Stringent Trans-mission

di Cyrano

Non è vero che non ci piace girare per compere, a noi uomini. È che accompagnare le Rossane (non le caramelle) per negozi è un temibile esame mascherato da pomeriggio distensivo: «Davvero ti piace questo colore? … E queste scarpe?! … Cioè, fammi capire, tu mi vedi così?!». Alla meglio ce la caviamo con un’assoluzione con condizionale: «Vabbe’, però in fondo tu mi devi perdonare le ripartenze in seconda e la frizione grattuggiata…».

Le scuse, gli alibi, gli impegni di lavoro non sono infiniti, e non ci si può sottrarre per sempre a questo subdolo mezzo di valutazione (e fustigazione) del nostro senso estetico. Di tanto in tanto tocca cedere, e subire con ciglio virilmente imperturbabile il rigetto di tutte le osservazioni su vestiario e accessori. Tuttavia bisogna riprendersi, o finiamo per assimilare il loro (infondatissimo) pregiudizio: per questo esistono le mamme! Fare shopping con le mamme è a dir poco esaltante: probabilmente Dio aveva previsto e preordinato la cosa proprio in riparazione dei danni che le Rossane (non le caramelle) avrebbero certamente provocato alla nostra autostima. Non c’è neanche bisogno di scomodare la prescienza divina, per questo: il buon Dio doveva semplicemente avere un minimo di buonsenso anche prima di creare il perizoma, le donne e la luce.

Un personaggio-chiave del pomeriggio di shopping è poi la commessa (categoria per la quale nutro un sentimento analogo a quello che nutro per gli ingegneri, come forse qualcuno ricorderà): ecco un lavoro femminile in cui la giovane età e la bellezza contano, ma non sono tutto, e neanche troppo. Ci vuole una sapiente mistura d’intuizione, intelligenza, parlantina e discrezione, perché il tutto funzioni a dovere: una commessa che si rispetti sorride e si scusa anche se non ne ha voglia, e non perché “il cliente ha sempre ragione” (quando mai?), ma perché per comprare un oggetto superfluo, specie un vestito “non necessario”, c’è bisogno di un ambiente accogliente e distensivo. E sarebbe ancora poco, se le brave commesse si riconoscessero da come riescono a simulare stati d’animo che non provano, anzi sarebbe niente: la “commessa da Nobel” è quella che sa essere complimentosa quanto basta a entrare in confidenza in pochi minuti ma insieme sincera quanto serve perché il cliente possa stare al gioco senza sentirsi solo un pollo da spennare. Vivian Ward (Pretty Woman) resta ai nostri occhi insuperata icona di afflizione depressiva fulminante da incontro con commessa sgarbata: pensiamo a lei, ricorriamo a lei nel momento della prova! (E speriamo che spunti anche al nostro fianco un ricco finanziere pronto a consolarci con le sue carte di credito…) Amen!

A un bel punto del tour, quando c’eravamo orientati sul modello e stavamo vagliando insieme alcune varianti (è così gratificante, ripeto, lo shopping con le mamme! Uno può quasi sentirsi uno stilista!) siamo entrati in un negozio in cui la consueta, premurosa voce d’accoglienza e guida è arrivata meno brillante, anzi sensibilmente baritonale. Le ballerine, che calzavano piedi di proporzioni importanti, non riuscivano a dissimulare l’altezza notevole della persona che ci aveva accolti; pantaloni neri e camicia bianca ben fasciante sul petto; l’espressione del volto, cortesissima, era distesa con trucco abbondante ma non eccessivo sul viso, la cui maschera di carne pareva sorretta da un telaio osseo ignaro di ciò che dall’insieme traspariva a fior di pelle. Mentre deglutivo componevo fulmineamente in mente il glossario che mi sarebbe stato necessario per conversare con quella persona dribblando ogni occasione di declinare il suo genere: formule di cortesia, perifrastiche d’ogni sorta, locuzioni impersonali, brachilogie… ho rovesciato nel pentolone tutti gli ingredienti da cui speravo di ricavare la pozione con cui avrei evitato di trattarla per la donna che non poteva essere senza menzionarle l’uomo che non aveva voluto essere.

Mia madre doveva star facendo qualcosa del genere, perché evitò accuratamente aggettivi e participi, e con il tono un po’ più basso di com’era fino a quindici secondi prima chiese quello che cercava. Seguirono un sorriso cortese e un “Ma certo, seguitemi” che lasciarono una parte di me a riflettere intimamente su quanto tempo, quanta fatica e quante lacrime doveva essere costata quell’attitudine a sopportare lo spettacolo delle espressioni altrui pietrificate per un impercettibile istante come alla vista di Medusa.

L’altra parte di me, invece, ostentava ormai gran calma, si sforzava di tenere lo sguardo nel suo sguardo e non altrove, prendeva dalle sue mani i capi senza stranirsi a quel tatto ibrido e li porgeva a mia madre. Se la mia mente fosse stata un po’ meno sovraccarica avrei forse avuto il tempo di chiedermi se dietro lo specchio non fosse per caso nascosta una telecamera con Almodóvar accanto. Invece recitavo sui due fronti la parte del cicisbeo, scambiando in triangolazione impressioni sui colori, sulle stoffe e sugli abbinamenti possibili; lentamente, ma in modo percettibile, la cortesia del suo tono si affievolì, e si raffreddò fino a lasciar montare un’ironia mano a mano più evidente, nelle esternazioni. Sembrava tutto sommato un discorso di gusti (ovvero una questione capitale, trattandosi di moda): «Sono curiosa di vedere le sue collezioni…» – «Ma io non faccio lo stilista» – «Ah, no? Eppure ci avrei scommesso, a giudicare dalle sue osservazioni!». La sua collega teneva gli occhi bassi e taceva in disparte. Allora mia madre ha cercato la soluzione, e fatalmente l’ha trovata: «Se fosse necessario essere stilisti per dare spassionati pareri su un capo d’abbigliamento, i vestiti non si venderebbero nei negozi» – «Certo, Signora, lei ha ragione e fa bene a farsi consigliare da suo figlio, che la conosce… il fatto è che… io non ce l’ho, un figlio da cui farmi consigliare. Quindi faccio da sola».

Qualcosa dev’essere accaduto, nei secondi successivi, perché venissimo fuori da quel terribile stallo: la sua voce era risuonata calma come prima, vuota sia d’ironia sia di cortesia, come il cielo a partire dall’istante in cui la folgore scarica il peso invisibile che gravava nell’aria. Allora non potei che tornare a guardare quelle mani stranamente glabre, quel bacino vuoto in ogni direzione; allora ho immaginato gli ormoni assunti, le anestesie, i tagli del bisturi sulla zona pubica e sul petto, a tracciare i rinforzi di seni tutti da costruire. Paolo e Francesca turbinavano insieme in quell’unica persona, e io ripetevo con voce sommessissima: «Oh lasso, /
quanti dolci pensier, quanto disio /
menò costoro al doloroso passo». In un attimo ricordavo le statistiche che avevo letto anni fa, su quante di queste persone cercano e trovano la propria morte dal momento che non sopportano a lungo le forme che si sono date, come non avevano tollerato quelle che avevano ricevute.

Certo: non fomentare l’inganno, non alimentare l’illusione, non accreditare l’errore… ma che avrebbe potuto dire, se fosse stato lì, un moralista? Un’invalicabile barriera s’era stagliata, frapponendosi tra noi: i conflitti, le lacrime, le amicizie sbagliate e l’infanzia turbata… o forse proprio niente, forse solo un banale e inspiegabile “errore di fabbrica” della natura, su cui né noi né un chirurgo può fare qualcosa di significativo: «I destinati eventi / move arcano consiglio. Arcano è tutto, / fuor che il nostro dolor».

Anche sopra al canto immortale di Leopardi, però, si stagliava una voce, nel naufragio della mia mente: «Né lui né i suoi hanno peccato, perché fosse così: è così perché si manifesti in lui la gloria di Dio». Penso che Gesù lo sappia, che alcune tra le migliori delle sue frasi assomigliano a delle barzellette di pessimo gusto, specie quando te le risoffia sul cuore in momenti come quello. Eppure mentre uscivo di lì ripensavo – l’esprit d’escaliers non ha riguardo neanche dei negozi! – che ero passato davanti alle piaghe (ben cicatrizzate, ma sensibili come carne viva e infetta) di quell’uomo che «scendeva da Gerusalemme a Gerico», e che come aveva profetizzato Gesù io – il teologo! di più, uno che è stato unto “sacerdote, re e profeta” nel Battesimo! – non avevo saputo trovare il tempo e i modi di disinfettarle.

“La gloria di Dio” si sarebbe manifestata, assicura Gesù, se io non avessi perso troppo tempo a chiedermi se quella persona era “il mio prossimo”, ma come io potevo essere il suo. L’amarezza ha reso la mia discesa pesante come una scalata su per una montagna senza vetta, e se vi racconto qui questa storia non è solo nell’improbabile speranza di recuperare in qualche modo la mia inettitudine (scusate se è venuto meno lo smalto brillante dalla mia pagina, ma non si può scrivere di una tragedia con la stessa penna usata per le commedie): la buona notizia è che la parabola non è necessariamente finita con me, e in un momento qualsiasi potrebbe entrare in quella boutique sulla via di Gerico un bastardo qualunque capace di fare quello che io non ho saputo fare.

La buona notizia è buona anche per me, perché in quella parabola ciascuno di noi può recitare tutte le parti, mentre Cristo soltanto due: questo vuol dire che se mi fermo e apro una locanda forse passerà di lì e si fermerà l’auto del bastardo qualunque, col carico del tizio mezzo morto che dapprima non avevo aiutato. Il bastardo qualunque me lo affiderà lasciandomi il prezzo di due giorni a pensione completa e dicendomi che prima o poi tornerà e che allora mi restituirà quello che avrò speso di tasca mia per mantenere il malcapitato. Spero solo che a quel punto il bastardo qualunque sgommi via senza lasciarmi troppo tempo di riflettere (la prima volta l’avevo usato male, il tempo): allora, forse, lavando le sue ferite mi ricorderò che ero stato io uno dei delinquenti che l’aveva pestato, e capirò che ero io che il bastardo qualunque aveva tolto dalla strada.

Allora, forse, quell’uomo m’accarezzerà con la mano resa glabra dalle ferite, e mentre io starò pulendo le piaghe aperte dalle mie mani capirò che era lui il bastardo, che l’uomo mezzo morto sul ciglio della strada ero io, e che lui mi starà già curando.

107 pensieri su “Stringent Trans-mission

  1. Daniela Yeshua

    Accendo un’altra sigaretta.
    E ricomincio tutto daccapo.
    Voglio sia ancora più lentamente.
    Io ti leggo sempre, lentamente (una donna da spogliare, le tue parole – alla prima notte di nozze, certamente).
    Forse all’ultimo rigo qui da sola nella stanza, dentro tutto questo buio e appena una piccola lampada accesa, forse la seconda volta e tutto daccapo, farà meno eco, alla fine, questo mio piccolo e solitario, fumoso, direi scarlatto

    – w o w .

  2. Adriano

    Finalmente un post che mi trova d’accordo… Non sull’imbarazzo descritto nella parte centrale (bastava trattarla per la donna che voleva essere, a prescindere da quello che pretendiamo che fosse), quanto nel trovare un buon samaritano nel prossimo, ogni prossimo. Anche in quello che ai nostri occhi appare il più improbabile. O il meno plausibile.

    1. Confesso, Adriano, che la disonestà intellettuale è l’atteggiamento di fronte al quale faccio più fatica a praticare la verità nella carità.
      Nessuno, che abbia un minimo d’intelligenza, può capire quello che hai scritto tu da quello che ho scritto io: «Non fomentare l’inganno, non alimentare l’illusione, non accreditare l’errore». Quanto al “buon samaritano” (ma “bastardo qualunque” rende più l’idea, trovo), il mio orientamento era decisamente più cristologico che moralistico. La morale va messa dove serve, non dove il buonismo qualunquista imperante la mette (i classici cavoli a merenda).
      Non perderei neanche tempo a risponderti, se non fosse che temo che qualcuno possa credere al tuo dirti “d’accordo” con me. Non siamo affatto d’accordo: l’unica cosa con cui sei d’accordo, come al solito, è la tua opinione.
      Nulla di nuovo.

      1. Adriano

        Ti dirò, caro Cyrano, ho pensato subito che la stanchezza mi avesse fatto capire male il tuo post. Poi l’ho riletto e, francamente, ho capito ancora la stessa cosa.

        E chi sarebbe quello che ti soccorre nell’ultimo paragrafo, quell’uomo che “m’accarezzerà con la mano resa glabra dalle ferite, e mentre io starò pulendo le piaghe aperte dalle mie mani capirò che era lui il bastardo, che l’uomo mezzo morto sul ciglio della strada ero io, e che lui mi starà già curando” ?

        Non è lo stesso “uomo che «scendeva da Gerusalemme a Gerico», e che come aveva profetizzato Gesù io – il teologo! di più, uno che è stato unto “sacerdote, re e profeta” nel Battesimo! – non avevo saputo trovare il tempo e i modi di disinfettarle.”?

        Se vorrai perder tempo e spiegarmi, in termini chiari, il vero significato delle tue parole, che secondo te non avrei compreso, starò ad ascoltarti. Altrimenti, ribadisco, mi trovo d’accordo con il concetto che hai espresso.

        E questo lo dico a prescindere dal fatto che tu lo voglia o no. 🙂

        Buona giornata!

        1. «perché in quella parabola ciascuno di noi può recitare tutte le parti, mentre Cristo soltanto due»
          Rifletti su questo (oltre che sulla mia prima risposta). Mi sembra abbastanza chiaro.

          1. Adriano

            Appunto. Visto che “ciascuno di noi può recitare tutte le parti” allora si può “trovare un buon samaritano nel prossimo, ogni prossimo”.

            1. Indicativo che hai ripreso solo la metà della mia (pur corta) (auto)citazione: ciò che dici non è né il principio né il termine dell’azione veramente e pienamente morale: ne è unicamente l’anello di mezzo, pragmatico, vuoto e freddo (per un cristiano) se non è intimamente proteso alla contemplazione del Redentore, che porta le piaghe inflittegli da noi e che, mentre si lascia curare negli ultimi, si rivela il Medico che dà la vera salute e la vera vita.
              Io non sono capace di umanesimi non cristiani, e già su quello cristiano devo lavorare parecchio. Sarà un mio limite.

  3. Elisabetta

    Il racconto, bello e coinvolgente, mi commuove e mi fa riflettere su me stessa :: … meno male che il Signore non mi ha fatto “onnipotente” come Lui… devo accettare i miei limiti umani e se accetto di sbagliare devo essere però capace di rimediare ai miei errori … certo però che non è sempre facile affrontare situazioni “nuove” riuscendo a portare lo sguardo oltre quello che ci dà “l’apparenza”… quando mi capiterà di nuovo dirò a me stessa: “”va bene.. stai più attenta, guarda chiunque come un incontro con la Grazia di Dio, guarda e ricorda che Gesù non è morto solo per te…….”” e certamente, lo so, per certo, Lui mi aiuterà. Grazie, mille grazie Cyrano.

  4. Bah Cyrà, andando al nocciolo perchè fra poco devo scappare al lavoro, secondo me “il bastardo” che deve parlarle non eri neanche tu.

    Come tu stesso hai scritto, non sai il perchè quella signora non ha mai avuto un figlio.
    Non la conosci e, sopratutto, non ti ha chiesto aiuto.

    Una cosa che mi è stata insegnata è questa: se uno cerca Dio (per N motivi… anche la mancanza di un figlio) e tu non puoi aiutarlo/a (esempio: è una bella ragazza la quale potrebbe portarti lei verso il basso e non viceversa) allora si prega per quella persona, perchè Dio non abbandona chi realmente lo cerca!

    Ed, effettivamente, è così.
    Non sempre siamo noi i samaritani giusti per quell’anima, sicuramente siamo sempre giusti per intercedere per quell’anima.

    In più, spesso, Dio usa i nostri dolori per portarci a Lui.
    L’essere umano è così stupido che alza gli occhi al cielo solamente quando soffre.

    L’altra sera, mentre –un’amica– mi raccontava degli aneddoti, ha portato alla luce varie realtà a lei familiari…

    PErsone infelici, sofferenti per le scelte fatte le quali si accaniscono contro chi, realmente, può dargli una mano.

    “… a volte a causa delle mille maschere che si sono create …”

    Concludo: hai fatto bene o male a stare zitto?
    Io non so se sarei stato zitto o se avessi detto almeno qualcosa ma sarei stato sicuro che quell’anima, in quel momento, non poteva essere aiutata da Dio attraverso me… ripeto, in quel momento.

    1. Ma aiutata a fare che, a essere come, che se ne sa noi dell’anima degli altri? E se lo sa solo Iddio che ci resta da fare a noi se non stare zitti?
      In questo tipo di caso, almeno, dove non c’è nulla di “male”.

      1. Che non ci sia nulla di male lo stai dicendo tu 🙂

        Capire lo stato dell’anima di una persona è anche una grazia che Dio concede e si ottienere rimanendo nello stato di grazia (leggi “i doni dello Spirito Santo”).
        Ricordiamo che ci sono e ci sono stati santi che capivano lo stato dell’anima e del cuore della persona appena viste.

        Detto questo, facendo riferimento alla parabola citata da Cyr dove un samaritano aiuta un disgraziato, l’aiuto di cui parlo io, che è quello che Cyrano dice di non aver dato e che l’ha lasciato con l’amaro in bocca, è appunto un aiuto spirituale che si può dare in molte forme.

        Tant’è che esiste la “carità spirituale”…

  5. SAMARITANI ZERO:
    “Un’altra affermazione di Püttman sfuggita a molti lettori italiani è che a tutto questo la società non è arrivata per caso. C’è stato un disegno politico preciso, un crescendo d’intolleranza e discriminazione contro i cristiani, tanto che il sociologo afferma persino che – di questo passo – nuove persecuzioni cruente come quelle naziste o comuniste non sono impossibili. Anche i segnali che si colgono nei giorni precedenti alla visita del Papa confermano che l’intolleranza anticristiana non è maggioritaria: ma è potente, organizzata, ben finanziata, e arriva fino all’interno del Parlamento.

  6. Andreas Hofer

    Questo post è attraversato dalla stessa pietas nutrita da Frodo per Gollum, incapace, come scrive Zolla nell’introduzione al Signore degli Anelli, “di comprendere come le forme siano l’essenza delle cose, come nella foglia e nella radice si sveli la verità della pianta, la sua integra figura; i rami nelle nervatura, le fronde dei lobi, le radici dell’attaccatura. Gollum aveva scordato le foglie, le cime, i bocci che si aprono all’aria, cioè la destinazione delle cose che ne sono il principio, l’entelechia”. Eppure anche per Gollum, anche qualora la confusione delle essenze sia stata impressa nella sua stessa carne, esiste una residua speranza, poiché “ha in sé un cantuccio ancora del tutto indenne, dove filtra come per una fessura un fuoco lume, dalla luce del passato”.

  7. Cyrano,

    se “l’amarezza ha reso la (tua) discesa pesante come una scalata su per una montagna senza vetta”,
    proprio come quell’altro “giovane che se ne andò triste”;
    se hai finalmente scoperto che non hai “acqua da bere”;
    se riesci ad ammettere che trovandone mangeresti “le carrube dei porci”;

    ebbene “non vantarti della tua vergogna”,
    ma dài gloria a Dio, rallegrati
    e scegli “la perfezione”,
    riconosci Colui che ti chiede “da bere”
    e fatti assoldare tra “i salariati” di tuo Padre!

    Questa è la buona notizia
    ed è alla tua portata,
    oggi.

    omnia ad aedificationem

  8. Daniela Yeshua,

    a febbraio dello scorso anno, arrivato a pag. 97 del libro di ALLEN CARR, E’ facile smettere di fumare se sai come farlo, ho capito che fumavo per avere quel benessere che avevo da non fumatore!

    Ed ho buttato il mio ultimo pacchetto di sigarette, in un impeto di rabbia, ma liberato da un inganno profondo, risvegliato da un incubo… Il tutto senza sforzo, senza medicine, senza ricadute.

    Da marzo dello scorso anno ho inziato a fare degli incontri, per chi il libro non lo conosce e non vuole leggerlo: ho scoperto che da “liberato”, quel metodo mi ha reso un “liberatore”.

    Perchè chi fuma,
    finchè resta un fumatore:
    non ha scelto di fumare,
    non ha scelto quando inziare a fumare
    e non decide neanche quanto fumare…

    Chi fuma,
    finchè resta un fumatore,
    non sa quello che fa.

    Se ancora non lo hai fatto,
    fatti un regalo, datti una possibilità:
    trovati quel libro;

    se lo avessi già fatto senza avere successo,
    riprova…

    Ma per amor di Dio,
    come dice l’Apostolo,
    non ti “vantare della tua vergogna”:
    non continuare a giustificare
    ciò a cui non riesce a rinunciare!

    omnia ad aedificationem

    1. Daniela Yeshua

      Grazie di cuore, Paolo. Davvero.
      Apprezzo il gesto.
      Due volte.
      Il libro l’ho letto due volte. L’ho anche comprato. Due volte. Per risottolinearmelo daccapo. Pensa te.

      – Me non mi riesce mai niente facile.

      [Se nei fumi esistenziali delle mie sigarette rollate bohemienne qualcun altro vi avesse letto un vanto…: nossignore, non è il mio. Usatemi la bontà di risultare stracciatamente credibile nell’attimo stesso che ve lo dico fumando.
      E a Cyrano quella di decentrare qui l’attenzione dall’argomento “fumo”.
      Magari un’altra volta, un’altra storia/un altro post; il che non guasterebbe, non a me.
      Io sono attualmente involtolata nella meno sublime delle consapevolezze della mia bassezza, e il fumarci su non mi ci abbassa di meno. Una questione di pietà, da usarmi, forse, ma anche no. Non so. Vedremo. E’ un tempo di parecchi “non so”, il mio. Questo mio tempo. E’ la domanda giusta che sto cercando. La Risposta ce l’abiamo eccome.)]

      1. vale

        mah! ho impiegato circa 36 ore a smettere di fumare sigarette.ci ho messo nulla sforzo.
        sono passato ai sigari ( preferibilmente toscani)e- raramente alla pipa…
        vale

        1. Daniela Yeshua

          Si, di rado anche la pipa. Virginia W. ha un ascendente inguaribilmente palpabile nei fumi delle mie iper riflessive principesche stanze.
          Ma rigorosamente aromatico, il tabacco.
          E importato francese.
          Di inflessione chopiniana – aggiungerei.
          Voilà.

          ( ma come sono signora………..quasi quasi mi bacio da sola)

      1. Daniela Yeshua

        “Perché non leggete la “Coscienza di Zeno” di Italo Svevo (ultima sigaretta)?”

        Non mi sono mai pentita di amare nessuno, Alvise amor mio.
        Non ho nessuna intenzione di cominciare con te, ragazzo.

      2. Non è molto incoraggiante, come esempio. Zeno non riesce a smettere di fumare, anzi! Come quando scappa di notte dalla clinica ove s’era ricoverato proprio per questo scopo.

  9. Erika

    Cyrano, leggere i tuoi post per me è faticoso è affascinante.
    Mi costringi a porgermi delle domande a cui di solito non sono affatto capace di rispondere.
    Per quanto riguarda questa situazione particolare però una rispostina, piccola e inadeguata, ce l’avrei.
    Di fronte alla sofferenza, al disagio, siamo spesso impotenti, quasi comicamente inadeguati.
    Amare qualcuno con cui siamo in disaccordo, che ci disgusta persino, è poco umano e molto divino.
    Io ci provo continuamente e finora ho sempre miseramente fallito.
    Allora ho deciso di seguire il consiglio che una madre dà a sua figlia in un romanzo di cui non ricordo il titolo:

    “-Mamma, io non so come si fa ad amare.
    -Che significa che non sai come si fa ad amare? Piccola, lascia perdere l’amore e intanto prova con le buone maniere. “

    1. Un buon consiglio, in effetti. 😉
      Proprio per il motivo che dici – «…è poco umano e molto divino» – Gesù diceva che c’è chi nasce cieco perché in lui si manifesti la gloria di Dio.
      Il ribaltamento di prospettiva operato da Gesù (che passa dalla causa al fine) mostra però che Dio è veramente umano, e che l’uomo che osa imitarlo diventa ciò che doveva essere fin dal principio, e molto più… Dio.
      Grazie, Erika.

    2. Andreas Hofer

      @ Eirka.

      Quoto la replica di Cyrano ma, devo dire, concordo anche col consiglio “materno” da te menzionato nel finale del commento come “metodo pedagogico”, di “iniziazione all’amore”. L’educazione all’amore non comincia con voli pindarici ma con l’educazione tout court. La fedeltà, il fondamento dell’amore (nobile è solo quel che dura), esige il distacco (*). L’amore di “fusione” male indirizzato può condurre alla brama di possesso. Siano benedette dunque le “buone maniere”!

      (*) “(Desiderare è sinonimo di mangiare, e non si può mangiare senza uccidere» (Lanza del Vasto). Per questa ragione, la fedeltà è negata alla cupidigia: non possiamo restar fedeli a quanto abbiamo mangiato e che non esiste più, ma erriamo di preda in preda. Non esiste fedeltà senza distacco; lo stesso amore che mi fa capace di rinunciare al tuo possesso nell’ora della mia bramosia, m’impedirà di ripudiarti nell’ora della mia stanchezza” (GTh).

  10. giuliana z.

    Non sarò mai poetica come il nostro Cyrano, e quindi la storia che vi racconto è nel mio solito stile, un po’ banale e casalingo.
    Quando sono venuta ad abitare qui dove mi trovo adesso, cioè 4 anni fa, i miei unici contatti per molto tempo sono stati solo i vicini di porta. E come in tutti i piccoli centri che si rispettino, i rapporti tra vicini sono sacri, non si fermano ad un buongiorno e buonasera, ma si bussa al tuo dirimpettaio se ti manca un pezzo di pane, una cipolla per il brodo, se devi andare di corsa in farmacia perchè tuo figlio ha la febbre e non puoi portarlo fuori, …. insomma i vicini di casa sono utilissimi, e quando il vicinato diventa qualcosa di più, passa da una semplice frequentazione ad una amicizia… allora la porta rimane aperta.
    In uno di questi vai e vieni dalla mia porta a quella della mia vicina B. è capitato che una volta mi si presentasse alla soglia un nuovo personaggio. Quella volta avevo fatto un po’ troppo ragù e avevo pensato che poteva piacere al bimbo della mia amica, così le busso e mi apre la zia B. (anche lei B.!) Lì per lì ho pensato che in pieno giorno se non avevo sbagliato porta allora la mia amica aveva venduto casa in 24 ore! e invece no. Era semplicemente la zia! Dire che mi si era fermata la deglutizione è dire poco. Diamine, pensavo, poteva anche avvisarmi prima invece di farmi rimanere di sale!
    Ovviamente essendo la zia B. una persona di famiglia oggi mi sembra assolutamente normale trovarla ad aprirmi la porta quando busso, il che avviene piuttosto di frequente. Dalla volta del ragù comunque ho imparato a conoscere la zia B. e siccome, forse, mi ha trovato simpatica, un giorno mi ha raccontato tutta la sua storia, l’adolescenza difficile, il disagio, gli amori finiti male, la prima volta che si è vestita da donna, l’inizio di un processo di cambiamento fisico, la sofferenza atroce degli interventi chirurgici, i farmaci, le sedute estetiche…. insomma, un calvario materiale e spirituale. E soprattutto la decisione che non sarebbe finita sulla strada come molti che hanno fatto lo stesso percorso. La voglia di fare un lavoro normale e di mettere a frutto il proprio talento per la musica (è davvero fortunata perchè oggi si mantiene col lavoro di musicista). Certo ci sono volte che ancora mi sento in imbarazzo, è una persona molto espansiva, chiacchiera tanto, balla in continuazione, alterna anche momenti di sconforto a momenti di euforia e a volte vedo ancora il “travestito”. Ma come si fa a giudicare, soprattutto ora che dopo atroci sofferenze ha trovato un seppur precario equilibrio? voglio precisare che a mio giudizio il problema a monte è innanzitutto un modello educativo molto molto traballante (i racconti di B. mi hanno confermato molti sospetti). Ma non mi permetterei mai di criticare le sue scelte che le sono costate anche amputazioni e aggiunte, quasi come fa uno scultore sulla materia che si trova tra le mani, per modellarla e tirarne fuori cose nuove. In linea generale posso considerare che trovo allucinante un percorso di quel tipo. Ma vai a capire cosa ha davvero passato questa persona. Ti racconta oggi, ma il dolore che si porta dentro…? Una cosa che mi piace di B. è la non-pretesa di diritti assurdi come il “matrimonio” o l’adozione di flgli. Odia i gay-pride perchè dice che sono pagliacciate che fanno banalizzano i suoi problemi e che giudica controproducenti per un rapporto sereno con tutta la società. Forse la cosa che mi lascia più in difficoltà ma che allo stesso tempo mi provoca è la sua ricerca dell’amore. Spesso la sento dire che soffre per amori non corrisposti o per uomini che la usano e poi non la cercano più. Lì davvero mi si stringe il cuore, e credo che l’unica cosa che posso fare è offrire una amicizia, non un giudizio, che sarebbe una mannaia su un’anima già lacerata. L’unico gesto davvero umano è far sentire a queste persone che c’è stato Chi le ha amate dal primo momento così com’erano dal momento in cui sono nate, e che le ama tuttora malgrado abbiano scoplito la loro carne già perfetta all’origine.

  11. Nessuno però glielo è andato a chiedere alla commessa se lei si sentiva come Gollum
    o chi altri di questi personaggi delle fiabe. Magari sta meglio lei che tutti noi. Chi me lo dice come state voi? Voi stessi.
    Chi me lo dice come sta la commessa? Lei stessa. Chi la sa la verità? nessuno

        1. Lacorsianumerosei
          10 ottobre 2011 a 14:20 #
          ….
          Chi la sa la verità? nessuno
          ——->
          scriteriato
          10 ottobre 2011 a 14:34 #
          No, la sa il Padre Eterno (e scusa se è poco)

  12. Ora con questa nuova strage di cristiani in Egitto chissà come sarà contento Socci che potrà confermare la sua idea di persecuzione in atto. A me non mi fa impressione più di quando penso alle stragi in atto in tutto il mondo, alle guerre, ai morti di fame, di diarrea, di malaria, di morbillo e via discorrendo….

      1. A me mi sembra che lui ci vada a nozze con le persecuzioni cristiane
        in atto, no che gli faccia piacere, certo, però lui si sente come facente parte dei perseguitati. Allora tutti si fa parte(o non si fa parte, perchè in realta si fa come se nulla fosse) di tutti i perseguitati del mondo e torturati e bombardati e affamati e abbandonati.
        O tutti o nessuno!!!

          1. vale

            figurati:ieri ho scoperto che una sciùra ke ho conosciuto ,di origine livornese,s’era sposata con un pisano.
            son dovuti venire ad abitare a Milano…

        1. vale

          mah,io di cristiani in giro che perseguitano altri a motivo della loro religione,al giorno d’oggi, ne vedo pochini(eufemismo)…
          e la logica del tutti o nessuno non mi ha mai convinto punto.
          quando vedrò dei musulmani o indù o kissachì combattere per il diritto dei cristiani a seguire la loro fede ne riparliamo….(poi come se fossero tutte ognunisticamente equivalenti…)
          vale

          1. Non c’è peggio intenditore che chi fa finta di non intendere,
            o non vuole, è uguale….
            Io non ho parlato di “cristiani in giro che perseguitano altri a motivo della loro religione”.
            Non c’è mica solo la religione nel mondo per stare male!!!

            1. vale

              Allora tutti si fa parte(o non si fa parte, perchè in realta si fa come se nulla fosse) di tutti i perseguitati del mondo e torturati e bombardati e affamati e abbandonati

              la chiesa sta dalla loro parte.sempre.anche se non sono cristiani.talvolta deve far buon viso a cattivo gioco per limitare i danni.
              altri o altre organizzazioni,fedi,club,clan,sette o ki ti pare ,non credo.che si possa star male anche per il morbillo.e allora? era cmq S.Franceso che abbracciò il lebbroso,la consolazione degli afflitti,per qualunque motivo,fisico,morale o spirituale la vedo solo nella chiesa.

            2. Parlavo di noi chiacchieroni che si piglia parte per questo o per quello mentre in realtà non si fa un cazzo per nessuno, come la maggior parte della gente (Socci compreso? Non lo so)

            1. vale

              appunto.vedremo se ,qualora si arrivasse alla situazione egiziana o dell’orissa o come a mindanao,ci sarà qlcno ke rischia la pelle per difendere quei luoghi…
              intanto senza croci nè campane.
              d’altocanto chi va in quei luoghi sa che molta parte della manodopera è,spesso filippina e cristiana…
              ritengo che sia politica.quando si ritroverà alle strette,l’emiro del qatar,vedremo da che parte si schiererà…

              1. Adriano

                Giusto, è diverso. Da una parte c’è un’apertura si costruiscono chiese, dall’altra c’è una chiusura e si vietano i minareti.

            2. paulbratter

              semplicemente è sbagliata la tua affermazione:
              “Neanche in Isvizzera ci sono i minareti.”

              però se ti può interessare nella città eterna (quella del papa per intenderci) c’è la moschea (con minareto) più grande d’europa

            3. Adriano

              Ciò che dici è giusto e mi correggo. “Neanche in Isvizzera si possono costruire minareti.”
              Grazie.

            4. e ti dirò di più: questo divieto costituzionale introdotto dal referendum popolare è stato appena giudicato perfettamente conforme alla convenzione europea per i diritti dell’uomo.
              Finish

            5. Adriano

              Scriteriato
              “questo divieto costituzionale introdotto dal referendum popolare è stato appena giudicato perfettamente conforme alla convenzione europea per i diritti dell’uomo.”

              Mah, se ti riferisci ai due ricorsi di cui parla questo articolo:

              http://www.cdt.ch/confederazione/cronaca/47134/minareti-due-ricorsi-irricevibili.html

              da quello che mi risulta gli stessi sono stati giudicati irricevibili perché chi li ha presentati non pensava di costruire moschee. La questione non è stata neanche discussa dalla Corte.

              Per cui, tra questo e dire che il divieto in questione è conforme alla convenzione europea ne passa, mi pare…

          2. Ti pare male. Quando affermo qualcosa, è perché so di cosa parlo, io.
            Un ricorso è dichiarato inammissibile (ma questo vale in generale) quando è talmente palese che sia infondato da non valere nemmeno la pena di esaminarlo nel merito.

            IIa sezione, affaires ‘Ouardiri vs. Svizzera’, n. 65840/09, e ‘Lega dei musulmani di Svizzera vs. Svizzera’, n. 66274/09, decisione sull’ammissibilità del 28 giugno 2011
            (Islam – libertà religiosa – minareti)

            In Svizzera, com’è noto, il 29 novembre 2009 si svolse un referendum propositivo volto a modificare la Costituzione elvetica inserendovi il divieto di costruire minareti. Avendo prevalso, col 57,5%, i favorevoli alla modifica, tale divieto è stato inserito nel nuovo comma 3 dell’art. 72 del testo costituzionale svizzero. I ricorrenti invocano gli artt. 9 e 14 della Convenzione, sostenendo vi sia una violazione della libertà religiosa ed una discriminazione su base religiosa.
            La CEDU dichiara l’istanza inammissibile: i ricorrenti lamentano che la disposizione costituzionale contestata violi le loro convinzioni religiose, ma non adducono nessun effetto concreto al riguardo, perciò non possono certamente essere vittime, dirette od indirette, della disposizione in questione. La Corte esamina poi se potrebbero essere vittime potenziali: essa constata ch’essi non abbiano sostenuto di poter prevedere, in un futuro prossimo, di costruire una moschea priva di minareto; essi non hanno cioè reso verosimile che la disposizione costituzionale in oggetto possa venir loro applicata. Non sono perciò in nessun modo vittime d’una violazione a danno della loro libertà religiosa.

            1. Adriano

              Certamente è stato dichiarato inammissibile perché infondato. Ma perché era infondato?

              “The Court declared their applications inadmissible, on the ground that they could not claim to be the “victims” of a violation of the Convention.”

              “La corte ha dichiarato le loro istanze inammissibile in quanto (gli istanti) non potevano affermare di essere “vittime” di una violazione della Convenzione.”

              La Corte dice che, per ricorrere alla CEDU, bisogna essere vittime dirette o, in casi decisamente eccezionali, potenziali. Inoltre si legge che la Corte non ha ritenuto i ricorrenti in questione come vittime dirette o indirette (perché le stesse non hanno indicato nessun effetto concreto di questa norma su di loro), né potenziali, visto che non avevano dichiarato di voler costruire una moschea con minareto.

              Quindi, da quanto leggo, mi pare che fossero i ricorrenti a essere in difetto, in quanto non vittime e per questo i ricorsi sono stati rigettati. Non essendoci stata discussione, non sono entrati nel merito della questione, dicendo anzi che l’analisi della compatibilità con la Convenzione di un qualsiasi rigetto futuro della costruzione di un minareto in Svizzera possa essere fatta direttamente dalle corti elvetiche (se fosse stata trovata compatibile, perché aggiungere questa indicazione?).

              Originale qui:

              http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=open&documentId=887994&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD8FB86142BF01C1166DEA398649

              Tra l’altro lo stesso viene detto nella citazione che hai fatto tu, che mi sembra una traduzione di stralci dello stesso documento.

              Poi, detto questo, sono ben lieto di cambiare idea davanti a prove e argomentazioni che dicano il contrario.

            2. I) non si chiamano ‘stralci’, si chiama ‘massima di una sentenza’. Alla Cassazione c’è un apposito ufficio, il Massimario, che prende ogni sentenza e ne condensa-sintetizza-riassume il concetto, ne crea cioè la massima.
              II) è esattamente come ho detto io: la CEDU ritiene il ricorso inammissibile perché la normativa contestata, ossia il divieto introdotto col referendum, non lede i diritti dei ricorrenti.
              III) le corti costituzionali nazionali (tutte) non hanno titolo per giudicare sulla compatibilità di loro norme interne con la convenzione europea, proprio per questo c’è la Corte europea.

            3. Adriano

              I) Bene. E questo massimario è accessibile online? Dove?

              II) Da quanto ho letto nella documentazione originale che ho trovato su internet, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i ricorrenti hanno parlato di una minaccia teorica alla loro libertà, senza fare esempi pratici e senza essere vittime dirette, indirette o potenziali (visto che non hanno intenzione di costruire un minareto). Non ho letto da nessuna parte che la Corte si sia pronunciata in modo esplicito dicendo che il divieto del minareto sia conforme alla Convenzione; semplicemente non è stato affrontato. Oppure c’è scritto da qualche parte?

              III) Bene. Allora cosa vuol dire la frase, contenuta nel documento del link precedente: “The Court further held that the Swiss courts would be able to review the compatibility with the Convention of any subsequent refusal to allow the construction of a minaret. It
              referred in that connection to a recent judgment of the Federal Court.”
              (versione francese: “De surcroît, selon la Cour, les juridictions suisses seraient en mesure d’examiner la compatibilité avec la Convention d’un éventuel refus d’autoriser la construction d’un minaret. Elle se réfère à cet égard à un arrêt récent du Tribunal fédéral.”)?

              Inoltre nella Decisione Ouardiri contro Svizzera si parla di competenza del tribunale federale elvetico a valutare la compatibilità della Convenzione con una disposizione costituzionale, visto che lo stesso è tenuto ad applicare le leggi federali e il diritto internazionale (art. 190 costituzione elvetica “Le leggi federali e il diritto internazionale sono determinanti per il Tribunale federale e per le altre autorità incaricate dell’applicazione del diritto.”).
              Viene anche citato il caso no 2C_221/2009, del 21 gennaio 2010, nel quale la corte stessa si è pronunciata sulla compatibilità di una disposizione costituzionale con due articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

              Detto questo, visti gli esempi precedenti di discussioni fuori tema lunghe e poco produttive, se non ci sono novità interessanti mi fermo qui.

              Buona serata. 🙂

              1. Adriano

                “ma non avevi detto di volerti fermare qui?”

                Solo in mancanza di novità interessanti. E poi il mio ultimo commento voleva essere un’aggiunta a quello precedente.

                Alvise: niente “ubi maior” solo un po’ di noia, in mancanza di risposte un po’ sostanziose…

            4. ma non avevi detto di volerti fermare qui? deciditi, ragazzo mio. Non puoi dire che la partita è finita, aspettare che l’altro giocatore se ne sia andato e poi continuare a muovere le pedine sulla scacchiera. Questo si chiama barare!

            5. le risposte sono direttamente proporzionali alle domande: per certe domande di poca importanza, non è che uno si sprechi più di tanto a rispondere.
              Epperò è sempre più evidente che ogni risposta è inutile, tanto hai già deciso in partenza di aver ragione tu. Fa’ pure, ma senza di me: se voglio gettar via il mio tempo, ci sono modi migliori.

            6. francesca

              @scriteriato Complimenti 😉
              Sconfinata ammirazione per la tua imperturbabile “costanza”!
              …degna di miglior causa….

        1. vale

          ah.okkey per noialtri chiaccheroni. sarà il vino un che va un po’ in aceto….che ci fa prendere dei qui quo qua…

        2. nonpuoiessereserio

          Un riesling della Mosella, delle colline di Bernkastel, meglio se si tratta di uno Spatlese o Beerenauslese.

  13. nonpuoiessereserio

    Cyrano tu scrivi benissimo, hai delle qualità pazzesche, però io vorrei leggere alla fine, riassunti, i concetti essenziali perché io sono un po’ limitato e mi perdo nei meandri del racconto. Ho capito tuttavia che tu hai un cuore buono e se quella persona ha dato quella risposta spiazzante lo ha fatto perché ha capito la tua sensibilità e forse lei si è sentita in quell’ istante figlia di Dio e bisognosa d’amore. Cyrano, parlano i nostri cuori più delle nostre bocche.

    1. Vorrei leggerli anch’io i riassunti, Lui’… giro in tondo, scrivendo, nella speranza di comporre spirali che mi guidino verso l’essenziale. Se mai arriverò a essere anziano, forse potrò dire qualche parola in meno, quindi (forse) qualcosa in più.
      Spero proprio che sia andata così, ma so come sono uscito teso e triste dal negozio…

      1. In extremis mi unisco ovviamente. Daniela. Tant auguri. Mi ricordo due canzoni con il tuo nome, una era di Christian, una palla a dire il vero:

        mentre l’altra era dedicata ad una adolescente in dialetto bellunese:

  14. vale

    @adriano
    temo ti sfugga il dettaglio-a parte,come viene chiamata qui,assieme alla svezia, porcasvizzera( on s’amuse un petit peu..)-che raffronti un’eccezione (nel mondo islamico) con una prassi(occidentale).( ed in svizzera,cmq,sottoposta a referendum.prova là…)
    non so se hai girato e quanto per nord africa e medio oriente. ed ahimè le cose sono piuttosto diverse (basta andarsi a leggere qlcosa anche su Memri,o meforum.org,ed altre simili palwatch,per esempio.
    che a doha vi sia stato il forum interreligioso per cercare una convivenza ragionevole,va a onore dell’emiro del qatar. ma la realtà eè ben diversa( vedi anche come sono state ridotte le chiese a cipro turca o in kosovo….)
    poi speriamo tutti per il meglio…
    vale

    1. Adriano

      @vale

      A dire il vero, non so se è un’eccezione, quella del Qatar mondo islamico. Nell’articolo che ho linkato prima si dice che tutti i paesi del Golfo Persico hanno permesso la costruzione di chiese, tranne l’Arabia Saudita (e non ho trovato fonti che contraddicono questa affermazione). E alcuni articoli su internet, parlano di chiese in Siria e in alcuni paesi del Maghreb. In Egitto invece per costruire una chiesa sembra sia necessario un editto presidenziale…

      Il Qatar è certamente un posto particolare, visto che si tratta di uno dei pochi paesi musulmani con rapporti con Israele… Ma, da quello che ho letto, il Corano riconoscerebbe libertà di culto ai “popoli del libro” (Corano, Sura 2, vv. 62) in quanto custodi delle rivelazioni precedenti (i cosiddetti Dhimmi).

      Detto questo, come nel cristianesimo, ci sono grosse differenze d’interpretazione e tra teoria e pratica anche nell’Islam. Quindi, come dici tu, speriamo tutti per il meglio.

      1. vale

        per la dottrina-islamica-va da sé-degli studiosi, non si possono costruire chiese nuove. ma solo restaurare quelle preesistenti.(poi, magari si piega un po’ la legge: che so si trova un muro a secco di secoli fa e si dice che faceva parte di una chiesa o sinagoga.
        ma nel territorio della penisola araba( ma anche in egitto ed altri paesi islamici) di “nuovo” teoricamente ,non si può.

  15. LUIGI: avevi visto giusto, OVVIAMENTE!!!
    “Ai tedeschi Lieserer Niederberg-Helden Trockenbeerenauslese 2003 di Weingut Hubertushof GbR e Mosel-Saar-Ruwer Cochemer Herrenberg Riesling Spàtlese 2003 di Familienweingut la Gran medaglia d’oro al 18° Concorso internazionale vini di montagna. 130 in totale i vini premiati sui 433 degustati”

  16. Roberto

    Non è possibile, neppure necessario, chiedermi cos’avrei fatto al posto del buon Cyrano, io che buono non sono (faccia di bronzo e silenzio assoluto, conoscendomi, se dovessi fare un’ipotesi). La prima riflessione che m’è sorta a leggere questo post bello e difficile, è stata: quanto può essere alto il prezzo da pagare per ritornare sui propri passi, quando hai fatto tutto quello che era in tuo potere per chiuderti la strada del ritorno? Chiusa la porta a doppia mandata, gettata la chiave, e smarrito di proposito nella selva, a bruciare tutte le mappe e stritolare la bussola sotto il tacco dello stivale.
    Certo non tutti, ma molti (chissà) tra noi cattolici, conosciamo il dolore di riconoscere di avere sbagliato e la necessità di ritornare alla casa del Padre. Di sicuro la conoscono e dovrebbero sempre ricordarla i “conversi”, coloro che avevano scommesso tutto su un altro numero della roulette, sullo zero (il banco vince, tutti perdono). E come questo lasci sempre qualche segno. Ma quando questo rinnegarsi arriva fino a mutilarsi, quando la sofferenza del negarsi è tale che straziare la propria identità finisce per apparire persino una soluzione “ragionevole”, com’è possibile tornare sui propri passi? Davvero Gollum è un personaggio che incarna questo smarrimento senza apparente ritorno. Quanto coraggio e quanta grazia servono, sono necessari, sono richiesti, per riconoscere e affrontare una tragedia simile? Come si può affrontare un “dolore del ritorno” che probabilmente neppure chi tra di noi è ritonato a casa dai luoghi più lontani e impervi può immaginare? Come si fa in quello stato a guardarsi allo specchio e dire “ho sbagliato tutto”?
    Questo è agghiacciante, e allora se davanti a una tragedia simile bisogna ammutolire, e solo pregare, con la ferocia di chi sa che il Cielo lo conquista chi Gli fa violenza, però non si può tacere davanti a coloro che queste mutilazioni, che questo strazio del corpo che cerca di alleviare lo strazio del cuore, lo chiamano “progresso”, “civiltà”. Che tali ingannatori siano stati a loro volta ingannati, che siano ipocriti, fattisi schiavi del più piatto conformismo al quale aderiscono per ricevere dal mondo pacche sulle spalle e attestati di modernità, o che peggio ancora ne traggano un profitto, costoro riceveranno il loro contraccambio. Coloro che hanno preso per mano una persona smarrita, portandola lungo sentieri ignoti a smarrirsi sempre più, che hanno applaudito mentre mappe venivano bruciate e si sono impegnati a cancellare le tracce che ancora potevano indicare la via del ritorno – non so come finirà con me, Signore, ma fammi solo dare un’occhiata al loro Giudizio, ok?

    E parlando di Bussole, questo
    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-ecco-lingegneria-genetica-lesbica-3265.htm
    è…

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