Chi è il fratello maggiore?

di Costanza Miriano

Qualche giorno fa un collega supercattolicone, di quelli che non si perdono un discorso del Papa e hanno le encicliche sul comodino e Introduzione al cristianesimo sotto il cuscino, ha detto a un amico convivente – non divorziato, convivente e basta – che in fondo se non se la sente perché dovrebbe sposarsi, che alla fine non conviene neanche fiscalmente, “tanto Papa Francesco con Amoris laetitia sta facendo molte aperture sulle convivenze”. Se la pensa così il collega superformato, cattolico, colto e catechizzato, possiamo esser certi, come ognuno di noi lo è, che l’uomo della strada ha già archiviato la pratica da tempo. “Il matrimonio non cambia molto le cose se c’è un sentimento sincero,la volontà di aiutarsi ed essersi fedeli”, questa purtroppo è la ricezione di Amoris Laetitia.

Ma io sono stata bravissima. Non ho tirato fuori la katana col mio collega. Non ho emesso vapori come un geyser dal naso, Sembravo padrona di me. È che se mi arrabbio finisce sempre che mi becco della “rigida” della farisea, della fratella maggiore. Adesso sono tranquillissima, lo assicuro, me la sento. Vorrei spiegare questo.

I farisei sono quelli che dicono che in fondo in fondo non è necessario sposarsi. Perché significa che sono convinti che il rispetto di un vincolo sia un peso, e dimenticano la dimensione della grazia del sacramento, che è la cosa più importante di tutte. Noi “rigidoni” al contrario pensiamo che stare dentro al sacramento sia una grandissima fortuna, un privilegio, qualcosa che ti protegge, custodisce, che ti salva prima di tutto da te stesso, qualcosa attraverso la quale un Padre buonissimo entra nella tua vita e ti prende in braccio. È vero, lo sappiamo persino noi che Dio agisce dove vuole, anche nelle convivenze, ma se non gli diciamo sì lui non può farlo, perché per lui la nostra libertà è sacra, e gli è più cara persino della nostra salvezza.

Chi continua a invocare un abbandono delle regole, beh, è lui che ragiona come il fratello maggiore della parabola del padre misericordioso, cioè quello che obbedisce ma in fondo in fondo je rode, mal sopporta il peso, non accorgendosi del fatto che stare tutto il giorno a servire nella casa del padre non è un merito  né tanto meno un peso, ma un privilegio. Noi non temiamo la fluidità e l’incertezza perché ci sentiamo fratelli maggiori, ma al contrario le temiamo perché, da fratelli minori che tante volte hanno sbagliato cercando di fare di testa propria e andando a dilapidare gli averi in giro, sappiamo quale privilegio sia stare nella casa del padre, e desideriamo condividere con tutti questa enorme grazia. Per questo io vado in giro a cercare di convincere le mie amiche a sposarsi, gli amici a perdonare una moglie che ha tradito, le coppie a ricominciare. Non mi sognerei mai di dire a un’amica che se c’è il sentimento è lo stesso. Le direi, le dico, che senza la grazia di Dio non ci si può amare davvero, e tanto meno per sempre.

No, non mi sento una sorella maggiore. Mi sento una miracolata, una baciata dalla grazia, una mantenuta, una privilegiata perché nonostante tutto il mio disastro, il mio peccato, il mio essere insopportabile, sono ancora qui. So che nel sacramento si compie la mia vocazione e quindi la mia felicità. Non mi permetterei mai di fare nessuna apertura sulle convivenze a nessuna amica. Mai. Chi sono io per togliere a un fratello,a una sorella, il privilegio di un rapporto con Dio nella grazia, unica fonte di felicità? Significherebbe che non ci crederei davvero, al fatto che quello è il solo modo per vivere in pienezza. E i sacerdoti che si permettono di non annunciare questo stanno tradendo la  parte più essenziale della loro consegna.

 

115 pensieri su “Chi è il fratello maggiore?

  1. Al funzionario della banca che mi consigliava di divorziare per facilitare una pratica (tanto lo fanno in tanti, mica deve farlo sapere in giro, è solo per il fisco) ho risposto di getto, che non ci pensavo nemmeno, che ho raggiunto i 35 anni di matrimonio e che ci sto bene per davvero, tanto da non voler divorziare nemmeno per finta, nemmeno per il fisco. Perché NON è lo stesso. Ma che il vincolo del matrimonio è una grazia non lo dicono più nemmeno i sacerdoti quando fanno la predica ai matrimoni, cosa diavolo vuoi che capisca un funzionario di banca?
    Il guaio è che abbiamo scordato l’ABC e non vediamo GRAZIA nel quotidiano, non vediamo Dio che ci tiene per mano se qualcuno non ce lo indica. Per cui Grazie Costanza

  2. procopio

    Ad una collega che mi ha appena detto che si vuole sposare con un monaco buddista (?! e si’, fa parte del monastero delle liberta’ zen) in chiesa (perche’ e’ una celebrazione un po’ piu’ “calda” rispetto a quella civile) cosa avrei dovuto dirle? Con l’eta’ sto diventando cinico eppoi il nostro Santo Padre afferma che l’unica Chiesa e’ quella che non chiude le porte, ma che confonde le anime (aggiungo io).

  3. Luigi

    Bisogna chiosare, però che i “supercattoliconi” di solito operano una discreta selezione, delle Encicliche da tenere sul comodino… per dire, è alquanto difficile trovarvi la “Quanta cura” piuttosto che la “Pastor aeternus”; per tacere della “Familiaris consortio” o, Dio non voglia, della Lettera apostolica motu proprio data “Summorum Pontificum cura”.

    Diconsi, infatti, anche “cattolici adult(era)ti”… 😀

    Ciao.
    Luigi

    1. Costanza, come da titolo del tuo ultimo libro: si salva chi vuole. E chi non vuole…

      delle Encicliche da tenere sul comodino…
      Ovviamente la lista è lunga, ma tra le essenziali aggiungerei la Caritas in veritate…

      #hastatobergoglio insomma…
      Costanza non ha detto questo: ha scritto questa purtroppo è la ricezione di Amoris Laetitia.

      Però, nei fatti, lo dice Bergoglio stesso, a braccio:

      Non dite subito: Perché non ti sposi in chiesa? No. Accompagnarli, aspettare e far maturare. E fare maturare la fedeltà […] Ho visto tanta fedeltà in queste convivenze e sono sicuro che questo è un matrimonio, hanno la grazia del matrimonio, proprio per la fedeltà che hanno.

      1. giovi

        Non che voglia dubitare di te , Fabrizio, ma VERAMENTE il papa ha detto questo ?
        Leggevo l’altra giorno un commento di una giornalista del corriere della sera che affermava con sicurezza che “grazie a papa Francesco, si sono potute fare in Italia le unioni gay ” e pensavo a come la faccenda è percepita dalla gente, ma qui siamo oltre la percezione, che comunque è molto indicativa, siamo nella confusione più grande !

        1. Non che voglia dubitare di te , Fabrizio, ma VERAMENTE il papa ha detto questo ?
          In questi argomenti, è normale ed opportuno che chiunque dubiti di tutti. Io certo non ho la pretesa che certe cose siano data per vere basandomi sulla mia attendibilità, visto che non sono neanche giornalista o scrittore. Dunque hai fatto benissimo a pormi la domanda, visto che mi sono dimenticato di postare la fonte:

          https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/june/documents/papa-francesco_20160616_convegno-diocesi-roma.html

          Riporto un passaggio più ampio:

          La crisi del matrimonio è perché non si sa cosa è il sacramento, la bellezza del sacramento: non si sa che è indissolubile, non si sa che è per tutta la vita. E’ difficile. Un’altra mia esperienza a Buenos Aires: i parroci, quando facevano i corsi di preparazione, c’erano sempre 12-13 coppie, non di più, non arrivare a 30 persone. La prima domanda che facevano: “Quanti di voi siete conviventi?”. La maggioranza alzava la mano. Preferiscono convivere, e questa è una sfida, chiede lavoro. Non dire subito: “Perché non ti sposi in chiesa?”. No. Accompagnarli: aspettare e far maturare. E fare maturare la fedeltà. Nella campagna argentina, nella zona del Nordest, c’è una superstizione: che i fidanzati hanno il figlio, convivono. In campagna succede questo. Poi, quando il figlio deve andare a scuola, fanno il matrimonio civile. E poi, da nonni, fanno il matrimonio religioso. E’ una superstizione, perché dicono che farlo subito religioso spaventa il marito! Dobbiamo lottare anche contro queste superstizioni. Eppure davvero dico che ho visto tanta fedeltà in queste convivenze, tanta fedeltà; e sono sicuro che questo è un matrimonio vero, hanno la grazia del matrimonio, proprio per la fedeltà che hanno. Ma ci sono superstizioni locali. E’ la pastorale più difficile, quella del matrimonio.

        2. Francesco Paolo Vatti

          che “grazie a papa Francesco, si sono potute fare in Italia le unioni gay ” e pensavo a come la faccenda è percepita dalla gente, ma qui siamo oltre la percezione, che comunque è molto indicativa, siamo nella confusione più grande !

          e direi anche nella manipolazione più spinta!

          1. e direi anche nella manipolazione più spinta!

            Guardate che la giornalista ha perfettamente ragione. Forse avete la memoria corta, e forse non volete vedere. Ma vi dimenticate clamorosamente che qualche giorno prima del voto finale i nostri riferimenti cattolici visibili (scrittori, giornalisti, eccetera) imploravano un intervento del Papa, che non c’è stato. È nota e documentata la freddezza nei confronti dei due Family Day (ben diversa dalla calda accoglienza rivolta verso molte iniziative del Partito Radicale, come l’amnistia o lo ius soli). Disse che non si impicciava nelle questioni politiche degli stati. Eppure è clamorosamente falso, smentito da mille eventi, inclusa l’ossessione pro ius soli che vediamo andare avanti da settimane. Non solo: Galantino – sua diretta emanazione – parlava di “diritto sacrosanto degli omosessuali” (lo stesso Galantino che raccontava ai giovani alla GMG che “Sodoma era stata salvata”). Gli alti prelati che hanno osteggiato in modo evidente le sue direttive sono tutti stati rimossi (p.es. Burke, Mueller), o svergognati in pubblico (Sarah). Galantino no.

            Come se non bastasse, un recente libro intervista (riporto una recensione da Avvenire) ha detto:

            Il Papa parla anche dell’insistenza eccessiva di alcuni predicatori sulla morale sessuale, che lui definisce «sotto la cintura». La morale è una conseguenza dell’incontro con Cristo, ribadisce Francesco, e pertanto non può essere ridotta a una serie di precetti del tipo “questo si può, quest’altro non si può”. Parlando di matrimonio il Papa torna a ripetere che «è tra un uomo e una donna», non solo per la Chiesa ma nella storia dell’umanità. L’unione tra persone dello stesso sesso non può essere definita matrimonio: chiamiamola «unione civile».

            Dice che non è matrimonio, ma ammette un nome. È un modo gesuitico di approvarla. Poi fate un po’ voi, se volete credere a quello che vi piace.

      2. Non dite subito : parola di Bergoglio…..è una eresia che mi fa male.
        Il Sacramento matrimoniale è una grazia immensa, da non sciupare mai…..grazie e buona giornata.

    2. exdemocristianononpentito

      Beh, la “quanta cura” può dirsi tranquillante superata, alla luce del Concilio e di molti documenti successivi. Appartenava al magistero ma NON a quella infallibile. Essa ha un valore storico.
      Ma in effetti, alle altre sopra citate, il cattolico adulto o minorenne che sia, dovrebbe attenersi, anche se non le tiene sul comodino e anche se non le gradisce.

      1. exdemocristianononpentito

        Una precisazione che mi è venuta in mente dopo: per quanto riguarda il sillabo e la “quanta cura” bisognerebbe vedere proposizione per proposizione per accertare quello che e superato (ed era quindi riferibile ad una situazione contingente) e quello che conserva ancora validità.

        1. vale

          Chi legge, dunque, il Sillabo come esso richiede, ossia vedendone le proposizioni imbevute dello spirito proprio delliberalismo illuministico, non può più sostenere la reazionarietà di Pio IX relativamente ai principi liberali e progressisti.

          Vede bene – anche rifacendosi alle Encicliche donde le proposizioni sono estratte, come ad esempio all’Editto del 15-3-1847 dove si distingue accuratamente fra onesta libertà dello stampare dalla dannosa licenza – come il Mastai condanni non i principi in assoluto e in astratto, ma nella concretezza delle circostanze storiche e culturali.

          Non condanna, ad esempio, la libertà di pensiero, di parole, di stampa, di coscienza e di culto sic et simpliciter, ma respinge la sf renata libertà di pensiero, quella, cioè, che non riconosce nemmeno la destinazione essenziale del pensiero alla verità, che per un cattolico è, non esclusivamente bensì fondamentalmente, la verità divina rivelata;

          non la libertà di parola in astratto, ma la libertà di parola che non tenga conto della suggestionabilità dei deboli, degli ignoranti o meno provveduti, e del pericolo di trarli in errore e far perdere loro il beneficio della fede;

          non la libertà di coscienza e di culto in astratto, cioè di chi non conosca o non sia riuscito, in buona fede, a convincersi della trascendente ed unica verità del Cristianesimo, ma quelle libertà in quanto rivendicate in nome di un totaleindifferentismo religioso e di un intransigente agnosticismo…

          http://www.papapionono.it/sillabo-e-modernita/

      2. Luigi

        “Appartenava al magistero ma NON a quella infallibile.”

        Ah beh, allora…

        “Noi dunque, in tanta perversità di depravate opinioni, ben memori del Nostro apostolico ufficio e massimamente solleciti della santissima nostra religione, della sana dottrina e della salute delle anime affidateci da Dio, e del bene della stessa società umana, abbiamo ritenuto di dovere nuovamente elevare la Nostra apostolica voce. Pertanto, tutte e singole le prave opinioni e dottrine espresse nominatamente in questa Lettera, con la Nostra autorità apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo che esse siano da tutti i figli della Chiesa cattolica tenute per riprovate, proscritte e condannate

        Vedi un po’ tu.

        Ciao.
        Luigi

        1. exdemocristianononpentito

          Abbiamo più volte precisato in questa sede che l’appartenenza al Magistero infallibile di un documento papale o conciliare deve essere dedotta da una serie di elementi, indicati (anche se non esaustivamente) dal concilio vat. I.
          E lo si deduce a posteriori, non dal tono o dalle parole usate nel corpo del documento. Solo così si sono potuti ascrivere al magistero non infallibile_ documenti che erano oggetto di controversia (specialmente in sede dl concilio sopra cit).
          Riguardo a vale: mah..?! Ci sono alcune proposizioni del sillabo che non sono più sostenibili, e sono quindi rferibili alla situazione concreta dell’epoca di Pio IX, quali la 15, la 31, la 55, la 56, la 57, la 77. Inoltre la 76, è stata smentita dalla storia.
          Magistero “contingente” riferito ad un epoca ormai tramontata.
          Né è credibile che quei diritti indirettamente rivendicati dal sillabo fossero irrinunciabili, perché i cristiani fino al 6°-7° secolo, non li ebbero ed erano Chiesa lo stesso.
          Mi si dirà che le circostanze erano diverse da quelle di Pio IX e predecessori, io ridpondero’ che, pure ora, sono diverse.

          1. Inoltre la 76, è stata smentita dalla storia. (“LXXVI. L’abolizione del civile impero, che la Sede apostolica possiede, gioverebbe moltissimo alla libertà ed alla prosperità della Chiesa.”)

            Non è vero che è stata smentita. I papi hanno ancora un fazzoletto di terra che governano direttamente e sarebbe un disastro se non ci fosse più. La parte contingente è l’estensione dell’ “impero”, che è accidentale. La sostanza rimane.

            Commento solo su questa, pur avendo osservazioni simili sulle altre, per non andare troppo in là come argomento.

          2. Luigi

            Abbiamo chi?

            Hai idea ben strana, del Magistero infallibile… direi contrastante con quella cattolica; e infatti la “Quanta cura” è ritenuta vincolante anche da coloro che non criticano il CEV II (ad esempio:
            https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2285)

            Se poi esiste una proposizione del “Sillabo”, la cui condanna è stata dimostrata fondata dalla Storia, questa è proprio la LXXVI.
            Ai tempi del Papa re, il Vangelo ordinava le nazioni d’Europa.
            Oggi, basta guardarsi intorno.

            Ciao.
            Luigi

            1. exdemocristianononpentito

              Sperando ardentemente che l’admin faccia passare questo mio commento (anche per si sarà capito che i miei interessi sono soprattutto storici), rispondo che la questione della deducibilità A POSTERIORI dell’appartenenza di un documento papale o conciliare al Magistero infallibile, l’avevo discussa proprio con Fabrizio e proprio l’aveva ben argomentata (cfr il thread : “23 chiamate per abortire…” post di Fabrizio del 26/4 ore 13:01, e, thread, recente, “coscienza e Chiesa” post di Fabrizio del 6 cm ore 10:23). Quindi è pacifico che solo dal tono e dalle parole usate, non era possibile sapere “a priori” a quale “Magisterro” appartenga una determinata pronuncia. In quanto al “quanta cura” gli amici domernicani dicono si che era magistero infallibile, ma anche che non è più attuale e operativo……..

              La storia ha dimostrato che l’avere uno stato vero e proprio (non 44 ettari “neutralizzati”) ha comportato un sacco di problemi alla Chiesa: guerre anche con stati cattolici per ragioni squisitamente politiche e dispute territoriali do ogni genere.
              ” se il tuo occhio ti porta a peccare è meglio tagliarlo”.

            2. Guendalina d'Alba

              Papa re…tipo papa Borgia? Non mi pare che il Vangelo regnasse sovrano sulle nazioni…saluti,Guendalina.

              1. Riporto per comodità di lettura quanto citato da exdc, tanto per fare il punto (anche perché non mi ricordavo cosa avevo detto).

                Su Onorio e Liberio, c’è sempre da ricordare l’epoca di quei fatti storici, con la conseguente incompletezza dei documenti. Però, su Onorio possiamo dire una cosa netta: all’epoca i contemporanei i documenti li avevano; l’anatemizzazione di Onorio fu pronunciata da un Concilio e confermata da un Papa poco tempo dopo. Qui parliamo di giudizi contemporanei, non troppo distanti nel tempo. E nessun Papa o Concilio successivo hanno ribaltato la questione. Magisterialmente, mi sembra una questione forte.

                […]

                Semplicemente – e questo insegna la storia della Chiesa con eventi già accaduti – in caso di contestazione, essa probabilmente non viene risolta per un po’ di tempo e ne sorge un grave conflitto, finché qualcuno non rimette le cose a posto: o lo stesso Papa che si pente (caso di Pietro, corretto da Paolo, o di Giovanni XXII), oppure un Papa o un concilio successivo (caso di Onorio I, anatemizzato dopo la morte).

                Per andare solo su un punto, e non esagerare con questo OT: infatti il problema di conciliare il CV2 con il Sillabo (e molte altre cose) è ancora aperto. La risposta di Padre Bellon (che non è affatto ritenere non più operativa la Quanta Cura, ma di interpretare certi passaggi con senso attualizzato) è esattamente l’ermeneutica della continuità di BXVI. Però BXVI ha indicato una strada, senza (per ora) aver dimostrato che possa funzionare. Infatti, non solo i problemi citati non sono stati chiusi, ma hanno letteralmente disarcionato lo stesso BXVI, messo al potere l’ermeneutica della rottura e aperto la più grave crisi teologica e pastorale che la Chiesa abbia mai sperimentato in duemila anni. Quindi suggerisco di comprare altro pop-corn, perché il film è ancora lungo. Per quel niente che vale, non sapendo quando il film sarà finito, né se sarò ancora vivo, metto qui per iscritto che scommetto si concluderà con la Quanta Cura (ed altro) perfettamente valido ed operativo.

                1. ola

                  “metto qui per iscritto che scommetto si concluderà con la Quanta Cura (ed altro) perfettamente valido ed operativo.”

                  Sottoscrivo e in quell “altro” ci metto il CVII, che non e’assolutamente in contrasto con il Sillabo come spiega bene Padre Bellon.
                  Per approfondire consiglio le catechesi sui documenti del CVII di Don Minutella (abbastanza al di sopra di ogni sospetto? 🙂 ) su YouTube, al di la di quello che si possa pensare del personaggio: https://www.youtube.com/results?search_query=don+minutella+concilio+vaticano
                  oppure per la parte relativa al nuovo Messale il libro “Liturgia creativa” di Riccardo Pane: https://www.ibs.it/liturgia-creativa-considerazioni-irrituali-su-libro-riccardo-pane/e/9788870948103

                  1. ola

                    Ovviamente linkando un personaggio come don Minutella e’obbligatorio il disclaimer: “Vagliate tutto e tenete cio’che e’buono.”

              2. Luigi

                “Papa re…tipo papa Borgia?”

                Certo!
                È noto che, personalmente, avesse qualche problema. Ma dal punto di vista della difesa della Cristianità, è ben difficile muovergli appunti.

                Se poi io scrivo che “il Vangelo ordinava le nazioni d’Europa”, perché mi si deve obiettare “non mi pare che il Vangelo regnasse sovrano“?
                Le parole hanno un senso, miseria benedetta!

                È poi un fatto, che le cattedrali sorgessero ai tempi di Bonifacio VIII o di Alessandro VI.
                Come è un fatto, che invece oggi le chiese siano ridotte a palco per Emma Bonino, quando non a cinema-teatro secondo lo stile sovietico (una voce mi ricorda: anche a tavola calda con i bagni chimici…).

                Dà fastidio, vero? Temo sia il potere urticante della realtà.

                “La risposta di Padre Bellon (che non è affatto ritenere non più operativa la Quanta Cura, ma di interpretare certi passaggi con senso attualizzato) ”

                Ah, ecco. Temevo di aver letto un altro documento.
                Ovviamente, mi guardo bene dallo scommettere contro 🙂

                Ciao.
                Luigi

                1. Guendalina d'Alba

                  Beh…allora mio signore…non mi pare che il Vangelo ordinasse le nazioni…altrimenti la storia…anche quella fatta dai papi…non gronderebbe sangue, guerre, tirannie, ingiustizie… IL MIO REGNO NON È DI QUESTO MONDO. Saluti,Guendalina.

                  1. Luigi

                    Premesso che il Signore è solo quello appeso alla Croce, è sempre stato punto fermo del Magistero che il Regno di Dio non sia di questo mondo.
                    Il che non impedisce – anzi! – che in questo mondo debbano però sussistere regni umani, necessari a che non imperi l’unica regola del “homo homini lupus”. Da qui il combattimento, metafisico ma pure materiale, da sempre impegnato da Santa Romana Chiesa contro tutte le ideologie miranti in realtà, sotto il falso scopo di un “mondo nuovo” su questa terra, all’annichilimento dell’uomo come creatura di Dio.
                    Dal catarismo al genderismo, passando per il comunismo e il liberalismo, non venne dato quartiere a queste menzogne.

                    Tutto ciò, è ovvio, non impedisce errori, ingiustizie, malvagità; per il semplice motivo che si opera, pur con tutta la buona volontà, in un mondo segnato dal mysterium iniquitatis.
                    Ma è altrettanto ovvio che non ci si può limitare a vedere solo questo. Come direbbe Samvise Gangee, c’è del buono in questo mondo.
                    E quando il Vangelo ordinava gli Stati, il buono era molto di più.
                    Non lo dico io, ma Gregorio XVI nella “Mirari Vos” (lettura consigliata, una volta di più):

                    “Scosso per tal maniera il freno della santissima Religione, che è la sola sopra cui si reggono saldi i Regni e si mantengono ferme la forza e l’autorità di ogni dominazione, si vedono aumentare la sovversione dell’ordine pubblico, la decadenza dei Principati e il disfacimento di ogni legittima potestà. […] È Nostro obbligo, infatti, alzare la voce e tentare ogni prova, perché né il cinghiale della selva devasti la vigna, né i lupi rapaci piombino a fare strage del gregge. A Noi spetta guidare le pecore soltanto a quei pascoli che siano per esse salubri, e scevri d’ogni anche lieve sospetto d’essere dannosi. Dio non voglia, o carissimi, che mentre premono tanti mali e tanti pericoli sovrastano, manchino al proprio ufficio i Pastori che, colpiti da sbigottimento, trascurino le pecore o, deposta la cura del gregge, si abbandonino all’ozio ed alla pigrizia. […] A questo scopo per verità cospirarono gli scellerati deliri e i disegni dei Valdesi, dei Beguardi, dei Wiclefiti e di altri simili figli di Belial, che furono l’ignominia e la feccia dell’uman genere, meritamente perciò tante volte colpiti dagli anatemi di questa Sede Apostolica. Né certamente per altro motivo codesti pensatori moderni sviluppano le loro forze, se non perché possano menar festa e trionfo con Lutero, e compiacersi con lui di “essere liberi da tutti”, disposti perciò decisamente ad accingersi a qualunque più riprovevole impresa per giungere con più facilità e speditezza a conseguire l’intento. […] Né più lieti successi potremmo presagire per la Religione ed il Principato dai voti di coloro che vorrebbero vedere separata la Chiesa dal Regno, e troncata la mutua concordia dell’Impero col Sacerdozio. È troppo chiaro che dagli amatori d’una impudentissima libertà si teme quella concordia che fu sempre fausta e salutare al governo sacro e civile.”

                    Ma quanto è bella, questa enciclica? 😉

                    Ciao.
                    Luigi

                    1. Luigi ha citato la Mirari Vos. E va bene. Ma siccome qualcuno certamente fa il sorrisino degli stolti se gli si fa presente un’enciclica pre-conciliare, io faccio presente questo documento a proposito della “Regalità sociale di Cristo” (che è l’argomento di cui si discorre), che cita papi a man bassa, fino a BXVI, il CVII e persino il Catechismo:

                      http://www.vanthuanobservatory.org/ita/la-regalita-sociale-di-cristo-e-la-dottrina-sociale-della-chiesa/

                    2. exdemocristianononpentito

                      Sennonchè, s. Paolo invita a rispettare l’autorità costituita qualunque essa sia, e, nel suo caso si trattava di un’autorità che non solo era pagana e li perseguitava ma ammetteva tranquillamente:
                      -il divorzio,
                      – l’aborto (pur con qualche voce dissonante che lasciava il tempo che trovava, come accade oggi),
                      – l’omosessualità (purchè fosse attiva e fatta di preferenza con gli schiavi e, negli altri casi la condanna era solo sociale, non penale)
                      – e, dulcis in fundo, l’infanticdio.
                      Nè risulta da alcuna fonte, che dalla fine del primo secolo alla metà del terzo, nelle lunghe pause,anche di decenni, fra una persecuzione e l’altra, la Chiesa abbia brigato a favore di questo o quello aspirante al trono, per giungere ad un qualche prototipo di “concordia fra Impero e Sacedozio”-
                      E il Cristianesimo si espandeva prevalentemente nelle città, luogo notoriamente più favorevole delle campagne per fare politica.
                      Se ne deduce che l’accordo fra il potere politico e la Chiesa è cosa auspicabile ma NON irrinunciabile, soprattutto quanto per non rinunciarvi si deve mentire e ammazzare. Non parliamo poi quando è ben prevedibile che l’azione violenta promossa finirà per colpire qualche innocente-
                      La “colpa con previsione” è la colpa di grado più elevato.

                    3. Guendalina d'Alba

                      Gent.le signor Luigi, non conoscevo la MIRARI VOS…così sono andata su google e ne ho letto il testo. La ringrazio x l’indicazione… ora ho le idee più chiare. Saluti,Guendalina.

  4. La societa’ ebraica e’ “farisaica” tanto e’ vero che dare del fariseo nel senso ontologico del termine ad un ebreo dei nostri giorni e’ appropriato e, come i farisei di memoria biblica, essi rispettano i vincoli e sono ligi alle regole.
    Ai tempi di Gesu’ pero’ , i farisei riuscivano a far perdere “le staffe” a Colui che era buono e docile di cuore e PAZIENTE CON OGNI GENERE DI PECCATORI, poiche’ erano si ligi alle regole consolidate ed alla parola data (bibbia), adusi a ostentazioni rituali ed a pratiche esteriori e, ad un legalismo coercitivo ma, mancavano della misericordia, indulgendo solo nei loro vizi privati.
    Gesu’ si scaglio’ con violenza inusitata contro le posizioni rigoriste attribuite ai farisei e, nel vangelo di Marco affermo’ che il Sabato e’ fatto per l’uomo e non viceversa; con questa affermazione non volle pero’ significare che la parola divina e le regole siano da contravvenire a secondo delle proprie necessita’ o della propria convenienza, (magari fiscale), ma che, giocoforza, ci si possa trovare in situazioni in forza delle quali puo’ essere lecito contravvenire “al riposo sabbatico”…a patto pero’ di aver coscienza, consapevolezza del precetto che si sta’ infrangendo e rientrare nella regola cessando la natura di “forza maggiore”.

  5. Corrado

    “sforzatevi di passare per la porta stretta…” È una frase molto “rigida”, mi obbliga ad inchinarmi, ad abbassarmi…ad essere umile.

  6. maria cardarelli

    BENE, BRAVA, MI PIACI PROPRIO TANTO PERCHE’ DICI LE COSE GIUSTE SENZA DIVAGARE,IO SONO CATECHISTA BATTESIMALE E SO QUANTO E’ VERO CIO’ CHE ASSERISCI, LO CONSTATO AD OGNI INCONTRO CON COPPIE PRO BATTESIMO FIGLIO…ho scritto maiuscolo per dare più forza al mio plauso…..

  7. Alessandro

    Il collega supercattolicone sarà pure supercattolicone ma ignora nienteno che il Catechismo:

    “Si ha una libera unione quando l’uomo e la donna rifiutano di dare una forma giuridica e pubblica a un legame che implica l’intimità sessuale.

    L’espressione è fallace: che senso può avere una unione in cui le persone non si impegnano l’una nei confronti dell’altra, e manifestano in tal modo una mancanza di fiducia nell’altro, in se stessi o nell’avvenire?

    L’espressione abbraccia situazioni diverse: concubinato, rifiuto del matrimonio come tale, incapacità di legarsi con impegni a lungo termine.
    Tutte queste situazioni costituiscono un’offesa alla dignità del matrimonio; distruggono l’idea stessa della famiglia; indeboliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l’atto sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce SEMPRE un peccato GRAVE ed ESCLUDE dalla comunione sacramentale.” (n. 2390)

    E’ forse il caso di ricordare che Amoris laetitia (quale che sia l’interpretazione che le si dà) non ha affatto modificato il Catechismo, quindi la “convivenza” è e rimarrà sempre un peccato oggettivamente grave che esclude dalla comunione sacramentale.

    Se poi qualche convivente si sente in amicizia con Cristo, in grazia di Dio pur vivendo in quello che il Catechismo della Chiesa di Cristo (cioè della Chiesa Cattolica) notifica chiaramente essere uno stato di peccato oggettivamente grave che esclude dalla comunione sacramentale, beh, allora costui evidentemente si sta facendo in testa un film, nel quale la chiesa-fai-da-te ha preso il posto della Chiesa di Cristo e non so quale personaggio di fantasia ha preso il posto di Cristo.

  8. vale

    @nerella

    vorrei far notare a nerella che il divorzio non è la stessa cosa della nullità.

    francamente visto quel che questo stato ( e molti altri ) produce dal punto di vista della legislazione ( non ultima quella che si vota sulla minimizzazione fra poco: l’arma finale sul bavaglio utilizzato dal politicamente corretto ) non mi preoccuperei di essere un divorziato per lo stato ed uno sposato per la chiesa.

    1. Giovanni

      concordo…per come trattano la famiglia, sarebbe proprio ora che la Chiesa si scordasse di certi accordi che per parte sua lo Stato disattende ampiamente coi fatti, e celebrasse senza menate a chi lo chiede matrimoni unicamente religiosi…

  9. Alessandro

    Sulla bolsa e perniciosa retorica misericordista (cioè contraria alla divina Misercordia), sentita millanta volte in questi anni dentro la Chiesa, che deforma il significato della parabola evangelica del figliol prodigo, e segnatamente interpreta a vanvera la figura del fratello maggiore, si può vedere qui:

    “se qualcuno oggi, a fronte di una constatata conversione, non vuole entrare e far festa, allora può lecitamente essere stigmatizzato come il figlio maggiore che non capisce, fatto salvo l’affetto del padre e la misericordia anche verso di lui, nella speranza che comprenda e si converta.

    Ma se qualcuno oggi, a fronte di comportamenti che continuano a presentarsi “oggettivamente peccaminosi”, domanda di ribadire la corretta sana dottrina, di accettare e di sostenere anzitutto quanti si comportano bene, di non coprire con la misericordia chi non ha manifestato di convertirsi, ebbene, questo qualcuno non può essere stigmatizzato come il figlio maggiore che non comprende e non accoglie. Il figlio maggiore infatti è rimproverato dal padre proprio perché non riconosce e non accetta la conversione del figlio minore e non per legittimare un atteggiamento peccaminoso dal quale il primo figlio non ha intenzione di recedere.

    Al massimo e opportunamente si potrà chiedere a questo qualcuno di imitare il padre, di pregare per i peccatori, di non mettere ostacoli alla loro conversione, di sedersi con simpatia alla loro mensa, ma non di legittimare una conversione che non c’è…

    Ecco, nel dibattito odierno sulla misericordia forse bisogna tenere presente queste verità preliminari e fondamentali. Forse bisogna chiedere scusa al figlio maggiore per averlo “usato male” contro chi semplicemente nella vita cerca di conformarsi alla sana dottrina e proporla agli altri perché si convertano e siano un giorno accolti facendo festa.”

    http://www.lanuovabq.it/it/chiediamo-scusa-al-fratello-maggiore

    1. “La onnipotenza di Dio si fa vedere, si manifesta soprattutto nella sua misericordia e nel perdono”. (PAPA FRANCESCO)

      E DIO, ERA TANTO MISERICORDIOSO DA PERDONARE I SUOI CARNEFICI…SENZA MA….

      1. Luigi igiuL

        @Roby,
        In realtà si tratta di una citazione fatta dal papa e che lei riporta come se l’autore dosse lui.

        Il testo originale si trova nel Messale Romano, Colletta della XXVI domenica del tempo ordinario:
        “O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore”.

  10. Corrado

    Per il nuovo arcivescovo di Milano
    Se gli uomini comprendessero il valore della Santa Messa, ad ogni Messa ci vorrebbero i carabinieri per tenere in ordine le folle di gente nelle Chiese».
    (san Pio da Pietrelcina)

      1. vale

        @costanza

        ha detto,sostanzialmente, che per fare più catechismo e parlare della parola si può fare anche qualche Santa Messa in meno….

        insomma: più chiacchere e meno eucaristia

        1. insomma: più chiacchere e meno eucaristia

          Si noti che il citato articolo de LNBQ non mette Scritture ed Eucarestia in contrapposizione: anzi, parla di et-et. Ma ribadisce che le due cose non sono di pari livello, l’Eucarestia essendo la più importante (è quella che ci salva, mica le Scritture da sole, che peraltro sono un “contorno” al Sacrificio di Cristo). Invece, le ha messe in contrapposizione il citato vescovo (perché se uno dice di voler potenziare le Scritture a costo di fare qualche messa in meno è evidentemente una contrapposizione, della quale traparentesi vorrei anche spiegazioni, perché non capisco come qualche messa in meno potrebbe essere utile alla causa), e la contrapposizione è a tutto sfavore della cosa più importante.

          D’altronde pochi giorni fa facevo presente quella orribile scena di elevazione dei calici totalmente fuori senso, e se ne deduce facilmente in quale considerazione venga tenuta l’Eucarestia da quelle parti. D’altronde sempre da quelle parti – e non solo – si magnifica il “giubileo” luterano, ed il senso è chiaro: quello di protestantizzare i cattolici.

        2. Enrico Turomar

          Non scandalizziamoci dove non ce n’è motivo, non ha mica detto di non andare a Messa. Inutile che in una parrocchia si dicano ad esempio 4 o 5 Messe la domenica se a più di una di queste partecipano pochissime persone ed il/i sacerdote/i non ha tempo per altro. L’ignoranza (anche dei supercattoliconi) cresce, favorire la conoscenza della Parola di Dio aiuta anche a far comprendere il valore della S.Messa.

          1. Il tuo commento contiene due errori gravissimi. Il primo è relegare l’importanza della Messa in funzione della partecipazione delle persone: il Sacrificio celebrato è importante di per sé, “ex opere operato”; «Una sola Messa glorifica più Dio di quanto lo glorifichino in cielo tutti gli angeli, i santi e Maria»:

            http://www.iltimone.org/35204,News.html

            Il secondo è un errore di ordine puramente logico. Se la Messa e l’Eucarestia sono una medicina, le Scritture (*) sono documenti che spiegano alle persone che sono malate, di una malattia mortale, che esiste una medicina a cui devono ricorrere e che ci sono certe modalità per riceverla in modo che faccia effetto e non danni maggiori. La pura logica presume che, qualora questa opera di spiegazione faccia effetto, sempre più persone desidereranno la medicina, e quindi ne dovranno essere prodotte dosi sempre maggiori. Se qualcuno sostiene che l’opera di educazione invece può essere più efficace riducendo la quantità di medicina in circolazione, ne devo dedurre che o questo qualcuno non sa ragionare (perché instaura il desiderio di medicina, ma poi ne riduce la disponibilità), oppure ha intenzioni differenti sugli effetti di quelle spiegazioni.

            Sulle celebrazioni di Lutero non c’è semplicemente niente da aggiungere: sono gravissime in sé e di per sé, essendo l’eretico e tutte le sue idee state condannate abbondantemente, infallibilmente e invariabilmente in cinque secoli. Ma evidentemente questo interesse per l’eretico serve a spiegare il contesto di certe iniziative da parte degli interessati.

            (*) E poi dico prima di tutto a me stesso: Scritture _e_ Tradizione. Già ridursi a parlare di Scritture è un errore.

            1. Giusi

              Il mio parroco ha ridotto le messe. Ha cominciato con quella delle otto di mattina della domenica anni fa con la scusa che una volta nevicava. Non l’ha più ripristinata. C’era abbastanza gente. Poi ha ridotto le vespertine della domenica: da due a una. Risultato: più messe toglie e meno gente c’è…. All’ultima ne ho contate 12. Inutile dire che ogni predica è un panegirico su Bergoglio…. Le sagre però sono affollatissime…..

              1. Luigi igiuL

                @Giusi,
                Innanzitutto bentornata!
                Sul fatto che più messe toglie meno gente si presenta, non vedo molta correlazione. La minore affluenza di fedeli non mi pare possa essere causata dal minore numero di celebrazioni. Forse le cause di questa emorragia vanno ricercate altrove (magari anche nella disattenzione e disaffezione con cui si celebra).

                1. Giusi

                  Si anche. Ma in particolare, lo dico perché lo so, i miei com-parrocchiani ed io stessa preferiamo andare in un vicino santuario. Sono nella stessa parrocchia dal 1975 e la messa delle 8 era lì da decenni. E’ stata abolita per comodità… del parroco!

                2. Giusi

                  Non sono sparita. Sono sempre qui. Vi leggo. Solo che seguo un gruppo e non posso passare la mia vita su internet

            2. Enrico Turomar

              Sì, come no! E allora i parroci che d’estate, da decenni, eliminano una Messa domenicale a causa dei fedeli al mare? Luterani anche loro? E anche i loro vescovi che non gli dicono nulla?

              1. Giusi

                Chi ha parlato di Lutero? Io ho raccontato un fatto. Meno messe dice e meno gente c’è. E’ ovvio. I cattolici emigrano quando vedono che lo stesso prete non ci tiene a dire messa.

                1. Enrico Turomar

                  Giusi,
                  rispondevo a Fabrizio, non l’ho specificato e l’ordine cronologico dei commenti ha provocato confusione.

            3. Resta il fatto che da Diritto Canonico, per un sacerdote, per un parroco, già celebrare la terza Eucarestia dovrebbe essere fatto assolutamente straordinario da demandare a specifico permesso del Vescovo. Ma il nostro essere molto, molto “comodosi” ha imposto l’andazzo di una esagerata proliferazioni di Sante Messe ad ogni orario possibile immaginabile… Questo è negativo soprattutto per i sacerdoti stessi che non di rado si trovano a ripetere Celebrazioni “a macchinetta” con conseguenze facilmente immaginabili. Poi ci lamentiamo della “qualità” di certe Liturgie a partire proprio dai sacerdoti.

              1. Bariom, quelle disposizioni del Diritto Canonico risalgono a quando ero adolescente e c’erano molti più preti (da me ce n’erano cinque o sei…). Si potevano celebrare molte messe con una celebrazione giornaliera a testa. Mi pare che i tempi sono cambiati, notevolmente in peggio. Riporto da http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2838:

                Can. 904 dice: “Memori che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito” (ndr, ibadisco la cosa per la terza volta, dalla terza fonte distinta).

                “Can. 905 – § 1. Eccettuati i casi in cui, a norma del diritto, è lecito celebrare o concelebrare l’Eucarestia più volte nello stesso giorno, non è consentito al sacerdote celebrare più di una volta al giorno.
                § 2 Nel caso vi sia scarsità di sacerdoti, l’Ordinario del luogo può concedere che i sacerdoti, per giusta causa, celebrino due volte al giorno e anche, se lo richiede la necessità pastorale, tre volte nelle domeniche e nelle feste di precetto.

                7. Di per sé non è prevista la possibilità di ulteriori celebrazioni.
                Ma talvolta alcuni parroci, per necessità pastorale e per non lasciare i fedeli senza Messa, ne dicono anche quattro.
                Non lo fanno per andare contro la legge, ma costretti dalla scarsità dei sacerdoti e dalla cura pastorale di più parrocchie.

                Come spiega padre Bellon, ci sono meno preti, e conseguentemente meno messe. Il Diritto Canonico dice anche, p.es.:

                Can. 948 – Devono essere applicate Messe distinte secondo le intenzioni di coloro per ciascuno dei quali l’offerta, anche se esigua, è stata data e accettata.

                Ma è abbastanza comune sentire nelle messe di suffragio ai defunti, una lista di vari nomi nel momento in cu vengono ricordati, il che non è compatibile con quell’articolo del canone. Purtroppo, è una necessità. In queste condizioni di necessità, con pochi preti ed un numero di messe complessive già ridotte, devo anche sentirmi dire che per fare altre cose è opportuno che se ne celebrino ancora di meno?

              2. Giusi

                Si guarda Bariom ero talmente comoda che andavo alle otto di mattina di domenica ritenendola la cosa più importante della giornata…

              3. Luigi igiuL

                Proprio in riferimento alla proliferazione di messe celebrate, ho spesso sentito una battuta tra i moltissimi preti che bo conosciuto negli anni: “Dal Dio Trino al dio quattrino il passo è breve”.

                A volte, comunque, basterebbe che parrocchie e comunità vicine si mettessero d’accordo sugli orari delle celebrazioni eucaristiche e lo facessero conoscere facilmente: almeno nella parte dell’Italia che conosco io, raggiungere una o l’altra chiesa è piuttosto facile…

                1. Luigi igiuL

                  Il mettersi d’accordo sugli orari delle celebrazioni mirerebbe a evitare una concomitanza di celebrazioni con altre fasce orarie sguarnite (mi è capitato spesso per motivi di lavoro di non trovare una messa domenicale fuori dagli orari di lavoro)…

          2. vale

            ma va là….

            intanto il catechismo e la parola potrebbero già spiegarla meglio nella omelia,invece di farci- 9 volte su 10- dei pipponi sociologico-politici.

            1. Forse le cause di questa emorragia vanno ricercate altrove (magari anche nella disattenzione e disaffezione con cui si celebra).

              Luigi, tutto fa. Quello che ho riportato è verissimo: ricordiamo che la gente apprende anche per imitazione, quindi se va ad una mostra d’arte sarà portata a ritenere, indipendentemente dalle proprie competenze in materia, che le opere più importanti sono quelle collocate nelle sale migliori, con un impianto di illuminazione particolarmente ricercato e messe al centro di un po’ tutto l’impianto espositivo (inclusa la pubblicità), che le “punta”. Questo quindi ha a che fare sia con la cura con cui i preti celebrano, ma non è in contraddizione con la frequenza con cui fanno una certa cosa (infatti la durata della Messa dev’essere costante, nessuno sta dicendo di “comprimerle” e farle peggio per farcene stare di più). Se ognuno di noi dovesse spiegare ad una persona non esperta qual’è il punto centrale del nostro lavoro, partirebbe prima di tutto dall’attività che è in parte più frequente e in parte più importante (a seconda dei casi). Se la gente vede preti che fanno sempre più gli assistenti sociali e sempre meno celebrano – e addirittura si sente dire che il tempo dedicato alla celebrazione può essere d’impaccio per le altre attività – cosa deve pensare?

              Dopodiché in un intervento precedente leggo giustamente che bisogna anche favorire la partecipazione con gli orari. Infatti mi consta che certi preti hanno preso l’iniziativa di tenere una messa feriale durante l’orario della pausa pranzo e generalmente la partecipazione c’è. Benissimo ad ottimizzare le fasce orarie. Questa ottimizzazione, però, è certo ostacolata e non favorita se si celebrano meno messe.

              A questo proposito, non si può non commentare la paradossale osservazione di Bariom:

              Ma il nostro essere molto, molto “comodosi” ha imposto l’andazzo di una esagerata proliferazioni di Sante Messe ad ogni orario possibile immaginabile…

              Non dico che non ci sia del vero in questa critica alla “comodosità”, ma sembra di leggere il commento di un tradizionalista pre-conciliare. Non bisognava “venire incontro” ai fedeli in tutti i modi leciti? La Chiesa non ha progressivamente ridotto i vincoli sull’assunzione dell’Eucarestia (il periodo di digiuno) per non mettere troppe difficoltà? La messa prefestiva non è stata creata apposta per favorire chi ha impegni la domenica (peraltro aprendo anche ad abusi, perché c’è chi la frequenta non saltuariamente, ma d’abitudine)? Non sono state introdotte chitarre e tamburi per “facilitare” la partecipazione? E dunque celebrare più messe in più orari non è coerente con questa linea di venire incontro?

  11. jova

    […]senza la grazia di Dio non ci si può amare davvero, e tanto meno per sempre.

    Bah, i non cattolici nel mondo sono attualmente almeno 5-6 miliardi senza contare i miliardi e miliardi di persone che hanno vissuto e si sono amate nel passato… ma secondo te non si sono amate davvero! Mi sembra un’affermazione quantomeno un po’ azzardata.

  12. Marta Scaccioni

    Buon giorno,
    Io vorrei fare una domanda, partendo dalle esperienze di persone a me vicine:
    I miei genitori si sono sposati nel ’72, rigorosamente in chiesa (il fratello di mia madre era sacerdote), ma di fatto vivevano la fede come religiosità naturale. Ringraziando il Signore, dopo svariati anni di matrimonio, giunti ormai alla frutta, hanno ricevuto un annuncio di Salvezza, attraverso il quale si sono incontrati veramente con Cristo vivo e risorto, hanno conosciuto Dio come loro Padre, la loro vita è cambiata.
    Quindi, nel loro caso, l’essersi sposati in Chiesa, per tradizione, si è trasformato successivamente in Grazia sovrabbondante.
    In forza di questa esperienza anche io ho sempre consigliato alle coppie da me conosciute di sposarsi in Chiesa.
    Tuttavia mi sono presi dei dubbi, quando ho incontrato coppie che non solo vivono la fede come religiosità naturale, ma che proprio non frequentano i sacramenti, non conoscono o conoscono pochissimo chi è Dio, e che però scelgono la Chiesa come luogo per celebrare il Matrimonio, anche in buona fede, per tradizione, perché è più bello, perché non vogliono sinceramente ferire i genitori…
    A queste coppie non è forse consegnare un macigno lo spingerle al Sacramento del matrimonio, laddove questo non sia accompagnato da un desiderio profondo di incontrarsi con Dio? Non è superficiale dire: spostatevi in Chiesa, poi le vie del Signore sono infinite? Non è far mangiare loro la propria condanna?
    Ci tengo a precisare che anche io quando mi sono sposata non avrò avuto e forse non ho tuttora la consapevolezza di ciò che significhi ricevere questo sacramento, quindi non credo assolutamente di essere superiore a nessuno, anzi vivo anche io il mio matrimonio sentendomi una privilegiata, a cui Dio ha fatto un dono immenso, che non merito assolutamente!
    Mi scuso se posso sembrare critica, ma è un dubbio che ho molto spesso…

    Grazie Costanza anche per queste riflessioni!

    Marta

    1. A queste coppie non è forse consegnare un macigno lo spingerle al Sacramento del matrimonio, laddove questo non sia accompagnato da un desiderio profondo di incontrarsi con Dio? Non è superficiale dire: spostatevi in Chiesa, poi le vie del Signore sono infinite? Non è far mangiare loro la propria condanna?

      Direi proprio di sì, e quindi il tuo dubbio è perfettamente fondato. Ma la questione non finisce qui: se da un lato gli si deve dire di non sposarsi religiosamente, visto che non ne comprendono il significato (il matrimonio, oltretutto, sarebbe a grave rischio di nullità), gli si deve dire anche di non convivere. Poi, magari convivono lo stesso; la loro cura pastorale proseguirà certamente. Ma non gli si può negare l’evidenza, che il loro stato di convivenza fuori dal matrimonio è gravemente peccaminoso. Per cui, dir loro: intanto convivete tranquillamente, poi arriverà il momento che vi sposerete, è gravemente sbagliato; dir loro che la convivenza in sé potrà avere effetti positivi, che poi porteranno al matrimonio, è infondato sia dal punto di vista teologico che sociologico:

      http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2222
      http://www.lanuovabq.it/it/cari-vescovile-convivenzepreparanoi-divorzi

      PS Anche i miei genitori, pur essendo entrambi credenti e praticanti, mi hanno raccontato di aver avuto un grande risveglio della fede proprio subito dopo il matrimonio.

  13. Nathalie

    “Il matrimonio cristiano non è una semplice istituzione sociale, né tanto meno un rimedio alle debolezze umane: e un’autentica vocazione soprannaturale. Sacramento grande in Cristo nella Chiesa, dice san Paolo e, al tempo stesso, contratto che un uomo e una donna stipulano per sempre, perché — lo si voglia o no — il matrimonio istituito da Cristo è indissolubile: segno sacro che santifica, azione di Gesù che pervade l’anima di coloro che si sposano e li invita a seguirlo, perché in Lui tutta la vita matrimoniale si trasforma in un cammino divino sulla terra.

    Gli sposi sono chiamati a santificare il loro matrimonio e a santificare se stessi in questa unione. Commetterebbero perciò un grave errore se edificassero la propria condotta spirituale volgendo le spalle alla famiglia o al margine di essa. La vita famigliare, i rapporti coniugali, la cura e l’educazione dei figli, lo sforzo economico per sostenere la famiglia, darle sicurezza e migliorarne le condizioni, i rapporti con gli altri componenti della comunità sociale: sono queste le situazioni umane più comuni che gli sposi cristiani devono soprannaturalizzare.” San Josemarià Escrivà

  14. Ok, chiediamo pure scusa al fratello maggiore ma rammentiamo questo: ” Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13)

        1. Ma pure i farisei si reputavano giusti e Gesu’ che rispose? -:)

          Qui tu stai giocando linguisticamente con il concetto di “giusti”; il quale, senza definizione precisa (perché è escluso che voglia dire una cosa precisa come “perfetti”), è vago e certamente può causare incomprensioni. Bisogna intendersi, perché il senso delle parole varia a seconda del contesto in cui sono prese. Per esempio Cristo ammaestrò: Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. eppure sappiamo che i perfetti non esistono. Tuttavia il senso dell’esortazione è chiaro: la perfezione, se non potete raggiungerla sulla terra, dovete comunque cercarla.

      1. Si certo se sei “giusta” sei in grazia di Dio e immane sara’ la tua ricompensa nel regno dei cieli. Essere giusti, certo, ma non come i farisei che, ligi alla lettera, erano poi privi della misericordia verso il prossimo, giudicavano ed erano pronti a lapidare senza appello la meretrice. Essere giusti vuol dire farsi prossimi, usare misericordia verso il fratello che sbaglia, (donna…dove sono i tuoi accusatori?), non giudicare mai nessuno, perdonare i propri nemici (madre speranza li considerava i suoi migliori benefattori); in una parola sola: amare. Solo questa e’ la via maestra, non ci sono scorciatoie: e’ la strada percorsa da Colui che si fece uomo e amo’ i peccatori da offrire la propria vita per la loro salvezza. Non scordiamo le parole di san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati solo sull’amore”: questa frase fu’ al fulcro della Bolla di indizione dell’Anno della Misericordia di Papa Francesco.

  15. Mettiamola in questo modo. La parabola del figliol prodigo, da un certo punto di vista, non critica neanche il comportamento del fratello maggiore. Questo perché, come tutte le parabole, non pretende di dire tutto: mette a fuoco una cosa in particolare, in questo caso il pentimento del minore e la gioia del Padreterno per i peccatori recuperati. Per dimostrare che ci sono altre cose da dire, si può osservare che l’atteggiamento del figlio maggiore malmostoso è criticato nella parabola dei lavoratori della vigna: quelli che entrano a lavorare in diversi turni, ma prendono tutti la stessa ricompensa. Lì Gesù conclude in modo più categorico contro quelli che si lamentano del trattamento uguale per tutti: “Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Pretendere di saper amministrare la giustizia meglio di Dio è superbia; l’invidia della grazia altrui, ancora peggio, è uno dei peccati contro lo Spirito Santo.

    Dunque prendendo altri insegnamenti delle scritture, possiamo immaginare di comporre un racconto più completo, basato sulla parabola del figliol prodigo. Per esempio: il padre non aveva solo due figli; possiamo pensare ad altri fratelli maggiori che hanno prima tentato di convincere il minore a stare alle regole; a non pretendere la sua parte di eredità ed andarsene; e magari sono anche andati a trovarlo mentre pasceva i porci, per persuaderlo a tornare. Insomma, hanno fatto da intermediari della volontà del padre. Questi sono veri fratelli maggiori; mentre uno che non si preoccupa di recuperare il minore perso non è un vero fratello. E il Padreterno gliene chiederà conto: Non odierai il tuo fratello nel tuo cuore, ma correggerai apertamente il tuo prossimo, così non ti cariche rai di un peccato contro di lui. (Levitico). O ancora Ezechiele: O figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo.

    E non si può recuperare uno che si è perso se non si è “giusti”; che poi non vuol dire perfetti (nessuno lo è), ma cercare di stare in grazia di Dio, sapere cosa è bene e cosa è male e insegnarlo chiaramente agli altri. Altrimenti si è ciechi che cercano di condurre altri ciechi. Inoltre, persuadere un peccatore non è sempre impresa coronata da successo; infatti, la sua ultima volontà non è scavalcabile da nessuno, neppure da Dio. Si deve sperare di avere argomenti convincenti, di essere persuasivi. Ma anche questa capacità non ce la diamo da noi; sarà tanto più forte, tanto più quanto siamo in grazia di Dio. E quindi tanto più siamo “giusti”. Questa era la forza dei santi, dei grandi predicatori che convertivano masse di peccatori: essere in grazia di Dio, non tanto essere studiosi o sapienti. Finché qualcuno ha pensato di sostituire la grazia di Dio con psicologia e strategie comunicative…

    E DIO, ERA TANTO MISERICORDIOSO DA PERDONARE I SUOI CARNEFICI… SENZA MA… (sic le maiuscole)

    Dio perdona tutti, ma non tutti accettano il perdono. È questa omissione uno dei componenti principali della “bolsa e perniciosa retorica misericordista” citata da Alessandro. Se stai cercando di dire che nessuno dei carnefici di Gesù è sicuramente all’inferno, stai sostenendo un’eresia. Se stai dicendo che questo dice Papa Francesco, stai dicendo che Papa Francesco sostiene un’eresia. Dei due condannati con Cristo, uno si pente e l’altro no. Solo al primo Cristo dice: “oggi sarai con me in Paradiso”.

    1. Il fratello maggiore e’ giusto ed il regno dei cieli e’ gia’ suo. Colui che deve essere salvato e’ il peccatore. Dio quando ha creato l’uomo, dotato del libero arbitrio, gia’ sapeva che avrebbe dovuto intervenire per salvarlo; se il mondo fosse stato solo dei giusti, la passione di Cristo non si sarebbe resa necessaria…

      1. E con la sua passione Dio ha mostrato la sua sconfinata ed illimitata misericordia, morendo per i peccatori! Ma quale in quale altra confessione religiosa esiste un Dio disposto morire per la redenzione dei peccatori? Se qualcuno lo sa dire…lo dica!

  16. Pingback: Chi è il fratello maggiore? – Sul matrimonio, il sentimento, la volontà e la grazia. | Sopra La Notizia

  17. Francesco Paolo Vatti

    Bellissimo articolo, che esprime molto chiaramente dubbi che abbiamo in molti. Ricordo quando Avvenire stigmatizzava chi, come me, pregava perché non uscisse un documento risultato del Sinodo, di essere come il figlio maggiore. Per questo, quando la Quaresima scorsa (o era quella prima?) il cardinale Scola spinse a leggere le opere di misericordia spirituale, rimasi stupito (piacevolmente) di sentirmi ricordare che esiste quella di correggere gli erranti. E’ proprio questo che mi spaventa dell’interpretazione da cui l’articolo parte: si ha paura di sentirsi dire ti stai sbagliando. Non si considera più che il dire al divorziato, all’omosessuale, al convivente: “Stai sbagliando” significhi in verità: “Stai attento che questo comportamento ti mette in pericolo!”, in modo accorato. Nel dibattito sul Papa e sull’Amoris Latitia sento, purtroppo, molto raramente posizioni davvero cristiane (da una parte e dall’altra)…

  18. ulisse

    Mi pare una visione assai ristretta dire che solo all’interno del matrimonio si ama davvero, considerando pure che prima del 1215 non era nemmeno codificato come sacramento dalla stessa chiesa. Esistono popoli che non conoscono, o addirittura hanno rigettato a seguito di imposizioni, il matrimonio come noi lo concepiamo, eppure non mi pare tutta questa “tragedia”.

  19. Paolo da Genova

    Quando penso al casino nella Chiesa, mi consola sempre la novella di Boccaccio “Abraam giudeo”, dove si narra della conversione di un ebreo a seguito di un pellegrinaggio a Roma, durante il quale l’ebreo vede tanti e tali scandali nella Chiesa, dal più basso al più alto livello, da concludere che essa possa reggersi solo perché voluta e abitata da Dio.

  20. Silvia

    Brava bravissima come sempre apostola dei nostri giorni…da Silvia e Alessandro, felici di essere sposati in grazia di Dio da tredici anni con tre doni stupendi ..l ultimo, Giovanni Paolo, ancora piu prezioso

  21. Sì, come no! E allora i parroci che d’estate, da decenni, eliminano una Messa domenicale a causa dei fedeli al mare? Luterani anche loro? E anche i loro vescovi che non gli dicono nulla?

    Rimane quello che ho scritto, che come al solito è corredato da bibliografia. Le contro-osservazioni che leggo, invece, non lo sono quasi mai. Comunque, ne aggiungo altre:


    Il 5 marzo 2012, in occasione della presentazione del libro di mons. Guillaume Derville, La concelebrazione eucaristica. Dal simbolo alla realtà (Wilson & Lafleur, Montréal 2012), il cardinale Antonio Cañizares, allora prefetto della Congregazione per il Culto Divino, sottolineò la necessità di “moderare” la concelebrazione, facendo proprie le parole di Benedetto XVI: «raccomando ai sacerdoti la celebrazione quotidiana della santa Messa, anche quando non ci fosse partecipazione di fedeli. Tale raccomandazione si accorda innanzitutto con il valore oggettivamente infinito di ogni Celebrazione eucaristica; e trae poi motivo dalla sua singolare efficacia spirituale, perché, se vissuta con attenzione e fede, la santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione» (Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, n. 80).

    Forse così è più chiaro?

    Da quello che vedo io dalle mie parti, d’estate le messe vengono ridotte perché anche i preti hanno diritto a qualche giorno di vacanza e si assentano dalla parrocchia. È evidente che, essendo necessario un prete per una Messa, la disponibilità dei preti ha un impatto sul numero di messe celebrate; il prete, poi, deve anche amministrare altri sacramenti che richiedono tempo (la confessione) e dedicarne altro per rimanere in contatto con la comunità per esigenze pastorali. Ma proprio per questo non è il caso di aggiungere altre attività a discapito della Messa, attività che potrebbero invece essere svolte da laici, come le catechesi sulle Scritture. I preti sono sempre di meno, e questo ha un impatto.

    Se però non celebrano messe pur avendone il tempo, solo perché ritengono che in certi periodi “l’utenza” si riduce, hanno certamente un’idea curiosa della Messa. La protestantizzazione mica è iniziata quattro anni fa: oggi, semmai, stanno cercando di portarla a compimento. Sono decenni che i papi precedenti ne parlano.

    Inoltre, come ha scritto Giusi, è abbastanza evidente che meno messe implicano un’ulteriore riduzione della partecipazione dei fedeli.

    La Chiesa è in apostasia evidente per mille motivi e i vescovi stanno zitti su molte cose: non mi stupisco di certo se stanno zitti anche su questo. È probabile che molti di loro non capiscano più queste verità.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Posso anche essere d’accordo che il catechismo dovrebbero farlo i laici, ma: 1) quanti laici si offrono per questo (mi metto fra i primi nella lista dei non volontari) 2) quanti laici sono davvero preparati per questo? Vorrei anche ricordare che prima del Concilio, le messe al pomeriggio non c’erano… Poi, sono d’accordo che la messa venga prima della catechesi e anche a me suona strana l’idea di limitare il numero di messe per far posto alla catechesi. Però è un fatto che una maggiore catechesi ci vorrebbe (siamo in tanti cristiani, purtroppo, ignoranti). Però, non vedo niente di protestante in questa idea, piuttosto la tentazione, ricorrente nell’umanità in generale, di valorizzare il proprio contributo rispetto al lavoro di Dio.

      1. Enrico Turomar

        Francesco, il problema non è in quello che ha detto, il problema è in chi l’ha detto. A quello che dicono papa Francesco ed alcuni vescovi, che hanno la gravissima colpa di essere stati da lui voluti, la Nuova Bussola Quotidiana deve sempre fare le pulci.

        1. Alessandro

          Enrico Turomar,

          sei capace, una volta almeno (una, almeno una), di rispondere nel merito di un’obiezione, o sei solo capace di fare battutine da quattro soldi?

          Fabrizio, tra gli altri, ti ha spiegato con dovizioso corredo di citazioni pertinenti, a proposito della sventurata idea di mons. Delpini di ridurre il numero di S. Messe per fare spazio alla catechesi sulla Parola, che si tratta di un’idea balzana e pastoralmente scriteriata. La questione è tutta di merito – dottrinario, teologico e pastorale -, non c’entra niente avercela per partito preso con mons. Delpini o Papa Francesco.

          Allora, una volta che sia una, sei capace di obiettare alle argomentazioni di merito? Lo capisci che le battutine non sono un argomento e non servono a confutare alcun argomento?

          1. Enrico Turomar

            Battuta? Non era mica una battuta quella su LNBQ, è un fatto. Hanno avuto niente da dire ad esempio su mons. Livi che per ‘correggere’ il Papa si associa ad un vescovo in palese situazione irregolare (l’ha detto il card. Burke quest’estate, non io)? Direi proprio di no, anzi.
            Quanto a Fabrizio, ha citato un po’ di cose che più o meno conoscevo, ma che si applichino al caso in questione nella maniera che pensate voi è questione di opinioni. Tra l’altro Bariom ha mostrato che la cosa è più complessa, per cui Fabrizio ha detto la sua e io ho detto la mia.

              1. Enrico Turomar

                Luigi, mi è arrivato ora ma non l’ho ancora letto. Titolo colorito, non amano le mezze misure su quell’isola.

                1. Luigi igiuL

                  Concordo sulla coloritura, ma mi piace tanto la penna di p. Ariel.

                  L’articolo è lunghetto, ma interessante

                  1. Alessandro

                    L’articolo è zeppo di insulti beceri, imprecisioni, omissioni e quant’altro.

                    A titolo esemplificativo, una rassegna del peggio:

                    1) Insulto a san Giovanni Paolo II e al suo Magistero sulla morale sessuale:

                    “E mentre il nostro clero diventava moralmente sempre più improponibile, di documento in documento non si esitava ad entrare a colpi di morale nelle camere da letto dei nostri fedeli col bilancino dell’orefice, per misurarne fatti e misfatti.

                    E queste ultime non sono mie ingenerose opinioni, meno che mai “opinioni sovversive” contro quella morale cattolica che ben conoscono e che io stesso pratico; quella testé descritta è la storia della Chiesa degli ultimi quarant’anni, una storia scritta e documentata atto su atto, discorso ufficiale su discorso ufficiale, molti dei quali ci riportano alla mente quel terribile monito: «Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito» [cf. Mt 23,4].”

                    2) gli insulti beceri a La Nuova Bussola non si contano. Il tutto secondo questa tesi delirante: il direttore della Bussola sarebbe agli ordini di mons. Luigi Negri, che è di Comunione e LIberazione, e la Bussola avrebbe in uggia Papa Francesco da quando questi “nel 2015 ha elargito due sonore e meritate sberle al Movimento Comunione e Liberazione, attraverso un discorso molto deciso e molto severo che vi invitiamo a leggere tutto quanto per intero”.

                    3) anche Benedetta Frigerio della Nuova Bussola oggetto di riprovazione per aver criticato (doverosamente, aggiungo io) un (inqualificabile, aggiungo io) articolo di Gian Antonio Stella

                    http://www.corriere.it/opinioni/17_ottobre_11/wojtyla-fraternita-8a44cb4a-adcf-11e7-aeaa-c10a797c4526.shtml?refresh_ce-cp

                    nel quale Stella (difeso da padre Ariel), per insultare il milione di polacchi che hanno recitato il Rosario, sostiene nientemeno che Giovanni Paolo II darebbe loro torto. L’articolo di Frigerio è qui:

                    http://lanuovabq.it/it/perche-il-potere-infama-i-polacchi-aiutato-da-certi-cattolici

                    3) difesa indifendibile di Amoris laetitia:

                    “Dissolutezze che invece, pur di non perdere i propri figli, sono accettate da quell’esercito di sante mammine che poi si sfogano da un blog all’altro tuonando contro «concubini» e «adulteri», ai quali la “famigerata” Amoris laetitia avrebbe aperto le porte alla Santissima Comunione Eucaristica. Cosa in ogni caso non vera, come già abbiamo spiegato noi Padri de L’Isola di Patmos”.

                    Forse questo padre Ariel nell’ultimo anno e mezzo è vissuto su Marte, quindi tocca aggiornarlo su fatti accaduti in sua assenza.
                    Certamente da sola Amoris laetitia (checché ne pensino sedicenti “teologi”) non ha modificato alcun divieto per i risposati divorziati conviventi more uxorio di ricevere la Comunione eucaristica. Ma il Santo Padre Francesco ha esplicitamente avvalorato la decisione di intere Conferenze episcopali di concedere, alla luce di Amoris laetitia, la Santissima Comunione Eucaristica agli adulteri, sicché oggi, con l’appoggio di Papa Francesco, in vaste zone dell’orbe cattolico adulteri persistenti in adulterio sono ammessi alla Comunione eucaristica.

                    Non so se al fumantino don Ariel, animato da santa indignazione per il disastro pastorale odierno, questa cosa faccia problema, o se non se ne è nemmeno accorto. Gli fa problema o no che, a causa dell’esplicito assenso del Papa regnante, adulteri perseveranti in adulterio siano ammessi alla comunione eucaristica, oppure questo non è un problema pastorale rilevante, sufficientemente disastroso e aberrante da meritare le attenzioni del fumantino e turpiloquente sacerdote di Patmos?

                    1. L’articolo di Stella è inqualificabile, anche perché in teoria lui dovrebbe essere un po’ sopra il criceto giornalistico medio. Quello che ha scritto, imputando ad un’intera nazione la responsabilità di una parte, e per fatti di settant’anni fa, a casa mia si chiama razzismo. Oltretutto, come ha scritto Rusconi, Stella ha dimostrato anche grande ignoranza della storia:

                      http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/730-il-grande-rosario-polacco-e-le-sue-interpretazioni-catto-fluide.html

                      Vere e proprie deiezioni su carta, considerando le tante vittime polacche nei lager e le migliaia di Giusti riconosciuti (numero più alto in assoluto).

                      Un Rusconi molto interessante anche per quanto riguarda le reazioni di altre testate “cattoliche” come Famiglia Cristiana:

                      Il settimanale di intrattenimento catto-fluido denominato Famiglia cristiana ha da parte sua pubblicato sul suo sito un paio di articoli indispettiti per il successo del Grande Rosario. Sotto il titolo “Polonia, il muro spirituale contro l’islam non piace al Papa” si evidenzia il sommario: “Dopo il ‘rosario alle frontiere’, nessuna notizia sui media vaticani, neppure sul quotidiano della Santa Sede. Francesco non gradisce la mossa dei polacchi e del loro Governo nazionalista (NdR: che brutta parola!), che qualcuno tenta di ripetere in Italia (NdR: che brutta prospettiva! Meglio la recita di massa del Corano…)”.

                    2. Luigi

                      Non ho letto l’articolo di Stella, perché non voglio infettarmi.
                      Ricordo solo che la Polonia sofferse, nel Secondo Conflitto mondiale, tre milioni di perdite civili per le opposte ideologie anticristiche che si scontrarono a Oriente.

                      Uno di questi tre milioni di esseri umani era padre Massimiliano Kolbe, la cui difesa della Fede – anche contro il giudaismo – non gli impedì di essere martirizzato in un lager.
                      Ma sono concetti troppo difficili, per lo Stella di turno.

                      Ciao.
                      Luigi

            1. Alessandro

              Enrico

              “Quanto a Fabrizio, ha citato un po’ di cose che più o meno conoscevo, ma che si applichino al caso in questione nella maniera che pensate voi è questione di opinioni”

              Certo, è questione di opinioni, come no. E così, con la scusa che “è questione di opinioni”, ancora una volta eludi il merito della questione, com’è tua abitudine.

                1. Alessandro

                  Certo, è il nuovo (pseudo)cattolicesimo fluido, in cui la dottrina è in incessante divenire: oggi dice una cosa, ma domani può dire l’opposto. E se non sei catto(?)fluido sei un rigido fariseo, ovvio.

                  Lasciamo perdere. Preghiamo il Rosario, che è meglio…

                2. Enrico Turomar

                  Vuoi avere ragione? Lo sai a chi si dà, vero?
                  L’aria che tira qua è sempre la solita. Penso che per un po’ mi accontenterò di leggere gli articoli di Costanza e basta.

                  1. La ragione, una persona saggia, la dà a chi ce l’ha. Per esempio, al Magistero della Chiesa Cattolica. Come puoi ben immaginare, personalmente, che mi si dia ragione, non me ne può fregare di meno. Su questo forum non ci sono classifiche o premi assegnati. Quello che mi preme è che le cose del Magistero vengano dette, perché troppi le nascondono, le deturpano, le sovvertono, e troppi sono timidi nel difenderle apertamente.

                  2. Alessandro

                    “L’aria che tira qua è sempre la solita”

                    Ecco la prevedibile, puerile lamentazione finale: come è costume anche tra cattolici, uno spara un’opinione su un blog senza uno straccio di argomentazione, non fa nemmeno uno straccio di tentativo di obiettare alle argomentazioni di chi non la pensa come lui e poi, vista la mala parata e la totale incapacità di suffragare le proprie opinioni alla luce di Magistero, Scrittura e Tradizione, accusa chi argomentando lo contesta di creare un clima brutto, di essere un prevaricatore che vuole a tutti i costi sentirsi dar ragione.
                    Un consiglio: meno lagne puerili, meno battutine e più argomenti solidi. Altrimenti puoi sempre migrare in blog cattolici o sedicenti tali dove abbondano sofismi spacciati per argomenti solidi e ben fondati. Lì ti daranno certamente ragione. Se ti accontenti così…

        2. Francesco Paolo Vatti

          Sono un po’ perplesso dal discorso sul fare le pulci. Pur avendo delle grosse difficoltà a capire molte delle cose che oggi le Gerarchie dicono, non posso dimenticare che, essendo cattolico, devo avere fiducia che Cristo preserverà sempre la Chiesa dalle porte degli Inferi… Per questo, devo mettere la mia fiducia in Cristo (anche per gli atti della sua Chiesa) davanti a quello che penso sia giusto. Questo non significa non essere critici, ma non pensare che possa salvare io la Chiesa…

          1. Alessandro

            Dopo il Rosario (e che Maria Santissima mi illumini nelle parola che scrivo)

            @Francesco Paolo Vatti

            Tocchi un punto delicato. Senza dubbio devi mettere la tua fiducia in Cristo, giacché Cristo è infallibile. Ma attenzione a distinguere bene cosa sono gli “atti della Chiesa” di Cristo.
            Se per “atti della Chiesa” di Cristo intendi tutte le direttive, le iniziative e le affermazioni di ciascun Vescovo, allora ti faccio presente che non c’è scritto da nessuna parte che esse godano tutte della infallibilità di Cristo e della Sua Chiesa.

            In estrema sintesi: esse godono senza dubbio di infallibilità quando sono manifestamente conformi al Magistero infallibile della Chiesa, alle Scritture e alla Tradizione. Ma possono anche mancare di tale conformità. Nel qual caso, non sei in alcun modo tenuto a osservare e ad assecondare questi “atti della Chiesa”, giacché se li assecondassi ti porresti contro l’infallibilità stessa della Chiesa e di Cristo.
            Bisogna sempre distinguere l’infallibilità e incontaminatezza che alla Chiesa viene da Cristo infallibile e santissimo dalla fallibilità e peccabilità di ciascun membro della Chiesa, ivi inclusi i Vescovi.

            Sulla reale ma circoscritta infallibilità dei Vescovi e del Sommo Pontefice, ho detto qualcosa qui in estrema sintesi:

            https://costanzamiriano.com/2017/10/03/la-coscienza-e-la-chiesa/#comment-130911

            Quindi, tirando le somme, non sei in alcun modo tenuto a porre la stessa fiducia in Cristo e negli “atti della Chiesa”.

            In generale, il fedele aderisca in modo lieto e pronto e ardentemente filiale alle iniziative del Pastore che manifestamente concordano con il Magistero autentico e consolidato della Chiesa. Laddove non gli riesca proprio di ravvisare questa concordanza, faccia sano discernimento, si consigli con sacerdoti esperti e saggi e poi, se non è dato proprio di riscontrare questa concordanza, eviti di aderire a quegli atti. Questa discordanza sia fatta presente direttamente al Pastore in forme rispettose che non diano scandalo, e si eviti la mormorazione.

            Così operando, il fedele non presume (presunzione che sarebbe certamente insana!) di “salvare la Chiesa” (la quale, tra l’altro, essendo immacolata e tutta di Cristo, non ha alcunché da cui essere salvata), né di sostituirsi ai Vescovi. Il fedele fa solo il suo dovere, che è quello di non contravvenire alla volontà di Dio che Dio stesso ha stabilito si esprimesse nel Magistero infallibile della Chiesa.

            Ovviamente, è grande il rischio di farsi superbi e occhiuti censori dei Vescovi, di “fare le pulci” a ogni virgola e a ogni gesto, e con ciò di venire meno a quella cordiale e filiale obbedienza che ad essi si deve (alle condizioni accennate), pena tradire Cristo stesso e la Sua Chiesa.
            Una intensa vita sacramentale e di preghiera aiuterà a preservare il fedele dal concedersi a questa incombente, ricorrente tentazione: quella di indulgere a una sorta di perniciosissima superbia censoria nei confronti dei legittimi Pastori e dei loro atti.

            E’ un crinale stretto. Che Maria ci doni l’umiltà di obbedire a ciò a cui dobbiamo obbedire e, quando non possiamo obbedire, di farlo solo per la maggior gloria di Dio e in obbedienza alla Sua volontà, non ad accrescimento (magari inavvertito) della nostra rovinosa superbia né a nocumento e scandalo dei fratelli.

  22. Beatrice

    @Roby
    «Ma pure i farisei si reputavano giusti e Gesu’ che rispose? -:)»

    Ai farisei non importava veramente di essere giusti, a loro importava solo di essere considerati giusti dagli altri. Gesù li chiama sepolcri imbiancati proprio per questa loro ipocrisia che li spingeva a badare solo alla reputazione sociale, a come erano visti dall’esterno, a come venivano giudicati nella comunità, poi però erano capaci di compiere le peggiori nefandezze nel segreto, un po’ come quei dittatori che si presentano da benefattori e liberatori del proprio popolo mentre in realtà lo massacrano con ogni sorta di ingiustizia e di violazione del diritto naturale garantito a ogni uomo da Dio. È perché i farisei sono ipocriti che Gesù afferma riferendosi a loro: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23,3). Gesù dice che “filtrano il moscerino e ingoiano il cammello”, perché rispettano le regole meno importanti e “trasgrediscono le prescrizioni più gravi della legge”, tra cui Cristo non mette solo la misericordia come spesso si sente dire (cioè il peccato dei farisei sarebbe solo quello di non essere misericordiosi), no, no, Gesù inserisce tra le prescrizioni più gravi della legge anche la giustizia e la fedeltà, ma fedeltà a chi?, verrebbe da domandare, beh fedeltà a Dio, cioè i farisei erano infedeli a Dio, non avevano creato un rapporto di amore e reciproca fiducia col Signore, cosicché invece di fare la Sua volontà facevano la loro arrivando anche a commettere vere e proprie ingiustizie come lapidare donne inermi o crocifiggere un innocente che tanto bene aveva fatto alle persone con cui era entrato in contatto.
    Due cose interessavano ai farisei molto più di Dio: il potere e il successo mondano, per ottenere i quali erano disposti a utilizzare qualsiasi mezzo (come tramare nell’ombra per eliminare i nemici, corrompere le persone vicine a quanti intendevano colpire, pagare falsi testimoni per condannare un uomo senza colpa…). Oggi i farisei sarebbero uomini di Dio, che Dio non lo conoscono neanche da lontano, ma che, per questioni di potere e di prestigio sociale, farebbero a gara nel mostrarsi caritatevoli coi poveri, sarebbero misericordiosi coi peccatori che non sono considerati tali e durissimi con quelli disprezzati dalla società (le prostitute e i pubblicani di oggi insomma), farebbero tantissime opere di beneficenza, tutte naturalmente in favore di telecamera, ricercherebbero il plauso dei media e di tutte quelle persone che occupano posti di primo piano nella società, fa niente se per fare tutto ciò dovrebbero “trasgredire le prescrizioni più gravi della legge” come la misericordia (che non verrebbe mostrata verso i nemici e verso determinate categorie di peccatori socialmente riprovati), la giustizia e la fedeltà.
    Insomma i farisei si consideravano ed erano considerati giusti, ma non lo erano per niente, invece sono esistiti giusti che si reputavano tali e lo erano veramente, come Santa Teresa di Lisieux che disse di sé stessa “Io dall’età di 3 anni non ho mai detto di no a Gesù” e che alla domanda “Tu pensi spesso al buon Dio?” rispose “Credo di non aver mai passato tre minuti senza pensare a lui”. Ora, io credo che nessuno darebbe della farisea a Santa Teresina per aver detto di sé tali cose veritiere in una maniera del tutto innocente e sicuramente senza vanto alcuno. È anche una questione di onestà con sé stessi e con gli altri, invece di millantare una falsa umiltà fingendosi i più grandi peccatori del pianeta quando in realtà si sa perfettamente che così non è. Io per esempio le frasi di Santa Teresina non potrei dirle perché non sarebbero vere, ma quando penso ai peccati più gravi che ho fatto nella mia vita non provo gioia dicendo fra me “oh che bello, così vuol dire che amo di più il Signore e che ho potuto sperimentare meglio la Sua misericordia”, no, al pensiero di quei peccati mi vergogno profondamente anche per il male che hanno causato agli altri e per questo vorrei tanto non averli commessi, mi piacerebbe poter tornare indietro per comportarmi in maniera diversa, anche perché mi rendo conto che con tali mancanze non ho danneggiato soltanto gli altri ma pure me stessa.
    Le frasi di Santa Teresina le ho prese da un’intervista di Riccardo Cascioli a Padre Antonio Sicari, ne riporto alcuni passi interessanti perché spiegano proprio il modo giusto di intrepretare la parabola del figliol prodigo e aiutano ad evitare interpretazioni fuorvianti del Vangelo secondo cui più si è peccatori meglio è perché così si beneficia maggiormente della misericordia di Dio:

    «Padre Sicari, Santa Teresa di Lisieux a quasi 120 anni dalla morte, continua a godere di una popolarità impressionante, e lo si è visto anche recentemente per il Giubileo. Qual è la sua attualità?

    Proprio l’occasione del Giubileo della Misericordia ci offre una chiave di interpretazione. Insieme a santa Faustina Kowalska è la santa che più parla di misericordia. E può sembrare paradossale perché entrambe sono “innocenti”. Santa Teresina può dire di se stessa: «Io dall’età di 3 anni non ho mai detto di no a Gesù». E sul letto di morte, alla sorella che le chiede: «Tu pensi spesso al buon Dio?», lei risponde «Credo di non aver mai passato tre minuti senza pensare a lui». Una ragazza che può dire questo, che idea può avere di misericordia?

    Già, quale esperienza può avere di misericordia?

    Il nostro errore è collegare direttamente la misericordia al peccato. È come nel rapporto padre-figlio: se il figlio cade, si fa male, il padre lo guarisce, ma questo è solo un “incidente” all’interno del rapporto misericordioso tra padre e figlio o tra madre e figlio. Santa Teresina ha questa caratteristica: scrive “Storia di un’anima” e dice: «Io voglio solo parlare della misericordia di Dio». E infatti lei spiega come «la misericordia mi ha abbracciata fin dall’infanzia», racconta di «essere stata immersa nella misericordia», e finisce la vita con l’atto di offerta all’Amore misericordioso. Si può ripercorrere tutta la vita spiegando come la Misericordia si è esercitata su di lei attraverso i genitori e altri incontri…

    Insomma, si può sperimentare la Misericordia pur senza aver commesso grandi peccati.

    Sì, però Teresa su questo vive anche un dramma, perché ci sono due pagine di Vangelo che sembrano darle torto. E quando a Teresa succedeva questo non si dava pace finché non aveva scavato fino in fondo e trovato una soluzione.
    La prima è la scena dell’incontro di Gesù con la peccatrice nella casa di uno dei farisei. Alla fine Gesù dice: «Colui al quale si perdona poco, ama poco». Questo lei non poteva sopportarlo, perché non avendo fatto grandi peccati, significherebbe che è in grado di amare poco. Anche i predicatori dicevano che solo i grandi peccatori capiscono l’amore di Dio. Lei questo non riusciva a sopportarlo, ma ecco la sua soluzione: «A me ha perdonato più che a Santa Maria Maddalena perché mi ha perdonato tutto, in anticipo».

    Bella soluzione. E l’altra pagina del Vangelo?

    È la parabola del figliol prodigo. Lei si sente il fratello maggiore, cioè colui che è stato sempre nella casa del padre per cui «tutto quello che è mio è tuo». È il fratello che attira il giudizio peggiore. Allora lei reinterpreta la parabola: quanti sono i figli in questa storia se si ascolta non solo il racconto ma lo si contestualizza? Questo è importante perché Gesù parla in un certo contesto. Allora viene fuori che effettivamente i figli della parabola sono quattro. Ci sono i farisei che fanno da fratelli maggiori rabbiosi; ci sono i peccatori che fanno i figli prodighi accolti da Gesù; poi c’è il vero figlio maggiore che è Gesù che sta agendo, perché è contro di lui che si muovono; poi ci sono i discepoli che stanno imparando a diventare figli.
    E allora il diritto di Teresa è dire che se si può essere figlio maggiore scorbutico, rabbioso, con il cuore lontano da Dio, si può però essere il figlio che come Gesù è sempre stato a casa ed è contento di esserlo. E questa è la più grande misericordia. Allora Teresa riscrive la parabola con tre figli. È la parabola del dottore: torna a casa, vede che c’è sulla strada un sasso: viene un figlio, inciampa, cade, si fa male, e il padre lo cura; oppure il papà vede l’ostacolo, lo toglie di mezzo e il figlio non si fa male. Il figlio che non sa nulla di ciò che ha fatto il padre resterà indifferente, ma il figlio che lo sa lo amerà alla follia.

    È una interpretazione suggestiva

    Teresa così reimposta il tema della misericordia, e secondo me ce ne è un grande bisogno. Il discorso non è che più peccato c’è, più misericordia c’è. Invece questa misericordia paterna e materna ti abbraccia da tutti i lati, è totale, ma bisogna che tu almeno sappia di essere stato amato fino a questo punto.»

    http://lanuovabq.it/it/teresa-di-lisieuxla-consapevolezza-di-essere-amati

      1. Kosmo

        Sei troppo prolissa! “Il vostro parlare sia si e no…”
        Lo vuoi ricordare anche a chi ha scritto 300 pagine per ribadire (ufficialmente) la bontà del matrimonio cristiano?

      1. Beatrice

        @Roby

        Anche Santa Teresa di Lisieux si reputava giusta, una persona che “dall’età di 3 anni non ha mai detto di no a Gesù” e che alla domanda “Tu pensi spesso al buon Dio?” rispose “Credo di non aver mai passato tre minuti senza pensare a Lui”.
        Non vorrai mica dirmi che ritieni Santa Teresina una farisea?

  23. quanti laici si offrono per questo (mi metto fra i primi nella lista dei non volontari)
    Giusto. Però esistono i catechisti, che già fanno catechismo. Non sono abbastanza? È un problema. Ma anche i preti non sono abbastanza. In più un prete può celebrare messe e fare catechismo, un laico può solo fare catechismo, non certo celebrare messe.

    quanti laici sono davvero preparati per questo?
    Altra bella domanda: questione centrale. Ma, anche qui: quanti preti sono preparati? Ben pochi, a sentire le fregnacce che molti, troppi raccontano in continuazione e anche con presunzione; per non parlare delle inchieste puntuali e dettagliate fatte da altri preti, da decenni, sulla qualità dell’insegnamento nei seminari (non solo scarsa: ma proprio anti-cattolica). Il problema della formazione è centrale, è fondamentale, ma è indipendente dalla questione che stiamo affrontando (ovvero più o meno messe). Sottolineo però che c’è una differenza fondamentale: mentre un prete mal preparato, o persino miscredente, può fare danni enormi con una catechesi errata, non fa perdere un’oncia del valore intrinsenco del Sacrificio nella Messa che celebra (perlomeno finché non stravolgeranno la formula di consacrazione: ma a quel punto saremo a livelli estremi e comunque nessun buon prete potrà riparare al danno). Quindi, anche dal punto di vista del contesto di scarsa preparazione, meno messe e più catechesi è una regressione, perché mette i preti poco preparati nella condizione di fare più danni e più gravi.

    Dopodiché vorrei anche riportare i termini nella prospettiva corretta. Non stiamo dicendo che i preti non devono fare catechismo. Stiamo dicendo che non devono farlo a scapito della celebrazione della Messa. Se recuperano il tempo da quello che molti perdono con certe pagliacciate “sociali” (l’ultima appena letta è un parroco che, appena installato, ha organizzato una raccolta di fondi … per erigere un tempio sikh), ben venga la cosa.

    Vorrei anche ricordare che prima del Concilio, le messe al pomeriggio non c’erano…
    Infatti (vedi mio commento precedente). Quindi è anti-conciliare l’idea di celebrarne di meno.

    Però, non vedo niente di protestante in questa idea, piuttosto la tentazione, ricorrente nell’umanità in generale, di valorizzare il proprio contributo rispetto al lavoro di Dio.
    … anche qui siamo d’accordo, ma è proprio una caratterisca protestante riverniciare di cristianesimo questa tendenza umanizzante.

  24. Non mi sento una sorella maggiore, perché sono peccatori ….per ora posso dire che il mio matrimonio con tutte le difficoltà nelle passato è una grazia…se oggi siamo ancora insieme è un miracolo. Non per merito mio, …ma per la grazia da custodire fino alla fine.
    Grazie Costanza…..buona serata a tutti voi pace e bene.

  25. Antonio Spinola

    Andrebbe forse anche sempre ribadito come il Figlio, che il Padre invia sulla Terra a donare la Sua vita per noi, nasca all’interno di un matrimonio “religioso” non certo per scelta consuetudinaria o per accontentare i parenti, come infatti si evince da tutta la Sua successiva predicazione.

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