di Paolo Pugni
C’è che questa storia degli operai e della vigna non è che sia facile da mandare giù, perché va bene che tutto era concordato, ma questo padrone un po’ strafottente lo è.
E quando c’è di mezzo Gesù tutto ha senso, anche quello che in apparenza sembra l’arroganza del potere.
E siccome Nostro Signore questo vizietto della violenza sembra avercelo –vogliamo ricordare che cosa dice secondo Luca dei suoi avversari politici (non vogliamo che regni sopra di noi)il nuovo vendicativo Re, quello che distribuisce talenti e che si adira con lo stolto che non li ha messi a frutto, dei propri concittadini (e quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me – Lc, 19,27)- proprio quando dice che non bisogna esserlo, è bene capire che cosa ci sta dicendo davvero.
Per cui conviene iniziare dalle cose che non funzionano, e per allineare le situazioni di partenza –come ho imparato a dire nella mia carriere di formatore- copio in coda la parabola in questione.
Che cosa stona in questa storiella di insipienza imprenditoriale, cosa che è già un bell’avvertimento, come dire che il regno dei cieli non segue affatto la logica mercantilistica di Wall Street e delle Agenzie di rating ed è estremamente probabile non dico che non si becchi una tripla A, ma forse neanche la B, finendo persino sotto il Burkina Fasu et similia.
Beh intanto che a questo padrone, gli piace fare il furbetto: che domanda irritante quella che pone agli operai di fine giornata, come se starsene lì senza far nulla fosse un loro desiderio, dopo aver rifiutato sdegnati un lavoro per tutta la giornata. C’è amarezza sì, ma anche un po’ di presa in giro in questo “oziosi” che piomba come una sferza sulla schiena degli inoccupati (si dice così oggi?)
Poi a rigore stiamo parlando di precari perché il padrone comunque li prende a giornata e non stende un contratto a lungo termine, a tempo indeterminato.
E’ un padrone buono e vendicativo: ora se è vero che la paga concordata era quella e che quindi gli operai della prima ora non avevano ragione di mugugnare, c’è da dire che questo tipo se la prende così tanto da sembrar avere la coda di paglia: prendi il tuo e vattene… sembra quasi una condanna peggiore che gettare nel fuoco della Geenna. E poi questo vantare la sua bontà, come a rimirarsi nel gesto dell’orgoglio, manco fosse un premier qualsiasi che aiuta tutti i disgraziati in difficoltà che supplicano aiuto, e in cambio chiede solo un po’ di affetto…
Ma quello che proprio non mi va giù è la fine: perché non c’entra per nulla con quello che viene detto prima. Uno s’aspetta che ci sia la sottolineatura della misericordia di Dio, che nel regno dei cieli c’è spazio per tutti, che qualunque ora va bene per entrare, e invece questo ribaltone che quasi quasi ti fa venir voglia di tenere duro e darci dentro e cedere al Suo amore solo alla fine, così da garantirti un posto in prima fila, alla faccia di quelli che dal battesimo si sono dati da fare a rispettare il regolamento!
E allora sì che bisogna cercare tra le righe, perché altrimenti qui c’è qualche cosa che non va.
E come sempre Nostro Signore è un fine umorista, che ama anche scherzare, così come fece Suo Padre con quel capolavoro di ironia teologica che è il libro di Giona.
Come rimettere tutto a posto? La spiegazione che mi son dato per non cedere allo sconforto passa attraverso due punti:
il Signore mette alla prova, saggiando con il fuoco, e ci provoca come provocava la cananea trattandola come neanche Bossi con gli extracomunitari, per vedere se veramente la nostra fede è solida;
gli stanno proprio antipatici quelli che vogliono farsi come Dio e autoassolversi.
In particolare questi ultimi, vedi il fratello maggiore di quello prodigo, il fariseo del tempio, il riccone che non aiuta Lazzaro, proprio ce li addita come esempi devastanti perché questa sicurezza di sé corrode.
E questi primi non lo sono tanto cronologicamente, ma perché sono gli unici che contrattano con Dio (agli altri, viene detto, verrà dato quello che è giusto), che pretendono di più perché hanno lavorato, che si sentono nel giusto.
Allora se la prendi così, anche l’ironia del padrone, ti rassicura perché non è più sarcasmo, ma quella ruvida ed efficace correzione del padre che sa come lasciarti un segno dentro perché tu ti ricordi.
“Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno i primi, i primi gli ultimi”
Mt 20, 1-16
Accidenti, PRIMA!
Però, Paolo, non mi piace… Sigh…
E mi tocca cercare di articolare un commento serio, malgrado la nottataccia e i due pargoli che già sono perfettamente attivi… ci provo…
La parabola degli operai nella vigna mi ha sempre suscitato sentimenti contrastanti. Se da un lato la amo, perchè è promessa di una bontà molto più grande di quella che con la nostra limitata logica ci aspettiamo o pensiamo di meritarci, dall’altro mi fa venire certi terribili versamenti di bile, perchè chi di noi non si sente l’operaio della prima ora, a fronte del suo prossimo? (Io quasi sempre, e metto il “quasi” solo perchè a volte Dio si ricorda di me e dà uno scapaccione come si deve alla mia presunzione, allora, per qualche momento…).
Ma ci sono due cose che ho maturato e sulle quali mi soffermo ogni volta che penso alla controversa parabola:
Prima di tutto gli operai dell’ultima ora se ne stavano senza far niente non per ozio, ma, come dicono loro, perchè nessuno li aveva presi a giornata. Credo che questo sia il senso della domanda del Padrone della vigna. “Perchè non lavorate?” se avessero risposto che non ne avevano voglia forse Lui sarebbe passato oltre. E gli operai dell’ultima ora, una volta assoldati, vanno nella vigna a lavorare, ma si guardano bene dal prendere in giro i compagni che faticavano fin dalle preime ore dell’alba, non competono, non commentano, non si confrontano. Lavorano e basta.
La seconda cosa é che il Padrone della vigna dà a ciascuno quanto stabilito, e risponde secco agli operai della prima ora che si lamentano. Ma la loro ricompensa in più è stata aver lavorato tutto il giorno nella vigna, con tutto quello che ha comportato. Scalare a piedi una montagna e raggiungere la vetta non è certo la stessa cosa che prendere la funivia, anche se poi il panorama è lo stesso.
E ancora, Paolo, perdonami, ma non metteri nello stesso mazzo il fariseo del tempio, il sacerdote e il levita, e il fratello maggiore del figliol prodigo. A quest’ultimo il Padre risponde: “figlio, tu sei sempre con me e quello che è mio è tuo”… Mica poco!!!
Chissà se sarò ancora PRIMA, dopo tutto questo sproloquio…
Perdona ma non capisco il commento.
Ho forse fatto intendere, contro la mia volontà, che ce l’ho con il Padrone della vIgna?
Non era mia intenzione, quanto far notare che il Vangelo spesso provoca, con umorismo, e stimola ad andare oltre alla superficie.
Certo che il Padrone è giusto: bisogna capire come.
Mi piace molto quello che dici “la loro ricompensa in più è stata aver lavorato tutto il giorno nella vigna”.
Loro non se ne erano accorti e neppure io.
E neppure il figlio maggiore.
Che cosa non tiene nel medesimo mazzo lui e il fariseo del tempio?
Non sono forse tutti uomini che si sentono non solo in regola, ma addirittura in credito verso Dio? Io che ti ho servito in silenzio tutti questi anni, a me mai un capretto… Non è lo sfogo di chi si ritiene giusto?
Non ho mai detto che il Signore ha un atteggiamento uguale con loro, ma che loro hanno la medesima pretesa verso di Lui. E non è forse così?
se vuoi capire il mio punto di vista su questa storia leggi qui, se hai tempo.
http://persommicapi.blogspot.com/2010/03/io-che-non-ho-mai.html
Ciò che intendevo dire è che con Dio non si contratta, ci si abbandona, per scoprire che alla fine è la cosa migliore.
Se il cielo è dei violenti è perché la guerra da fare è con se stessi, come Giacobbe, come Giobbe, per scoprire il nome e il volto di Dio.
Grazie per essere stata la prima!
Proprio così:
1) Non dà vantaggi extra anche essere stati tutta la vita “in regola”
2)Anche gli “sfaccendati” dell’ultima ora verranno pagati
Questo mi sembra giusto dal punto di vista evangelico
E mi sembra anche giusto applicato al mondo cosiddetto sociale di oggi.
Chi non avesse lavorato è giusto che fosse aiutato come chi avesse.
Si vede tanti disoccupati di lungo corso che la gente dice “fannulloni, un’ hanno
mai avuto voglia di lavorare e ora vorrebbero eccetra….”
Che tutti si contentassero di avere il suo e non andare a preoccuparsi che gli altri (quelli più poveri,)non venissero considerati in quanto non avessero , mattiamo, maturato i diritti
Che tutti avessero uguale nello scalone più basso, e che fosse garantito dignitoso questo scalone, e che quelli più in alto chiudessero il becco!!!
Ben detto!
SCRITERIATO:
“O Tosco, che per la città del foco
Vivo ten vai così parlando ONESTO….”
Posso estendere un invito che per primo ho rivolto a me stesso? Spero di sì.
Perché questo è il peccato della rete, di uno schermo che scivola via, mentre ti intrappola in una realtà che senti tua eppure confermi virtuale, mentre intorno a te il mondo ti chiama.
Così non leggi, scorri: le parole, le righe e le schermate.
E unisci i punti con ciò che hai creduto trovare.
Fermiamoci. Primero yo!
Fermiamoci e leggiamo con calma. Cercando di capire.
E se non capiamo facciamo una domanda: che cosa vuoi dire…?
Invece che affermazioni che scatenano discussioni basate sul nulla, su una mis-lettura prodotta dalla fretta, che come diceva mia nonna ha generato micini ciechi.
Grazie
Paolo
Che cosa vuol dire?
leggete bene prima di scrivere str…. ;-)))
E’ UNA BATTUTA… IRONIA…
Pover’uomo!!!
“La stampa tedesca, per giunta di sinistra, non ha pprezzato l’ultima fatica di Umberto Eco. A pochi giorni dalla Buchmesse, che aprirà i battenti il 12 ottobre, i quotidiani di Berlino bocciano “Il cimitero di Praga”, appena uscito nelle librerie tedesche. La progressista “Sueddeutsche Zeitung”, il maggiore quotidiano nazionale, scrive che “come romanzo il libro è nel caso migliore un fiasco di alto livello, un noioso ammasso di inverosimiglianze grottesche”.
Affascinante e condivido, ma…. che c’azzecca?
Paolo Pugni: equivoche sfalsature di orario!!!!
Bel post; ma vorrei porre una domanda a fronte dei commenti/risposta:
state per caso dicendo che, per dirla alla lacorsianumerosei: 1) Non dà vantaggi extra anche essere stati tutta la vita “in regola”
??
assolutamente no!
Ciò che si può dire, che dice il Vangelo, è che non è pregiudiziale.
Come ha acutamente fatto notare Genoveffa, il vantaggio è avere vissuto nella vigna del Signore, essere “l’unica persona che sorride in un palazzo di tre piani” come ha detto Costanza a Milano.
“tardi t’amai” è una esclamazione che sta a dire “che cosa mi sono perso!”.
Anche perché poi non sapendo né l’ora né il giorno… non si sa mai (direbbero a Napoli… vero Fefral?) meglio premunirsi…
Battute a parte è chiaro che i vantaggi ci sono, e infiniti (il centuplo quaggiù), ma credo che ciò che si sia evidenziato è che anche i lavoratori dell’ultima ora sono degni del premio.
Oky perfetto… era giusto chiarire, ma stava passando il messaggio opposto (non da parte tua) 😀
bene precisare, grazie SdF hai fatto bene!
Anche perché, se il premio è Dio stesso che si dona, può esserci differenza, qualunque sia il tempo di ‘lavoro’?
Non credo che Il Signore dia un “premio fedeltà” a punti; ma che quello che gli basta è il sì, sincero e fiducioso, di coloro che Lo accolgono…
Paolo PUGNI: No, non ci azzecca col discorso di oggi, ma con quello dei giorni scorsi, dove si parlava della prosopopea di Eco….
ecco.. l’eco dei giorni scorsi si riverbera su questa pagina… sfasamento blog-temporale…
Se uno avesse, ho detto, i suoi vantaggi, non si andesse a preoccupare dei vantaggi anche a quegl’altri, (il discorso presupporrebbe quello sulle tasse che sono stato già brontolato di avere fatto talvolta) ma sennò come farebbero nei paesi dove esiste il sussidio di disoccupazione e la pensione per tutti, si guarderebbero in cagnesco le genti tra loro?
Ho parlato di uno scalone minimo garantito dignitoso per tutti quelli di questo scalone
più basso, ma non da pezzenti. Quegli altri degli altri scaloni non rompessero le palle!!!
Anzi giustamente contribuissero (se siamo una società)
Caro Paolo,
mi scuso per aver iniziato il primo commento della giornata con un “non mi piace”, avrei dovuto scrivere che io trovo il senso della parabola non nell’ironia del Padrone della vigna ma nella gratificazione degli operai della prima ora, che non viene dalle sue parole ma dalla loro stessa giornata di lavoro (vita) anche se loro non se ne rendono conto.
Così come in questo caso il Padrone fa notare agli operai questa cosa, con quella risposta apparentemente burbera, il Padre del figliol prodigo fa notare al figlio maggiore che la sua vita spesa a servizio e al lavoro con lui non è stata vana, perché “tutto quello che è mio è tuo”.
Non credo altresì che Gesù additi come esempio devastante il fratello maggiore, infatti poche righe sopra, “il Padre uscì a pregarlo” e penso che non si supplichi chi si ritiene infimo (ho letto il post nel link che mi hai mandato).
Cari saluti
Genny
Grazie di esserti presa il tempo per leggere quel racconto.
Mi trovo in piena sintonia con te:
a) il Vangelo è così ricco che ognuno può estrarre da quel tesoro cose nuove e cose antiche
b) il fratello maggiore non è affatto additato come esempio devastante
peraltro il Padre ci ha insegnato che
a) tutti siamo infimi in noi (siamo servi inutili: Vangelo ambrosiamo di oggi)
b) per Lui tutti valiamo il preziosissimo sangue di Cristo, per cui viene a inseguirci (come centesima pecora) a prescindere dalla nostra indegnità
Grazie
buona domenica
Paolo
ora io capisco che a una certa età la memoria sfugga, manco una memoria cache di un navigatore incallito, e mi rendo conto che quel collega che anni fa ad una riunione affermo compìto: “sono d’accordo con quello che ho detto prima” fa tanto Totò e non coerenza, ma che io mi dimentichi che cosa ho scritto e lo smentisca poche righe sotto è peccato che grida vendetta al cospetto dei lettori, Genoveffa in primis. Perché sì ho scritto “In particolare questi ultimi, vedi il fratello maggiore di quello prodigo, il fariseo del tempio, il riccone che non aiuta Lazzaro, proprio ce li addita come esempi devastanti perché questa sicurezza di sé corrode”.
Quindi errata corrige: nel dire che l’esempio è devastante sto parlando di atteggiamento, non di persona, così come il mio omonimo santo (lui santo, io solo Paolo) affermava che mai idolatri, pervertiti, lascivi et similia entreranno nel regno dei cieli, nell’atto del loro peccato. Ché se pentiti andranno avanti agli altri.
Ora la miseria che abbiamo addosso non spaventa Dio, proprio questo ce la addita, non per farcene vergognare, ma per farcene pentire, che è diverso. Dato che la vergogna comunque è un po’ orgoglio, il pentimento è amore.
Quindi, le mie scuse a Genny, e il pensiero più chiaro per tutti.
lacorsianumerosei
9 ottobre 2011 a 08:33 #
“La stampa tedesca, per giunta di sinistra, non ha pprezzato l’ultima fatica di Umberto Eco. A pochi giorni dalla Buchmesse, che aprirà i battenti il 12 ottobre, i quotidiani di Berlino bocciano “Il cimitero di Praga”, appena uscito nelle librerie tedesche. La progressista “Sueddeutsche Zeitung”, il maggiore quotidiano nazionale, scrive che “come romanzo il libro è nel caso migliore un fiasco di alto livello, un noioso ammasso di inverosimiglianze grottesche
——-
E chi siamo noi per dare torto alla Süddeutsche Zeitung? Che però è un quotidiano bavarese, non è che a Berlino se la filino più di tanto tanto. Poi sei sicuro sia il quotidiano più venduto? Più della Bild? Più della FAZ? Più della Welt?
E poi la mia citazione di Dante, anche se fatta a memoria, Alzheimer permettendo, era corretta.
Dante for president
Ma anche io sono d’accordo col grande quotidiano tedesco!!!
Non si capiva?
Quanto a Dante volevo solo mettere in evidenza la parola ONESTO.
Quanto alla correttezza della tua citazione e chi ha detto nulla?
Ma anche io sono d’accordo col grande quotidiano tedesco!!!
Non si capiva?
Quanto a Dante volevo solo mettere in evidenza la parola ONESTO.
Quanto alla correttezza della tua citazione e chi ha detto nulla?
alvise for president
Dante for president!
D’accordo: prima Dante, poi, scaduto il mandato del ghibellin fuggiasco, alle elezioni successive fàmo presidente Alvise.
Sorpreso per quello che scopro come il primo post del Blog interamente dedicato ad una brano evangelico, offro proprio volentieri il mio contributo.
Perché Gesù racconta la parabola degli operai? Come spesso avviene, è Lui stesso a spiegarcelo, al termine del brano: per consegnarci una legge semplice semplice del Regno dei cieli, dove “gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi”.
Non c’è neanche bisogno di scomodare le figure retoriche ebraiche, per capire che questa espressione indica una simmetria inaspettata, paradossale: ossia non importa essere né i primi né gli ultimi, l’importante è guadagnare quel “denaro”.
Senza ricevere l’invito del padrone, senza accettare di lavorare nella sua vigna, la giornata sarebbe stata persa: sia per i primi che per gli ultimi convocati. Ma cos’è quel denaro per gli ascoltatori di Gesù e per noi lettori del Vangelo?
E’ la comunione perduta con Dio offerta definitivamente in Gesù, cui il mondo che abitiamo e di cui siamo impastati, seppur creato buono, dopo la caduta è divenuto la prima distrazione quando non addirittura il sostituto.
Venendo ad oggi, ripropongo la domanda lanciata nell’ultimo post di Costanza ma rimasta inevasa: qual è la differenza tra gli “invitati alle nozze” che rifiutano e l’ospite che vi si reca senza “abito nuziale”?
Omnia ad aedificationem
Gelosia, invidia, presunzione negli operai della prima ora.
“(…) questa sicurezza di sé corrode”
Quanto mi brucia questo Paolo! Quanto mi brucia!!!!
Grazie, non è mai troppo ricordarselo!
dover discutere di una delle parabole che più ho odiato……..mammamia!
Signore,
non c’è stato un esegeta che mi abbia detto la stessa cosa, peggio della libera interpretazione protestante.
Per anni mi sono chiesto cosa intendevi, forse che il Regno dei Cieli è per tutti?
E non potevi dirlo chiaramente? Forse perchè gli Ebrei erano il popolo prediletto ed il Paradiso era solo per loro?
O forse era rivolta agli apostoli? Forse perchè c’è voluto San Paolo ed il primo Concilio di Gerusalemme per annunciare la Buona Novella anche ai gentili?
A patto di non mangiare animali soffocati, però……..
O forse , o Signore, era per quando vedevo la gente peccare e poi “pentirsi” con i lacrimoni? Volevi forse dirmi di farmi i cazzi miei che il mio contratto era già stato firmato ed era valido e legale?
O forse mi stavi dando del lazzarone? Io col mio orgoglio ed il mio cesto con 4 – 5 grappolini d’uva mentre altri che lavoravano da poco avevano riempito i loro con quintali di grappoli?
O forse volevi dirmi che io avevo un contratto a tempo indeterminato ma che stavo dormendo sul posto di lavoro? E anzichè rimproverarmi mi hai spronato alla vista di questi?
Signore….. PERDONAMI per le volte che mi sono imboscato.
PERDONAMI se non stato neanche capace di leggere la parabola del figliol prodigo all’inizio…… Il padre “DIVISE” le ricchezze fra i figli…….
PERDONAMI se qualche volta vedo dei fratelli tornare e anzichè festeggiare scappo senza approfittare del banchetto.
PERDONAMI per tutte le volte che ho messo mano all’aratro e poi mi sono voltato.
facciamo che quello che hai scritto lo decliniamo alla prima persona plurale, che dentro ci stiamo tutti….
Le parabole sono un mondo!
Il problema è che noi non “conosciamo” Dio direttamente (non ancora!) e dobbiamo perciò farci un “modello” di Dio. E’ come nei modelli della fisica: sono una rappresentazione della realtà, e valgono solo nell’ambito a cui possono essere applicati. Per esempio, il modello dell’atomo con gli elettroni che girano intorno al nucleo come pianetini è molto utile, e si può usare per capire alcune proprietà della materia, ma guai a scavarci dentro, perché è una rappresentazione “sbagliata” della realtà. Un modello più adeguato passa per la meccanica quantistica, ed è molto meno intuitivo, anche se funziona alla grande.
Perdonatemi se questa sembra una “lezioncina”, quello a cui voglio arrivare è che mi sembra ovvio che perfino Gesù, quando spiegava, per trasmetterci un’idea di quello che è il Padre doveva usare dei ‘modelli’, e le parabole sono un modello, quindi l’interpretazione delle analogie non va spinta troppo in avanti.
La mia impressione è che Gesù avesse difficoltà enormi a far capire, a trasmettere ai suoi ascoltatori quale enorme abisso ci sia tra il pensiero e l’amore del Padre e la capacità degli uomini di rispondergli.
E’ vero che alcuni sono più fortunati di altri, e in qualche modo ricevono presto nella vita una chiamata a lavorare nella vigna. Quante volte mentre lavoravo, mi sono convinta di “avere un ruolo”, di essere “brava” e come avrebbe fatto la vigna senza di me a potare i tralci e raccogliere l’uva in bei canestri. E magari il padrone della vigna voleva che io spazzassi via le foglie secche da un angolino, e non l’avevo capito.
Il problema è pensare che con le nostra azioni abbiamo diritto a una ricompensa, mentre l’amore del Padre e il lavoro che lui ci offre nella vigna sono un dono gratuito ed enorme, così enorme che certo che non fa differenza sul ‘salario’ se questa opportunità ce la da per un’ora o (splendida occasione!) per 90 anni, perché di dono comunque si tratta e l’unica cosa che possiamo fare è accoglierlo e morire di meraviglia all’idea di aver vinto la lotteria (certi commenti di Daniela di Gesù mi sembra che mostrino questo tipo di intuizione, in modo certo più appassionato del mio). Come si fa a pensare ‘io pago le decime, e per questo sono giusto’ quando quell’unico denaro della paga è in realtà il massimo dono possibile?
Forse è più ovvio in un altro contesto: chiediamoci se in Paradiso ci saranno dei posti privilegiati. Che faremo, mormoreremo anche là che quel fannullone del nostro vicino di casa, che non ha mai aiutato la vecchietta del pianterreno e teneva la tele a tutto volume ha un posto migliore? Penso di no, prima di tutto perché saremo troppo occupati dalla gioia di essere nel grembo di Dio, e poi perché comunque là sarà chiaro che la differenza tra un santo e l’altro la fa quanto ciascuno ha la capacità di assorbire quell’amore che arriva da ogni parte su tutti allo stesso modo. Forse su questa capacità gioca anche quanto abbiamo combattuto la buona battaglia in questa vita. Sarà diversa da persona a persona, ma sarà sempre il massimo possibile, e quindi là non ci saranno più equivoci.
Visto che ho cominciato, un commento anche sull’altra parabola, quella di oggi per i non-ambrosiani: che differenza c’è tra gli invitati che rifiutano di andare alle nozze e quello che entra senza l’abito nuziale. Ce ne è poca, perché sembrerebbe che sia i primi che l’altro pensassero di essere loro a decidere della loro vita: gli uni rifiutando le “imposizioni” del Signore, gli altri perché si sentivano, loro sì, così bravi e ubbidienti ad essere andati alle nozze, e non si rendevano conto di essere peccatori. Ma, devo stare attenta io per prima alle interpretazioni, sono solo “modelli”, anche se erano i modelli che elaborava Gesù.
Buona serata di domenica a tutti
Eppoi, alla fine, Iddio, in ogni caso, qualsiasi, non sarebbe padrone di decidere come gli piacesse più a lui, anche senza coerenza? Siamo noi a volere vedere coerenza in ogni azione che si presumesse dovrebbe Iddio fare dicendo: ma lui ha detto così, ma lui ha inteso cosà, e si pretende di sapere il significato vero di quello che ha detto, promesso, e dunque, in fondo, antropomorfizzando secondo che ci fa comodo ci sembra a noi eccetra pretendendo cose che si pretenderebbero noi se si fosse al posto di lui, ma come si fa a sapere lui cosa possa decidere in ogni momento che fosse? Due millenni trascorsi, da che venne, e andò via, e ancora pretendere di sapere, noi!!!
hai ragione, Alvi’, Dio (se esiste) può fare quello che vuole, senza dover rendere ragione a nessuno: e che ci possiamo fare, noi, se è Lui che s’è voluto antropomorfizzare? 😉
Si è fatto uomo , ma parla da Dio (gli evangelisti così lo fanno parlare)anche, tante volte, per enigmi e paradossi e contraddizioni e assurdità (ci appaiono) poi a antropomorfizzare ci pensiamo noi
papali papali!!!
Parla da Dio e parla da uomo, ecco perché i Vangeli sono scritti così e non altrimenti.
Fu l’apollinarismo a essere un tentativo sbilenco (“parla da Dio”, dicevano pure loro) di far quadrare il cerchio negandone la circolarità.
per chi non l’ha già vista su facebook una foto fatta venerdì a Milano di Costanza, Raffaella, Danicor, Andreas e Salvatore
FOTO
invece qui si parla di Costanza di Gudbrando, di Ligabue e della serata di venerdì
POUTPOURRI
Il Genio cosmico con buona parte dello Stato Maggiore del blog geniale
Vantaggi extra, se lavori dalla mattina? Un denaro è tutto ciò che si può ottenere; è il costo della sussistenza, per un lavoratore e la sua famiglia, la giusta cifra per sfamare i propri figli dignitosamente. E’ un denaro immune da tassi d’interesse e da consumismo.
Cos’è questo denaro pattuito? Se, come credo, è la salvezza, il regno di Dio, il Paradiso, l’eternità, bè questo denaro non è “spicciabile” in centesimi o quarti di dollaro: puoi ottenerlo o no, ma non c’è chi ne ottiene più di un altro. E nel Paradiso non mi pare che ci siano posti per privilegiati, è il luogo dove si è tutti santi/tutti fratelli.
Questo padrone è davvero generoso con tutti, e attento alla dignità anche degli operai dell’ultima ora, e mi somiglia molto ad una mamma, quando in modo deliziosamente illogico, dopo aver insegnato ai figli quanto sia importante compiere il proprio dovere, dopo aver chiaramente indicato i compiti di ciascuno, chiede al fratello che può/sa fare qualcosa di portare a termine anche la parte dei fratelli (..ma non vale, ma allora io potevo pure alzarmi più tardi, ma sempre a me, un’altra volta non mi ci incastrate….etc.) Questo succede spesso in tutte le famiglie. Cioè, scusate, nella mia certamente, non so da voi…
Tanto per essere “antropomorfi”….
Hai ragione, e sono d’accordo. Ma a volte, per certe parabole strane e godibili proprio perchè strane andrebbero lasciate nel mistero senza la pretesa di interpretarle.
io nella mia ignoranza ho sempre paragonato il Paradiso ad un campo di calcio dove si sta festeggiando la Champions League Celeste…………
E’ normale che ci saranno quelli che stanno in prima fila a festeggiare, poi quelli sul primo o secondo o terzo anello……
A me basterebbe festeggiare anche a 70 metri mentre faccio il lavoro di uomo spurghi………. 🙂
Chi ha cestinato il commento dei merluzzi?
Prima c’era e ora non c’è, cosa c’era che non andava?
era spam non un commento. c’è gente che non interviene nel merito ma solo per farsi pubblicità
Questa, come la parabola delle dieci vergini, è una delle cose che ho fatto più fatica ad accettare. Poi, un po’ alla volta ci sono riuscita. Come? Pensando proprio al fatto che sono parabole e quindi messaggi che Gesù intende lanciare, anche con un po’ di “sana provocazione”. Gli operai sono stati tutti pagati, quindi nessuno dovrebbe lamentarsi! Giusto? Chi si lamenta? Chi fa il paragone con quello che hanno riscosso coloro che sono arrivati per ultimi a lavorare. Perché nessuno li ha presi a lavorare dal mattino? Perché se erano in piazza anche loro, il padrone non li ha visti? Quante domande mi sono sempre fatta! Ma qualche tempo fa mi sono detta: “Ti stai ad arrovellare il cervello per cosa? Il succo di questa parabola non è quello che stai cercando. Il succo è “il denaro” ricevuto”! Eh, sì! Il denaro ricevuto è il premio finale per noi: la vita eterna! E la vita eterna, il Padre, la dona a tutti e a tutti la dona “intera”, anche se spesso nella sua vigna, cioé la Chiesa, abbiamo lavorato poco o male, siamo appartenuti ad Essa a fase alterne o quasi mai. E così via…
Il paradiso, la vita eterna dev’ essere una figata unica: paesaggi mozzafiato, salute e tonicità perenni, gioia 24 ore su 24, teletrasporto, danze, musica, angeli, arcangeli, anime interessanti, i santi, Maria e il nostro Creatore.
E. S. A .T. T . A .M. E. N. T. E .
Mi sbaglio, o fra questi due testi c’è una qualche consonanza di fondo? 😀
I) Siatene persuasi: per guadagnare il Paradiso dobbiamo impegnarci liberamente, con una piena, costante e volontaria decisione. Ma la libertà non è autosufficiente: ha bisogno di una bussola, di una guida. L’anima non può camminare senza qualcuno che la diriga: per questo è stata redenta in modo che come Re abbia Cristo, il cui giogo è soave e il cui peso è leggero (Mt 11, 30), e non il diavolo, il cui regno è gravoso [Origene, Commentarii in Episteloam ad Romanos, 5, 6]. Respingete l’inganno di coloro che si accontentano di gridare tristemente: libertà, libertà! Molto spesso, tanto schiamazzare racchiude una tragica schiavitù: perché la scelta che preferisce l’errore, non libera; soltanto Cristo ci libera [Cfr Gal 4,31], perché soltanto Lui è Via, Verità e Vita [Cfr Gv 14,6].
II) Sono anni che dai vostri giornali e da tutti i canali possibili, cari conformisti, non fate che esaltare questo sottoprodotto di libertà, questa autodeterminazione da hard discount, che vi sembra di pagare quattro soldi e invece la pagate cara, carissima. La pagate con l’infelicità, anzi la paghiamo, perché capita a tutti di caderci (la differenza è saperlo).
Non siete affatto liberi, voi che esaltate la novità che non è più che uno stanco ritornello, il rimario della novità. Sappiate che i veri coraggiosi, temerari, alternativi, la vera avanguardia, quelli che stanno davanti, sulla vera linea di trincea, sono quelli che hanno il coraggio di prendersi la responsabilità, di farsi carico, di accettare il proprio quotidiano e di cercare sotto la buccia per trovare un po’ di succo, e che non si mettono a saltare da un frutto all’altro per non fare la fatica di aspettare, di cercare, di ritrovare il profumo di nuovo. E’ una fregatura che ci prendiamo tutti, prima o poi. Come ha detto mia figlia Lavinia alla messa alla fine del Padre Nostro, qualche giorno fa: “speriamo che non ci imburra in tentazione”, conquistando per quanto mi riguarda un posto tra i miei esegeti di riferimento con l’immagine della tentazione che avvolge di burro la fregatura.
Genio Cosmico e genietta cosmica!
Scusami Nonpuoiessereserio, ma non credo che il Paradiso sia “paesaggi mozzafiato, salute e tonicità perenni, gioia 24 ore su 24, teletrasporto, danze, musica, angeli, arcangeli, anime interessanti, i santi, Maria e il nostro Creatore”… Non lo credo semplicemente perché queste cose appartengono ai nostri “gusti terreni”… Quando saremo di la, se ci saremo (perché è vero che la misericordia di Dio è immensa ma lo è anche la nostra miseria), avremo cose ben più “sublimi” da gustare.
Accetto il mio quotidiano, con serenità, croci comprese! “Il Signore ama chi dona con gioia”… Sono sicura di essere nata per amore di Dio (anche se la mia vita non è stata mai una passeggiata, anzi) e per amare Dio. Non ci riesco come meriterebbe, ma non me ne faccio un problema perchè sono una “devota” di questo testo:
“Amami così come sei”
Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: Dammi il tuo cuore, amami come sei…
Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all’amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica della virtù e del dovere, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei.
In ogni istamte e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell’aridità, nella fedeltà o nell’infedeltà, amami… come sei… voglio l’amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.
Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono io l’Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore?
Figlio mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti, ma per ora ti amo come sei… e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l’amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l’amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: Gesù ti amo.
Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola mi importa, di vederti lavorare con amore.
Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai… perché ti ho creato soltanto per l’amore.
Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allargare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, moriresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia.
Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante soltanto per amore. Conto su di te per darmi gioia…
Non ti preoccupare di non possedere virtù; ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di poter amare al di là di quanto puoi sognare…
Ma ricordati… Amami come sei…
Ti ho dato mia Madre: fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro.
Mons. Lebrun
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=g5YvECU5kbc
HOMINIBUS
Salve matrigna di cenerentola.
A ben vedere (e soprattutto “a ben leggere”) la differenza non “è poca”, non c’è proprio: sia quelli che rifiutano l'”invito” sia chi, per non aver indossato l'”abito nuziale”, verrà gettato fuori, non parteciperanno al banchetto delle nozze del figlio del re.
Cosa significa partecipare al banchetto di nozze del figlio del proprio re?
Molto semplicemente signifca diventargli commensali, dividere i suoi beni, condivedere la sua regalità!
Simbolo della rinnovata vicinanza e famigliarità cui il Creatore vuole riammettere la propria creatura ribelle e decaduta, il banchetto nuziale è l’immagine biblica più calzante della nuova ed “eterna alleanza”.
Come gli “invitati” che rifiutano o l’ospite senza l'”abito nuziale” della parabola, sia le autorità religiose cui Gesù si rivolge, sia noi che leggiamo i Vangeli corriamo un rischio mortale: che l’asservimento ai “nostri affari” o l’attaccamento ai “nostri abiti” ci sottraggano alla riconciliazione offerta da Dio in Gesù.
Omnia ad aedificationem