131 pensieri su “In difesa del muro

  1. Paul Candiago

    Gentile Signora/ina Cristina, il suo scrivere e’ il risultato di una monocultura, policoltura,non lo so, ma non ha importanza. Se non ci fossero queste “briglie” potrebbre far correre in liberta’ di pensiero senza condizionamento alcuno dall’acqua salata in cui vive, o costretta a vivere, ma non ha importanza. Se il nostro pensiero non e’ libero da restrizioni, dovute alle “dimensioni” in cui viviamo come possiamo formare un ragionamento che possa reggere qualsiasi critica ed essere Vero sotto tutte le luci, sfaccettature del diamante puro?. Ci pensi e vedra’ che cancellera’ tutto quello che ha scritto dovuto al fatto che e’ solo il risultato di un condizionamento: ci piacia o no enfasi sul pronome al plurale. Facile o difficile di ammetterlo dipende da lei/noi e dalla sua meditazione di fronte alla Verita’ la quale e’ sempre la stessa/eterna ed imparziale ed impone sempre la sua unica Verita’: perche’ questo? non esistono due verita’. Tutto il resto solo un esercizio di futilita’ tanto per dar gomma da masticare al cervello. Cordiali rispettosi saluti, Paul

    1. giulia

      Pure a me sembra che non abbia capito…e ricordi che la prima cosa che le maestre insegnano ai bambini quando imparano a scrivere un testo è di “essere semplici, senza cercar di trovar paroloni o frasone per impressionare chi legge”

  2. Monica

    Il mio sperticato plauso all’autrice! Mi permetto poi di aggiungere che non comprendo affatto la ragionevolezza delle critiche mosse al testo… Il pensiero, quando unidirezionale, porta sempre al vicolo cieco dell’atrofia culturale. Un caro abbraccio alla strepitosa e ineguagliabile padrona di casa! E un saluto ad Alessandro: immenso

    1. Alessandro

      @Monica

      Ma sarei io l’Alessandro “immenso”?

      Pur sommessamente stimando esorbitante l’apprezzamento, mai ardirei contraddire a sì aggraziata magnanimità. Quindi devotamente ringrazio

  3. Elogio del muro. Finalmente!

    Condivido alla grande l’articolo. Finalmente qualcosa di sensato sul significato del muro. Per me il muro è: identità, razionalità, protezione, limite, recinto di luogo sacro e non aperto a tutti. Il muro è indispensabile per proteggere la comunità, la famiglia, la persona, l’intimità.

    Mi permetto di correggere un solo punto dell’articolo: non esistono muri da abbattere né è doveroso né utile abbattere muri; casomai esistono porte da aprire a certe condizioni. La prima condizione è quella per cui chi entra deve farlo disarmato e pronto a conoscere e rispettare la nostra cultura e la nostra legge. Le culture diverse dalla nostra devono essere attentamente monitorate e represse nel caso siano contro i nostri principi.

    1. cinzia

      “Mi permetto di correggere un solo punto dell’articolo: non esistono muri da abbattere né è doveroso né utile abbattere muri; casomai esistono porte da aprire a certe condizioni. ”

      Concordo pienamente! Anche i ponti sono importanti, ma giustamente una volta (tanto tempo fa) facevano anche i ponti levatoi, perché bisogna farli sparire quando è necessario difendersi!

  4. …e anche, poi, il lettura, il libro di Otto Rank, “Il Trauma della Nascita”!

    p.s. fra’ Centanni: strepitoso quel tuo “attentamente monitorate e represse”!

  5. Chissà perché Cristo ha scelto la metafora dell’ovile che raccoglie e accoglie le sue pecore. Chissà perché, come il Buon Pastore si da la briga di cercare la percora smarrita per riportarla all’ovile, che certo come tale (muro o steccato) era ben recintato… (Forse in Canada, sig. Paul, utilizzano sistemi diversi…).

    Muro che Dio stesso pone a difesa della sua vigna, tanto che quando il Popolo si mostrerà infedele Il Signore ammonirà:

    Isaia 5,4-7

    «Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
    che io non abbia fatto?
    Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica?
    Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna:
    toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata.
    La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
    Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita.
    Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.»

    E così avverrà… attenzione a noi se la nostra vigna o la nostra vite(a) non darà frutti o frutti “selvatici”.

    Quanto ai muri da abbattere sappiamo dalla Scrittura che c’è un preciso muro che Cristo è venuto ad abbattere:

    Efesini 2,14-18

    «Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo,abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
    per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo
    corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia.
    Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.
    Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.»

    E’ quindi il muro dell’inimicizia, dei pre-concetti mentali, delle “leggi” fatte per creare divisione e alimentare l’inimicizia, che deve essere abbattuto.

  6. Mario

    Sono d’accordo con te, Cristiana Nuova, infatti Mt 6,1-6 scrive: “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. La vita cristiana, secondo il mio parere, è una sapiente armonia fra “Il castello interiore (Dio)” di Teresa D’Avila e “Il castello esteriore (prossimo)” di Chiara Lubich.

  7. Bri

    Trovo sempre sviante parlare (pro o contro) di muri
    E’ il solito perdere la battaglia sul piano linguistico
    Preferisco sentir parlare di valori e di loro difesa
    In primo luogo perchè si coglie l’occasione di metter al centro del discorso quel che conta davvero (i valori appunto) e non vicende di contorno
    E in aggiunta non ci si colloca in una posizione difensiva, tale per dover addirittura giustificare qualcosa che forse c’è ma forse no (i muri)

    Trovo quindi “pessimo” (perdonatemi il termine) il messaggio presente in secondo piano nel post

    PS
    Cristiana Nuova: bel nick 🙂

    1. fra' Centanni

      @Bri
      Anch’io farei volentieri a meno di parlare di muri, se questi non fossero continuamente minacciati e, in parte, già abbattuti.

      1. Bri

        @fra’ Centanni
        Tu hai ragione.
        Ma io dico solo che trovo sbagliato parlare o scrivere di muri
        Lo giudico un termine “perdente” verso un uditore/lettore neutro
        Si parli di valori, non si citino mai i muri, gli steccati …

        @Roberto qui sotto cita Chesterton
        Detto che mi piace leggere aforismi e citazioni ma detesto usarli in una conversazione perchè mi danno la sensazione di introdurre una distanza
        Detto anche che non so se @Roberto li usasse liberamente per rispondere a me o se è l’impaginazione che ha collocato sotto il mio il suo commento
        E’ solo che pieno il mondo è di citazioni contro i muri (ne riporto una “curiosa” sotto)
        Non ne troverai contro i valori

        Citazione “indebita” di Bri
        The wide world is all about you; you can fence yourselves in, but you cannot forever fence it out.
        J.R.R. Tolkien

        1. signora

          L’uomo è diverso dagli animali proprio perché ha, tra le altre cose, quella bellissima capacità di astrarre ed usare metafore, allegorie…parabole… per parlar di concetti più alti! Non vedo quindi perché “non si debba” parlar,pro o anche contro, i muri!

          1. Bri

            @signora
            Rispondo qui per chiarire chè mi accorgo che non mi devo essere ben spiegato
            La penso come tutti gli altri che scrivono sul significato anche figurato dei muri
            Punto

            Volevo solo evidenziare un aspetto diverso: dato che i muri hanno un’accezione ormai negativa, usarli come immagine in discorsi/conversazioni con chi NON la pensa come noi ci pone già in posizione di debolezza dialettica (d’altronde i muri servono a proteggere, no 🙂 )

            Quindi ho provato a suggerire che il messaggio da veicolare non è tanto quello legato ai muri quanto ai VALORI (cui i muri rimangono prezioso strumento di custodia)
            Su questo punto, non ho raccolto, osservazioni
            Temo d’essere o nel torto o caduto nel vuoto
            Volentieri sollecito interventi a “correggermi” (scrivo con questa intenzione, non per aver ragione, ma per scoprire dove sbaglio)

        2. Roberto

          No Bri, non rispondevo a te, ho solo postato un paio di citazioni che mi appaiono affini al post odierno, tutto qua.

          In ogni caso, quando il mondo si riempie di citazioni contro qualcosa, potrai dare per scontato – non per certo ma quasi – che mi troverai dall’altra parte.

          Infatti con me, e con coloro che sono fatti del mio stampo, la strategia perdente è l’inverso di quella indicata da te. Ma niente di male, intendiamoci!! E’ che la pretesa di usare un modello comunicativo solo (parlo in generale, non ce l’ho con te e spero che ciò si colga) mi dà subito una sensazione di totalitarismo dal quale rifuggo.
          E visto che persone come me comunque ce ne sono, forse più di quanto si possa immaginare, non vedo perché noi si debba essere discriminati. 😉 Ti parlo da ex agnostico e anticlericale.

          1. Bri

            @Roberto
            Ahia: perdonami, ma non ho capito quasi nulla dal terzo “capoverso” in poi 🙂
            Perchè “modello comunicativo solo” e totalitarismo? (se fosse così, concordo con te anche come atteggiamento che pure io tengo)
            Io come risposto sopra @Signora proponevo di parlare di VALORI invece che di muri
            Penso che anche Chesterton abbia due citazioni sui muri e chissà quante sui valori 🙂

            Infine: perchè discriminati?

            PS.
            Quando scrivo che non ho capito è proprio quello che intendo: come in classe quando si alzava la mano e si diceva “scusi, prof, lo può rispiegare, grazie?” 🙂

            1. Roberto

              Hai ragionissima, avrei dovuto citare i punti del tuo intervento che mi hanno indotto a fare alcune riflessioni, per giunta frettolose e quindi ancor meno facili da capire.

              “Lo giudico un termine “perdente” verso un uditore/lettore neutro”
              (e questo era vs fracentanni, tra l’altro… ).

              E poi anche, leggendo la risposta che hai dato a Signora

              “Volevo solo evidenziare un aspetto diverso: dato che i muri hanno un’accezione ormai negativa, usarli come immagine in discorsi/conversazioni con chi NON la pensa come noi ci pone già in posizione di debolezza dialettica”

              Io avevo capito da subito quel che volevi dire e la mia risposta voleva significare questo: da ex non credente (e quindi ponendomi da un punto di vista non solo acattolico ma attivamente ostile alla cattolicità) l’uso costante, specie quando esso diviene slogan, di ciò che è ritenuto genericamente positivo, non mancava (e non manca) mai di farmi perdere subito interesse alla discussione.

              Mentre il richiamo a ciò che a una prima occhiata viene genericamente colto in un’accezione negativa, mi stuzzica immediatamente. Lo voglio capire e mi ci voglio confrontare. Per questo all’inizio della mia conversione volli confrontarmi subito e molto a lungo con quegli aspetti, argomenti, atteggiamenti, sui quali la Chiesa più insisteva nel passato e che all’apparenza aveva poi accantonato e posto in secondo o terzo piano.
              Questa impronta, che è l’impronta di ciò che sono, mi ha dato una forma ben precisa anche come cattolico, diciamo perciò “legato alla tradizione”, via. E sto parlando di un me stesso che aveva poco più di vent’anni, perciò libero da qualsivoglia pericolo di “nostalgie” di qualsiasi segno e forma.

              E’ un approccio per paradosso, e Chesterton andava forte coi paradossi.

              Concludevo poi invitando a non dare per scontato che un approccio del genere sia poi così strano, e che perciò debba essere così rigorosa l’idea che parlar di muri (e il muro è solo un esempio tra tanti possibili, ovvio) sia controproducente. Magari tu senza saperlo ti potresti trovare a parlare con qualcuno fatto come me, e quindi sarebbe al contrario molto “producente” far così.

              Ma è ovvio anche che ognuno avrà preferenze e carismi suoi, e quindi andrà più “forte” ponendosi in un modo o in un altro.

              Poiché ricordo che tempo fa mi capitò di parlare di cose simili su questo blog, con la graziosa collaborazione di google ti lascio il link corrispondete, caso mai volessi approfondire ulteriormente ciò che voglio dire.

              http://costanzamiriano.com/2014/02/18/la-dittatura-del-politically-correct/

              (il mi commento è verso la metà)

              1. Bri

                @Roberto
                Grazie del tempo dedicato alla mia comprensione 🙂
                Ho anche letto il tuo (tuoi) post sul politically correct (solo quelli di Roberto, mi perdonino gli altri, forse, rimedierò)

                Che dire se non che mi accorgo che da quel che si scrive si finisce per dare un’impressione sicuramente parziale, ma anche un bel po’ sbagliata perchè … in realtà … la penso sostanzialmente come te.
                Trovo il politicamente corretto sia un vuoto a perdere
                Trovo la scelta delle parole essenziale per comunicare un messaggio anche in relazione all’interlocutore (attenzione, l’obiettivo è far arrivare il messaggio non fare conversazione sul tempo)
                Trovo che a volte l’interlocutore meriti un approccio soft, a volte più deciso (cambiandolo anche a conversazione in corso)

                Cerco infine di non lasciare ambiguità che non siano costruttive (ahia, forse questa non la dovevo scrivere?)

                1. Roberto

                  “Cerco infine di non lasciare ambiguità che non siano costruttive (ahia, forse questa non la dovevo scrivere?)” Perché mai, Bri? E poi lasciare alcune cose in penombra a volte è utile e persino necessario, no?

  8. Roberto

    Ce ne sono un paio buone di Chesterton sui muri.

    La prima, abbastanza nota, è: “Non abbattere mai una palizzata prima di conoscere la ragione per cui fu costruita.”. All’interno del suo discorso, Chesterton diceva che quando si ha davanti qualcuno che vuole abbattere un muro, bisogna risponderli che non glielo si permetterà fintantoché non sarà capace di spiegare le ragioni per le quali fu eretto.

    Il secondo è questo:

    “I paesi di Europa rimasti sotto l’influenza dei preti sono precisamente quelli dove ancora si canta, si danza, e ci si mettono vestiti sgargianti e l’arte vive all’aperto. La dottrina e la disciplina cattolica possono essere dei muri, ma sono i muri di una palestra di giuochi. Il Cristianesimo è la sola cornice in cui sia preservata la gioia del paganesimo. Immaginiamoci dei fanciulli che stanno giocando sul piano erboso di qualche isolotto elevato sul mare; finché c’era un muro intorno all’orlo dell’altura, essi potevano sbizzarrirsi nei giochi più frenetici e fare di quel luogo la più rumorosa delle nurseries; ora il parapetto è stato buttato giù, lasciando scoperto il pericolo del precipizio. I fanciulli non sono caduti, ma i loro amici, al ritorno, li hanno trovati rannicchiati e impauriti nel centro dell’isolotto, e il loro canto era cessato. (…) La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini. (…) Nella filosofia moderna avviene il contrario: la cinta esterna è innegabilmente artistica ed emancipata: la sua disperazione sta dentro.” (G. K. C. – Ortodossia, cap. IX, L’autorità e l’avventuriero)

        1. Vanni

          Roberto, grazie per essere riuscito ad attrarre il plauso con le tue citazioni di Chesterton. Quando, pochi giorni fa,
          le stesse citazioni le avevo segnalate io, nessuno mi aveva filato. Altri tempi.

          1. @Vanni quando ho letto in particolare la seconda citazione, mi si è accesa la lampadina “memory” e volevo appunto sottolineare “questa l’ho letta qui di recente…” anche perché mi era rimasta impressa, ma non ricordavo esattamente dove e non ho avuto tempo di mettermi a cercare…
            Quindi paluso a posteriori. Ok? 😉

            ( Sono tanti i motivi per cui alle volte nessuno “ci si fila” 😀 )

          2. Roberto

            Vanni, non le avevo proprio viste! Immagino che Alvise ci direbbe che mangiamo proprio tutti dalle stesse scodelle (il che di fatto va più che bene 😉 )

  9. Paolo da Genova

    Io porterei l’articolo all’estremo, da “elogio del muro” a “elogio delle mura”.
    Oggi va di moda essere ottimisti, anche contro l’evidenza. Ma la guerra, il male, esistono. W la pace con chi vuole vivere in pace, ma c’è anche chi vuole solo vederti morto (es. ISIS). W il dialogo con chi vuole dialogare, ma c’è anche chi vuole solo tapparti la bocca (es. Cirinnà, Scalfarotto). In questi casi le mura mi sembrano, non solo necessarie, ma sante! Volersi difendere non è essere cattivi! Se l’arcangelo Michele è sempre rappresentato con la spada, vorrà pur dire qualcosa!

  10. Fabrizio Giudici

    “Ponti levatoi”, “elogio delle mura”, “recinto dell’ovile”, le citazioni di Chesterton … eccellente.

    1. Anonimo 69

      A proposito di muri: oggi, ci sono un sacco di guerre locali che non si riesce a comporre in sede di arbitrati internazionali, gli americani, e non solo, intervengono di qua e di là e, conseguentemente, i conflitti si protraggono indefinitamente, sono sorti pericolosi integralismi religiosi armati come l’isis (che non si riesce a domare), ORA, io mi domando: non sarebbe stato meglio conservare anche il muro di Berlino e la cortina di ferro?

      L’equilibrio fra le 2 superpotenze, garantiva la soluzione dei molti conflitti in situazioni di stallo, nelle quali nessuno prevaleva sull’altro.

      L’integralismo religioso era come soffocato da questa cappa che era l’equilibrio fra le 2 superpotenze, ed era tenuto sotto controllo.

      Ma siamo sicuri di averci guadagnato dal crollo del mondo diviso in blocchi?

      Forse avremmo dovuto piangere quella notte dell’89, in cui cadde il muro di Berlino…………….. A69

      PS: il conflitto israelo-palestinese (che dura dal ’48) era l’eccezione che confermava la regola e del resto non viene risolta nemmeno adesso.

      1. Fabrizio Giudici

        Mi stupisco di questa osservazione da parte di uno che la pensa come A69: è tipica del conservatorismo degenere che, invece di concentrarsi sulla ferma difesa dei valori perenni in un mondo che inevitabilmente cambia, pretende di premere il tasto “pausa” del videoregistratore…

        1. Anonimo69

          @ Fabr. giudici e Bri

          il fatto è che quando vi era il muro di Berlino, in Europa occidentale vi erano delle sinistre veramente tali, che veramente propugnavano politiche si sinistra e che difendevano lo stato sociale. Tutto questo ora non c’è più. C’è soltanto una spoliticizzazione generale. Ora l’economia non è più al servizio della gente, ma degli equilibri contabili.

          Nè d’altra parte credo che i popoli dei paesi dell’Europa orientale abbiano veramente raggiunto una qualità di vita migliore (se non minoranze più o meno estese), rispetto al passato. Nè mi convincono molto quelle democrazie traballanti. Nè mi convincono le parole dei migranti dall’est, che aspirano ad integrarsi nella NOSTRA società e parlano di conseguenza.

          Le dittature non sono certo auspicabili per nessuno, però non posso impedirmi di pensare che fossero il male minore rispetto a certe forme di integralismo religioso per tutti (anche per la libertà personale di chi deve subirle: le dittature opprimevano, il califfato opprime MOLTO).

          Per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese (a parte il fatto che la deliberazione dell’ONU la quale dette vita ad Israele ipotizzava già uno “stato palestinese”) essa è semplicemente una definzione sintetica per indicare, sia pure in modo semplicistico (ma i lettori hanno capito di cosa si trattava e questo è l’importante), un conflitto che è cominciato molto tempo fa e che durerà ancora per molti anni.

          E, quando finirà, finirà in virtù di forze politiche, uomini politici, circostanze internazionali che appartengono ad un futuro piuttosto lontano ed imprevedibile. A69

          1. Anonimo69

            Mi correggo: la risoluzione ONU n. 181 del ’47, parlava di uno stato ebraico e di uno stato “arabo” (che avrebbe avuto come popolo le genti ivi dimoranti, ossia quelli che, in seguito, sarebbero stati chiamati “palestinesi”).

            Va be’……questioni definitorie………………A69

          2. @a69
            Sulle dittature in zone Isis siam d’accordo, viste all’insegna del “si stava meglio quando si stava peggio”

            Sulle condizioni dei paesi ex-comunisti, le poche occasioni avute di parlare con persone originarie dei luoghi consigliano a tutti i comunisti occidentali di tacere quando parlano 🙂

            1. Anonimo69

              Ho risposto preventivamente sulle testimonianze dei migranti dei paesi dell’est, in Italia e negli altri paesi occidentali. E’ ovvio che costoro, vedendo una vita con maggiori comodità, beni di consumo e libertà, aspirino ad inserirsi nei nostri contesti sociali e di conseguenza aborriscano il loro passato. Ma il discorso sarebbe lungo. A69

  11. …qui in Toscana-Toscana, Firenze e dintorni, c’è dei vecchi muri lungo vecchie strade che sono veri e propri capolavori del’arte muraria, muratori-artisti, con anche sopra graffiati dei segni tipo giardini zen, anche se da noi lo zen non è di casa. A perte queste opere d’arte, e gli straordinari muri a secco che reggono le prode dei campi, i muri vanno bene solo per scriverci sopra (come ancora se ne trova tra i ruderi dell’antica Roma)!

  12. http://www.centroaletti.com/foto/foto_opere/cekia/117_Velehrad/01.jpg

    Tobia 13,17

    Gerusalemme sarà ricostruita
    come città della sua residenza per sempre.
    Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza
    per vedere la tua gloria e dar lode al re del cielo.
    Le porte di Gerusalemme
    saranno ricostruite di zaffiro e di smeraldo
    e tutte le sue mura di pietre preziose.
    Le torri di Gerusalemme si costruiranno con l’oro
    e i loro baluardi con oro finissimo.
    Le strade di Gerusalemme saranno lastricate
    con turchese e pietra di Ofir.

  13. Luigi

    Una nota prosaica.
    I muri – materiali o immateriali – non servono, se qualcuno non li presidia col fucile.
    Qualcuno ovviamente deciso a impiegarlo, il fucile, qualora sia necessario.

    Ciao.
    Luigi

    1. Alè… dai muri (le mura in realtà), siamo arrivati ai fucili… 😐

      Vero che attacchi alle mura nella storia ve ne sono stati ben più d’uno, ma ve ne erano tali, talmente alte e spesse, che l’unico mezzo per espugnarle, erano lunghissimi assedi possibilmente con taglio dei rifornimenti.
      Non credo si dovrebbero temere assedi o “taglio dei viveri”, giacché il nostro sostentamento viene dal Signore.

      Se poi vogliamo imbracciale i fucili possiamo anche far a meno delle mura (o è solo per sparare da più in alto?)

      1. Paolo da Genova

        L’osservazione di Luigi non fa una piega. Viene dal ’68 l’idea che “le armi”, “il potere” siano sempre sinonimo di male. Con le armi, con il potere si possono anche difendere i deboli, come gli antichi cavalieri.

      2. Luigi

        Bariom,

        sul campo fortificazioni e ostacoli naturali si devono difendere col fuoco; altrimenti servono a poco.
        E viceversa: il fuoco che non si appoggia a punti di forza poco può fare, in campo aperto.

        È poi sfuggito quel punto importante: parlavo di muri tanto materiali quanto immateriali.
        Va da sè che anche i fucili lo sono.

        Il muro è ciò che trattiene.
        Il muro è ciò segna un limite.
        Il muro è ciò che dice “qui si finisce, qui si termina. Se avete sete di infinito andate verso l’alto”.

        Ripeto, che sia un muro materiale o immateriale.

        Per questo, oggi come sempre, coloro che vogliono il ritorno di Babele odiano i muri. Perchè danno il senso del finito, su questa terra.
        Ma si sa già come finirà: saranno sconfitti. I babilonesi, non i muri 🙂

        In ultimo: tocca agli artefici di ponti, costruirli. Non arroghiamoci mestieri di altri, che non siamo chiamati a fare.
        Anche perché i ponti, per il solito, sono costruiti sopra abissi da superare.
        Per cui, dopo i muri, elogiamo anche i fossati… per non parlare delle rocce e della Roccia…

        Ciao.
        Luigi

        1. Hai messo assieme parecchie cose anche interessanti (materiali e immateriali) ma a forza di metafore si può andare avanti all’infinito senza averne nessuna chiarezza (vale anche per me…)

          Quindi ci lasciamo con un “chi ha orecchie per intendere intenda”? 😉
          Ciao

          1. Luigi

            Bariom,
            mi sembrerebbe immodesta e un poco superba, come citazione; almeno per quanto mi riguarda.

            Se non ti dispiace, io scelgo il più umile “Militia est vita hominis super terram, et sicut dies mercenarii dies eius”… 🙂

            Ciao.
            Luigi

  14. vale

    non mi risulta alcun conflitto israelo-palestinese dal’48.

    il termine palestinese per indicare parte della popolazione che abita in una parte dell’ex mandato britannico ( ex vilayet ottomano di Damasco che includeva i sanjak di:hauran,kerak,acri,nablus,gerusalemme parzialmente autonomo dal vilajet di Damasco) ed il vilajet di hejaz verso il sinai e aqaba e parte dell’attuale giordania.) viene utilizzato dagli inglesi (palestina) per indicare il territorio ad ovest del giordano. ma non fa riferimento ad alcuna popolazione od etnia o organizzazione statuale.
    la risoluzione dell’onu 181 del 1947 parla di stato arabo a fianco di quello ebraico e di uno status internazionale per gerusalemme.

    e fu la lega araba( non i fantomatici palestinesi) ad attaccare ,e perdere, nel 1948

    L’idea di popolo palestinese è poi emersa verso la fine degli anni ’50, dopo la fondazione dello Stato di Israele, per tentare di dare un’identità comune alle comunità arabe che vivevano nell’area conosciuta come Palestina.

    il termine palestinese inteso come popolo palestinese-comincia a venire utilizzato dopo la guerra del 67 (e neppure dall’ onu, con la risoluzione 242( ammesso e non concesso che con il termine rifugiati si alludesse ai palestinesi.) neppure l’olp fa riferimento ad uno stato palestinese nell’atto della sua fondazione a gerusalemme nel 64.( chiederà uno stato nel 74,mi pare.)

    questo per la cronaca. e pure per la Storia.( non le storielle).

  15. Pino

    “Mai costruire muri, soltanto ponti.” Papa Francesco, 5 giugno 2015
    “Io ho paura di questi muri, di questi muri che crescono ogni giorno e favoriscono i risentimenti. Anche l’odio.” Papa Francesco, 24 gennaio 2014

    1. fra' Centanni

      In effetti non capisco cosa vuole dire papa Francesco quando dice di avere paura dei muri. A me i muri danno sicurezza. E, per quanto mi riguarda, i muri non favoriscono nè risentimenti nè odio, ma servono solamente per proteggere le persone dai nemici. Nel medioevo si costruivano forti, fortezze (bellissima quella di siena) e baluardi per proteggersi dai nemici e la chiesa non ha mai trovato nulla da ridire. Cos’è adesso ‘sta smania di disfare i muri, io proprio non lo capisco.

      1. @fra in effeti che non capisci vuol appunto solo dire che … non capisci.

        Poi non farla così complicata, di quali muri vuoi parli il Santo Padre? Di quelli tra le persone, di quelli che ti impediscono di comprendere e condividere con un altro, di quelli che si erigono persino nelle stesse famiglie… ma i sentito dire “tra me e… moglie, marito, figlio, figlia, fratello, sorella (mettici chi vuoi) oromai c’è un muro…” ?
        No? Mai sentito, ma i successo? Beato te… per quello non capisci…

        1. Fabrizio Giudici

          Bariom, la frase intera è questa:

          D. La crisi migratoria in Europa: molti Paesi stanno costruendo barriere di filo spianto. Che cosa dice di questo?
          R. […] Invece di sfruttare un Continente o un Paese o una terra, bisogna fare degli investimenti perché quella gente abbia lavoro. Così si eviterebbe questa crisi. Sulle barriere: lei sa come finiscono i muri, tutti. Tutti i muri crollano: oggi, domani o dopo cent’anni. Il muro non è una soluzione. In questo momento l’Europa è in difficoltà, dobbiamo essere intelligenti, non è facile trovare soluzioni. Ma con i dialoghi fra Paesi bisogna trovarle. I muri mai sono la soluzione, i ponti sì. Le barriere durano poco o molto tempo, ma non sono una soluzione. Il problema rimane e rimane con più odio”.

          Moglie e marito non c’entrano niente: il Papa parlava proprio dei muri sui confini. Domanda esplicita, risposta esplicita.

            1. Fabrizio Giudici

              Non voglio entrare nell’interpretazione del pensiero degli altri commentatori, anche perché in questa discussione state dicendo molte cose decisamente interessanti che non saprei come contribuire. Solo, siccome ho apprezzato anche il sotto-dibattito sull’utilità o meno di usare immagini “vaghe” come quella del muro per affrontare problemi reali, mi sembrava il caso di far presente che il Santo Padre parlava proprio dei muri-muri in un contesto preciso.

              1. Ed infatti ti ho ringraziato per aver dato un contesto.

                Poi visto che ci siamo contestualizzo anche il mio discorso, dato che non credo che solo dello specifico che riporti si possa parlare (confini, migrazione, ecc.).
                A me preme il cuore dell’Uomo da cui derivano TUTTI i mali ( non lo dico io 😉 ), ma può venire tanto bene se aperto alla Grazia di Dio e quindi mi potrei riferire a queste parole del Santo Padre su muri, cuori e odio (e il tanto frainteso dialogo):

                (da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.019, Sab. 25/01/2014)

                Il dialogo si fa con l’umiltà, anche a costo di «ingoiare tanti rospi», perché non bisogna lasciare che nel nostro cuore crescano «muri» di risentimenti e odio. Lo ha detto Papa Francesco nella messa celebrata venerdì mattina, 24 gennaio, memoria liturgica di san Francesco di Sales, nella cappella della Casa Santa Marta.

                Lo spunto per l’omelia è stato il passo del primo libro di Samuele (24, 3-21), che racconta il confronto fra Saul e Davide. «Ieri — ha ricordato il Papa — abbiamo sentito la parola di Dio» che «ci faceva vedere cosa fa la gelosia, cosa fa l’invidia nelle famiglie, nelle comunità cristiane». Sono atteggiamenti negativi che «portano sempre a tante liti, a tante divisioni. Anche all’odio». E «questa storia l’abbiamo vista nel cuore di Saul contro Davide: lui aveva quella gelosia» a tal punto «che voleva ucciderlo»….

                Il Pontefice ha poi suggerito un altro consiglio pratico: per aprire il dialogo «è necessario che non passi tanto tempo». I problemi infatti vanno affrontati «il più presto possibile, nel momento che si può fare dopo che è passata la tormenta». Bisogna subito «avvicinarsi al dialogo, perché il tempo fa crescere il muro», proprio «come fa crescere l’erba cattiva che impedisce la crescita del grano». E, ha messo in guardia, «quando i muri crescono è tanto difficile la riconciliazione: è tanto difficile!». Il vescovo di Roma ha fatto riferimento al muro a Berlino che per tanti anni è stato elemento di divisione. E ha notato che «anche nel nostro cuore» c’è la possibilità di diventare come Berlino, con un muro alzato verso gli altri. Da qui l’invito a «non lasciare che passi tanto tempo» e a «cercare la pace il più presto possibile».

                Si può leggere nella sua interezza qui:
                http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2014/documents/papa-francesco-cotidie_20140124_costruire-il-dialogo.html

  16. Attenzione, questo articolo è condotto sul filo dell’eresia, perché di fatto contraddice diversi autorevoli pronunciamenti …

  17. In tibetano «sherpa» significa «orientale», e gli sherpa che si stabilirono nel Khumbu circa quattrocentocinquanta anni fa sono un popolo buddhista, amante della pace, che viene dalla parte orientale dell’altopiano. Non riescono a star fermi, e nella terra degli sherpa, ogni pista è contrassegnata da cumuli di sassi e bandiere da preghiere, messi lì a rammentare che la vera casa dell’Uomo non è una casa, ma la Strada, e che la vita stessa è un viaggio da fare a piedi.

  18. Riccardo

    A costruire un muro non ci vuol niente. Invidia, gelosia, vanità..sono tutti muretti a secco come nel Connemara in Irlanda. Ci sono mille passi nei Vangeli pro e contro i muri. Vanno sempre contestualizzati. In questi tempi di fili spinati e di muri altissimi anche solo il titolo può sembrare una provocazione ad un lettore di passaggio . E posa un altro sasso sul nostro muretto tra noi cristiani e chi non vede l’ ora di criticarci. Nel dubbio, io continuo a tifare per i ponti.

    1. Vanni

      @Riccardo

      Ma ci sono i ponti d’assalto, progettati anche da Leonardo, e i carri armati gettaponte per favorire le invasioni di mezzi corazzati…

      E come sono sensibili questi lettori di passaggio. Forse è meglio perderli che trovarli.

      1. Riccardo

        Appunto …vedi che muri e ponti vogliono dire tutto e niente? Tu dici “forse è meglio perderli che trovarli, i lettori di passaggio…” Meno male che non hanno fatto così con me. Di loro dobbiamo rendere conto, ci verrà chiesto il perché non li abbiamo trattenuti. Sono sempre più convinto che se c’è un inferno, non ci si va per quello che facciamo ma per quello che NON facciamo. Io per primo chiaro.Buona giornata .

          1. sweety

            Domanda peregrina. A me piace leggere questo blog, anche se sono d’accordo praticamente solo con Bariom (con lui, sempre, devo dire), e non commento (più) perché fare polemica è inutile, trattengo le cose belle che leggo (grazie) e mi tengo le critiche per me.
            Ma non capisco perché ogni volta che arriva un nuovo (o vecchio) commentatore tipo A69, o Riccardo, che sono sempre educati e gentili (e che ribadiscono sempre che sono i primi a dover/poter cambiare idea), le risposte siano sempre “grazie della lezione” o “che ipocrita con la tua educazione falsa”. o “beh meno male che ci sei tu” o citazioni fatte per mettere alla berlina…cose di questo tenore. Mi ricordo di risposte simili anche in passato.
            è l’unica cosa che mi stupisce molto, perché non ne capisco il fine.

            1. fra' Centanni

              Ciao sweety, come te la passi? Era tanto tempo che non ti sentivo, mi fa piacere che tu abbia deciso di riprendere a commentare. Giancarlo.

            2. Vanni

              @Sweety

              “Fine” è una parola grossa, semmai ci sono diverse ragioni. Una può essere la risposta seccata a un intervento che ti appare moralistico; oppure il tentativo di parare una stoccata che ti ha messo in difficoltà; oppure il piacere di lanciare bordatine/provocazioni da blog, tanto per stuzzicarsi un po’, oppure…
              Comunque tutte ragioni umanamente comprensibili e sempre, se non gravemente offensive, scusabili.

              E provengono da tutte le parti e nessuno se ne scandalizza. Quasi nessuno: c’è chi vede solo quelle contrarie, come te (eccoci!).
              Certo, ognuno ha il suo stile: Bariom, per esempio, le addolcisce o le camuffa con le faccine, ma le tira, oh se le tira.

              Su una cosa hai ragione: fare polemica, specie intorno agli argomenti trattati dal blog, è inutile. E anch’io sto pensando di leggere e basta.

              (Seguono, forse, controrepliche al veleno)

                1. Poi Sweety, grazie per l’attestato di pubblica stima, ma non so se ti convenga essere “sempre” d’accordo con me… 😀 😉

                  1. Giusi

                    Bariom Sweety pensa che tu sia il più buono del reame, non sa che quando dismetti questa veste rendi al massimo! 😀

  19. fra' Centanni

    A proposito di muri e di castelli.

    Il Castello, di cui ti ho detto, è la stessa santa Chiesa, costruita con il Sangue mio e dei miei santi, cementata con il cemento della mia carità; in essa posi i miei eletti ed amici. Suo fondamento è la fede, e cioè il credere che io sono Giudice giusto e misericordioso. Ma ora è scavato il fondamento, perché tutti mi credono e predicano misericordioso, però quasi nessuno predica e crede che io sono giusto Giudice.

    ………….

    Attraverso il muro scavato sono entrati nella santa Chiesa quelli che peccano senza timore, che negano la mia giustizia, tormentano gli amici miei come quelli che sono legati ai ceppi.
    ……………

    Dal LIBRO DELLE RIVELAZIONI SI SANTA BRIGIDA DI SVEZIA.

    http://www.antoniosocci.com/gesu-a-santa-brigida-o-mia-roma-mia-roma-il-papa-ti-disprezza-e-non-bada-alle-parole-mie/

  20. Giorgio Mosci

    Leggo e rileggo ma onestamente cosa vuoi dire : parliamo chiaro e non per metafora e così chi osanna il pezzo con brani della Bibbia con interpretazioni personali ! Grato di quali muri si intenda , mi viene da pensare a quelli ungheresi ? Forse no .. O almeno lo spero , da cristiano , anzi non, da persona di questo mondo , confessionale o meno. Ed un consiglio … lasciamo all’utero la sua funzione straordinaria di generazione umana !!

    1. fra' Centanni

      Secondo me il muro ungherese non è una soluzione, non a lungo termine. Tuttavia, essendo politicamente isolata, l’Ungheria non ha altri mezzi per difendersi dall’islamismo montante, bene quindi il muro ungherese. Voglio aggiungere che guardo con rispetto ed ammirazione a quello che l’Ungheria ha saputo fare in questi anni, guidata da un governo di ispirazione cristiana che, tra l’altro, ha saputo dare all’Ungheria una costituzione che riconosce le radici cristiane del popolo ungherese.

      I muri di cui parlo sono fatti di leggi, controlli, pianificazioni. Ci vuole razionalità, non accoglienza a prescindere.

      1. sweety

        Non so. Nel campo rifugiati che c’è nella mia città ho parlato con un siriano che mi ha raccontato la sua esperienza delle cristiane Ungheria e Slovacchia… Il governo cristiano di Orban ha anche attuato cristianissime politiche antisemite (si sa che la colpa è sempre degli ebrei, alla fine…). Mah.
        Fracentanni, rispetto la sua opinione, anche se ne ho una diversa – e ci sono dei punti della sua opinione che condivido pienamente (l’accoglienza razionale, per esempio – anche se forse intediamo razionale in modo diverso).

        Però sono molto, molto felice che la voce pubblica della Chiesa sia Papa Francesco e non la sua, e che le sue opinioni rimangano qui su un blog mentre quelle del Papa vanno in giro per il mondo. Mi scusi se glielo dico così, ma credo di aver capito che lei ama la schiettezza…

        1. fra' Centanni

          Be’, come voce pubblica io preferivo quella di BXVI. Così, tanto per dire…

          1. sweety

            Certo, certo, non mi assurgo a esperto di orban, anzi. Diciamo però che – e chi volesse negarlo sarebbe in difficoltà – che le testimonianze sono un po’ più di una, su come si comportano gli ungheresi. Peraltro non sono gli unici, in Europa, a Malta è peggio, sia chiaro. Peraltro, è come nel caso di Putin, ecco, santificarlo direi di no; prendiamo il buono e lasciamo che il male venga definito male, senza annacquare la realtà. Ma siamo decisamente OT e comunque ad ognuno le proprie idee su Orban.

            1. Fabrizio Giudici

              “…e comunque ad ognuno le proprie idee su Orban.”

              Credo che tu abbia fatto molto bene a sottolineare certe cose, sia su Orban che su Putin. Che si oppongano a certe idee mainstream sbagliate è un bene, ma non possiamo poi “benedire” tutto il resto a prescindere. È legittimo che in ambito cattolico ci siano posizioni diverse per certe sfumature, ma non si possono non condannare gli eccessi evidenti nelle politiche di quei due. Sennò ripeteremo il vecchio film: per non cadere in dittature di un segno finiremo in bocca a dittature di segno opposto.

              1. sweety

                esattamente. Credo che sia evidente che – nonostante i proclami di religiosità – quello che manchi a Orban e Putin sia esattamente ciò che rende la dottrina sociale della Chiesa il tesoro che è: e cioè l’et-et, l’attenzione vera all’uomo nella propria dimensione integrale (spirituale, familiare, sessuale, comunitaria, professionale, economica, ecc.). Putin e quelli come lui magari sono attenti ad un aspetto, ma dimenticano sempre la dimensione profonda della dignità umana. E alla fine riducono la politica (nella sua forma più nobile di servizio) a una monodimensione di potere, dove i valori vengono usati come merce di scambio per ottenere favore popolare, o della fazione cui si è interessati. Che differenza invece con la dottrina della Chiesa, dove il fine è sempre il bene dell’uomo in ogni sua dimensione e di tutti gli uomini. Penso che la dottrina sociale della Chiesa – dalla Rerum Novarum in poi, con la sua meravigliosa sussidiarietà, sia l’esempio migliore dei ponti che dobbiamo costruire.

                  1. vale

                    ops,non s’è attaccata l’ultima parte:

                    la fine dell’articolo:

                    Ma che lavoro fanno i nostri politici, i nostri tecnocrati a Bruxelles e i nostri media, è un altro discorso. Perché favoriscono il piano. Perché demonizzano e calunniano chi cerca di resistervi?

                    Perché la resistenza c’è, ed è di livello politico alto. Il 23 settembre scorso, il potente partito democristiano della Baviera, CSU, alleato d ella Merkel, ha invitato con tutti gli onori Victor Orban, il premier ungherese. Il capo della CSU, Csu Horst See­ho­fer, ha salutato in Orbano il “difensore delle norme europee” e delle frontiere di Schengen. Censura, sull’evento, dei nosrti media, Con una eccezione: il Manifesto, che ha condito lo statista magiaro coi soliti insulti: “vuol reintrodurre la pena di morte”, è “In odore di antisemitismo”, eccetera.

                    http://ilmanifesto.info/orban-in-baviera-ospite-della-csu/

                    Viene da ripetere la domanda angosciata che Vladimir Putin ha posto a noi occidentali, ai nostri governanti: “Ma comprendete quello che state facendo?”

                1. Luigi

                  Io non conosco Viktor Orban e Vladimir Vladimirovic Putin.
                  Non so dire, perciò, se agiscono in determinato modo perché “ci credono” o solamente perché riducono la politica a monodimensione di potere, come scrive chi li conosce meglio di me.

                  Però personalmente, come Luigi, senza tirare in ballo niente altro – e tanto meno la Dottrina Cattolica – dico con molta pacatezza che preferisco un Putin, che al Santo Padre regala un’icona mariana, a un Obama che porta in dono l’aborto oltre la 20^ settimana di vita.

                  Allo stesso modo per cui, trent’anni e passa fa, preferivo un Reagan – nonostante tutto – a un Breznev.
                  Non è che le dittature cambiano solo di segno. Anche i valori assoluti possono essere differenti.

                  E poi… e poi forse non tutti sono così mal ridotti da accettare che nelle piazze già cristiane risuoni l’Allah akbar o che “profughi disperati” mimino sprezzanti il gesto del taglio della gola, come accaduto in Ungheria (già Regno apostolico d’Ungheria, rammento).

                  In attesa del ritorno del re, evidentemente gli ungheresi fanno quello che possono 🙁

                  Ciao.
                  Luigi

                    1. sweety

                      Va bene 🙂
                      Spero tu non debba trasferirti in Russia, e possa continuare ad amare Putin dall’Italia.
                      In caso ci andassi a vivere, poi facci sapere come ti trovi. I miei amici russi hanno molti problemi, ma forse ho gli amici sbagliati.
                      Scherzi a parte, ogni opinione va bene, ovviamente – a me Putin e Orban non piacciono, ma è opinabilissimo.

                  1. sweety

                    Io preferirei un Putin che evitasse di massacrare civili in Cecenia (e non che il fatto che siano musulmani valga meno), ed evitasse di sbattere gente in prigione per reati d’opinione, poi al Papa gli può pure regalare un gallo di plastica.
                    Detto ciò, per me potete avere le idee che volete su Putin o Orban, trasferirvi in Russia o Ungheria, visto che sono Paesi retti da governanti onesti e religiosi – però la dottrina sociale della Chiesa secondo me rimane migliore (e diversa) dalla politiche di Orban e Putin. Solo la mia opinione.
                    I profughi che ho incontrato io al campo rifugiati erano davvero disperati, però erano musulmani e forse non valgono quanto i profughi cristiani.

        2. Fabrizio Giudici

          “Bariom, per esempio, le addolcisce o le camuffa con le faccine, ma le tira, oh se le tira.”

          Ma penso che faccia bene, sia a tirare sia a mettere le faccine. Non direi che è “camuffare”: è un modo per essere franco su quello che pensa. No?

          “fare polemica, specie intorno agli argomenti trattati dal blog, è inutile. E anch’io sto pensando di leggere e basta.”

          Io direi che la polemica sugli argomenti può essere utile, è importante evitare la polemica sulle persone.

          1. Vanni

            Spiego “camuffa con le faccine”. Se uno ti dà di bischero strizzandoti l’occhio mira a sconcertarti e a disarmare la tua reazione. Ma intanto ti ha dato di bischero. E’ un espediente polemico come un altro, non lo condanno.

            Credo, poi, che la polemica sugli argomenti, difficile da separare dalle persone, non sia sempre utile e può essere dannosa, se non altro perché fa perdere tempo, però fate voi. Io, come accennavo sopra, penso di tirarmene fuori.
            Anzi, a dirla tutta, è ciò che farò da ora in poi, pur continuando a leggervi.

            Un saluto affettuoso a tutti e la preghiera di una preghiera per me. Ricambierò.

            1. Sperando di non aver dato del “bischero” a nessuno pur con l’occhiolino e se l’ho fatto, spero almeno di averlo fatto “con tutti i sentimenti”, l’occhiolino, il sorrisetto o simili, caro Vanni, può anche stare a significare che dai del bischero come lo faresti con un amico (mai dato del bischero ad un amico?) e non mira quindi a secondi fini da battaglia psicologica…

              Come scrivere “caro Vanni”… chissà se è pronunziato con supponenza e è frase sincera?
              Come sempre è questione di interpretazione e sensibilità o del giudizio limitato che ci si è formati sull’altro, in un contesto come questo.

              Preghiera da parte mia assicurata, sperando di rileggerti presto.

  21. PaulBratter

    Vorrei chiedere a qualche eventuale pontiere che transitasse da queste parti (ho visto che sui social network ne spuntano come funghi ma, ahimè, sono stato cacciato da facebook), cosa praticamente fanno per costruire questi fantastici ponti, cosa di diverso rispetto agli altri (o rispetto a ieri quando i muri non facevano così schifo), cosa nella vita reale non quella che nasce e muore in un tweet o su post di facebook.

  22. Pingback: In difesa del muro

  23. MARIA ELENA

    bellissimo….
    HELP….l’ho girato anche ad un mio amico sacerdote missionario giuseppino, ne vorrebbe una copia in inglese….

  24. admin

    Ieri su facebook in un post dove si sottolineavano le parole dette ancora ieri dal Papa sui ponti e sui muri (“il Signore costruisce sempre ponti e mai muri”), si è sviluppata una interessante discussione; due commenti in particolare mi sono piaciuti e visto che gli autori sono due care conoscenze del blog (Andreas Hofer e Claudia Mancini) li copio/incollo qui per proporli a tutti come ulteriore spunto di confronto:

    Andreas Hofer – Scusate, non voglio offendere nessuno, ma posso dire che a me sembra un dibattito grottesco? Che senso ha battibeccare per una metafora? Se “ponte” è una metafora con cui si vuole indicare la necessità di costruire relazioni sane, di rispetto, collaborazione, amicizia e amore, non di odio e inimiciza, chi è il pazzo che lo nega? Il Papa cosa deve fare, l’apologia della guerra “sola igiene del mondo”? Dirà quello che dicono tutti i papi, cioè ricorderà ai popoli e alle nazioni il dovere di collaborare per il bene comune, di essere solidali, ecc.
    Il problema è che nel 2015 – ma è da un po’ che c’è questa pessima abitudine – c’è chi usa la neolingua. E, altro problema, anche chi usa la neolingua dice di voler costruire ponti. Ma lo vuole fare con materiali scadenti e per nulla adatti alla costruzione di un ponte, vale a dire non adatti all’edificazione di una relazione sana. È in quel caso che vedo la necessità di un muro, cioè la necessità di dire “no” a un simile progetto.
    La legge 194, per fare un esempio concreto, è una legge che dice di essere “a tutela della maternità”. Però sappiamo tutti che al di là delle belle parole permette l’esatto contrario ovvero la distruzione della maternità. Quindi a parole si dice di voler tutelare una relazione buona e sana (rapporto madre-figlio), cioè metaforicamente si dice di voler costruire un ponte, ma all’atto pratico il ponte lo si distrugge. Il ddl Cirinnà cosa dice? Dice che non vuole snaturare la famiglia naturale, dice di voler combattere le discriminazioni a danno dei più deboli. In realtà snatura la famiglia naturale e crea discriminazioni a danno dei più deboli (i bambini che cresceranno senza avere un papà e una mamma come gli altri, ma due papà e due mamme).
    Se devo alzare un muro lo faccio allora non per impedire la costruzione di un ponte buono, solido e sicuro, ma per impedirne la distruzione. Che è una cosa ben diversa. Certo, senza dare in escandescenze e senza partire per la tangente, usando la ragione e non la pancia. Ma davvero non capisco quale sia la difficoltà, teorica e pratica, nell’accettare questa distinzione.

    Claudia Mancini – Scusate, se mi intrometto, è solo per condividere un disagio che spesso provo quando sento parlare il papa e per me sta diventando un vero problema; alla fine dei suoi discorsi, spesso, mi chiedo: “e quindi?” . Se non mi spieghi che sono i “ponti” e “muri”, ad esempio, a che serve questa frase? E’ “equivoca” perchè ognuno la giudicherà secondo i propri strumenti, e quindi si presta ad essere strumentalizzata e fraintesa per come è posta. E, sinceramente, non credo sia compito dei cattolici spiegare quello che dice il papa: dovrebbe essere il contrario. A me ( chi sono io?, perchè devo spiegare il papa?) sembra una frase senza molto senso: il Signore costruisce ponti e anche muri. Banalità delle banalità: ponti con i peccatori, muri con i peccati –ad esempio. E siccome i “peccati” sono commessi dai “peccatori”, in buona sostanza i ponti li costruisci fino ad un certo punto…Il ponte è occasione di “conversione”.

  25. Fabrizio Giudici

    “alla fine dei suoi discorsi, spesso, mi chiedo: “e quindi?”

    Sante parole.

  26. ….se il muro è una metafora ( in realtà a ben poco servono i muri) chi sogna muri, dove rinchiudersi, rivela la sua “vera” personalità, che è quella (come già detto) di rientrare nell’utero o, più semplicemente, di non essere diventato mai grande, di non essere mai cresciuto, mai nato al mondo, di voler essere sempre custodito (da Cristo e/o dall’Angelo Custode, per i cattolici?) Il papa non c’entra nulla!

      1. Giusi:

        …cortesemente ti segnalo l’accenno al Papa nel commento di Claudia Mancini più sopra
        (a cui anche mi riferivo).

        p.s. più avuto “strane” visioni tra i muri di casa?

        1. Giusi

          Alvise mai avute visioni. Non ti nascondo che mi piacerebbe. Siamo così fragili. Che bella sarebbe una carezza di Dio. Fisica intendo. Se ti riferisci a quello che penso non è stato in casa ma nella cripta di una chiesa e proprio non me l’aspettavo. E’ avvenuto in seguito all’imposizione delle mani di un “addetto ai lavori” su una persona che accompagnavo. Purtroppo non era una visione, Sono svenuta dalla paura.

            1. Giusi

              No mi sono ripresa e mi sono stretta ancora di più a Colui che mi dà forza. Sai che conosco gente che si è convertita vedendo all’opera l’altro? Perchè se esiste lui esiste anche l’Unico che può sconfiggerlo.

  27. MARCO

    Vi prego di leggere questo articolo di Tempi:
    http://www.tempi.it/sputi-insulti-e-minacce-di-morte-ai-rifugiati-cristiani-odio-religioso-germania#.Vg1CJ-ztlBc

    Forse un muro ci vorrebbe. Io sono molto preoccupato.

    Capisco anche che l’UNICA vera possibilità (anche per la difesa pragmatica) sia che questi uomini incontrino un/una Cristiana Nuova.

    “Ma noi cristiani crediamo ancora nella capacità della fede che abbiamo ricevuto di esercitare un’attrattiva su coloro che incontriamo e nel fascino vincente della sua bellezza disarmata?” (Julian Carron)

    Certo non incontreranno Colui che fa nuove tutte le cose ..incontrando uomini confusi.
    ..e..la confusione è tanta.
    Leggete anche qua:
    http://www.iltimone.org/Tracce+di+confusione_+Votano+%C2%ABs%C3%AC%C2%BB+ai+libretti+per+transgender+in+Universit%C3%A0%3A+%C2%ABprima+eravamo+ideologici%C2%BB/33727,News.html

    …preghiamo per i nostri pastori e per il popolo.
    MARIA, REGINA DELLA PACE, PREGA PER NOI.

    1. Giusi

      Che strano non si vede più l’articolo su quelli di CL che hanno approvato i libretti transgender!

      1. MARCO

        INFATTI! …hanno fatto rimuovere l’articolo dal Timone. siamo alla frutta! ..POTENTI PERO’!

        1. Giusi

          La longa manus di Carron! Un tempo CL era contro il potere adesso lo esercita! Che fine!

I commenti sono chiusi.