Le sante sorelle

di Raffaella Frullone   La Bussola Quotidiana

Nel 2011 è stata la Lalaloopsy, lolita con i bottoni al posto degli occhi, la minigonna e le ballerine ai piedi, la bambola più venduta. Anche se dal 1957 l’indiscussa regina dei desideri e dei giochi delle bambine è lei, la Barbie, 50 primavere alle spalle, occhi da cerbiatta, fisico mozzafiato, (oltre che del tutto inumano) 99-45-83, targa Mattel. Nel 2001 sono arrivate le Bratz, decisamente più grintose e ammiccanti, truccatissime e dall’alto del tacco 12, distribuite in Italia dalla Gig. Al povero Cicciobello non resta che rimanere solo triste sugli scaffali dei negozi, o al più nei cestoni dei giochi dimenticati, perché alle bambine piace sempre meno giocare alla “mamma” e sempre di più alla lolita, alla donne che vorrebbero diventare “da grande”. continua a leggere

Ecco perché negli Stati Uniti qualcuno ha pensato ad un nuovo modello di bambola, che esprima e proponga un modello di donna decisamente più impopolare e insieme molto più femminile, quello di una bambola suora, una bambola che esprima la vocazione religiosa.

Si chiamano le Saintly Sisters, (letteralmente “santamente sorelle”) e sono frutto dell’idea di Suzzanne Brakefield, South Carolina. «Offriamo un modello autenticamente modesto e alternativo ai giocattoli che si trovano normalmente sulle mensole dei negozi di giocattoli. Il nostro desiderio più sincero è che le bambine vedano nelle nostre bambole un esempio positivo di virtù». Saintly sister è frutto della fede e del lavoro di una famiglia cattolica del South Carolina, precisamente a Rock Hill.

«Sono cattolica da sempre – racconta Suzzanne. – La mia fede è cresciuta in una parrocchia fantastica, quella di St. Michael’s in Gastonia, North Carolina, che fa parte della Diocesi di Charlotte. Devo dire grazie al nostro parroco, Roger Arnsparger, un autentico padre spirituale, che mi ha accompagnato in gioventù, quando ho incontrato Todd, mio marito da 22 anni, e quando sono nati i miei bambini, Zachery, Joseph, and Matthew. Ogni anno la nostra Diocesi sponsorizza il Congresso eucaristico e come parrocchia ci diamo da fare in diversi modi. Nel 2010 tra le iniziative abbiamo ospitato un gruppo di suore che hanno mostrato la trasformazione dei loro abiti da postulanti, a novizie, a consacrate attraverso dei pupazzi. La figlia di una mia cara amica, appena ha visto le bambole, ha chiesto di averne una ma ovviamente non erano in vendita. Così ho realizzato a mano una bambola suora per tutte le bambine presenti e le ho confezionate come regalo di Natale. Le bambine le hanno portate in Chiesa e molte altre amichette hanno cominciato a richiederle. Sono stati gli amici a convincermi a farne altre per altre famiglie cattoliche, così con il supporto della mia famiglia, il 25 marzo dello scorso anno, festa dell’Annunciazione, ha preso vita Saintly Sisters».

A quasi un anno di attività la produzione si è diversificata e i modelli di bambole prodotte sono 7: suora domenicana, sorella della vita, suora carmelitana, suora dell’adorazione dello Spirito, suora della Visitazione, piccole figlie di Maria, suora apostolica di San Giovanni, a completare il catalogo un costume da consacrata. Tutti i modelli di bambole costano 40 dollari.

«Saintly Sisters ha fatto passi da gigante – continua l’ideatrice. – Quando abbiamo iniziato avevamo quattro modelli, ora siamo a sette e lavoriamo nell’ottica di aggiungere altri quattro modelli al catalogo, lungo quest’anno, inoltre a febbraio uscirà un particolarissimo modello in porcellana della Vergine Maria. Questo potrebbe portarci a pensare che il nostro progetto sia un successo, ma non è così, o meglio sarebbe riduttivo pensarlo, e presuntuoso. Io e la mia famiglia riconosciamo l’estremo bisogno di vocazioni religiose e l’importanza di rinforzare nelle giovani la possibilità di offrire la propria vita a servizio di Dio. Molte parrocchie oggi purtroppo non possono contare sull’aiuto di religiose, Saintly Sisters spera che le bambole suore possano contribuire a cambiare la realtà. Saprò se la mia piccola impresa avrà successo soltanto se un giorno, tra molti anni, una ragazza mi manderà una foto mentre prende i voti perpetui e mi scriverà che tutto era partito per gioco, con una bambola».

fonte: La Bussola Quotidiana

55 pensieri su “Le sante sorelle

  1. DaniCor

    Commento di profonda intensità e interesse pubblico (massimo che posso, vista l’ora):
    Ciccio bello rimane un mio sogno, l’ho sempre desiderato ma i miei non hanno mai potuto, visto che in Brasile i giocattoli costano uno sproposito…

    1. DaniCor

      Ma otto anni fa, nel giorno del mio compleanno, il Signore mi ha regalato uno in carne ed ossa! Tutti che lo vedevano dicevano “ma questo bambino sembra Ciccio bello!”

      1. 61Angeloextralarge

        Smack, Daniela! Smack al tuo Cicciobello, che di sicuro è più emozionante, più simpatico, più dolce, più…, più…, etc. del Cicciobello bambolotto!

  2. Velenia

    Vista l’,ora non mi dilungo nemmeno io,francamente a me l’ idea non piace,mi ricorda troppo quello che Manzoni scrive della Monaca di Monza:”Bambole vestite da suora furono i suoi primi giocattoli”

    1. Alberto Conti

      concordo, è la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho visto la notizia: ma a quando un Big Jim francescano?

      A parte gli scherzi ritengo che il gioco debba essere e rimanere gioco, non voglio essere caustico, ma preferirei che l’eventuale vocazione di una mia figlia (cosa che mi auguro con tutto il cuore per evitare di dover eliminare fisicamente ogni pretendente ;-)) abbia basi un po’ più profonde di una bambola.

      Per contro mi ha colpito la storia: questa non è una pazza invasata che si è svegliata dicendo “convertirò le bambine con le bambole suore”, si è limitata a rispondere ad un’esigenza: quella di una bambina che voleva una bambola suora; stare al reale è il metodo che mi hanno insegnato e fin’ora ha sempre funzionato.

      Solo l’ultima frase (quella sulla foto della novella suora con la vecchia bambola) mi inquieta un po’ … (Fefral non c’è la faccina “dubbioso”?? ;-))

    2. 61Angeloextralarge

      Ieri sera, a primo acchito ci sono rimasta un po’ male, (non con il post, che ritengo scritto molto bene).Mi sono detta: “Mamma mia che roba! Si banalizza una cosa molto seria come la vocazione alla Vita Consacrata!”. Poi, la notte porta consiglio! Stamattina ho pensato: “Perché no? In fondo c’è la Barbie (e le tante altre bambole) vestita da sposa! Alle bambine facciamo vedere anche un’altra faccia della vita”..
      in effetti, ragionandoci un po’ di più: la Vita Consacrata (come la chiamata al sacerdozio, al monachesimo, etc.) non ha più quella “normalità” che aveva tantissimi anni fa:. In ogni famiglia era quasi un obbligo che almeno un figlio si dedicasse al Signore: non parlo di vocazione perché vista così la cosa non mi sembra un discernimento vocazinale. Però, attualmente e purtroppo da anni, la famiglia non è più quel luogo dove si ritiene “normale” che un figlio si “dedichi” completamente al Signore. Perché? Il Signore continua sempre a chiamare, come ha fatto con i 12 e con i discepoli. Quindi? Quindi, oltre al fatto che si può rispondere: “Non c’è più la fede!”… “La Chiesa è finita!”… e altre amenità del genere… credo che sia un fatto condizionante anche l’aver tolto ai figli la “cultura della fede”, non solo non TRASMETTERE LA FEDE (perché spesso non c’è in chi dovrebbe farlo), ma una vera e propria “cultura” di quello che è sacro, di quello che è e sarà sempre una parte fondamentale del nostro essere uomini-donne. Se continuiamo a passare il messaggio che chi “si fa” suora o prete o frate… è una mosca bianca, anche un super-eroe se vogliamo, uno che è fuori dalla normalità e dal mondo, o addirittura uno che non ha capito nulla della vita o che non ha voglia di lavorare o altre amenità simili, per i figli ci sarà solo una “normalità”: quella del matrimonio. Ma anche qui ci sarebbe da scrivere un poema perché, purtroppo, considerata la condizione di tante famiglie, oggi non c’è più nemmeno la cultura del matrimonio”.
      Finito il panegirico: mi piace l’idea della suora bambolotto, perché, se ricordo bene, vista la motitdine degli anni trascorsi… il bambolotto è il compagno dei bambini, quindi aver già da piccoli un compagno (in questo caso una compagna) che ricorda che esiste anche la Vita Consacrata, che esiste Dio, BEN VENGA!

      1. E’ scappato un messaggio. Confermo che la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la citazione da Manzoni. Poi però è subentrata la mania contestualizzante che mi viene dal mestiere che faccio. Gli USA di oggi non sono la Milano di suor Gertrude e in questo caso, se non sbaglio, l’idea di fabbricare le bambole è nata in risposta a una richiesta spontanea di alcune bambine.
        Che il gioco con le bambole sia un gioco di ruolo è evidente. Però le bambole sono un mezzo per personificare le fantasie, le storie che hai in testa. Un tempo erano anche un ‘mezzo didattico’, per rappresentare – non solo ai bambini – i costumi di diversi paesi, epoche e storie. Come le fiabe, le bambole possono servire per far fare ai bambini esperienze di vita e conoscenza in ambito protetto e con strumenti pensati per le loro capacità e i loro interessi. Embè? Io ho avuto una Barbie con bellissimi vestiti (magari non fossi stata una sciupona, oggi avrebbero anche una quotazione…) ma non mi ha portato né all’anoressia né dal chirurgo plastico.

  3. A me invece l’idea non dispiace. Certo, è proprio una roba americana, non credo che qui da noi possa mai attecchire, ma penso che in quel contesto possa funzionare. A patto di non chiedere ad una bambola più di quanto possa fare. E’ ovvio che non potrebbe mai essere lo spunto di partenza per una vocazione, quello è probabilmente solo un pio desiderio dell’imprenditrice, ma in quella logica di “sostituzione” che è il gioco di bambole credo che una bambola così possa comunicare valori molto migliori delle barbie, e se funziona anche commercialmente…
    Sarei curioso a questo punto però di sapere come entra Dio nel gioco (a quel punto sarebbe inevitabile)…

    A un secondo pensiero mi viene in mente Tolkien che diceva che nella subcreazione non dovrebbe esserci spazio per Dio… mumble, il tutto richiede un supplemento di riflessione

  4. giovanni dm

    Mah…
    In effetti sa molto di Gertrude, la Monaca di Monza. Che poi finí “sventurata”…
    De gustibus, ma io non credo proprio che la regalerei a mia figlia. Mi sa di clericale (in senso negativo), forzato.

    1. Mica era obbligo che finisse ‘sventurata’, però.
      Manzoni dice che Gertrude avrebbe comunque potuto essere «una monaca santa e contenta», indipendentemente da come lo era diventata. A tirarsi addosso la sventura, in ultima analisi fu lei stessa, cedendo alla tentazione di rispondere a una chiamata che sarebbe stato bene ignorare.

      1. fefral

        Gertrude era fondamentalmente una persona poco libera. Una donna per cui qualcun altro aveva pianificato il destino, condizionandola finchè lei stessa non si piegasse a questo destino. Una libertà castrata prima o poi esplode. E’ vero che avrebbe potuto scegliere di essere comunque una monaca santa e contenta, ma per farlo avrebbe dovuto essere davvero libera.

  5. fefral

    terribile! non comprerei mai e poi mai una bambola del genere alle mie bambine. E se me le chiedessero me le porterei in discoteca a ballare

    1. Sara S

      sottoscrivooo… che bambola orrenda, fanno torto alle brave monachelle, e anche alle bambine, direi:)… vengo anch’io in disco con la mia, Fefral!!!

  6. Alessandro

    Non mi piace la bambola-suora, però mi fa pensare quello che dice Angela: “quindi aver già da piccoli un compagno (in questo caso una compagna) che ricorda che esiste anche la Vita Consacrata, che esiste Dio, ben venga”.

    Direi allora che occorre che i genitori sappiano spiegare ai figli il senso e il valore della vita consacrata (oggi dai piccoli pressoché sconosciuti, mediamente), ma penso che la bambola-suora non serva allo scopo.

    1. 61Angeloextralarge

      Non penso che la bambola-suora serva far capire il valore della Vita consacrata: non l’ho scritto. Penso che serva a ricordare che esiste e di conseguenza (poiché i piccoli sono curiosi) ricorderà che c’é Dio, se qualcuno dedica la vita a Lui.

      1. Alessandro

        Sì, forse hai ragione. Mi sto ricredendo, sto riabilitando la bambola suora.
        Come dice Giuly qui sotto, “quando ero piccola inventavo un sacco di storie e situazioni insieme a mia sorella: la scuola, lo studio medico, il supermercato… Se avessi avuto la bambola suora avrei inventato qualche storia nuova”.
        E penso abbia ragione pure Emidiana: “Come le fiabe, le bambole possono servire per far fare ai bambini esperienze di vita e conoscenza in ambito protetto e con strumenti pensati per le loro capacità e i loro interessi”.
        Va bene, mi state convincendo. Viva la Saintly Sister!

  7. Erika

    Mah, mi sembra un po’ un’americanata, d’altronde business is business.
    Pero’ non ci vedo nulla di male. Le bambole ormai sono quasi sempre vestite da “accompagnatrici”.
    A me piacerebbe vedere più bambole chirurgo, ingegnere, mamme e perché no, suore.

  8. Ah dimenticavo, prima di andarmene, non poteva mancare la mia pignoleria della giornata. “Saintly” sembra un avverbio ma è un aggettivo: dunque non si tratta di “santamente sorelle” come nel testo ma di “sante sorelle (o piuttosto suore, visto il contesto)” come correttamente dice il titolo.
    Farewell 😉

  9. Anche a me è venuta subito in mente la monaca di manzoniana memoria.
    Però a pensarci bene, quando ero piccola ho giocato tantissimo con le bambole e non è che mi ci identificavo (era evidente da subito che non avrei mai somigliato a Barbie…) ma inventavo un sacco di storie e situazioni insieme a mia sorella: la scuola, lo studio medico, il supermercato… Se avessi avuto la bambola suora avrei inventato qualche storia nuova. Quindi non sono contraria per principio. Visto che la Santa Sorella è nata per una richiesta infantile non vedo proprio perchè non farla.
    Oggi, con l’aria che tira in Italia, dove ogni scusa è buona per tirare su tasse, si parla di legalizzare le prostitute e farne delle normali contribuenti. Qunidi diventerà un mestiere come un altro. Non ci vorrà molto per la bambola-zoccola… questo mi preoccupa assai di più delle “americanate”.

    1. 61Angeloextralarge

      Aiuto! La bambola-zoccola noooo! Un po’ di cattivo gusto?
      Giuly, se non ti identificavi con la Barbie, figurati io!

        1. inquietante… l’ideatore della Barbie costringeva le mogli a subire interventi chirurgici… sembra l’ultimo film di Amodovar

          1. 61Angeloextralarge

            Ai suoi tempi non c’era ancora il nuovo Rito del Matrimonio: poverino! E’ nato troppo presto! Mica è colpa sua…

            1. 61Angeloextralarge

              Comunque, visto che parla di “mogli” e non “moglie”, non è che subendo interventi chirurgici, le sventurate, hanno salvato il matrimonio,. Maligna come sono, penso che sia stata la loro fortuna non salvarlo.

      1. 61Angeloextralarge

        “La cocotte, di origine popolana, era capace di mandare in rovina i propri facoltosi amanti facendoli impazzire con il fascino e le interessanti prestazioni sessuali. In cambio facevano continue richieste di gioielli, case e sfizi vari che venivano prontamente soddisfatte”: a mia figlia (se l’avessi) non passerei mai un messaggio del genere. Abbia pazienza chi ha ideato sta bambola-cocotte ma i valori educativi sono altri…

            1. Alessandro

              Con la differenza che Emidiana ha i link colti e poliglotti, io quelli nazional-popolari (perché il mio livello è quello 🙂 ).
              Comunque il mix funziona 😀

              Se mi parli di bambola-cocotte a me mica viene in mente Guido Gozzano, al più ti posso rifilare De Andrè, tipo Bocca di rosa o Via del Campo, massimo massimo La città vecchia

  10. 61Angeloextralarge

    Ale! Figurati se a me viene in mente Guido Gozzano: non sapevo nemmeno che l’avesse scritta la poesia Cocotte!
    ‘Gnurant cum ‘na capra!

      1. 61Angeloextralarge

        L’ho “frequentata fino ai 25 anni. Pensa che riuscivo a finire il “mitico” Bartezaghi e, ovviamente il Bozzoli e il Ghilardi. Mio fratello faceva scommesse con gli amici dicendo che l’avrebbe ultimato; poi passava a me lo schema e lo riconsegnava dopo che lo avevo compilato: ha vinto più di una cena, alla faccia mia! Quando ho scoperto il motivo per il quale mi chiedeva le soluzioni… gli ho detto che doveva pagarle a me le cene: “giro losco di scommesse clandestine” finito in malo modo…

        1. 61Angeloextralarge

          So che adesso c’è ancora un Bartezaghi, ma dovrebbe essere il figlio dell’unico e (secondo me) inimitabile “mostro” dell’enigmistica

  11. 61Angeloextralarge

    Sara: anche io trovo la bambola orrenda ed offensiva: non assomiglia nemmeno lontanamente a nessuna delle tante monache che conosco! Più la guardo e meno mi piace. E’ bruttarella. Se ci mettevano più grazia nel farla, non sarebbe stato poi tanto male. Una bambola così mi fa pensare che c’è chi dona la vita al Signore, sì, ma solo perché brutto e/o sfigato. Nooooo, eh!

    1. Sara S

      ahahaha! Io dapprima ho avuto un moto di disgusto, poi mi sono fatta una risata, poi mi ricomposta e ho pensato anch’io al Manzoni, poi ho letto le riflessioni e mi sono stupita di cotanta profondità di fronte a quella che a mio parere è una americanata di cattivo gusto, ma senza intenti offensivi, solo una cosa che lascia il tempo che trova, tutto qui:)

      1. 61Angeloextralarge

        “lascia il tempo che trova”. ma è l’argomento del post e quindi è logico che se ne parli, in maniera personale, come su altri argomenti. A più di un post ho lasiato solo commenti ai commenti di altri. Mica succede nulla di male.
        Il mio primo commento (Oh mamma!) era un’espresione quasi di disgusto, perché come ho visto la bambola ho pensato: “Che razza di roba è questa?”. Poi, ragionandoci (senza entrare in estasi) ho migliorato la mia opinione, ma la bambola continuo a guardarla e dire a me stessa: “Orrore!”

  12. graziellamarrosu

    Sarebbe bello che i bambini potessero giocare con le sante sorelle in carne ed ossa.Io ,in questi tempi lo trovo più allegre ,colte e sorridenti di quelle che stavano nella mia scuola a farmi da super severe insegnanti!

  13. Con il mio voto è passata in testa, grande Costanza!!
    Complimenti per la semplicità e profondità di esposizione
    Armando (pronto a morire! 🙂 )

  14. Come prima cosa,voglio fare i complimenti per il tuo blog. Attuale,ironico,davvero interessante. Poi bhè,voglio lasciare due paroline rispetto a questa notizia. Ma davvero due paroline ” decisamente ipocrita ” come cosa. L’iniziativa sarebbe carina. Se non fosse a scopro di lucro. L’idea non sarebbe male. Se lanciasse un messaggio serio. Cosa può mai inculcare a delle bambine una bambola del genere? Il prossimo vestito di Carnevale? Una preghiera in più alla sera? Andiamo! E’ l’era del mercato,del danaro ( anche se attualmente in negativo ). Credo che debbano commercializzare un messaggio,un invito a riflettere. E non una bambola. Non credo che neanche una delle suore rinchiuse nei conventi o che insegnano ai bambini nel mondo,da piccola, non abbia giocato con una Barbie! E di certo, una bambola del genere, non credo che faccia chiudere le gambe fino al matrimonio alle prossime generazioni. E come dico io, francesismo a parte, credo sia così! p.s. di nuovo complimenti!

I commenti sono chiusi.