“Ama l’uomo non il suo errore” 

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 “Se volete conservare la carità, fratelli, innanzitutto non pensate che essa sia avvilente e noiosa; non pensate che essa si conservi in forza di una certa mansuetudine, anzi di remissività e di negligenza. Non così essa si conserva. Non credere allora di amare il tuo servo, per il fatto che non lo percuoti; oppure che ami tuo figlio, per il fatto che non lo castighi; o che ami il tuo vicino allorquando non lo rimproveri; questa non è carità, ma trascuratezza. Sia fervida la carità nel correggere, nell’emendare; se i costumi sono buoni, questo ti rallegri; se sono cattivi siano emendati, siano corretti.
Non voler amare l’errore nell’uomo, ma l’uomo; Dio infatti fece l’uomo, l’uomo invece fece l’errore. Ama ciò che fece Dio, non amare ciò che fece l’uomo stesso […] Anche se qualche volta ti mostri crudele, ciò avvenga per il desiderio di correggere. Ecco perché la carità è simboleggiata dalla colomba che venne sopra il Signore. Quella figura cioè di colomba, con cui venne lo Spirito Santo per infondere la carità in noi. Perché questo? Una colomba non ha fiele: tuttavia in difesa del nido combatte col becco e con le penne, colpisce senza amarezza. Anche un padre fa questo; quando castiga il figlio, lo castiga per correggerlo…ma è senza fiele. Tali siate anche voi verso tutti… Chi è quel padre che non dà castighi? E tuttavia sembra che egli infierisca. L’amore infierisce, la carità infierisce: ma infierisce, in certo qual modo, senza veleno, al modo delle colombe e non dei corvi”. sant’Agostino, commento alla prima lettera di Giovanni

83 pensieri su ““Ama l’uomo non il suo errore” 

  1. Si abbia quindi cura (direi) a vigilare sul proprio cuore e sulla sincerità della propria correzione, che se nel cuore si annida il veleno della condanna senza misericordia e questa finisce per allontanare l’uomo dall’uomo e ancor più da Cristo, ben misero servizio si fa alla Carità che è amore all’Uomo.
    Anzi si ottiene il più delle volte l’effetto contrario della sincera, anche dura se occorre, correzione fraterna.

  2. …e anche, allora, , per esempio, alluvioni, terremoti eccetra potrebbero essere in realtà amorosi atti di correzione (di Dio) verso i suoi figli degeneri?

    Sembra sia una balordaggine, eppure c’è chi lo ha detto!

  3. fra' Centanni

    Ecco un’altro spunto da cui si capisce che Dio, Padre buono, punisce, eccome se punisce.

    1. Corregge fra… Corregge.
      Se necessario anche con durezza.
      Tu sei mai stato “punito”? Se si sarei curioso di sapere come… Se no come mai, visto che peccatori siamo tutti…

      Io per il peccatore che sono, dovrei essere cenere da quel pezzo o girare perennemente piegato in due!

      Non comprendo questo tuo apparente gongolare sempre quando si parla di punizioni… O é solo perché ami trovar conforto ai tuoi teoremi?

      1. fra' Centanni

        Non correggi tu? Sarebbe grave, dato che sei padre di famiglia. Se un padre non corregge, a che serve?

        Se sono stato mai punito? Molte volte, invero, e duramente. Del resto tutti, nessuno escluso, patiscono i castighi di Dio. Si tratta solo di riconoscerli come tali, oppure pensare alla sfortuna. Su alcune punizioni che mi sono toccate, ne ho già parlato, a volte. Non ricordi? Comunque non mi va di parlarne ora. Quello che posso dire è che sempre ho tratto grande giovamento dai castighi di Dio. Grazie a loro oggi sono una persona molto diversa da venti o trenta anni fa, meno arrogante (anche se ancora ci tendo un po’), meno iracondo (un pochino meno…), meno lussurioso (molto meno!), meno egoista (spero). Ecco perché guardo con grande favore il castigo, perché aiuta a migliorarsi.

        1. …o più semplicemente e laicamente: quando uno sbatte il muso poi impara!
          (il che non c’entra nulla col castigo divino) (e ancora meno con gli tsunami)
          ( nel caso di malattie o altre disgrazie di sé e persone care o meno ci si tempra e si impara a sopportare i dispiaceri e il dolore) (incluse le cinghiate subite da ragazzi)

        2. In realtà da ciò che scrivi umanamente parlando potremmo anche essere molto simili tu ed io…
          Ma non mi é mai venuto nemmeno in mente di chiamare le correzioni di Dio, castighi o punizioni, ma semplicemente amore.
          Nell’amore di un padre per i figli rientrano molte cose… Certo non mi sogno di testimoniare a chi è lontano quanto è bello entrare nei… castighi di Dio. 😉

  4. “Per quanto riguarda l’origine del male già il pensiero pagano, concependo Dio come assoluta bontà, si rifiuta di porre in Dio l’origine del male e quindi del dolore”

    Assolutamente NON vero per TUTTO il pensiero pagano, cosiddetto (che non si capisce bene quale sia e di che epoca e di che popoli). Nella religione omerica, per esempio, siamo molto lontani da questa visione del bene divino.

  5. 61angeloextralarge

    “Anche se qualche volta ti mostri crudele”… Agostino non ha scritto: “Anche se qualche volta sei crudele”… Non bisogna esserlo, anzi!
    Con Sant’Agostino ogni parola ha un significato ben preciso, non altri.
    Sono innamorata spiritualmente di lui, fin da quando, agli inizi del mio ritorno in Chiesa, ho ascoltato: “Tardi ti ho amato…”. Potevo non far mie queste parole? E questo anno è il Santo che mi accompagna nel cammino, secondo la tradizione francescana che il giorno di Tutti i Santi fa estrarre a “caso” il nome del Santo che è con te per un anno. La cosa bella è che me lo ritrovo ovunque, cosa che, così intensamente non è mai capitata prima. 😉

      1. 61angeloextralarge

        E’ nata nei conventi. In genere questo avviene il 5 gennaio sera. Ogni comunità si riunisce e il Superiore invita tutti alla preghiera per chiedere a Dio la protezione di un Santo che viene poi estratto a sorte quale speciale Patrono per il nuovo anno. Ad ogni frate viene consegnata una piccola immagine sacra con scritto sul retro il nome di un Santo che diventa da quel momento il suo Patrono per l’anno.
        Questo Santo viene inoltre proposto quale modello di vita da conoscere e da imitare.
        In quasi tutti i conventi inoltre al nome del Santo è abbinata una massima che contiene uno speciale impegno da mettere in pratica durante l’anno.
        In altri luoghi, come a Malta, l’estrazione dei Santi viene abbinata all’estrazione di altri due nomi: quelli di un frate vivente e di un frate defunto per i quali pregare durante l’anno.
        In alcune chiese francescane l’estrazione dei Santi è abbinata al “bacio del Bambino”: antichissima tradizione popolare che si svolge nel giorno dell’Epifania. I parrocchiani, dopo il bacio al Bambino ricevono un’immaginetta con il nome del Santo protettore. Immagini che vengono portate anche alle persone anziane e agli ammalati della Parrocchia.
        Da noi si è fatto il giorno di Tutti i Santi, presso la chiesa del convento: al termine della Messa si è “pescato” da un cestino posizionato in fondo la chiesa, tra i tanti nomi inseriti. Personalmente è solo la seconda volta che ci capito e non sono ancora riuscita ad “abbandonare” il Santo protettore dell’anno precedente. Mi ha “seguito” per un anno… come faccio a dirgli: “Ciao, non mi servi più… adesso ho Sant’Agostino…”. Tra l’altro si tratta di un altro pezzo da 90: San Massimiliano Maria Kolbe! 😉

        1. Giusi

          Anche in una chiesa di Padova si fa in grande stile. Il sacerdote benedice le pagelline chiuse con i nomi dei santi e poi col Santissimo esposto ci si avvicina silenziosamente all’altare ed esclusivamente da mani sacerdotali si riceve il Santo Protettore dell’anno. A me è capitato San Michele Arcangelo!

    1. fra' Centanni

      Naturalmente Angela, A volte tocca mostrarsi crudeli, ci mancherebbe che lo fossimo realmente. La punizione verso le persone di cui abbiamo la responsabilità (i figli, ad esempio) non può essere altro che espressione del nostro amore nei loro confronti, come ci ha insegnato il Padre.

      1. 61angeloextralarge

        fra’ Centanni: credo che questo sia un po’ il discorso dell’autorità e dell’autorevolezza. La differenza sta nell’amore?

      2. Thelonious

        @”tocca mostrarsi CRUDELI” ma che dici?.

        dato che le parole hanno un senso, ti riporto quanto dice il dizionario

        “crudele
        [cru-dè-le]
        agg. (pl. -li)
        1 Di persona che non ha pietà del dolore altrui o che lo procura di proposito: cerbero, fiera c. e diversa Dante; uomo, donna c.
        ‖ estens. Che rivela insensibilità, spietatezza.”

        Ma ti rileggi quando scrivi?
        Devi apparire crudele (proprio crudele, non: autorevole, no, proprio C R U D E L E) a chi vuoi correggere?
        E quale diavolo di effetto speri di ottenere da questa crudeltà?
        Di apparire, come dice il dizionario, spietato e insensibile?

        A Giancà, ma famme er piacere…

        1. @ Thelonious,
          mi consolo… Vedo che non sono l’unico che risponde magari un po’ sopra le righe a certe corbellerie!

          Saremo crudeli? 😊😁

          1. Thelonious

            @fra Cent’anni: fai come ti pare e credi quello che vuoi, se ti rende contento.
            Io ti saluto e la pianto lì. Discutere in questo modo non ha a mio avviso alcuna utilità.

            1. Vanni

              Per Bariom e Thelonius.

              Riguardo all’aggettivo “crudele” utilizzato da Fra Cent’anni in modo contestualizzato, e seguito da chiarimento, vi scandalizzate come signorine benpensanti, tappandovi le orecchie, incollando definizioni, scambiandovi faccine complici e disgustate, attaccando il nemico con uso enfatico di maiuscole, esclamativi, puntini di sospensione. E, alla fine, non giocate più. Boh.

              Ma c’è scritto nel brano di apertura:

              “Anche se qualche volta ti mostri crudele, ciò avvenga per il desiderio di correggere” (Sant’Agostino).

              Suvvia, fate la pace, non siate crudeli.

              1. Thelonious

                @Vanni: ti assicuro che non sono una signorina, e non sono “benpensante”.
                non conosco di persona né te, né Giancarlo, né Bariom, e non mi scandalizzo proprio per niente.

                Però non mi piace il tono da “censore integerrimo” usato da Giancarlo in questa occasione.
                Non lo ritengo utile, e mi pare che il pensiero di Agostino intenda una cosa diversa da quello del suo intervento, benché contestualizzato.

                Ma non sono affatto “in guerra” con Giancarlo: semplicemente esprimo il mio disaccordo con quella libertà che una volta i cristiani avevano tra loro e a cui non intendo rinunciare.

                Le “faccine” sono solo un modo di aggiungere un pò di ironia.
                Va bene così?

              2. Bacchettati e appellati crudelmente da Vanni…
                Qual triste destino 😭😉

                Non si parla così a signorine benpensanti delle orecchie sensibili… No no..

                1. Vanni

                  Bariom: “Facevi meglio a dirti semplicemente d’accordo con la visione di Giancarlo”.

                  Già, ma così c’è più soddisfazione.

                  In realtà, non appoggio la visione di nessuno: l’argomento m’interessa e da un po’ di tempo faccio qualche lettura in proposito. Semmai sono accorso in aiuto di Cent’anni, che se la cava bene anche da solo, perché mi sembrava ingiustamente accerchiato. Comunque, cosa c’entra Giancarlo? E, soprattutto, chi è?

                  “Benpensanti ” fa parte della vis polemica. Forza Aru.

                  1. Thelonious

                    “Semmai sono accorso in aiuto di Cent’anni, che se la cava bene anche da solo, perché mi sembrava ingiustamente accerchiato”…povera stella.

                    Comunque saluti a tutti, domani me ne vado a vedere (di nuovo) la Sindone

                  2. Ah ecco… Solo un missione di soccorso a chi addirittura era accerchiato.

                    Come nei migliori films western.

                    Comunque Giancarlo é “fra Centanni”… Qui lo conosciuto come Giancarlo e finisco sempre per chiamarlo così 😉

    1. Anonimo69

      Io non ho ben capito se qua stiamo trattando del significato filosofico del dolore, del fatto che il dolore possa servire ad alcuni uomini (ma non a tutti) ad avvicinarsi a Cristo, OPPURE, come parlavamo nel topic “Verrà giorno”, parliamo dei disastri naturali, e del dolore conseguente, come punizione divina per i nostri peccati.

      In tale ultimo caso rimando al mio post di oggi (in quel topic) delle 14,23, dove chiarisco e argomento il mio modestissimo pensiero senza bisogno di far riferimento all’Aquinate o ad Agostino di’Ippona, i quali (con tutto il rispetto) sono filosofi al pari degli altri.

      I loro pensieri filosofici, sono (per me e per molti altri) 2 fra i tanti pensieri filosofici che si sono succeduti nella storia della filosofia, importanti come sono importanti quelli degli altri grandi pensatori. A69

  6. Sara

    Grazie per aver pubblicato questo bell’estratto!

    Io credo che, quando sono usate per esprimere la verità, non bisogna aver paura delle parole, né delle parole “castigo” e “punizione” né delle parole “crudele” o “infierire”: il Santo le ha usate per esporre corretta dottrina e corretta dottrina non va mitigata (neanche per renderla più facilmente ben accetta a chi è lontano). Il buonismo, talvolta, è molto pericoloso: alla censura di un termine (e alla sua conseguente sostituzione con uno più gentile) mi sembra preferibile la spiegazione del suo significato, della sua pregnanza, e del perché esso sia usato per riferirsi a un certo concetto (soprattutto quando, come in questo caso, siamo in ambito dottrinale e teologico). Se per l’amore di Dio che interviene a seguito dei nostri errori usiamo “castigo” o “punizione” (anche nell’Atto di dolore recitiamo: “ho meritato i tuoi castighi”), certo non intendiamo dire che Dio difetti in misericordia o che non sia un Padre buono; non c’è bisogno di ricorrere però a termini meno forti, ma basta spiegare perché diciamo “castigo” e che con questo intendiamo una precisa realtà della nostra fede, ossia che contravvenire ai comandamenti di Dio ci espone alle inevitabili e terribili conseguenze che Egli intendeva evitarci con il suo invito all’obbedienza.
    Proprio quest’anno mi sono trovata ad affrontare simili questioni con i bambini del catechismo (III elementare) per prepararli alla loro prima Confessione. Come è mio solito, non ho scansato nessuna questione “scomoda” e non ho addolcito nessuna pillola: ho parlato di peccato e di inferno, di castigo e punizione, senza ricorrere a perifrasi, favolette o eufemismi. Ed è stato bello (come ogni volta) vedere che i bambini capiscono e non si scandalizzano e trovano del tutto e serenamente naturale che, se Adamo ed Eva hanno disobbedito, allora sono stati privati (da Dio, quello stesso Dio Padre che li ama) del giardino, della vita eterna e della vita senza lavoro e sudore della fronte. Ma questo perché, se guidati a farlo (eppure senza sconti né eufemismi), capiscono perfettamente che Dio si è limitato a prendere atto della loro libera scelta e che quel castigo altro non è che l’inevitabile conseguenza delle loro azioni, come quando la mamma ti dice di non toccare il fuoco e tu lo tocchi e ti bruci: ecco, mica è la mamma cattiva che ti ha bruciato, bensì quella scottatura è il “castigo” che ti sei da solo procurato per non aver dato ascolto. Sant’Agostino, come tutti i santi e come tutti i bambini, non teme che certe parole possano spaventare o allontanare: sono quelle giuste e le usa.

      1. Sara

        Ovviamente!

        Ad ogni modo, i bambini all’inferno ci credono già da soli: a catechismo imparano solo a seguire Chi li salva dall’andarci.

      2. Vanni

        E poveri quegli uomini che ci vanno perché nessuno gliene ha mai parlato (per il loro bene, ovviamente)!

        1. Anonimo69

          Dio non tiene dei conto dei periodi ignoranza, ergo NON punisce che si trova ad essere ignorante senza colpa (Atti 17,30).
          Se Dio si comportasse come dice Vanni, non sarebbe un Dio di giustizia e di misericordia. A69

          1. Corretta precisazione, ma ci sono anche verità e colpe che sono conosciute dall’Uomo chiaramente nella sua coscienza perché richiamano all’impronta di Dio nella Sua creatura.
            Vedi ad esempio esemplificativo l’omicidio…
            Di queste verrà comunque chiesto conto all’Uomo, ignorante i meno di precetti o altro.
            Ovviamente con tutti i distinguo e le “attenuanti” che solo la sapinza e misericordia di Dio conosce.

            1. Vanni

              “Se Dio si comportasse come dice Vanni” dice Anonimo.

              Mi ha fatto sussultare questa infelice espressione, poi ho pensato che non mi ero spiegato bene nemmeno io.
              La penso, ovviamente come Bariom e allego questo per la riflessione comune (è degli Amici Domenicani) :

              1. Lo Spirito Santo a proposito di Gesù ha detto per bocca di Pietro: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12).
              Nessuno può entrare in amicizia con Dio ed entrare in Paradiso se non riceve la grazia che gli rimette i peccati, lo santifica e lo eleva all’ordine soprannaturale.
              Non basta essere buoni e onesti (il che è già una grandissima cosa) per entrare in Paradiso: è necessaria la grazia.

              2. Questa grazia scende solo attraverso Cristo, come ricorda san Giovanni: “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16).
              Per questo i teologi dicono che nell’umanità di Cristo vi era la grazia capitale, la grazia del capo.
              Ogni grazia che santifica scende da Lui.

              3. Questa grazia scende in via ordinaria attraverso i sacramenti.

              4. Ma poiché il Signore è morto per tutti e vuole salvare tutti, a tutti, anche a quelli che non lo conoscono, offre la sua grazia.
              La offre attraverso vie che noi non conosciamo.
              Queste vie vengono chiamate vie straordinarie della grazia, in riferimento alle vie ordinarie che sono costituite dai sacramenti.

              5. Per cui, come vedi, rimane vero e rimarrà sempre vero che senza la grazia di Cristo nessuno si può salvare.
              Questa è la verità proclamata dallo Spirito Santo che ha parlato per bocca di Pietro.

              6. Tuttavia tra quelli che non credono in Cristo vi sono persone che non hanno mai sentito parlare di lui e vivono in buona fede nella loro religione.
              La Chiesa ha sempre creduto che se queste persone si comportano secondo retta coscienza seguendo la legge naturale e si pentono dei loro peccati si possono salvare.
              Ma si salvano solo in virtù della grazia che Gesù infonde in loro senza che se ne accorgano.

              7. E vi sono altre persone che hanno potuto conoscere materialmente la predicazione di Cristo perché ne hanno sentito parlare oppure perché hanno letto il vangelo.
              E tuttavia sono rimaste nella loro religione, in buona fede.

              8. Questo fa capire che non è sufficiente sentire materialmente la predicazione di Gesù per avere la fede.
              È necessario che lo Spirito Santo muova il cuore, lo rivolga a Dio e dia all’intelligenza la forza di aderire a quanto è stato annunciato.

              1. Grazie Vanni.

                Ottimi e molto chiari questi 8 punti che sarebbero da tenere sempre a mente.

                Mi permetto anche aggiungere un punto che potrebbe sembrare secondario e che personalmente ritengo tutt’altro che secondario.

                Non si deve erroneamente desumere da questi punti, che non possono essere esaustivi dell’intero scopo dell’Annuncio del Vangelo, che allora quest’ultimo sia superfluo – ognuno agisca secondo coscienza e/o secondo i dettami ricevuti e tanto basta – sia perché l’Annuncio del Vangelo e l’adesione ad Esso nella Chiesa, porta alla Verità TUTTA INTERA e ad una coscienza PIENAMENTE e rettamente illuminata, ma soprattutto perché questo Annuncio ha la capacità e la potenzialità di portare l’Uomo ad una vita che ha una pienezza di Gioia (che non è da confondersi con l’effimera felicità) e di “senso”, che l’Uomo NON trova fuori di Gesù Cristo.

                In questo l’Annuncio è un vero e proprio atto di amore dell’Uomo all’uomo, il Dono dell’unica cosa VERAMENTE importante, l’unico “tesoro” che realmente valga la pena di possedere.

                1. Vanni

                  @Bariom

                  E infatti c’è dell’altro:

                  9. San Tommaso dice “l’uomo che esteriormente annuncia il Vangelo non causa la fede, ma la causa Dio, l’unico che può mutare la volontà. Causa la fede nel credente inclinando la volontà e illustrando l’intelletto, affinché non opponga un rifiuto alle cose proposte dal predicatore; questi invece dispone esteriormente alla fede” (De Veritate, 27, 3, ad 12).
                  Aggiunge ancora san Tommaso: “Se lo Spirito Santo non è presente al cuore di chi ascolta, sarà ozioso il discorso di chi insegna, al punto che lo stesso Figlio di Dio con la sua parola umana non sarebbe efficace se Egli stesso non agisse interiormente per mezzo dello Spirito Santo” (Commento al Vangelo di San Giovanni,XIV, lez. 6, 6).

                  10. Gesù cerca di agire con il suo Santo Spirito nel cuore di tutti.
                  Ma molti non approdano alla fede perché vi sono realtà (come l’educazione ricevuta) che impediscono alla sua luce di risplendere in maniera visibile, portandoli alla vera fede.

                  11. Tuttavia Gesù Cristo non li abbandona e, senza che se ne accorgano, lavora nel loro cuore spingendoli ad agire secondo retta coscienza e a pentirsi dei propri peccati.
                  Non dobbiamo dimenticare che Gesù è “la luce vera quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
                  Nel segreto della coscienza è Lui che illumina ogni persona, a qualunque religione appartenga, anche se molti non lo sanno riconoscere.

                  12. Certo la loro situazione non è come la nostra nella quale possiamo fruire in maniera esplicita di Gesù Cristo, della sua parola, soprattutto dei suoi sacramenti.
                  E possiamo fruire anche della comunione ecclesiale, in primis della comunione con i santi e della loro testimonianza.

                  13. Inoltre fuori dalla Rivelazione portata da Gesù Cristo, nonostante la buona fede e la retta coscienza, vi sono “lacune, insufficienze ed errori” (giovanni paolo II, Redemptoris missio, 55).
                  Sicché quelli che non appartengono anche visibilmente alla Chiesa hanno meno mezzi a disposizione per la loro santificazione e la loro salvezza.
                  E proprio per questo rimane sempre l’urgenza della missione.
                  La luce che Cristo ha messo nelle nostre mani dobbiamo metterla nella mani di tutti.

                  1. Bellissimi anche questi punti…

                    Ora giacché mi sento confortato nel mio pensiero già espresso precedentemente che qui trova autorevole conferma, avendo un minimo di esperienza di predicazione, mi permetto di aggiungere un pensiero: vero è che “se lo Spirito Santo non è presente al cuore di chi ascolta, sarà ozioso il discorso di chi insegna” (ci mancherebbe voglia contraddire San Tommaso), ma è in realtà tutto uno “scambio” in cui lo Spirito Santo è “attore” primario… è colui che al contempo “trasmette” e al contempo “riceve”.

                    Fuor di metafora è necessario che lo Spirito Santo, sia presente e agisca in colui che (s. Tommaso dice insegna) porta la Parola, in colui che annuncia, ammaestra, esorta, ammonisce. Colui che in buona sostanza si fa strumento e mezzo, docile e attento nel prestare la sua voce, ma anche le sue sconoscenze e la sua esperienza al “soffiare dello Spirito”, perché lo Spirito conosce chi ha davanti (l’uditore o gli uditori) e sa suggerire le parole che, pur annunciano la stessa Novità dalla Resurrezione ad oggi, sanno adattarsi al risvegliare le coscienze di chi ascolta.

                    Una sorta di pentecoste della lingue, non quella di lingue a noi sconosciute, ma quella di un linguaggio che deve essere comprensibile prima dall’orecchio umano, e poi scendere nella sede profonda del cuore di chi ascolta.

                    La cosa che io trovo straordinaria è che questo Spirito, che attesta al nostro spirito che siamo creature di Dio (se non volgiamo usare il termine “figli” per poterlo usare quando saremo in piena sintonia anche sacramentale), alberga anche in quello che umanamente noi considereremmo il cuore più nero del peggiore dei peccatori ed è questo spirito che “vibra”, risuona, risponde al richiamo dello stesso Spirito che dalla stoltezza della predicazione promana.

                    Così non fosse, per il peccatore quale ad esempio ero io quando udii la predicazione che chiamò me a conversione, non ci sarebbe speranza e la predicazione sarebbe inevitabilmente SEMPRE vana.

                    Perdonerai Vanni e chi legge, i miei voli forse un po’ pindarici, ma era per rendere con le parole non solo concetti ma esperienza, non sempre facilmente traducibile appunto con parole.

          2. fra' Centanni

            @A69

            Amico, Dio è giusto, ma la giustizia non è di questo mondo. Se fosse un mondo giusto non ci sarebbe bisogno di solidarietà.

            1. Anonimo69

              cari bloggisti (o forummisti) quello che l’uomo sa nel profondo della sua coscienza non è in nostro potere conoscerlo. Comunque è importante aver chiarito che colui, il quale, ha non ha effettivamente conosciuto, per ragioni da lui indipendenti, la dottrina cristiana ed è vissuto onestamente secondo le leggi a lui note, può trovare misericordia agli occhi di Dio.
              Questo, almeno, è dato evincere dalle scritture, da parte di colui che crede siano di ispirazione divina.
              In quanto all’inferno, non è dubbio che anche il bambino sapppia della sua esistenza, perchè può vederlo già, qui, sulla terra. Non a caso, Sartre, diceva: “L’Inferno esiste, sono gli altri!”. A69

              1. Simone

                @Anonimo69.
                I bambini potrebbero aver sentito parlare dell’inferno, ma non sono certo in grado di raffigurarlo o di comprenderne il senso. Chi ha la fortuna di nascere nei paesi evoluti e ricchi e in una famiglia amorevole in grado di crescerli garantendo loro il necessario avrà dell’inferno un’idea molto blanda, quasi divertita da cartone animato. Lo capirà più tardi da adulto a proprie spese.
                Ben diversa è l’immagine che hanno dell’inferno chi nasce per esempio in una favela o in un paese da terzo mondo in cui la sopravvivenza oltre i cinque anni è una vera e propria scommessa. Sono i bambini che non per colpa loro nascono accompagnati dal vero peccato originale e fin da subito subiscono sulla loro pelle le conseguenze dell’inferno, quello vero, senza dover attendere di partecipare al catechismo per saperne di più.
                Bella la battuta di Sartre.
                Simone

                1. Anonimo69

                  Dici bene, ed è anche vero che pure chi nasce “nei paesi evoluti e ricchi e in un famiglia amorevole ecc.”, avrà modo di conoscere l’inferno durante l’adolescenza e l’età adulta, non foss’altro perchè non potrà evitare di incontrare nella sua vita quelle “persone orribili che” (come diceva Voltaire) “creano situazioni orribili che, a loro volta, creano altre persone orribili”
                  Sono fra noi, impossibile evitarle (esclusi i presenti, s’intende). A69

                  1. Cari A69 e Simone,
                    L’inferno di cui parlate voi, cioè le sofferenze che ciascuno di noi sperimenta su questa terra dovute alla presenza degli altri (come dice Sartre), oppure dovute a condizioni economiche e culturali disastrose (come quelle dei bambini che vivono nelle favelas) è semplicemente la conseguenza del peccato originale, il castigo che Dio ha imposto all’umanità dopo la cacciata dal paradiso terrestre. Ebbene, quello che voi chiamate inferno non ha niente ha che vedere con l’inferno vero, quello dei novissimi insegnato nell’escatologia cristiana. Qui sulla terra non esiste l’inferno, esiste solo la sofferenza legata alla condizione di “natura decaduta dell’uomo”. Sofferenza, questa sulla terra, che è solo un pallidissimo riverbero dell’inimmaginabile ed eterna sofferenza che i dannati soffrono all’inferno. Illudersi che le sofferenze vissute qui sulla terra siano già come vivere all’inferno mostra solo la vostra totale ignoranza (colpevole?) su ciò che davvero è l’inferno.

                    Per avere un’idea (comunque inadeguata e parziale) della realtà dell’inferno, dovreste andare a leggervi le descrizioni fatte da persone che hanno avuto la ventura di essere portate all’inferno, come alcuni veggenti o persone che, in uno stato di coma profondo, sono state accompagnate a conoscere la realtà dell’inferno. Esiste anche la lettera di una dannata che, per ordine di Dio, scrive ad una sua amica ancora viva sulla terra, scongiurandola di smettere di pregare per lei perché le preghiere non facevano altro che aumentare la sua sofferenza. Naturalmente si può credere o meno a queste testimonianze, però posso garantirvi che la loro lettura, a prescindere dal fatto che siano vere o meno, può davvero aprire uno squarcio spaventoso ed illuminante della realtà dell’inferno. Consiglio a tutti, soprattutto ai giovani e giovanissimi, queste letture che potete trovare raccolte su questo sito:

                    http://mi-chael.blogspot.it/search/label/Inferno

                    Quanto ai bambini, nessuna falsa misericordia potrà aiutarli a crescere sereni nella fede. E’ bene che conoscano fin da subito la realtà del male come rifiuto della volontà di Dio, con tutte le conseguenze che possono scaturire, compresa la spaventosa possibilità dell’inferno.

                    1. Simone

                      Ho sentito, ho sentito e ho anche scritto …
                      Caro Fra’ Centanni, a esser sincero ho l’impressione che questo ipotetico peccato originale faccia fin troppo comodo a molti per giustificare qualsiasi scelleratezza, che più che apparire un castigo di Dio è invece la conseguenza diretta e senza sconti di azioni mirate dell’uomo, che pur di saziare la bramosità e l’egoismo che lo contraddistinguono è capace di qualsiasi infamia.
                      Quanto a quei bambini ma non soltanto loro, non si comprende perché si dovrebbero convincere di dover scontare la pena per un ipotetico rifiuto alla volontà di Dio, quando sanno bene di non aver rifiutato proprio nulla. E poi se così fosse e ci fosse appena un barlume di giustizia, tutti dovrebbero in egual misura scontarlo quel rifiuto e invece a me pare, ma potrei sbagliarmi, non sia proprio così, perché come sempre a questo mondo c’è chi nasce figlio e chi figliastro.
                      Simone

                    2. “Esiste anche la lettera di una dannata che, per ordine di Dio, scrive ad una sua amica ancora viva sulla terra,”

                      Una raccomandata, ovviamente!

                    3. 61angeloextralarge

                      L’inferno non è un luogo ma uno stato, infatti i tanti che hanno avuto il “piacere” di vederlo lo hanno descritto in forme e modalità diverse. L’unica cosa sulla quale concordano è che è tremendo, terribile. Tra l’altro l’inferno non è stato preparato da Dio per gli uomini ma solo per i demoni (non mi ricordo la citazione…). Caspita! Siamo talmente peccatori che siamo capaci pure di “rubare” il posto al diavolo… Sob! Va là che la Misericordia di Dio ha previsto tante possibilità per evitarlo! Meditiamo… meditiamo… meditiamo.

                    4. fra' Centanni

                      Caro Simone, chi avrebbe interessi a giustificare qualsiasi scelleratezza? Io osservo la realtà e vedo che il male è presente in questo mondo. E non soltanto il male che discende direttamente dal comportamento degli uomini, ma anche quel male che ha la sua origine nella natura (terremoti, alluvioni, malattie etc.). Noi cattolici sappiamo che questo male è entrato nel mondo attraverso il peccato originale, ma non per questo neghiamo che una buona parte del male è causato dalla cattiva volontà degli uomini, anzi lo sappiamo benissimo. Perché dunque insinui che il peccato originale mi (o ci) faccia comodo per giustificare qualsiasi scelleratezza?

                      Per il resto, siamo perfettamente d’accordo che a questo mondo non c’è giustizia, e allora? I bambini, come anche gli adulti, possono benissimo decidere di non credere al peccato originale, ma questo non li esonererà dalla sofferenza e dalla morte. Si tratta semplicemente di credere che sofferenza e morte hanno un senso (se si crede al peccato originale ed alla redenzione operata da Gesù Cristo), oppure credere che non hanno alcun senso. Alla fine ognuno sceglie quello che preferisce.

                    5. E così piano piano si aggiusta il tiro e si passa dalla sofferenza dei bambini come castigo dell’Umanità, a quella più indistinta e generica della sofferenza con un senso ultimo (che la sofferenza un senso ultimo ce l’ha eccome…), cercando accordi e “d’accordo”, ma senza mai passare dal “ehm si, probabilmente ho detto una castroneria”…

                      L’indefettibile, liquido, metamorfico, fra! (alias Giancarlo) 😉

                    6. fra' Centanni

                      Cara Angela, l’inferno sarà pure uno stato, però, quando ci sarà il giudizio universale, il corpo ci sarà restituito e la nostra natura di esseri materiali sarà ricomposta. A quel punto tutti avremo di nuovo il nostro corpo che, necessariamente, in qualche luogo dovrà pur stare (se è vero che è un corpo materiale). Ci andrei piano quindi con l’affermare che inferno e paradiso sono solo stati. Se ci saranno dei corpi, questi dovranno stare in un luogo, non credi?

                    7. fra' Centanni

                      @ Bariom

                      Certo che la sofferenza ha un senso, non ho mai detto il contrario. La sofferenza ha un senso proprio per la ragione che è un castigo di Dio. Se accettato, questo castigo diventa la croce che ci salva.

                      Poi, scusa Bariom, io non ho cercato accordi con nessuno. Con Thelonius penso che siamo d’accordo da quello che lui stesso dice nel suo ultimo commento.: “Su questo che dici sono totalmente d’accordo con te. E, come ho detto anch’io sopra, sono convinto che tutte le forme di caducità (morte, sofferenza, fragilità, ecc…) della stessa natura siano conseguenze del peccato originale”. Queste sono le sue parole, non le mie. Le mie, invece, con le quali lui concorda sono: “…le catastrofi naturali esistono e trovano la loro origine proprio nelle parole che Dio rivolse ad Adamo ed Eva dopo il peccato originale…”. Quindi Thelonius concorda sul fatto che noi soffriamo e moriamo perché Dio l’ha voluto, non perché l’abbiamo voluto noi.

                      Infine, se tu volessi essere così cortese da evitare commenti e considerazioni (giudizi?) sulla mia persona… sarebbe più piacevole interloquire.

                    8. Sarebbe più piacevole interloquire con te se semplicemente tu interloquissi, mentre solitamente spari frasi apocalittiche (in tutti i sensi) sulle quali non ricordo una volta che sia stata una, tu abbi fatto un passo indietro… anzi quando qualcuno si azzarda a sostenere qualcosa di diverso fai il salto della quaglia per cui ad esempio dalla questione “castighi” passi a chiedere “ma tu ci credi al valore della sofferenza o no?”

                      Chi c’azzecca (direbbe quello) e spesso manca del tutto di senso logico la domanda di circostanza, che sembra posta solo per mettere in dubbio le conoscenze e l’ortodossia dell’interlocutore (te ne accorgi o no nel porla?). Quindi altro non trovo che parlare del tuo atteggiamento…
                      Lo vuoi prendere come un giudizio non come un aiuto a meglio interloquire, padrone… fa pure spallucce e tira avanti.

                      Giusto per la serie correggiamo il tiro, noi NON soffriamo e moriamo, perché Dio l’ha voluto!!!

                      E’ una affermazione di una castroneria abissale! «…la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono».
                      E’ scritturale, dal libro della Sapienza.
                      (ho peraltro molti dubbi che Theolonius concordi sulla tu a frase in neretto)

                      Alla prossima.

                    9. Per essere precisi nemmeno la morte del peccatore Dio vuole:
                      «Com’è vero ch’io vivo – oracolo del Signore Dio – io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva…» Ezechiele 33,11

                      L’assioma (tuo) secondo cui la sofferenza sia castigo di Dio che se accettato diviene croce che ci salva, è in realtà un sofisma che trova ben pochi riscontri nelle Scritture e nella Tradizione della Chiesa (come ti vai formando queste certezze, mi sfugge…).

                      Matteo 16,24

                      Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

                      Cioè Cristo intendeva “prenditi il tuo castigo (zitto e muto) e seguimi (se vuoi seguirmi)?!

              2. Luigi

                Infatti, accanto al battesimo “tradizionale” e a quello “di sacrificio”, esiste infine quello “di desiderio”.

                “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”

                Ciao.
                Luigi

    1. Cara Sara, sono sostanzialmente d’accordo con te. Vorrei però essere ancora più esplicito rifuardo ai castighi di Dio. Se un bambino, disobbedendo ai comandi del babbo, si avvicina al fuoco e si brucia, subisce un “castigo” che è diretta conseguenza del male che ha fatto. Se però, avendo disubbidito e giocato con il fuoco, non si brucia solo per grazia di Dio, allora il babbo interviene e punisce severamente il comportamento colpevole del figlio perchè sia ben chiaro al figlio che non deve giocare con il fuoco e che se invece lo farà subirà comunque un castigo: o come diretta conseguenza del suo agire sconsiderato, o come esplicita sanzione da parte del babbo; il quale babbo non lo punisce perché è crudele, ma semplicemente perché l’ama e vuole evitargli danni maggiori.

      Io credo che Dio si comporti proprio così: punisce i suoi figli per evitar loro conseguenze peggiori.

  7. 61angeloextralarge

    Forse la questione non è scandalizzarsi o meno. Credo che Thelonious (e solo lui per ora) abbia deciso di “tagliare” non tanto per le parole, quanto per il meccanismo che Giancarlo mette in moto. L’esperienza ci ha insegnato qualcosa oppure no? Continuare a girare sugli stessi toni a che serve? Non costruisce nulla.

    1. Sara

      Vero, ma mi pare che, almeno stavolta, Giancarlo non abbia messo in moto nessun meccanismo: il suo primo commento era molto scarno: pur avendovi letto fra le righe le sue (per alcuni) solite considerazioni, bastava non rispondergli…

      1. Ok, adesso siamo arrivati alla non libertà di rispondere a chichessia e naturalmente non da signorine ecc. ecc.

        Certo che Giancarlo ha un bello stuolo di ammiratori nonché avvocati difensori… Buon per lui 😉

        1. Sara

          Bariom, mi pare che le tue deduzioni rispetto al mio commento siano un po’ eccessive, per non dire prossime allo straw man (fra l’altro, rincarate dal fatto che mi si attribuiscono pure ruoli da avvocato e atteggiamenti da fan che non intendo avere nei confronti di nessuno): dicendo “bastava non rispondergli”, intendevo soltanto suggerire la stessa strategia di cui parla Angela.
          E mi sembra che, a questo punto, farei proprio meglio ad adottarla…

      2. 61angeloextralarge

        Sara: non ho scritto che l’avesse già messo in moto. Tagliare conto con alcuni dei commentatori, quando si sa dove possono andare a parare, è anche uno dei miei metodi. Prevenire è sempre la miglior cura.

  8. Simone

    A chi gestisce il blog.
    Se un commento inviato alle 12.52 dopo due ore alle 14.52 è ancora fermo in moderazione non si sa bene perché, nonostante non sia il primo della serie e allora ditelo che vi serve la certificazione dell’antimafia o il certificato di battesimo. Così si evita di perder tempo e si decide se partecipare alle discussioni o no.
    Simone

    1. admin

      signor Simone
      chi gestisce il blog non lo fa per lavoro, ho un’infinità di cose da fare e problemi e in questi giorni ne abbiamo di piuttosto seri in casa.
      Se questa gestione la gradisce bene, dovrà solo avere un po’ di pazienza, altrimenti non sentiremo certo la sua mancanza.

      1. Simone

        Gentile Amministratore, la ringrazio di così garbata attenzione e mi spiace dei problemi che in questo momento la assillano in modo serio. Le auguro possa risolverli e superarli nel migliore dei modi.
        So bene che non sentireste la mia mancanza: sarebbe davvero troppo! Del resto come si dice “siamo tutti utili e nessuno è indispensabile”, ma cosa vuole, partecipare saltuariamente a queste discussioni mi diverte. Cordiali saluti.
        Simone

        1. admin

          @Simone
          Il tono della risposta se l’è scelto da solo con il suo tono polemico. Se avesse voluto una risposta garbata avrebbe fatto una domanda garbata facendo a meno del sarcasmo.

          La ringrazio anch’io per la premura e le rispondo che no, i problemi non sono risolti e per questo ho deciso di chiudere i commenti del blog fino a che non avrò il tempo e lo spirito giusto per occuparmene.

          Saluti a tutti.

  9. 61angeloextralarge

    Giancarlo: che l’inferno non è un luogo ma uno stato non l’ho “sparata” io… Ho le spalle ben coperte. Studiamo…. studiamo… studiamo.

      1. 61angeloextralarge

        A proposito dell’inferno…

        “Satana e gli altri demoni, di cui parlano la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, da angeli creati buoni da Dio, si sono trasformati in malvagi, perché, con libera e irrevocabile scelta, hanno rifiutato Dio e il suo Regno, dando così origine all’inferno. Essi tentano di associare l’uomo alla loro ribellione contro Dio; ma Dio afferma in Cristo la sua sicura vittoria sul Maligno”. (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, 74)

        “In che cosa consiste l’inferno?
        Consiste nella dannazione eterna di quanti muoiono per libera scelta in peccato mortale. La pena principale dell’inferno sta nella separazione eterna da Dio, nel quale unicamente l’uomo ha la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira…”. (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, 212)

        “Come si concilia l’esistenza dell’inferno con l’infinita bontà di Dio?
        Dio, pur volendo «che tutti abbiano modo di pentirsi» (2Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l’uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Pertanto, è l’uomo stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste nel peccato mortale, rifiutando l’amore misericordioso di Dio”. (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, 213)

        “In che cosa consisterà il giudizio finale?
        Il giudizio finale (universale) consisterà nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù, ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetterà a riguardo «dei giusti e degli ingiusti» (At 24,15), riuniti tutti insieme davanti a lui. A seguito di tale giudizio finale, il corpo risuscitato parteciperà alla retribuzione che l’anima ha avuto nel giudizio particolare”. (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, 214)

        1. 61angeloextralarge

          Quindi correggo il mio commento dove ho scritto:
          “Tra l’altro l’inferno non è stato preparato da Dio per gli uomini ma solo per i demoni”. Mi sono espressa decisamente da cani… perché ho attribuito a Dio la preparazione dell’inferno.

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