Il Cardinale Sarah a Chartres: «Abbiate il coraggio di andare controcorrente!»

Si è concluso il 36° pellegrinaggio di Pentecoste organizzato dall’associazione laicale Notre-Dame de Chrétienté. Un appuntamento annuale che prevede tre giorni di cammino, un percorso di 100 km, dalla cattedrale Notre-Dame di Parigi a quella di Chartres. Più di 10mila pellegrini sono partiti alla Vigilia di Pentecoste per concludere il loro pellegrinaggio lunedì 21 maggio con un’ Eucaristia celebrata nella Forma Straordinaria del Rito Romano1. Una partecipazione straordinaria secondo gli organizzatori che parlano di un incremento di 10% rispetto allo scorso anno e di una età media in continuo calo assestata attorno ai 21 anni. La solenne celebrazione è stata presieduta da il cardinale guineano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e ha visto la partecipazione straordinaria di circa 15mila pellegrini, provenienti da tutto il Paese e dall’estero, molti dei quali costretti ad accamparsi fuori dalla cattedrale. Numerosi i sacerdoti, i religiosi e le religiose. Moltissimi i giovani e intere famiglie con bambini (come si può osservare nelle immagini dei servizi della televisione francese qui sotto e in fondo all’articolo). La processione è stata affidata alla protezione di San Giuseppe, “padre, sposo e servitore”. In processione anche la teca con una straordinaria reliquia: il cuore di San Pio da Pietrelcina.

L’omelia del cardinale ha preso le mosse dal Vangelo di Giovanni proclamato durante la liturgia (Gv. 3,16-21). A partire da questo testo, ed in particolare dal versetto 19 («La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce») il cardinale Sarah ha affrontato diversi temi come la scelta radicale per Dio e la secolarizzazione dell’Occidente che ha rifiutato la Luce.

Il card. Sarah si è rivolto ai sacerdoti parlando dell’importanza dell’Eucaristia – celebrata nel silenzio e nel raccoglimento – come fulcro del ministero presbiterale. Parlando del celibato e dell’idea di ammettere al sacerdozio uomini sposati, il cardinale ha denunciato la tentazione di creare «un sacerdozio a misura umana» promuovendo una pratica che violerebbe la tradizione apostolica. Ai genitori ha ricordato il fondamentale ruolo di educare i propri figli alla Luce di Cristo, sapendo che sarà necessario «lottare contro il vento dominante»; a loro ha anche parlato del «ruolo profetico» affidatogli dall’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI: quello di essere «guardiani intelligenti dell’ordine naturale». Il cardinale si è rivolto in modo particolare ai giovani – accorsi numerosi all’evento – invitandoli ad avere il coraggio di rinunciare al mondo, di andare controcorrente, senza paura scegliendo la Luce di Dio che non delude mai («Gesù vi darà tutto! […] non perderete nulla, guadagnerete l’unica gioia che non delude mai»). Ai giovani ha chiesto di opporsi alle leggi “contro natura” e “contro la vita” e ha rivolto, infine, un particolare appello a rispondere alla chiamata di Dio, rinunciando a tutto per seguire radicalmente Lui, scegliendo la strada del sacerdozio o della vita consacrata.

Di seguito il testo tradotto dall’originale francese:

 

Permettetemi innanzitutto di ringraziare calorosamente Sua Eccellenza il vescovo Philippe Christory, Vescovo di Chartres, per il suo fraterno benvenuto in questa splendida Cattedrale.

Cari Pellegrini di Chartres,

«La luce è venuta nel mondo» ci dice Gesù nel Vangelo di oggi (Gv 3,16-21) «ma gli uomini hanno preferito le tenebre».

E voi, cari pellegrini, avete accolto l’unica luce che non delude: quella di Dio? Avete camminato per tre giorni, pregato, cantato, avete sofferto sotto il sole e sotto la pioggia: avete accolto la luce nei vostri cuori? Avete davvero abbandonato l’oscurità? Avete scelto di percorrere la Via seguendo Gesù, che è la Luce del mondo? Cari amici, permettetemi di porvi questa domanda radicale, perché se Dio non è la nostra luce, tutto il resto diventa inutile. Senza Dio tutto è buio!

Dio è venuto a noi, si è fatto uomo. Ci ha rivelato l’unica verità che salva, è morto per redimerci dal peccato, e a Pentecoste ci ha donato lo Spirito Santo, ci ha donato la luce della fede… Ma noi preferiamo le tenebre!

Guardiamo intorno a noi, la società occidentale: ha scelto di organizzarsi senza Dio, e ora è abbandonata alle luci appariscenti e ingannevoli della società dei consumi, del profitto a tutti i costi e dell’individualismo frenetico. Un mondo senza Dio è un mondo di tenebre, bugie ed egoismo.

Senza la luce di Dio, la società occidentale è diventata come una barca ubriaca nella notte. Non c’è abbastanza amore per accogliere i bambini, proteggerli nell’utero della madre, proteggerli dall’aggressione della pornografia. Priva della luce di Dio, la società occidentale non sa più rispettare i suoi anziani, accompagnare i malati alla morte, dare spazio ai più poveri e ai più deboli. È abbandonata all’oscurità della paura, della tristezza e dell’isolamento. Non ha altro da offrire che il vuoto e il nulla.

Permette di proliferare le ideologie più pazze. Una società occidentale senza Dio può diventare la culla di un terrorismo etico e morale più virulento e più distruttivo del terrorismo islamista. Ricorda che Gesù ci ha detto: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28).

Cari amici, perdonatemi questa descrizione, ma bisogna essere lucidi e realisti. Se vi parlo in questo modo è perché nel mio cuore di sacerdote e di pastore provo compassione per tante anime disorientate, perdute, tristi, preoccupate e sole.

Chi li condurrà alla luce? Chi mostrerà loro la via della Verità, l’unica vera via della libertà che è quella della Croce? Li lasceremo cadere nell’errore, nel nichilismo senza speranza o nell’islamismo aggressivo senza fare nulla? Dobbiamo proclamare al mondo che la nostra speranza ha un nome: Gesù Cristo, l’unico salvatore del mondo e dell’umanità.

Cari pellegrini di Francia, guardate questa cattedrale, i vostri antenati la costruirono per proclamare la loro fede. Tutto nella sua architettura, nella sua struttura, nelle sue vetrate proclama la gioia di essere salvato e amato da Dio. I vostri antenati non erano perfetti, non erano senza peccato, ma volevano lasciare che la luce della fede illuminasse la loro oscurità.

Anche oggi, popolo di Francia, svegliati, scegli la Luce, rinuncia alle tenebre!

Come si fa? Il Vangelo ci risponde: chi agisce secondo la verità viene alla luce. Lasciamo che la luce dello Spirito Santo illumini concretamente le nostre vite, semplicemente e anche nelle aree più intime del nostro essere più profondo. Agire secondo la verità è innanzitutto mettere Dio al centro della nostra vita così come la croce è il centro di questa cattedrale.

Fratelli miei, scegliete di rivolgervi a Lui ogni giorno. In questo momento, prendiamo l’impegno di prendere qualche minuto di silenzio ogni giorno per rivolgersi a Dio e dirgli: Signore, regna in me, ti offro tutta la mia vita.

Cari pellegrini, senza silenzio non c’è luce. Le tenebre si nutrono del rumore incessante di questo mondo che ci impedisce di rivolgerci verso Dio. Prendiamo, per esempio, la liturgia della Messa di oggi. Ci porta all’adorazione, al timore filiale e amoroso innanzi alla grandezza di Dio. Essa culmina nella consacrazione dove tutti insieme rivolti verso l’altare, lo sguardo puntato verso l’Ostia, verso la Croce, ci comunichiamo in silenzio, nel raccoglimento e nell’adorazione.

Fratelli, amiamo queste liturgie che ci fanno assaporare la presenza silenziosa e trascendente di Dio e ci fanno rivolgere verso il Signore.

Cari fratelli sacerdoti, ora mi dirigo a voi in maniera speciale.

Il Santo Sacrificio della Messa è il luogo dove troverete la luce per il vostro ministero. Il mondo in cui viviamo ci sollecita incessantemente. Siamo costantemente in movimento. Corriamo il grande pericolo di considerarci degli “assistenti sociali”. Non porteremo più al mondo la Luce di Dio bensì la nostra propria luce che non è quella che gli uomini attendono.

Rivolgiamoci a Dio, in una celebrazione liturgica di raccoglimento, piena di rispetto, silenzio e sacralità. Non inventiamo nulla nella liturgia, riceviamo tutto da Dio e dalla Chiesa. Non cerchiamo lo spettacolo o il successo. La liturgia ci insegna che essere prete non significa innanzitutto fare molte cose. È stare con il Signore sulla Croce. La liturgia è il luogo in cui l’uomo incontra Dio faccia a faccia. È il momento più sublime in cui Dio ci insegna ad essere «conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). Non è, non deve essere un occasione di lacerazione, di lotta e di contese.

Nella forma ordinaria del rito romano come nella forma straordinaria, l’essenziale è volgere lo sguardo verso la croce, verso Cristo, il nostro Oriente, il nostro tutto, il nostro unico orizzonte. Sia nella forma ordinaria, sia nella forma straordinaria, celebriamo sempre, come in questo giorno, secondo quanto insegna il Concilio Vaticano II, con una nobile semplicità, senza inutili sovraccarichi, senza estetica fattiva e teatrale ma con senso del sacro, avendo come prima preoccupazione la gloria di Dio e con un vero spirito di figli della Chiesa di oggi e per sempre.

Cari fratelli sacerdoti, abbiate sempre questa certezza: stare con Cristo sulla Croce è ciò che il celibato sacerdotale proclama al mondo. Il nuovo progetto che alcuni hanno suggerito di separare il celibato dal sacerdozio per conferire il sacramento dell’ordine a degli uomini sposati, i “viri probati”, adducendo delle ragioni o delle necessità pastorali, produrrà in realtà la grave conseguenza di rompere definitivamente con la tradizione apostolica.

Si vorrebbe fabbricare un sacerdozio su misura umana, ma così non si sta perpetuando, non si sta estendendo il sacerdozio di Cristo, obbediente, povero e casto. Perché in effetti il ​​sacerdote non è solo un Alter Christus, un altro Cristo. È davvero Ipse Christus, Cristo stesso. Ed è per questo che, seguendo Cristo e la Chiesa, il sacerdote sarà sempre un segno di contraddizione.

E voi cari cristiani, laici impegnati nella vita della città, a voi dico con forza: “non abbiate paura!” Non abbiate paura di portare in questo mondo la Luce di Cristo. La vostra prima testimonianza dev’essere la vostra vita, il vostro esempio. Non nascondete la fonte della vostra speranza, al contrario, proclamate, testimoniate, evangelizzate. La Chiesa ha bisogno di voi. Ricordate a tutti ciò che solo «Cristo crocifisso rivela il senso autentico della libertà» (Veritatis Splendor 85).

A voi, cari genitori, vorrei rivolgere un messaggio del tutto particolare. Essere padre e madre di famiglia, nel mondo di oggi, è un’avventura difficile, piena di sofferenze, di ostacoli e di preoccupazioni. La chiesa vi ringrazia. Si, grazie per il dono generoso di voi stessi. Abbiate il coraggio di crescere i vostri figli alla Luce di Cristo. A volte bisognerà lottare contro il vento dominante, sopportare il disprezzo e le prese in giro del mondo, ma non siamo qui per compiacere il mondo. Noi proclamiamo Cristo crocifisso, «scandalo per gli ebrei e pazzia per i gentili» (1 Cor. 1, 23-24). Non abbiate paura, non arrendetevi.

La Chiesa, attraverso la voce dei papi, specialmente dall’enciclica Humanae Vitae, vi affida una missione profetica: testimoniare davanti a tutti la vostra gioiosa fiducia in Dio che ci ha resi guardiani intelligenti dell’ordine naturale. Voi annunciate ciò che Gesù ci ha rivelato attraverso la sua vita. Cari padri e madri, la Chiesa vi ama, amate la Chiesa. Amate vostra madre.

In fine, mi rivolgo a voi, a voi i più giovani che siete qui molto numerosi. Vi prego di ascoltare soprattutto un anziano che ha più autorità di me. Si tratta dell’evangelista San Giovanni. Oltre all’esempio della sua vita, San Giovanni ha anche lasciato un messaggio scritto ai giovani. Nella sua prima lettera, leggiamo queste commoventi parole di un anziano ai giovani delle chiese che egli aveva fondato. Ascoltate questa voce forte di un anziano: «Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo!» (1Gv 2, 14-15).

Il mondo che noi non dobbiamo amare, commenta il padre Cantalamessa nella sua omelia del Venerdì Santo, e al quale non dobbiamo conformarci, non è – lo sappiamo bene – il mondo creato e amato da Dio. Non sono le persone del mondo, verso le quali, al contrario dobbiamo sempre andare, soprattutto i poveri e i più fragili, per amarli e servirli umilmente.

No! Il mondo da non amare è un altro. È il mondo così come è diventato sotto il dominio di Satana e del peccato. È il mondo delle ideologie che negano la natura umana e distruggono le famiglie. È il mondo delle strutture delle Nazioni Unite (“onusiennes”) che impone imperativamente una nuova etica globale a cui tutti dovremmo sottometterci. Ma un grande scrittore britannico del secolo scorso, il T.S. Eliot, ha scritto tre versi che dicono più di interi libri: «Nel mondo dei fuggiaschi, chiunque si muove nella direzione opposta sembrerà un disertore».

Cari giovani, se ad un anziano come lo era san Giovanni è permesso parlare direttamente a voi, vi esorto anche io e vi dico: “Avete sconfitto il maligno”. Combattete ogni legge che vada contro natura e che vogliano imporvi, opponetevi a ogni legge contro la vita e contro la famiglia, siate di quelli che prendono la direzione opposta. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. Per noi cristiani, la direzione opposta non è un luogo, è una persona: è Gesù Cristo, nostro amico e nostro redentore.

Un compito è stato assegnato in modo particolare a voi giovani: quello di salvare l’amore umano dalla tragica deriva in cui è caduto: l’amore, che non è più il dono di sé ma solo il possesso dell’altro, un possesso spesso violento e tirannico. Sulla Croce, Dio si è fatto uomo e ci ha rivelato che Lui è “Agape”, ossia l’Amore che si dona fino alla morte. Amare veramente è morire per l’altro, come il giovane poliziotto, il colonnello Arnaud Beltrame!

Cari giovani, senza dubbio sperimentate spesso, nella vostra anima, la lotta dell’oscurità e della luce, a volte siete sedotti dai facili piaceri di questo mondo. Con tutto il mio cuore di sacerdote, vi dico: non esitate, Gesù vi darà tutto. Seguendolo a essere santi, non perderete nulla, guadagnerete l’unica gioia che non delude mai. Cari giovani, se oggi Cristo vi chiama a seguirlo come sacerdote, come religioso o religiosa, non esitate, ditegli «fiat», un sì entusiastico e incondizionato. Dio vuole aver bisogno di voi. Che gioia, che grazia

L’Occidente è stato evangelizzato da santi e martiri. Voi, giovani di oggi, sarete i santi e i martiri che le nazioni attendono per una nuova evangelizzazione. Le vostre terre hanno sete di Cristo, non deludeteli. La Chiesa si fida di voi. Prego che molti di voi rispondano oggi, durante questa Messa, alla chiamata di Dio a seguirlo, a lasciare tutto per Lui, per la sua Luce. Quando Dio chiama è radicale. Egli ci chiama interamente, fino al dono totale, al martirio del corpo o del cuore.

Caro popolo di Francia, sono i monasteri che hanno costruito la civiltà del vostro paese. Sono le persone, gli uomini e le donne, che hanno accettato di seguire Gesù fino alla fine, radicalmente, coloro che hanno costruito l’Europa cristiana. Questo perché hanno cercato solo Dio, hanno così costruito una civiltà bella e pacifica come questa cattedrale.

Popolo di Francia, popoli dell’Occidente, non troverete la pace e la gioia se non cercando Dio solo. Tornate alle vostre radici, tornate alla fonte, tornate ai monasteri. Sì, tutti voi, abbiate il coraggio di trascorrere qualche giorno in un monastero. In questo mondo di turbolenze, bruttezza e tristezza, i monasteri sono oasi di bellezza e gioia. Sperimenterete che è possibile mettere concretamente Dio al centro della propria vita, sperimenterete l’unica gioia che non passa mai.

Cari pellegrini, rinunciamo all’oscurità. Scegliamo la Luce! Chiediamo alla Beata Vergine Maria di insegnarci a dire fiat, cioè “sì”, pienamente come lo ha detto Lei, di insegnarci ad accogliere la luce dello Spirito Santo, come lo ha fatto lei. In questo giorno in cui, grazie alla sollecitudine del Santo Padre Papa Francesco, celebriamo Maria, Madre della Chiesa, chiediamo a questa santissima madre di avere un cuore come il suo, un cuore che non rifiuta nulla a Dio, un cuore ardente di amore per la gloria di Dio, desideroso di annunciare agli uomini la buona notizia, un cuore generoso, un cuore ampio come il cuore di Maria, dalle dimensioni della Chiesa, dalle dimensioni del cuore di Gesù.

(traduzione Miguel Cuartero Samperi)

fonte: TestaDel Serpente

18 pensieri su “Il Cardinale Sarah a Chartres: «Abbiate il coraggio di andare controcorrente!»

  1. Luigi

    Grazie per queste preziose parole Cardinal Sarah. Così deve parlare un vero pastore al suo gregge. Non compiacere il mondo con discorsi “inclusivi” o “misericordisti”, ma dire la verità a trecentosessanta gradi sull’uomo di oggi smarrito e senza vere guide.
    In molti punti sembra di risentire San Giovanni Paolo II.

    1. Altra piccola nota a margine… Da un lato la neo-chiesa, con il suo pastoralismo per i giovani: e la “festa che non finirà”, e ridere, ridere, ridere; e la Messa che è semplicemente convivialità, e i battimani e le castanette, e le musichette che devono piacere a loro, perché sennò si allontanano… e poi, per carità, bisogna dir loro che va tutto bene, men che meno spaventarli per il disastro in cui il mondo si sta cacciando, poi non devono stancarsi troppo ad inseguire ideali fuori portata – basta al più qualche banchetto di raccolta fondi per i migranti – eccetera… Risultato: la fuga dalle chiese, sempre peggio e sempre più veloce, per non dire poi che molti di quelli che le frequentano ancora hanno una visione assai stramba delle cose.

      Dall’altro lato invece un programma massacrante di 30km al giorno a piedi per tre giorni; come se non bastasse, appena arrivati si cuccano la “noiosissima” Messa in rito antico (per di più suppongo, viste le circostanze, quella pontificale, la più “noiosa” di tutte); colmo dei colmi, si trovano davanti un rigido cardinale nero che non ride in continuazione, anzi non ride molto spesso, anzi, spesso ha uno sguardo sofferto e severo; e dice loro che non va affatto tutto bene, che non è una festa, che per quanto riguarda la situazione terrena non c’è molto da ridere, perché il mondo è in mano ad una feroce tirannia; che il senso della Messa è il Sacrificio, che non è cosa solo di Cristo, ma che loro stessi possono essere chiamati al martirio del corpo (e tanto per essere certo che abbiano capito fa l’esempio di uno non poi molto più anziano di loro che poche settimane fa ci ha lasciato la pelle)… E c’è il pienone, di giovani, con trend in crescita.

      Vorrà dire qualcosa, o no?

  2. vale

    Guardiamo intorno a noi, la società occidentale: ha scelto di organizzarsi senza Dio,..
    Non c’è abbastanza amore per accogliere i bambini, proteggerli nell’utero della madre

    ed infatti, in irlanda, è passato il referendum sull’aborto un po’più facile .

  3. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, in occasione del suo pellegrinaggio a Monaco, rivolgendosi ai giovani, ha esclamato: “Siate aperti all’ascolto della voce di Cristo in voi. La vostra vita terrena è un’avventura e un rischio a senso unico: essa può diventare benedizione o maledizione”.

    Andare contro corrente, perché nulla è impossibile a DIO….anche se questi tempi che sono una confusione totale, …concordo che il silenzio ci viene in aiuto, e per grazia stare alla presenza di Dio nel profondo, meditare in ascolto di una voce che chiama a conversione, ad andare a contro corrente.

    Oggi nel Ufficio delle Lode si è parlato di Giobbe, disse: se accetti il bene, perché non accetti il male ??….ma è in visione della sua fedeltà a Dio, dunque contro corrente.

    Non so spiegarmi bene…..ma ho capito che solo Dio non delude, anche nelle sofferenze di ogni generi …..oggi non è facile vivere in questo mondo, ma ricordiamoci è tempo provvisorio …..ma di prove.
    Guardare alla Croce, che ci Ha Redenti…..Cristo Gesù.

    Grazie.

  4. Mi permetto di condividere anche su questa pagina ben tre riflessioni che ho fatto stamattina, che ho già pubblicato sul blog del dott. Marco Tosatti “Stilum Curiae”; mi scuso in anticipo per la lunghezza dei contenuti:
    1) Anzitutto, nessuno riuscirà a convincermi che Sua Santità Paolo VI non è stato elevato prima al rango di beato e poi lo sarà a santo in funzione anti-tradizionale ed anti-tridentina, per dare alla sciagurata rivoluzione liturgica (rivoluzione, peraltro, in diversi casi da lui non voluta ma comunque approvata, a riprova della debolezza del suo papato) avvenuta sotto il suo pontificato una patina di infallibilità e di intoccabilità ,mettendola sullo stesso piano dell’opera meritoria (e coperta dall’anatema nei confronti dei trasgressori peraltro) di restauro dell’antichissima liturgia romana compiuta da Sua Santità San Pio V. Purtroppo, bisogna ricordarsi che anche i santi, a volte, sbagliano, ed il beato Paolo VI, specie guardando ad oggi ed al moltiplicarsi di abusi ed arbitri a partire dalla Divina Liturgia sino al diritto canonico, non fece eccezione; senza voler mettere in dubbio la santità personale (di cui non ho elementi per giudicare e che non desidero contestare, pena il pormi al di fuori della Chiesa), ricordo ancora che lo spogliamento dei segni che contraddistinguevano il papato, oltre all’ontologicamente ben più grave approvazione del “ritocco” (in realtà arbitraria deformazione) della divina liturgia iniziano al disotto di questo pontificato. Purtroppo, tali nomine hanno più un sapore di un’auto-incensazione volta a legittimare tutte le nuove storture all’interno del nuovo corso vaticano (in primis la Santa Comunione ai divorziati “risposati” ed ai non cattolici, a seguire gli altri mille e mille atti di arbitrio a cui l’attuale pontificato ci ha ormai abituati) che non di una attestazione della fede e della santità di Paolo VI.
    2) Il terrificante referendum sull’aborto in Irlanda che ha visto la vittoria del fronte abortista con il 66,4% dei “sì” contro il 33,6% dei no attesta due cose: in primis, come dissi già ai tempi delle sciagurate decisioni di Malta sul divorzio e sulle unioni omosessuali, bisogna sempre diffidare dalle nazioni presentate dai media come “cattolicissime”: ammesso che lo siano mai state davvero, oggigiorno per certo non lo sono più. Spagna, Irlanda, Italia, Francia, Belgio: tutte ex nazioni “cattolicissime” che hanno visto il laicismo assurto a potere e le leggi peggiori contro Dio, anzitutto, e contro l’uomo assurte a diritti. In realtà lo erano solo in funzione politica, contro gli Stati confinanti con cui erano in lotta da secoli o per mantenere una propria identità distintiva dai propri “vicini”: il Belgio con l’Olanda, la Francia con la Germania, l’Irlanda con la Gran Bretagna. Una volta cadute le motivazioni belliche o, come oggi, le ragioni identitarie nel mondo globalizzato e liquido in cui ci troviamo, ecco che tali nazioni si sono disfatte con disinvoltura e satanica determinazione anche del cattolicesimo, promuovendo il liberalismo e l’agnosticismo di Stato. In secundis, tale sconfitta attesta come gli scandali che colpirono la Chiesa in tale Paese, come si sapeva già al tempo del resto, furono strumentali per zittire la Sposa di Cristo e permettere l’ascesa di una oligarchia al potere che “ammodernasse” (cioè rendesse a- ed anti-cattolica) l’Irlanda, consentendo così l’approvazione di leggi abominevoli, di cui quest’anno è stata una inquietante avvisaglia il permesso ai negozi di restare aperti il Venerdì santo e non chiusi per lutto come era dal 1926. In ogni caso, il silenzio sbalordito da parte del clero irlandese (tranne le solite, troppo poche, eccezioni) attesta da una parte l’incapacità e la pigrizia di essere “mater et magistra”, dall’altra peggio ancora il talvolta ottuso ed entusiasta silenzio connivente verso l’approvazione di leggi sataniche. Come ho già detto per quanto riguardo il caso Alfie Evans, specie in una Chiesa di arbitrio e non di diritto in cui ci troviamo a vivere, sarebbe il caso di colpire l’intera Irlanda con l’interdetto, vietando l’amministrazione dei sacramenti se non in articulo mortis ed impedendo la partecipazione al Sacrificio Eucaristico da parte del popolo per manifesta iniquità, fintanto che la legge non sarà ritirata dovessero volerci cent’anni. Purtroppo, non essendo in una Chiesa normale una simile pena medicinale non verrà mai impartita, anche a causa del nuovo CIC; tuttavia, sarebbe doveroso ricordare almeno la scomunica che colpisce coloro che hanno votato e favorito tale legge.
    3) L’ultima procede sia dall’Irlanda che dall’attuale situazione politica italiana, ed è una proposta più che una riflessione: a causa del fallimento annunciato dello Stato senza Dio e della democrazia liberale, è giunta l’ora che i cattolici tornino a governarsi da soli, come era all’inizio. Attenzione, questo non implica che i cattolici, sul modello dei primi martiri e confessori che si trovarono a vivere in un mondo pagano ed agnostico come il nostro, si debbano ritirare dalla res pubblica: al contrario, devono dare una forte testimonianza al mondo, separandosi da esso ma influenzandolo. Questo sarebbe possibile solo fondando comunità cattoliche “cittadine”, al cui interno ci sia posto solo per i cattolici e che vivano in comunione e carità fraterna, non solo a parole ma nel concreto, con la celebrazione quotidiana dei Sacramenti (possibilmente in rito tridentino) per la comunità e le sue esigenze e con l’applicazione del principio di sussidiarietà verso gli appartenenti. In altre parole, partendo prima da sé stessi e poi verso i “lontani” (con lo scopo di convertirli a Cristo però, e non di mero aiuto materiale), una comunità che appoggi nella pratica tutti i suoi membri, nelle necessità spirituali come in quelle temporali, che trovi lavoro a chi non ce l’ha, che istituisca scuole parentali, università, uffici, botteghe, ospedali gestite da cattolici, che adoperi contratti di lavoro che non siano solo conformi alle leggi dello Stato ma anche e soprattutto alla Dottrina sociale, dove chi ha metta anche a disposizione di chi non ha e dove, soprattutto, ci sia la mentalità che se qualcuno ha un problema tutta la comunità ha un problema. Una città-Stato cattolica all’interno dello Stato liberal-agnostico insomma, se non in continuità geografica almeno spirituale, che non se ne estranei ma che diventi proposta, che spinga anche politicamente per il riconoscimento dei diritti di Dio ma che non sia da esso ricattabile, che testimoni soprattutto con pubbliche adorazioni, catechesi e processioni la propria fede e la propria volontà di evangelizzazione, in cui ci sono sì onesti cittadini (e quindi liberi perché, appunto, non ricattabili) ma prima ancora bravi cristiani. Tutto questo, ovviamente, sarebbe possibile solo grazie ai laici ed a coraggiosi sacerdoti, preti e vescovi, dato che, purtroppo, grazie ai chiar di luna dell’attuale “nuovo corso” vaticano sarebbe altrimenti osteggiata e distrutta proprio da coloro che, sulla carta, dovrebbero avere più interesse a nutrirla e supportarla.

      1. In effetti, per quanto ne abbia solo letto su “Il Timone”, io e l’autore diciamo cose simili: credo che, alla fine, sia l’unico modo che il cattolicesimo avrà per ripartire. Più che un “monastero virtuale”, però, una “città-Stato” cattolica, se non in continuità geografica almeno spirituale e sociale, all’interno delle grandi città non a caso (maggiore visibilità, maggior numero di aderenti che possano sostenersi l’un l’altro e maggiori possibilità di celebrazioni costanti pro civitate, possibilmente, scusate se lo ripeto, nel rito tridentino).

        1. Più che un “monastero virtuale”, però, una “città-Stato” cattolica

          È questo il problema, per cui l'”opzione Benedetto” alla fine è una cosa farlocca: ognuno la intende a modo suo. Il concetto chiave è la preservazione del seme (come nel dialogo guareschiano tra Cristo e Don Camillo) e su quello siamo tutti d’accordo; ma “opzione Benedetto” è un chiaro riferimento ad un mezzo per raggiungere quel fine. Ma, come si vede, ognuno la interpreta a modo suo e tutte queste differenze non sono affatto trascurabili.

  5. Astore da Cerquapalmata

    Andare controcorrente significa evangelizzare, in quanto il Vangelo è di per se abbastanza provocatorio per tutti, credenti compresi. Ma non sempre è facile: a volte si è tentati di aggiungere alla provocazione del Vangelo la nostra personale provocazione, facendoci cadere nel fanatismo. A volte si cerca di salvare capra e cavoli, cioè si vuole affermare la verità senza, però, provocare la suscettibilità.
    Come nell’ultimo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’economia dove prima si enunciano i bellisimi principi della solidarietà, poi realisticamente si danno suggerimenti affinché i MERCATI possano diventare strumenti di solidarietà, ma non tratta della eventualità di sistemi alternativi al liberismo, quasi li si volesse escludere. Equilibrismo?
    Non so infatti se è più realistico umanizzare il liberismo, diretto da persone avide che, tra l’altro, combattono la Chiesa, o se è più probabile che, alla fine, il liberismo imploderà.
    Il Cardinal Sarah è un vero testimone di Cristo

  6. roberto

    Le cose sono molto semplici e nel contempo complesse. L’uomo è libero e può fare ciò che vuole.Può essere abortista,sodomita,per il divorzio lampo,sposare l’ideologia gender,per l’eutanasia, per la pedofilia ,per l’incesto libero ecc.ma non può far parte dell’ecclesia, della comunità cristiano cattolica.Ma su tutto questo la Chiesa tace, silenzio assordante.Chi tace acconsente ed è colpevole.Manca la Verità della Chiesa essa è tiepida e Dio se non cambia gli vomiterà addosso.

  7. Antonio Spinola

    Forse basterebbe averne solo qualche altro di Cardinali del vigore e della determinazione pastorale “controcorrente” di Sarah per rimettere un po’ d’ordine nei modi e nei valori, almeno dentro il tempio.

      1. Antonio Spinola

        A pensarci bene hai ragione, Fabrizio, qualcun’altro non basta, ce ne vorrebbero almeno dodici.

  8. amos bardi

    Per combattere la guerra di “controcorrente” occorre un esercito e la testimonianza di un esercito è l’uniforme o divisa e la divisa del Cristiano è il comportamento, il personale comportamento dei Cristiani è l’arma migliore per vincere

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