? o del finale fasullo della Sirenetta?
    I veri capolavori sono le musiche originali e i disegni delle pellicole anni ’70-80 (Aristogatti, Robin Hood, Spada nella Roccia..). Negli ultimi anni il migliore è stato Fantasia 2000.

  13. admin

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