di Mario Barbieri
Era metà Ottobre quando il nostro medico curante, dopo aver visitato mia moglie, mi disse: «Posso essere franco con lei…?» «Certo che può, anzi deve!» «Non credo che sua moglie arriverà a Natale…»
E così il giorno tanto temuto, tante volte allontanato dai miei pensieri anche grazie agli andamenti delle cure quando facevano intravedere un miglioramento, ora iniziava ad essere più concreto, terribilmente più vicino… «Vuole che la faccia ricoverare?» «Cambierebbe di molto la situazione, dottore?» «…no, solo la potremmo tenere monitorata. In caso di necessità.» «No grazie, rimane a casa con noi. Lei sicuramente vorrebbe così.»
Passarono ancora un paio di settimane, dopo le quali sentii via via farsi avanti un’urgenza, una necessità non rimandabile: quella di parlare ai nostri tre figli (allora 7, 12 e 14 anni).
Certo loro sapevano che la mamma era malata, una malattia che progrediva da 5 anni e che li aveva accompagnati nel loro crescere, assieme a tutto l’amore che la mamma aveva per loro, ma cosa diversa era entrare in quella verità, una realtà più concreta e certamente più dura, più tangibile. D’altronde la loro madre ed io, abbiamo sempre ritenuto che la verità vada detta, bella o brutta che sia, con tempi e modi adatti, ma non può essere mistificata.
Così, una Sabato sera, subito dopo cena, mentre la mamma riposava in camera nostra, li radunai sul divano e mi misi di fronte a loro, confidando convinto, che il Signore mi avrebbe ispirato le parole da dire…
«Figli miei, voi sapete che tutti veniamo dall’Amore di Dio e all’Amore di Dio siamo chiamati a ritornare. Sapete anche che voi siete nati dall’amore tra la mamma e il papà e che l’amore tra me e la mamma è stato ed è un Dono di Dio, anche per come ci siamo incontrati, innamorati e poi sposati. Senza questo Dono fatto a noi, voi non sareste qui probabilmente… Sapete anche quanto la mamma vi ha voluto bene e vi vuole bene. Sapete quanto questo bene le sia costato a volte tante fatiche e sapete quanto più faticoso è stato continuare ad occuparsi di noi da quando è malata. Vedete anche quanto è sempre più stanca in questi ultimi tempi… Io credo figli miei, che il Signore stia chiamando la mamma a riposarsi… Le stia dicendo: “Vieni con me, torniamo alla Casa del Padre, dove potrai finalmente riposare, stare di nuovo bene…”»
In quelle parole il Signore mi concesse fermezza e serenità, ma certo questo non impedì ai miei figli di scoppiare in lacrime avendo ben compreso che cosa stavo preannunciando loro, ma di lì a poco dopo abbracci e lacrime, ritrovammo incredibilmente un certa serenità, con una preghiera, un gelato e un bel “cartone animato”.
Mai avrei creduto che questo mio dire loro si sarebbe rivelato così profetico in un tempo così breve, quasi a dire: “tutto è compiuto!”
Di fatto la mattina seguente 30 Ottobre, una Domenica mattina come oggi, al mio risveglio, la mia sposa pareva non volersi svegliare dal sonno… Respirava a fatica e mi pareva qualcosa non andasse.
I miei figli erano già in piedi e si stavano vestendo per andare alla prima Messa accompagnati da un’amica di famiglia, io sarei così andato a quella seguente.
Chiamai un amico, medico, che abitava vicino che arrivò in poco tempo, ma quel poco tempo fu tutto per me, per stare vicino a lei, implorarla di non lasciarmi, di non morire. Lo chiedevo a lei che forse non poteva già più udirmi e lo chiedevo a Dio, che certamente udiva.
L’amico arrivò, la visitò brevemente e scuotendo il capo ricordo mi disse: «Diciamo un Rosario…».
Così chiamai i ragazzi in camera e tutti assieme iniziamo il Rosario, così il Signore passò, prendendo con sé la vita terrena e l’anima della mia sposa, sorella, amante, amica e madre dei miei figli.
Era una Domenica mattina. Giorno di Gioia e di Resurrezione. Pasqua di Nostro Signore e Pasqua nostra.
Quella sera mi coricai nel letto di mia figlia più piccola che faticava a prendere sonno e piangeva… ricordo che per consolarla le dissi: «Coraggio figlia mia, la mamma ancora ci vuole bene e dal Cielo ci vede.» E lei, con la disarmante semplicità dei bambini mi rispose tra le lacrime: «Lo so… ma sono io che non vedo lei!»
Tacqui e la tenni stretta più che potevo.
Durante la notte mi svegliai di soprassalto con una terribile angoscia… era come se mi avessero tenuto la testa a forza sott’acqua fino quasi al punto di annegare e svegliandomi avessi potuto finalmente respirare ed infatti dovetti fare parecchi respiri per calmarmi e ridare al cuore un ritmo regolare.
Mi portai in sala, dove il corpo della mia sposa attendeva la Celebrazione dell’indomani… Lì piansi tutte le mie lacrime, quelle che il giorno prima non avevo ancora versato, non perché me lo fossi imposto, ma così era stato… Piansi e piansi e piansi.
Ripensando a quella notte talvolta mi sono detto “ti è mancata la Fede…” La fede di chiedere al Padre il miracolo, non quello della guarigione, che in ogni modo e con ogni mezzo avevo implorato pur rimettendomi sempre alla Sua Volontà, ma il miracolo della resurrezione!
Detta così sembra un’esagerazione, una assurda pretesa, ma Pietro non ha forse risuscitato Tabità?
Certo non posso paragonarmi a Pietro, ma Gesù ha detto: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.»
Il funerale l’indomani fu qualcosa di straordinario, non solo per la quantità di gente che aveva riempito a dismisura la pur non piccola chiesa, ma per la forza che lo Spirito Santo infuse in tutti noi.
Ancora una volta in me, che dall’ambone dopo un breve saluto, sentii dalla mia stessa bocca invitare tutti a benedire il nome del Signore; in mio figlio che sempre dall’ambone fece senza una lacrima una preghiera di ringraziamento a Dio e poi ancora tanto affetto. Quello di una comunità che si stringe attorno a chi soffre e tanta gioia. La gioia e la gratitudine che tutti dovremmo avere rendendoci conto che ci è stato regalato un Tempo, un tempo per stare e vivere ognuno secondo il suo stato, con una persona che consideriamo speciale per la nostra vita e che alla nostra vita ha dato tanto.
Non è qualcosa che ci viene tolto, perché di fatto questa vita è solo trasformata, è qualcosa che ci è stato donato per un tempo e ogni istante è un regalo non dovuto.
E poi la palpabile speranza che si fa certezza nella resurrezione di coloro che in Cristo si sono addormentati.
Così la nostra amata abbiamo accompagnato sino al Cimitero, tra preghiere, lacrime e canti e oggi sulla tomba che le ho disegnato è inciso il nome e sotto: “Nata il 27-2-1965 – Nata al Cielo il 30-10-2005”.
Gli anni sono passati, ma la Fedeltà e l’Amore del Signore per me, che sono solo un peccatore, non sono venuti meno. Così quando il tempo è stato opportuno, Dio ha voluto donare a me un aiuto, una nuova Sposa che io non mi smarrissi nella mia umana solitudine e che con cuore di madre si prendesse cura anche dei miei figli. Così, grati, nella Fede continuiamo il nostro cammino di conversione, il nostro pellegrinaggio, nell’attesa della Sua venuta.
Maranatha.
Anche oggi è domenica 30 ottobre e questo tuo ricordo così vivo (come potrebbe non esserlo?) mi avvicina sempre di più al Cielo e mi rende ancora più sicura del progetto d’Amore che Dio ha per ognuno di noi.
Grazie Mario. Vi voglio bene e prego per te e famiglia. Un abbraccio a tutti voi.
Grazie per questa testimonianza di fede…..Per noi è stato un 20 ottobre, nostra figlia, ..Avevo chiesto con lacrime e grida al Signore di guarirla ,….la mattina del 20 ottobre vide il suo corpo freddo, e il mio primo pensiero era…ecco come me le guarita, non come volevo io …ma secondo la Sua volontà….poi nella giornata apro la Bibbia a caso, per comprendere cosa mi vuole dire il Signore con questo fatto……Vangelo di Mc.cp.11…..Ingresso messianico in Gerusalemme, come è vero che il Signore ci parla ….certo ci sono statti alti e bassi dopo la sua dipartita, umanamente penso che è normale ….spiritualmente la fede viene provata come nel crogiolo…….Buona domenica a tutti voi….pace e bene…..
L’ha ribloggato su Il sito di Alberto.
Bellissima testimonianza….grazie Costanza ,
Un giorno 20 ottobre abbiamo trovato nostra figlia fredda,nel suo letto….. Ma qualche settimane prima ho chiesto una cosa al Signore con lacrime e grida di guarire nostra carissima figlia… il giorno 20 ottobre 2003 il mio primo pensiero era …ecco come me l’ha guarita, non come volevo io, ma come Ha deciso il Signore. Qualche ore dopo ho aperto a caso la Bibbia per comprendere cosa mi vuole dire il Signore con questo fatto…
Era il Vg. di Mc cap 11…..Ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme …non potevo avere una migliora risposta, ne fu colpita profondamente. Certo ho vissuto alti e basso per tanti anni, eravamo molto legato, mi sono mancati i suoi abbracci il suo bellissimo sorriso, le nostre chiaccherata insomma non sempre sono riuscita a vivere questa prova, con serenità eppure tutto era chiaro secondo il disegno che il Signore Ha per ogni uno di noi. Sia Benedetto il Suo Santo Nome che Ha vinto la morte per la nostra redenzione……..buona domenica …..
L’ha ribloggato su Andrea Pucci.
In queste terribili circostanze non ci sono parole umane che possano consolare, e il ” sia fatta la Tua Volontà ” richiede un arrendersi a Dio, il quale sa ricavarne un Bene che Lui solo conosce.
concordo Pierangelo…
Non ho mai commentato i tuoi post Costanza, ma questo non posso non farlo.
La vostra storia (Mario e Marina) rimane sempre, ogni giorno, un memoriale per noi. Fratelli nella fede: anche se lontani, sempre in comunione! Grazie
Testimonianza di fede ed abbandono completo alla SUA volontà. Grazie Mario.
In ritardo, ringrazio e prego con voi.
Viviana
L’ha ribloggato su kos64.