di Mario Barbieri
Già, pare proprio delle Feste a questo mondo interessi sempre meno… e non solo per le Festività religiose (leggasi Cristiane), alcune già sparite dai calendari, ma anche della “semplice” Domenica, tempo di riposo per tutti, credenti e non credenti.
Non so se sia stata solo la notizia che riguarda il centro commerciale Oriocenter (uno dei più grandi d’Italia) che intende restare aperto nei giorni di Natale e Santo Stefano a innescare la polemica e le proposte di impedire per legge queste aperture o questa sia solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso ormai colmo per alcuni, decisamente neppure mezzo pieno per altri, ma di fatto, se ne parla in questi giorni e persino il Santo padre ha sentito la necessità di intervenire su un argomento che non riguarda solo il Natale – che diventa la punta dell’iceberg – ma più in generale, la Domenica.
Ha detto cose che certo non sono una novità per chi si dice Cristiano e Cattolico, ma che sarebbe bene ripassare un attimo, ma è davvero una visione molto miope quella di chi – e sono tanti – vorrebbe ridurre la questione ad un problema puramente fideistico.
Veramente il riposo domenicale interessa solo la popolazione “credente”? Andate a chiederlo a tutte le mamme-commesse dei vari centri commerciali d’Italia, che già sfruttano l’apertura domenicale, o anche ai papà-commessi o magazzinieri o quel che volete… Davvero è la stessa cosa avere un diverso giorno di riposo disseminato lungo la settimana, quando poi spessissimo si è in due a lavorare? E non è nemmeno detto che la cosa interessi solo le coppie con figli.
Che bello poi il giorno di Natale in Famiglia, nel quale il papà o la mamma escono presto per tornare magari a sera o quando finisce il turno, né più né meno come tutti gli altri giorni! Davvero fantastico… (tanto ci sono sempre i nonni – babysitter credo si farà fatica).
Il Natale Cristiano, ha (checché se ne dica) beneficato il giorno di Natale di tutti, anche quelli che aspettano solo “Babbo Natale”. Quel romantico e fantastico, seppur favolistico talvolta, “spirito del Natale” che ha irrorato tanti racconti, novelle, ma anche episodi storici (persino in tempo di guerra – Tregua di Natale del 1914 nelle trincee di Ypres, tra Francia e Germania) e la vita di tanti singoli, grandi e piccini.
Tristissimi a mio giudizio coloro che contrappongono il lavoro di altri che da sempre la Domenica e a turno anche nei giorni di Natale, devono lavorare: medici; poliziotti; addetti ai servizi pubblici; tanti altri ancora.
Che senso ha contrapporre costoro che fanno un impagabile servizio alla Comunità, a coloro che sono costretti a lavorare per il profitto altrui? La differenza è tutta lì, servizio o profitto…
Che senso ha, affermando che chi fa un servizio avrebbe uguale diritto, togliere il diritto a tutti gli altri lavoratori? Livellare tutto verso il basso, verso un appiattimento dei “giorni tutti uguali”?
Ci sono poi quelli che portano il loro esempio di “liberi professionisti” che “sempre lavorano”, senza sosta… non è forse una loro libera scelta? Non mi si dica che il loro lavoro andrebbe a rotoli se si fermassero un sol giorno (il Cristiano poi, libero professionista, dovrebbe sapere cosa scegliere…).
Ma, ragazzi non scherziamo, l’indotto dei giorni di Festa – mettendo dentro tutti i giorni, come se tutti fossero Natale – genera miliardi di euro! Mica pizza e fichi…
Ah, eccolo qui il bandolo della matassa: “non potete festeggiare due padroni. O festeggerete l’Uno o festeggerete l’altro”.
Ad ogni modo tutta questa diatriba, che pare chiudere del tutto gli occhi sull’importanza per CHIUNQUE di avere almeno un giorno di festa che possa essere condiviso dai più e soprattutto, dalla propria Famiglia riunita, per stare assieme, riposarsi, divertirsi, anche solo fare colazione, pranzo o cena tutti assieme, puzza tanto di un’unica espressa o inespressa, avvertita o inavvertita, necessità, volontà, di cancellare un altro dei pezzi che riportano alla vita sociale e spirituale della Cristianità e della Famiglia (e Famiglia non solo Cristiana).
Perché anche il riposo Domenicale, per alcuni è solo un “precetto”, un vetusto uso di odore clericale e se si può cancellarlo, assieme a tutti gli altri segni e simboli di un vivere anche solo lontanamente “religioso”, chissenefrega se ci si dà la zappa sui piedi! Loro tirano dritti per la loro strada!
Però mi raccomando, ai lavoratori va riconosciuto lo straordinario festivo… IPOCRITI! Se la Domenica è un giorno come gli altri, perché la retribuzione festiva? Non si ci riposa un altro giorno?
Poi per onestà intellettuale, bisognerebbe affrontare anche un altro problema, perché finché i singoli o le intere famiglie, per passare meglio il loro giorno di riposo, si riversano nei centri commerciali, magari senza comprare quasi nulla, ma tanto per “fare un giro” o per fare la spesa settimanale con la tuta addosso e un po’ più di calma, senza minimamente pensare al riposo che rubano a coloro che in questi negozi lavorano, si andrà poco lontano.
Una famiglia che si dice Cristiana più di un’altra, dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere se questa scelta sia così innocua, se rispetta l’altro e la sua possibilità e giusto diritto al Riposo.
Buone Feste.
Una riflessione importante e vera ora la diffondo. Risvegliamonte coscienze sopite.
Qui da noi a Bolzano è stata approvata da poche settimane la legge che vieterá l’apertura domenicale dei negozi.Staremo a vedere come poi concretamente verrà applicata perché pure qui da noi negli ultimi anni sono sorti dei centri commerciali e immagino che qusti protesteranno .Interessante però è notare come ci sia stata la quasi totalità dei consiglieri a votarla unendo tutti i partiti .Un grande lavoro è stato svolto anche dalla diocesi e dal nostro vescovo Ivo Muser che si è sempre battuto per la domenica senza lavoro.
quale famiglia?
una volta distrutta la famiglia che bisogno c’e’ di giorni di festa?
Ah, eccolo qui il bandolo della matassa: “non potete festeggiare due padroni. O festeggerete l’Uno o festeggerete l’altro”. Verissimo…
Io purtroppo allora lavoravo a l’ospedale, i mie turni erano a volte anche la domenica:Ora sono in pensione, non ho più questo problema…
Dico per chi può deve riflettere,… perché la domenica e tutte le feste sono riposo.
Al settimo giorno Dio si riposo, e disse è cosa buona…..
Buona domenica a tutti da Tenerife dove trascorro giorni di bel tempo e sole.
Sia lodato ogni momento Gesù Cristo…Ave Maria.
Cara marierose, tu prestavi un prezioso servizio in ospedale, non lavoravi certo per il tuo personale profitto… Buona Domenica quindi 😉
Si amavo il mio lavoro, amavo essere vicino a loro, parlare con loro e quanto era possibile con i famigliari, per portare nonostante tutto una speranza, che nulla finisce ….ma tutto inizia.
Buona notte Bariom. e Grazie per la tua risposta.
‘Notte 😉
Non dimentichiamo poi i supermercati aperti 24/24, dove ai lavoratori non sono viene tolto il diritto al riposo tout court, ma viene anche messa in pericolo l’incolumità personale, dato che alle tre di notte è più probabile che il supermercato diventi il dormitoio dei balordi, che non l’ancora di salvezza di chi ha il frigo vuoto.
Tutto ciò semplicemente certifica la fine di un tipo di società, la fine della società della donna casalinga e massaia, che tutti i giorni usciva a metà mattinata con i suoi monellini a fare la spesa per i pasti della giornata dal negoziante del quartiere. Ma è anche la fine della società solidale, del pianerottolo, del vicino di casa, perché se io alle 9 di sera o alla domenica mattina mi accorgo che mi manca un uovo, del latte, un po’ di zucchero e invece di suonare ai vicini mi precipito al centro commerciale aperto sempre e comunque, beh qualcosa non va.
Ugualmente è la fine degli oratori parrocchiali, delle proposte domenicali parrocchiali.
“… invece di suonare ai vicini…”
Anche perché sempre più spesso i vicini non capiscono l’italiano.
O, se lo capiscono, hanno tutt’altri usi&costumi e quindi non hanno le uova o lo zucchero, per tacere del vino.
Perché bisogna pur dirlo: Oriocenter è solo l’ultimo arrivato.
Da anni, infatti, i vari negozi cinesi sono sistematicamente aperti il giorno di Natale.
Che a me vien da dire: la Cina è grande, perché non lo fate al vostro, di paese?
Ma anche qui l’esempio arriva “dall’alto”:
http://www.laprovinciaquotidiano.com/2017/08/14/roccasecca-gigantografie-mao-tse-tung-nella-chiesa-san-tommaso
Certamente Luigi, ma d’altro canto la colpa della scristianizzazione e della frantumazione del tessuto sociale non può essere sempre e solo “degli altri”. Sono in maggioranza gli italiani, gli italianissimi, a affollare i centri commerciali alla domenica, a vivere nell’indifferenza, ad aver gettato a mare le nostre tradizioni. Gli immigrati e l’islamismo sta -drammaticamente- colmando questo vuoto spirituale, ma la colpa di chi è? Di chi occupa o di chi ha abbandonato lo spazio? Forse che se non ci fossero gli immigrati gli italiani affollerebbero le chiese, non divorzierebbero più, sarebbero meno indifferenti? E forse a noi un domani di questi fratelli indifferenti non verrà chiesto conto? Cosa abbiamo fatto per loro oltre a dire “un domani quando dovrete obbedire a un muezzin rimpiangerete quel che avete abbandonato?”
Lumpy, se esiste un comportamento che non sopporto è il dare la colpa agli altri. Non lo sopporto perché è femmineo e inutile. Non riesco a cambiare me stesso, figurarsi se pretendo di cambiare gli altri.
Infatti ho scritto quella frase che Fabrizio ha commentato: “perché tanti come noi li riempiono”. Non mi pare proprio di aver perciò dato colpe agli altri.
Il mio era solo l’osservare che da mille rivoli si forma il fiume. Il Po non nasce come il più grande fiume d’Italia, lo diventa per la strada.
Da sola, ogni goccia d’acqua che riceve a cosa servirebbe? Ma sono i fantastiliardi di gocce, nel tempo e nello spazio, che lo fanno ciò che è.
Le sere d’inverno sono lunghe, per i pochi che hanno la sorte di un’attività ancora legata ai ritmi e alle necessità della natura.
Terminavo perciò, qualche giorno fa, la lettura de “La caduta di Roma e la fine della civiltà”.
Ecco, noi ci troviamo in un frangente ancora peggiore. Siamo gli ultimissimi depositari, invero del tutto indegni, di venticinque secoli di civiltà; senza nemmeno avere, apparentemente e per la prima volta nella storia, alcun motivo di speranza.
Perché l’Islam, al netto della retorica neocon, sta riempiendo proprio un bel nulla (né potrebbe essere altrimenti, al netto della retorica liberal).
I pochissimi europei che vi si convertono sono la classica eccezione che conferma la regola. Io, ad esempio, di persona non ne conosco uno che sia uno.
Le moschee, in Italia come nel resto d’Europa, sono riempite dagli immigrati già maomettani e dalle loro stirpi. Non certo dagli esangui e spossati discendenti dei legionari di Ezio e dei soldati di don Giovanni d’Austria.
Motivo per cui, alla tua domanda:
“Forse che se non ci fossero gli immigrati gli italiani affollerebbero le chiese, non divorzierebbero più, sarebbero meno indifferenti?”
rispondo ovviamente di sì.
Perché, quando gli italiani e gli europenses si comportavano al contrario di quanto osservi, nessuno si sognava di venire ad accamparsi in casa loro, se non manu militari.
Ciao!
Luigi
P.S.: chiedi anche Cosa abbiamo fatto per loro oltre a dire “un domani quando dovrete obbedire a un muezzin rimpiangerete quel che avete abbandonato?”
E ti par poco, in mezzo al fragore assordante di chi inneggia al migliore dei mondi possibili, all’Aborto, al Divorzio, all’Eutanasia, alla Grande Sostituzione, alle chiese ridotte a teatro non dalla soldataglia bolscevica, ma dallo stesso clero?
Da che mondo è mondo, il primo passo per risolvere un problema è riconoscerne l’esistenza…
“…dare la colpa agli altri. Non lo sopporto perché è femmineo e inutile.”. Inutile certamente, quanto al femmineo, mi pare il primo nella storia a dar la colpa altrui, fu un tale Adamo 😝😂😂😉
È un fatto noto, Bariom.
Non intendevo certo affermare che il “femmineo” fosse prerogativa delle sole donne.
Anzi, uno tra i più grandi guasti di una civiltà – da Adamo a oggi – è certamente la femminizzazione dei maschi. Come lo è la corrispondente maschizzazione delle femmine.
Ora che ho dato il mio contributo al Fondo La Palice, stiamo a posto 😛
Ciao.
Luigi
Della serie ‘tu di che sesso sei?” …o domande del gender 😜
Gentile Sig. Bsriom,
Mi unisco alla sua acutissima osservazione!!!!!
Mi riferisco alla osservazione sul “femmineo”….
Comunque sia approvo in toto l’ articolo; io di domenica non compro nemmeno una bottiglia di acqua
Caro Luigi,
hai perfettamente ragione. Anzi, se posso aggiungere il mio cent, posso dire che lavorando nella scuola ho notato come l’ondata migratoria e i problemi identitari ad essa legati abbiano, seppur nel piccolo, creato una sorta di resistenza alla china lungo cui si andava scivolando da anni. Non erano ancora i tempi del gender, ma quante volte sentivo dire “no, la festa della mamma/del papà non la festeggiamo perché nella tal classe c’è l’alunno x o y con i genitori divorziati che non si parlano bla bla”. E tutti ad acconsentire e a dare contro a quelle “piccole cose di pessimo gusto” che una volta si chiamavano “lavoretti”, tutti a deriderli come segno di un passato bigotto e criptofascista. quanti anni al posto delle Lodi natalizie il coro della scuola ha intonato le ben più cool canzoni pacifiste che -soprattutto negli anni ‘80- la Coca Cola inseriva nei suoi spot? E tutto col completo plauso di genitori, anche cattolici? Ora, invece, il discorso sulle migrazioni e i vari attentati hanno almeno sortito l’effetto di far “svegliare” qualche coscienza: la gran massa dei genitori rimane indifferente o apertamente atea, ma qualcuno in più che protesta, anche se è una vox clamantis in deserto, anche se viene deriso dagli altri, beh, qualcuno c’è. E questo mi riconduce ad un altro dei miei sinceri dubbi contemporanei, cioè su quella che -teoricamente- dovrebbe essere un obbligo, vale a dire l’evangelizzazione del nostro prossimo (soprattutto degli indifferenti…), ma che è un tema su cui la Chiesa contemporanea mi pare dare risposte ambigue, lasciandomi nel dubbio.
Lo fanno anche in Cina: la domenica è tutto un gran mercato….
C’è un errore, caro Mario, nel tuo scritto:
“persino in tempo di guerra – Tregua di Natale del 1914 nelle trincee di Ypres, tra Francia e Germania”
No, le tregue – perché ne occorsero parecchie, non solo sul fronte di Ypres – non furono tra Francia e Germania.
Furono tra francesi (e inglesi) da una parte, e tedeschi dall’altra.
Quei momenti di sospensione delle ostilità avvennero perché, nonostante tutto, molti combattenti non avevano ancora dimenticato cosa sia il Natale. Non a caso, per gli anni successivi, gli stati maggiori fecero di tutto (non sempre riuscendovi) per disicentivare simili comportamenti.
Ecco, in questa precisazione io trovo la speranza per il futuro; e anche lo spiraglio per l’azione, perché altrimenti saremmo solo dei lamentosi senza costrutto.
Non dobbiamo aspettare che il Santo Natale, come le altre feste, torni a essere ricordato per gentile editto del satrapo di turno, ché ormai questo sono i nostri politici.
Ricollegandomi anche a quanto scriveva Andreas Hofer sul lavoro-ombra, nella sua recensione al libro di Paola Belletti, io dico che dobbiamo cominciare a mettere sabbia negli ingranaggi.
Perché non bisogna mai dimenticare, detto tutto il male possibile del sistema profondamente anticristiano (e quindi antiumano) in cui viviamo, che noi siamo i primi responsabili di quanto accade. Se i centri commerciali sono aperti le domeniche e i giorni di festa – anzi, se i centri commerciali esistono! – è perché tanti come noi li riempiono. Altrimenti, con le spese che comporta un’apertura festiva, le saracinesche rimarrebbero inequivocabilmente abbassate.
Oriocenter e tutti i suoi simili, novelli templi di Baal, vivono di migliaia di botteghe e negozi scomparsi.
Amazon vive (negando la giusta mercede agli operai, en passant) di migliaia di librerie annichilite dal progresso. Posti bellissimi, dove si poteva trovare ancora il calore degli uomini non dimentichi di esserlo.
Buona domenica!
Luigi
P.S.: poi si potrebbe anche osservare come le Feste non siano finite, venendo solo soppiantate da quelle della nuova religione luciferina.
Perché questo sono, tutte le “giornate” che si vanno moltiplicando, assieme ai loro sacerdoti e fedeli. Festività di un nuovo culto.
Come ha scritto qualcuno, il culto di chi “ama” l’umanità per poter meglio disprezzare il prossimo…
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tregua_di_Natale Quanto alla “sabbia negli ingranaggi” giustissimo. Il post non lo indica a chiare lettere, ma la riflessione conclusiva a questo mirava. Se si abbatte la domanda, l’offerta diviene antieconomica. Quindi scelte consapevoli, oppure guardare al proprio comodo e non lamentarsi dopo. Buona Domenica.
Se i centri commerciali sono aperti le domeniche e i giorni di festa – anzi, se i centri commerciali esistono! – è perché tanti come noi li riempiono.
Esatto. Per la verità, questo discorso andrebbe anche ampliato, fuori dal discorso domenicale, ma rimanendo nel discorso “commerciale”: vari segmenti industriali, tra cui quello cinematografico, quello televisivo, moda & profumi, li cito perché sono i più potenti economicamente, sulla base di dati oggettivi, sono diventati tali anche perché finanziati con i nostri soldi. Abbiamo pagato il boia che ci sta portando al patibolo.
PS C’è una questione che – Natale a parte – andrebbe risolta una volta per tutte, e io non l’ho mai vista affrontata decentemente. È possibile individuare chiaramente alcune categorie di lavori che sono servizi irriinunciabili, come i citati poliziotti, medici ed infermieri, per cui non si dà neanche il caso di chiedersi se sia lecito che lavorino la domenica o a Natale. Dall’altra parte c’è il settore del commercio generale, per cui non dovrebbe neanche essere il caso di chiedersi se sia illecito che lavorino la domenica o a Natale. Poi però c’è una zona grigia, come il settore turistico, dove sarebbe il caso di fare chiarezza (di aree grigie ce n’è più di una).
All’osservazione di Luigi sui negozianti non europei, rincalzo facendo presente com’è che ci sono arrivati i negozi aperti la domenica: non solo a cavallo dei grandi centri commerciali, ma nei paesi culturalmente meticci, come quelli anglosassoni o la Francia, per primi hanno iniziato proprio i negozi di immigrati (cinesi, pachistani, eccetera), ovvero non appartenenti a culture cristiane. Come al solito con l’argomento “perché imporre a chi non ci crede… “, eccetera, poi l’imposizione di fatto ci è piombata addosso.
Per quanto riguarda il turismo, settore che per ragioni familiari conosco molto bene, anche qui la scristianizzazione sella società ha portato una profonda rivoluzione. Un esempio su tutti: il 1º novembre e giorni attigui. Fino ad una decina di anni fa erano giorni di scarsa, scarsissima rilevanza da un punto di vista turistico, in quanto l’italiano medio , anche quello laico/scarsamente praticante, riteneva genericamenre “dovere morale” quello di recarsi al Cimitero. Ora, complice anche la diffusione di Halloween, ormai anche il 1º novembre è diventato giorno di ponti, viaggi, gitarelle tra i più gettonati. Vogliamo poi parlare dell’8 dicembre? Ormai è la festa dell’albero di Natale e giorno perfetto per una bella gita ai mercatini. Ho sentito con le mie orecchie delle diciassettenni dire “ma VERAMENTE l’8 dicembre è una festa religiosa?”. Diciassettenni cresimate, eh, non cinesi o mussulmane.
Curioso! Per me la visita ai cimiteri corrisponde al turismo, visto che i miei morti sono lontani da dove abito… Però è verissimo quello che scrive Lumpy!
Ma se Dio si autocomunica all’uomo attraverso il mondo e quindi il mondo tutto è il luogo della grazia come si predica oggi, ( tanto che perfino in una unione omosessuale vi può essere la grazia, così disse un padre sinodale) perché escludere che tale grazia possa scorrere pienamente anche nei centri commerciali aperti di domenica e finanche a Natale?
@Bariom,
condivido all 100% questa riflessione sul lavoro, la famiglia, il servizio ed il profitto.
Penso che, ovviamente in misura molto diversa, siamo in tanti i corresponsabili di questa situazione (nel senso che i centri commerciali sono pieni a tappo anche grazie alla scelta dei clienti).
Conosco diverse famiglie, dove a motivo di questa situazione, papà, mamma e figli passano un giorno insieme solo a Natale e Santo Stefano perché ormai tutte le altre giornate di Festa sono state già travolte ed é per questo che auguro, a tutte le attività commerciali che fanno questo genere di scelte l’insuccesso che meritano.
Ciao Davide, benritrovato sul blog 😉
🙏🏻A 🌹tutti 🔆Buona Domenica 🎄🌲🎄 http://leggiamolabibbia.blogspot.com/2017/12/le-feste-son-finite.html
Proprio su questo tema padre Maurizio Botta aveva dedicato uno dei Cinque Passi
https://soundcloud.com/cinquepassi/tempo-libero-guastafeste
A Luigi
““Forse che se non ci fossero gli immigrati gli italiani affollerebbero le chiese, non divorzierebbero più, sarebbero meno indifferenti?”
rispondo ovviamente di sì”
Non per fare polemiche, ma mi sembra che la gente avesse cominciato a non affollare la chiese, a divorziare e ad essere indiffrente, PRIMA che ci fosse un’immigrazione dai paesi islamici (e poi c’è anche un’immigrazione dal sudamerica e dalle filippine che non è islamica, c’entra anche quella?)……..mah!?…sarà.
Poi un po’ d’onestà: certamente i negozi aperti di domenica e nelle feste comandate sono cosa deplorevole, ma davvero nessuno di noi, non ha tavolta trovato egoisticamente la cosa comoda (“Ah! non ho avuto tempo di passare dal supermercato ieri, meno male che sono aperti la domenica!”)?
@exdc
PRIMA che ci fosse un’immigrazione dai paesi islamici
Stiamo parlando di un fenomeno che ha diverse concause: il cattolicesimo viene aggredito nella sua sostanza e nelle sue numerose forme inculturate in Occidente, e ognuna ha richiesto un meccanismo diverso.
un’immigrazione dal sudamerica e dalle filippine che non è islamica, c’entra anche quella
No, se non hanno aperto negozi la domenica.
ma davvero nessuno di noi, non ha tavolta trovato egoisticamente la cosa comoda
Mi pare che è stato detto più volte: sì, ma questa certo non è una giustificazione.
A Fabrizio
ma se le concause sono diverse ed alcune (peraltro sufficienti) sono emerse PRIMA della concausa “immigrazione islamica”, la mancanza di quest’ultima non sarebbe bastata ad invertire la tendenza all’abbandono delle chiese e al divorzio….?
Il supermercato sotto casa mia è aperto ogni domenica mattina, vedo tanti anziani che entrano. Allora mi chiedo: ma a questi manca il tempo necessario per farlo nei giorni feriali?
No, nei centri commerciali e nei supermercati aperti alla domenica io non ci entro nemmeno se si vince un premio.
👍
Non hai minimamente compreso il pensiero esposto.
E sì che l’ho pure ripetuto…
Ciao.
Luigi
Sono allibita al sentire che i centri commerciali apriranno a Natale (non è solo Orio, purtroppo). In nome di cosa se non del profitto? Al di là delle considerazioni religiose, il riposo è un diritto che serve per recuperare la quota parte di vita familiare e sociale che il lavoro ci ruba. Non si tratta di allungare le gambe sul divano, ma di condividere tempo di qualità con le persone che amiamo. Ma a chi fa business questi discorsi non interessano. C’è solo un modo per fermarli : non frequentiamoli
Infatti checché se ne dica, anche questa è una delle altre manovre che mira alla disgregazione del nucleo famigliare in quanto tale. Non più famiglie, ma tanti singoli consumatori e/o addetti al consumo… Naturalmente affermarlo oggi si passa per complottisti di stampo apocalittico, ma la realtà è che meno tempo si da ai singoli per vivere, crescere, naturale la famiglia e in famiglia, più tanti singoli individui soli si formano, “orfani di famiglia” in un tempo in cui già le disgregazioni famigliari sono all’ordine del giorno, con tutto quel che ne consegue.
Io ho una cultura laica sebbene mi sia formata in un oratorio. Considero la famiglia uno dei luoghi della crescita e della formazione. Mi preoccupa quando il sistema, come dici, ti rende sola, ti isola. Socialmente e culturalmente intendo…..
Temo questo sia lo scopo Elena… Può essere quello di una società matrigna, ma per il credente, dietro da sempre sta il Nemico dell’Uomo, principe di questo mondo.
“Non più famiglie, ma tanti singoli consumatori e/o addetti al consumo…”
Da cristiani a esseri umani (1517).
Da esseri umani a cittadini (1789).
Da cittadini a compagni (1917).
Da compagni a consumatori (1968).
Moto in fine velocior…
Ciao.
Luigi
“il riposo è un diritto che serve per recuperare la quota parte di vita familiare e sociale che il lavoro ci ruba”
E anche questo dovrebbe essere motivo di riflessione.
Intendo, che il lavoro modernamente inteso sia “contro” la famiglia.
A prescindere da domeniche e feste.
Ciao.
Luigi
Ciao Luigi, il lavoro è contro l’uomo, segue solo il profitto. Meno male che c’è Francesco…
Attenzione perché “il lavoro modernamente inteso è contro la famiglia” per come la dice a ragione Luigi e il lavoro “che segue solo il profitto” finisce per essere contro l’Uomo, per come la dice Elena, ma “il lavoro nobilita l’Uomo” non è un vuoto modo di dire, perché “l’ozio è (veramente) il padre dei vizi” 😉
http://www.escriva.it/Spirdat02.htm
Esatto Bariom. Come al solito, l’errore è eccedere in un modo, ma anche nel suo opposto.
Il diffondersi dei centri commerciali e dell’e-commerce ci ha profondamente diseducato in termini di economia domestica. Compriamo troppo, compriamo troppo superfluo, rimaniamo sempre senza il necessario, quindi ci tocca la corsa folle al supermercato aperto in giorni e orari una volta impensabili. E naturalmente una volta lì compriamo nuovamente qualcosa di superfluo dimenticando l’indispensabile e così via.
Si è persa l’arte del compilare una lista della spesa ben fatta, di saper pianificare i bisogni della famiglia in anticipo e razionalità. Oppure l’arte di ingegnarsi con quello che si ha, o quella di non sprecare. Per non parlare del senso del ridicolo: vedo mamme fiondarsi nei sempreaperti negozi cinesi per recuperare in zona cesarini la chincaglieria richiesta dal pargolo di turno per non sfigurare a scuola il giorno seguente oppure perché la maestra ha chiesto di portare il pastello azzurro avio e non ciano.
Per non parlare dell’arte del ragionevole compromesso: ora quel che vogliamo lo dobbiamo avere nel colore esatto, nella marca esatta, nella sfumatura esatta. E se il negozio sotto casa non offre ESATTISSIMAMENTE quel che vogliamo, chiedete a santo amazon e vi sarà dato. L’importante è che il nostro desiderio sia pienamente soddisfatto, anche a costo di giri ridicoli. Si parla tanto di ecologia, ma nessuno pensa mai a quanto costa in termini anche ambientali l’enorme spostamento di plasticume cinese indotto da amazon e ebay, tutti oggetti di cui nella maggior parte dei casi avremmo potuto fare tranquillamente a meno.
A un recente corso prematrimoniale abbiamo invitato una nonnina della parrocchia a tenere una piccola lezione (a tutti, per carità! Sposi e spose, che se l’avessimo proposta solo alle sposine ci avrebbero tacciato di maschilismo…) di economia domestica vintage. Dal compilare la lista della spesa giornaliera/settimanale fino a una piccola dimostrazione di come si attacca un bottone. Ha perfino parlato di come lei,casalinga madre di 5 figli, gestiva lo stipendio del marito, impiegato, di come lo suddividevano in modo che bastasse per tutto e di come, in questo modo, ha fatto sì che tutti i figli si diplomassero e ben tre si laureassero: un medico, un professore e un avvocato.
“Compriamo troppo, compriamo troppo superfluo, rimaniamo sempre senza il necessario”
Senza dimenticare un punto altrettanto importante: la pessima qualità dei prodotti dei supermercati.
È noto come esista, in ogni settore merceologico, una produzione per negozi “normali” e una produzione per GDO. Di valore decisamente inferiore.
Aggiungo che, ormai, spesso non vale nemmeno più la scusa del risparmio. Tante volte, infatti, le poche botteghe rimaste aperte hanno prezzi concorrenziali.
Ciao.
Luigi
beh, però in omaggio al pensiero imperante – il rispetto delle altre culture e/o tradizioni e/o religioni – visto che si vuole un melting-pot o ibridazione o bastardizzazione delle varie nazioni( ex nazioni,a questo punto), per gli ebrei il sabato, per i musulmani il venerdì, chissà per i buddisti, jainisti confuciani shintoisti mormoni e quant’altro, onde non offendere nessuno – oramai non chiamiamo più neppure il Natale “Natale”, mi offro volontario per rispettare le festività di tutti onde non scontentare nessuno ( chissà, forse verranno fuori anche le feste obbligatorie dei varii lgbtxyz…).
la settimana lavorativa cortissima. d’altronde,sotto il vecchio impero romano non c’erano oltre centocinquanta giorni di feste all’anno?
buone feste a tutti. 🙂
O nell’impossibilità di… almeno retribuzione x straordinario festivo! 😜
Ricordo un Umberto Eco d’antan che negli anni ’70 scriveva un pamphlet contro le “luminarie” e il natale del commercio. Non mi convinceva.
Personalmente, non mi ha mai turbato il cosiddetto natale “consumistico”, perché non può essere uno scandalo accendere luci ovunque e scambiarsi regali “superflui” in ricordo del più grande dono gratuito che l’umanità abbia mai ricevuto: la nascita di Gesù (celebrata da credenti e non credenti).
Il guaio è che, per un verso di Gesù ora non c’è traccia, per altro verso regali, auto-regali e luminarie non finiscono mai in una società come questa, condannata al consumo impulsivo-compulsivo.
Pingback: Sopra La Notizia
Non sono riuscito a leggere tutti i commenti, ma vorrei aggiungere la mia testimonianza a riguardo. Per motivi di lavoro mi capita di avere dei turni nei giorni festivi: essendo un operatore socio sanitario lavoro con persone con disabilità varie e, di solito, almeno una volta al mese mi tocca lavorare di domenica. Normalmente mi viene dato un giorno di riposo durante la settimana successiva, ma ho ormai appurato che nonostante l’impegno, non riesco a riposare veramente in quei giorni infrasettimanali. Né fisicamente, né – soprattutto – mentalmente. E questo, a prescindere dalla dimensione spirituale che, tutto sommato non viene meno visto il servizio che svolgo a favore di persone bisognose di cure.
A margine di una analisi critica su un moderno edificio di culto (chiesa parrocchiale), nato nel complesso di un grande centro commerciale.
https://ceuntempoperognicosa.wordpress.com/2017/12/19/chiesa-signore-della-misericordia-un-cristallo-in-un-centro-commerciale/
(Se non interessa leggere il tutto andare alle ultime righe) 😉
A Luigi:
Da cristiani a esseri umani (1517).
Da esseri umani a cittadini (1789).
Da cittadini a compagni (1917).
Da compagni a consumatori (1968).
Moto in fine velocior…
Ottimo compendio! molto significativo. Però gli antichi dicevano saggiamente “principiis obsta”, cioè: ferma le cose all’inziio, perchè poi……………….
Bisognava fermare il PRIMO passaggio, ora, a meno di un diretto intervento sovraìumano, è troppo tardi per le forze dell’uomo tornare indietro (specie se a porre in essere l’opera di contrasto è una minoranza).
Ovviamente ho fatto salvo un intervento della Divinità.
Da compagni a consumatori (1968).
La cosa preoccupante è che c’è ancora qualche passaggio possibile: per esempio, da consumatori ad animali.
O da consumatori a …oggetti di consumo! (che a ben guardare…) 😐
“O da consumatori a …oggetti di consumo! (che a ben guardare…)”
Ecco, lo stesso che intendevo io con “pezzi di ricambio”…
Infatti… 😉
In realtà, Fabrizio, io penso che il passaggio successivo sia già avvenuto.
Non so come spiegarlo… ma mi sembra che siamo diventati tutti spare parts. Anche a livello di potenti, come illustrato dal caso di D. Strauss Kahn.
“… è troppo tardi per le forze dell’uomo tornare indietro”
Maddai, credi davvero che esista qualcuno che voglia tornare indietro? Magari con la DeLorean? 😛
Non lo vogliono i progressisti, ovviamente; nemmeno i conservatori, i quali si limitano a fare della patetica tassidermia nell’ambito socio-politico.
Ma neppure i pochissimi reazionari rimasti in circolazione pensano a una simile fesseria!
In merito, scrisse tutto quanto vi era da dire l’indimenticato Nicolás Gómez Dávila (il grassetto è mio):
“Ma se il reazionario è impotente nel nostro tempo, la sua condizione lo obbliga a testimoniare la sua ripugnanza. La libertà, per il reazionario, è soggezione a un ordine. Infatti, anche quando non sia né necessità né capriccio, tuttavia la storia non è per il reazionario dialettica della volontà immanente, ma avventura temporale fra l’uomo e quanto lo trascende. Le sue opere sono tracce, sulla sabbia smossa, del corpo dell’uomo e del corpo dell’angelo. La storia del reazionario è un brandello, strappato dalla libertà dell’uomo, che sventola al soffio del destino […]
Essere reazionario significa difendere cause che non girano sulla scacchiera della storia, cause che non importa perdere.
Essere reazionario significa che ci limitiamo a scoprire quanto crediamo d’inventare; significa ammettere che la nostra immaginazione non crea, ma svela corpi morbidi.
Essere reazionario non significa abbracciare determinate cause, né patrocinare determinati fini, ma assoggettare la nostra volontà alla necessità che ci costringe, arrendere la nostra libertà all’esigenza che ci spinge; significa trovare le evidenze che ci guidano addormentate sulla riva di stagni millenari.
Il reazionario non è il sognatore nostalgico di passati conclusi, ma il cacciatore di ombre sacre sulle colline eterne”
Ciao.
Luigi
Sì, è già avvenuto / sta avvenendo. Manca solo l’anno formale di riferimento.