L’uomo non è il cancro del pianeta

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di Ettore Gotti Tedeschi

L’agenzia meteo delle Nazioni Unite, Wmo, ha lanciato l’ultimo appello sul record di concentrazione di CO2 (vulgo, anidride carbonica) nell’atmosfera. Sta agli scienziati verificare la realtà e dimensioni dell’allarme. lo vorrei solo parlare della responsabilità di questo fenomeno che si è accelerato negli ultimi 50 anni e che di fatto implica , come soluzione, decrescita economica e decrescita della popolazione, ritenendo che l’uomo sia il «cancro della natura». Questo record di CO2 nell’atmosfera è dovuto alle conseguenze di dottrine neo malthusiane-ambientaliste che dagli anni Settanta sono riuscite, da una parte, a convincere il mondo occidentale ad azzerare le nascite e, conseguentemente, ad avviare un’epoca cosiddetta consumistica per sostenere la crescita del Pil, e dall’altra parte, per poter consumare sempre più, a delocalizzare in Paesi a basso costo le produzioni per aver prodotti a basso costo, accrescendo così il potere di acquisto e consumando sempre di più.

In pratica sono riusciti a spaccare il mondo in due: un mondo «occidentale» consumatore e non più produttore e un mondo «orientale» produttore ma non ancora consumatore. Ma è stato l’iperconsumismo nel mondo occidentale e la delocalizzazione produttiva accelerata in Asia, continente poco sensibile al problema ambientale e alle emissioni di CO2, a provocare questo allarme anidride carbonica. Queste due decisioni sono state prese al fine di ridurre il numero delle creature sul pianeta. Se ne traggano conseguenze.

Alla luce di tutto questo, assume un significato particolare un mio appello che rivolsi a papa Francesco pri-ma che uscisse la sua enciclica Laudato siie  che fu pubblicato sul magazine Catholic Herald Tribune l’11 giu-gno 2015, in cui cercavo di spiegare al Pontefice che cosa stava realmente accadendo.

Lo riporto integralmente.

Lettera aperta a Sua Santità Papa Francesco.

Beatissimo Santo Padre,

la vera responsabilità degli squilibri socioeconomici che hanno prodotto povertà diffusa e la conclamata crisi ambientale, si trova nelle tesi dei cosiddetti neomalthusiani e affini, che oggi sembrano venir proposti per contribuire persino a dare indirizzi morali per affrontare il problema ambientale ed economico. Poiché sappiamo bene che se una diagnosi è sbagliata o falsata, la prognosi sarà altrettanto sbagliata.

La crisi economica in corso e gli squilibri ambientali verificatisi negli ultimi decenni, sono stati originati dalla applicazione delle teorie neomalthusiane (divulgate all’inizio in più università americane negli anni 1970-80) che hanno ispirato e “forzato” il crollo delle nascite nel mondo occidentale.

Ma come può crescere realmente e sostenibilmente il Pil (Prodotto interno lordo), se la popolazione non cresce? In realtà (illusioni a parte) può accadere solo facendo crescere i consumi individuali. Perciò per correggere e compensare i rischi del conseguente crollo della crescita del Pil, fu adottato il cosiddetto “modello consumistico”. In una società matura e con morale relativizzata (nichilista) non è stato difficile proporre all’uomo occidentale, quale vera e principale soddisfazione, quella materiale–consumistica. Ma per soddisfare l’esigenza di consumismo diffuso, si sono anche creati i presupposti di povertà e di sfruttamento dell’ambiente. Ciò è avvenuto deindustrializzando i paesi occidentali, troppo costosi produttivamente, e delocalizzando: trasferendo cioè produzioni in paesi a basso costo di mano d’opera, ancora impreparati alla tecnologia protettiva dell’ambiente.

Per far consumare di più si è anche stimolata la trasformazione del risparmio in consumo, sottraendo al sistema bancario una base monetaria per il credito e soprattutto privando le famiglie di autoprotezione. La crescita zero della popolazione, auspicata dai neomalthusiani (due figli a coppia) ha poi determinato il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, con conseguente crescita dei costi fissi (sanità e pensioni) compensati da equivalente crescita delle tasse, che han prodotto riduzione dei redditi, degli investimenti e crescita del debito.

Per evitare il collasso conseguente nella crescita economica si è forzata sempre di più la crescita dei consumi, e sempre più a debito. Ma si è forzata anche la crescita della produzione delocalizzata, meno attenta allo sfruttamento dell’ambiente. L’origine della crisi economica, della povertà incombente e degli squilibri ambientali, sono conseguenza di questa dottrina neomalthusiana.

Come potrebbe essere ora questa stessa dottrina a risolvere i problemi che ha creato? Il rischio è che questa si preoccupi invece di far mancare il sostegno alla vera crescita economica: quello alla famiglia e alla crescita equilibrata e consapevole del numero di figli. Così mancheranno ancor più le risorse per riequilibrare le strategie produttive globali e investire in tecnologia pro-ambiente. Mancheranno sempre più le risorse per mantenere i vecchi, creare lavoro per i giovani e proteggere i più deboli.

Ma come si può pensare che una cultura neomalthusiana e abortista che nega la sacralità della vita umana e considera l’uomo animale intelligente, frutto dell’evoluzione di un bacillo, ma cancro della natura e orientato solo a consumare, possa elaborare progetti per l’ambiente e per l’uomo? Come si può pensare di riferirsi a soluzioni per l’ambiente proposte da chi vede una pseudo soluzione ambientale-economica prioritaria verso la vera soluzione di consapevolizzazione morale dell’uomo attraverso una maturazione spirituale ed intellettuale?

Ciò che in più stiamo rischiando, tollerando soluzioni malthusiano-ambientaliste, è permettere all’ambientalismo di affermarsi quale religione universale nel mondo globale dove coesistono diverse culture religiose. Questo ambientalismo malthusiano rischierà di creare maggiore povertà, maggiori squilibri socioeconomici e minor tutela vera dell’ambiente.

San Francesco amava le creature e l’ambiente, quali opere del suo amato Creatore, secondo il fine da Lui previsto.

Perciò confido in Lei, Beatissimo Padre, con filiale devozione.

Ettore Gotti Tedeschi

 

fonte: La Verità

318 pensieri su “L’uomo non è il cancro del pianeta

    1. …come anche mi pare a me che l’unica proposta alternativa a questa catastrofe da parte del Professore sia stata
      la crescita delle nascite. Senza considerare che l’economia capitalistica planetaria ha le sue leggi (che non sono decise da nessuno) e le sue conseguenze. Ragione per cui la teoria del Professore appare come ingenua o quantomeno carente di ulteriori specificazioni realistiche. D’altra parte chi è in grado di proporre e specificare una teoria realistica e efficace per il cambiamento del mondo? Socci? Langone? Papa Francesco? Montezemolo? Della Valle?
      Renzi? Obama? Putin? L’Isis?

      1. Giusi

        Forse Alvise bisognerebbe combattere l’usura monetaria e il controllo totale esercitato dalle multinazionali non allearsi con chi ci sta dietro e fa finta di volere il bene dell’umanità con un falso ecologismo!

        1. Giusi

          Sei proprio sicuro che le leggi dell’economia capitalistica planetaria non le decida nessuno?

            1. Giusi

              Io non demonizzo il profitto: senza profitto che investi? C’è un profitto giusto che serve ad investire, creare ricchezza e dare lavoro. Ma finanziare i dittatori che depredano il popolo africano come fanno l’Europa e l’America per interessi che non sono del popolo europeo e nemmeno di quello americano ma solo di una ristretta elite non è fare profitto: è un crimine!

    2. Apollo

      No, infatti. Questo Papa ignora Gotti Tedeschi. Preferisce lodare la Bonino e scrivere libri con Scalfari.

  1. fra' Sereno (François Marie)

    Giusi 28 ottobre 2016 alle 01:50
    Tranquilli, chi ha letto Laudato Sii si è accorto che il testo del papa è la migliore risposta alla lettera di Gotti Tedeschi. Infatti LS è tutta una dimostrazione che l’uomo non è il cancro del pianeta. Neppure il papa non è maltusiano, ci mancherebbe.

    1. Alessandro

      Certo che il Papa non è malthusiano.

      Rincresce pertanto che abbia nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze, e l’abbia voluto nientemeno che alla presentazione ufficiale in Vaticano della Laudato si, John Schellnhuber, neomalthusiano consigliere di Angela Merkel, il quale nel 2009 disse che “il riscaldamento globale, in maniera davvero cinica, è un trionfo per la scienza, perché almeno abbiamo potuto stabilire qualcosa, ovvero che le stime affinché il pianeta si possa mantenere in equilibrio richiedono una popolazione inferiore al miliardo di persone”.

      Cosa pensi Schellnhuber degli altri sei miliardi, non è dato sapere…

      http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/06/17/enciclica-clima-ambiente-papa-schnellhuber___1-v-129907-rubriche_c367.htm

      http://dotearth.blogs.nytimes.com/2009/03/13/scientist-warming-could-cut-population-to-1-billion/?_r=2

      1. Bri

        @alessandro
        In realtà non stan così le cose

        https://www.lifesitenews.com/news/whos-that-one-world-climate-guru-who-helped-present-the-popes-encyclical-at

        “Although these comments have been widely misinterpreted to indicate that he believes the current capacity of the Earth is one billion people, in context he is referring to the capacity should the temperature rise five degrees Celsius. Referring to the possibility of a drop in the Earth’s carrying capacity, he himself said, according to The New York Times article, “I think we can do much, much better.” His estimate of the current carrying capacity of the earth is unknown.”

        Combattendo l’innalzamento di temperatura, sostiene, che qualora questa si alzasse di 5 gradi, allora la terra non potrebbe sostenere più di un miliardo di persone. Il suo è quindi un grido di allarme per prevenire tale disgrazia e non un invito a ridurre la popolazione

        PS
        Non entro nel dibattito global warning sì o no. Era solo per correggere quanto attribuito a Schellnhuber

        1. Alessandro

          @bri

          grazie per la precisazione.

          Nel medesimo articolo che citi si afferma che Schellnhuber è membro del Club di Roma, il cui libro-manifesto del 1972 è “I limiti dello sviluppo” e che da sempre sostiene campagne di controllo delle nascite. Ti risulta?

          Perché se così fosse, mi rincrescerebbe che il Papa abbia nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze un attivo fautore di campagne di controllo delle nascite.

      2. Fabrizio Giudici

        Non è l’unico malthusiano che bazzica Oltretevere. C’è anche Jeffrey Sachs:

        http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/06/01/il-cammino-neocatecumenale-contro-i-presunti-ispiratori-della-laudato-sii/

        [Jeffrey Sachs d]irige l’Earth Institute della Columbia University di New York e negli anni Ottanta e Novanta si segnalò per la “shock therapy” da lui applicata ad alcuni paesi dell’America latina e dell’est dell’Europa per un rapido passaggio alla libera economia di mercato, incurante dei contraccolpi sociali.

        Ma soprattutto si distingue per il drastico sostegno che ha sempre dato alla riduzione delle nascite soprattutto nei paesi poveri, tramite la contraccezione e l’aborto promossi su larga scala in particolare dall’ONU, del cui attuale segretario generale Ban Ki-moon Sachs è “special advisor”.

        Sachs è stato tra i relatori di varie iniziative in Vaticano, comprese la presentazione delle Scholas Occurrentes:

        http://www.casinapioiv.va/content/accademia/en/publications/extraseries/children.html

        A Sachs piace molto la Laudato Sì, come piace a molti altri malthusiani:

        http://www.americamagazine.org/issue/great-gift-laudato-si

        Ancora dal pezzo di Magister:

        Nonostante ciò, Sachs è spesso ospite in Vaticano, da quando Jorge Mario Bergoglio è papa. Nell’estate del 2013 e poi ancora nell’aprile di quest’anno, questa volta assieme a Ban Ki-moon, ha dettato le sue linee guida in eventi internazionali promossi dalla Pontificia accademia delle scienze, su questioni tipo “le dimensioni morali del cambiamento climatico e dell’umanità sostenibile”.
        […]
        Ad organizzare questi eventi in Vaticano e a stendere il tappeto rosso per Sachs è l’attivissimo cancelliere delle Pontificie accademie delle scienze e delle scienze sociali, il vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo (nella foto), molto vicino a papa Francesco.

        Sorondo ha avuto la sfacciataggine di negare tutto ciò, dicendo che i programmi dell’ONU non parlano di “aborto” e “contraccezione”, ma di “pianificazione familiare” e “salute riproduttiva” o “diritti riproduttivi”. Ma chi vuol prendere in giro? Anche i muri sanno che questi eufemismi da sempre vogliono dire aborto e contraccezione! La più grande fabbrica di aborti si chiama “Planned Parenthood” che vuol dire “Genitorialità programmata”!

        https://c-fam.org/turtle_bay/vatican-prelate-blasts-critics-of-climate-conference/

        Indubbiamente nei preparativi per la conferenza vi sono state discussioni a riguardo delle posizioni di Ban Ki-moon e Jeffrey Sachs sull’aborto e il controllo delle nascite. Come sono state risolte?

        Sì, ci sono state queste discussioni e, come lei potrà vedere, nel draft degli SDG non si parla dell’aborto né del controllo delle nascite, ma si parla di access to family planning, sexual and reproductive health and reproductive rights. L’interpretazione e l’applicazione di questo dipende dai governi. Qualcuno lo può interpretare anche nel senso di Paolo VI, come maternità e paternità responsabile. Invece di attaccarci, perché non entrate in dialogo con questi “demoni” per migliorare forse le formulazioni, come abbiamo fatto noi riguardo al tema dell’inclusione sociale e delle nuove forme di schiavitù?

        Naturalmente il “dialogo” e l'”inclusione” sono la cosa più importante. Ma come ci si può fidare di uno che “dialoga” negando l’evidenza?

        Pochi giorni fa Magister ha riportato le ultime novità sul “terremoto” al Pontificio istituto Giovanni Paolo II:

        http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/10/26/terremoto-alla-pontificia-accademia-per-la-vita-con-repulisti-dei-non-allineati/

        Fuori i professori nominati da GPII; “pericolanti sono anche i membri più impegnati con i movimenti per la vita, a cominciare dalla battagliera guatemalteca-statunitense Maria Mercedes Arzu de Wilson”; mentre

        Un diverso destino, di riconferma, si prevede invece per altri membri dell’accademia sì scientificamente qualificati, ma dalle posizioni – in materia di bioetica – non proprio conformi al magistero della Chiesa, almeno a quello pregresso.

        Uno di questi è ad esempio il senese Felice Petraglia, ginecologo ed editor-in-chief della rivista internazionale “Human Reproduction Update”, fondata da Robert Edwards, uno dei padri della fecondazione in provetta, e organo ufficiale della European Society of Human Reproduction and Embryology, che sostiene la fecondazione “in vitro”, la diagnosi e selezione genetica degli embrioni, le pillole abortive e altro simile.

        […]

        Un escamotage al quale Paglia sta lavorando, per associare membri di tal genere alla Pontificia accademia per la vita e per includerne altri negli anni a venire, sarebbe quello di togliere dallo statuto quanto previsto all’art. 5 § 4 lettera b:

        “I nuovi Accademici sono invitati a sottoscrivere l’Attestazione dei Servitori della Vita, con la quale si impegnano a promuovere e difendere i principi circa il valore della vita e della dignità della persona umana, interpretati in modo conforme al Magistero della Chiesa”.

          1. Alessandro

            Sì, ma la differenza sta nel fatto che, come precisa l’articolo del 2006 che linki, in quegli anni Sachs era niente più di uno che, fra gli altri, Giovanni Paolo II contattava per tenersi aggiornato sugli orientamenti del mondo scientifico e per confrontarsi con tali orientamenti.

            Con Papa Francesco invece Sachs, come documenta Fabrizio, è diventato in Vaticano un riverito maestro di pensiero che “ha dettato le linee guida in eventi internazionali promossi dalla Pontificia accademia delle scienze, su questioni tipo “le dimensioni morali del cambiamento climatico e dell’umanità sostenibile”.

            Il che è inaccettabile, essendo Sachs un malthusiano paladino della contraccezione e dell’aborto (la cosiddetta “salute riproduttiva”).

            1. Enrico Turomar

              Alessandro,
              Sachs collaborava in maniera importante col Vaticano da prima del 2000. Non ricordo gli anni precisi ma so che ebbi una discussione su di lui con un giornalista di Avvenire con cui ero in contatto email.

              1. Alessandro

                Sì, ma in quegli anni Sachs era niente più di uno che, fra gli altri, Giovanni Paolo II contattava per tenersi aggiornato sugli orientamenti del mondo scientifico e per confrontarsi con tali orientamenti.

                Con Papa Francesco invece Sachs, come documenta Fabrizio, ha assunto un ruolo abnorme, è diventato in Vaticano un riverito maestro di pensiero che “ha dettato le linee guida in eventi internazionali promossi dalla Pontificia accademia delle scienze, su questioni tipo “le dimensioni morali del cambiamento climatico e dell’umanità sostenibile”.

                Il che è inaccettabile, essendo Sachs un malthusiano paladino della contraccezione e dell’aborto (la cosiddetta “salute riproduttiva”).

                1. Enrico Turomar

                  Alessandro,
                  sono sicuro che non era uno dei tanti e comunque visto le sue posizioni non avrebbe dovuto proprio contattarlo.

                  1. Alessandro

                    Allora mettiamola così:

                    è inaccettabile, essendo Sachs un malthusiano paladino della contraccezione e dell’aborto (la cosiddetta “salute riproduttiva”), che Sachs, sotto il pontificato di Francesco, abbia un ruolo abnorme, sia in Vaticano un riverito maestro di pensiero che ha dettato le linee guida in eventi internazionali promossi dalla Pontificia accademia delle scienze, su questioni tipo “le dimensioni morali del cambiamento climatico e dell’umanità sostenibile”.

                    Ammesso (e non concesso) che Sachs abbia avuto in Vaticano questo medesimo ruolo abnorme anche sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, avrei trovato egualmente inaccettabile questo ruolo.

                    Non essenso io papolatra (il che non comporta che tu lo sia), se, dopo attento vaglio, giungo a ritenere in coscienza che un Papa sbagli non soffoco la mia coscienza per papolatria: ad esempio, regnante Giovanni Paolo II non condivisi e continuo a non condividere le modalità con cui si svolse l’incontro interreligioso di Assisi del 1986, e come vedi non mi faccio remore a dirlo. Il che non toglie che venero sinceramente Giovanni Paolo II come un santo.

                    Non ce l’ho con questo o quel Papa per partito preso, a prescindere.

    2. Giusi

      Si ma in quell’enciclica si afferma che il riscaldamento globale è una realtà imprescindibile che merita una adeguata panacea che il pontefice indica nell’ambito di una nuova autorità politica mondiale, necessaria per salvare l’umanità dal disastro totale. Sono le teorie dell’Onu, di Al Gore, del Club di Roma (più maltusiani di loro!).
      Questo è un articolo di due giorni fa di Cascioli sul terrorismo climatico:

      Terrorismo climatico, ci risiamo
      di Riccardo Cascioli

      http://www.lanuovabq.it/it/articoli-terrorismo-climatico-ci-risiamo-17842.htm

      1. Fuori tema, vi ricordate che giorni fa chiesi preghiere per una bimba molto piccola che veniva sottoposta a un intervento chirurgico al cuore? Maria del Pilar ha superato l’intervento ed è tornata a casa. Grazie di cuore a tutti.

        1. Giusi

          La vita, e soprattutto quella dei bambini, è sempre in tema. Sia lodato Gesù Cristo e la Sua Santissima Madre!

    3. Amakusa Shiro

      Fra’ Sereno è tanto sereno quanto smemorato. Anzitutto perché non ha notato che nella LS ci sono svariati passaggi in cui si confondono cause con effetti. Questo a dimostrazione che il Santo Padre si è affidato anche – purtroppo – a consiglieri non proprio “idonei”. Del resto, come meravigliarci: sono stati coinvolti nella stesura dell’enciclica, tra gli altri, Jeffrey Sachs, (malthusiano, abortista, a favore del controllo delle nascite) e Ban ki moon (a favore della decrescita, esponente del pensiero catastrofico filo-ONU, sustainable development).

        1. Alessandro

          Jeffrey Sachs fu solo consultato da Giovanni Paolo II per la stesura della Centesimus annus, enciclica del 1991. Niente di più.

          Niente a che fare, quindi, con quel ruolo di riverito maestro di pensiero che il Vaticano sta sciaguratamente accordando a questo pubblico paladino della contraccezione e dell’aborto (la cosiddetta “salute riproduttiva”), come ha documentato chiaramente Fabrizio:

          https://costanzamiriano.com/2016/10/28/luomo-non-e-il-cancro-del-pianeta/#comment-119566

          1. Giusi

            ‘Sti papolatri continuano a parlare a slogan. “Jeffrey Sachs è stato collaboratore anche di Giovanni Paolo II”. Che vuol dire? In cosa ha collaborato? Cosa ha scritto di eretico San Giovanni Paolo II in seguito a tale presunta collaborazione? Niente. E allora sta’ zitto! Che quello che hai scritto non significa niente!

    4. Apollo

      Non mi pare proprio, caro Francois…Se fosse come dice, EGT non avrebbe avuto bisogno di scrivere la lettera, non crede? La verità è che attorno al Papa si sollazzano svariati cattivi consiglieri, redattori, consulenti (Sachs, Ban Ki Moon…) … e quell’Enciclica è tutto tranne che chiara e incontrovertibile. Detto questo, si prega per il Papa affinché si serva di gente che abbia visione, e possibilmente creda in Dio (cosa che, in Vaticano, non va molto di moda evidentemente).

      1. Enrico Turomar

        La lettera l’ha scritta prima della pubblicazione dell’enciclica, c’è scritto nell’articolo pubblicato da Costanza.

        1. Alessandro

          E secondo te, perché Gotti Tedeschi ripropone oggi quella lettera, a un anno dall’uscita dell’Enciclica? Perché non ha letto l’Enciclica?

          No, evidentemente perché il Papa seguita sventuratamente a prestare ascolto a neomalthusiani attivi nel promuovere campagne antinataliste (leggi: aborto legalizzato e contraccezione a go-go), come ampiamente documentato nei commenti a questo post e come peraltro è notorio.

          Evidentemente, Gotti Tedeschi ha deciso di ripubblicare quella lettera proprio perché il Papa seguita ad accompagnarsi a indifendibili neomalthusiani. Scrive infatti:

          “Ma come si può pensare che una cultura neomalthusiana e abortista che nega la sacralità della vita umana e considera l’uomo animale intelligente, frutto dell’evoluzione di un bacillo, ma cancro della natura e orientato solo a consumare, possa elaborare progetti per l’ambiente e per l’uomo? Come si può pensare di riferirsi a soluzioni per l’ambiente proposte da chi vede una pseudo soluzione ambientale-economica prioritaria verso la vera soluzione di consapevolizzazione morale dell’uomo attraverso una maturazione spirituale ed intellettuale?

          Ciò che in più stiamo rischiando, tollerando soluzioni malthusiano-ambientaliste, è permettere all’ambientalismo di affermarsi quale religione universale nel mondo globale dove coesistono diverse culture religiose. Questo ambientalismo malthusiano rischierà di creare maggiore povertà, maggiori squilibri socioeconomici e minor tutela vera dell’ambiente.”

          1. Giusi

            Peraltro Gotti Tedeschi che fu accusato ingiustamente di riciclaggio nell’inchiesta sullo IOR (il giudice archiviò su richiesta del PM) ha pure chiesto e mi pare ripetutamente di incontrare il Papa ma non è stato mai ricevuto. O sbaglio? Ma come funziona ‘sta misericordia?

              1. Alessandro

                Francesco, per neutralizzare i vescovi e cardinali di curia che non lo assecondano nelle sue derive eterodosse, o li rimuove (vedi il cardinale Burke licenziato dalla guida del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica), o, se non può rimuoverli perché li ha messi lì lui (è il caso del cardinal Sarah alla guida della Congregazione per il culto divino), li circonda di “collaboratori” che li imbriglino: dopo l’infornata di 27 (ventisette!) nuovi membri tutti in una volta di provata fedeltà bergogliana, Sarah resta alla guida della Congregazione ma è praticamente ridotto all’impotenza (e, come è noto, è già stato pubblicamente e sgarbatamente richiamato all’ordine).

                Fa eccezione il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede cardinal Gerhard L. Müller, che, pur non essendo stato messo lì da Francesco, resta al suo posto solo perché è nientemeno che amicissimo di Benedetto XVI (che lo ha voluto prefetto della più importante Congregazione vaticana) e curatore della sua Opera omnia, sicché silurarlo sarebbe un affronto personale al Papa emerito.
                Ma Francesco avrebbe tanta voglia di disfarsi del prefetto, reo di contrastare strenuamente e inflessibilmente l’Ostia ai divorziati risposati e di negare risolutamente – contro la ormai assodata volontà di Francesco – che Amoris laetitia possa ammettere all’Eucaristia i divorziati risposati perseveranti nel convivere more uxorio.

                Tuttavia, Müller vive da emarginato e separato in casa, tanto che nemmeno è stato chiamato a presentare Amoris laetitia (sostituito da Schonborn, che è agli antipodi di Müller) e che l’articolato commento che egli ha fatto di questa esortazione apostolica non è stato neppure pubblicato su un organo d’informazione ufficiale vaticano (per trovarlo bisogna andare… sul sito di Sandro Magister!).

                Così agisce Bergoglio.
                Ogni commento è superfluo, mi sono davvero stancato di commentare.

                D’ora in poi su Papa Francesco scriverò solo ciò che ritengo lo stretto necessario, perché francamente i fatti (per chi li vuole vedere, per chi vuole tenere gli occhi aperti e non intende negare le evidenze) parlano da soli, sono autoesplicativi.

                Meglio parlar d’altro

  2. vale

    forse,invece che affidarsi ad aspiranti stregoni e cultori della new age climatica per scrivere encicliche, sarebbe opportuno si occupasse un po’ di più di questo:

    http://www.controinformazione.info/lisis-ad-aleppo-immola-altri-12-cristiani-nel-silenzio-dei-media/#

    Quattro crocifissi, otto decapitati. Le donne violentate e picchiate pubblicamente

    Terroristi dello Stato islamico in Siria hanno torturato e ucciso un ragazzo di 12 anni, insieme a 11 missionari cristiani, dopo aver rifiutato di lasciare il paese e rinunciare a Cristo.

    Secondo l’Organizzazione Missionaria “Christian Aid” con sede in Virginia (USA), tutte e 12 le vittime sono state catturate lo scorso 7 agosto in un villaggio alla periferia di Aleppo.

    Tre settimane più tardi, i militanti dell’Isis hanno interrogato i prigionieri per ammettere la loro conversione dall’Islam al cristianesimo, reato punibile con la morte. Il ragazzo e gli undici missionari, islamici siriani convertitisi al cristianesimo, hanno con coerenza dichiarato la loro scelta e negato ogni possibilità di ‘ri-conversione’ all’islam.

    Perciò, lo scorso 28 agosto in un silenzio assordante da parte dei media occidentali, i 12 prigionieri sono stati divisi in due gruppi.

    Un gruppo di quattro, che includeva il 41enne leader cristiano, suo figlio 12enne e altri due operatori pastorali, sono stati portati in un villaggio vicino ad Aleppo per l’ennesimo interrogatorio; l’altro gruppo, invece, formato dagli altri 8 missionari, sono invece interrogati in un altro dei villaggi sotto il controllo dell’Isis, sempre nei dintorni di Aleppo.

    Dopo l’ennesimo rifiuto a rinunciare al cristianesimo, i primi quattro, incluso il ragazzo 12enne, sono stati torturati e crocifissi di fronte alla folla: sono stati lasciati morire sulla croce e rimossi solo due giorni dopo.

    Prima della crocifissione, per indurre il leader evangelico ad abiurare la propria fede cristiana, i militanti dell’Isis lo hanno costretto ad assistere al taglio delle falangi di tutte le dita delle mani del figlio.

    Gli altri otto missionari, che, come dicevamo, sono stati interrogati in un altro villaggio, hanno subito la decapitazione, dopo aver anch’essi rifiutato di convertirsi all’Islam. Due dei missionari erano donne, rispettivamente di 29 e 33 anni.

    Ma, prima di essere decapitate, i loro aguzzini le hanno pubblicamente violentate e successivamente picchiate.

    Alcune testimonianze raccontano che nel momento in cui sono state costrette ad inginocchiarsi per la decapitazione, tutte e otto le vittime pregavano ad alta voce.”

    e vedere che esistono anche gli uomini-non la specie- che sono peggio del cancro…

    1. Sono uomini si… la differenza è lo spirito che li anima.

      In questi Martiri, lo Spirito di Cristo, Martire ma Risorto e datore di Vita e di Vita Eterna.

      Nei torturatori si intravede uno spirito diabolico, cancro per l’Umanità e per i torturatori stessi …e da questo cancro saranno divorati in Eterno se non si ravvedono e non si convertono (sempre che quel cancro abbia lasciato qualcosa di sano in quei cuori e quelle menti).

      1. cinzia

        @Bariom… e perché si dovrebbero convertire? Non vorrai mica fare proselitismo?! Credere nel “nostro Dio” o in Allah non cambia nulla, ed eventualmente dovremmo aiutarli a perseguire la loro idea di bene!

        P:S: Chiedo scusa, ma non sono riuscita a trattenermi!!!

            1. @giusi
              Ma nemmeno per sogno
              Ha detto che non si ammazza in nome di Dio
              Il bene che ci può essere NON è in chi ammazza in nome di Dio

        1. Giusi

          Ha detto che fare proselitismo è peccato!

          “Lutero? Ha messo la Bibbia nelle mani del popolo”
          Ormai alla vigilia del viaggio a Lund viene pubblicata un’intervista di papa Francesco con padre Ulf Jonsson, direttore della rivista dei gesuiti svedesi “Signum”. Il testo è stato diffuso da “La Civiltà Cattolica”. In Svezia «voglio avvicinarmi di più ai miei fratelli»

          http://www.lastampa.it/2016/10/28/vaticaninsider/ita/vaticano/il-papa-in-svezia-voglio-avvicinarmi-di-pi-ai-miei-fratelli-QfI65IasB4DmXi7yFMdv7H/pagina.html

          In Svezia non avrebbe nemmeno voluto dire messa per i cattolici per non nuocere all’ecumenismo!

          LUTERO MON AMOUR. FEBBRE ECUMENICA, MA I CATTOLICI HANNO DOVUTO SUDARE PER AVERE LA MESSA COL PAPA.

          http://www.marcotosatti.com/2016/10/28/lutero-mon-amour-febbre-ecumenica-ma-i-cattolici-hanno-dovuto-sudare-per-avere-la-messa-col-papa/

          1. Giusi

            Infatti, se andate nel sito vaticano, per la prima volta NON c’è il libretto ufficiale del messale in pdf per la Messa con i cattolici, che viene sempre pubblicato – prima di un viaggio papale – per chi volesse scaricarlo, il Papa NON la voleva celebrare solo con loro….. ed è ancora una incognita come avverrà il tutto…..

          2. Alessandro

            Il Papa va in Svezia a commemorare Lutero, ma deve sbrigarsi perché tra poco non troverà più i luterani.

            Oltre il 60% degli svedesi è membro della Chiesa luterana di Svezia, ma il 76% svedesi si dichiara non religioso o ateo, solo l’8% è praticante:

            https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2015/04/14/map-these-are-the-worlds-least-religious-countries/

            Insomma, il luteranesimo in Svezia è in via di estinzione. Più che di commemorare Lutero, non resta che fare memoria del luteranesimo che fu…

          3. Alessandro

            http://www.marcotosatti.com/2016/10/28/lutero-mon-amour-febbre-ecumenica-ma-i-cattolici-hanno-dovuto-sudare-per-avere-la-messa-col-papa/

            “Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri. ‘Cattolico’ e ‘settario’ sono due parole in contraddizione. Per questo all’inizio non prevedevo di celebrare una Messa per i cattolici in questo viaggio: volevo insistere su una testimonianza ecumenica.
            Poi ho riflettuto bene sul mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri Paesi vicini, come la Norvegia e la Danimarca. Allora, rispondendo alla fervida richiesta della comunità cattolica, ho deciso di celebrare una Messa, allungando il viaggio di un giorno.”

            Amareggia davvero il fatto che il Papa vada in Svezia e per prima cosa non pensi a celebre la Santa Messa per i fedeli di cui è Pastore.
            Il Papa è il Capo visibile della Chiesa Cattolica, che è la Chiesa di Cristo:

            http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20070629_responsa-quaestiones_it.html

            Deve confermare nella fede e pascere il gregge affidatogli, quanti appartengono alla Chiesa di Cristo, cioè alla Chiesa Cattolica. E in questo non c’è alcun “settarismo” (a meno di indulgere ad accusare di settarismo Cristo stesso, che ha voluto che la Sua Chiesa fosse quella Cattolica)

            Se altre comunità cristiane si risentissero per questo, purtroppo si sbaglierebbero; e il Papa non deve assecondare gli errori altrui.

            “Infatti volevo che la Messa fosse celebrata non nello stesso giorno e non nello stesso luogo dell’incontro ecumenico per evitare di confondere i piani. L’incontro ecumenico va preservato nel suo significato profondo secondo uno spirito di unità, che è il mio.”

            Pensare che celebrare la Santa Messa per i fedeli cattolici, cui il Papa è chiamato a provvedere, possa attentare allo spirito di unità e indulgere a qualche forma di settarismo, è fraintendimento non piccolo.

            La celebrazione del sacrificio eucaristico, comandata da Cristo stesso, non può essere “contro” qualcuno, perché celebrando l’Eucaristia Cristo rinnova la Sua oblazione perfetta per la salvezza universale.

            Ogni celebrazione eucaristica va dunque a soccorso di ogni peccatore, quale che sia il suo “grado” di vicinanza alla Chiesa di Cristo, cioè alla Chiesa Cattolica.

            Il Papa non può che farsi ovunque portatore del dono che anch’egli ha ricevuto da Dio, cioè non può che offrire a tutte le genti “la pienezza dei mezzi salvifici” che si trova nella Chiesa Cattolica, e in nessun’altra Chiesa o comunità cristiana (cfr. Congregazione per la dottrina della Fede, Dominus Iesus, n. 22).

            1. CP

              Alessandro e Bariom siete troppo bravi. Complimenti, davvero.

              Abbassando il tono di questa elevatissima discussione, volevo solo spiegare come ho capito io quella parola “settario”. Non penso che il Papa consideri la Messa una cosa settaria, o “contro” qualcuno. Certo che va a soccorso di ogni peccatore. Certo che farebbe bene anche a loro.
              Ma i luterani sì che la considerano settaria. Mettiamoci un attimo nei loro panni. Vanno a Lund a celebrare la Riforma di Lutero, quel grande uomo grazie al quale hanno potuto pregare davvero, avere finalmente un rapporto personale, diretto con Dio, senza passare da una pesante organizzazione gerarchica, tante volte troppo attaccata alle cose di questo mondo. Viene anche il Papa, nell’interesse di un riavvicinamento, e cosa fa? La Messa, che racchiude tutto quello che loro non sopportano dei cattolici: la struttura rigida, le preghiere formulaiche, i rituali, i paramenti, gli oggetti sacri, l’alzarsi e sedersi (l’ho sentito paragonare all’addestramento cani: seduti! in piedi! a cuccia!)… tutte cose esteriori (per loro) di cui sono ben contenti di essersi liberati.
              Se un amico ti invita alla festa per lo scudetto della Juve e tu vai vestito con la maglia dell’Inter e parli quasi solo dell’Inter, non è che manifesti proprio uno spirito di unità. Parlate di calcio. Magari ammetti anche che Buffon ha fatto qualche bella parata. Chissà, forse loro riconosceranno qualcosa di valido nell’Inter.

              1. Fabrizio Giudici

                @CP ” La Messa, che racchiude tutto quello che loro non sopportano dei cattolici: la struttura rigida, le preghiere formulaiche, i rituali, i paramenti, gli oggetti sacri, l’alzarsi e sedersi (l’ho sentito paragonare all’addestramento cani: seduti! in piedi! a cuccia!)… tutte cose esteriori (per loro) di cui sono ben contenti di essersi liberati.”

                Esatto. E quindi, di preciso, cosa siamo andati a “festeggiare”? Loro sono ancora lì, che si crogiolano nei loro errori. Come ha scritto sopra Alessandro, il Papa non può farsi condizionare né assecondare gli errori degli altri. Non ci si può accontentare di compromessi e che riconoscano “qualcosa di valido”: la Messa ed il Sacrificio Eucaristico sono fondamentali (nella mia citazione di ieri di Ratzinger: non sono un optional). Devono riconoscere quelli, se vogliono salvarsi, e lo devono fare necessariamente con l’umiltà di chi si è sbagliato per cinquecento anni e ammette il proprio errore, non con la superbia di chi quell’errore pretende pure di diffonderlo.

                Questa testimonianza di un prete cattolico convertito dal luteranesimo dice che (enfasi mia) le posizioni delle chiese si allontanano sempre di più:

                http://iltimone.org/35262,News.html

                Non mi sono mai visto come ”luterano”. Già da adolescente ero ispirato dalla teologia cattolica e soprattutto dall’idea dei monasteri attraverso viaggi nel continente. Speravo di poter operare come prete nella Svenska kyrkan in maniera ecumenica per avvicinarla alla Chiesa cattolica. Ma ho capito presto che si trattava di un’illusione, al contrario le differenze non facevano che aumentare.

                Allora cosa sono le panzane che ci stanno dando a credere?

                1. CP

                  @Fabrizio, cosa siamo andati a festeggiare? Cristo, che amano anche loro. Che è presente in modo specialissimo nell’Eucaristia, ma non solo lì. È presente nel povero, che anche loro aiutano. È presente ne Vangelo, che annunciano anche loro. Forse ci vorranno altri 500 anni prima che Lo riconoscano anche nell’Eucarista e questa “ferita nel corpo di Cristo” si possa sanare. Ma perché questo succeda è utile cercare di avvicinarsi, e ammettere che qualche errorino lo abbiamo fatto anche noi – non nella teologia magari, ma nei comportamenti sicuramente.

          4. Enrico Turomar

            ‘In Svezia non avrebbe nemmeno voluto dire messa per i cattolici per non nuocere all’ecumenismo’

            La Messa non era prevista inizialmente perché non c’era il tempo. Viste le richieste, il Papa ha allungato il soggiorno ed ha inserito la Messa.

            1. Giusi

              Leggi bene Turomar! Non la voleva celebrare perché secondo lui dire messa è settario! Non è la prima volta che ci prova: anche in Italia quando andò a trovare il suo amico protestante a Caserta nel 2014 non aveva previsto la messa, in seguito alle proteste fu costretto a rivedere il programma! Penso che sia la prima volta nella storia che i cattolici sono costretti a pregare il Papa perché dica messa!

              1. Enrico Turomar

                No, o mi citi una frase intera del Papa che dice questo o siamo di fronte ad una delle tue solite insinuazioni diffamatorie.

                1. Alessandro

                  Il fatto che il Papa volesse andare a Caserta senza avere l’elementare delicatezza di celebrare Messa per i cattolici della diocesi casertana è verissimo:

                  “Quando trapelò la notizia, confermata da padre Federico Lombardi, che papa Francesco intendeva recarsi in forma privata a Caserta solo per incontrarvi un suo amico, pastore di una locale comunità evangelica, il vescovo della città, Giovanni D’Alise, cadde dalle nuvole. Non ne sapeva nulla.

                  Per di più, il papa aveva programmato questa sua puntata a Caserta proprio nel giorno della festa di sant’Anna, patrona della città. Vistisi trascurati, tra i fedeli ci fu la minaccia di una sollevazione.
                  Ci volle una settimana buona per convincere il papa a cambiare programma e a sdoppiare il viaggio in due momenti: il primo, sabato 26 luglio, in forma pubblica per i fedeli casertani e il secondo, in forma privata, il lunedì successivo per l’amico evangelico.”

                  http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350849

                  1. Enrico Turomar

                    Alessandro,
                    fatto che non contesto ma che non c’entra nulla con le conclusioni tratte da Giusi.

                    1. Enrico Turomar

                      Alessandro,
                      Francesco sta facendo un grandissimo sforzo per l’avvicinamento tra cattolici e luterani. In un’ intervista che ho letto ha detto che è stato fatto un bel passo avanti col documento sulla dottrina della giustificazione, ma è conscio che ci sono importanti questioni teologiche che ci dividono per cui non sarà facile andare avanti. Il fatto di andare a Lund credo sia stato apprezzato dai luterani, ma bisogna essere prudenti, come tra i cattolici c’è chi non vede di buon occhio l’ecumenismo, così sarà tra i luterani. Secondo me ci sta che il Papa abbia voluto dire la Messa in luogo e giorno diverso, per non fornire nessun appiglio a chi tra loro è pronto a soffiare sul fuoco.
                      In sintesi, se la riunificazione dei cristiani è importantissima (e io credo di sì) e per questo scopo il partecipare all’incontro di Lund era un bel passo allora andava salvaguardato da ogni possibile fraintendimento altrui. Se invece la riunificazione è un problema dei protestanti (se vogliono rientrare vengano a Roma a chiedere perdono) e i cattolici devono infischiarsene allora poteva stare a casa e fare un viaggio apostolico nei paesi nordici in altra data (e magari più lungo).

                    2. Alessandro

                      Enrico,

                      mentirei se dicessi che sono d’accordo con te quando dici che “Francesco sta facendo un grandissimo sforzo per l’avvicinamento tra cattolici e luterani”

                      Né concordo sulla cautela da usare, a riguardo della Messa, per non urtare luterani malpancisti

                      Temo che dissentiremmo anche se tu esplicitassi che significa, per te, “riunificazione” dei cristiani.

                      Comunque questa è la tua opinione, la registro e non rilancio, perché rilanciare comporterebbe inoltrarmi in un lunghissimo e assai impegnativo discorso su che sia un sano ecumenismo, su che significhi l’auspicabile unità dei cristiani ecc.
                      Non ne ho il tempo, non ne ho nemmeno la voglia, e poi sarebbe davvero off-topic

                      Magari altra volta.

                      Buona domenica

                2. Giusi

                  Senti qua capra papolatra io non ho mai diffamato nessuno! Leggi almeno il vate di tutti i papolatri:

                  ANDREA TORNIELLI

                  Infine, il Papa offre un’indicazione ai cattolici svedesi auspicando «una sana convivenza, dove ognuno può vivere la propria fede ed esprimere la propria testimonianza vivendo uno spirito aperto ed ecumenico», perché «non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri». «”Cattolico” e “settario” sono due parole in contraddizione. Per questo – conclude Francesco – all’inizio non prevedevo di celebrare una messa per i cattolici in questo viaggio: volevo insistere su una testimonianza ecumenica. Poi ho riflettuto bene sul mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri Paesi vicini, come la Norvegia e la Danimarca. Allora, rispondendo alla fervida richiesta della comunità cattolica, ho deciso di celebrare una messa, allungando il viaggio di un giorno. Infatti volevo che la messa fosse celebrata non nello stesso giorno e non nello stesso luogo dell’incontro ecumenico per evitare di confondere i piani. L’incontro ecumenico va preservato nel suo significato profondo secondo uno spirito di unità, che è il mio”.

                  http://www.lastampa.it/2016/10/28/vaticaninsider/ita/vaticano/il-papa-in-svezia-voglio-avvicinarmi-di-pi-ai-miei-fratelli-QfI65IasB4DmXi7yFMdv7H/pagina.html

            2. Alessandro

              “La Messa non era prevista inizialmente perché non c’era il tempo. Viste le richieste, il Papa ha allungato il soggiorno ed ha inserito la Messa.”

              Sei involontariamente comico, ma davvero.

              Che significa “non c’era il tempo”?
              Significa che, PRIMA il Papa non si è accorto (e questa è la cosa abnorme che lamento nel mio commento) che il Papa deve celebrare messa con i cattolici quando compie un viaggio apostolico, e quindi il programma è stato sventuratamente approntato senza a prevedere la Messa, poi si è accorto (maldestramente, come argomento nel mio commento) dell’enormità della mancanza e allora il programma ha dovuto subire variazioni.

              “Viste le richieste”. Ma che stai dicendo? Ti pare che il Papa in un viaggio apostolico debba celebrare la Santa Messa se ci sono richieste? La Santa Messa non può che essere il centro, il cuore pulsante di ogni viaggio apostolico del Santo Padre!
              Non è un cantante che tiene il concerto solo se ci sono un tot numero di biglietti venduti, e altrimento lo fa saltare, “vista la carenza di richieste”!

              1. Enrico Turomar

                Il viaggio era per l’incontro coi luterani, non era una visita alla Svezia per cui era previsto, se non ho capito male, di un solo giorno. Era previsto da mesi, ma prima si è preferito porre l’accento sul mancato viaggio a Genova. Ora che c’è stato il cambio di programma tutti a buttarsi sulla Messa per sottolineare quanto è inadatto al suo compito Francesco.
                Tu non sei d’accordo? Scrivi ‘ secondo me avrebbe dovuto’…. perché è una tua opinione.

                1. Alessandro

                  Te lo ripeto, perché non hai capito.

                  Quando il Papa compie un viaggio apostolico, il cuore pulsante del viaggio apostolico deve essere la Santa Messa (se non arrivi a capire perché il centro di un viaggio apostolico del Papa debba essere la Santa Messa… beh, non so cosa farci, sono grossi problemi tuoi).

                  Quindi se il programma, che non è caduto dal cielo ma è stato stabilito col Papa, non prevedeva la Messa, vuol dire che il Papa incredibilmente s’era scordato che in un viaggio apostolico il Papa deve celebrare la Santa Messa per il gregge che è chiamato a pascere.

                  Questo è quanto. Che tu lo capisca o no.

                    1. Alessandro

                      Sì, ma le opinioni diverse non sono tutte sullo stesso piano.
                      In questo caso, la tua opinione è infondata, la mia invece coglie nel segno.

                    2. Alessandro

                      @Bariom

                      Ti inviterei a mostrarmi, ad esempio, come siano compatibili con quel sano ecumenismo (e con quella retta concezione dell’unità dei cristiani) di cui ho detto queste parole pronunciate da Francesco il 15 novembre 2015 durante la visita alla chiesa evangelica luterana di Roma:

                      “Grazie, Signora [Anke de Bernardinis, luterana sposata con un italiano cattolico].

                      Alla domanda sul condividere la Cena del Signore non è facile per me risponderLe, soprattutto davanti a un teologo come il cardinale Kasper!
                      Ho paura!

                      Io penso che il Signore ci ha detto quando ha dato questo mandato: “Fate questo in memoria di me”. E quando condividiamo la Cena del Signore, ricordiamo e imitiamo, facciamo la stessa cosa che ha fatto il Signore Gesù. E la Cena del Signore ci sarà, il banchetto finale nella Nuova Gerusalemme ci sarà, ma questa sarà l’ultima.

                      Invece nel cammino, mi domando – e non so come rispondere, ma la sua domanda la faccio mia – io mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai teologi, a quelli che capiscono.

                      E’ vero che in un certo senso condividere è dire che non ci sono differenze fra noi, che abbiamo la stessa dottrina – sottolineo la parola, parola difficile da capire – ma io mi domando: ma non abbiamo lo stesso Battesimo? E se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo camminare insieme. Lei è una testimonianza di un cammino anche profondo perché è un cammino coniugale, un cammino proprio di famiglia, di amore umano e di fede condivisa. Abbiamo lo stesso Battesimo. Quando Lei si sente peccatrice – anche io mi sento tanto peccatore – quando suo marito si sente peccatore, Lei va davanti al Signore e chiede perdono; Suo marito fa lo stesso e va dal sacerdote e chiede l’assoluzione.

                      Sono rimedi per mantenere vivo il Battesimo. Quando voi pregate insieme, quel Battesimo cresce, diventa forte; quando voi insegnate ai vostri figli chi è Gesù, perché è venuto Gesù, cosa ci ha fatto Gesù, fate lo stesso, sia in lingua luterana che in lingua cattolica, ma è lo stesso.

                      La domanda: e la Cena? Ci sono domande alle quali soltanto se uno è sincero con sé stesso e con le poche “luci” teologiche che io ho, si deve rispondere lo stesso, vedete voi. “Questo è il mio Corpo, questo è il mio sangue”, ha detto il Signore, “fate questo in memoria di me”, e questo è un viatico che ci aiuta a camminare.

                      Io ho avuto una grande amicizia con un vescovo episcopaliano, 48enne, sposato, due figli e lui aveva questa inquietudine: la moglie cattolica, i figli cattolici, lui vescovo. Lui accompagnava la domenica sua moglie e i suoi figli alla Messa e poi andava a fare il culto con la sua comunità. Era un passo di partecipazione alla Cena del Signore. Poi lui è andato avanti, il Signore lo ha chiamato, un uomo giusto.

                      Alla sua domanda Le rispondo soltanto con una domanda: come posso fare con mio marito, perché la Cena del Signore mi accompagni nella mia strada? E’ un problema a cui ognuno deve rispondere.
                      Ma mi diceva un pastore amico: “Noi crediamo che il Signore è presente lì. E’ presente. Voi credete che il Signore è presente. E qual è la differenza?” – “Eh, sono le spiegazioni, le interpretazioni…”.

                      La vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni. Sempre fate riferimento al Battesimo: “Una fede, un battesimo, un Signore”, così ci dice Paolo, e di là prendete le conseguenze. Io non oserò mai dare permesso di fare questo perché non è mia competenza. Un Battesimo, un Signore, una fede. Parlate col Signore e andate avanti. Non oso dire di più.”

                      http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/november/documents/papa-francesco_20151115_chiesa-evangelica-luterana.html

                      Se ci capisci qualcosa sei bravo, e se mi mostri che queste parole sono compatibili con il sano ecumenismo di cui dicevo, sei bravissimo…

                    3. Se si tratta di dimostrare se sono bravo o addirittura bravissimo, caschiamo male!

                      Questo per risponderti con una sola battuta… poi dammi il tempo di rifletterci.
                      Nel frattempo stavo ultimando una risposta al tuo commento precedente… 😉

                  1. CP

                    Scusate se proseguo questa conversazione fuori tema, ma non sapevo di questo dogma che il papa dovunque vada deve celebrare la Messa, anche quando va a trovare i protestanti. Mi potete dire dove è scritto?
                    La parola “cattolico” significa “universale”, quindi è effettivamente il contrario di settario.
                    Conosco diversi cristiani non cattolici. Mi ritrovo ad avere molto più in comune con una persona protestante che crede davvero, la cui fede ha un impatto sulla vita quotidiana, che non con tanti “cattolici” che vanno a Messa ogni tanto e per il resto vivono come tutti. Le mie bambine sono andate alla scuola materna protestante, perché quella cattolica nel mio paese non c’è. A Natale facevano la recita con Maria e Giuseppe, i Magi e la stella, gli angeli e le pecorelle, e tornavano a casa con la spilletta “Keep Christ in Christmas”. Gli danno le pagine da colorare sui profeti anziché sui santi, non fanno il segno della croce e pregano con gli occhi chiusi e improvvisando le parole, ma sono preghiere sentite. E le maestre vogliono bene ai bimbi, per loro non è solo un lavoro (cosa per niente scontata in America). Insomma non saranno cattolici, ma sono cristiani.
                    Ho riscontrato come vero quello che è scritto in un interessantissimo link mandato da Alessandro, che anche al di fuori della Chiesa Cattolica “si trovino “numerosi elementi di santificazione e di verità”, “che in quanto doni propri della Chiesa di Cristo spingono all’unità cattolica”” (Congregazione per la dottrina della fede).
                    Il Papa è andato in Svezia a incontrare i cristiani. Se cominciassimo a guardarci a vicenda come cristiani, invece che tu luterano io cattolico, tu papolatra io antipapa, forse perderemmo meno tempo a bisticciarci tra di noi – con grande spasso del Nemico – e potremmo unire le forze contro il Nemico suddetto.
                    È molto più quello che ci unisce che quello che ci divide.

                    1. Alessandro

                      “ma non sapevo di questo dogma che il papa dovunque vada deve celebrare la Messa, anche quando va a trovare i protestanti. Mi potete dire dove è scritto?”

                      Non è scritto, ma è del tutto ovvio, è il minimo sindacale che il Papa, Capo visibile della Chiesa Cattolica, ossia della Chiesa di Cristo, in viaggio apostolico celebri il santo sacrificio eucaristico per i fedeli cattolici, giacché 1) il Papa è chiamato a pascere e a confermare nella fede il gregge che gli è affidato; 2) la Santa Messa è il centro essenziale e insostituibile della vita di fede di un cattolico, il suo insurrogabile e primo nutrimento spirituale, l’Eucaristia essendo nientemeno che il sacramento dell’unione sponsale tra Cristo e la Sua Chiesa in virtù della quale unione la Chiesa è santa e santificatrice di chi è nel Suo seno.

                      Quanto alle altre considerazioni (una per tutte: “è molto più quello che ci unisce che quello che ci divide”), sono panzane (non trovo un termine più cortese rispettoso della verità), come facilmente può constatare chiunque legga il Catechismo della Chiesa cattolica e abbia un minimo di consapevolezza di ciò che professano i fratelli luterani.

                      Quanto al solito ritornello

                      “Mi ritrovo ad avere molto più in comune con una persona protestante che crede davvero, la cui fede ha un impatto sulla vita quotidiana, che non con tanti “cattolici” che vanno a Messa ogni tanto e per il resto vivono come tutti.”

                      si tratta di un argomento fasullo, perché non è equo paragonare un cattolico che di fatto non vive da cattolico con un protestante che invece si conforma a ciò che confessa.

                      Quanto all’avere molto più in comune con un protestante che con un cattolico, vale quello che scrivevo: che sia molto più quello che ci unisce che quello che ci divide non è vero, come facilmente può constatare chiunque legga il Catechismo della Chiesa cattolica e abbia un minimo di consapevolezza di ciò che professano i fratelli luterani (non confonderei luterani e protestanti, perché dalla c.d. Riforma sono uscite una miriade di sigle, di comunità critiane che dissentono parecchio tra di loro e che non amano essere confuse).

                      “Non saranno cattolici, ma sono cristiani.”
                      Sì, ma un cattolico deve essere consapevole e professare che nella Chiesa Cattolicaè l’unica Chiesa di Cristo, e che in essa si trova” la pienezza dei mezzi salvifici” (Dominus Iesus, n. 22), mentre nelle comunità cristiane si trovano solo “numerosi elementi di santificazione e di verità”. Non è differenza da poco, decisamente.

                      Inoltre, le comunità cristiane luterane, pur portatrici di “numerosi elementi di santificazione e di verità”, sono tabnto lontane dall’essere la Chiesa di Cristo che nemmeno compete loro il nome di Chiesa:

                      “queste Comunità non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, e perciò sono prive di un elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa. Le suddette Comunità ecclesiali, che, specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico, non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate “Chiese” in senso proprio”:

                      http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20070629_responsa-quaestiones_it.html

                      Il fatto di appartenere alla Chiesa Cattolica senza dubbio non deve imbaldanzire i cattolici, non deve convincerli che il fatto stesso di questa appartenenza basti a garantire loro la salvezza eterne, e non è assolutamente titolo valido per disprezzare i fratelli cristiani separati e per ritenere che essi, per il solo fattom di non essere cattolici, siano certamente esclusi dalla salvezza eterna:

                      “Tuttavia occorre ricordare « a tutti i figli della Chiesa che la loro particolare condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati »”

                      (Dominus Iesus, n. 22)

                      E ciò non toglie che la pienezza dei mezzi salvifici si trovi solo nella Chiesa cattolica, e in nessuna comunità cristiana non cattolica.

                    2. CP

                      Non intendo dire che essere cattolico o protestante è lo stesso. Come dici tu Alessandro, la pienezza dei mezzi salvifici è nella Chiesa Cattolica.
                      Dico solo che se il Papa facesse un viaggio per incontrare la mia amica ed altri avventisti del settimo giorno, o addirittura (fantascienza) la comunità della mia carissima amica mormona – e loro credono a cose veramente pazzesche – io non mi offenderei se impostasse il viaggio nel modo che più facilita la possibilità che lo stiano a sentire. Certo che vorrei anch’io la Messa col Papa. Ma non credo di poterla pretendere come un diritto.

                    3. Alessandro

                      CP

                      se (e sottolineo se, come fa Mina) i luterani di Svezia si indispettissero (ma qualcuno li ha interpellati al riguardo?) perché il Papa, Capo visibile della Chiesa Cattolica, celebra la Santa Messa per i cattolici, allora bisognerebbe constatare con rammarico che non sono in sincero atteggiamento di “dialogo”, che purtroppo difettano dei requisiti minimi necessari per ascoltare proficuamente ciò che il Papa può dire e per proficuamente accogliere ciò che il Papa può dare loro in quanto Papa, sicché, dinnanzi a questo doloroso ma palese deficit, a questa preventiva “chiusura”, sarebbe doveroso prendere atto che l’incontro del Papa con questi fratelli è da rinviarsi a quando essi non difetteranno di tali requisiti minimi, cioè non avranno da eccepire sul fatto che il Papa celebri la Santa Messa.

                      Inoltre, un Papa che rinunciasse a celebrare pubblicamente la Santa Messa per non urtare i fratelli luterani già con questa omissione comunicherebbe loro un messaggio sviato e sviante, pregiudicando con ciò stesso la proficuità dell’incontro ecumenico.
                      Il Papa non può che presentarsi ai fratelli luterani per quello che è, cioè come Capo visibile dell’unica Chiesa di Cristo, che è la Chiesa Cattolica, la quale Chiesa vive e santifica in forza del sacrificio eucaristico del Suo Sposo e Signore.

                      Se i fratelli luterani non riescono a sopportare che il Papa si consideri così, allora – ripeto – vuol dire che non sono nelle condizioni necessarie per ascoltare proficuamente il Papa. E allora meglio soprassedere e rinviare l’incontro a tempi propizi.

                    4. CP

                      Alessandro hai ragione, se i luterani si offendono per una Messa forse i presupposti per il dialogo non ci sono. Ma non credo che la Messa non fosse in programma “per non indispettire i luterani”. Mi pare che il motivo fosse che non c’era tempo. Il Papa è andato là per parlare con loro, e ai luterani non interessa la Messa, gli interessa Lutero.
                      Adesso non so bene come fosse organizzato l’incontro ecumenico, magari una Messa ci stava. Magari no. L’evento è una “commemorazione luterano-cattolica dei 500 anni della Riforma” e l’obiettivo è “esprimere i doni della Riforma e chiedere perdono per le divisioni perpetuate dai Cristiani delle due tradizioni”, dice Radio Vaticana. Mi sembra già una gran cosa che abbiano invitato il Papa, invece di festeggiare 500 anni di liberazione dalla Chiesa Cattolica…

                    5. Giusi

                      CP Leggi Tornielli: riporta il virgolettato del Papa. Non la voleva celebrare per non essere settario…..

                    6. Alessandro

                      CP

                      riporto i virgolettati cui si riferisce Giusi.

                      Il Papa ha affermato al riguardo dell’incontro ecumenico di Lund e della Messa:

                      “Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri. ‘Cattolico’ e ‘settario’ sono due parole in contraddizione.
                      Per questo all’inizio non prevedevo di celebrare una Messa per i cattolici in questo viaggio: volevo insistere su una testimonianza ecumenica.
                      Poi ho riflettuto bene sul mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri Paesi vicini, come la Norvegia e la Danimarca. Allora, rispondendo alla fervida richiesta della comunità cattolica, ho deciso di celebrare una Messa, allungando il viaggio di un giorno.”

                      Quanto al programma, non è possibile che “non ci fosse tempo” per la Messa, perché il programma di un viaggio apostolico lo stabilisce il Papa coi suoi collaboratori, e la prima cosa cui il Papa e i suoi collaboratori devono pensare nella stesura del programma di un viaggio apostolico è proprio di individuare tempo e luogo per celebrare la Santa Messa…

                    7. @Alessandro, qui il programma del Viaggio Apostolico del Santo Padre in Svezia (in occasione della Commemorazione comune Luterano-Cattolica della Riforma 31 Ottobre – 1 Novembre 2016):

                      Lunedì, 31 ottobre 2016
                      8.20 Partenza in aereo dall’Aeroporto di Roma/Fiumicino per Malmö
                      11.00 Arrivo all’Aeroporto Internazionale di Malmö – Accoglienza ufficiale
                      11.05 Incontro con il Primo Ministro all’Aeroporto Internazionale di Malmö
                      13.50 Visita di cortesia alla Famiglia Reale nel Palazzo Reale Kungshuset a Lund
                      14.30 Preghiera Ecumenica comune nella Cattedrale Luterana di Lund
                      16.40 Evento Ecumenico nella Malmö Arena a Malmö
                      18.10 Incontro con Delegazioni Ecumeniche nella Malmö Arena

                      Martedì, 1 novembre 2016
                      9.30 Santa Messa nello Swedbank Stadion a Malmö
                      12.30 Congedo Ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Malmö
                      12.45 Partenza in aereo per Roma/Ciampino
                      15.30 Arrivo all’aeroporto di Roma/Ciampino

                      Come si può vedere è presente una Celebrazione Eucaristica. Tempi modi e luoghi penso siano da rimettere al discernimento della Santa Sede.

                      Sul senso e il “tema” centrale di questo Viaggio Apostolico, come tu ben sai abbiamo un illustre precedente nella Visita Pastorale in Germania di Giovanni Paolo II.

                      Da questa visita e dai discorsi di allora possiamo leggere:

                      «5. Il compito dell’evangelizzazione riguarda ugualmente tutti i cristiani; siano essi cattolici, ortodossi o protestanti. Dobbiamo portare concordemente nel mondo la testimonianza di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, che è risorto dai morti e ha rivelato a tutti gli uomini il volto dell’unico Dio. Tutti i cristiani sono chiamati a svolgere questa missione a seconda della loro vocazione. Il compito dell’evangelizzazione comprende il procedere l’uno verso l’altro e il procedere insieme dei Cristiani, che deve partire dall’interno; evangelizzazione e unità, evangelizzazione ed ecumenismo sono indissolubilmente legati tra di loro. Come ho sottolineato nella mia Enciclica sull’impegno ecumenico Ut unum sint: “È evidente, comunque, che la divisione dei cristiani è in contraddizione con la Verità che essi hanno la missione di diffondere, e dunque essa ferisce gravemente la loro testimonianza” (Ut unum sint, 98). Per questa ragione, citando le parole del mio predecessore Papa Paolo VI, “la sorte dell’evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla chiesa” (Evangelii nuntiandi, 77). Poiché la questione della nuova evangelizzazione mi sta molto a cuore, come Vescovo di Roma (nota: come Vescovo di Roma… ricorda qualcuno?) considero il superamento della divisione della cristianità “una delle priorità pastorali”. “Come, infatti, annunciare il Vangelo della riconciliazione, senza al contempo impegnarsi ad operare per la riconciliazione dei cristiani?” (Ut unum sint, 98).

                      6. Il nostro impegno odierno per una testimonianza comune a favore dell’unità non può rinunciare a occuparsi di Martin Lutero. Oggi, 450 anni dopo la sua morte, il tempo che è passato permette di comprendere meglio la persona e l’opera del riformatore tedesco e di essere più equi con lui. Non sono state solo le ricerche di importanti studiosi evangelici e cattolici a contribuire alla creazione di una immagine più completa e differenziata della personalità di Martin Lutero. Anche il dialogo tra luterani e cattolici ha dato un importante contributo al superamento delle antiche polemiche e all’avvicinamento a una visione comune.
                      Il pensiero di Lutero era caratterizzato da una notevole enfasi posta sull’individuo che indeboliva la consapevolezza delle esigenze della comunità. La richiesta di riforma della Chiesa fatta da Lutero, nel suo intento originario, era un appello alla penitenza e al rinnovamento che devono cominciare nella vita di ogni singola persona. Molti sono i motivi per i quali da quell’inizio si è poi arrivati a questa scissione. Tra questi vi sono la non corrispondenza della Chiesa cattolica, di cui già si era rattristato Papa Adriano VI con parole commoventi, il subentrare di interessi politici ed economici, e anche la stessa passione di Lutero, che lo trascinò ben oltre le sue intenzioni iniziali, fino a una critica radicale della Chiesa cattolica, della sua struttura e della sua dottrina. Tutti abbiamo delle colpe. Per questo tutti siamo sollecitati alla penitenza e tutti abbiamo bisogno di essere sempre di nuovo purificati dal Signore.»

                      da VISITA PASTORALE IN GERMANIA (21-23 GIUGNO 1996)
                      CELEBRAZIONE ECUMENICA DELLA PAROLA
                      DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

                      http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1996/june/documents/hf_jp-ii_spe_19960622_cathedral-paderborn.html (da leggersi magari per intero)

                      Come non vedere un agire che nel suo senso profondo e direi nel suo scopo manifesto, accomuna Papa Francesco con il suo illustre, nonché oggi Santo predecessore?

                      Se poi volessimo “scandalizzarci” di tempi, modi, dichiarazioni che riguardano la figura di Lutero, che dire di questi passaggi sempre di GPII:

                      DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
                      AI PARTECIPANTI A UN CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SU MARTIN LUTERO

                      Sabato, 24 marzo 1984

                      Egregi signori,
                      cari fratelli e sorelle in Cristo!

                      1. Siate i benvenuti! Nel rivolgervi un cordiale saluto, sono lieto di esprimervi il mio compiacimento per questo convegno internazionale di studio, che ben si inserisce tra le iniziative culturali promosse in occasione del V centenario della nascita di Martin Lutero. La ricorrenza, ampiamente celebrata in varie parti del mondo, ha offerto l’opportunità di una riflessione serena sulle complesse vicende del passato e ha aperto prospettive confortanti per il futuro.

                      “I tempi – osservava sant’Agostino – sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa” (S. Augustini, Confessiones, XI). Ed è appunto nella trama di questa triplice dimensione del tempo che voi avete posto questo vostro convegno. Nell’accogliervi per questo incontro, imploro lo Spirito perché ricolmi della sua pienezza questa vostra iniziativa, così densa di significato.

                      2. Molti cristiani, come anche circoli ecclesiali, nell’anno del quinto centenario della nascita di Lutero, per vie molteplici e iniziative varie, si sono trovati coinvolti nello sforzo di regolare un conto del passato ancora aperto, desiderando di affrettare i tempi della ricomposizione di quell’unità piena, per la quale il Salvatore pregò nel corso dell’ultima cena. Molti nostri contemporanei hanno utilizzato quest’occasione per un ripensamento, in spirito di amore cristiano serenamente aperto alla verità, degli eventi fatali e colmi di storia dell’epoca della Riforma. A tale interiore atteggiamento reca un particolare contributo il movimento spirituale, aperto a tutta la realtà, dell’Anno Santo della Redenzione. “Celebrando il mistero della redenzione ci collochiamo per ciò stesso su un terreno posto al di là delle incomprensioni e delle accidentali controversie della storia: il terreno del nostro comune essere in Cristo, da lui redenti” (Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad Patres Cardinales Romanaeque Curiae Praelatos, instante Nativitate Domini coram admissos, 9, die 23 dec. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1680). La riconciliazione è una dimensione che caratterizza l’Anno della Redenzione: riconciliazione con Dio e con i fratelli e le sorelle. E come potrebbe non essere presente in questa intenzione, e in modo preponderante, la riconciliazione fra i cristiani!

                      Ho già fatto rilevare che, relativamente a Martin Lutero, è indispensabile un duplice impegno nello sforzo di ricostruire l’unità: un coscienzioso lavoro di ricerca storica; e di dialogo della fede, nel quale si esprime la ricerca dell’unità nel presente (cf.Card.Willebrands, Epistula, die 31 oct. 1983)). Il vostro convegno corrisponde a entrambe queste tendenze. Il passato è presente. Si insinua nell’oggi, dispiegandovi ancora i suoi effetti. Per questa ragione ci dobbiamo porre davanti alla storia con uno sguardo sereno, senza partito preso, lasciandoci guidare soltanto dalla ricerca della verità. Noi vogliamo dare credito alla purificazione che la verità è capace di arrecare.

                      3. Nel programma dei vostri lavori trovano posto le complesse realtà politiche, sociali, economiche e religiose di quel periodo di profondo rivolgimento che fu il XVI secolo. Voi dedicate, inoltre, una particolare attenzione alla grande figura di quell’uomo di Chiesa, teologo ed umanista, che fu Egidio da Viterbo. Nelle varie tappe della sua feconda esistenza egli fu intimamente legato alla vita della Chiesa cattolica, collaborando con la Santa Sede nella turbinosa epoca della prima metà del secolo sedicesimo.

                      La sua vasta cultura teologica e umanistica, il suo orientamento spirituale e la sua esistenza informata dalla virtù, furono come un faro di luce, un segnale di speranza per la Chiesa del suo tempo, così assetata di rinnovamento spirituale, di penitenza, di conversione. Egli trovò nel papa Adriano IV l’avvocato e promotore della sua istanza di riforma. Nella guida dell’ordine degli Eremiti agostiniani, come superiore generale, si adoperò con tenacia per conseguire simultaneamente l’obiettivo della riforma e del mantenimento dell’unità dell’ordine.

                      Come ben sappiamo, le molteplici forze spirituali, politiche e socio-culturali di quell’epoca, si dimostrarono troppo tumultuose per essere ricomposte in unità in seno alla Chiesa. L’Europa cominciò a subire un cambiamento che sfociò in una profonda modificazione della sua fisionomia. La sua unità, già fragile e instabile, cominciò ad esperire un inarrestabile declino.

                      4. Oggi si risveglia fra i cristiani d’Europa una coscienza nuova, della loro specifica responsabilità nella costruzione di un’Europa unita, che tragga ispirazione ed energia da quella tradizione cristiana che unisce tutti i suoi popoli. Non si deve dimenticare – e tanto meno rinnegare – che la vita di questi popoli, al Nord come al Sud, all’Est come all’Ovest, è obiettivamente radicata in valori cristiani: e questi comuni valori cristiani possono ridare loro la consapevolezza di appartenere ad un’unica famiglia di popoli. Va crescendo fra i cristiani divisi l’istanza profonda di ritrovare la loro unità storica per costruire insieme la dimora della famiglia dei popoli europei. L’unità dei cristiani è profondamente connessa all’unificazione del continente; questa è la nostra vocazione e il nostro compito storico nell’ora presente.

                      Vi rendo grazie perché voi schiudete il vostro convenire a questi vasti orizzonti nei quali passato, presente e futuro vibrano insieme per dare forma, con le prospettive che aprono, all’impegno di quanti hanno a cuore i destini dell’umanità redenta da Cristo.

                      Possano emergere, dal vostro convegno, nuovi impulsi autentici per il superamento del doloroso passato, per la promozione dell’unità dei cristiani, per la riconciliazione fra gli uomini e per lo sviluppo del processo di integrazione europea in tutta la sua ricchezza. L’Europa è una grande sfida, ma è anche un’opportunità straordinaria per tutti coloro che portano il nome di Cristo scolpito sulla loro fronte. Dio benedica il vostro lavoro.

                      Ciao

                    8. Giusi

                      Alessandro almeno noi le parole del Papa le leggiamo. I papolatri nemmeno e poi accusano di diffamazione.

                    9. Alessandro

                      @Bariom

                      1) Lo so benissimo che nel programma del viaggio apostolico è prevista la santa Messa.

                      Se hai la pazienza di leggermi, noterai che non ho negato questo, ma ho discusso altro.

                      Ho commentato queste recenti parole di Francesco:

                      “Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri. ‘Cattolico’ e ‘settario’ sono due parole in contraddizione. PER QUESTO all’inizio non prevedevo di celebrare una Messa per i cattolici in questo viaggio: volevo insistere su una testimonianza ecumenica.

                      Poi ho riflettuto bene sul mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri Paesi vicini, come la Norvegia e la Danimarca. Allora, rispondendo alla fervida richiesta della comunità cattolica, ho deciso di celebrare una Messa, allungando il viaggio di un giorno.
                      Infatti volevo che la Messa fosse celebrata non nello stesso giorno e non nello stesso luogo dell’incontro ecumenico per evitare di confondere i piani. L’incontro ecumenico va preservato nel suo significato profondo secondo uno spirito di unità, che è il mio.”

                      Il mio commento è qua:

                      https://costanzamiriano.com/2016/10/28/luomo-non-e-il-cancro-del-pianeta/#comment-119614

                      da lì, come vedi, è partito un confronto con altri lettori.

                      Il centro delle riserve che ho espresso in quel commento, e che non posso che ribadire, è il seguente:

                      “Pensare che celebrare la Santa Messa per i fedeli cattolici, cui il Papa è chiamato a provvedere, possa attentare allo spirito di unità e indulgere a qualche forma di settarismo, è fraintendimento non piccolo.

                      La celebrazione del sacrificio eucaristico, comandata da Cristo stesso, non può essere “contro” qualcuno, perché celebrando l’Eucaristia Cristo rinnova la Sua oblazione perfetta per la salvezza universale.

                      Ogni celebrazione eucaristica va dunque a soccorso di ogni peccatore, quale che sia il suo “grado” di vicinanza alla Chiesa di Cristo, cioè alla Chiesa Cattolica.

                      Il Papa non può che farsi ovunque portatore del dono che anch’egli ha ricevuto da Dio, cioè non può che offrire a tutte le genti “la pienezza dei mezzi salvifici” che si trova nella Chiesa Cattolica, e in nessun’altra Chiesa o comunità cristiana (cfr. Congregazione per la dottrina della Fede, Dominus Iesus, n. 22).”

                      2) “Poiché la questione della nuova evangelizzazione mi sta molto a cuore, come Vescovo di Roma (nota: come Vescovo di Roma… ricorda qualcuno?) considero il superamento della divisione della cristianità “una delle priorità pastorali”.”

                      Certo che il superamento della divisione della cristianità è una delle priorità pastorali. Non mi permetterei di negarlo. Va benissimo conoscersi sempre meglio e deporre animosità annose e preconcette.

                      Dobbiamo però chiederci: come deve avvenire questo “superamento della divisione”? E che cosa significa concretamente questo superamento? Che significa l’auspicabilissima “unità dei cristiani”?

                      Non vedo altra risposta vera che la seguente: il cattolico non può che auspicare di cuore che il fratello cristiano aderisca completamente alla Chiesa Cattolica, cioè all’unica Chiesa di Cristo, nella quale si trova la pienezza dei mezzi salvifici.
                      Nessun altro senso di “unità dei cristiani” ritengo auspicabile per un cattolico che voglia davvero il bene di un fratello cristiano non cattolico.

                      Un cattolico non può far altro che pregare e operare santamente (senza sotterfugi, menzogne, intimidazioni, cioè in modo gradito a Dio) affinché i fratelli che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica lo diventino (ovviamente, questa piena comunione non comporta la dismissione, da parte dei fratelli separati, di quelle loro peculiari tradizioni teologiche, sapienziali e liturgiche che siano compatibili con l’ortodossia cattolica, e che possono costituire una ricchezza da condividere con tutti i cattolici)

                      Quanto dico è perfettamente conforme a quanto Giovanni Paolo II volle che fosse scritto nella Dominus Iesus (Congregazione per la dottrina della Fede, anno 2000):

                      “Esiste quindi un’unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui” (n. 17)

                      “« Non possono, quindi, i fedeli immaginarsi la Chiesa di Cristo come la somma – differenziata ed in qualche modo unitaria insieme – delle Chiese e Comunità ecclesiali; né hanno facoltà di pensare che la Chiesa di Cristo oggi non esista più in alcun luogo e che, perciò, debba esser soltanto oggetto di ricerca da parte di tutte le Chiese e comunità ».
                      Infatti «gli elementi di questa Chiesa già data esistono, congiunti nella loro pienezza, nella Chiesa Cattolica e, senza tale pienezza, nelle altre Comunità »
                      La mancanza di unità tra i cristiani è certamente una ferita per la Chiesa; non nel senso di essere privata della sua unità , ma « in quanto la divisione è ostacolo alla realizzazione piena della sua universalità nella storia » ” (n. 17)

                      Quanto ho scritto su che cosa debba essere l’auspicabile “unità dei cristiani” lo apprendo dunque da ciò che Giovanni Paolo II volle fosse scritto nella Dominus Iesus.

                      Che Francesco concordi con questa concezione di “unità dei cristiani”, e ne tragga consone conseguenze per impostare un sano ecumenismo, è quanto debbo presumere per il fatto che egli è il Papa, ma è pure ciò che francamente non mi riesce di trovare esplicitamente nei suoi scritti, nelle sue parole; anzi, mi pare che sovente le sue parole al riguardo siano stridenti con questa sana concezione di “unità dei cristiaini”.
                      Se puoi aiutarmi a risolvere questa difficoltà, te ne sarei grato.

                      Ricambio il saluto.

                    10. Caro Alessandro, scrivi:

                      “Non vedo altra risposta vera che la seguente: il cattolico non può che auspicare di cuore che il fratello cristiano aderisca completamente alla Chiesa Cattolica, cioè all’unica Chiesa di Cristo, nella quale si trova la pienezza dei mezzi salvifici.
                      Nessun altro senso di “unità dei cristiani” ritengo auspicabile per un cattolico che voglia davvero il bene di un fratello cristiano non cattolico.

                      Un cattolico non può far altro che pregare e operare santamente (senza sotterfugi, menzogne, intimidazioni, cioè in modo gradito a Dio) affinché i fratelli che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica lo diventino (ovviamente, questa piena comunione non comporta la dismissione, da parte dei fratelli separati, di quelle loro peculiari tradizioni teologiche, sapienziali e liturgiche che siano compatibili con l’ortodossia cattolica, e che possono costituire una ricchezza da condividere con tutti i cattolici)”

                      E io non posso che essere totalmente d’accordo con questa visione.

                      Come arrivare a ciò? Al di là delle singole iniziative, si tratta ancora oggi di muovere singoli piccoli (o grandi… possono talora divenire grandi) passi e dobbiamo riconoscere grati a Dio che negli ultimi tempi, già prima di Papa Francesco, è la Chiesa Cattolica che per prima si è spesa in questa Opera di Comunione (talvolta non ben accetta né ad intra, né ad extra), a dimostrazione che in Ella pienamente agisce lo Spirito Santo che questa Comunione desidera.
                      In questi “piccoli” (grandi) passi colloco azioni e scelte che possono apparire “timide” o peggio per alcuni “rinunce” se non “tradimenti”.

                      Questo è il mio “sentire” e mi spiace sia ben poca cosa rispetto il tuo sentire (“mi pare che sovente le sue parole al riguardo siano…”) tale da aiutarti a risolvere la tua difficoltà.

                      Il Tempo e gli avvenimenti chiariranno la verità delle cose e la bontà delle Opere (non tanto chi abbia torto o ragione su un diverso interpretare che è veramente misera cosa), ciò che io vedo come un problema nel diverso “sentire” o interpretare è che il quell’amore filiale che spesso e giustamente ricordi, il fedele deve avere verso il Santo Padre, è compresa anche la fiducia.
                      La mia esperienza di figlio e di padre poi, mi ha insegnato come da figli, spesso si mette in dubbio l’opera dei propri genitori (del padre in particolare) credendo – a torto – di avere una chiara visone di ciò che sia buono fare o dire per un’intera Famiglia (non ne parliamo se numerosa), ma così spesso non è.
                      Non applicherei poi l’umana visone della fiducia come un aspetto che è da “guadagnarsi”, giacché qui è coinvolta la Fede e appunto l’Amore Filiale.

                      Certo siamo liberi di affermare “ho perduto del tutto la fiducia!”, ma con essa certamente l’Amore ed anche, come diretta conseguenza l’Obbedienza.
                      Ci muoviamo quindi sempre su un crinale scivoloso, sul quale poi Satana tende volentieri e abilmente i suoi tranelli nel tentativo di incrinare in noi Fiducia (Fede) ed Obbedienza.
                      Le estreme e peggiori conseguenza sono quelle che tanto ci agitano quando parliamo di Lutero.

                    11. Alessandro

                      @Bariom

                      Ti inviterei a mostrarmi, ad esempio, come siano compatibili con quel sano ecumenismo (e con quella retta concezione dell’unità dei cristiani) di cui ho detto queste parole pronunciate da Francesco il 15 novembre 2015 durante la visita alla chiesa evangelica luterana di Roma:

                      “Grazie, Signora [Anke de Bernardinis, luterana sposata con un italiano cattolico].

                      Alla domanda sul condividere la Cena del Signore non è facile per me risponderLe, soprattutto davanti a un teologo come il cardinale Kasper!
                      Ho paura!

                      Io penso che il Signore ci ha detto quando ha dato questo mandato: “Fate questo in memoria di me”. E quando condividiamo la Cena del Signore, ricordiamo e imitiamo, facciamo la stessa cosa che ha fatto il Signore Gesù. E la Cena del Signore ci sarà, il banchetto finale nella Nuova Gerusalemme ci sarà, ma questa sarà l’ultima.

                      Invece nel cammino, mi domando – e non so come rispondere, ma la sua domanda la faccio mia – io mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai teologi, a quelli che capiscono.

                      E’ vero che in un certo senso condividere è dire che non ci sono differenze fra noi, che abbiamo la stessa dottrina – sottolineo la parola, parola difficile da capire – ma io mi domando: ma non abbiamo lo stesso Battesimo? E se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo camminare insieme. Lei è una testimonianza di un cammino anche profondo perché è un cammino coniugale, un cammino proprio di famiglia, di amore umano e di fede condivisa. Abbiamo lo stesso Battesimo. Quando Lei si sente peccatrice – anche io mi sento tanto peccatore – quando suo marito si sente peccatore, Lei va davanti al Signore e chiede perdono; Suo marito fa lo stesso e va dal sacerdote e chiede l’assoluzione.

                      Sono rimedi per mantenere vivo il Battesimo. Quando voi pregate insieme, quel Battesimo cresce, diventa forte; quando voi insegnate ai vostri figli chi è Gesù, perché è venuto Gesù, cosa ci ha fatto Gesù, fate lo stesso, sia in lingua luterana che in lingua cattolica, ma è lo stesso.

                      La domanda: e la Cena? Ci sono domande alle quali soltanto se uno è sincero con sé stesso e con le poche “luci” teologiche che io ho, si deve rispondere lo stesso, vedete voi. “Questo è il mio Corpo, questo è il mio sangue”, ha detto il Signore, “fate questo in memoria di me”, e questo è un viatico che ci aiuta a camminare.

                      Io ho avuto una grande amicizia con un vescovo episcopaliano, 48enne, sposato, due figli e lui aveva questa inquietudine: la moglie cattolica, i figli cattolici, lui vescovo. Lui accompagnava la domenica sua moglie e i suoi figli alla Messa e poi andava a fare il culto con la sua comunità. Era un passo di partecipazione alla Cena del Signore. Poi lui è andato avanti, il Signore lo ha chiamato, un uomo giusto.

                      Alla sua domanda Le rispondo soltanto con una domanda: come posso fare con mio marito, perché la Cena del Signore mi accompagni nella mia strada? E’ un problema a cui ognuno deve rispondere.
                      Ma mi diceva un pastore amico: “Noi crediamo che il Signore è presente lì. E’ presente. Voi credete che il Signore è presente. E qual è la differenza?” – “Eh, sono le spiegazioni, le interpretazioni…”.

                      La vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni. Sempre fate riferimento al Battesimo: “Una fede, un battesimo, un Signore”, così ci dice Paolo, e di là prendete le conseguenze. Io non oserò mai dare permesso di fare questo perché non è mia competenza. Un Battesimo, un Signore, una fede. Parlate col Signore e andate avanti. Non oso dire di più.”

                      http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/november/documents/papa-francesco_20151115_chiesa-evangelica-luterana.html

                      Se ci capisci qualcosa sei bravo, e se mi mostri che queste parole sono compatibili con il sano ecumenismo di cui dicevo, sei bravissimo…

                    12. Alessandro

                      Caro Bariom,

                      per quanto mi riguarda, il problema è che in coscienza non posso prestare fiducia al Santo Padre quando in coscienza mi sono convinto – e dopo averci meditato parecchio – che sbaglia, e talora gravemente.

                      Se il Papa sbaglia, non posso seguirlo, no.

                      Questo per me è il tempo in cui il cattolico deve tenersi stretto al Magistero autentico della Chiesa e, purtroppo, rendersi conto (crudamente, se necessario) che, prima di assentirvi, deve vagliare con la massima attenzione ciò che questo Papa fa e dice; è un tempo straordinario e irto, in cui il cattolico non può – come dovrebbe accadere in tempi ordinari – aderire e corrispondere cordialmente, lietamente e quasi spontaneamente a ciò che il Papa dice e fa; tempo straordinario di combattimento spirituale tostissimo, in cui usare devozione filiale al Papa significa non seguirlo nei suoi errori, pregare perché si ravveda, e secondarlo solo in ciò che ci si è accuratamente assicurati essere conforme al Magistero autentico della Chiesa.

                      Purtroppo vedo cattolici in buona fede che stanno seguendo il Papa nei suoi errori solo perché è il Papa, e non si avvedono dei suoi errori non perché non abbiano occhi per vederli ma perché non osano nemmeno prendere in considerazioni la possibilità che sbagli, giacché la sola ipotesi di accettare che ciò possa accadere gli farebbe crollare il mondo addosso, sarebbe un colpo di maglio terribile alla loro fede.
                      Li capisco umanamente, li sento fratelli amatissimi e prego per loro anche se pesantemente dissentono dalle mie convinzioni, ma non posso seguitare ad assecondarli nella loro cieca, totale, illimitatamente fiduciosa obbedienza a Bergoglio (che l’ortodossia cattolica non esige).

                      So che mi gioco tanto agendo così, ma devo fare i conti con la mia coscienza e accettare di stare in quel duro combattimento spirituale che sono convinto che Dio chieda al cattolico in questo momento.

                      Tutto ciò però senza perdere la speranza e la gioia, perché il cattolico è uomo di gioia (la Resurrezione, la Vita, l’immancabile Amore misericordioso dell’Onnipotente per me piccolo peccatore, la beatitudine eterna!) e l’unica cosa da temere è il proprio peccato, quello che ci allontana da Dio e ci porta alla dannazione. Ci mancherebbe solo che predicassi bene (aderite a tutto il Magistero autentico della Chiesa!) e poi razzolassi contro quel Magistero! 😉 come purtroppo talora accade (ma questa è una cosa di cui si occupa il mio confessore 😉 )

                      Comunque non ho nessuna intenzione di restare su questo blog per fare l’opposizione telematica al Papa. Quando son tornato qui l’ho fatto perché assistevo su tutti i mezzi di informazione ufficiale cattolica a un tentativo corale e massiccio per far passare il capitolo 8 di Amoris laetitia come compatibile con l’ortodossia cattolica (anzi: il non plus ultra della misericordia, una vera benedizione dello Spirito!), sbertucciando chi dissentisse, e ho sperato che chi passasse di qui potesse venire a sapere dal sottoscritto che (come ormai affermano palesemente o almeno fanno intendere cardinale e vescovi) non è affatto vero, che è informazione di regime, che quel capitolo 8 fa a cazzotti di brutto con l’ortodossia cattolica.
                      E fosse solo Amoris laetitia…

                      Comunque, ripeto, io qui non voglio più parlare del Papa, a meno che non ci sia tirato per i capelli, e qualcuno scriva al suo riguardo cose che proprio non posso accettare.

                    13. @Alessandro questo è un tempo di combattimento per molti e il combattimento rimanda sempre a sofferenze e a ferite.

                      Lacerante il combattimento tra sé, la propria coscienza e le cose intorno, soprattutto quelle amate quando sembrano rivolgersi contro di noi o altri, di cui ci facciamo carico.

                      Triste e doloroso il combattimento a cui assistiamo tra coloro che dovrebbero amarsi come Fratelli…
                      Io ti considero un Fratello in Cristo e non un avversario (neppure dialettico) e non sono indifferente alla sofferenza che esprimi.

                      Ricordiamoci l’un l’altro nella preghiera. Tutto troverà un senso, perché tutto Dio permette per un bene maggiore e per la nostra salvezza.

                      Ti abbraccio.

                    14. Alessandro

                      @Bariom

                      Ricambio con affetto il più sincero abbraccio a te che mi sei carissimo fratello in Cristo.

                      Ringrazio per le preghiere che sarà una gioia contraccambiare, e che mi permetto di estendere a tutte le sorelle e i fratelli del blog, anche a quelli che su queste “colonne” si menano un po’ tra di loro, anche a quelli con cui dissento e con cui continuerò a dissentire 😉

    2. Enrico Turomar

      ‘forse,invece che affidarsi ad aspiranti stregoni e cultori della new age climatica per scrivere encicliche, sarebbe opportuno si occupasse un po’ di più di questo’

      Era un po’ che mancava il commento di invito al Papa ad occuparsi di altro. Il bello è che se c’è qualcuno che parla del Medio Oriente è proprio il Papa.

        1. Alessandro

          Sì, la capacità argometativa di Enrico Turomar è veramente al lumicino.
          Non ci prova neanche a mostrare che il Papa non si sta affidando, purtroppo, ad aspiranti stregoni e cultori delle new age climatica, come ampiamente documentato…

          1. Enrico Turomar

            Alessandro, chiariscimi per cortesia.
            O Jeffrey Sachs non va bene come persona e quindi anche quando collabora alla Centesimus Annus, e allora lo spieghi a Giusi, o mi dici dove ha influenzato la Laudato sì ed i relativi errori.
            Come scritto in risposta ad Antonio e come dovrebbe aver notato chi l’ha letta, i cambiamenti climatici occupano pochissime pagine dell’enciclica. E comunque sicuri che siano tutte balle solo perché la teoria è sostenuta anche dalle persone ‘sbagliate’?

            1. Alessandro

              A me Jeffrey Sachs in Vaticano non sta bene perché, come dicevo, è un malthusiano paladino della contraccezione e dell’aborto (la cosiddetta “salute riproduttiva”), e ha un ruolo abnorme in Vaticano, da un riverito maestro di pensiero che ha dettato le linee guida in eventi internazionali promossi dalla Pontificia accademia delle scienze, su questioni tipo “le dimensioni morali del cambiamento climatico e dell’umanità sostenibile”.

              La meno di Sachs nelle Centesimus annus non la vedo, nella Laudato si’ la scorgo nello spazio dedicato al climate change e alle sue origini.

              Quanto alla Laudato si, non ti posso commentare qua tutta un’enciclica.

              “E comunque sicuri che siano tutte balle solo perché la teoria è sostenuta anche dalle persone ‘sbagliate’?”

              Personalmente non ho mai pensato che quelle sul climate change siano tutte balle perché la teoria è sostenuta anche dalle persone ‘sbagliate’.
              Non essendo un esperto del settore, non pretendo di dirimere la questione, ma, essendo il tema rovente, ho cercato di informarmi e ho maturato la convinzione che si tratti di grosse balle divulgate per biechi interessi economici, e mi dispiace quindi che in Vaticano diano spago a queste balle e ai loro cantori.

              1. Alessandro

                Ma, non essendo io un esperto, capisco benissimo che la mia opinione al riguardo possa essere legittimamente considerata irrilevante.

                Però mi permetto di consigliare di ascoltare anche l’altra campana, la meno ascoltata, cioè di fare la fatica di ascoltare anche gli argomenti di quegli scienziati che affermano che si tratta di grosse balle…

                1. CP

                  A me piace molto ascoltare gli scienziati che affermano che si tratta di grosse balle. C’è un professore di Belkeley che nel suo libro “Physics for future presidents” (tiene il corso di fisica per gli studenti di scienze politiche) ha sfatato diversi miti dell’ecocatastrofismo, in particolare una serie di errori e manipolazioni nel film di Al Gore.
                  Per questo ha ricevuto critiche asprissime ed è stato ostracizzato dai suoi colleghi di Berkely, avamposto del pensiero liberal. Allora, per dimostrare che lui si basa su dati e non ideologie, con il suo gruppo di ricerca ha raccolto e ri-analizzato tutti i dati disponibili sulla temperatura, da 36.866 stazioni meteo sparse in tutto il mondo, 5 volte di più di quelle analizzate in studi precedenti, facendo attenzione a evitare i possibili errori di cui gli scettici avevano accusato questi studi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change. Un terzo delle stazioni ha riportato temperature in diminuzione, due terzi un aumento. I risultati hanno confermato l’IPCC: la terra si sta scaldando, anche se non al ritmo vertiginoso che gli eco-catastrofisti ci vogliono far credere, e l’aumento di temperatura coincide con l’aumento di CO2.
                  (“Energy for future presidents”, di Richard Muller)
                  A me questo sembra uno scienziato che fa onestamente il suo mestiere. Dice che la maggior parte delle informazioni presentate al pubblico sono esagerate o distorte, ma il riscaldamento globale esiste, è pericoloso, e vale la pena sforzarsi seriamente di fermarlo.

              2. CP

                Che Jeffrey Sachs detti le linee guida su “le dimensioni morali del cambiamento climatico e dell’umanità sostenibile” in effetti suona un po’ inquietante. Qualcuno sa cosa si è detto esattamente in quell’evento?

                    1. CP

                      Ok ho ascoltato il discorso di Jeffrey Sachs alla Pontificia Accademia.

                      Dipinge un quadro della situazione globale decisamente allarmista. I “senza precedenti” si sprecano. Ed è chiaro che l’aumento della popolazione lo preoccupa molto.

                      Però ha una visione molto articolata dei problemi del mondo, non solo CO2 e aumento demografico. Eliminare la povertà estrema è il primo obiettivo, non ridurre le emissioni. Oltre ai “soliti” cambiamenti climatici (ondate di caldo, alluvioni, incendi, siccità, cicloni) e altri problemi ecologici (acidificazione degli oceani, cicli idrogeologici, del fosforo e dell’azoto a rischio) parla anche di disoccupazione giovanile come “uno dei maggiori flagelli del pianeta”, di instabilità globale, di insicurezza e crisi nei giovani, illegittimità dei governi, corruzione, conflitti, enormi disuguaglianze.

                      E anche la soluzione che propone è molto articolata. Investimenti mirati in sanità, educazione, fognature e acqua pulita, infrastrutture nelle regioni povere. Lavoro, anche per i giovani, uguaglianza di genere, diritti umani, accesso universale a servizi sanitari di base ed educazione. Passaggio a un’economia sostenibile, energie rinnovabili, agricoltura e città sostenibili. E buon governo, pubblico e privato: responsabilità di governi e imprese (basta corruzione, basta truffe), monitoraggio, fine dei paradisi fiscali.

                      La cosa più interessante è che secondo lui ci vuole un’etica globale: “senza un’idea comune di che cosa significhi prendersi cura gli uni degli altri, del pianeta e delle generazioni future, non è possibile raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
                      E cita le dottrine sociali della Chiesa come mattoni per costruire un’etica universale: il principio che i bisogni dei poveri vengono prima, che la pace viene da uno sviluppo rispettoso dell’uomo, che l’etica deve essere alla base di ogni transazione di mercato (il contrario di quello che succede oggi), la sussidiarietà…

                      È un paladino di contraccezione e aborto, ma all’Onu lo sono quasi tutti. È anche tante altre cose. I problemi del mondo sono tanti, complessi, e necessitano della collaborazione di tutti. O qualcuno ci costringe tutti a lavorare insieme – ma nessuno è così potente, e la coercizione non piace a nessuno – oppure ognuno si prende la propria responsabilità e fa la sua parte. Cioè un’etica globale. Che Sachs la voglia costruire con la dottrina sociale della Chiesa, mi sembra una cosa positiva.

                    2. Alessandro

                      CP

                      Grazie per la sintesi su Sachs.

                      Non ti starò a ripetere che per me è una grossa balla che ci sono e/o ci saranno disastri climatici causati da emissione di CO2 ad opera dell’uomo.

                      Scrivi:

                      “È un paladino di contraccezione e aborto, ma all’Onu lo sono quasi tutti. È anche tante altre cose. I problemi del mondo sono tanti, complessi, e necessitano della collaborazione di tutti. O qualcuno ci costringe tutti a lavorare insieme – ma nessuno è così potente, e la coercizione non piace a nessuno – oppure ognuno si prende la propria responsabilità e fa la sua parte. Cioè un’etica globale. Che Sachs la voglia costruire con la dottrina sociale della Chiesa, mi sembra una cosa positiva.”

                      Ma come fai realisticamente a collaborare con uno con cui non condividi quasi niente?

                      – non condividi quali siano i problemi (i fantomatici disastri climatici)
                      – non condividi la visione dell’uomo (Sachs è ateo e abortista e fautore della “salute riproduttiva”, e quindi è impossibile che accetti la dottrina sociale della Chiesa, perché tutta la dottrina sociale della Chiesa poggia sull’indisponibilità della vita di ogni essere umano e sulla sua vocazione alla beatitudine eterna come vocazione che dà senso a tutta ma proprio tutta la sua vita terrena)

                      Inoltre, quanto all’etica globale, con il Magistero della Chiesa riconosco che esista una legge morale naturale conoscibile e abbracciabile anche da chi non è credente cattolico, ma gente come Sachs nega la legge morale naturale, ne nega i contenuti fondamentali, quindi non vedo che intesa possiamo trovare.

                      In tanti – non solo Sachs – si riempiono la bocca di espressioni quali “etica globale”, “etica universale comune” (è tutto un parlare di finanza etica, cibo etico, commercio etico ecc.), ma la domanda da farsi è: è davvero buona, cioè davvero etica questa etica di cui si parla in lungo e in largo?

                      Scrive Benedetto XVI nella enciclica Caritas in veritate (n. 45):

                      “Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico.
                      L’economia infatti ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona.

                      Oggi SI PARLA MOLTO DI ETICA in campo economico, finanziario, aziendale. Nascono Centri di studio e percorsi formativi di business ethics; si diffonde nel mondo sviluppato il sistema delle certificazioni etiche, sulla scia del movimento di idee nato intorno alla responsabilità sociale dell’impresa.

                      Le banche propongono conti e fondi di investimento cosiddetti « etici ». Si sviluppa una « finanza etica », soprattutto mediante il microcredito e, più in generale, la microfinanza. Questi processi suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno. I loro effetti positivi si fanno sentire anche nelle aree meno sviluppate della terra.

                      È bene, tuttavia, elaborare anche un valido criterio di discernimento, in quanto si nota un certo ABUSO dell’aggettivo « etico » che, adoperato in modo generico, si presta a designare contenuti anche molto diversi, al punto da far passare sotto la sua copertura decisioni e scelte CONTRARIE alla giustizia e al vero bene dell’uomo.

                      Molto, infatti, dipende dal sistema morale di riferimento. Su questo argomento la dottrina sociale della Chiesa ha un suo specifico apporto da dare, che si fonda sulla creazione dell’uomo “ad immagine di Dio” (Gn 1,27), un dato da cui discende l’inviolabile dignità della persona umana, come anche il trascendente valore delle norme morali naturali. Un’etica economica che prescindesse da questi due pilastri rischierebbe inevitabilmente di perdere la propria connotazione e di prestarsi a strumentalizzazioni; più precisamente essa rischierebbe di diventare funzionale ai sistemi economico-finanziari esistenti, anziché correttiva delle loro disfunzioni.

                      Tra l’altro, finirebbe anche per giustificare il finanziamento di progetti che etici non sono. Bisogna, poi, non ricorrere alla parola « etica » in modo ideologicamente discriminatorio, lasciando intendere che non sarebbero etiche le iniziative che non si fregiassero formalmente di questa qualifica. Occorre adoperarsi — l’osservazione è qui essenziale! — non solamente perché nascano settori o segmenti « etici » dell’economia o della finanza, ma perché l’intera economia e l’intera finanza siano etiche e lo siano non per un’etichettatura dall’esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura. Parla con chiarezza, a questo riguardo, la dottrina sociale della Chiesa, che ricorda come l’economia, con tutte le sue branche, sia un settore dell’attività umana”.

        2. vale

          @giusi

          appunto.anche perché non mi pare che i consulenti citati siano così rappresentativi-anche per le loro controverse e non provate teorie,anzi, meglio, ideologie- della comunità scientifica.

          ma tant’è…

          in quanto al resto,i varii vescovi della zona siriana ed irakena sono tra i primi a chiedere interventi un po’ più incisivi da parte della Santa sede.

          ci mancava,si vede, anche il commento di chi, le notizie, o non le legge- le notizie,dico, non i commenti- o non se li ricorda.

          ma tant’è anche questo…

            1. Enrico Turomar

              Nel frattempo…

              ZENIT – Servizio quotidiano

              Posted by Redazione on 29 October, 2016

              Caritas: il 31 ottobre una preghiera per la Siria con il Papa

              Posted by Redazione on 29 October, 2016

              Papa con profughi siriani
              Durante l’incontro di lunedì 31 ottobre a Malmo con i leader luterani svedesi, in occasione della commemorazione dei 500 anni della riforma luterana, papa Francesco reciterà una preghiera per la Siria, nell’ambito della campagna promossa da Caritas Internationalis, Siria: la pace è possibile.

            2. vale

              te le vai a cercare.

              sia asianews-mica la pravda dell’era breznev- ne ha riportati a iosa.
              idem altri siti.( uno tra gli altri “vietato parlare” dedicato particolarmente alla questione siriana.e nello stesso sito, su: su link utili. ne trovi almeno un centinaio.)

              cmq, con tutte le polemiche che ho fatto su questo blog, e che ho promesso di non fare più-ma se uno mi ci tira per i capelli….- non mi sono mai permesso, neppure velatamente, di velatamente dire che chi commenta, finché non produce i documenti, racconti palle.

              che è quello che stai dicendo.

              siccome, inoltre, su altri post dove abbiamo parlato, proprio in questo blog, sia della enciclica in questione che di riscaldamento globale, pardon, visto che la bufala del riscaldamento globale non regge più, soprattutto dopo che gli hacker russi hanno spiattellato tutte le email dove le università che fornivano i dati del famigerato rapporto onu erano invitate a taroccare i dati, si è passati al cambiamento climatico che non vuol dire nulla, visto che questo pianeta li ha sempre avuti,vi sono riferimenti a iosa ti mando cordialmente un saluto e-contemporaneamente – un addio.

              pace e bene.

              ed un po’ meno di spocchia.

              1. Enrico Turomar

                Vale,
                1) nelle discussioni è norma citare le fonti sui cui si basano le proprie affermazioni;
                2) qua, e ripeto QUA, a me link e fonti li hanno chiesti e perbacco il tempo non ho nessuna intenzione di perderlo solo io;
                3) il Papa, troverai facilmente i link, parla sempre di ( e prega ed invita a pregare per il) Medioriente ed invita le Nazioni a fare qualcosa, come potrebbe essere più incisivo suggeriscilo tu.

  3. Antonio Spinola

    Non intendo allontanarmi dal soggetto del post, ma concedetemi una digressione.
    Noto che, sempre più diffusamente e insistentemente, a causa di questa inarrestabile crisi economica, il livore e la condanna senza appello tenda a concentrarsi particolarmente su quell’Unidentifie Financial Object dai contorni amebici che comprende tutto ciò che gira attorno agli interessi economici delle multinazionali, delle centrali finanziarie e del capitale “globale”. Ovviamente questi interessi si intrecciano necessariamente con l’attività politica, e allora qualcuno, volendo essere un po’ più preciso, parla esplicitamente di politiche neo-liberiste devastanti…, di frutti avvelenati del free market e della sua invisible hand…
    Ovviamente c’è del vero in tutto questo, ma attenzione ai giochi di prestigio (del potere) e all’eterogenesi dei fini (dei suoi utili idioti). Perché più cresce la repulsione intorno all’idea di libero mercato, più il “potere globale” accelera la sua ascesa, il suo passaggio dalla “mano invisibile” a quella visibilissima ma pesantissima del governo totale “definitivo”, totalitario in senso assoluto, sotto il cui unico ombrello tutti dovranno restare. Altri ombrelli infatti non ce ne saranno. (In fondo la Brexit sarebbe -anche- una reazione a questa drammatica prospettiva)
    Condivisibile quello che E. Gotti Tedeschi va ripetendo da tempo e che scrive anche nel suo ultimo libro Un mestiere del diavolo: “…più figli fa più produce danno ambientale. Questa cultura ambientalista è ben accoppiata con la cultura neomalthusiana che negli anni ’75-80 produsse quel sentimento di anti-natalità le cui conseguenze oggi sopportiamo…per non inquinare facendo figli, si è maggiormente inquinato aumentando i consumi per compensare il crollo della natalità.”
    Ma questo non è altro che un’adattamento del libero mercato a scelte politiche che affondano le radici nell’ideologia ecologista-catastrofista di quegli anni (e che continua imperturbabile a dominare il dibattito politico odierno). La Chiesa ha sempre dimostrato un certo equilibrio, limitandosi a non interferire con quello che un po’ eufemisticamente viene chiamato il “consenso scientifico”, ma dopo la “Laudato Si” sembra essersi un po’ troppo affiancata a quelle tesi.

  4. CP

    Condivido l’articolo di Gotti-Tedeschi. Mi sembra che la Laudato Si’ dica cose molto simili. La soluzione non è la denatalità, ma bisogna cambiare i modelli di produzione e di consumo e in buona sostanza, la mentalità comune (cultura dello scarto).

    Che la Pontificia Accademia delle Scienze lavori con personaggi come Sachs o Ban Ki Moon, a me personalmente non fa problema. La posizione del Papa nella Laudato Si’ resta quella della Chiesa:

    [50] Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. … Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi.

    [120] non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto.

    e Monsignor Sorondo nel documento citato sopra (https://c-fam.org/turtle_bay/vatican-prelate-blasts-critics-of-climate-conference/) ha detto chiaramente:
    “Lei può essere sicuro che le due Accademie di cui sono Cancelliere sono contro l’aborto e contro il controllo delle nascite.”

    All’ONU quasi tutti sono a favore di aborto e riduzione delle nascite. Ma l’ONU è l’unico organismo sovranazionale riconosciuto più o meno da tutti i governi. Quando si affrontano problemi che richiedono la collaborazione di tutto il mondo, non si può ignorarlo. Se ci sono persone con cui si può lavorare, anche non condividendo tutte le loro idee, facciamolo! Ban Ki-moon e Jeffrey Sachs vogliono sinceramente aiutare i poveri? Troviamo con loro dei modi di combattere la povertà che non si riducano ad aborto e contraccettivi, insistiamo su educazione, giustizia, lotta alla corruzione… si può fare molto più bene così che non rifiutando qualsiasi interazione con questi “sporchi neomalthusiani”.

    Sempre Monsignor Sorondo:
    “siamo contenti che Ban Ki-moon e Jeffrey Sachs abbiano accettato di modificare le proposte riguardanti l’inclusione sociale aggiungendo le nuove forme di schiavitù in termini di tratta di persone, lavoro forzato, prostituzione e traffico di organi, che non c’erano neanche in queste ultime bozze.”

    Considerando che all’ONU c’è gente dell’Unicef (Unicef!) che vuole legalizzare la prostituzione, mi pare un successo notevole!

    1. Antonio Spinola

      Il problema di fondo della LS sta nell’aver praticamente sdoganato tutte le teorie eco-catastrofiste che negli ultimi decenni hanno imposto a livello globale un’immagine dell’uomo e del suo impatto sull’ambiente fondamentalmente distorta.
      Già nel messaggio all’Expo 2016 Il Papa si era lanciato in un’affermazione forte “Dio perdona sempre, […] la natura non perdona gli atti di violenza provocati dall’uomo.”. Con l’enciclica poi, non solo dimostra di sposare pienamente la tesi del riscaldamento globale incontrollato di origine antropica, ma dà per scontata una stretta relazione tra CO2 antropico, riscaldamento globale e eventi meteorologici estremi.
      Conclusione? tutta colpa dell’uomo.
      Che si fa? ovviamente occorre ridurre la produzione di CO2.
      In che modo? non con politiche di controllo delle nascite. E qui giustamente il Papa ha pensato bene di porre un bel paletto. Ma ormai il danno è fatto.
      “…risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso…” Ecco, sarò fissato, ma queste parole sono per me molto inquietanti: ancora non bastano tutte le catastrofi causate nel tempo dai progettisti di “mondi diversi” determinati a “risolvere il problema dei poveri”? La Chiesa che solo per Grazia di Dio conosce la Verità sull’uomo, dovrebbe sapere di cosa parla quando parla delle cose umane.

      1. Enrico Turomar

        Antonio,
        come avevo già scritto un’altra volta, del riscaldamento si parla solo in pochissime pagine su oltre 200 dell’enciclica.

        ‘risolvere i problemi dei poveri’

        non ho capito bene quale sia la sua proposta sui poveri: li lasciamo come stanno?

        1. Antonio Spinola

          @Enrico “li lasciamo come stanno?”
          Se non si è d’accordo sulle cause, come si potrebbe trovare un accordo sulle proposte?
          Certo che, avendo anche la Chiesa sposato il catastrofismo ambientale (e non occorrono molte pagine per farlo), per i poveri, quelli veri, non c’è proprio più speranza.

      2. CP

        “Il problema di fondo della LS sta nell’aver praticamente sdoganato tutte le teorie eco-catastrofiste che negli ultimi decenni hanno imposto a livello globale un’immagine dell’uomo e del suo impatto sull’ambiente fondamentalmente distorta.”
        Antonio, secondo me la Laudato Si’ fa esattamente il contrario. A chi la legge, insegna a guardare ed affrontare i problemi nel modo più umano. Tanto ambientalismo, come giustamente fai notare, parte da un’immagine dell’uomo distorta, si preoccupa più per i pinguini che per i bambini. Papa Francesco guarda i problemi ambientali finalmente da un punto di vista cristiano e rimette in ordine le priorità.

        Al Papa sta a cuore non tanto la sorte dei pinguini, quanto quella dei miliardi di poveri che soffrono le conseguenze del degrado ambientale (non solo CO2). Se la desertificazione avanza, noi paghiamo un po’ di più la verdura, gli agricoltori di sussistenza del Sahel fanno la fame. Se il livello del mare sale (e da qualche parte sta salendo), noi perdiamo un po’ di Venezia, i più poveri che vivono sulla costa perdono la casa. Se la temperatura aumenta di un grado o due, noi alziamo l’aria condizionata, milioni di poveri restano senza mezzi di sussistenza e si vedono costretti a emigrare, con tutta la vulnerabilità che ne consegue.

        Sulla CO2 il Papa non parla di prove incontrovertibili e non dà per scontato niente. Parla, in modo mi pare ragionevole, di un “un consenso scientifico molto consistente” sul riscaldamento globale e di “numerosi studi scientifici” che indicano l’attività umana come in parte responsabile.
        Ora, le teorie eco-catastrofiste mi sono sempre sembrate così esagerate, e basate su un’idea dell’uomo così sbagliata, che mi sono sempre rifiutata di crederci. Ma così si rischia di cadere nella tentazione opposta. Se tanti dati suggeriscono che un problema c’è, se sempre più scienziati, non solo i più ideologici, concordano nel dire che abbiamo motivo di preoccuparci, non possiamo ignorare questi fatti. Qualcosa bisogna fare.

        Sono d’accordo con te che tante volte quelli determinati a “risolvere il problema dei poveri” hanno fatto disastri. Ma allora noi cosa facciamo? Non lo so, ma non facciamo finta che il problema non ci sia, o che non sia un problema nostro. Il Papa suggerisce, prima di tutto, di “prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare.”

        1. Antonio Spinola

          LS (maggio 2015) è stata concepita per collegarsi alla conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (dicembre 2015). A novembre, in Kenia, il Papa auspicava un “processo di sviluppo di un nuovo sistema energetico che dipenda al minimo da combustibili fossili, punti all’efficienza energetica e si basi sull’uso di energia a basso o nullo contenuto di carbonio”. E in aereo: “Prego per la Conferenza sul clima, siamo al limite del suicidio”, addirittura.
          Se questo non è catastrofismo… Direi che il Papa lo dà proprio per certo. Siamo alla mobilitazione generale: scienziati, politici, imprenditori, intellettuali, cattolici e uomini d’ogni o di nessuna fede, il tempo è scaduto, si corra al fronte, tutti uniti contro il nemico!
          Ma dov’è il fronte? chi è il nemico? e quali le armi? e alla fine, chi paga?
          Purtroppo quando la politica prende in mano le sorti del mondo, gli occorrono moltissimi soldi, molti di più di quanto si possa immaginare, gonfiando gli apparati e alimentando sprechi e corruzione. E gli occorre anche molto, molto potere sovranazionale. Deve in sostanza “dominare” il mondo per “salvarlo”.
          E i poveri?
          Sono scettico, lo riconosco, ma una cosa è certa: i poveri saranno più numerosi e più poveri di prima, però avranno il preservativo gratis.

    2. Alessandro

      CP

      “Ban Ki-moon e Jeffrey Sachs vogliono sinceramente aiutare i poveri? Troviamo con loro dei modi di combattere la povertà che non si riducano ad aborto e contraccettivi, insistiamo su educazione, giustizia, lotta alla corruzione…”

      No, non c’è nessuna reale possibilità di collaborare con chi ha visioni inconciliabili del mondo. Ban Ki-moon e Jeffrey Sachs sono perfettamente organici al blocco di potere finanziario-economico che non fa altro che moltiplicare e cronicizzare le povertà (in ogni senso, a cominciare dalla povertà morale e spirituale).

      La Chiesa Cattolica deve contrapporsi a questo blocco di potere, non può essere così ingenua da cooperarvi (illudendosi, magari, di bonificarlo dall’interno).

      1. CP

        Che la Chiesa debba opporsi a quel blocco di potere finanziario-economico, sono assolutamente d’accordo. Non so quante volte si ripete nella Laudato Si’ che gli attuali modelli di produzione e consumo devono cambiare. Mica sta parlando di combustibili fossili. Deve cambiare tutta l’economia, tutta la finanza, devono cambiare gli economisti e i finanzieri, devono smetterla di cercare il profitto immediato ad ogni costo e rimettere al centro la persona. E dobbiamo smetterla di sprecare senza ritegno.

        [50] Incolpare l’incremento demografico … è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo. Inoltre, sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono”…

        Non mi pare che il blocco di potere finanziario-economico dica queste cose.

        Sul fatto che non si possa lavorare con chi ha visioni inconciliabili del mondo, non lo so. Non conosco Jeffrey Sachs, anche se da come parla dei suoi Sustainable Development Goals, mi sembra che abbia una visione parecchio più ampia del controllo demografico. Per esempio dice che è necessaria una vittoria delle idee, e che le nazioni dovrebbero spendere meno in armi e guerre e di più in servizi sociali e energia. (https://theconversation.com/jeffrey-sachs-on-meeting-the-sustainable-development-goals-we-need-a-victory-of-ideas-66839)
        Conosco però diverse persone che credono fermamente nella necessità di aborto e contraccezione, eppure hanno promosso e organizzato progetti di aiuto a Paesi in via di sviluppo che non c’entrano nulla con questi metodi. Per esempio raccolgono computer usati e li portano nelle scuole elementari del Brasile. Con gente così non si può lavorare?

  5. Etica senza dio:Al principio speranza contrapponiamo il principio responsabilità e non il principio paura. Ma la paura, ancorché caduta in un certo discredito morale e psicologico, fa parte della responsabilità altrettanto quanto la speranza, e noi dobbiamo in questa sede perorarne ancora la causa, poiché la paura è oggi piú necessaria che in qualsiasi altra epoca in cui, animati dalla fiducia nel buon andamento delle cose umane, si poteva considerarla con sufficienza una debolezza dei pusillanimi e dei nevrotici.
    a) Paura, speranza e responsabilità.
    La speranza è una condizione di ogni agire, poiché questo presuppone di poter conseguire qualcosa facendo affidamento sulla possibilità di ottenerlo in quel caso determinato. Per chi sa il fatto suo (e anche per chi è favorito dalla fortuna), potrà trattarsi non solo di speranza, ma anche di sicurezza di sé. In considerazione di tutto ciò di cui l’agire si fa carico si potrà solo sperare che già il risultato immediato, e a maggior ragione i suoi effetti ulteriori nell’imprevedibile fluire delle cose, saranno davvero quelli auspicati. L’individuo consapevole dovrà ogni volta porsi nell’ottica di poter desiderare in seguito (col senno di poi) di non aver agito o di aver agito diversamente. La paura non si riferisce a questa incertezza, oppure vi fa riferimento solo in quanto circostanza concomitante. Non permettere che la paura distolga dall’agire, ma piuttosto sentirsi responsabili in anticipo per l’ignoto costituisce, davanti all’incertezza finale della speranza, proprio una condizione della responsabilità dell’agire: appunto quel che si definisce il “coraggio della responsabilità”.
    Quando parliamo della paura che per natura fa parte della responsabilità, non intendiamo la paura che dissuade dall’azione, ma quella che esorta a compierla; intendiamo la paura per l’oggetto della responsabilità. A proposito di quest’ultimo, abbiamo già dimostrato (nel cap. 4) che è sostanzialmente vulnerabile e che c’è quindi da temere per esso. In quel capitolo abbiamo analizzato diffusamente quel che nel caso determinato induce qualcuno ad appropriarsi di tale paura trasformandola nel dovere di agire. La responsabilità è la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando “apprensione” nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilità di quell’essere. Ma la paura è già racchiusa potenzialmente nella questione originaria da cui ci si può immaginare scaturisca ogni responsabilità attiva: che cosa capiterà a quell’essere, se io non mi prendo cura di lui? Quanto piú oscura risulta la risposta, tanto piú nitidamente delineata è la responsabilità. Quanto piú lontano nel futuro, quanto piú distante dalle proprie gioie e dai propri dolori, quanto meno familiare è nel suo manifestarsi ciò che va temuto, tanto piú la chiarezza dell’immaginazione e la sensibilità emotiva debbono essere mobilitate a quello scopo. Diventa necessario il ‘fiuto’ di un’euristica della paura che non si limiti a scoprire e a raffigurare il nuovo oggetto, ma renda noto a se stesso il particolare interesse etico che ne risulta evocato (senza che lo fosse mai stato prima d’ora). Già la teoria etica ha bisogno dell’idea del male come di quella del bene, tanto piú poi se quest’ultimo ha perso evidenza al nostro sguardo e deve ritrovare il suo profilo mediante l’anticipazione di un nuovo male incombente. In una situazione quale ci sembra essere l’attuale, lo sforzo consapevole di alimentare una paura altruistica – in cui, insieme al male, si manifesti anche il bene che deve essere salvaguardato, insieme alla sventura, anche la salvezza che non va sovraccaricata di illusioni –, anzi quella stessa paura diventerà il primo dovere preliminare di un’etica della responsabilità storica. Ci si dovrà guardar bene dall’affidare il nostro destino a chi non ritiene abbastanza decorosa per la condizione umana questa fonte dell’etica della responsabilità, “la paura e la trepidazione” – che naturalmente non è mai l’unica fonte, ma talvolta del tutto ragionevolmente quella dominante. Dal canto nostro noi non temiamo il rimprovero di pusillanimità e di negatività quando dichiariamo in tal modo la paura un dovere, che può essere naturalmente tale soltanto con la speranza (della prevenzione): la paura fondata, non la titubanza, forse addirittura l’angoscia, ma mai lo sgomento e in nessun caso il timore o la paura per se stessi. Sarebbe invece effettivamente pusillanimità evitare la paura ove essa sia necessaria.
    b) Per tutelare “l’integrità dell’uomo”.
    Si dovranno apprendere nuovamente il rispetto e l’orrore per tutelarci dagli sbandamenti del nostro potere (ad esempio dagli esperimenti sulla natura umana). Il paradosso della nostra situazione consiste nella necessità di recuperare dall’orrore il rispetto perduto, dalla previsione del negativo il positivo: il rispetto per ciò che l’uomo era ed è, dall’orrore dinanzi a ciò che egli potrebbe diventare, dinanzi a quella possibilità che ci si svela inesorabile non appena cerchiamo di prevedere il futuro. Soltanto il rispetto, rivelandoci “qualcosa di sacro”, cioè d’inviolabile in qualsiasi circostanza (il che risulta percepibile persino senza religione positiva), ci preserverà anche dal profanare il presente in vista del futuro, dal voler comprare quest’ultimo al prezzo del primo. La speranza, altrettanto poco quanto la paura, può indurci a rinviare a una fase ulteriore il fine autentico – la crescita dell’uomo in un’umanità non atrofizzata –, compromettendo nel frattempo tale fine con dei mezzi che non rispettano l’uomo della propria epoca. Un’eredità degradata coinvolgerebbe nel degrado anche gli eredi. La tutela dell’eredità nella pretesa “di integrità dell’uomo” e quindi, in senso negativo, anche la salvaguardia dal degrado, deve essere l’impegno di ogni momento: non concedersi nessuna pausa in quest’opera di tutela costituisce la migliore garanzia della stabilità, essendo, se non l’assicurazione, certo il presupposto anche dell’integrità futura dell’identità umana. La sua integrità non è altro che l’apertura verso quella sempre smisurata pretesa – che induce all’umiltà –, rivolta al suo portatore strutturalmente inadeguato. Conservare intatta quell’eredità attraverso i pericoli dei tempi, anzi, contro l’agire stesso dell’uomo, non è un fine utopico, ma il fine, non poi cosí modesto, della responsabilità per il futuro dell’uomo.

    H. Jonas, Il principio di responsabilità, Einaudi, Torino, 1990, pagg. 284-287

    1. CP

      Molto interessante, Alvise. Che la paura faccia parte della responsabilità è esperienza di tutte le mamme. Guardi il pargolo che si arrampica sullo scivolo e immediatamente ti si presentano alla mente scene orrende, cadute di faccia, colli spezzati, cervelli in frantumi, e cerchi di impedire che si verifichino.

      A volte però la paura e la responsabilità funzionano in modo strano. Ho conosciuto una giovane mamma di due bimbe che avrebbe desiderato un terzo figlio, ma esitava perché superare la quota di due figli a coppia significa aumentare la popolazione terrestre, e questo secondo molti ecologisti è tremendamente irresponsabile.

      Che la paura di una apocalisse ecologica generi responsabilità è una cosa buona, ma bisogna vedere cosa fanno passare per responsabilità. Ho amiche plurimamme che si sono sentite criticare come ignoranti/irresponsabili da chi le vedeva al supermercato con i loro 4 o 5 figli.
      Eppure se uno si guarda intorno si accorge che non sono necessariamente le famiglie numerose a consumare più risorse, a creare più rifiuti, a produrre più CO2 andando in vacanza in aereo più volte l’anno.

      Il problema non è che siamo in troppi. I problemi sono l’egoismo, l’avidità, la corruzione, i conflitti, l’inefficienza, gli sprechi. Non dico che sia sempre così, ma in generale una famiglia numerosa ha certi naturali incentivi a ridurre gli sprechi, a risolvere conflitti, a correggere l’egoismo. Tutte cose che può fare anche un single, per carità. Ma quando si è in tanti sotto un tetto, un po’ ci sei costretto.

  6. vale

    Come volevasi dimostrare,
    Intervista a signum dei gesuiti svedesi “cattolici imparate da Lutero”mettere la parola dì DIo nelle mani del popolo sia un esempio.

    Così,a memoria,quando accadde un po’ di tempo fa scelsero Barabba.

    Prosit

  7. …vale:

    …credo che Barabba non c’entri nulla: Lutero fece “solo” la traduzione della Bibbia in tedesco moderno
    rendendola così accessibile al popolo.

  8. ola

    Normalmente non sono un gran fan die EGT, ma gli riconosco sempre una grande aderenza alla realta’, E la realta’ e’che e’impossibile non rendersi conto di come si stia cercando di sostituire alla venerazione di Dio una venerazione della natura, e si sostituisce la pratica delle virtu’morali con quelle ecologiche.
    Se LS partecipa a questo gioco non lo posso dire perche’non la ho letta.
    La realta’e’pero’anche che il mondo e’indubbiamente piu’inquinato oggi di 50 anni fa – mio padre e i suoi fratelli facevano il bagno nei fossi di irrigazione, provateci oggi se volete -, che il nostro stile di vita presenta dei problemi e che non deve essere un tabu’il ragionare su nuovi possibili modelli di produzione e consumo.
    Il problema e’appunto non perdere di vista la realta’in un campo cosi’fortemente ideologizzato.

  9. Fabrizio Giudici

    @Alessandro

    Dall’articolo di Vatican Insider citato, si trova, tra gli esperti arruolati come “giudici” del concorso, Anthony Annett. Uno che liquida come “insinuazione” il fatto – ripeto: fatto ormai dimostrato – che ci sia un tentativo di infiltrazione del cattolicesimo USA da parte di Clinton e partito democratico, e poi esce con queste bellissime capriole morali che mettono l’opposizione all’aborto sullo stesso piano morale dell’opposizione alla “decarbonizzazione”:

    https://www.commonwealmagazine.org/blog/bishop-sanchez-sorondo-responds-criticism

    So let the response to such provocation be: “I oppose abortion, but do you oppose decarbonization”? I would like to hear an answer to that question from Stefano Gennarini, George Weigel, Robbie George, Raymond Arroyo, Bill Donohue and all others who seek to downplay and dismiss these concerns.

    I would argue that, from a moral perspective, opposing decarbonization is not that different from supporting legalized abortion—you might not be the acting moral agent, but you are still complicit in the structures of sin. Putting it another way, it might not be formal cooperation with evil, but it is certainly material.

    1. @fabriziogiudici
      “bellissime capriole morali che mettono l’opposizione all’aborto sullo stesso piano morale dell’opposizione alla “decarbonizzazione”:”

      Forse ho capito male io e intendevi la stessa cosa che sto per scrivere, ma sto tizio sostiene che l’opposizione all’aborto è un dovere morale che non basta. Si deve anche decarbonizzare l’economia
      Quindi opposizione all’aborto sì. Opposizione alla decarbonizzazione no.
      Sullo stesso piano morale grave vengono messi aborto e non far nulla per impedire danni all’ambiente
      È quindi una chiamata a continuare a combattere l’aborto e già che ci si è a dare un bel colpo anche alla cattiva ecologia (qualunque cosa essa sia)

    2. Alessandro

      Grazie Fabrizio.

      Gran bella gente alla Pontificia Accademia delle Scienze.

      Quanto a Schellhhuber suo nuovo membro, avrei dovuto già capire da qui (sciocco io) i motivi della sua ammmissione.:

      http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdscien/index_it.htm

      “La Pontificia Accademia delle Scienze… non opera discriminazioni nella scelta dei suoi membri”.

      Nel senso che possono entrare un po’ tutti: malthusiani, abortisti, catastrofisti e chi più ne ha più ne metta.

      Non vorremo mica “operare discriminazioni”?

  10. Fabrizio Giudici

    I risultati hanno confermato l’IPCC: la terra si sta scaldando, anche se non al ritmo vertiginoso che gli eco-catastrofisti ci vogliono far credere, e l’aumento di temperatura coincide con l’aumento di CO2.

    Quello che dici in parte è banale, in parte è semplicemente falso. È banale che la Terra si stia scaldando, perché è in fase post-glaciale. Il punto chiave è la velocità con cui questo stia avvenendo e la reale correlazione con l’aumento del tasso di CO2. È totalmente falso che la temperatura coincida con le previsioni dell’IPCC: infatti l’aumento della temperatura ha subìto una sostanziale pausa lunga più di quindici anni, che prima si è tentato di ignorare, e poi ci si è arrampicati sugli specchi per giustificar in qualche modo. Ma una previsione, per l’appunto, prevede le cose in anticipo; se bisogna riaggiustare la mira ex post, non è una previsione affidabile. Ci sono decine di modelli che hanno tentato di predire l’aumento delle temperature, e l’andamento reale delle temperature (*) è molto al di sotto di qualsiasi previsione.

    Indipendentemente da chi in futuro dimostrerà di avere ragione, è assurdo che il Papa abbia cacciato la Chiesa in questo ginepraio.

    (*) Ammesso che possiamo parlare di andamento reale, cioè che sia misurato correttamente, perché la distribuzione delle centrali di rilevamento a terra è estremamente discontinuo e gli stessi catastrofisti hanno recentemente bollato come “inaffidabili” le previsioni dei satelliti che danno risultati inferiori (effettivamente i satelliti non sono in grado di misurare la temperatura a terra, ma quella degli strati bassi dell’atmosfera, ma la cosa curiosa è che la rete satellitare è stata messa in piedi proprio con lo scopo di avere misurazioni condivisibili).

    1. CP

      Quello che dico non lo dico io, lo dice uno scienziato che non credeva ai dati dell’IPCC e ha rifatto tutti i conti per verificarli.
      La terra si sta scaldando? Forse. Siamo sull’orlo di una catastrofe ecologica? Bo. Una crisi mai vista nella storia del pianeta? Non lo so, non c’ero. Ma che al mondo ci siano enormi problemi, anche ecologici, e che a farne le spese siano soprattutto i più poveri, è una realtà. Che l’economia mondiale sia impostata in un modo che produce il profitto di pochi e non il bene di tutti, è evidente. Che ogni governo persegua i propri interessi nazionali, anche a scapito di quelli altrui, è scontato. E ci sono fenomeni orrendi come la tratta di persone e la schiavitù moderna che si possono risolvere solo lavorando a livello internazionale. Lo sapevate che ci sono più schiavi adesso di quanti ce ne sono stati in 3 secoli di commercio schiavile transoceanico? E lo dice l’articolo di Gotti-Tedeschi che la parte povera del mondo produce, e quella ricca consuma, e consuma troppo. Cosa facciamo quando i poveri escono dalla povertà e cominciano a consumare (e sprecare) come noi? Si prevede che nel 2030 per la prima volta nella storia la middle class supererà in numero i poveri. Una cosa bellissima, ma quando tutte queste persone vorranno comprarsi la macchina, il frigo, la bistecca tutte le sere (e perché non dovrebbero?), siamo sicuri che ce ne sarà per tutti? Non è che dobbiamo cambiare qualcosa?
      La Laudato Si’ tocca un milione di problemi oltre al climate change. Chiede a ciascuno di superare i propri interessi individuali e lavorare insieme per il bene di tutti. Lo fa parlando il linguaggio dell’ecologia, che la gente sta a sentire. E così facendo, dà anche un’impostazione più umana all’ambientalismo. È davvero così tremenda questa enciclica?

  11. Giusi

    Ieri sera prima di andare a letto ho fatto un giro di zapping. A un certo punto ho beccato la Marini a cena in un reality che stava dicendo agli altri commensali che il 31 ottobre bisogna pregare perché è la vigilia di Ognissanti, che lei una volta nella vita è andata a una festa di Halloween e gliene sono successe di tutti i colori, che è una vigilia, sue testuali parole, non importante come la notte di Natale ma quasi perché si scatenano le forze del male e quindi bisogna andare in chiesa e fare veglie per contrastarle con la preghiera. Al che ho pensato: come siamo ridotti: la vigilia di Ognissanti la Marini prega e il Papa va da Lutero! Non c’è più religione!

      1. Giusi

        Dopo un po’ ho spento ma nessuno era in disaccordo… Forse Satana in quegli ambienti lo hanno visto…

  12. Fabrizio Giudici

    “Mi pare che il motivo fosse che non c’era tempo. Il Papa è andato là per parlare con loro, e ai luterani non interessa la Messa, gli interessa Lutero.”
    Sabato non ero collegato e non ho letto tutti i commenti; ho dato solo una scorsa veloce; dalla quale mi è saltato agli occhi il tema della messa quasi mancata. Come Alessandro ha scritto, la questione della mancanza di tempo è una patetica scusa: l’agenda era liberamente definibile da Francesco e dal suo staff. Ha accampato la stessa scusa per la non partecipazione al Congresso Eucaristico, eppure gli impegni inderogabili erano gli incontri con i nunzi apostolici; tuttavia ha trovato il tempo per fare una visita a sorpresa ad un ospedale romano, che è lì trecentosessantacinque giorni all’anno. Una persona qualsiasi riesce a fare un Roma-Genova-Roma in qualche ora, facendosi tutta la coda al check-in: il tempo quindi c’era. Il segnale è chiaro: non ha voluto partecipare.

    Che questa cosa sia ritenuta accettabile da molti cattolici è grave e dimostra l’appiattimento della Chiesa Cattolica. Il Papa non è un diplomatico, né un conferenziere. Rappresenta l’unità della Chiesa Cattolica e questa unità dev’essere sull’Eucarestia, intesa correttamente come Presenza Reale di NSGC. Non c’è nessuna cosa al mondo che sia più importante di questa, e nessuna cosa comunque importante non può essere fatta se non si parte dall’Eucarestia. Per quelli che non sono ancora totalmente persi, consiglio questa breve lettura:

    http://iltimone.org/35204,News.html

    Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l’onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l’eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.

    Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l’immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.

    “Mi sembra già una gran cosa che abbiano invitato il Papa, invece di festeggiare 500 anni di liberazione dalla Chiesa Cattolica…”
    Non direi proprio: semmai hanno lanciato una OPA ostile, ed è chiaro dalle dichiarazioni di aspettative sull’intercomunione esplicitamente messe per iscritto in varie interviste da alcuni pastori.

    https://www.lifesitenews.com/news/watch-cardinal-burke-denounces-intercommunion-ahead-of-popes-tribute-to-lut

    @Silvia @senmwmrs

    La preghiera è senz’altro la cosa fondamentale. Mi associo all’invito per la Coroncina di oggi pomeriggio. Tuttavia, dobbiamo anche testimoniare per cercare di riportare sulla strada quelli che hanno perso di vista la prospettiva delle cose: se non solo non si rendono conto della gravità della situazione, ma pensano che vada tutto bene, per cosa pregheranno?

    C’è bisogno di testimonianze in continuità con la Tradizione, che si oppongano a questa delirante rovina. Tosatti ha pubblicato oggi una lettera di un missionario in Tibet, di cui riporto alcuni estratti:

    http://www.marcotosatti.com/2016/10/31/missionario-in-tibet-al-papa-proselitismo-mi-hai-mandato-qui-a-convertire-pagani-eretici-scismatici/

    “il mio spirito soffre di una desolazione estrema nel leggere le ripetute invettive di Sua Santità contro quello che in modo peggiorativo e senza distinguo chiama proselitismo. E particolare dolore mi ha causato aver letto che il Vicario di Cristo, senza chiarire il senso, abbia detto che ‘il proselitismo è una solenne sciocchezza’, e che ‘non ha senso’. Si potrebbe dire che sia frutto, questa frase, di una trascrizione infedele da parte di un giornalista ateo, ma la sua pubblicazione sulla pagina ufficiale della Santa Sede rende nulla questa difesa ipotetica”.
    […]
    “E’ cresciuta la mia angoscia quando Sua Santità ha chiesto retoricamente: ‘Vado a convincere qualcuno perché si faccia cattolico?’, per rispondere dopo: ‘No, no, no’. (Videomessaggio per la festa di San Gaetano). Questa tripla negazione del Papa attuale mi ha riportato alla memoria quella del primo”.
    […]
    “Non ho ricevuto nessun mandato come assistente sociale, come soccorritore di emergenze, alfabetizzatore, distributore di polenta o dialogatore seriale; ma fui inviato dal Padre celeste e dalla Santa Chiesa come banditore della Santa Fede cattolica, per cercare di guadagnare a Cristo il maggior numero di anime, predicando opportune e inopportune”.
    […]
    “manifestare il profondo malessere che invade la mia anima nel constatare le sue reiterate condanne di quell’operare che Sua Santità definisce con il termine socialmente odioso di proselitismo”

    PS Vandana Shiva. Ecco chi mancava in Vaticano. Ma ora non manca più.

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

    “La Pontificia Accademia delle Scienze… non opera discriminazioni nella scelta dei suoi membri”.

    Infatti non è una semplice accademia delle scienze: ce ne sono migliaia in giro per il mondo. È pontificia; è cattolica; è il sale della Terra, quindi non può appiattirsi sulla prospettiva delle altre. Ora, è da tempo che l’Accademia ha membri non cattolici e anche non credenti: GPII nel 1979 disse chiaramente che non aveva problemi ad avere non cattolici tra i membri. Questo potrebbe non essere un problema nel momento in cui l’Accademia è gestita cattolicamente e non in un contesto di confusione. Cosa che non è più vera oggi.

    1. Bri

      @fabriziogiudici
      Per la precisione, l’accademia è pontificia ma non è (ne lo è mai stata) cattolica
      (nessun riferimento disponibile in tal senso nello statuto)

      In merito alla speciosa polemica sull’illustre sconosciuto Schnellhuber, o su Sachs avanzo che tal Rita Levi Montalcini, atea, prima donna a farne parte dal 1974 e solo futuro premio Nobel coltivava posizioni un filo lontane dal cattolicesimo su tutti i temi “sensibili”

      http://www.lanuovabq.it/it/articoli-luci-e-ombredi-un-nobel-5505.htm

      Eppure non risulta che nessun pontefice l’abbia allontanata dall’accademia

      1. Piero

        Ma nessuno si e’ mai sognato di chiedere, all’ Accademia Pontificia, alla scienziata atea, “giustificazioni” piu’ o meno scientifiche alle sue personalissime opinioni sulle “questioni sensibili”, ne’ tantomeno di scrivere un’Enciclica mettendoci le sempre sue personalissime opinioni…
        P.S.: se e’ per questo, dell’Accademia fa parte anche Hawkings, ma nessuno si sogna di scrivere un’Enciclica dove si affermano le personali convinzioni dello scienziato sull’ “inesistenza di Dio” o sulla sua supposta “inutilita'”… A meno che…

        1. Fabrizio Giudici

          @Piero

          Esatto. Bri crede di scoprire chissà cosa, ma oggi evidentemente ha problemi di vista o di italiano, perché avevo già scritto:

          “ora, è da tempo che l’Accademia ha membri non cattolici e anche non credenti: GPII nel 1979 disse chiaramente che non aveva problemi ad avere non cattolici tra i membri.”

          @Bri “È quindi una chiamata a continuare a combattere l’aborto e già che ci si è a dare un bel colpo anche alla cattiva ecologia (qualunque cosa essa sia)”

          Le due cose non possono essere assolutamente messe sullo stesso piano morale, perché l’aborto è indiscutibilmente un delitto, la “carbonizzazione” non è neanche lontanamente dimostrata come un problema per l’ambiente, e quindi figuriamoci se – in mancanza di fondamenti certi – può essere considerata un peccato. Il senso di quello che ha scritto il tizio è noto ed è il sofismo dei cattolici liberal: mettere sullo stesso piano dell’accettabilità candidati mostruosi come la Clinton.

          @ola “il nostro stile di vita presenta dei problemi e che non deve essere un tabu’il ragionare su nuovi possibili modelli di produzione e consumo. Il problema e’appunto non perdere di vista la realta’in un campo cosi’fortemente ideologizzato.”

          Appunto. L’inquinamento non è la CO2, in assenza di prove. L’inquinamento è fatto di sostanze chimiche tossiche che producono danni alla salute di uomini ed animali o distruggono ecosistemi; anche se i giornali ormai ci marciano, commentando articoli sulla CO2 con immagini che mostrano gente che indossa la mascherina. E non è che siamo a zero, da questo punto di vista: nei paesi occidentali la qualità di aria e acqua è migliorata notevolmente negli anni; anche quando si parla di situazione intollerabile delle polveri sottili o roba simile, ci si dimentica che qualche decennio fa era molto peggio; solo che non c’erano regolamenti sul blocco del traffico e la gente non se ne rendeva conto.

          1. Bri

            @fabriziogiudici
            sul punto di aborto e carbone
            Tu hai scritto
            ““bellissime capriole morali che mettono l’opposizione all’aborto sullo stesso piano morale dell’opposizione alla “decarbonizzazione”:”

            Ora la prima è sacrosanta come contrasto a un male
            La seconda sarebbe sbagliato come contrasto a un bene

            Suppongo quindi tu volessi scrivere
            ““bellissime capriole morali che mettono l’aborto sullo stesso piano morale dell’opposizione alla “decarbonizzazione”:”
            ovvero, la più pertinente secondo il pensiero espresso dal tizio di cui non ricordo più nemmeno il nome,
            ““bellissime capriole morali che mettono l’opposizione all’aborto sullo stesso piano morale della “decarbonizzazione”:”

            Trovo ci fosse un'”opposizione” di troppo

        2. Bri

          @Piero
          scusa ma che c’entra? Si sta parlando di accademia cattolica sì o no.
          E del fatto che per alcuni commenti sia improvvisamente diventato oggi un problema che ne facciam parte non cattolici

          1. Piero

            Letto soltanto adesso…
            E’ la mia risposta alla tua domanda “perche’ non hanno cancciato la Levi Montalcini dall’Accademia?”
            E casomai non l’avessi ancora capito, lo ripeto.
            La Montalcini ha vinto il Nobel se non sbaglio per lo studio sul sistema nervoso.
            Ebbene, non ha mai detto e consigliato di voler eliminare tutti gli ammalati di sclerosi multipla, tanto non sarebbero “persone” degne di vivere, cosi’ ci togliamo il problema di torno… E non solo non l’ha mai detto, non l’ha mai neppure pensato!
            Ne’ tantomeno ha suggerito al papa regnante di fare un’enciclica dove dice che gli ammalati di sclerosi multipla dovrebbero essere ammazzati.
            Stessa cosa per Hawkings, che non si e’ mai sognato di suggerire al papa (ne’ tantomeno gliene e’ mai stata data l’opportunita’, capisci l’antifona?) di scrivere un’enciclica dove dice che Dio non esiste in quanto ha creato tutto la Gravita’ e quindi possiamo fare quel che vogliamo).
            Quanto al “per alcuni commenti sia improvvisamente diventato oggi un problema che ne facciam parte non cattolici“, come bene ha detto Fabrizio, non sarebbe un problema (e all’epoca di Giovanni Paolo II, che richiamate soltanto quando vi fa comodo, non erqa certo un problema) se l’Accademia fosse “condotta” con criteri cristiani, ma visto che tutto e’ stato messo in mani “non cattoliche”, come con LS, allora il problema si pone eccome…
            Stessa cosa allora che i cattolici non dovrebbero avere amici non cattolici? In linea teorica non dovrebbe essere un problema, ma se uno si fa influenzare dalle sue amicizie non cattoliche nella sua condotta, allora si’ che il problema si pone.
            Spero di essere stato piu’ chiaro adesso.

            1. @piero
              Hai virgolettato una domanda che non ho mai scritto né posto
              E ci hai pure dato una risposta …
              Forse in effetti non c’è nulla da capire

                1. @piero
                  Guarda che il punto di domanda ce lo metti tu
                  Oltre che evidenziare che il tuo ultimo virgolettato è pure diverso dal precedente non so che fare

                  1. Giusi

                    Ma ci prendi per scemi? Che inutili sofismi! E’ chiaro che il senso è quello che dice Piero.

      1. Fabrizio Giudici

        ““e nessuna cosa comunque importante non (SIC!!!) può essere fatta se non si parte dall’Eucarestia (SIC!!!)”

        Esatto. Vedo che quando ti impegni cogli le cose essenziali.

      2. Giusi

        Alvise ragiona: se nell’Eucarestia c’è Gesù è chiaro che senza di Lui non possiamo far niente. Se poi non ci credi fallo da adulto: è inutile che scrivi i commenti da asilo infantile…

  13. Fabrizio Giudici

    @Bariom

    Il tuo intervento non porta praticamente niente al dibattito: infatti che la Messa verrà celebrata l’hanno scritto già da sabato, ma il punto è che il Papa non voleva. Secondariamente, non hai minimamente affronato il problema che è l’INTERCOMUNIONE.

    Questo è quello che scriveva GPII nel 2003 (l’enfasi è nell’originale, trascritta dal corsivo in grassetto) in un’enciclica che proprio trattava di comunione ecclesiale e Sacramento dell’Eucarestia:

    http://www.vatican.va/holy_father/special_features/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_ecclesia_eucharistia_it.html

    L’EUCARISTIA
    E LA COMUNIONE ECCLESIALE

    […]

    35. La celebrazione dell’Eucaristia, però, non può essere il punto di avvio della comunione, che presuppone come esistente, per consolidarla e portarla a perfezione. Il Sacramento esprime tale vincolo di comunione sia nella dimensione invisibile che, in Cristo, per l’azione dello Spirito Santo, ci lega al Padre e tra noi, sia nella dimensione visibile implicante la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei Sacramenti e nell’ordine gerarchico. L’intimo rapporto esistente tra gli elementi invisibili e gli elementi visibili della comunione ecclesiale è costitutivo della Chiesa come sacramento di salvezza.71 Solo in questo contesto si ha la legittima celebrazione dell’Eucaristia e la vera partecipazione ad essa. Perciò risulta un’esigenza intrinseca all’Eucaristia che essa sia celebrata nella comunione, e concretamente nell’integrità dei suoi vincoli.

    […]

    38. […] Non è possibile dare la comunione alla persona che non sia battezzata o che rifiuti l’integra verità di fede sul Mistero eucaristico. Cristo è la verità e rende testimonianza alla verità (cfr Gv 14,6; 18,37); il Sacramento del suo corpo e del suo sangue non consente finzioni.

    […]

    44. Proprio perché l’unità della Chiesa, che l’Eucaristia realizza mediante il sacrificio e la comunione al corpo e al sangue del Signore, ha l’inderogabile esigenza della completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei Sacramenti e del governo ecclesiastico, non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fino a che non sia ristabilita l’integrità di tali vincoli. Siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo valido, e potrebbe anzi rivelarsi un ostacolo al raggiungimento della piena comunione, attenuando il senso della distanza dal traguardo e introducendo o avallando ambiguità sull’una o sull’altra verità di fede. Il cammino verso la piena unità non può farsi se non nella verità. In questo tema il divieto della legge della Chiesa non lascia spazio a incertezze,92 in ossequio alla norma morale proclamata dal Concilio Vaticano II.93

    Vorrei comunque ribadire quello che nella Lettera enciclica Ut unum sint soggiungevo, dopo aver preso atto dell’impossibilità della condivisione eucaristica: « Eppure noi abbiamo il desiderio ardente di celebrare insieme l’unica Eucaristia del Signore, e questo desiderio diventa già una lode comune, una stessa implorazione. Insieme ci rivolgiamo al Padre e lo facciamo sempre di più “con un cuore solo” ».94

    45. Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione, impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione ecclesiale.

    In tal senso si è mosso il Concilio Vaticano II, fissando il comportamento da tenere con gli Orientali che, trovandosi in buona fede separati dalla Chiesa cattolica, chiedono spontaneamente di ricevere l’Eucaristia dal ministro cattolico e sono ben disposti.95 Questo modo di agire è stato poi ratificato da entrambi i Codici, nei quali è considerato anche, con gli opportuni adeguamenti, il caso degli altri cristiani non orientali che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica.96

    Si noti che le Chiese nel punto 45 si parla di Chiese Orientali, non di luterani; i quali sono chiaramente esclusi definitivamente dal punto 38.

    Quindi, in sintesi: GPII scrisse che prima si raggiunge la comunione, tra cui la fede essenziale sul Mistero eucaristico, e poi si potrà parlare di Eucarestia. Perché l’Eucaresita è il bene supremo. Invece, da tutte le dichiarazioni fatte nell’ultimo anno, Francesco ha ribaltato la prospettiva.

    PS Per quanto riguarda le intenzioni originali di Lutero: personalmente non me ne frega niente e non capisco cosa possa importare. Quello che conta di Lutero sono gli effetti della sua riforma e quello che credono oggi i Luterani (peraltro: essendo CENTO chiese diverse è chiaro che si sono allontanati per varie strade dal pensiero originale di Lutero) e questi effetti sono disastrosi, condannati in via definitiva da secoli e con posizioni magisteriali che non possono essere cambiate da nessuno. Quanto poi alle intenzioni originali, anche di Giuda si dice che non fossero orientate a far arrestare e condannare Gesù. Ma anche la saggezza popolare sa che di buone intenzioni è lastricata la strada per l’Inferno.

    La “preghiera comune” contiene alcune parti intollerabili per un cattolico:

    “La parte intitolata «Ringraziamento» esprime la nostra gioia comune per i doni ricevuti e riscoperti in vari modi attraverso il rinnovamento e gli impulsi della Riforma.”

    “I luterani sono grati nel loro cuore per quanto Lutero e gli altri riformatori hanno reso loro accessibile: la comprensione del Vangelo di Gesù Cristo e la fede in lui”

    Non abbiamo NIENTE da essere grati a Lutero e la Riforma non ci ha portato alcun dono. Francesco ha già confermato questi errori in vari discorsi, l’ultima delle quali “Lutero ha portato le scritture al popolo”. Peccato che le ha portate falsamente, aprendo all’infame interpretazione soggettivista di cui da tempo vediamo i velenosi frutti.

      1. Bri

        @fabriziogiudici
        E per rafforzare il chiarimento su cosa sia necessario per ricevere l’eucarestia senza dichiararsi per forza cattolici:

        ” … he gradually “enriched” his faith with the pillars of the Catholic faith, particularly the role of Mary in salvation history, the real presence of Christ in the Eucharist, and the “the ministry of unity exercised by the bishop of Rome.” In response to this, the Catholic Church allowed him to receive Eucharistic communion.”

        http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/206302?eng=y

        Da cui, si capisce, che l'”in circostanze speciali a singole persone” in grassetto nel tuo commento non si applichi in modo esclusivo a membri delle chiese orientali.

        Si può dire che per i membri delle chiese orientali è già stata codificata una regola, senza il giudizio caso per caso che rimane concesso invece a tutti gli altri (a partire dall'”enrichment” di cui sopra chiaramente)?

  14. Fabrizio Giudici

    @Bri “Da cui, si capisce, che l’”in circostanze speciali a singole persone” in grassetto nel tuo commento non si applichi in modo esclusivo a membri delle chiese orientali.
    Si può dire che per i membri delle chiese orientali è già stata codificata una regola, senza il giudizio caso per caso che rimane concesso invece a tutti gli altri (a partire dall’”enrichment” di cui sopra chiaramente)?”

    No, evidentemente non sai leggere, perché è scritto chiaramente nel punto 38 che ho anche messo in evidenza. Per i distratti, lo ripeto:

    38. […] Non è possibile dare la comunione alla persona che non sia battezzata o che rifiuti l’integra verità di fede sul Mistero eucaristico. Cristo è la verità e rende testimonianza alla verità (cfr Gv 14,6; 18,37); il Sacramento del suo corpo e del suo sangue non consente finzioni.

    @Bariom “non tanto chi abbia torto o ragione su un diverso interpretare che è veramente misera cosa”

    Eh già, tanto tutto è relativo ormai. È solo un diverso interpretare, anche se Gesù è nell’Eucarestia: vero? Bravo Bariom, complimenti.

    “Ci muoviamo quindi sempre su un crinale scivoloso, sul quale poi Satana tende volentieri e abilmente i suoi tranelli nel tentativo di incrinare in noi Fiducia (Fede) ed Obbedienza.”

    Esistono anche i genitori degeneri che violentano i figli e certo i figli, in quei casi, non devono fare finta di niente. E chi ti ha detto che il crinale scivoloso non sia anche far niente e starsene seduto sul divano in attesa dei fatti? Comodo, molto comodo. Questo mentre altri fedeli, preti, vescovi e cardinali invece si espongono prendendosi la loro personale croce. Perché qui tu la stai facendo troppo semplice: in realtà il tuo atteggiamento di totale fiducia nel Papa tradisce una sfiducia nei confronti del Magistero e dei Papi passati, perché ci sono contraddizioni evidenti che tu risolvi solo facendo finta che non ci siano o che non ti riguardino. Per te “genitore” è solo il Papa presente, ma non è vero: lo sono anche quelli passati e la Chiesa è madre nel suo complesso. La Chiesa non è solo il Papa (bella contraddizione post-conciliare). È madre anche Maria che da più di un secolo ci ha messo sull’avviso a proposito della corruzione che sarebbe entrata nella Chiesa per penetrare fino ai piani più alti. Perché avrebbe dovuto farlo se la soluzione fosse così semplice, sedersi e stare a guardare?

    1. “Eh già, tanto tutto è relativo ormai. È solo un diverso interpretare, anche se Gesù è nell’Eucarestia: vero? Bravo Bariom, complimenti.”

      Cosa c’entra nel tuo distorto modo di leggere le cose lo sai solo tu!
      Quindi ricambio i complimenti…

    2. Bri

      @fabriziogiudici
      oh, forse io non so leggere, ma la comunione a un non cattolico delle chiese orientali l’hanno concessa due che non sono gli ultimi.
      Anche loro analfabeti?

      1. Giusi

        Io ho letto che i membri non formalmente cattolici (cioè protestanti di varia denominazione) della comunità di Taizè hanno ottenuto il permesso ufficiale da parte del vescovo cattolico della loro diocesi di potere ricevere la Comunione, e questo per il semplicissimo motivo che credono nella presenza reale di Gesù nell’Eucarestia in corpo, sangue, anima e divinità. Inoltre credono in tutto ciò che la Chiesa cattolica insegna. Al che non capisco che protestanti siano ma mi sembra una cosa diversa dall’intercomunione.

        1. La dottrina luterana intesa a spiegare la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nell’Eucaristia si basava sulla “consustanziazione”. L’idea compare già negli scritti di Martin Lutero, ma il termine consustanziazione venne impiegato per la prima volta dal suo contemporaneo Melantone.

          Il concetto di consustanziazione si fonda sui medesimi presupposti filosofici della transustanziazione, a cui tuttavia si contrappone. Entrambe le dottrine utilizzano l’insegnamento aristotelico secondo cui la materia è formata dagli accidenti, percepiti dai sensi, e dalla sostanza, che è colta dall’intelletto e costituisce la realtà essenziale di ciascuna entità individuale. Entrambe concordano nell’affermare che nell’Eucaristia gli accidenti del pane e del vino restano immutati. A differenza della dottrina della transustanziazione, però, quella della consustanziazione sostiene che resta immutata anche la sostanza del pane e del vino e che, in virtù della parola di Dio, il corpo di Cristo coesiste “in, con e sotto” la sostanza del pane e il suo sangue “in, con e sotto” quella del vino.

          Lutero illustrò la consustanziazione con l’analogia del ferro messo nel fuoco: ferro e fuoco sono uniti nel ferro infuocato, eppure le due sostanze rimangono immutate.

          Sono diverse le “branche” delle chiese protestanti nate dopo Lutero ed alcune non riconoscono la *presenza reale*, alcune negano ciò che altre credono, quindi la questione si complica…

          Il dogma della *transustanziazione* venne ribadito nel 1551 dal concilio di Trento, che escluse il permanere della sostanza del pane e del vino sotto le specie eucaristiche e, quindi, la consustanziazione.

          Papa Paolo VI riaffermò nell’enciclica Mysterium Fidei (1965) l’insegnamento tradizionale della Chiesa, per correggere l’opinione di alcuni teologi contemporanei secondo cui il cambiamento avverrebbe solo nel fine religioso (“transfinalizzazione”) o nel significato (“transignificazione”): in entrambi i casi il risultato sarebbe una presenza divina poco più che simbolica e non reale.

          Molto interessante sulla presenza reale di Cristo nell’Eucarestia:
          http://www.30giorni.it/articoli_id_9288_l1.htm

          1. Alessandro

            E’ molto utile, penso, in tempi di in cui vigoreggiano forme di ecumenismo malsane, riprendere il mano proprio la Mysterium Fidei (1965) di Paolo VI citata da Bariom, nelle quali si trovano affermazioni e accenti che, se non m’inganno, sono poco frequentati dalla catechesi cattolica odierna non meno che dall’omiletica.

            Ad esempio:

            “Non è lecito, tanto per portare un esempio, esaltare la Messa così detta «comunitaria» in modo da togliere importanza alla Messa privata; né insistere sulla ragione di segno sacramentale come se il simbolismo, che tutti certamente ammettono nella ss. Eucaristia, esprimesse esaurientemente il modo della presenza di Cristo in questo Sacramento; o anche discutere del mistero della transustanziazione senza far cenno della mirabile conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e di tutta la sostanza del vino nel sangue di Cristo, conversione di cui parla il Concilio di Trento, in modo che essi si limitino soltanto alla «transignificazione» e «transfinalizzazione» come dicono; o finalmente proporre e mettere in uso l’opinione secondo la quale nelle Ostie consacrate e rimaste dopo la celebrazione del sacrificio della Messa Nostro Signore Gesù Cristo non sarebbe più presente.” (n. 11)

            “Salva infatti l’integrità della fede, è necessario anche serbare un esatto modo di parlare, affinché usando parole incontrollate non ci vengano in mente, che Dio non permetta, false opinioni riguardo alla fede dei più alti misteri. Torna a proposito il grave monito di sant’Agostino quando considera il diverso modo di parlare dei filosofi e del Cristiano: « I filosofi, egli dice, parlano liberamente senza timore di offendere orecchi religiosi in cose molto difficili a capirsi. Noi invece dobbiamo parlare secondo una regola determinata, per evitare che la libertà di linguaggio ingeneri qualche opinione empia anche intorno al significato della parola ».

            La norma di parlare dunque, che la Chiesa con lungo secolare lavoro, non senza l’aiuto dello Spirito Santo, ha stabilito, confermandola con l’autorità dei Concili, norma che spesso è diventata la tessera e il vessillo della ortodossia della fede, dev’essere religiosamente osservata; né alcuno, secondo il suo arbitrio o col pretesto di nuova scienza, presuma di cambiarla.
            Chi mai potrebbe tollerare che le formule dogmatiche usate dai Concili Ecumenici per i misteri della SS. Trinità e dell’Incarnazione siano giudicate non più adatte agli uomini del nostro tempo ed altre siano ad esse temerariamente surrogate?
            Allo stesso modo non si può tollerare che un privato qualunque possa attentare di proprio arbitrio alle formule con cui il Concilio Tridentino ha proposto a credere il Mistero Eucaristico. Poiché quelle formule, come le altre di cui la Chiesa si serve per enunciare i dogmi di fede, esprimono concetti che non sono legati a una certa forma di cultura, non a una determinata fase di progresso scientifico, non all’una o all’altra scuola teologica, ma presentano ciò che l’umana mente percepisce della realtà nell’universale e necessaria esperienza: e perciò tali formule sono intelligibili per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

            Invero quelle formule possono fruttuosamente spiegarsi più chiaramente e più largamente, mai però in senso diverso da quello in cui furono usate, sicché progredendo l’intelligenza della fede rimanga intatta la verità di fede.

            Difatti il Concilio Vaticano I insegna che nei sacri dogmi « si deve sempre ritenere quel senso, che una volta per sempre ha dichiarato la santa madre Chiesa e mai è lecito allontanarsi da quel senso sotto lo specioso pretesto di più profonda intelligenza ».” (nn. 23-24)

            “Cristo non si fa presente in questo Sacramento se non per la conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo di Cristo e di tutta la sostanza del vino nel suo sangue; conversione singolare e mirabile che la Chiesa Cattolica chiama giustamente e propriamente transustanziazione.
            Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo fine, non essendo più l’usuale pane e l’usuale bevanda, ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale; ma intanto acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova « realtà », che giustamente denominiamo ontologica. Giacché sotto le predette specie non c’è più quel che c’era prima, ma un’altra cosa del tutto diversa; e ciò non soltanto in base al giudizio della fede della Chiesa, ma per la realtà oggettiva, poiché, convertita la sostanza o natura del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, nulla rimane più del pane e del vino che le sole specie, sotto le quali Cristo tutto intero è presente nella sua fisica « realtà » anche corporalmente, sebbene non allo stesso modo con cui i corpi sono nel luogo.

            Per questo i Padri ebbero gran cura di avvertire i fedeli che nel considerare questo augustissimo Sacramento non si affidassero ai sensi, che rilevano le proprietà del pane e del vino, ma alle parole di Cristo, che hanno la forza di mutare, trasformare, « transelementare » il pane e il vino nel corpo e nel sangue di lui; invero,come spesso dicono i Padri, la virtù che opera questo prodigio è la medesima virtù di Dio onnipotente, che al principio del tempo ha creato dal nulla l’universo.” (n. 47)

            “Ma non è necessario riportare molte testimonianze [di Padri della Chiesa e Santi].
            È più utile richiamare la fermezza della fede con cui la Chiesa, con unanime concordia, resistette a Berengario, il quale, cedendo alle difficoltà suggerite dalla ragione umana, osò per il primo negare la conversione Eucaristica; la Chiesa gli minacciò ripetutamente la condanna se non si ritrattasse.
            Perciò Gregorio VII, Nostro Predecessore, gli impose di prestare il giuramento in questi termini: « Intimamente credo e apertamente confesso che il pane e il vino posti sull’altare, per il mistero della orazione sacra e le parole del nostro Redentore, si convertono sostanzialmente nella vera e propria e vivificante carne e sangue di Nostro Signore Gesù Cristo; e che dopo la consacrazione c’è il vero corpo di Cristo, che è nato dalla Vergine e per la salvezza del mondo fu offerto e sospeso sulla croce e ora siede alla destra del Padre; e c’è anche il vero sangue di Cristo, che uscì dal suo fianco, non soltanto come segno e virtù del sacramento, ma anche nella proprietà della natura e nella realtà della sostanza ».” (n. 53)

            “Con queste parole concordano (mirabile esempio della fermezza della fede cattolica!) i Concili Ecumenici Lateranense, Costanziense, Fiorentino e finalmente il Tridentino in ciò che costantemente hanno insegnato intorno al mistero della conversione eucaristica, sia esponendo la dottrina della Chiesa sia condannando gli errori.

            Dopo il Concilio di Trento, il Nostro Predecessore Pio VI, contro gli errori del Sinodo di Pistoia, ammonì con parole gravi che i parroci, che hanno il compito d’insegnare, non tralascino di parlare della transustanziazione, che è uno degli articoli di fede.
            Parimenti il Nostro Predecessore Pio XII, di f. m., richiamò i limiti che non devono sorpassare tutti coloro che discutono sottilmente del mistero della transustanziazione.
            Noi stessi nel recente Congresso Eucaristico Nazionale Italiano di Pisa, secondo il Nostro dovere apostolico, abbiamo reso pubblicamente e solennemente testimonianza della fede della Chiesa.” (nn. 54-55)

            http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_03091965_mysterium.html

  15. Giusi

    Scusate sono un’anima semplice: che sarebbero i malintesi? La Presenza reale di Cristo, la Verginità di Maria, i Sacramenti, l’Ordine Sacro si chiamano malintesi adesso?

    “Abbiamo la possibilità di riparare, superando i malintesi”
    L’incontro di preghiera con i luterani nella cattedrale di Lund. Francesco: andare oltre le controversie; «Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta»

    http://www.lastampa.it/2016/10/31/vaticaninsider/ita/vaticano/abbiamo-la-possibilit-di-riparare-superando-controversie-e-malintesi-Qfl2c7TD7cut53qhsDzTgO/pagina.html

    1. Giusi

      Ha detto che l’esperienza spirituale di Lutero ci interpella. Che parli per lui che a me non mi interpella proprio! (l'”a me mi” è voluto perché rafforzativo!)

      1. sweety

        Credo invece che ti interpelli molto. Lutero ha “risolto” il problema in maniera sbagliata, ma, come disse Papa Benedetto a Erfurt, visitando il convento di Lutero, il problema rimane, ed è la secolarizzazione della Chiesa, la sua ingerenza in cose non spirituali e, certamente, il rapporto fra magistero e scrittura. Guarda, non credo di andare troppo lontana dal vero nel pensare che, vivesse oggi, Lutero sarebbe scandalizzato da molte delle stesse cose che scandalizzano te. L’approccio “giusto” è sicuramente fidarsi della Chiesa, fidarsi del Papa e del Magistero (cosa che Lutero non fece); ma Giusi io trovo nelle tue appassionate filippiche contro CEI, vescovi, preti eccetera molto dell’ardore luterano – nel senso buono, cioè di denunciare ciò che non va. Anche lui lo faceva. Poi lui ha deciso di andare contro la Chiesa, e di questo ha reso lui conto a Dio. Ma che la denuncia di ciò che non va non ti interpelli…non credo.

        1. Giusi

          Non ti permettere di mischiarmi col porco sassone! Io amo la Chiesa, venero la Vergine Maria, i Santi e riconosco Francesco come Papa! Non ti azzardare! Il mio è un grido di dolore che si unisce a quello di tanti altri cattolici! Li conosco quelli come te che ci chiamano tradiprotestanti e accettano allegramente la vera protestantizzazione della Chiesa!

          1. E manco male che lo riconosci come Papa…

            Non ne azzecca una, lo apostrofi con frasine e frasette deliziose, a leggerti é la causa del X% (metti tu la cifra) dei mali della Chiesa… Di grazia in cosa consiste questo tuo “riconoscerlo”?

            Che lo distingui tra gli altri se lo vedi in foto? 😛

            1. Giusi

              Commento idiota che ti potevi risparmiare. Da te mi aspetterei di più visto che le cose le sai ma non le dici. Te la prendi con me e lasci passare un’affermazione gravissima come quella dei doni della Riforma protestante. Forse è meglio che stai zitto.

              1. Però non mi hai risposto…

                Tu credi veramente che leggendoti a nessuno venga la domanda idiota (certamente provocatoria) che ti ho fatto?

                Cosa so e non dico lo sai tu?

                1. Giusi

                  Ma che ti devo rispondere Bariom? Ma ti rendi conto di essere ridicolo? Abbiamo un Papa che firma una dichiarazione dove è detto che Lutero è stato un dono e tu ti preoccupi di me? Che peraltro quello che dico non è certo un’opinione personale? So che da anni fai il pesce in barile! Guarda che devi rispondere a Dio non a Bergoglio!

                    1. Pierangelo

                      @Giusi
                      Risponderemo tutti a Dio . Non si capisce cosa fa papa Francesco ? Forse è il caso di dire : nemo propheta in patria. Ma se anche Maria non capiva tutto quello che Gesù diceva o faceva, chi siamo noi per pontificare sul Pontefice? Lei serbava tutte queste cose nel silenzio della sua anima, più tardi avrebbe compreso ogni cosa sulla scia degli avvenimenti filtrati dalla Luce dello Spirito Santo che lei invocava senza sosta. Così dovremmo fare noi se lo spirito di umiltà abita nel nostro cuore.

                    2. Giusi

                      Veramente quello che fa Bergoglio si capisce benissimo: lo ha spiegato bene più di una volta Alessandro. Sta applicando l’agenda Martini.

          2. sweety

            “Quelli come me” sarebbero chi?
            Tu di me non conosci un bel nulla. Quasi un quindicennio di vocazione nell’Opus Dei (la cui ortodossia sfido a mettere in dubbio), e sono una che “quelli come te”….
            La parola tradiprotestanti non l’ho mai sentita.
            Gesù ha detto “da come vi amate vi riconosceranno come miei discepoli”: se questi insulti sono il meglio che uno riceve per un commento perlatro pacato, beh…io non ti riconosco proprio.
            Boh, evidentemente io sono una che credeva che ‘sta cosa della carità era da prendersi sul serio. Scema me che credo a Gesù e al Vangelo.

            1. Giusi

              E’ inutile che mi racconti la storia della tua vita e quello che fai o non fai in camera da letto. Abbiamo capito che sei la cattolica perfetta. Sarà sicuramente vero (con tutti i meriti che ti attribuisci da sola…) Io no e se uno mi accosta a Lutero mordo.

            2. Piero

              scusami, una domanda:
              secondo te AMARE una persona vuol dire lasciargli fare quello che vuole?
              Se il tuo fidanzato volesse, chesso’, fare una rapina o chissa’ cos’altro, tu glielo lasceresti fare perche’ lo “ami”?

        2. Piero

          Credo sia altamente inopportuno paragonare sia pur solo il “furore” di Giusi con quello di Lutero…
          Prima di tutto perche’ Giusi non ha mai inteso costruirsi una propria chiesa a propria immagine e somiglianza, che giustifichi e anzi amplifichi i propri vizi personali li estenda a “modus vivendi”.
          Poi perche’, anche se e’ lecito “scandalizzarsi” per le condotte immorali di questo o quel prelato (anche se adesso va piu’ che altro di moda), questo turbamento non puo’ certo essere preso a scusa per distruggere la Chiesa CAttolica.
          Tantomeno Giusi ha mai voluto neanche lontanamente negare le Verita’ di Fede che costituiscono il Fondamento della Chiesa… Semmai e’ proprio qualcun altro che tende a negarle…

    2. CP

      Secondo me i ‘malintesi’ sono tutti quelli sbagli (che spesso con la teologia c’entravano poco) che hanno portato a conflitti tra luterani e cattolici, come la notte di San Bartolomeo nel Cinquecento, quando i cattolici di Parigi fecero strage degli ugonotti, o la guerra dei trent’anni, o cose simili.

      Comunque qui c’è il testo integrale della dichiarazione congiunta. Io non ci trovo niente di eretico…
      http://it.radiovaticana.va/news/2016/10/31/firmata_a_lund_la_dichiarazione_congiunta_testo_integrale/1269137

      1. Giusi

        Io ci trovo tutto di eretico! Quali sono i doni teologici della riforma? Grazie san Lutero che hai cancellato i sacramenti, la Transustanziazione, l’adorazione della Vergine Maria, il libero arbitrio, il dono della ragione, chiediamo perdono per aver difeso il patrimonio della fede col Concilio di Trento! Ma la papolatria fa ottenebrare il cervello?

        1. Giusi

          La Notte di San Bartolomeo ebbe motivazioni politiche, non fu organizzata dalla Chiesa. L’ha spiegato bene Messori e i protestanti non erano delle mammole: avevano compiuto feroci stragi a freddo:

          “Dunque, non per forzatura “apologetica” ma per la forza del fatti (ormai accertati al di là di ogni dubbio), risulta chiaro che la strage è cosa tutta politica, presa all’interno della Corte, senza alcun coinvolgimento della Chiesa che, anzi, fu colta di sorpresa. Nessun ecclesiastico ebbe un qualche ruolo nella vicenda. Nessun prete partecipô alla riunione notturna in cui tutto fu deciso. Una decisione che fu imprevista e non premeditata, dovuta al fallimento dell’attentato a Coligny. Se questi fosse morto, ci si sarebbe fermati lì. Se l’azione degenerô in una strage che andava ben al di là del progetto, lo si deve all’eccitazione del popolo, sfuggito a ogni controllo. Casi simili, durante le guerre di religione, si verificarono sia da parte cattolica che protestante. Si tenga presente che la Saint-Barthélemy aveva avuto molti, terribili precedenti per mano ugonotta: come les Michelades (dette cosi perché avvenute durante le feste per san Michele) di pochi anni prima, nel 1567 e 1569, a Nimes, quando i protestanti chiusero di sorpresa le porte della città, massacrarono tra l’una volta e l’altra 500 cattolici, devastarono tutte le chiese, bruciarono in un grande rogo quadri, archivi, arredi liturgici. E tutto questo (come molte altre stragi di cui furono responsabili) a freddo, per odio verso il “papismo”, non nell’eccitazione frenetica della Saint-Barthélemy”.

          http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=896

          1. CP

            Appunto. La religione cristiana presa come pretesto per fare cose malvagie. Se non sono malintesi questi!

      2. Alessandro

        Dichiarazione congiunta cattolica-luterana:

        http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/10/31/0783/01757.html#ita

        Da cattolico la leggo e mi pongo qualche domanda.

        – “abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide”

        Suona bene dirlo, ci fa sentire fratelli molto affiatati e concordi, è molto commovente; ma è vero che ciò che ci unisce è più grande di quello che ci divide?
        No.
        Prova del nove: facciamo leggere a un fratello luterano il Catechismo della Chiesa Cattolica e vediamo che cosa è disposto a sottoscrivere.
        Se invece si vuol dire che siamo tutti uniti dal credere in Cristo, allora diciamo che siamo tutti uniti dal credere in Cristo, e che divisioni non ce ne sono perché crediamo tutti in Cristo.
        Solo che se approfondissimo un poco, e cominciassimo a chiedere concretamente a un luterano che cosa significa per lui “credere in Cristo”, allora risponderebbe molte cose, nient’affatto secondarie, con le quali un cattolico non può concordare.

        – “confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa”

        No.
        L’unità visibile della Chiesa è stata ferita da Lutero e da chi ha aderito alle sue idee, rompendo con la Chiesa Cattolica (la Chiesa di Cristo è una e unica, ed è la Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20070629_responsa-quaestiones_it.html ).

        Ciò non toglie che pure singoli cattolici abbiano potuto peccare e lo continuino a fare nel rapportarsi con i luterani (e viceversa, peraltro), ma non si può onestamente mettere sullo stesso piano questa ferita all’unità visibile della Chiesa con quella, gigantesca e dannosissima, prodotta dalla rottura di Lutero e seguaci.
        A meno che non si voglia sostenere che sia il comportamento dei cattolici a tenere lontani i luterani dall’aderire completamente alla Chiesa Cattolica; ma una convinzione del genere sarebbe un vero sproposito.

        – “siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma”

        I luterani dalla Riforma hanno “ricevuto” soprattutto l’allontanamento dall’ortodossia cattolica, e con ciò dalla pienezza dei mezzi salvifici; e questa la chiamerei una calamità, non un dono.
        Da cattolico, non vedo perché dovrei essere grato alla Riforma per aver allontanato moltitudini di fratelli cristiani dall’ortodossia cattolica, privandoli così della pienezza dei mezzi salvifici e quindi mettendo in grave pericolo la loro salvezza eterna. Dovrei esser grato per una calamità così rovinosa?

        Non nego che anche tra i riformati si possano trovare rare perle spirituali e teologiche che possono edificare anche il cattolico, ma è inaccettabile mettere sullo stesso piano (o comunque evocare congiuntamente e indistintamente, facendo di ogni erba un fascio) queste rare perle e la immane calamità di uno scisma che ha squarciato atrocemente l’unità visibile della Chiesa, strappando molte anime dalla verità e dalla pienezza dei mezzi salvifici.

        1. CP

          Ciò che ci unisce è “la nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo”, che viene prima delle divisioni. Le differenze non le nega nessuno. Mi sembra chiaro dal testo che ce ne sono ancora tante da sanare. Ma che il desiderio di riavvicinarsi ci sia, non è poco.

          Lutero ha indubbiamente spezzato l’unità della Chiesa, ma i cattolici sono stati colpevoli di provocazione grave, per corruzione all’interno della Chiesa, vendita delle indulgenze, tutte quelle cose. Non sono sullo stesso piano, è verissimo. Ma quando si cerca di sanare un conflitto, è più importante che ciascuna delle due parti ammetta la sua parte di colpe, piuttosto che insistere su chi ha più ragione e chi ha più torto. (Mai litigato tra marito e moglie?)

          Sui doni spirituali e teologici della Riforma – bo. Per i cattolici ha portato molto più male che bene, senza dubbio. Però ha costretto a una serio lavoro di correzione di usi e costumi all’interno della Chiesa, di cui c’era bisogno da secoli, almeno dai tempi di San Francesco, Dante, Santa Caterina. I frati gaudenti, i vescovi simoniaci, i preti più attenti ai beni materiali che al bene spirituale del gregge… la Riforma ha chiarito a tutti le tragiche conseguenze del tollerare questi errori.

          1. Alessandro

            “Ma quando si cerca di sanare un conflitto, è più importante che ciascuna delle due parti ammetta la sua parte di colpe, piuttosto che insistere su chi ha più ragione e chi ha più torto.”

            Ma è proprio qui che ti sbagli di grosso, perché il paragone con il litigio (ad esempio tra miglie e marito) non regge.

            Che significa, nel nostro caso, “sanare il conflitto”? Significa superare la divisione tra cattolici e luterani. E che significa superare la divisione tra cattolici e luterani? Significa ricomporre l’unita visibile dela Chiesa. E come si ricompone l’unità visibile della Chiesa?

            C’è un modo e uno soltanto soltanto (se vogliamo parlare concretamente, e non fantasticare vanamente rimanendo nell’astrattezza): poiché l’unica Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica (come ho già mostrato in altri commenti con riferimenti al Magistero che qui non ripropongo per non allungare all’infinito questo commento), la ricomposizione dell’unità visibile della Chiesa, per quanto riguarda i fratelli luterani, può avvenire solo ed esclusivamente se costoro aderiscono completamente alla Chiesa Cattolica.

            La mia domanda è: iniziative ecumeniche come quelle di Lund facilitano, incoraggiano, stimolano l’adesione dei fratelli luterani alla Chiesa Cattolica?

            Rispondo: purtroppo no, decisamente no, perché danno a tutti (luterani e cattolici) l’impressione nettissima (e ben fondata, se si leggono testi come la “dichiarazione congiunta”) ma nefasta e quanto mai sviante che l’obiettivo da raggiungere non sia la piena adesione dei fratelli luterani alla Chiesa cattolica (adesione che, come ho già scritto più di una volta, non comporta la rinuncia dei fratelli luterani a loro peculiari tradizioni teologiche, spirituali, liturgiche, purché ovviamente siano compatibili con l’ortodossia cattolica), ma sia un altro, qualcosa di molto simile a quanto Giovanni Paolo II deplorava a chiare lettere con la Dominus Iesus:

            “« Non possono, quindi, i fedeli immaginarsi la Chiesa di Cristo come la somma – differenziata ed in qualche modo unitaria insieme – delle Chiese e Comunità ecclesiali; né hanno facoltà di pensare che la Chiesa di Cristo oggi non esista più in alcun luogo e che, perciò, debba esser soltanto oggetto di ricerca da parte di tutte le Chiese e comunità » Infatti «gli elementi di questa Chiesa già data esistono, congiunti nella loro pienezza, nella Chiesa Cattolica e, senza tale pienezza, nelle altre Comunità »… La mancanza di unità tra i cristiani è certamente una ferita per la Chiesa; non nel senso di essere privata della sua unità , ma « in quanto la divisione è ostacolo alla realizzazione piena della sua universalità nella storia »” (n. 17)

            Una volta che tutti i cattolici avranno fatto l’ennesimo mea culpa e si saranno cosparsi di cenere e vestiti di sacco ancora una volta per gli errori commessi nel rapportarsi con i fratelli luterani (purché non si chieda perdono per errori mai commessi; e in questi giorni vedo rispolverare tutte le più trite leggende metropolitane su misfatti mai commessi ai danni del luterani…), se non è chiaro qual è l’obiettivo, cioè se non è chiaro che cosa significa concretamente ricomporre l’unità visibile della Chiesa, l’obiettivo, anziché approssimarsi, si allontana.

            Ecco: iniziative come quello di Lund, per come sono impostate e svolte, non ottengono altro effetto che quello di favorire la confusione nelle teste dei cattolici e dei luterani su quale sia questo obiettivo, e quindi non fanno che ostacolare il suo raggiungimento.

            Scrivi:

            “Sui doni spirituali e teologici della Riforma – boh. Per i cattolici ha portato molto più male che bene, senza dubbio.”

            No, la rovinosa calamità della Riforma s’è abbattuta sui riformati stessi. I luterani dalla Riforma hanno ricevuto soprattutto l’allontanamento dall’ortodossia cattolica, e con ciò dalla pienezza dei mezzi salvifici (che bel dono!). Ovviamente questo i luterani non lo riconoscono, ma ciò non toglie che sia la verità.

            E se pensiamo che l’unità visibile della Chiesa possa attuarsi a spese della verità, stiamo prendendo un abbaglio colossale.

  16. Giusi

    Baci e abbracci con tutti, pure con la pastora e l’importante è accogliere lo straniero! Ma allora è proprio una fissa!

    “Esortiamo luterani e cattolici ad accogliere insieme lo straniero”
    La dichiarazione congiunta firmata a Lund: «Attraverso il dialogo e la comune testimonianza non siamo più estranei». Aiutiamo «chi è costretto a fuggire a causa di guerre e persecuzioni», e difendiamo «i diritti dei rifugiati e di coloro che cercano asilo»

    http://www.lastampa.it/2016/10/31/vaticaninsider/ita/vaticano/esortiamo-luterani-e-cattolici-a-lavorare-insieme-per-accogliere-lo-straniero-62MPfXc42RWpGyHI6NneHJ/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

    1. Enrico Turomar

      Giusi,

      “Esortiamo luterani e cattolici ad accogliere insieme lo straniero”
      La dichiarazione congiunta firmata a Lund: «Attraverso il dialogo e la comune testimonianza non siamo più estranei». Aiutiamo «chi è costretto a fuggire a causa di guerre e persecuzioni», e difendiamo «i diritti dei rifugiati e di coloro che cercano asilo»

      Accogliere lo straniero: se non sbaglio l’ha già detto qualcun altro.

      Mi è venuto in mente: Gesù nel Vangelo di Matteo quando parla del Giudizio finale:

      ‘perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto”

          1. Giusi

            Tu leggiti i discorsi del Papa e gli articoli dei papolatri! E questa sostituzione di popoli e quello che ci sta dietro hanno ben poco di evangelico!

          2. Alessandro

            Ragazzi, non vedo come non si possa concordare sul fatto che ci sia in giro tra i cattolici parecchia, parecchia retorica immigrazionistica semplicistica che ha un fondamento evangelico solo apparente.

            Il discorso è complicatissimo, ma secondo me non fa male ricordare

            1) quello che dice il Catechismo:

            “Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine.
            I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.
            Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie.
            L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.” (n. 2241)

            – quello che scrisse Giovanni Paolo II:

            “Lo stile e la cultura del dialogo sono particolarmente significativi rispetto alla complessa problematica delle migrazioni, rilevante fenomeno sociale del nostro tempo.

            L’esodo di grandi masse da una regione all’altra del pianeta, che costituisce sovente una drammatica odissea umana per quanti vi sono coinvolti, ha come conseguenza la mescolanza di tradizioni e di usi differenti, con ripercussioni notevoli nei Paesi di origine ed in quelli di arrivo. L’accoglienza riservata ai migranti da parte dei Paesi che li ricevono e la loro capacità di integrarsi nel nuovo ambiente umano rappresentano altrettanti metri di valutazione della qualità del dialogo tra le differenti culture.

            In realtà, sul tema dell’integrazione culturale, tanto dibattuto al giorno d’oggi, NON E’ FACILE individuare assetti e ordinamenti che garantiscano, in modo equilibrato ed equo, i diritti e i doveri tanto di chi accoglie quanto di chi viene accolto.

            Storicamente, i processi migratori sono avvenuti nei modi più diversi e con esiti disparati. Sono molte le civiltà che si sono sviluppate e arricchite proprio per gli apporti dati dall’immigrazione. In altri casi, le diversità culturali di autoctoni e immigrati non si sono integrate, ma hanno mostrato la capacità di convivere, attraverso una prassi di rispetto reciproco delle persone e di accettazione o tolleranza dei differenti costumi. Purtroppo persistono anche situazioni in cui le difficoltà dell’incontro tra le diverse culture non si sono mai risolte e le tensioni sono diventate cause di periodici conflitti.

            In una materia così complessa, NON ci sono formule « magiche »; è tuttavia doveroso individuare alcuni principi etici di fondo a cui fare riferimento.
            PRIMO fra tutti, è da ricordare il principio secondo cui gli immigrati vanno sempre trattati con il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana.
            A questo principio deve piegarsi la pur doverosa valutazione del bene comune, quando si tratta di disciplinare i flussi immigratori. Si tratterà allora di coniugare l’ACCOGLIENZA che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni INDISPENSABILI per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti.
            Quanto alle istanze culturali di cui gli immigrati sono portatori, NELLA MISURA IN CUI non si pongono in antitesi ai valori etici universali, insiti nella legge naturale, ed ai diritti umani fondamentali, vanno rispettate e accolte.

            PIU’ DIFFICILE è determinare dove arrivi il diritto degli immigrati al riconoscimento giuridico pubblico di loro specifiche espressioni culturali, che non facilmente si compongano con i costumi della maggioranza dei cittadini.

            La soluzione di questo problema, nel quadro di una sostanziale apertura, è legata alla CONCRETA valutazione del bene comune in un dato momento storico e in una data situazione territoriale e sociale. Molto dipende dall’affermarsi negli animi di una cultura dell’accoglienza che, senza cedere all’indifferentismo circa i valori, sappia mettere insieme le ragioni dell’identità e quelle del dialogo.

            D’altra parte, come poc’anzi ho rilevato, NON si può sottovalutare l’importanza che la cultura caratteristica di un territorio possiede per la crescita equilibrata, specie nell’età evolutiva più delicata, di coloro che vi appartengono fin dalla nascita.
            Da questo punto di vista, può ritenersi un orientamento plausibile quello di garantire a un determinato territorio un certo « equilibrio culturale », in rapporto alla cultura che lo ha prevalentemente segnato; un equilibrio che, pur nell’apertura alle minoranze e nel rispetto dei loro diritti fondamentali, consenta la permanenza e lo sviluppo di una determinata « fisionomia culturale », ossia di quel patrimonio fondamentale di lingua, tradizioni e valori che si legano generalmente all’esperienza della nazione e al senso della « patria ».

            E’ evidente però che questa esigenza di « equilibrio », rispetto alla « fisionomia culturale » di un territorio, non può essere soddisfatta con puri strumenti legislativi, giacché questi non avrebbero efficacia se privi di fondamento nell’ethos della popolazione, e sarebbero oltre tutto naturalmente destinati a cambiare, quando una cultura perdesse di fatto la capacità di animare un popolo e un territorio, diventando una semplice eredità custodita in musei o monumenti artistici e letterari.

            In realtà, una cultura, nella misura in cui è veramente vitale, non ha motivo di temere di essere sopraffatta, mentre nessuna legge potrebbe tenerla in vita quando fosse morta negli animi.

            Nella prospettiva poi del dialogo tra le culture, non si può impedire all’uno di proporre all’altro i valori in cui crede, purché ciò avvenga in modo rispettoso della libertà e della coscienza delle persone. « La verità non si impone che in forza della verità stessa, la quale penetra nelle menti soavemente e insieme con vigore ».”

            (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della pace 2001, nn. 12-15)

            http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/peace/documents/hf_jp-ii_mes_20001208_xxxiv-world-day-for-peace.html

            1. Piero

              Ma no, ma no…
              Molto piu’ prosaicamente, e’ semplicemente un misto tra esterofilia tipicamente italiana, autocolpevolizzazione da occidentale e cattolico (bianco, magari) indotta da secoli di propaganda anticattolica e post-conciliarismo, e cattocomunismo che spera di liquidare cosi’ i sempre odiati italiani per sostituirli con i venerati “migranti” (che farebbero i lavori che gli italiani non sono piu’ disposti a fare, e cioe’ votare la sinistra) per fare proprio come fece il sindaco di Molenbeek, concedere la cittadinanza facile per ottenerne i voti, al costo (trascurabile per loro) di trasformare le citta’ italiane in sobborghi di Calcutta e Baghdad…

          3. Fabrizio Giudici

            @Enrico

            Ti ha già risposto Alessandro sul piano dottrinale, in modo più che abbondante. È contraddittorio che tu vada a chiedere ad altri la fonte, poi ignori sistematicamente quando ti rispondono con fonti abbondanti. Io aggiungo che i vescovi africani da anni si oppongono all’emigrazione dei giovani, intanto perché evidentemente sanno benissimo che nella maggioranza dei loro paesi non muoiono di fame, in secondo luogo perché sanno che quei paesi, privati delle nuove generazioni, subiscono un danno.

            http://www.lanuovabq.it/it/articoli-i-vescovi-africani-ai-giovani-non-emigrate-13636.htm

            Questo per far capire quanto sia fuori luogo la tua citazione evangelica, fuori da ogni contesto.

            1. Enrico Turomar

              Fabrizio,
              non ho capito.
              Giusi ha riportato:
              “Esortiamo luterani e cattolici ad accogliere insieme lo straniero”
              E poi ha detto che è una fissa. Immagino si riferisse al Papa, dato che non credo vada a leggere i discorsi dei luterani.
              Io ho ironizzato sul fatto che quella cosa è scritta nel Vangelo e non la si può etichettare come fissa. Ho in seguito sottolineato come si riferissero ad una categoria precisa di migranti, quindi non capisco né il tuo riferimento ai vescovi africani, né il fuori contesto.

      1. Piero

        Giusto.
        TU ad esempio, quanti ne hai accolti IN CASA TUA e MANTENUTO A TUE SPESE, dei suddetti “migranti”?
        Perche’ non mi pare che il buon samaritano sia andato nella prima locanda e gli abbia “ammollato” il poveraccio dicendogli “e adesso veditela tu che senno’ non sei un buon ebreo!”

        1. Enrico Turomar

          Piero,
          come dice sempre Giusi, cosa faccio io non ti riguarda.
          Se non facessi niente, non saprei cosa rispondere, se lo facessi non lo andrei a dire pubblicamente.
          Comunque tu dimmi cosa c’è di sbagliato in quello che ha riportato Giusi della dichiarazione congiunta.
          Tieni presente, e lo scrivo anche per Alessandro, che parlano di gente a cui il diritto internazionale riconosce il diritto di chiedere asilo, non di stranieri in maniera indiscriminata.

          1. Giusi

            Pochi hanno diritto all’asilo ma restano lo stesso e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

            1. Enrico Turomar

              Loro parlano di rifugiati, se sono pochi meglio. Se qualcuno rimane non una scusa per negare asilo a chi ha diritto.

              1. Piero

                E allora che c’entrano le centinaia di migliaia di approfittatori (eufemismo!) della generosita’ italica che stanno tutto il giorno attaccati al wifi e a pretendere cibo di casa loro?
                Cosa c’entra fare lo “scafismo di stato” per centinaia di migliaia di persone (da mantenere vita natural durante, che poi chiederanno il ricongiungimento familiare con ancora piu’ aggravio di spese ) che non scappano da NESSUNA guerra?
                Si respingessero in acque internazionali, cosi’ si eviterebbero anche le centinaia di morti in mare.

                1. Enrico Turomar

                  Piero,
                  cosa c’entrano non lo so, non c’entrano nulla col discorso che si sta facendo.

      2. Luigi

        Leggo:

        Mi è venuto in mente: Gesù nel Vangelo di Matteo quando parla del Giudizio finale:
        ‘perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto”

        Quello che appunto facevano, fino a pochi decenni or sono, gli europei nei confronti di mezzo mondo.
        Per fare un-esempio-uno, la Rhodesia, quarant’anni fa, dava ancora da mangiare a mezza Africa australe. Ma era la Rhodesia dell’epopea dei Selous Scout, quella.
        Ora? Ora hanno voluto fare da soli.
        Ovviamente non ci sono riusciti.
        Non si inventa una civiltà in tre o quattro lustri, nonostante tutta la luciferina retorica sulla negritudine e sul terzomondismo. Retorica di rinomata marca anticattolica, ricordo…

        Morale della favola: “o comandi, o ti fai comandare, o te ne vai fuori dai piedi”.

        Ciao.
        Luigi

  17. Giusi

    La Dichiarazione congiunta:
    “Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici”

    Quali sarebbero i doni teologici della riforma? Sto leggendo affermazioni farneticanti di Don Abbondio che sostengono che il Concilio di Trento sarebbe un dono teologico della riforma! Sarebbe come dire che San Michele Arcangelo è un dono teologico di Lucifero! O la nascita di Cristo un dono teologico del serpente che ha tentato Adamo ed Eva! D’altro canto il coraggio se uno non ce la non se lo può dare e in questa chiesa della misericordia se si contraddice il Papa si finisce molto male……

    http://it.radiovaticana.va/news/2016/10/31/firmata_a_lund_la_dichiarazione_congiunta_testo_integrale/1269137

  18. Fabrizio Giudici

    @Bariom “Tu credi veramente che leggendoti a nessuno venga la domanda idiota (certamente provocatoria) che ti ho fatto?”

    Volevo scrivere una risposta un po’ incazzata, ma mi rendo conto che è tempo sprecato. Non solo perché scrivi cose idiote, che scritte da uno come te, che non è un’idiota, sono indegne. Ma perché sono anche malevole e vigliacche, e su questo piano c’è poco da ribattere. Infatti non solo fai il pesce in barile (e questi sono certamente fatti tuoi), ma attacchi velenosamente, e ad personam, certi che non lo fanno. Infatti stai calunniando in pubblico Giusi, che la sua posizione sul papa l’ha sempre resa chiara, come se invece fosse sedevacantista o complottista. Però attacchi solo certi, perché di altri evidentemente hai timore reverenziale: secondo livello di vigliaccheria. Terzo livello di vigliaccheria: sai benissimo che questo tipo di critica è condiviso anche da prelati, vescovi e cardinali, che ovviamente si esprimono con toni ben diversi da quelli colloquiali di un forum, ma la sostanza è la stessa; eppure non hai il coraggio di insinuare che non riconoscono il Papa (per la verità non hai neanche il coraggio di dire che secondo te hanno torto).

    In definitiva, sai prendertela solo con certi. Bella forza. Cosa posso dire: è una cosa veramente penosa.

    Tanto per contestualizzare, questo è quello che ha dichiarato recentemente padre Cavalcoli:

    http://www.lafedequotidiana.it/padre-cavalcoli-non-abbiamo-nulla-da-imparare-da-lutero/


    “Le parole del Papa su Lutero mi hanno disturbato. Ha molti collaboratori eretici. Il modernismo? Una metastasi nella Chiesa”. Lo dice in questa intervista il teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli, commentando la recente intervista del Pontefice a Civiltà Cattolica.

    Padre Cavalcoli, i cattolici devono imparare da Lutero?

    ” Parto dalla sicura buona fede del Papa la cui legittimità come Successore di Pietro non va messa in discussione”.

    E allora?

    ” Ritengo che su Lutero sarebbe stato più appropriato dire: ha fatto anche delle cose buone. Bisognava con la stessa enfasi ricordare i tanti lati negativi e in conclusione non credo che possiamo imparare nulla da lui. Il Papa non è in grado di smentire i suoi predecessori su Lutero e questo occorre ricordarlo. Penso che assieme al bene che ha fatto Lutero, sarebbe stato corretto indicare il male. Insomma, una mancanza di prudenza e non è la prima volta. In un certo senso le parole su Lutero mi disturbano, ma comprendo la buona fede. In quanto alle critiche, il Papa è criticabile quando fa interviste . Certamente queste critiche devono essere calibrate e con toni garbati. Mentre nessuno lo può mettere in discussione quando parla di verità di fede”.

    Da che cosa dipendono certe uscite?
    ” Come sostenevo, da una dose di scarsa prudenza nelle sue esternazioni. Poi dal fatto che ha attorno a sè molti collaboratori eretici o quasi, sicuramente in odore di modernismo che è una metastasi nel cuore della Chiesa. Oggi la Chiesa vive un tempo confuso e problematico, bisogna pregare lo Spirito Santo”.

    Padre Cavalcoli ha una posizione secondo molti – che hanno buone ragioni fondate nel Magistero – troppo sbilanciata sull’infallibilità papale, che è sommariamente riassunta anche nel testo dell’intervista (“nessuno lo può mettere in discussione quando parla di verità di fede”). Infatti, ora è da vedere come risponderà Cavalcoli al fatto che il Papa ha confermato con una firma molte delle cose di quella semplice intervista, e quindi non si può ridurre tutto all'”imprudenza” di fronte ai giornalisti.

    Ma ora non c’entra. Il fatto è che questa sovra-fiducia nel Papa di Cavalcoli è sostanzialmente la tua stessa posizione. Tuttavia, come vedi, padre Cavalcoli pur difendendo il Papa non fa finta di niente sulle enormità che dice e fa, come fai tu: nonostante tenda innegabilmente a minimizzare, comunque si dice disturbato dalle parole del Papa su Lutero. Non si fa problemi a denunciare l’eresia dei collaboratori del Papa. Perché si chiama dovere di testimonianza.

    Mi verrebbe da chiederti cosa pensi dell’intervista di Cavalcoli, ma so che è tempo sprecato. Ora, schizza pure il tuo veleno su di me.

  19. Fabrizio Giudici

    @sweety “Credo invece che ti interpelli molto. Lutero ha “risolto” il problema in maniera sbagliata, ma, come disse Papa Benedetto a Erfurt, visitando il convento di Lutero, il problema rimane, ed è la secolarizzazione della Chiesa, la sua ingerenza in cose non spirituali e, certamente, il rapporto fra magistero e scrittura. Guarda, non credo di andare troppo lontana dal vero nel pensare che, vivesse oggi, Lutero sarebbe scandalizzato da molte delle stesse cose che scandalizzano te. L’approccio “giusto” è sicuramente fidarsi della Chiesa, fidarsi del Papa e del Magistero (cosa che Lutero non fece); ma Giusi io trovo nelle tue appassionate filippiche contro CEI, vescovi, preti eccetera molto dell’ardore luterano – nel senso buono, cioè di denunciare ciò che non va. Anche lui lo faceva. Poi lui ha deciso di andare contro la Chiesa, e di questo ha reso lui conto a Dio. Ma che la denuncia di ciò che non va non ti interpelli…non credo.”

    Non capisco molto il senso di questo intervento. Intanto, per essere precisi, smontiamo la questione di Lutero che sbaglia, ma all’inizio “aveva ragione” per la corruzione nella Chiesa. Lutero si fece monaco per sfuggire alla giustizia, in quanto era ricercato per omicidio. Quindi già aveva iniziato male.

    “Mi sono fatto monaco perché non mi potessero incarcerare. Se non lo avessi fatto, sarei stato facilmente arrestato. Ma così fu impossibile, poiché tutto l’Ordine Agostiniano mi proteggeva”

    Per sua ammissione – sono suoi scritti – non è migliorato dopo l’ordinazione:

    “Io sono stato un monaco che voleva essere sinceramente pio. Al contrario, però, sono sprofondato ancor di più nel vizio. Sono stato un grande furfante ed un omicida

    “Raramente ho il tempo di pregare il Breviario e di celebrare la Messa. Sono troppo sollecitato dalle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo” (5). Ancora nel 1516 egli dichiarava: “Confesso che la mia vita è sempre più prossima all’inferno. Giorno dopo giorno divento più abietto”

    I più forti possono leggersi questo breve “florilegio”, che – attenzione – contiene anche bestemmie nei confronti di Dio Padre e Gesù Cristo:

    http://traditiocatholica.blogspot.it/2016/10/la-rivalutazione-di-lutero-si-scontra.html
    http://www.sanpiox.it/83-pre-seminario/documenti/1878-florilegio-luterano

    Quindi, quando Giusi dice “porco” si esprime in modo schietto e colloquiale, ma non è affatto un insulto gratuito: la sostanza c’è tutta. Lutero era un depravato sin dall’inizio e la questione della corruzione nella Chiesa fu una patetica scusa: sarebbe strano vedere un depravato che si scandalizza per la depravazione altrui. Direi che invece traspare chiaro il senso del suo percorso: tormentato dal peccato, anziché presentarsi umilmente al cospetto di Dio a chiedere perdono, ha preteso di cambiare la realtà per giustificare sé stesso. E con questo ha trascinato nel baratro frotte di anime e creato sconquassi nel tessuto dell’Europa.

    Non si capisce quindi perché debba essere Lutero ad interpellarci. Oggi celebriamo la Comunione dei Santi e ci sono frotte di veri riformatori cattolici che hanno visto porcate nella Chiesa, le hanno denunciate e nel modo corretto. Perché erano santi, non depravati. I santi ci interpellano; figuriamoci se dobbiamo farci interpellare dai depravati. Cos’è, non abbiamo abbastanza santi che ci interpellino?

    Mi aspetto che prima o poi, di questo passo, qualcuno arriverà a dire che dobbiamo sentirci “interpellati” persino da Satana.

    1. sweety

      io invece non capisco il “li conosco quelli come te”, che però non scalfisce affatto la tua serenità. NOn credevo di aver insultato nessuno; e invece…

      Ma a te non disturba manco per niente questo atteggiamento? Io poi giuro che mai dette eresie, so tutto l’ordinario della Messa in latino, ho letto TUTTO il CCC da copertina a copertina e osservo fedelmente ogni minuscola norma, non faccio sesso col mio fidanzato (qua siamo ridotti a dover elencare le qualificazioni di ognuno per essere considerati…ebbene sì persino la castità!), e mai ho pensato che la chiesa si debba protestantizzare…eppure il problema non è che Giusi mi insulta a gratis, è che ho detto che Lutero sbaglia ma che forse i problemi di cui lui parla mi possono interpellare.
      A te pare normale? Oppure Papa Francesco ha abrogato il “da come vi amerete vi riconosceranno che siete miei discepoli”?

  20. I morti ammazzati dalla Chiesa lo furono per ragioni politiche, quelli ammazzati
    o bruciati dai protestanti per cieco e barbaro fanatismo. Lutero solo un porco depravato.
    La corruzione della Chiesa solo una patetica scusa.Così è che stanno le cose?
    E gli Ariani? E i Catari? E i Valdesi? E i Transiberiani? E gli Osmotici? E nessuna cosa “comunque” importante “non” può essere fatta se non si parte dall’Eucarestia? E il Diavolo in sacrestia?

  21. Fabrizio Giudici

    @Alessandro

    “Ma come fai realisticamente a collaborare con uno con cui non condividi quasi niente? […] non condividi la visione dell’uomo”

    Esatto. Rimanendo in ambito Sachs e dintorni, ovvero ONU, ho appena letto questo appello di CitizenGo:

    http://citizengo.org/en/fm/38168-who-declares-same-sex-couples-and-single-individuals-will-soon-be-classified-infertile

    Praticamente l’OMS vorrebbe cambiare la definizione di “infertilità” mettendoci dentro coppie dello stesso sesso e singoli; se chiunque di questi vuole avere figli, dunque, ha “diritto” ad essere considerato “infertile” e quindi, per motivi “etici”, deve essere assistito per potersi riprodurre. Evidentemente, questo implica che l’utero in affitto ed altre pratiche affini diventerebbero un diritto.

    Not only is this change obviously absurd, but it also present a danger to women and children. This new standard would encourage countries to legalize commercial surrogacy. According to Jonathan Montgomery, Professor of Health Care Law at University College London, “Because wanting to have children would be defined as a disability, it could well strengthen the case of gay couples to be allowed access to commercial surrogates.”

    Non si può collaborare in alcun modo con questa “etica”. E già che ci siamo, visto che si parla di Lund, certe “chiese” luterane sono favorevoli a queste cose. Quindi è preoccupante anche la dichiarazione di intenti comuni sulla “carità” verso il prossimo, perché per alcune di esse il senso è totalmente distorto.

  22. Fabrizio Giudici

    @Enrico Turomar

    I punti sono due. Il primo:

    “E poi ha detto che è una fissa. Immagino si riferisse al Papa, dato che non credo vada a leggere i discorsi dei luterani. Io ho ironizzato sul fatto che quella cosa è scritta nel Vangelo e non la si può etichettare come fissa.”

    Non è l’unica cosa che c’è nel Vangelo (ma diciamo il Magistero). All’inizio del suo pontificato Francesco disse che la Chiesa non “può insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi”. Infatti parla poco di quelle cose; tanto poco che non ha aperto bocca per impedire che subissimo l’indegna legge Cirinnà. Invece, si è perso il conto di quante volte parla degli immigrati. Evidentemente è proprio una sua fissa arbitraria, perché la coerenza vorrebbe che fosse parimenti insistente, o parimenti non insistente (supponendo che questa non insistenza sia legata ad una strategia pastorale), su tutte le cose scritte nel Magistero.

    Secondo punto.

    “Ho in seguito sottolineato come si riferissero ad una categoria precisa di migranti, quindi non capisco né il tuo riferimento ai vescovi africani, né il fuori contesto.”

    Il comandamento evangelico dell’accoglienza non si traduce sic ed simpliciter nell’accogliere tutti quelli che vogliono entrare nel nostro paese. Perché certi che vogliono entrare non solo non hanno diritto, ma hanno anche proprio torto a non cercarsi una strada in casa propria, probabilmente anche ingannati dalle promesse di qualcuno che qui avrebbero trovato il paese di Bengodi. Ecco cosa c’entrano i vescovi africani: hanno detto proprio questo. La maggior parte dei migranti sono di questo tipo. E la questione numerica è il problema dirimente.

    1. Enrico Turomar

      Fabrizio,
      nella dichiarazione congiunta cosa dovevano dire: cattolici e luterani accogliamo lo straniero nel numero e nelle modalità fissate da una commissione paritaria che presto verrà nominata?

      Sul Papa la pensiamo in maniera diversa e quindi è meglio lasciar perdere.

        1. Giusi

          Mi fanno rotolare! E Rusconi non aveva ancora letto Perego! Ha fatto un’accozzaglia che è terminata col mettere insieme Don Giussani e Don Ciotti! Chissà perché hanno così paura di perdere i migranti……….

          «Non c’è nessuna “svolta” da parte di Papa Francesco in tema di migranti», afferma all’Agi monsignor Giancarlo Perego, il direttore della Fondazione Migrantes promossa dalla Cei. «Il Pontefice – spiega il prelato- ha ribadito ieri che non è umano chiudere le porte e il cuore ai migranti e alla lunga questo si paga politicamente, come anche si paga quando si sbagliano i calcoli pensando di poterne ricevere di più di quanti se ne possano integrare: parole tutte assolutamente in continuità con le posizioni espresse in altre occasioni, ad esempio nel recente messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni che sarà celebrata in gennaio». In quel testo, sottolinea monsignor Perego, Papa Francesco tra l’altro spiegava quanto sia flebile la distinzione, comunque necessaria, tra rifugiati e migranti economici, dei quali pure ieri ha riaffermato i diritti, a partire da quello all’emigrazione che la Chiesa ha sempre difeso. Semmai nelle parole pronunciate sull’aereo in volo dalla Svezia c’è una sottolineatura importante sul fatto che l’Europa rischia di alimentare paure e chiusure perché il Papa esorta i paesi della Ue a non aver paura di integrare, essendo il Vecchio Continente precisamente frutto di integrazioni tra culture diverse”. «Nelle parole del Papa – osserva ancora monsignor Perego – vi è piuttosto un forte richiamo a salvaguardare il diritto di asilo con realismo: ricordiamoci che esso viene esercitato mettendo a rischio la propria vita e dunque valutare responsabilmente i mezzi necessari ad accogliere significa valorizzare strumenti come il lavoro e la scuola, e al contempo dire `no´ ai ghetti».Secondo Perego, del resto, «la distinzione tra migranti e rifugiati riproposta ieri nella conferenza stampa tenuta sul volo papale fa parte del diritto internazionale». «Ma – tiene a sottolineare il direttore della Fondazione Migrantes – Francesco la richiama non per discriminare i migranti economici ma per ribadire la necessità di accogliere entrambi, rispettando dunque la Convenzione del ’51 sui rifugiati, troppo spesso disattesa». «Fermo restando – insiste monsignor Perego – che nel messaggio per la Giornata della migrazioni, il Papa chiarisce bene che alcune volte questa distinzione flebile salta del tutto: pensiamo alle persone del Sud Sahara che si sono trovate bloccate in Libia soggetti a costrizioni e vessazioni inimmaginabili».Sull’aereo, ricorda ancora monsignor Perego esprimendo soddisfazione per questo come prete italiano, il Papa ieri ha anche fatto riferimento al volontariato come grande ricchezza dell’Italia dicendo che esso «è frutto di una storia popolare della Chiesa: una grande intuizione condivisa dei parroci, come lo sono anche gli oratori». «Il volontariato – conclude Perego- è il 68 della Chiesa: la Popolorum progressio e la Gaudium et Spes hanno aperto una stagione nuova, ispirando ad esempio il volontariato internazionale di realtà come Emmaus e la rete delle Ong, poi federata dalla Focsiv». Dunque, «con le sue parole il Papa ha richiamato un tassello fondamentale del quale sono stati protagonisti i sacerdoti: da don Giussani che fondò la Gioventù Studentesca e poi Comunione e Liberazione, a don Picchi che ha dato vita al Ceis, e anche a don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele oggi presidente dei Libera.

            1. Fabrizio Giudici

              “Che fritto misto…”

              Molti preti da decenni parlano come e peggio dei politici. Il risultato? Le vuote chiacchiere dei politici provocano la diserzione delle urne, le vuote chiacchiere dei preti provocano la diserzione delle chiese.

              Comunque: questo è il vero ecumenismo!

              http://www.scuolaecclesiamater.org/2016/11/simpatica-iniziativa-per-un-un-felice.html

              https://1.bp.blogspot.com/-fcmkipkZYHU/WBo_wzsrDjI/AAAAAAAASqc/PzijUmetL4ID3mEReJVC0K51z1CsSj8agCLcB/s640/14925403_698209273662997_3224107601976456273_n.jpg

              1. Giusi

                Questo secondo il Papa è peccato.

                “Fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato”

                Testo del discorso di J.M. Bergoglio:

                “Personalmente credo anche che si debba spostare l’entusiasmo verso la preghiera comune e le opere di misericordia, cioè il lavoro fatto insieme nell’aiuto agli ammalati, ai poveri, ai carcerati. Fare qualcosa insieme è una forma alta ed efficace di dialogo. Penso anche all’educazione. È importante lavorare insieme e non settariamente. Un criterio dovremmo averlo molto chiaro in ogni caso: fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato. Benedetto XVI ci ha detto che la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Il proselitismo è un atteggiamento peccaminoso. Sarebbe come trasformare la Chiesa in una organizzazione. Parlare, pregare, lavorare insieme: questo è il cammino che dobbiamo fare” (Intervista a Papa Francesco in occasione del viaggio apostolico in Svezia, La Civiltà Cattolica, pag. 6, 28 ottobre 2016)

                Quindi quando Gesù disse queste parole si era su scherzi a parte:

                “Gesù disse loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16)

                “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato …” (Mt 28,19-20)

                Trovate le differenze.

                  1. Giusi

                    Ci sono battesimi e battesimi. Per i luterani il battesimo non purifica dal peccato originale.

                1. Nel n. 14 di Evangelii gaudium(1), si fa riferimento a tre ambiti della nuova evangelizzazione: i destinatari della pastorale ordinaria; le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo; infine coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato.
                  In rapporto a questo terzo ambito, papa Francesco afferma: «La Chiesa non cresce per proselitismo ma “per attrazione”»; e in nota rimanda a un’omelia di Benedetto XVI:

                  La Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per «attrazione»:
                  come Cristo «attira tutti a sé» con la forza del suo amore, culminato nel
                  sacrificio della croce, così la Chiesa compie la sua missione nella misura
                  in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e
                  concreta alla carità del suo Signore.(2)

                  Due sono i concetti centrali dell’affermazione: attrazione e proselitismo.
                  Quale forma di attrazione? Quale tipo di proselitismo? Non si tratta infatti di concetti univoci. Ad esempio, altrove lo stesso Benedetto XVI respinge un certo genere di proselitismo.(3)

                  1) FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013) (EG), n.
                  14, in «Il Regno-Documenti» 21 (2013) 644.

                  2) BENEDETTO XVI, Omelia nel Santuario di Nostra Signora Aparecida (Brasile), 13 maggio
                  2007.

                  3) «La nostra fede non la imponiamo a nessuno. Un simile genere di proselitismo (Diese
                  Art von Proselytismus) è contrario al cristianesimo» (BENEDETTO XVI, Omelia nella «Neue
                  Messe» di Monaco, 10 settembre 2006).

                  Il proselitismo

                  Il senso negativo della parola «proselitismo», vale a dire l’uso di metodi impositivi, non rispettosi della libertà e intimità delle persone, per la captazione di seguaci, è stato sempre respinto dalla Chiesa. Nel contesto della libertà religiosa, il Concilio Vaticano II lo ha ribadito con particolare chiarezza.

                  Ciononostante, il significato originario del «proselitismo» non è negativo. Il proselitismo è l’opera di chi cerca di fare dei proseliti, ovvero cerca di avvicinare altri individui a una religione o dottrina, o quando una persona tende spontaneamente a comunicare ad altre la scoperta di una verità che la riempie di gioia. Il termine προσήλυτος passò dal giudaismo alla tradizione cristiana. Il vocabolo deriva dal greco πρός («verso») ἔρχομαι («venire»). Si tratta della traduzione greca del nome ebraico ger. La radice verbale gūr significa «soggiornare». Quindi, ger assume il significato di «straniero che è venuto a stanziarsi nel territorio», in distinzione da chi è nativo, cioè ezr āh come pure da nokhri o ben-nēkhār, cioè «straniero di passaggio».
                  Nella letteratura talmudica gēr sta sempre per «proselito» o «proselita», che indica una persona convertita al giudaismo, alla stregua del senso usato nell’Antico Testamento.

                  Tratto da: http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=18&ved=0ahUKEwiJt5GunozQAhVrBsAKHfCEB1sQFgiLATAR&url=http%3A%2F%2Fwww.collationes.org%2Fcomponent%2Fk2%2Fitem%2Fdownload%2F679_0a48fdb8d20b49617b906282fec25a3c&usg=AFQjCNHlmxWnnpaOtvVrO-zT2NUkC7zZDQ&sig2=3qQKnWim0uNVr36GxUyw8w

                  Bisogna quindi intendere bene come il termine “proselitismo” è utilizzato e inteso.
                  Il senso (piuttosto evidente) è quello già dato da Benedetto XVI.

                  1. Alessandro

                    Su proselitismo e missione evangelizzatrice del cristiano nelle parole di Francesco, si veda l’ottima sintesi di Magister appena messa on line, giustamente critica nei confronti di Bergoglio:

                    “Quanto infine alla missione evangelizzatrice della Chiesa, a Lund papa Francesco non ha avuto nulla da aggiungere a quanto da lui già detto e ridetto decine di volte, l’ultima pochi giorni prima del viaggio, in un’intervista al gesuita svedese Ulf Jonsson per “La Civiltà Cattolica”:

                    “Un criterio dovremmo averlo molto chiaro in ogni caso: fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato. Benedetto XVI ci ha detto che la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Il proselitismo è un atteggiamento peccaminoso”.

                    Anche a un folto gruppo di luterani in pellegrinaggio a Roma il 13 ottobre Francesco si era espresso così:

                    “Il proselitismo è il veleno più forte contro il cammino ecumenico”.

                    E lo stesso aveva detto, sempre quest’anno, rivolto ai cristiani ortodossi.

                    In Georgia, a Tbilisi, il 1 ottobre:

                    “C’è un grosso peccato contro l’ecumenismo: il proselitismo. Mai si deve fare proselitismo con gli ortodossi”.

                    E il 12 febbraio a Cuba, nella dichiarazione congiunta con il patriarca di Mosca Kirill:

                    “La missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi… comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo”.

                    In quest’ultima occasione Francesco aveva specificato che per proselitismo intendeva “l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni”.

                    Quasi mai, però, Bergoglio è stato così attento a circoscrivere il senso e l’ampiezza della sua condanna del proselitismo.

                    Nella gran parte dei casi questa sua condanna non si limita ad escludere la conversione alla fede cattolica dei protestanti e degli ortodossi ma sembra estendersi al proposito di fare discepoli e battezzare tutti i popoli.

                    Il 7 agosto del 2013, la prima volta in cui da papa si scagliò contro il proselitismo, in un videomessaggio agli argentini per la festa di san Gaetano da Thiene, Bergoglio disse:

                    “Vai a convincere un altro che si faccia cattolico? No, no, no! Vai ad incontrarlo, è tuo fratello. E questo basta”.

                    Il 1 ottobre, in un colloquio con Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano “La Repubblica” ed esponente di primo piano del pensiero laicista, il papa fu addirittura più perentorio, se è fedele la trascrizione che Scalfari fece delle sue parole:

                    “Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso”.

                    E nel novembre dello stesso anno, in un colloquio con l’amico ebreo Abraham Skorka, il papa si sarebbe espresso così, stando a quanto riferito dallo stesso Skorka a “L’Osservatore Romano”:

                    “Riconosco un grande valore agli interventi di Bergoglio contro il proselitismo. È un punto sul quale batte con forza e con un’enfasi tutta speciale e ciò ha ancora più rilievo se consideriamo la cornice di evangelizzazione all’interno della quale questi interventi sono pronunciati. Bergoglio mi ha chiarito che il concetto era già stato esplicitato dal suo precedessore. L’incisività in materia dell’attuale papa è però maggiore. Dobbiamo infatti ricordarci come l’evangelizzazione, fino a poco tempo fa, fosse inevitabilmente associabile al proselitismo. Adesso invece il papa parla di avvicinare alla fede i soli cattolici”.

                    Il rimando che talvolta Francesco fa al predecessore non è infondato, perché in effetti nel 2007, ad Aparecida, Benedetto XVI tratteggiò così la genuina missione della Chiesa:

                    “La Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per ‘attrazione’. Come Cristo ‘attira tutti a sé’ con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della croce, così la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore”.

                    Ma in quel medesimo 2007 la congregazione per la dottrina della fede, per volontà dello stesso Benedetto XVI, pubblicò una “Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione” che mirava non a frenare inesistenti eccessi di proselitimo, ma proprio a rianimare l’impulso missionario della Chiesa, paralizzato da idee come le seguenti:

                    “Si dice che basta aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria religione, che basta costruire comunità capaci di operare per la giustizia, la libertà, la pace, la solidarietà. Inoltre, alcuni sostengono che non si dovrebbe annunciare Cristo a chi non lo conosce, né favorire l’adesione alla Chiesa, poiché sarebbe possibile essere salvati anche senza”.

                    In effetti, uno dei fattori di crisi più drammatici della Chiesa del dopoconcilio è stato il crollo della spinta missionaria, a cui Benedetto XVI tentò di rimediare con il sinodo sulla nuova evangelizzazione del 2012 e prima di lui Giovanni Paolo II con l’enciclica “Redemptoris missio” del 1990:

                    Un’enciclica nella quale tra l’altro si legge, al n. 46:

                    “Oggi l’appello alla conversione, che i missionari rivolgono ai non cristiani, è messo in discussione o passato sotto silenzio. Si vede in esso un atto di ‘proselitismo’; si dice che basta aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria religione, che basta costruire comunità capaci di operare per la giustizia, la libertà, la pace, la solidarietà. Ma si dimentica che ogni persona ha il diritto di udire la buona novella di Dio che si rivela e si dona in Cristo, per attuare in pienezza la sua propria vocazione”.

                    Sta di fatto che il crollo dello spirito missionario continua a essere ancor oggi uno dei maggiori fattori di crisi della Chiesa. Eppure papa Francesco continua a scagliarsi contro il suo opposto, cioè appunto contro il presunto dilagare del proselitismo, nonostante nessuna indagine sociologica ne rilevi traccia.

                    E per sventarne il peccaminoso “veleno”, egli insiste a voler ridurre a una muta testimonianza l’annuncio, l’evangelizzazione, la missione, perché in fondo – ha detto – già “siamo tutti figli di Dio”, anche se musulmani, buddisti, induisti, agnostici, atei.

                    È questa una delle più inspiegabili contraddizioni del pontificato di Francesco. Anch’essa però è tra le chiavi del suo successo. Anche a Lund.”

                    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351402

              2. Enrico Turomar

                Fabrizio,
                vuoi dire che i luterani l’hanno staccata, letta, commentata e poi si sono convertiti?

                1. Giusi

                  Vuol dire che i cattolici che l’hanno affissa sono rimasti cattolici, fedeli a Cristo, così si dovesse verificare un’attrazione sarebbe alla Verità non ad un ibrido che non si capisce cosa sia.

                2. Piero

                  Invece con la “misericordina” & C. tutti gli atei si sono cosparsi il capo di cenere, gli anticattolici hanno fatto mea culpa e con i festeggiamenti per “San” Lutero i luterani si sono convertiti…

  23. sweety

    Scusa, Admin, una domanda pacata: ma gli insulti di Giusi (gratuiti, credo) sono tollerati? Perché se sì, allora mi dispiace molto di aver completamente frainteso il senso di questo blog. Non vorrei ora si facesse della facile ironia sull’andare a lamentarsi da Admin, ma mi sembra una questione importante.
    Grazie comunque per tutto.

    1. admin @CostanzaMBlog

      @sweety
      dopo anni su blog e su social network ho imparato che la percezione di quello che viene considerato insulto è spesso molto personale.
      Non so quale senso tu dia al blog e non so dirti se quindi lo hai frainteso.

    2. Giusi

      E’ una vita che fai la vittima! Prima pugnali e poi quando uno ti risponde piangi! E’ un copione che ho già visto! Praticamente ogni volta. Pensaci prima!

  24. Antonio Spinola

    Se permettete torno sul rapporto poveri/ambiente che la lettera evoca.

    Il messaggio (in estrema sintesi) della Laudato Sì sta nell’equazione: opposizione all’agenda ambientalista = distruzione del creato = incremento della povertà. Corollario: chiunque consumi più della media dei poveri, sottovaluti e si opponga alle politiche di riduzione della CO2 è un egoista criminale.
    Ora, per sentirsi in diritto di emettere giudizi così gravi e infamanti, occorre in genere portare prove certe e inconfutabili. Ma siccome queste prove (a partire dalla questione CO2), o non ci sono, o non sono certe, o non sono affatto inconfutabili, allora si cala l’asso: “il rischio è troppo alto!”.

    Voilà, le jeu sont fait, fine delle discussioni e avanti col piano mondiale di riduzione delle emissioni di CO2, così aiutiamo il creato e facciamo una buona azione per i poveri. Semplice no?
    Peccato che questa sia solo ideologia, mentre la realtà ci impone alcune domande:
    – La Terra si sta scaldando? Certo, siamo in una fase interglaciale e le temperature oscillano lungo una mediana che tende a salire.
    – Quanto durerà? Non lo sapremo mai.
    – La CO2 atmosferica è aumentata? Certo, le eruzioni vulcaniche continuano a dare il loro forte contributo, e gli oceani restituiscono CO2 quando si scaldano.
    – La riduzione delle emissioni antropiche può servire a moderare l’aumento delle temperature? Si, se dipendesse solo o prevalentemente da queste. Ma questo nessuno scienziato può affermarlo, troppi sono i fattori astronomici in gioco.

    Ora, se la riduzione anche drastica delle emissioni non ci garantisce nemmeno in parte un utile risultato sulle temperature, i costi “economici” di questa incerta battaglia ambientalista si traducono in un danno certo per i “poveri” che ci stanno accanto, ai quali verranno sottratte risorse “comuni” per girarle come offerta sacrificale a un “bene comune” che non sa che farsene.
    Risultato: la povertà aumenta e nuove mafio-eco-ricchezze sostituiscono le vecchie.
    Forse sarebbe meglio non fidarsi dell’ideologia, e pensare come usare quel denaro per sfruttare e adattarsi al global warming; questo sì che sarebbe un modo concreto di fare qualcosa di utile e di buono.

    1. Enrico Turomar

      Antonio,
      la sintesi di partenza non rispecchia l’enciclica, come ha ricordato CP dentro c’è di più che la CO2, e quindi le conclusioni a cui arrivi non sono corrette

      1. Antonio Spinola

        Caro Enrico
        Tutti sappiamo che LS non si limita certo a avallare solo l’inutile costosa lotta alla CO2, avalla tutte le tesi dell’agenda ambientalista che vedono negli esseri umani la causa di ogni sciagura sulla Terra, compresa la povertà. Infatti… «Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica […], contribuiscano al cambiamento climatico […], inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati» (n. 8).
        Poi dice anche cose molto belle e condivisibili sul piano umano e spirituale, anche se di scarso impatto “concreto”.
        D’altronde basta leggere l’intervento del Prof. John Schellnhuber alla conferenza stampa di presentazione dell’enciclica per rendersi conto di come la “questione climatica” sia il contenuto “concreto” più importante di tutto il messaggio.
        Gli ecocatastrofisti hanno dunque convinto anche il Papa, e i più poveri stanno diventando l’ostaggio perfetto per una nuova élite che pretende un governo globale dell’economia e delle risorse in nome dell'”emergenza ambientale”.

        1. Enrico Turomar

          Antonio

          ‘avalla tutte le tesi dell’agenda ambientalista’

          Se i problemi della Terra sono già nell’agenda ambientalista, cosa ci può fare? A me pare che ne parli in maniera alquanto diversa.
          Comunque io e te la vediamo in maniera così differente che mi piacerebbe incontrarti e passare un pomeriggio a discutere.

  25. Giusi

    Marcello Veneziani: non fa una piega.
    Un Papa estroverso

    Come definire Papa Francesco dal punto di vista teologico e pastorale, umano e caratteriale? Un Papa estroverso. Ma non tanto nell’accezione corrente del termine, cioè una persona comunicativa, socievole. Quanto in un significato più strettamente legato alla sua missione di Papa. Bergoglio è un Papa tutto proiettato all’esterno, si rivolge meno ai credenti cattolici e più ai protestanti o agli islamici, di cui soccorre e adotta famiglie in Vaticano, si preoccupa più dell’accoglienza dei migranti che della nuova povertà delle popolazioni nostrane, dialoga più con gli atei che con i teologi, legge più giornali come la Repubblica che giornali come L’Osservatore Romano o l’Avvenire.

    Qualcuno dirà che è missione evangelica preoccuparsi più della pecorella smarrita che del gregge e prendersi cura più dei lontani che dei fratelli vicini. Un papa non deve chiudersi dentro i portoni di bronzo di una chiesa in crisi ma uscire allo scoperto, parlare al mondo. Così dicono i suoi difensori. Ma qui sorgono i problemi: siamo sicuri che un Papa ad uso esterno avvicini alla fede, alla cristianità, alla chiesa i più lontani e refrattari? A giudicare dai dati, dalle percezioni e dai fatti, l’effetto è esattamente opposto.

    Il Papa si allontana dai fedeli senza avvicinare alla fede e alla chiesa gli atei, gli agnostici o i credenti di altre fedi. Demotiva gli uni senza motivare alla fede i secondi. E allora cosa resta del suo pontificato, dei suoi dialoghi continui con protestanti, islamici, atei e scettici? Rimane la sua popolarità mediatica, a prescindere dal senso religioso. E poi nulla.

    Non ci sembra che il passaggio da un Papa “introverso” e colto, legato alla dottrina cristiana e alla tradizione, come fu Ratzinger, ad uno estroverso e un po’ istrione, aperto al mondo e a coloro che cristiani non sono, abbia mutato, frenato, invertito, la tendenza alla scristianizzazione. Anzi. Da qui la sensazione che un Papa estroverso lasci scappare le sue pecore dall’ovile senza portarne di nuove a casa. Per dirla con Flaiano, è un papa che rischia di finire non in odore di santità, ma in odore di pubblicità.

    M.V., Il Tempo 1 novembre 2016

    1. Beatrice

      @Giusi
      Anche Matthew Schmitz sul “New York Times” arrivò a conclusioni simili a quelle di Marcello Veneziani. Alcune parti dell’articolo di Schmitz vennero riportate da Tosatti sul suo blog “Stilum Curiae”:

      «Papa Francesco ha fallito? Non se lo chiede il vostro povero blogger, ma la domanda è il titolo di un editoriale del “New York Times”, firmato Matthew Schmitz, che è anche il responsabile di “First Things”. Ve ne proponiamo qualche brano perché difficilmente potreste trovare qualche cosa di analogo sui giornali italiani, fatta salva qualche rara eccezione. E molto difficilmente sulle più grandi testate.
      L’editorialista ricorda l’elezione, e lo stupore per le scelte fuori protocollo e fuori programma. “Gli osservatori hanno predetto che il calore, l’umiltà e il carisma avrebbe creato un ‘Effetto Francesco’, riportando cattolici dispersi in una chiesa che non sembrava più così proibitiva e fredda”.
      Schmitz ricorda che un biografo del Papa aveva predetto che la posizione morbida di Bergoglio in tema di comunione ai divorziati risposati “potrebbe dare vita a un ritorno su larga scala alle parrocchie”.
      Ma a dispetto della sua popolarità le previsioni si sono avverate? “I cattolici stanno ritornando? Negli Stati Uniti, per lo meno, questo non è accaduto. I risultati di una ricerca del Centro specializzato della Georgetown University suggeriscono che non c’è stato un effetto Francesco. O, almeno, non positivo. Nel 2008 il 23 per cento dei cattolici americani andavano a messa ogni domenica. Otto anni più tardi la presenza alle messe è rimasta più o meno identica, il 22 per cento”. E dati non confortanti vengono anche dal mercoledì delle ceneri: nel 2008 il 50 per cento dei Millennials aveva ricevuto le ceneri, e quest’anno erano solo il 41 per cento. “A dispetto della popolarità personale del Papa, i giovani sembrano allontanarsi dalla fede”.
      Schmitz pensa che le frequenti e ripetute accuse del Pontefice verso i cattolici siano una delle componenti del fenomeno. “Descrive i sacerdoti delle parrocchie come ‘piccoli mostri’, che ‘gettano pietre’ ai poveri peccatori. Ha diagnosticato il personale di Curia come malato di ‘Alzheimer spirituale’. Sgrida gli attivisti pro-life per la loro ‘ossessione’ dell’aborto”, e così via.
      “Queste denunce demoralizzano i cattolici fedeli, senza offrire a quelli che si sono allontanati una buona ragione di tornare. Perché unirsi a una Chiesa i cui preti sono piccoli mostri e i cui membri amano tirare pietre? Quando il papa in persona esalta gli stati spirituali interni sull’osservanza del rito, c’è poco motivo di mettersi in fila per la confessione, o svegliarsi per andare a messa”.
      Schmitz osserva che anche sul piano delle riforme le aspettative sono andate deluse. E afferma: “Francesco ha costruito la sua popolarità a spese della Chiesa che guida. Ma quelli che vogliono vedere una Chiesa più forte devono attendere un tipo diverso di papa… confrontare un’età ostile con le singolari pretese della fede cattolica può non essere popolare, ma nel tempo può rivelarsi più efficace. Anche Cristo fu accolto dalle beffe della folla”.»

      Qui si trova l’articolo di Tosatti: http://www.marcotosatti.com/2016/09/29/papa-francesco-ha-fallito-se-lo-chiede-il-new-york-times/
      Per chi conosce l’inglese l’articolo originale di Schmitz è a questo link: http://www.nytimes.com/2016/09/28/opinion/has-pope-francis-failed.html?_r=4

  26. Fabrizio Giudici

    @Enrico Turomar “nella dichiarazione congiunta cosa dovevano dire: cattolici e luterani accogliamo lo straniero nel numero e nelle modalità fissate da una commissione paritaria che presto verrà nominata?”

    Intanto, come ha accennato Giusi, attenzione a rimanere sempre aggiornato all’ultimo contrordine: la questione del tetto all’accoglienza ora l’ha affrontata persino il Papa. Ma cosa più importante: cosa c’entra la “dichiarazione congiunta” con i profughi?

    @vale “prosit”
    Dosiamo opportunamente il tasso alcolico in questi brindisi: ne vedremo tante altre che rischiamo di ubriacarci precocemente.

    @Alessandro “e quanto mai sviante che l’obiettivo da raggiungere non sia la piena adesione dei fratelli luterani alla Chiesa cattolica ”

    Confermato dalle interviste di Pentin a Lund:

    http://www.ncregister.com/daily-news/pope-at-catholic-lutheran-commemoration-a-new-opportunity-to-accept-a-commo

    In sintesi, gli entusiasti luterani non si sentono minimamente attratti dal cattolicesimo; ribadiscono che è lo stesso Francesco ad esortarli a rimanere “dove sono”; e quindi ci “accolgono” come l’ennesima chiesa “federata”.

    Mi pare molto interessante, ribadisco, perché non proviene da una parte ostile al Papa, questo nuovo lungo pezzo di Cavalcoli appena pubblicato.

    http://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2016/11/02.11.2016-Giovanni-Cavalcoli-IL-SANTO-PADRE-FRANCESCO-E-L-ARBITRO-SUPER-PARTES.pdf

    Riporto alcuni passi significativi (con forse qualche refuso perché non mi funziona il copia e incolla dal PDF e quindi ho ricopiato a mano).

    “Avviene invece oggi spesso che, se qualcosa si muove, sono i cattolici, che sotto l’influsso del modernismo, diventano di fatto semiprotestati, mantenendo l’etichetta di “cattolici”. Questo non è certo l’intento del decreto conciliare [Unitatis redintegratio]”.

    Non accade mai che il Papa rivolga il benché minimo invito ai fratelli separati ad entrare nella Chiesa cattolica. Anzi sembra del tutto normale che essi stiano fuori. Chi tenta anche minimamente di invitarli, viene tacciato di “proselitismo”.

    Il Santo Padre fa bene a raccomandare ai cattolici di evitare il proselitismo […], ma questo va ben distinto dal doveroso annuncio ai fratelli separati di quella “pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica” (Unitatis redintegratio, n. 3).

    […]

    I problema dell’unità non è neppure quello di una Chiesa che si è frantumata, i cui pezzi, divisi tra loro, devono essere riuniti a formare un’unica Chiesa. Invece la Chiesa una esista già sin dalla sua fondazione e sarà sempre una e indivisibile. Quanto Cristo annuncia che le pecore “diventeranno un solo gregge ed un solo pastore” non intende riferirsi ad una Chiesa frantumata o dispersa, ma alla sua opera di convocazione delle “pecore perdute della casa di Israele”, ossia alla sua opera di fondazione in atto o forse anche al ritorno escatologico alla Chiesa delle comunità separata.

    […]

    Dunque, le divisioni delle quali parla i decreto, testimoniano del fatto che alcune comunità “si sono staccate” dalla Chiesa. E quindi l’esigenza dell’ecumenismo è che esse si ricongiungano con quella Chiesa, dalla quale si sono staccate.

    […]

    Il dialogo ecumenico […] deve anche essere correzione o comunicazione di verità a chi non la conosce, deve far riflettere chi si trova nell’errore, deve produrre effettivi frutti di conversione [… incluso quelle] dal cristianesimo non-cattolico al cattolicesimo.

    Naturalmente non chiediamo al Papa di invitare i fratelli separati a convertirsi al cattolicesimo in ogni suo incontro ecumenico. Ma ci chiediamo se un continuo e sistematico silenzio su questo punto sia alla fin fine proficuo agli stessi fratelli separati ed ai cattolici non possa piuttosto ingenerare equivoci, frantendimenti o illusioni. Infatti, i protestanti, potrebbero dire: ma allora dà ragione a noi! Non ci fa mai un’osservazione! E i cattolici, di rincalzo: ma allora possiamo assumere le idee di Lutero! Ne fa solo le lodi!

    […]

    Si è insinuata nella pratica dell’ecumenismo una mentalità relativista, rinunciataria ed indifferentista, che distrugge il senso critico, ossia l’esigenza di distinguere il VERO dal FALSO, e chi HA RAGIONE da CHI HA TORTO. La categoria del falso è stata sostituita con quella del “diverso”. Non si crede più all’universalità della verità di fede ed ogni gruppo o chiesuola si costruisce la sua “fede”.

    Cavalcoli prosegue raccomandando al Papa di non farsi fuorviare dai numerosi “adulatori modernisti” e di prestare ascolto a consiglieri come Bagnasco, Ouellet, Caffarra, Sarah, Pell, Mueller (fa anche qualche nome che francamente mi pare inopportuno, ma trovate la lista completa nel documento originale).

    Mi sembra notevole anche questo passaggio:

    Il Cardinale Joseph Ratzinger, famoso per la difesa della buona dottrina, progressista ma non modernista, fu eletto al sacro soglio appena dopo quattro votazioni, il che dimostrò nel collegio cardinalizio un forte desiderio di unità dottrinale. Sennonché, però, come sappiamo tutti, dopo appena sei anni Papa Ratzinger dette improvvisamente e inaspettatamente le dimissioni.

    Che cosa può essere successo? Che i modernisti, allarmati per il rischio che il Papa condannasse i loro errori, hanno organizzato una campagna di calunnie, che lo ha condotto a perdersi d’animo. E al suo posto è stato messo un uomo certamente di grandi qualità, ma incapace di combattere a sufficienza il modernismo.

    1. Enrico Turomar

      Fabrizio,

      ‘Intanto, come ha accennato Giusi, attenzione a rimanere sempre aggiornato all’ultimo contrordine: la questione del tetto all’accoglienza ora l’ha affrontata persino il Papa. Ma cosa più importante: cosa c’entra la “dichiarazione congiunta” con i profughi?’

      L’avevo già letto da altra fonte prima che lo pubblicasse lei e ovviamente non era né un contrordine né conteneva argomenti per dire che in Italia non dobbiamo accogliere più nessuno come dice lei (immagino tu sia d’accordo con lei, chi tace acconsente). Cosa vuol dire ‘cosa c’entra la “dichiarazione congiunta” con i profughi?’ E’ nella dichiarazione congiunta che dicono di accogliere lo straniero.

      1. Giusi

        Non lo dico io, lo dice il Papa. Non ti va bene nemmeno quello che dice il Papa? Ha detto di ricevere quelli che possiamo integrare. Dunque l’Italia ha già dato: non può integrare più nessuno. Forse c’è un po’ di posto nello Stato del Vaticano? Ah già ma lì le regole sono molto rigide…… Ricucci docet….

        1. Enrico Turomar

          Giusi,
          sull’Italia che ha dato, è vero, ma molto meno di altri Stati europei, vai a consultare le cifre. Che non ci siano più posti: mah!

          1. Piero

            sull’Italia che ha dato, è vero, ma molto meno di altri Stati europei, vai a consultare le cifre.
            Le abbiamo consultate le cifre…
            https://pbs.twimg.com/media/CveStG1XEAAIm6Q.jpg

            Che non ci siano più posti: mah!
            https://it.wikipedia.org/wiki/Italia
            Totale 60 665 551 ab. (31/12/2015) (23º)
            Densità 201,32 ab./km² (42º)

            https://it.wikipedia.org/wiki/Africa
            Densità 36,40 ab./km²

            Ma com’e’ che 3 miliardi di euro ogni anno in aiuti per le giovani coppie (o sgravi fiscali) che vogliono mettere su famiglia non si sono mai trovati, e per questi si’?

            1. Bri

              @piero
              Le cifre (2015) di cui parla Enrico sarebbero queste (http://www.bbc.com/news/world-europe-34131911) da cui siamo pure sotto la media europea in termini di richieste d’asilo ogni 100.000 abitanti

              Siamo invece sul podio (terzi) per il numero totale di domande d’asilo accolte (ca. 30.000 giusto un quarto di quelle accolte dalla germania che purtroppo per il tuo ragionamento vanta una densità di abitanti di 230)

              La domanda sugli aiuti alle giovani coppie rimane: incomprensibile è perchè sia posta in aut-aut con l’accoglienza ai rifugiati

            2. Enrico Turomar

              Piero,
              per contestarmi avresti dovuto mettere % e numero totale di immigrati che mi smentissero, le tue cifre non dicono nulla.
              Sui soldi non dati alle famiglie da tutti i governi sono d’accordo ma non c’entra.

      2. Piero

        Ma perche’, quelli che sono arrivati fino ad ora, ti sembrano “integrati”?
        Con una disoccupazione giovanile oltre il 40%, le aziende non assumono perche’ sono caricate di tasse, per mantenere finti “profughi” e coop (rosse), tra un po’ ci vuole la laurea pure per fare il muratore… secondo te come si potrebbero mai integrare?

        1. Giusi

          Ci stanno fregando completamente:

          Immigrati, dal business al welfare: ecco come il Governo sta rendendo permanente l’emergenza
          di Andrea Zambrano

          L’arrivo di richiedenti asilo sul nostro suolo sta assumendo aspetti incontrollabili: 158mila dall’inizio dell’anno, cui si aggiungono altri 300mila dal 2014. Il sistema sta collassando, infatti appena 26mila sono seguiti dallo Sprar, che garantisce un controllo. Il resto è affidato ai prefetti che sbottano: «Siamo un’agenzia immobiliare». Nel frattempo il Governo converte il sistema di protezione in una voce del Welfare State. Trasformando un’emergenza lucrosa per molti privati in un’attività pubblica di assistenzialismo permanente.
          http://www.lanuovabq.it/it/articoli-immigrati-dal-business-al-welfare-ecco-comeil-governo-sta-rendendo-permanente-lemergenza-17894.htm

          1. Giusi

            Falsi omosessuali e perseguitati: il bluff dell’asilo
            di Andrea Zambrano
            “Il grande bluff dell’accoglienza dei migranti mascherati da asili politici, va in scena con i dati ufficiali del Ministero degli Interni. Stando all’ultimo report disponibile relativo a fine agosto 2016 dei 58mila richiedenti soltanto 2.400 hanno ottenuto lo status di rifugiato politico, il 5%. Appena il 13% ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 18% la protezione umanitaria. I dati più inquietanti sono quelli relativi ai dinieghi, cioè i rifiuti che sono il 59%. Dati impietosi dunque, che mostrano come quella dell’accoglienza indiscriminata di clandestini, parola ormai tabù, sia diventata istituzionalizzata nel segno della richiesta d’asilo facile dato che è molto meno facile la concessione dello status…..”

            http://www.lanuovabq.it/it/articoli-falsi-omosessuali-e-perseguitati-il-bluff-dellasilo-17895.htm

    2. Enrico Turomar

      Fabrizio

      l’articolo dell’Isola invece non ho ancora avuto tempo di leggerlo.

      ‘Che cosa può essere successo? Che i modernisti, allarmati per il rischio che il Papa condannasse i loro errori, hanno organizzato una campagna di calunnie, che lo ha condotto a perdersi d’animo. E al suo posto è stato messo un uomo certamente di grandi qualità, ma incapace di combattere a sufficienza il modernismo.’

      Questo non corrisponde a nessuna delle affermazioni fatte dal Papa emerito, anzi se non sbaglio in un libro-intervista (e nessuno lo obbligava a concedere interviste se c’erano cose che era meglio non fossero risapute) dice praticamente il contrario, che se avesse avuto pressioni non se ne sarebbe mai andato.

    3. Alessandro

      “gli entusiasti luterani non si sentono minimamente attratti dal cattolicesimo; ribadiscono che è lo stesso Francesco ad esortarli a rimanere “dove sono”; e quindi ci “accolgono” come l’ennesima chiesa “federata”.”

      Grazie Fabrizio,
      sono stato (e non solo io) facile profeta, dunque, scrivendo che incontri come quelli di Lund finiscono per produrre soprattutto l’effetto di persuadere luterani e cattolici che l’obiettivo da raggiungere non sia la piena adesione dei luterani alla Chiesa cattolica (adesione che, come ho già scritto più di una volta, non comporta la rinuncia dei fratelli luterani a loro peculiari tradizioni teologiche, spirituali, liturgiche, purché ovviamente siano compatibili con l’ortodossia cattolica), ma sia un altro, qualcosa di molto simile a quanto Giovanni Paolo II deplorava a chiare lettere con la Dominus Iesus:

      “« Non possono, quindi, i fedeli immaginarsi la Chiesa di Cristo come la somma – differenziata ed in qualche modo unitaria insieme – delle Chiese e Comunità ecclesiali; né hanno facoltà di pensare che la Chiesa di Cristo oggi non esista più in alcun luogo e che, perciò, debba esser soltanto oggetto di ricerca da parte di tutte le Chiese e comunità » Infatti «gli elementi di questa Chiesa già data esistono, congiunti nella loro pienezza, nella Chiesa Cattolica e, senza tale pienezza, nelle altre Comunità »… La mancanza di unità tra i cristiani è certamente una ferita per la Chiesa; non nel senso di essere privata della sua unità , ma « in quanto la divisione è ostacolo alla realizzazione piena della sua universalità nella storia »” (n. 17)

      Quanto deplorato dalla Dominus Iesus al n. 17 è esattamente ciò che padre Cavalcoli deplora oggi quando afferma che “il problema dell’unità non è quello di una Chiesa che si è frantumata, i cui pezzi, divisi tra loro, devono essere riuniti a formare un’unica Chiesa.
      Invece la Chiesa una esista già sin dalla sua fondazione e sarà sempre una e indivisibile. Quanto Cristo annuncia che le pecore “diventeranno un solo gregge ed un solo pastore” non intende riferirsi ad una Chiesa frantumata o dispersa, ma alla sua opera di convocazione delle “pecore perdute della casa di Israele”, ossia alla sua opera di fondazione in atto o forse anche al ritorno escatologico alla Chiesa delle comunità separate.”

      Non posso quindi che concordare con Cavalcoli quando afferma che “naturalmente non chiediamo al Papa di invitare i fratelli separati a convertirsi al cattolicesimo in ogni suo incontro ecumenico.
      Ma ci chiediamo se un continuo e sistematico silenzio su questo punto sia alla fin fine proficuo agli stessi fratelli separati ed ai cattolici non possa piuttosto ingenerare equivoci, frantendimenti o illusioni.
      Infatti, i protestanti, potrebbero dire: ma allora dà ragione a noi! Non ci fa mai un’osservazione! E i cattolici, di rincalzo: ma allora possiamo assumere le idee di Lutero! Ne fa solo le lodi!”

      Consiglio quanti hanno strenuamente difeso la posizione di Cavalcoli (dalla quale, come è noto, dissento e continuerò a dissentire fermamente) sull’Eucaristia ai divorziati risposati di prendere almeno in seria considerazione queste giustificatissime annotazioni critiche del medesimo padre domenicano nei confronti del Santo Padre Francesco, nei confronti del quale, come opportunamente annota Fabrizio, Cavalcoli non è certo un detrattore per partito preso.

    4. Piero

      Questo atteggiamento ondivago prova oltre ogni ragionevole dubbio che il Suo e’ semplicemente un atteggiamento IDEOLOGICO e POLITICO (alla faccia di quando dice di non volersi occupare di politica!), senza alcuna riflessione concreta e ragionamento ancorato ai fatti, ma semplici e vuoti slogan dettati dal sentimentalismo spiccio(su cui si basa ormai piu’ del 90% dei “cattolici”), ne’ tantomeno un piano realizzabile e condivisibile.
      Piu’ di un commentatore ha insinuato che questo “contrordine” (perche’ tale e’, proprio quello con cui il grande Guareschi sbeffeggiava i “trinariciuti”) e’ dovuto semplicemente al fatto che si temono, in “alto loco”, sempre piu’ espressioni di “rigetto” da parte della popolazione, vedi i recenti casi di proteste, e proprio nelle regioni rosse per eccellenza, Toscana ed Emilia.
      La FISSA, tale e’, come diche Giusi, del papa per i “migranti” (in realta’ clandestini senza alcun diritto a rimanere in Italia e che non fuggono da NESSUNA guerra), non si capisce cosa c’entri in un incontro ecumenico, per quanto assurdo ed inutile sia.
      E’ come se durante una partita a scacchi, io mi tirassi fuori uno striscione “Free Tibet”…

      1. Enrico Turomar

        Piero,
        ondivago?
        Ricordo che la dichiarazione sui migranti l’ha fatta assieme ai luterani, in aereo era solo. Una dichiarazione come quella non poteva che riflettere i princìpi del Vangelo condivisi. Ad esempio su Eucarestia e matrimonio non c’è unità di vedute per cui non potevano certo parlarne. Visto che la guerra in Siria e le migrazioni sono all’ordine del giorno era quasi inevitabile. Poi ai giornalisti ha spiegato quali devono essere le condizioni, ma sull’accoglienza non si è spostato ed ha condannato chi per paura si chiude.

        ‘ il Suo e’ semplicemente un atteggiamento IDEOLOGICO e POLITICO (alla faccia di quando dice di non volersi occupare di politica!), senza alcuna riflessione concreta e ragionamento ancorato ai fatti, ma semplici e vuoti slogan dettati dal sentimentalismo spiccio(su cui si basa ormai piu’ del 90% dei “cattolici”), ne’ tantomeno un piano realizzabile e condivisibile.’

        Occhio che Fabrizio ha detto che la critica rispettosa è lecita, qui mi pare che stiamo scivolando oltre.

        ‘in realta’ clandestini senza alcun diritto a rimanere in Italia e che non fuggono da NESSUNA guerra’

        Sono venuti per visitare Roma e Venezia?

        1. Piero

          Occhio che Fabrizio ha detto che la critica rispettosa è lecita, qui mi pare che stiamo scivolando oltre.
          Quindi si puo’ dire peste e corna della Chiesa precedente (il Concilio, ovviamente), Pio IX, e Alessandro VI, ecc… ecc… sete di potere, ambizione, ecc ecc… ma non si puo’ dire che questo papa ha una visione ideologica (terzomondista). Bene.

          Come le adolescenti che gridavano e svenivano per i Beatles…

          Sono venuti per visitare Roma e Venezia?

          No. Sono venuti per PRENDERSELE.

  27. Fabrizio Giudici

    @Enrico Turomar ‘Che cosa può essere successo? Che i modernisti, allarmati per il rischio che il Papa condannasse i loro errori, hanno organizzato una campagna di calunnie, che lo ha condotto a perdersi d’animo. E al suo posto è stato messo un uomo certamente di grandi qualità, ma incapace di combattere a sufficienza il modernismo.’

    La questione delle comunicazioni di Ratzinger è argomento delicato. Se dovessimo prendere per vero tutto quello che viene riferito del suo pensiero, dovremmo concludere che ci sono due papi e che avrebbe “riformato” il papato in senso “collegiale” senza alcuna preliminare discussione, senza alcun fondamento nel Magistero, ma seccamente con l’atto delle sue dimissioni. Ne abbiamo già parlato: non ha senso. Non è l’unico punto critico, ma certamente è enorme perché coinvolge cose fondamentali. Se vale il dubbio su un punto, vale anche sugli altri. Questo impone di prendere le cose che gli vengono attribuite con molta prudenza (a meno che non siano in chiara continuità con quello che è sempre stato il suo pensiero).

    In ogni caso, il punto essenziale del mio commento era sottolineare questa frase di padre Cavalcoli:

    E al suo posto è stato messo un uomo certamente di grandi qualità, ma incapace di combattere a sufficienza il modernismo

    Che è una notevole constatazione della realtà, visto che chi l’ha scritta non è assolutamente un detrattore a priori di Francesco, anzi. Visto che tra i compiti del Papa c’è confermare i fedeli nella verità, e quindi combattere le eresie come il modernismo, non è una pecca da poco. Specialmente se è ribadita da altri punti dell’articolo, non nuovi per Cavalcoli, in cui si fa presente che gli eretici modernisti abbondano ai vertici della Chiesa e intorno a Francesco.

    E questo ribadisce il punto: che è perfettamente lecito e doveroso esprimere critiche al Papa, se fatte nel modo opportuno, e che questo non mette necessariamente chi le fa tra coloro che “minano” il papato, “non lo riconoscono”, eccetera eccetera eccetera.

    “in Italia non dobbiamo accogliere più nessuno come dice lei”

    È del tutto evidente che in questo momento sono state superate le possibilità di accoglienza, perché già il numero di immigrati presenti è diventato ingestibile. Alla luce dei “rischi politici” citati anche da Francesco, penso che non possiamo accogliere più nessuno nelle modalità con cui sono stati accolti sinora. Se si cambia registro, ovvero per esempio – si respingono i migranti economici e si mettono in piedi campi profughi con tutte le infrastrutture necessarie per gli altri, invece di farli vagabondare liberamente, possiamo avere ancora qualche margine di accoglienza.

    Non è solo questione di “posto”, anche se non è indifferente. È questione di capacità. Sappiamo bene che in questo paese non siamo in grado neanche di fare le cose normali. Figuriamoci gestire le emergenze.

    “E’ nella dichiarazione congiunta che dicono di accogliere lo straniero.”
    Ma non era questo il punto di partenza della discussione su questo punto. Era aver citato seccamente e semplicemente, in risposta all’obiezione della “fissa”, la frase evangelica sull’accoglienza senza il suo ragionevole contesto (perché, sia chiaro, quello che improvvisamente ha detto Francesco ieri non è una novità ai sensi del Magistero, e molti l’hanno già spiegato).

    @Piero “prova oltre ogni ragionevole dubbio”

    “Prova oltre ragionevole dubbio”, magari no; ma indizio forte, direi proprio di sì. Diciamo che è il secondo indizio forte, dopo la sortita “putiniana” dei turiferari maggiori. Aspettiamo il terzo indizio che, come si suol dire, fa una prova. 🙂

    1. Piero

      Non è solo questione di “posto”, anche se non è indifferente. È questione di capacità. Sappiamo bene che in questo paese non siamo in grado neanche di fare le cose normali. Figuriamoci gestire le emergenze.

      Non direi proprio, visto quello che e’ successo in Germania dopo la sparata della Merkel sull’accoglienza dei “migranti” e sugli atteggiamenti delle autorita’ e delle forze di polizia dopo lo stupro di massa a Colonia e in tante altre parti sottaciute…
      In ogni caso, diciamo che c’e’ CHI preme presso gli “alti papaveri” (e ne ha i mezzi finanziari e politici) affinche’ vengano sempre prese decisioni d’emergenza e non ci sia una gestione “normale” e ragionata del funzionamento di uno stato.
      La classe dirigente e’ troppo in balìa di “volonta’ non elette democraticamente” (chiamiamole cosi’), basta vedere come si comportano i nostri al Parlamento Europeo, sulle sanzioni alla Russia, ecc…
      L’ “agenda Soros” non puo’ correre il rischio di essere fermata, l’ “esercito industriale di riserva” come lo chiamava un comunista non puo’ essere fermato, la rana potrebbe accorgersi che l’acqua sta diventando troppo calda, e quindi giu’ “impero” e “cappelano dell’Impero” a raffreddare gli animi e abbassare la fiamma, non sia mai che la rana possa saltare fuori dalla pentola…

    2. Enrico Turomar

      Fabrizio,

      1) quello che ho scritto io su Benedetto è quello che ha detto lui, poi per me possiamo sorvolare;
      2) un conto sono le critiche rispettose e motivate (nel senso che adduce motivi) di un Cavalcoli (che non ho ancora letto) e un conto sono le cose poco rispettose che qualcuno scrive qua. Quando ad altri di un Papa non va bene niente, niente, niente io penso che il problema non sia il Papa.
      3) Sull’accogliere lo straniero continuo a non capire, è meglio che lasciamo perdere.

      1. Antonio Spinola

        Sul dovere dell’accoglienza.
        Forse il nodo è arrivato al pettine, e questo, per quanto doloroso è anche un bene.
        Con l’emergenza di un flusso migratorio esogeno massiccio e persistente, che si intreccia con una gravissima crisi economica e occupazionale che crea nuove sacche di povertà, precarietà e sottoccupazione, il cristiano s’interroga sui risvolti sociali dell’emblematica parabola del buon Samaritano.
        Già Ivan Illich se ne occupò in modo egregio, parlando di un pericoloso fraintendimento che ha portato a scaricare una responsabile e volontaria decisione individuale sulle spalle della comunità o della collettività.

        Il Samaritano, valutando adeguate le possibilità sue (aveva cavalcatura, olio, denaro a sufficienza) , e valutando lo stato di assoluta necessità della vittima, sentì il dovere di fare ciò che ha fatto. Certo, non avrebbe potuto ripetere all’infinito quel gesto compassionevole, e c’è da ritenere che non avrebbe mai messo in difficoltà i suoi figli, imponendo loro un qualche pesante debito che fosse dovuto a un comportamento compassionevole imprudente.
        Ecco, a me pare che anche un governo dovrebbe comportarsi con la sensibilità e la prudenza di quel Samaritano. E un governo responsabile, il cui debito pubblico è drammaticamente in continua crescita e pende come una pesantissima spada di Damocle sulla testa dei nostri figli, non può permettersi ormai più nulla.

        1. Enrico Turomar

          Antonio,

          ‘Già Ivan Illich se ne occupò in modo egregio’

          Sapresti dirmi dove? Ora sto leggendo la Nemesi medica, magari dopo passo a quello che parla di queste cose.

          1. Antonio Spinola

            Sia in “Pervertimento del Cristianesimo” come in “I fiumi a nord del futuro”, (e sicuramente anche in “Nemesi medica”, che non ho letto), ma anche in quasi tutti gli interventi e le interviste, Illich aggancia la sua critica dell’istituzionalizzazione della compassione, all’analisi della parabola del buon Samaritano. Preciso che concordo solo parzialmente con la sua complessa critica, ma certamente ciò che Illich dice riguardo quella parabola è oggettivamente condivisibile e attuale.

            P.S.: Ad esempio, in un’intervista del 1996 alla Radio Canadese, Ivan Illich così si esprime:
            “…cominciai a studiare i sermoni, dal terzo secolo fino al diciannovesimo, che trattavano dell’episodio del Buon Samaritano. E scoprii che la maggior parte dei predicatori, quando commentano quel passaggio, lo commentano per mostrare come dobbiamo comportarci verso il nostro prossimo. Ma in effetti questo è l’opposto di quello che Gesù, che raccontò la storia del Samaritano, voleva sottolineare. I farisei vengono a chiedergli: maestro, dicci: chi è il mio prossimo? Non gli hanno chiesto come comportarsi con il prossimo, gli hanno fatto, a bruciapelo, la domanda: chi è la persona che tu chiami ‘prossimo’? E lui raccontò loro una storia: un uomo stava andando giù a Gerico, incappò nei briganti, fu picchiato e lasciato lì ferito. Un insegnante passa e va oltre, un prete passa e va oltre, lo vede e continua a camminare, e poi arriva questo straniero, questo estraneo, il nemico tradizionale, e si gira verso di lui, è un girarsi interiore, e lo tira su, lo prende in braccio, e lo porta al sicuro, così Gesù risponde: il mio prossimo è la persona che io decido sia il mio prossimo, non quella che sono obbligato a scegliere, non c’è nessuna possibilità di categorizzare, chi deve essere il mio prossimo.”

        2. Luigi

          Soprattutto, gentile Antonio, il buon Samaritano non ha deviato di un due o tremila chilometri dal suo itinerario per soccorrere persone che lo odiano, e che si era cautelato di mettere prima in condizioni di bisogno (reale o finto poco importa, a questo fine), magari bombardando un po’ di paesi a casaccio.

          Tanto meno si è comporrtato così mentre i suoi figli morivano di fame, i genitori erano privi di cure mediche e la moglie si trovava ridotta a passatempo carnale per sbarcare il lunario.
          Con il particolare ultimo, a modo di ciliegina sulla torta, di non agire sempre in favore di telecamera e di non avere evidenti e disgustosi interesse pecuniari, nel suo comportamento.

          (Per altro il poveretto da lui soccorso, se ben ricordo, non reagì così:
          http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2016/11/02/news/migranti-gettano-la-spesa-per-la-strada-l-ira-dei-residenti-1.14345182)

          Ciao.
          Luigi

    3. Enrico Turomar

      Fabrizio,
      scusami, non avevo capito che quella su Benedetto era una citazione di padre Cavalcoli e non una tua idea

  28. Fabrizio Giudici

    “le critiche rispettose e motivate”

    Qui io leggo solo critiche motivate, sempre. Non necessariamente nel singolo commento, ma certo nella discussione di cui fa parte. E sono anche rispettose, pur se non nello stile di Cavalcoli – d’altronde una cosa è un teologo domenicano di fama che scrive un articolo, altro sono fedeli che discutono a braccio – perché se non lo fossero qui verrebbero cestinate. Da altre parti, sono d’accordo che si sorpassano i limiti – almeno per quanto riguarda il mio metro. Ma può essere che certi conoscano cose che io non so e si sentano di sbilanciarsi di più.

    1. Piero

      Prendo atto che non si puo’ dire NULLA del papa regnante se non servile e salivale adorazione, mentre (e nessuno ha obbiettato alcunche’) la Chiesa, MADRE dei Cristiani e SPOSA di Cristo, sarebbe stata colpevole di “provocazione grave, per corruzione all’interno della Chiesa, vendita delle indulgenze, tutte quelle cose

      https://costanzamiriano.com/2016/10/28/luomo-non-e-il-cancro-del-pianeta/#comment-119833
      (metto il link se no qualcuno dice che ho virgolettato frasi mai dette)
      verso i luterani…
      Non si puo’ neppure osare dire che il papa sbaglia, mentre per Lorsignori il comportamento della Chiesa a partire da Lepanto, le immancabili Crociate e quant’altro, sono senza dubbio SBAGLI
      Idolatria allo stato puro…

  29. Fabrizio Giudici

    @Bri “oh, forse io non so leggere, ma la comunione a un non cattolico delle chiese orientali l’hanno concessa due che non sono gli ultimi. Anche loro analfabeti?”

    Ovviamente tu sai leggere molto bene, ma tenti di esasperare l’interlocutore. L’ho già scritto sopra: i fedeli delle Chiese ortodosse orientali credono nella Presenza Reale e quindi non ricadono nell’art. 38 citato sopra. Oltre a questo punto fondamentale, come ha molto opportunamente ricordato Bariom, non c’è neanche coesione di convinzioni nelle “chiese Luterane”, che non hanno comunque mantenuto quasi nessuno dei sacramenti, neanche la Penitenza (e quindi non si capisce come uno potrebbe accedere all’Eucarestia senza confessarsi). Neanche l’Ordinazione e la successione episcopale. Infatti non bisognerebbe neanche chiamarle “chiese” perché di fatto non lo sono. In contrasto le Chiese ortodosse orientali hanno mantenuto tutte queste cose, anche nelle divisioni di carattere gerarchico.

    Su Taizè… Taizè è una grande confusione, sin dall’inizio. Probabilmente – ma andrebbe chiesto ad un esperto – singole persone che si trovano nella curiosa situazione di essere membri formalmente di una “chiesa” che non crede nella Presenza Reale e nella Penitenza, ma ci credono personalmente, potrebbero accedere all’Eucarestia senza commettere peccato (ovviamente, dopo aver effettuato tutto il percorso necessario). Ma è proprio una cosa curiosa: se di fatto sei cattolico, perché rimanere formalmente da un’altra parte? L’adesione al cattolicesimo non è solo un fatto privato; è anche pubblico (salvi casi particolari, in cui si rischia la pelle, come i primi fedeli dell’antica Roma; ma certo non è questo il caso). È anche questa una forma curiosa di individualismo. Può essere un passaggio graduale in un percorso di conversione? Bene, ma possono essere eccezioni, assolutamente non una regola da formalizzare, e comunque la differenza è proprio quella prospettiva di conversione, non di pensare di rimanere nella “chiesa” in cui ci si trova.

    Un riassunto sintetico sulla questione intercomunione si trova qui:

    http://www.onepeterfive.com/6-reasons-why-lutheran-intercommunion-isnt-possible/

    @Enrico “Fabrizio, vuoi dire che i luterani l’hanno staccata, letta, commentata e poi si sono convertiti?”
    Sì. Della chiesa della fotografia non so niente, ma in tutte le epoche, anche recenti, ci sono luterani che si sono convertiti al cattolicesimo. Certi sono pure santi; certi erano anche pastori. Uno era citato in un pezzo del Timone che ho linkato ieri. Per prendere il treno, bisogna andare alla stazione e qualcuno deve dire al viaggiatore dov’è la stazione. Ovviamente questo non è _sufficiente_ perché il viaggiatore prenda il treno, ma è _necessario_. Se, dopo aver fatto tutto quello che andava fatto per indicare la strada, il viaggiatore non prende il treno per sua decisione personale, è una responsabilità solo sua. Ma se si va a spiegare al viaggiatore che prendere il treno è una solenne sciocchezza e che invece può rimanere lì dove si trova, è difficile che la cosa vada in porto e la responsabilità è grave di chi non ha dato le indicazioni corrette.

    @Piero “Quindi si puo’ dire peste e corna della Chiesa precedente (il Concilio, ovviamente), Pio IX, e Alessandro VI, ecc… ecc… sete di potere, ambizione, ecc ecc… ma non si puo’ dire che questo papa ha una visione ideologica (terzomondista). Bene.”

    Cronolatria. Importa solo il presente, il passato è subordinato; quelli del passato sono sempre meno intelligenti e acculturati di noi, che invece abbiamo capito meglio. Ovviamente, questa è una forma solo apparentemente più debole dello storicismo di hegeliana derivazione.

    1. Fabrizio Giudici

      Traparentesi, per capire tutte le ambiguità di Francesco sul “proselitismo”, Magister ha pubblicato un ottimo riassunto:

      http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351402

      Solo in una circostanza Francesco ha spiegato chiaramente quale accezione del proselitismo è correttamente da prendersi in prospettiva negativa:

      per proselitismo intendeva “l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni”.

      Ma non si capisce proprio cosa ci sarebbe di sleale nel proclamare le verità della Chiesa. La libertà religiosa certo non viene negata, se uno non viene costretto.

      In realtà il messaggio ossessivo di Francesco sul proselitismo è questo:

      “Vai a convincere un altro che si faccia cattolico? No, no, no! Vai ad incontrarlo, è tuo fratello. E questo basta”.

      E l’assurdità di questo invito – che è grave, pesante, offensivo nei confronti di tutti i missionari che dedicano la propria vita a diffondere la parola di Cristo, considerando che in altri casi ha persino detto che si tratta di “peccato” – è stato fatto presente, recentemente, da un missionario cattolico in Tibet:

      http://www.marcotosatti.com/2016/10/31/missionario-in-tibet-al-papa-proselitismo-mi-hai-mandato-qui-a-convertire-pagani-eretici-scismatici/

    2. Enrico Turomar

      Fabrizio,
      non prendiamoci in giro, attaccando un foglio provocatore alla porta dell’altro non si converte nessuno. Ma credo che in fondo non interessi più di tanto: per molti l’importante è rimanere ‘nella verità’ e gli altri caxxi loro.

    3. Enrico Turomar

      Fabrizio,

      ‘Ma se si va a spiegare al viaggiatore che prendere il treno è una solenne sciocchezza e che invece può rimanere lì dove si trova’

      Pensi di fermarti qui o farai dire al Papa altre cose?

      1. Giusi

        Non ce n’è bisogno. Quelle che dice purtroppo bastano e avanzano solo che tu non le leggi.

      1. Alessandro

        Figurati 😉

        Hai anche anche segnalato, in aggiunta, la testimonianza illuminante del missionario cattolico in Tibet

  30. Alessandro

    In estrema sintesi:

    1) giusto il NO al proselitismo, perché chi fa proselitismo è uno che usa la menzogna, il sotterfugio, l’intimidazione e simili (cose che ripugnano a Dio)

    2) ma non bisogna confondere proselitismo ed evangelizzazione (o missione evangelizzatrice): ogni cattolico è tenuto a non fare proselitismo, ma DEVE essere evangelizzatore. Evangelizzatore di chi? Ovviamente, di chi non conosce ancora Cristo, di chi è agnostico o ateo o professa una religione che non è quella cattolica.

    Così la Congregazione per la dottrina della Fede nel 2007:

    “Il movente originario dell’evangelizzazione è l’amore di Cristo per la salvezza eterna degli uomini.
    Gli autentici evangelizzatori desiderano soltanto donare gratuitamente quanto essi stessi hanno gratuitamente ricevuto: «Fin dagli inizi della Chiesa, i discepoli di Cristo si sono adoperati per convertire gli uomini a confessare Cristo Signore, non con una azione coercitiva né con artifizi indegni del Vangelo, ma anzitutto con la forza della parola di Dio».
    La missione degli apostoli e la sua continuazione nella missione della Chiesa antica rimane il modello fondamentale dell’evangelizzazione per tutti i tempi: una missione spesso contrassegnata dal martirio, come dimostra anche la storia del secolo appena trascorso.
    Proprio il martirio dà credibilità ai testimoni, che non cercano potere o guadagno ma donano la propria vita per Cristo. Essi manifestano al mondo la forza inerme e colma di amore per gli uomini che viene donata a chi segue Cristo fino al dono totale della sua esistenza. Così, i cristiani, dagli albori del cristianesimo fino ai nostri giorni, hanno subito persecuzioni a motivo del Vangelo, come Gesù aveva preannunziato: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 20).” (n. 8)

    “Oggi, tuttavia, l’annuncio missionario della Chiesa viene «messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio)». Da molto tempo si è venuta a creare una situazione nella quale, per molti fedeli, non è chiara la stessa ragione d’essere dell’evangelizzazione. Si afferma addirittura che la pretesa di aver ricevuto in dono la pienezza della Rivelazione di Dio nasconde un atteggiamento d’intolleranza ed un pericolo per la pace.

    Chi ragiona così ignora che la pienezza del dono di verità che Dio fa, rivelandosi all’uomo, rispetta quella libertà che Egli stesso crea come tratto indelebile della natura umana: una libertà che non è indifferenza, ma tensione al bene. Tale rispetto è un’esigenza della stessa fede cattolica e della carità di Cristo, un costitutivo dell’evangelizzazione e, quindi, un bene da promuovere in modo inseparabile dall’impegno a far conoscere e abbracciare liberamente la pienezza di salvezza che Dio offre all’uomo nella Chiesa.

    Il dovuto rispetto per la libertà religiosa e la sua promozione «non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva». Tale amore è il sigillo prezioso dello Spirito Santo che, da protagonista dell’evangelizzazione, non cessa di muovere i cuori all’annuncio del Vangelo, aprendoli alla sua accoglienza. Un amore che vive nel cuore della Chiesa e da lì, come fuoco di carità, si irradia sino ai confini della terra, fino al cuore di ogni uomo. Tutto il cuore dell’uomo, infatti, attende di incontrare Gesù Cristo.

    Si comprende allora l’urgenza dell’invito di Cristo ad evangelizzare e come la missione, affidata dal Signore agli apostoli, riguardi TUTTI i battezzati. Le parole di Gesù, «andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20), interpellano tutti nella Chiesa, ciascuno secondo la propria vocazione.
    E, nell’ora presente, di fronte alle tante persone che vivono nelle diverse forme di deserto, soprattutto nel «deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo», il Papa Benedetto XVI ha ricordato al mondo che «la Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza». Questo impegno apostolico è un dovere ed anche un diritto irrinunciabile, espressione propria della libertà religiosa, che ha le sue corrispondenti dimensioni etico-sociali ed etico-politiche. Un diritto che purtroppo, in alcune parti del mondo, non è ancora legalmente riconosciuto ed in altre non è rispettato nei fatti”. (n. 10)

    3) Ma se sono cattolico, e quindi devo essere evangelizzatore, come devo regolarmi con i fratelli cristiani non cattolici?

    In parte ho già risposto qua:

    https://costanzamiriano.com/2016/10/28/luomo-non-e-il-cancro-del-pianeta/#comment-119866

    Aggiungo le parole del documento della Congregazione per la dottrina della fede del 2007 già citato:

    “La missione della Chiesa è universale e non è limitata a determinate regioni della terra.

    L’evangelizzazione, tuttavia, si realizza diversamente, secondo le differenti situazioni in cui avviene. In senso proprio c’è la «missio ad gentes» verso coloro che non conoscono Cristo.

    In senso lato si parla di «evangelizzazione», per l’aspetto ordinario della pastorale, e di «nuova evangelizzazione», verso coloro che non seguono più la prassi cristiana. Inoltre, vi è l’evangelizzazione in paesi dove vivono cristiani non cattolici, soprattutto in paesi di antica tradizione e cultura cristiana.
    Qui si richiede sia un vero rispetto per la loro tradizione e le loro ricchezze spirituali che un sincero spirito di cooperazione. I cattolici, «esclusa ogni forma sia di indifferentismo sia di sconsiderata concorrenza, attraverso una comune – per quanto possibile – professione di fede in Dio e in Gesù Cristo di fronte alle genti, attraverso la cooperazione nel campo tecnico e sociale come in quello religioso e culturale, collaborino fraternamente con i fratelli separati secondo le norme del Decreto sull’Ecumenismo».

    Nell’impegno ecumenico, si possono distinguere diverse dimensioni: anzitutto l’ascolto, come condizione fondamentale di ogni dialogo; vi è poi la discussione teologica, nella quale, cercando di capire le confessioni, le tradizioni e le convinzioni altrui, si può arrivare a trovare la concordia, a volte nascosta nella discordia. Ed inseparabilmente da tutto ciò, non può mancare un’altra essenziale dimensione dell’impegno ecumenico: la testimonianza e l’annuncio degli elementi che non sono tradizioni particolari o sfumature teologiche bensì appartengono alla Tradizione della fede stessa.

    Ma l’ecumenismo non ha solo una dimensione istituzionale che mira a «far crescere la comunione parziale esistente tra i cristiani verso la piena comunione nella verità e nella carità»: esso è compito di ogni singolo fedele, anzitutto mediante la preghiera, la penitenza, lo studio e la collaborazione.

    OVUNQUE e SEMPRE, OGNI fedele cattolico ha il diritto e il DOVERE di dare la testimonianza e l’annuncio PIENO della propria fede. Con i cristiani non cattolici, il cattolico deve entrare in un dialogo rispettoso della carità e della verità: un dialogo che non è soltanto uno scambio di idee ma di doni, affinché si possa offrire loro la pienezza dei mezzi di salvezza. Così si viene condotti ad una sempre più profonda conversione a Cristo.

    Al riguardo va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso NON si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine. Come ha esplicitamente riconosciuto il Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II, «è chiaro che l’opera di preparazione e di riconciliazione di quelle singole persone che desiderano la piena comunione cattolica è di natura sua distinta dall’iniziativa ecumenica; non c’è però alcuna opposizione, poiché l’una e l’altra procedono dalla mirabile disposizione di Dio».
    Perciò tale iniziativa non priva del diritto né esime dalla responsabilità di annunciare in pienezza la fede cattolica agli altri cristiani, che liberamente accettano di accoglierla.” (n. 12)

    1. 1) giusto il NO al proselitismo, perché chi fa proselitismo è uno che usa la menzogna, il sotterfugio, l’intimidazione e simili (cose che ripugnano a Dio)

      2) ma non bisogna confondere proselitismo ed evangelizzazione (o missione evangelizzatrice): ogni cattolico è tenuto a non fare proselitismo, ma DEVE essere evangelizzatore. Evangelizzatore di chi? Ovviamente, di chi non conosce ancora Cristo, di chi è agnostico o ateo o professa una religione che non è quella cattolica.

      Non si può che concordare…

      “Nell’impegno ecumenico, si possono distinguere diverse dimensioni: anzitutto l’ascolto, come condizione fondamentale di ogni dialogo; vi è poi la discussione teologica, nella quale, cercando di capire le confessioni, le tradizioni e le convinzioni altrui, si può arrivare a trovare la concordia, a volte nascosta nella discordia. Ed inseparabilmente da tutto ciò, non può mancare un’altra essenziale dimensione dell’impegno ecumenico: la testimonianza e l’annuncio degli elementi che non sono tradizioni particolari o sfumature teologiche bensì appartengono alla Tradizione della fede stessa.

      Ma l’ecumenismo non ha solo una dimensione istituzionale che mira a «far crescere la comunione parziale esistente tra i cristiani verso la piena comunione nella verità e nella carità»: esso è compito di ogni singolo fedele, anzitutto mediante la preghiera, la penitenza, lo studio e la collaborazione.

      OVUNQUE e SEMPRE, OGNI fedele cattolico ha il diritto e il DOVERE di dare la testimonianza e l’annuncio PIENO della propria fede. Con i cristiani non cattolici, il cattolico deve entrare in un dialogo rispettoso della carità e della verità: un dialogo che non è soltanto uno scambio di idee ma di doni, affinché si possa offrire loro la pienezza dei mezzi di salvezza. Così si viene condotti ad una sempre più profonda conversione a Cristo.”

      Questa è la “prassi” che indica la Chiesa. Su questa OGNUNO dovrebbe verificare il prorpio pensiero, le proprie affermazioni e i propri giudizi.

    2. Antonio Spinola

      Ogni giorno ne scopro una nuova. Vorrei capire chi quando è perché ha deciso di cambiare i connotati al termine “proselitismo” per renderli così detestabili.

      Il proselitismo è connaturato a una religione non tribale, non esclusiva. Per gli ebrei non ha molto senso.

      “Evangelizzare” è un verbo specifico del cristianesimo, dal significato certamente più ampio del “far proseliti”, ma che deve alla fine necessariamente includere il “far proseliti”, cioè rinnovare l’invito a chi è lontano, ferito, “straniero” ad avvicinarsi al fonte battesimale per ricevere il dono della fede e far parte del popolo cristiano. Era ciò che faceva indomitamente Madre Teresa, che no si fermava mai alla sola “testimonianza” – e che testimonianza! – (cosa per la quale fu aspramente contestata e considerata una fanatica dal mondo del politicamente corretto)

      1. Alessandro

        @Antonio Spinola

        Non difenderei il proselitismo.

        Difenderei, anzi difendo certamente e senza dubbio l’evangelizzazione o attività missionaria, cioè l’integrale annuncio delle Fede cattolica da praticarsi da parte di tutti i cattolici, ciascuno secondo la propria particolare vocazione; evangelizzazione che inevitabilmente e giustamente ciascuno cattolico, nell’operarla, deve auspicare che possa concorrere a far sì che chi cattolico non è scelga di diventarlo, accedendo così alla pienezza dei mezzi salvifici che solo nella Chiesa cattolica si trova.

        E’ vero tuttavia (e ciò può indubbiamente ingenerare equivoci) che l’uso del vocabolo “proselitismo” con accezione deteriore da parte del magistero cattolico (recependo il significato deteriore che il vocabolo ha ormai assunto nel linguaggio comune) è piuttosto recente.

        Il citato documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2007 al n. 12 afferma:

        “va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di PROSELITISMO, nel senso negativo attribuito a questo termine”

        e nella nota 49, sul senso negativo del termine proselitismo, scrive:

        “Originalmente il termine «proselitismo» nasce in ambito ebraico, ove «proselito» indicava colui che, proveniente dalle «genti», era passato a far parte del «popolo eletto». Così anche in ambito cristiano il termine proselitismo spesso è stato utilizzato come SINONIMO dell’attività missionaria.
        Recentemente il termine ha preso una connotazione negativa come pubblicità per la propria religione con mezzi e motivi contrari allo spirito del vangelo e che non salvaguardano la libertà e la dignità della persona. In tale senso, il termine «proselitismo» viene compreso nel contesto del movimento ecumenico: cf. The Joint Working Group between the Catholic Church and the World Council of Churches, “The Challenge of Proselytism and the Calling to Common Witness” (1995).”

        http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20071203_nota-evangelizzazione_it.html#_ftn49

        1. Roberto

          Alessandro, confesso di essere perplesso quanto Antonio Spinola 😛

          A parte che dalla lettura del testo vedo che il documento della CdF riconosce che il significato deteriore del vocabolo “proselitismo” è recepito come tale “nel contesto del movimento ecumenico”, perciò si riferisce a un ambito [il senso negativo attribuito a questo termine] molto ristretto – mi piacerebbe fare un sondaggio e rilevare in quanti intendono questo per proselitismo (cioè: uno che usa la menzogna, il sotterfugio, l’intimidazione e simili). Da qui a riconoscere che l’accezione deteriore è ormai quella che ha “assorbito” il significato del vocabolo, sia nel linguaggio comune che in quello Magisteriale, a parer mio ce ne corre.

          La mia opinione? Nell’accezione comune e in ambito ecumenico il proselitismo ha un significato assolutamente negativo _tout cour_ cioè proprio in quanto tale, a prescindere dai mezzi leciti o illeciti con i quali viene articolato.
          Allora, come faccio a mettere tutti d’accordo e a poter dire che no-no-no, anch’io condanno il proselitismo, anche a me fa proprio schifo, anche se in quanto cattolico non avrei nessunissima ragione per farlo?
          Facile: sfiguro il significato del vocabolo dandogli un senso che non ha, in modo tale che tutti siano concordi nel condannarlo. Perciò, proselitismo non è più fare proseliti, ma farli con l’uso della menzogna, eccetera eccetera. Come dire… mi sembra il gioco delle tre carte, non mi stupisce che tale manovra sia sorta in ambito ecumenico e non mi stupirebbe scoprirci dietro lo zampino di qualche gesuita 😀

          Ma poi, un individuo religioso non-cristiano, che in quanto tale non può evangelizzare perché non crede al Vangelo, se non può fare proselitismo perché altrimenti farebbe uso della menzogna ecc., allora che fa? Mha, queste decisioni prese a tavolino nelle quali qualche elite (di qualsiasi segno essa sia) decide che il senso di una parola è cambiata, mi fanno sempre sentire puzza di bruciato.

          1. Credo ci sia un’altra sfaccettatura del termine “proselitismo” da tenere in conto quanto alla percezione comune (comune tra i credenti intendo) del termine.
            Ed è la “probelmatica” del proselitismo rispetto gli Ortodossi in Russia (pur con tutti i distinguo perché ovviamente non parliamo di Protestanti…), dove proselitismo è si equiparato ad Evangelizzazione, ma è visto in modo negativo (prende un’accezione negativa) da parte della Chiesa Ortodossa verso chi fa opera di evangelizzazione-proselitismo per la Chiesa Cattolica.

          2. Alessandro

            @Roberto

            sì, credo di aver capito le tue perplessità.

            Le sintetizzo così: se faccio diventare negativo nella percezione comune un vocabolo che indica una cosa positiva, quella cosa positiva segue la sorte del vocabolo che la designa, cioè si tramuta in negativa nella percezione comune, e così ho ottenuto il malandrino effetto desiderato, quello di criminalizzare nella percezione comune una cosa che invece è buona.

            Ti posso dire siceramente che questo problema me l’ero posto quando, già nel 2013, Francesco attaccò aspramente il proselitismo.

            Allora diedi ragione a Francesco, e mi parve complessivamente convincente quello che scrisse al riguardo don Morselli:

            http://blog.messainlatino.it/2013/10/a-proposito-di-proselitismo.html

            Quello che già allora non mi convinceva era che Francesco non facesse esplicita distinzione tra proselitismo (negativo, da evitare) e (doverosa per tutti i cattolici) evangelizzazione o attività evangelizzatrice o missionaria, perché mi sembrava evidente che all’orecchio del cattolico medio (per così dire) il no al proselitismo senza l’esplicito incitamento all’evangelizzazione finisse per screditare tout court l’evangelizzazione.

            Purtroppo Francesco, da allora a oggi, ha perseverato nell’esecrare il proselitismo, solo di rado (ma molto molto di rado) esplicitando la distinzione suddetta, concorrendo così sventuratamente ad affievolire ancor di più il purtroppo già fievole ardore missionario-evangelizzatore della gran parte dei cattolici, della cui flebilità sono molto responsabili quattro (a spanne) decenni di catechesi malsana a patrocinio di un ecumenismo e un dialogo religioso insanamente intesi (mica per altro la CDF e Papa Benedetto avvertirono nel 2007 la necessità di intervenire con un documento, peraltro sprofondato subito nel dimenticatoio).

            In definitiva, penso – pur con tutte le riserve che ho detto – che ormai la parola ce la siamo giocata, che sia più facile (ed è tutto dire!) ravvivare fervore e slancio evangelizzatore-missionario (nel suo senso autentico, senza mutilazioni e indifendibili remore) nei cattolici (parlo anche per me, non sono un modello da imitare nemmeno in questo 😉 ) che restituire l’onore al proselitismo calunniato.

            La vedo così, ciao!

            1. Fabrizio Giudici

              @Alessandro

              Anch’io a quel tempo non mi ero fatto problemi, anzi: la cosa tornava, proprio perché aveva inizialmente citato la frase di Ratzinger (“imitazione vs proselitismo”) e in quel senso era chiaro. Ma l’ermeneutica della confusione, evidentemente, consta anche in questo tipo di comunicazione graduale: all’inizio non vedi il problema, poi, gradatamente, il senso è diventato diverso. De Oliveira la definiva “trasbordo ideologico inavvertito” – alla fine, un concetto analogo alla neolingua di Orwell.

            2. @Alessandro va anche però considerato che il termine “proselitismo”, sebbene trovi le sue radici nel popolo Ebraico (di cui già si è detto) viene dai più – credenti e non – considerato da un punto di vista “laico” o più correttamente “mondano”, applicato quindi a questioni politiche, partitiche, di regime, ecc ecc.

              Mentre i concetti di “evangelizzazione”, “testimonianza” e quant’altro sono scevri da qualunque diversa interpretazione

              1. Alessandro

                @Fabrizio

                Concordo

                @Bariom

                Sì, è vero, i concetti di “evangelizzazione”, “testimonianza” e quant’altro sono scevri da qualunque diversa interpretazione… ma purtroppo sono diventati per molti termini scialbi, insipidi, un irrilevante rumore di fondo dei discorsi da chiesa, che non non mi “disturbano”, non mi smuovono, non mi riguardano più di tanto.. ma non credo che rimettere in auge “proselitismo” possa servire a rimediare a questo problema.

                  1. Il problema dello “slancio” alla testimonianza (che parlare di evangelizzazione è già altra cosa) è un problemo ben più profondo dell’utilizzo dei termini o di quanto ci vangono proposti – già il “come” potrebbe fare un a certa differenza.

                    Ed è un problema profondo e che attiene DIRETTAMENTE alla maturità o “salute” della nostra Fede… potremmo dire che ne è specchio o preciso “termometro”.

                    Anche sui “modi” e cosa concretamente potrebbe essere “testimonianza” si potrebbe dibattere a lungo.
                    Si possono anche avere molte e diverse idee, tante valide quante possono essere le strade che il Signore apre in favore nostro e dei nostri fratelli, ma di fondo la strada più efficace è sempre quella che il Signore ci mette davanti.

                    “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.”

                    Quindi anche in questo, intimo colloquio con Dio e discernimento, oltre ovviamente alla precisa volontà di applicarci in ciò che lo Spirito suscita in noi… sapendo che non sempre la via mostrata è quella che avremmo scelto e che talvolta è strada (umanamente) scomoda.

                    1. Roberto

                      @Alessandro: hai sintetizzato quasi perfettamente. Completo così: sì, ho la sensazione che il vocabolo proselitismo ce lo siamo giocato. Perché? Perché non piace né al mondo ecumenico né al “secolo”.

                      Proselitismo non piace però nella sua definizione “comune”, e cioè: “attività svolta da una religione, un movimento, un partito per cercare e formare nuovi seguaci”, che per un cattolico non dovrebbe fare problemi, ma è invisa allo spirito del mondo come una violenza inaccettabile, e il cui solo sospetto provoca un’immediata reazione di rigetto.

                      Per aggirare il problema, dunque che si è fatto? – secondo una mia personale opinione, s’intende. Si è mutato il senso della parola in un: “attività che usa la menzogna, il sotterfugio, l’intimidazione e simili per fare nuovi seguaci” il che è naturalmente inaccettabile.

                      Strategicamente, lo posso anche capire. Se mi rendo conto che una parola ha ormai un effetto respingente così violento, potrebbe essermi conveniente “amputarla” dal mio lessico, condannarla a una “damnatio memoriae”, stravolgerne il senso dandole un’accezione così negativa da seppellirla. Potrei aggiungere che, personalmente, questo modo di procedere non mi piace, è rischioso, perché significa che una stessa parola assume un significato per una elite più o meno specialistica, e un altro significato, diverso, per la massa, il che, come ricordava Fabrizio, è un tipico stratagemma rivoluzionario.

                      Questa costante fonte di fraintendimento, anche se vuole risolvere un problema, finirà per crearne altri.

                      Non è questione, lo sottolineo, di volersi attaccare a un vocabolo per forza “perché sì”. E’ questione di introdurre un principio di confusione nel linguaggio, di fare una concessione a Babele. Altro conto sarebbe se naturalmente, dal basso, il senso del vocabolo mutasse nella percezione comune. Far piombare dall’alto un cambio di senso del genere, è rischioso.

                      E’ la stessa identica questione della parola “coscienza”, nella sventurata intervista scalfariana. Il punto non è il principio di carità, che invocò anche don Morselli, e che io posso usare per riportare in un alveo cattolico certe dichiarazioni ambigue.

                      La questione è semplicemente che, se vuoi renderti comprensibile al tuo interlocutore, devi usare i vocaboli nel modo in cui l’interlocutore in oggetto li utilizza e li comprende. Perciò, se tu stai parlando a Scalfari Eugenio, la parola coscienza assume il senso che Scalfari Eugenio dà a quella parola, perché è a lui che ti stai rivolgendo e a lui che stai parlando – e ai suoi lettori che la usano come lui.
                      Non stai redigendo un testo indirizzato ad altri interlocutori che hanno il tuo stesso vocabolario comune (come per es. il novello significato di ‘proselitismo’ nella sua accezione negativa, ammesso poi che sia davvero così pacifico di averlo, questo vocabolario comune). Il problema del contesto e dell’interlocutore è fondamentale a mio parere, ed è un problema che certamente io mi pongo sempre perché questi alambicchi verbali, questi giochi linguistici, sono quelli che mi tennero in scacco per molto tempo. Si usa un linguaggio a due facce verso un interlocutore che ignora il semplice fatto che dovrebbe procurarsi una specie di vocabolario per capire quello che gli si sta dicendo per davvero… e poi ci si stupisce del fatto di non essere compresi. E qui mi riferisco a non-credenti semplicemente ignoranti del fatto cattolico com’ero io. Tante parole belle, all’apparenza così carezzevoli, all’apparenza così soddisfacenti: poi ci si affonda i denti in un secondo momento per ricavarne una costante… e ci si accorge di mordere l’aria. Ma davvero, che strana evangelizzazione! Ci sarebbe un’infinità di cose da dire su questo punto.

                      Se poi passiamo a non-credenti attivamente in mala fede, saltiamo dalla padella nella brace.

                      E’ proprio la strategia, non certo il destino della singola parola, a preoccuparmi: è una strategia di costante arretramento, a parole invoca testimonianza, imitazione, attrazione, ma poi sembra perdersi in alchimie verbali che finiscono per rendere sempre più incomunicabili i più semplici doveri del credente e i fondamenti della Fede e così pregiudicare – testimonianza, imitazione, attrazione: sia da parte di chi deve (dovrebbe) rendere questa testimonianza, sia da parte di chi (dovrebbe) riceverla. Affrontare una crisi di Fede in questo modo? Bha.

  31. Fabrizio Giudici

    @Enrico “non prendiamoci in giro, attaccando un foglio provocatore alla porta dell’altro non si converte nessuno. Ma credo che in fondo non interessi più di tanto: per molti l’importante è rimanere ‘nella verità’ e gli altri caxxi loro.”

    Non farmi dubitare del fatto che a volte ti rispondo con troppa pazienza. Sei tu che stai prendendo in giro tutti: quel gesto è chiaramente un’iperbole, come spiega benissimo il testo citato, ma il senso è chiaro ed è stato ampiamente spiegato dal documento di padre Cavalcoli ieri: c’è un vero e un falso, un torto ed una ragione, non c’è una generica rottura da riconciliare, come se i torti fossero di tutti, ma c’è un’unica vera Chiesa, che è quella cattolica ed è sempre rimasta tale, e ci sono eretici scismatici a cui dobbiamo far presente che la soluzione è riconoscere l’errore e rientrare a casa. Se non lo fanno, liberi di non farlo, ma peggio per loro. Noi dobbiamo ribadire sempre questo fatto e non scendere a compromessi.

    “Pensi di fermarti qui o farai dire al Papa altre cose?”
    Tutte le sciocchezze dette dal Papa sull’evangelizzazione ed il proselitismo sono ben documentate, l’articolo di Magister essendo solo l’ultimo di una serie. Gli originali sono direttamente nelle fonti della Santa Sede.

      1. Fabrizio Giudici

        @Giusi

        La cosa divertente è la sfacciataggine nell’acrobazia verbale:

        “Infatti il testo del 1994 è “definitive tenendum”, ma non in modo assoluto. Solo finché la Chiesa non riterrà di avere quella autorità che nel 1994 ha ritenuto di escludere. Mancando dei requisiti di “infallibilità”, il documento è solo relativamente irreformabile.”

        1. Alessandro

          Un teologo che nel 2016 non capisce nemmeno che il divieto di ordinazione sacerdotale per le donne appartiene agli insegnamenti infallibili e quindi assolutamente irreformabili della Chiesa, in quanto dottrina da tenersi definitivamente impartita dal Magistero ordinario e universale, merita la qualifica di teologo? La domanda è retorica, ovviamente.

          1) Per chi avesse dubbi sul fatto che il divieto di ordinazione sacerdotale delle donne sia assolutamente irrevocabile e irreformabile, citazione dalla Lettera apostolica “Ordinatio sacerdotalis” (1994) di Giovanni Paolo II:

          “Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.

          Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, DICHIARO che la Chiesa non ha IN ALCUN MODO la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta IN MODO DEFINITIVO da tutti i fedeli della Chiesa.” (n. 4).

          2) Al riguardo, la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1995 precisò, se mai ce ne fosse stato bisogno (ma Grillo non ha ancora capito):

          “Dub.: Se la dottrina, secondo la quale la Chiesa non ha la facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, proposta nella Lettera Apostolica «Ordinatio Sacerdotalis», come da tenersi in modo definitivo, sia da considerarsi appartenente al deposito della fede.

          Risp.: Affermativa.

          Questa dottrina esige un assenso DEFINITIVO poiché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall’inizio, è stata proposta INFALLIBILMENTE dal magistero ordinario e universale (cfr. Conc. Vaticano II, cost. dogm. Lumen Gentium, 25, 2). Pertanto, nelle presenti circostanze, il Sommo Pontefice, nell’esercizio del suo proprio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc, 22, 32) ha proposto la medesima dottrina con una dichiarazione formale, affermando esplicitamente ciò che si deve tenere SEMPRE, ovunque e da tutti i fedeli, in quanto appartenente al deposito della fede.”

          http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19951028_dubium-ordinatio-sac_it.html

          3) Se non fosse ancora chiaro (ma qualcuno non ha ancora afferrato il concetto), la medesima Congregazione commentò così la surriportata precisazione:

          “Davanti a questo preciso atto magisteriale del Romano Pontefice, ESPLICITAMENTE indirizzato all’intera Chiesa Cattolica, TUTTI i fedeli sono tenuti a dare il loro assenso alla dottrina in esso enunciata.
          Ed è a questo proposito che la Congregazione per la Dottrina della Fede, con l’approvazione del Papa, ha dato una risposta ufficiale sulla natura di questo assenso.
          Si tratta di un pieno assenso DEFINITIVO, vale a dire IRREVOCABILE, a una dottrina proposta INFALLIBILMENTE dalla Chiesa. Infatti, come spiega la Risposta, questo carattere definitivo deriva dalla verità della stessa dottrina perché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente tenuta ed applicata nella Tradizione della Chiesa, è stata proposta infallibil­mente dal Magistero ordinario universale (cf. Cost. Lumen gentium, 25).
          Perciò, la Risposta precisa che questa dottrina APPARTIENE AL DEPOSITO DI FEDE DELLA CHIESA.

          Va quindi sottolineato che il carattere definitivo ed infallibile di questo insegnamento della Chiesa non è nato dalla Lettera Ordinatio sacerdotalis. In essa, come spiega anche la Risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Romano Pontefice, tenuto conto delle circostanze attuali, ha confermato la stessa dottrina mediante una formale dichiarazione, enunciando di nuovo “quod SEMPER, quod ubique et quod ab omnibus tenendum est, utpote ad fidei depositum pertinens”. In questo caso, un atto del Magistero ordinario pontificio, in se stesso per sé non infallibile, attesta il carattere infallibile dell’insegnamento di una dottrina già in possesso della Chiesa.”

          4) Ricordo che anche il Magistero ordinario e universale (e non solo quello straordinario o solenne) può impartire insegnamenti infallibili, e quindi assolutamente irrevocabili:

          “Nel caso di un atto definitorio, viene definita solennemente una verità con un pronunciamento « ex cathedra » da parte del Romano Pontefice o con l’intervento di un concilio ecumenico.
          Nel caso di un atto non definitorio, viene insegnata INFALLIBILMENTE una dottrina dal magistero ordinario e universale dei Vescovi sparsi per il mondo in comunione con il Successore di Pietro. Tale dottrina può essere confermata o riaffermata dal Romano Pontefice, anche senza ricorrere ad una definizione solenne…
          Di conseguenza, quando su una dottrina non esiste un giudizio nella forma solenne di una definizione, ma questa dottrina, appartenente al patrimonio del depositum fidei, è insegnata dal magistero ORDINARIO e universale – che include necessariamente quello del Papa – , essa allora è da intendersi come proposta INFALLIBILMENTE. La dichiarazione di conferma o riaffermazione da parte del Romano Pontefice in questo caso non è un nuovo atto di dogmatizzazione, ma l’attestazione formale di una verità già posseduta e infallibilmente trasmessa dalla Chiesa.”

          (Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale alla Professio Fidei, 1998, n. 9)

          “Per quanto concerne il più recente insegnamento circa la dottrina sulla ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini… Il Sommo Pontefice, pur non volendo procedere fino a una definizione dogmatica, ha inteso riaffermare, comunque, che tale dottrina è da ritenersi in modo DEFINITIVO, in quanto, fondata sulla Parola di Dio scritta, costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa, è stata proposta INFALLIBILMENTE dal magistero ORDINARIO e universale” (n. 11).

  32. vale

    pare che su questa linea-quella della prudenza dei governanti nell’accoglienza.anche se un po’ in ritardo si stia convertendo anche marx.

    escludendo l’autore de “il capitale” le dichiarazioni precedenti in merito che sostenevano la linea del “dentro tutti” le aveva rilasciate groucho,harpo,chico,zeppo o gummo?

  33. “quelle folle di criminali (e sono tanti, come riportano quotidianamente le cronache), giunti qui per dar impunito sfogo alla propria attività delittuosa (M. F.)” (ovviamente)!!!

    1. Giusi

      Alvise c’era un video che dimostrava proprio come in Libia svuotano le carceri, li caricano sulle barche e ce li mandano. Se lo trovo te lo posto. Noi siamo la pattumiera d’Europa. D’altro canto se delinquono in Germania figuriamoci da noi!

  34. Non c’è soltanto “Tuttiicriminidegliimmigrati.com”: dai siti d’informazione come “Imola Oggi” e “Vox News”, fino ai blog di destra come “Identità.com”, in rete si specula, strumentalizzando e “ritoccando” i casi di cronaca nera che coinvolgono i migranti. Un mix a base di retorica nazionalista e populismo
    Amano spacciarsi come siti di contro-informazione, denunciando, a loro dire, «quello che gli altri non dicono». In realtà, dietro la presunzione di presentarsi come «voci senza filtro» e giornali «senza padroni», si nasconde la volontà di aumentare il numero delle visite attraverso la pubblicazione di informazioni false, volutamente esagerate o selezionate ad hoc, in modo da aizzare sentimenti di intolleranza razziale e xenofobia. Negli ultimi tempi sta proliferando sul web un universo di portali, siti e blog razzisti: la tendenza sembra essere cresciuta dopo la nomina come ministra dell’Integrazione di Cécile Kyenge, oggetto continuo di insulti razzisti da parte di esponenti delle istituzioni (si pensi ai casi Borghezio, Calderoli, Salvini e Valandro, tutti della Lega Nord), movimenti politici (dallo stesso Carroccio al Pdl, fino a Forza Nuova e Casapound), militanti neofascisti e xenofobi d’Italia. Un “Ku klux klan” all’italiana, tra quotidiani on line e semplici aggregatori di notizie, in grado di catturare un certo seguito di lettori, soprattutto grazie all’utilizzo dei social network.

    LA CRESCITA DEI SITI RAZZISTI IN ITALIA – Basta fare poche ricerche tra Google e Facebook per trovare una miriade di blog e micrositi di «informazione», capaci di “movimentare” la vita degli utenti, tra populismo e retorica identitaria e nazionalistica. L’obiettivo? Rilanciare notizie su crimini presunti o reali commessi da immigrati, presentando una visione parziale e distorta della realtà, oltre che strumentalizzando e generalizzando episodi di cronaca per attaccare migranti, rifugiati e richiedenti asilo. A volte, nei casi di testate registrate, senza rispettare le elementari regole deontologiche della professionale giornalistica (dalla Carta dei doveri alla stessa Carta di Roma, protocollo siglato nel 2008 per un’informazione corretta sui temi dell’immigrazione, ndr). A fare da apripista è stato “Tuttiicriminidegliimmigrati.com”, un sito che raccoglie gravi fatti di cronaca, ma solo se hanno come protagonisti cittadini stranieri, migranti, rom e sinti. Il tutto condito da slogan e titoli di stampo razzista: “Integrazione: aiuti l’immigrato e poi muori”, si legge, strumentalizzando il caso della dottoressa Eleonora Cantamessa.

    Ma non solo. Tutto il sito è un coacervo di notizie esagerate e strumentalizzate: dagli «immigrati che aizzano un cane contro i poliziotti», «passando per gli «zingari fermati senza patente» e che «fanno sesso di fronte ai bambini», alla madre massacrata dal bengalese perché il bimbo piangeva. O ai furti che “aumenterebbero” a causa delle presenza dei rom. Il caso arrivò perfino in Parlamento, considerato come dodici deputati di Sinistra Ecologia Libertà (con prima firmataria Annalisa Pannarale, a sua volta minacciata) avevano firmato un’interrogazione a risposta scritta, indirizzata al ministro dell’Interno, per esporre il caso e chiedere di valutare se ci fossero «i presupposti per l’immediata chiusura» del sito. Si legge nell’interrogazione, che risulta ancora in corso: «La pagina web in questione propone, ad opera degli amministratori del sito, slogan, nonché immagini di stampo razzista e xenofobo. Il risultato è un insieme di stereotipi, frasi violente ed immagini offensive dal chiaro esito potenziale di incitare all’odio razziale e alla discriminazione, in aperta violazione dei principi della nostra Carta Costituzionale e della normativa in materia». In pratica, attraverso l’uso di slogan e immagini forti e la proposizione di crimini (presunti o reali) commessi soltanto dagli immigrati, il sito non può certo apparire come neutrale. Spacciando una selezione di notizie come una realtà unica e generale. Ovvero, come se in Italia gli unici a commettere reati fossero immigrati e stranieri. Così, se cercate una notizia di cronaca nella quale i crimini siano stati commessi da italiani, nulla da fare: non la troverete. Senza dimenticare la grafica macabra, tra impronte di mani insanguinate e macchie di sangue. La mission è spiegata dal sottotitolo: «Hic sunt leones – Gli altri parlano d’integrazione, noi ve la mostriamo», si legge. Si invitano a partecipare gli stessi lettori: «Segnalaci un crimine, un sopruso o una situazione di degrado causata dalla presenza di immigrati di cui sei stato testimone». I gestori della pagina da mesi rifuggono le accuse di razzismo: anzi, tra i blog di destra si attaccano anche i “censori della sinistra”, i “vendolini” che vogliono vietare la diffusione delle informazioni “scomode”: «Sono terrorizzati, perché certe notizie devono essere nascoste, o addolcite con la neolingua». In realtà, l’obiettivo è chiaro come denuncia anche il portale “Stranierinitalia.it”:

    «Mettere solo in evidenza la cronaca nera, è facile capirlo, ha un fine e, del resto, gli anonimi compilatori fan della purezza dell’identità italica non lo occultano più di tanto. Anzi, lo ostentano».
    Tra le tecniche più utilizzate, quella di “etnicizzare” i titoli, specificando nelle notizie di cronaca nera la provenienza degli autori dei crimini, se stranieri. Una pratica più volte criticata, soprattutto tra chi si occupa di deontologia.

    TUTTI I SITI RAZZISTI: IL CASO DI “IMOLAOGGI.IT” – Non sarà un caso se l’esperienza di “Tutti i crimini degli immigrati” ha fatto “scuola”, trovando altri siti pronti ad emularla. Comprese alcune testate d’informazione, che speculano su determinate notizie, anche per “guadagnarsi” l’aumento delle visualizzazioni da parte di utenti xenofobi e razzisti. In alcuni casi, non serve nemmeno lanciarsi in commenti esagerati, per evitare di rischiare sanzioni: basta limitarsi a postare di continuo informazioni che riportano come tematica crimini commessi da immigrati e analizzare il fenomeno dell’immigrazione soltanto nei suoi aspetti negativi. È il caso di Imolaoggi.it, autonominatosi come «il primo quotidiano telematico imolese dal 1997», diretto da Armando Manocchia, come si legge nella home del sito. Basta visualizzare la stessa prima pagina per capire il taglio delle notizie che si occupano di immigrazione: dal “marocchino senza patente che ruba lo scooter e investe il carabiniere, all’autista romeno pirata della strada, passando per i roghi all’interno dei Cie, alle denunce “sui rom che rendono la vita impossibile”, fino alle marce anti-islamiste. Anche in questo caso, l’immigrazione viene associata esclusivamente alla criminalità: anche perché la maggior parte degli articoli vengono ripresi da altri quotidiani, quindi ben selezionati. Un trucco per evitare di incorrere in sanzioni, ma la selezione a senso unico lascia non poche perplessità sulle motivazioni che si nascondono dietro la riproposizione dei soliti contenuti. Facendo una semplice ricerca sull’archivio di Imolaoggi.it, cercando come parola-chiave “immigrati”, si trova di tutto: comprese lettere ricevute dai lettori sull’ “Italia che non c’è più”. Ecco come vengono etichettate le persone di fede islamica: «Queste persone sono molto lontane dalla nostra cultura, alcuni ci giudicano infedeli e nemici da abbattere, altri non cercano l’integrazione. Non interessa, vogliono il predominio». Sembra tornare alle teorie di Samuel Huntington e allo scontro delle civiltà. Con tanto di slogan retorici: «La vera trasgressione è la normalità. Sposarsi e formare una famiglia naturale fa parte del passato, è roba obsoleta in disuso».

    TRA BUFALE ED ARTICOLI “ESAGERATI” – E poi ci sono le vere e proprie bufale. O, quantomeno, notizie riadattate ed esagerate in ottica anti-migranti: tra queste si può citare il discorso di un ex ministro australiano (Peter Costello) che, rivolgendosi agli immigrati del Paese, denuncia: “Se la nostra cultura vi offende, andate altrove”. Peccato che la questione – nonostante l’articolo sia stato pubblicato il 6 settembre dal quotidiano telematico imolese – sia vecchia di anni (ma Imolaoggi omette il particolare). Senza considerare come il discorso sia in realtà molto simile a quello pubblicato in un giornale locale americano (il Bartow Trader) da un semplice cittadino degli Stati Uniti, Barry Loudermilk, veterano dell’aviazione militare, nei giorni successivi agli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle a New York e al Pentagono a Washington. Costello pronunciò un discorso simile, ma la questione sembra ripresa dopo anni soltanto per inseguire un’inutile retorica nazionalistica (va poi ricordato come lo stesso annuncio sia stato in passato attribuito a svariati politici in diverse aree del globo, compresi altri leader australiani, così come denunciato su Facebook. Una questione già sbugiardata anni fa, come riporta anche il sito Dirittodicritica.com, ndr).

    1 / 7 — Quei siti razzisti che spopolano sul web
    Ma il sito è ricco di notizie “ritoccate”. Soltanto poche settimane fa fu l’associazione Trama di Terre (sempre di Imola) – che riunisce donne di diverse nazionalità, occupandosi di sostegno alle migranti, ndr – , un’antenna informativa della «Rete anti-discriminazioni» della regione Emilia Romagna, a denunciare all’Unar (l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali), al Corecom dell’Emilia-Romagna e all’Ordine giornalisti regionale un altro articolo pubblicato sul giornale online «Imolaoggi.it», il 29 agosto 2013. «Si trattava di un articolo sugli stupri, ripreso e mal tradotto da alcune fonti svedesi non verificate, fortemente discriminatorio verso gli immigrati musulmani e verso le donne», ci spiega Silvia Torneri, che fa parte di Trama di Terre. «Era un pezzo tendenzioso, dove si cercava di mostrare ai lettori come quasi tutte le violenze sessuali commesse in Svezia fossero state commesse da musulmani. I numeri riportati erano inesatti. Senza dimenticare l’immagine, che ci apparve profondamente lesiva della dignità del corpo di una donna violentata e uccisa, volutamente strumentalizzata per avvalorare tesi infondate, razziste e sessiste», aggiunge Torneri. Per questo l’associazione chiese sanzioni contro la testata e il responsabile Manocchia. Come riporta il blog di Daniele Barbieri, l’associazione ottenne risposta dalla dottoressa Primarossa Fini, del Corecom, che spiegò: «Riteniamo corretta la decisione di aver inoltrato la segnalazione anche all’Ordine dei giornalisti, competente ad accertare se vi sia stata violazione delle norme che regolano i doveri del giornalista ed all’eventuale adozione delle misure disciplinari. D’altra parte, per quanto ci riguarda, abbiamo provveduto ad informare la Polizia Postale, al fine dell’eventuale oscuramento della pagina web in questione». Tutto si risolse in poco tempo. Il motivo? «La notizia era rimbalzata su diverse testate locali», ricorda Torneri, tanto che il link dopo pochi giorni non fu più accessibile, forse per scelta editoriale dello stesso sito.

    MA CHI RISPONDE? – A dimostrazione della tendenziosità di Imola Oggi, si possono poi analizzare diversi lanci controversi sulla pagina Facebook da parte del social media editor del sito on line. L’obiettivo sembra sempre lo stesso: mostrare l’immigrazione come «pericolo per la sicurezza», come fonte di degrado sociale, o comunque sotto vesti negative. Non proprio quell’atteggiamento imparziale che richiederebbero le regole della deontologia professionale. Senza dimenticare poi le critiche alla presidente della Camera Laura Boldrini o alla ministra Cécile Kyenge, ormai bersaglio continuo di insulti. Anche in questo caso, tra lettere, dichiarazioni di politici e altri articoli, la titolare del ministero dell’Integrazione viene dipinta in modo poco elegante: basta cercare il nome della ministra nell’archivio per trovare l’elenco delle decine di pezzi a lei riservati. Ma chi risponde dei contenuti di Imola Oggi? In teoria il direttore del quotidiano on line sarebbe Armando Manocchia, che già sulla sua pagina profilo (aperta e pienamente accessibile) su Facebook non brilla certo per commenti a favore della multiculturalità, tra richiami alla “Kyenge Town”, insulti alla Boldrini, foto con slogan anti-migranti (“Via gli immigrati”) e “presagi minacciosi” (“Nulla in confronto a quello che vi faranno”, scrive, dopo aver postato un articolo in cui un immigrato avrebbe minacciato un autista di un autobus).

    1 / 6 — Quei siti razzisti che spopolano sul web
    Peccato che, almeno in base alle ricerche sul sito dell’Ordine dei giornalisti, Manocchia non compaia né nell’elenco dei professionisti né in quello dei pubblicisti (la legge prevede che il direttore di una testata on line abbia il titolo di pubblicista o di giornalista professionista e sia responsabile penalmente, ndr). Gli elenchi dell’Ordine sono aggiornati a novembre 2011: contattata telefonicamente, anche la segreteria dell’Ordine nazionale ha però confermato come il presunto direttore di Imola Oggi non risulti iscritto ad alcun elenco. Ma non solo: allo stesso modo, nella home page di Imola Oggi non compare alcuna informazione sulla registrazione della testata in Tribunale.

    CHI È ARMANDO MANOCCHIA – Dalla carriera politica di Armando Manocchia, è comunque possibile risalire alle radici della sua scarsa simpatia nei confronti degli immigrati. Consigliere comunale indipendente di Borgo Tossignano (un comune a pochi chilometri da Imola), Manocchia ha un passato come capogruppo della Lega Nord, dal quale rassegnò le dimissioni nel 2010 (aveva ricevuto una diffida ad “utilizzare il simbolo della Lega Nord ed altresì, dal parlare e/o agire per conto del Movimento”, da parte della Lega Emilia-Romagna. Responsabile anche dell’associazione “Una Via per Oriana” (dedicata alla memoria della scrittrice Oriana Fallaci), è stato candidato (in terza posizione nella lista dell’Emilia Romagna) con il Movimento “Amo l’Italia” di Magdi Allam alle ultime elezioni politiche, come ha spiegato lui stesso con un articolo pubblicato proprio su Imola Oggi. Con il fondatore del Movimento, noto per la sua conversione e poi per aver lasciato la Chiesa, accusata di legittimare l’Islam (secondo Allam l’Europa sarà “sopraffatta dalla religione musulmana se non metterà al bando il Corano per apologia dell’odio, ndr), Manocchia sembra condividere proprio l’ossessione nei confronti della cultura islamica. Ne sono una chiara conferma gli articoli pubblicati sul sito e i commenti sulla sua pagina Fb. Sempre Manocchia scriveva in merito alle tematiche dell’immigrazione:

    «La gente non crede più alle balle dei think thank asserviti ai poteri cosiddetti forti (fino a che la gente non si ribellerà)i, secondo cui gli immigrati sarebbero una risorsa per le esigenze della nostra economia. La gente non crede affatto che si tratti di una componente poco concorrenziale nelle fasce basse dell’occupazione, e che i lavoratori stranieri ricoprano mansioni lasciate scoperte dagli autoctoni. Balle vere e proprie balle che la gente comune, la gente perbene non ne vuole più sapere mezza!»
    Ma non solo: Manocchia porta avanti anche la controversa teoria della “demigrazione”, definita come «un piano esplicito e pubblico per il ritorno degli immigrati, che vivono presso di noi, nei propri Paesi d’origine, in seno alla propria cultura».

    GLI ALTRI SITI RAZZISTI: DA “VOXNEWS” AI “IL RADAR” – “Imola Oggi” non è certo l’unico esempio di sito che specula su contenuti quantomeno parziali in merito all’immigrazione. Un’altra microtestata controversa è “Il radar”, che si definisce come «nuovo web-magazine di centrodestra», in grado di «descrivere la verità dei fatti, come nessuno ve la racconta. Mai buonisti, mai scontati, sempre sulla notizia». Anche in questo caso non mancano titoli forti e una selezione delle notizie discutibile: da “Balotelli che sfancula la Kyenge”, alla violenza “devastante” degli immigrati, passando per la volontaria della Caritas che racconta di “aiutare i migranti”, ma di “ricevere soltanto odio e violenza”. Fino alla “mamma multata per il passeggino aperto dentro un bus e non gli stranieri che non pagano i biglietti”. Con tanto di populismo e retorica in primo piano. In questo caso, la testata risulta registrata (presso il Tribunale di Milano, 132 del 3 maggio 2013, ndr), come si legge sul sito. Il direttore responsabile è Christian De Mattia (alias “Il Fazioso” su Twitter), che ha annunciato come il sito abbia raggiunto “le 350 mila visite ad agosto”.

    1 / 4 — Quei siti razzisti che spopolano sul web
    C’è poi spazio per altri siti più esplicitamente razzisti: è il caso di Voxnews.info, che si è a sua volta autoproclamata “voce libera senza padroni”. Più che libera, sembra però soltanto xenofoba e anti-islamica, osservando gli attacchi vergognosi alla ministra Kyenge, che vanno ormai avanti da tempo. Non mancano i commenti ingenerosi: “”La congolese ministro della dis-integrazione ne spara un’altra delle sue”, si legge in merito alle dichiarazioni sull’assenza di connessione tra terrorismo e seconde generazioni. In altri articoli viene accusata per “liberare delinquenti” o bollata come “abusiva al ministero della dis-integrazione” e “paladina dei trafficanti di carne umana”. Anche gli articoli dedicati all’immigrazione lasciano senza parole: dai gruppi assaliti dai “fanatici antirazzisti”, agli immigrati che “si fregano le pensioni di invalidità”. Basta leggere alcuni passaggi per comprendere il clima di intolleranza: «Tra poco sarà proibito sposarsi tra persone bianche eterosessuali dello stesso paese, saranno permessi solo “matrimoni” tra persone dello stesso sesso o di colori differenti. È il nuovo regime, è il nuovo ‘nazismo’ alla rovescia: dall’arianesimo al mulattesimo». Non mancano nel sito i richiami al blog di destra “Indentità.com”, altro sito che spara a zero contro gli immigrati, che parla di “numeri dell’invasione”, definisce la Kyenge come un “becchino” e riporta articoli sugli “stupri dei profughi alle bambine”. Una sequenza impressionante di contenuti discriminatori.

    1 / 2 — Quei siti razzisti che spopolano sul web
    I NUMERI DELLA VERGOGNA E LE POSSIBILI SANZIONI – Quello delle pagine sul web che incitano o istigano all’odio razziale è un fenomeno in costante aumento, così come ha confermato l’Unar, ovvero l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali, che è possibile contattare per denunciare eventuali abusi (numero verde per segnalazioni 800901010, ndr). «Negli ultimi tre anni è cresciuto esponenzialmente il numero di siti, blog e post per i quali l’Ufficio ha provveduto o ad attivare le procedure di oscuramento o rimozione da parte della Polizia Postale o a formulare direttamente notizie di reato all’autorità giudiziaria per incitamento all’odio razziale», hanno spiegato i responsabili del servizio. Lo scorso anno anche una ricerca coordinata dall’Unione forense per la tutela dei diritti umani, presentata da un network di associazioni italiane nell’ambito della “thematic discussion” del Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite (CERD) in materia di incitamento all’odio razziale (racist hate speech), ha attestato un « preoccupante incremento dei fenomeni di incitamento all’odio razziale legati ai discorsi politici e ai media, specialmente nei confronti di rom e sinti, nonché un incremento del razzismo diffuso attraverso i nuovi canali, quali internet e social network». Durante un primo incontro per la definizione del piano nazionale antirazzismo è stato la stessa ministra Kyenge a spiegare come siano stati 1.238 i casi di discriminazione segnalati e registrati dall’Unar lo scorso anno, metà dei quali di tipo “etnico”, ossia basati sulla provenienza nazionale delle vittime. Tra le statistiche è poi emerso come le discriminazioni abbiano trovato posto tra i mezzi di comunicazione nel 19.6% dei casi. Tra i mass media, internet è il luogo dove si sono verificati i casi più numerosi di attacchi razzisti: ben il 71.3% dei casi, contro il 19.4% che coinvolgerebbe la stampa tradizionale. Numeri e cronache preoccupanti, che in passato hanno aperto un dibattito tra chi ipotizzava misure speciali e norme ad hoc per il web. Eppure, come ha spiegato Guido Scorza su Wired tempo fa, non c’è bisogno di alcuna particolare misura, dato che internet non è quell’universo di impunità che alcuni parlamentari a volte tentano di far credere. Dalla diffamazione alla Legge Mancino (che punisce in modo più pesante azioni e affermazioni ai danni di minoranze per odio razziale o religioso, ndr) le leggi ci sarebbero già. Senza considerare come la stessa Polizia postale ci abbia ricordato come in altri casi, per la pubblicazione di contenuti che rappresentavano istigazioni razziali, si sia optato per l’oscuramento del sito o di pagine (una pratica oggi sempre più abusata anche in caso di violazioni del diritto d’autore, ndr). “Per noi non servono misure ad hoc, bisognerebbe fare istruzione sull’uso consapevole della Rete e puntare sull’autoregolamentazione”, ci hanno spiegato dall’Unar. Oltre che far rispettare le leggi già esistenti, per punire chi istiga all’odio razziale. Norme valide anche per il web.

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    1. Alessandro

      Ma l’Italia non è un paese razzista…

      “Gli episodi di razzismo e xenofobia segnalati nel nostro Paese nel 2014 ammontano difatti a poco più di 400 – per la precisione, 413 –, che è comunque un numero da non sottovalutare anche se molto più basso di quelli registrati in Francia (678), Finlandia (829), Germania (2.039), Svezia (2.768) e Regno Unito (43.113), tutti Paesi solitamente osannati come più avanzati e civili del nostro.
      Certo, si può sempre obiettare che questi dati possono risentire di una differente propensione, da Paese a Paese, alla segnalazione degli atti di violenza ma, a parte che la cosa è tutta da dimostrare, la discrepanza tra quanto rilevato in Italia rispetto agli altri Paesi è troppo elevata per essere spiegata solo così.

      Più probabile appare invece l’ipotesi che questi dati – che riguardano segnalazioni effettive, ancorché non casi accertati, e non stati d’animo della popolazione o pensieri registrati da rilevazioni che poi, però, nulla dicono di fattuale – riflettano sostanzialmente la realtà di un Paese, il nostro, che per quante contraddizioni e problemi abbia, non si può certo considerare inospitale o dominato dalla xenofobia. Affermare tutto questo, sia chiaro, non significa abbassare la guardia o invitare a farlo nei confronti dell’intolleranza”

      https://giulianoguzzo.com/2016/07/13/ma-litalia-non-e-un-paese-razzista/

  35. Giusi

    Alvise quella è un’inchiesta della Stampa. Imola Oggi ha solo ripreso il video. Ripigliati!

    1. Giusi

      Che poi magari non sono nemmeno delinquenti ma li mandano qui. Perché? A fare che? Nel mio quartiere dove prima c’era una lavanderia c’è uno di quei posti da cui telefonano o mandano soldi non ho ben capito: è aperto a tutte le ore, dove c’era un calzolaio c’è una lavanderia a gettone poi il solito bar di cinesi e un negozio dall’oggetto non ben identificato al posto di una fioreria. Mi sono fatta persuasa che esista il lavoro di ciondolamento. Davanti a tutti questi “esercizi” ci sono costantemente orde di uomini tutti giovani, tutti stranieri, che si ciondolano. Non ci sono orari né di chiusura né festivi fanno un po’ quello che vogliono…..

  36. Giusi

    Credevo di averle sentite tutte o quasi ma oggi direttamente dalla mia Diocesi arriva questa perla: “Il 31 ottobre papa Francesco e Munib Yunan, il presidente della Lutheran World Federation, hanno reso ancor più evidente come i chiodi con cui Lutero ha affisso le sue tesi sul portone di Wittenberg abbiano provocato fessure da cui è filtrata la luce della Porta della Misericordia”.
    Indovinate chi l’ha detto? Un sacerdote! Don Marco Sanavio! Gestione Cipolla……… Nell’editoriale si vantano anche le note ecumeniche del vino ungherese! Del resto Lutero era un alcolizzato: come non imitare un tal sant’uomo?

    L’editoriale di don Marco Sanavio, direttore di Diocesipadova,it, getta uno sguardo inedito su un gruppo di pastori di diverse confessioni, uniti dallo stesso orientamento di ministero che intreccia Internet e pastorale (spero sempre che sia un incubo ma non mi sveglio mai……)

    http://www.diocesipadova.it/lecumenismo-tessuto-rete/

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