«Sono completamente felice, dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi, dalla mano sinistra alla destra, come se fossi una croce. E proprio questa è la cosa più bella. Un’esistenza cattolica».
(Conversazioni di Thomas Bernhard, a cura di Kurt Hoffman, Guanda 1989)
di Matteo Donadoni
Vien voglia di lasciar perdere. Adeguarsi all’andazzo.
Perché? Perché, in fondo, io non dovrei far parte pienamente della mia comunità? Vogliamo essere accettati, tutti noi agogniamo un certo qual riconoscimento da parte del prossimo. Un timbro, una pacca sulla spalla. Quella calda, avvolgente sensazione di sentirsi parte di un intero… lupi nel branco. O pecore del gregge, dovrei più cristianamente dire. Nel bene e nel male, in salute e in malattia. Come voleva il tisico Thomas Bernhard perfino nel sanatorio più angoscioso di Grafenhof: «Visto che ero qui, volevo far parte di questa comunità, anche se si trattava della comunità più mostruosa e raccapricciante che uno possa immaginare».
Perché allora nonostante la chiesa fosse riscaldata il giorno dell’Epifania, il clima era così freddo? Perché le prime cinque file di banchi erano rimaste desolatamente vuote. Scranni lignei di una nave che va dove nessuno la vede. Navigante silenziosa. Silenziosa perché ad adorare il Bambino non c’erano pecore né capre, ma soprattutto non c’erano bambini. C’era mio figlio, certo, con tre o quattro sparuti compagni qua e là.
E così mi sono ritrovato ad essere “l’uomo che fissa le panche”. Non avendo seguito per nulla le letture, anziché rivolgerlo Dio, tenevo lo sguardo fisso su lucidi banchi vuoti. Come è possibile, mi chiedevo, che in una delle festività più importanti dell’anno cattolico manchi la quasi totalità di bambini e ragazzi? Bisognerebbe forse essere teologi per saperlo.
Io non sono un teologo, tanto meno un santo, non sono nemmeno una brava persona, sono un semplice fedele che desidera una normale esistenza cattolica. Ma forse una risposta fa capolino fra i pochi pensieri di una mente male in arnese come la mia, una risposta a questo fatto di avvertirmi tisico, teologicamente tisico. Uno da scansare, evitare. Possibile che solo a me non sfugga questa leggerezza estrema nei confronti della religione, e, nel caso specifico, per l’Eucarestia (domenica tutti in fila per la Comunione)? che ne è stato della catechesi?
Ne è stato ciò che ne è della piccola chiesa domestica, la famiglia. Come è impossibile che non sappiate, visto il trambusto mediatico autunnale, questo 2015 è l’anno fatidico del Sinodo ordinario sulla Famiglia: «per cercare le linee operative per la pastorale della persona umana nella famiglia». Ora, mi rendo conto che l’argomento è scivoloso come un ipotenusa imburrato, ma credo sia proprio il caso di fare una riflessione, soprattutto prendendo atto di quanto sta succedendo da mesi all’interno del mondo cattolico.
In principio furono il povero Palmaro ed il buon Gnocchi, il quale, con santa pazienza, mi ha rispiegato per ben tre volte la sua posizione – e lo ringrazio pubblicamente. Poi tutti gli altri, passando da Socci per finire, poco fa, a Messori. In mezzo il corposo nulla di fatto del Sinodo Straordinario. Non voglio entrare nel merito, anzi, vorrei evitare di gettare benzina sul fuoco, ma, francamente, cosa dovremmo pensare noi semplici fedeli di questa frattura evidente all’interno della Chiesa cattolica? Dove dovremmo volgere lo sguardo noi, attoniti putti di stucco, quando gli apologeti diventano, fra un ave e un gloria, improvvisamente dei pervicaci quanto spregevoli conservatori preconciliari? Non si tratta solo di sospetti, ma, per quanto le prove siano solo circostanziali, come dice Sherlock Holmes: «A volte, le prove circostanziali sono molto convincenti, come quando si trova una trota nel latte, per citare l’esempio di Thoreau».
Il Papa aveva chiesto di parlare con parresia dei problemi che gravano sulle nostre disastrate famiglie oggi e che lo stesso pontefice aveva giustamente messo in evidenza: la crisi del matrimonio e della famiglia in Occidente e la conseguente sfida nell’affrontare in modo cattolico le difficoltà incontrate da chi, in questa crisi, è rimasto ferito. Ma qualcosa è andato storto: complice un’informazione superficiale e maliziosa, il discorso è sembrato concentrarsi sui problemi dei divorziati risposati e sul riconoscimento o meno delle coppie omosessuali. E l’aspetto più grave è che, oltre ad aver generato un’immagine caricaturale di chi ha ribadito la tradizionale dottrina cattolica su famiglia e matrimonio, si è voluta spostare l’attenzione da quanto era stato chiesto dal Papa, col tentativo sventato di dirottare – tramite relazione intermedia – il dibattito dalle questioni nodali verso il “Divieto di Comunione”, come pretesto per un più ampio dibattito sulla natura della dottrina e sullo sviluppo che, secondo l’opinione dei “novatori”, essa dovrebbe avere.
Inutile dire che le questioni chiave verranno affrontate nei prossimi mesi. Nel frattempo, però, mi sia concesso chiedere se non sia il caso di ripensare alla situazione in cui versa la catechesi in Occidente, alla luce del progetto di nuova evangelizzazione voluto da san Giovanni Paolo II ed elevato a programma di pontificato da Francesco nella Evangelii Gaudium nel 2013. E’ ancora possibile, se mai lo è stato, credere di prepararsi efficacemente al matrimonio sacramentale tramite le tre-quattro mini lezioni dei vari corsi organizzati dalle diocesi, quando possiamo ogni benedetta domenica notare la beata assenza della stragrande maggioranza dei fedeli nella fascia d’età compresa fra i 15 e i 50 anni? Altro che risposati. Altro che ripartire da Lutero come suggerisce il card. Marx! Abbiamo un problema serio e disarmante di trasmissione della fede, in famiglia ed in parrocchia. Naturalmente consequenziale allora il rigurgito di protesta che i vescovi africani, a partire dal card. Napier e dal card. Sarah, hanno avuto al Sinodo straordinario lo scorso ottobre: non vogliono sentire lezioni dai vescovi del nord Europa, la cui opera di catechesi ha fallito pesantemente su tutta la linea dal post-Concilio ad oggi.
Allora parafrasando quanto dice George Weigel su First Things: dato che con l’insegnamento della verità sul matrimonio e la complementarietà dei sessi la Chiesa cattolica offre un progetto stabile e rassicurante ed una via di felicità, il Sinodo 2015 è un’importante occasione di chiarire ai fedeli l’essenziale differenza tra il patto sacramentale del matrimonio cattolico da una parte e una qualsiasi convivenza o perfino semplice relazione sessuale, riconosciuta o meno dallo Stato, dall’altra. Siamo fiduciosi che tutto andrà per il meglio. Ma è altresì l’occasione per imbastire umilmente un ragionamento che vada alla radice di tutto: è ancora valido, se mai lo è stato, il modello di catechesi che viene proposto ai ragazzi? O è il caso di recuperare, almeno in nuce, le certezze del Catechismo di San Pio X? Alla radice di tutto c’è Cristo e il Vangelo, e l’evangelizzazione (o rievangelizzazione), la quale, mi pare, è ancora la missione primaria della Chiesa.
L’ha ribloggato su noncerosasenzaspine.
Lettera interessante, piena di spunti e per molti versi condivisibile. Il tema della catechesi è veramente trascurato e se ho tempo, aggiungerò qualcosa. Piove però come un macigno insensato la frase: “…quando gli apologeti diventano, fra un ave e un gloria, improvvisamente dei pervicaci quanto spregevoli conservatori preconciliari…” E’ una affermazione che gli scrittori citati proprio non meritano. Tra tutti, conosco bene soprattutto Messori per utilizzarne regolarmente i libri. Non merita proprio un tale giudizio. Specialmente se alla fine della lettera si dice che bisogna recuperare le certezze al modo del Catechismo di S.Pio X.
don Giuseppe, io avevo colto dell’ironia in quella frase.
Reverendo, io il significato di quella frase l’ho inteso diversamente. Non che Messori e co. sono OGGETTIVAMENTE diventati “pervicaci quanto spregevoli conservatori preconciliari” ma che ci sono persone che ultimamente li giudicano così. Dal contesto mi pare evidente che l’autore dell’articolo non è tra loro.
Superfluo aggiungere che non è solo “ultimamente” che Messori e Co. suscitano giudizi del genere. C’è sempre stato il fuoco nemico e il fuoco amico. Chi si ricorda del caso “Mostro di Rimini”? http://www.vittoriomessori.it/anni-19901999/
O di quando Socci conduceva “Excalibur” e gli imputavano a colpa anche le ciglia troppo lunghe?
Confermo l’intenzione ironica della frase.
Grazie
L’affermazione che l’articolo fa nel finale: ” dato che con l’insegnamento della verità sul matrimonio e la complementarietà dei sessi la Chiesa cattolica offre un progetto stabile e rassicurante ed una via di felicità. ” è un’affermazione semplicistica e gratuita. Ci sono coppie felici anche fuori dal matrimonio sacramentale come ce ne sono all’interno e come allo stesso modo ce ne sono di infelici. Il sacramento è un plus valore della coppia che può essere capito solo se la relazione è elevata comprendendo la relazione dei protagonisti con Dio. L’evangelizzazione deve mirare alla cura delle relazioni, verso se stessi e verso il prossimo, aprendo al superamento della caducità umana scoprendo la relazione con Dio. E’ proprio questo il messaggio evangelico, la buona notizia: La fragilità, caducità, insufficienza, insipienza, mortalità umana è superata con la relazione con Dio. Se ci si apre a ciò, allora le relazioni prendono uno spessore sovrannaturale e il sacramento assume significato. Ma non è un rito magico che fa diventare la coppia felice, come sembra banalmente affermando semplicisticamente (dato che) come sopra. Il matrimonio sacramentale è una conseguenza della relazione umana e della relazione umana con Dio. l’evangelizzazione deve quindi focalizzarsi sulla relazione e abbandonare il metodo catechistico sulle regole di conseguenza, questo non è efficace e in molti casi può anche dire cose sbagliate. Le coppie si uniscano come vogliono, anzi direi gli uomini si relazionino come vogliono, la buona notizia è che Dio è con noi e se ci apriamo alla relazione con Dio la nostra vita si eleva di spessore, assume valore sovrannaturale, ci rende forti, giusti…, ci rende capaci di esercitare ogni virtù.
Riflessione assolutamente condivisibile; mi ritrovavo infatti proprio questa mattina a rimuginare gli stessi pensieri. Ho a che fare quotidianamente con i bambini della scuola elementare e noto che tutti, ma proprio tutti, almeno quelli cattolici, frequentano il catechismo dopo la scuola e ascoltano(???) le lezioni di quegli eroi di catechisti. Ma quasi nessuno di loro partecipa alla Santa Messa domenicale. Sorvoliamo sugli altri sacramenti… E questa mattina pensavo: non è che sia tutta una questione di amore? Nel senso che loro, così come tantissimi adulti, sanno parecchie nozioni su Gesù e su altri argomenti legati alla fede, ma non lo amano. Noi adulti forse non riusciamo a trasmettere loro che su quell’altare Gesù fa un atto di Amore assoluto per tutti e per ognuno. Io stessa vado alla Messa quotidiana dal giorno in cui ho percepito profondamente che ogni giorno Gesù versa il suo sangue proprio per me e mi ama in modo straziante e mi guarda da quella croce e continua a dirmi TI AMO, avrei fatto tutto questo anche solo per te! E io stessa ho passato anni e anni all’interno di realtà ecclesiali senza mai aver fatto una vera esperienza dell’amore di Cristo: tutto era nella testa, ma fino a quando non è passato nel cuore mi pare fosse tutta una formalità inquinata da tanti compromessi. Insomma credo che manchi tanto la consapevolezza di chi è veramente Colui che diciamo di adorare. La catechesi è molto importante, forse fatta in tutt’altro modo, ma se manca questo amore a Cristo, il fare esperienza del suo amore è abbastanza naturale che la maggior parte dei ragazzi lasci la Chiesa attratto da ben altre chimere. Ragazzi che si trasformano in adulti ( io per prima eh.Ho ben presenti i miei bei fallimenti come genitore) che non riescono più a trasmettere la fede. Ragazzi privati di un Amore che c’è, ma che non riescono a sperimentare. Credo comunque che la (tanta) preghiera resti la soluzione a tanti desolanti problemi.
Che dire? Faccio l’insegnante e convincere degli adolescenti o degli adulti di questa roba è veramente impresa titanica
“8. E poichè oggi si è creata un’atmosfera d’incredulità funestissima alla vita spirituale, colla guerra ad ogni idea di autorità superiore, di Dio, di rivelazione, di vita futura, di mortificazione, inculchino i genitori e gli educatori, con la maggior cura, le verità fondamentali delle prime nozioni del catechismo; ispirino il concetto cristiano della vita, il senso della responsabilità di ogni atto presso il Giudice supremo, che è da per tutto, tutto sa e tutto vede, e infondano, col santo timore di Dio, l’amor di Cristo e della Chiesa, il gusto della carità e della soda pietà, e la stima delle virtù e pratiche. cristiane. Solo così l’educazione dei figli sarà fondata non sull’arena di mutevoli idee e di rispetti umani, ma sulla roccia di convinzioni soprannaturali, che non saranno scosse nella vita intera, malgrado ogni tempesta.”
se c’erano già grossi problemi nel 1889 ad insegnare il catechismo, perché, di grazia, oggi dovrebbe esser più facile? Il Cristianesimo, in tutte le sue versioni – è in ritirata dal mondo contemporaneo da un paio di secoli per i soliti, noti, motivi: scolarizzazione generalizzata, industrializzazione e espansione esplosiva del lavoro femminile, urbanizzazione; ed è la stessa situazione che affrontano la Corea o il Giappone che son buddisti; certo c’è l’Africa: “Naturalmente consequenziale allora il rigurgito di protesta che i vescovi africani, a partire dal card. Napier e dal card. Sarah, hanno avuto al Sinodo straordinario lo scorso ottobre: non vogliono sentire lezioni dai vescovi del nord Europa, la cui opera di catechesi ha fallito pesantemente su tutta la linea dal post-Concilio ad oggi.”
Ma non credo che a Monaco di Baviera o a Vienna i succitati Principi della Chiesa risulteranno convincenti.
la “nuova evangelizzazione” (e la relativa catechesi) non gode di buona salute anzitutto e soprattutto perché nemmeno tra i Vescovi (figuriamoci tra i presbiteri), cioè tra i maestri della Fede, c’è accordo sui contenuti di questa evangelizzazione.
E come si potrà mai fare dell’evangelizzazione solida se Tizio, una volta evangelizzato (per così dire), si trasferisce in un’altra diocesi e scopre che lì quelli che gli erano stati presentati come contenuti di Fede sono sindacati dal Vescovo locale, il quale per primo non ci crede? Non è che forse Tizio ne uscirà disorientato, frastornato, confuso? Tentato di perdere la Fede?
Altrimenti detto: come pretendere di fare fruttuosa catechesi cattolica se il catechismo del card. Burke si discosta vistosamente da quello del card. Marx? Perché così è (inutile perdersi in circonlocuzioni felpate, elusive e in definitiva tartufesche): per quanto riguarda la dottrina sul matrimonio (ad esempio), e segnatamente sul senso autentico dell’indissolubilità del matrimonio, è evidentissimo che Burke e Marx non professano le medesime convinzioni, tanto che solo per un equivoco burlone li diresti appartenere alla medesima Chiesa.
Quando s’avanzano la confusione e la divisione, tocca al Papa mettere ordine, confermare i fedeli nell’unica Fede, anzitutto ribadendola e se vi fosse bisogno rischiarandola ancora e ancora, senza posa, correggendo con la necessaria fermezza chi erra, perché un Vescovo che erra mette a repentaglio la salvezza non solo della propria, ma (il che è gravissimo) delle anime delle pecore che gli sono affidate. E il compito del Pastore è quello di fare tutto (tutto) ciò che è in suo potere perché nessuna anima che gli è affidata non si salvi, cada in perdizione. Di ciò gli sarà chiesto conto dall’Altissimo.
Prego perché tutti i Pastori siano sempre più docili e fedeli a Cristo…
Nostalgia del Sant’Uffizio
“Quando s’avanzano la confusione e la divisione, tocca al Papa mettere ordine, confermare i fedeli nell’unica Fede, anzitutto ribadendola e se vi fosse bisogno rischiarandola ancora e ancora, senza posa, correggendo con la necessaria fermezza chi erra, perché un Vescovo che erra mette a repentaglio la salvezza non solo della propria, ma (il che è gravissimo) delle anime delle pecore che gli sono affidate. E il compito del Pastore è quello di fare tutto (tutto) ciò che è in suo potere perché nessuna anima che gli è affidata non si salvi, cada in perdizione. Di ciò gli sarà chiesto conto dall’Altissimo.”
e qualche decennio fa si poteva ancora fare:
« È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione: 1.se sia lecito iscriversi al partito comunista o sostenerlo;
2.se sia lecito stampare, divulgare o leggere libri, riviste, giornali o volantini che appoggino la dottrina o l’opera dei comunisti, o scrivere per essi;
3.se possano essere ammessi ai Sacramenti i cristiani che consapevolmente e liberamente hanno compiuto quanto scritto nei numeri 1 e 2;
4.se i cristiani che professano la dottrina comunista materialista e anticristiana, e soprattutto coloro che la difendono e la propagano, incorrano ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica, in quanto apostati della fede cattolica.
Gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri preposti alla tutela della fede e della morale, avuto il voto dei Consultori, nella riunione plenaria del 28 giugno 1949 risposero decretando:
1.negativo: infatti il comunismo è materialista e anticristiano; i capi comunisti, sebbene a volte sostengano a parole di non essere contrari alla Religione, di fatto sia nella dottrina sia nelle azioni si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla Chiesa di Cristo;
2.negativo: è proibito dal diritto stesso (cfr. canone 1399[6] del Codice di Diritto Canonico);
3.negativo, secondo i normali princìpi di negare i Sacramenti a coloro che non siano ben disposti;
4.affermativo.
Il giorno 30 dello stesso mese ed anno il Papa Pio XII, nella consueta udienza all’Assessore del Sant’Uffizio, ha approvato la decisione dei Padri e ha ordinato di promulgarla nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis. »
(Decretum, 1º luglio 1949)
Se potesse anche Francesco lo farebbe ma è evidente che non può: si chiama modernità, quella che vi ha sconfitto.
Dice Paolopancio: “Faccio l’insegnante e convincere degli adolescenti o degli adulti di questa roba è veramente impresa titanica”.
Ora non capisco io: fai dell’ironia o cerchi davvero di convincere qualcuno di “questa roba”?
Mi rispondo da solo: è un tentativo di ironia. Perché lui è moderno e ci ha sconfitto.
@ Alessandro
il fatto però che non faccia più paura come un tempo, che ci vada molto più cauto nelle condanne e che abbia dovuto anche cambiare nome (“nomina sunt consequentia rerum”), depone a favore del considerare quell’ufficio ( o congregazione), come un organismo sconfitto dalla storia. Vivo, ma debole e sconfitto.
D’altronde Cristo, nei vangeli, ha garantito la vittoria finale della Sua Chiesa, e, ammesso per ipotesi, che QUELLA chiesa sia quella cattolica, non ha garantito la vittoria finale di un ufficio o di un organismo particolare di essa, ma dell’assemblea dei fedeli (“ecclesia”) globalmente intesa. A69
Se – come fai – ammetti che la Chiesa di Cristo sia la Chiesa Cattolica, allora non ti interrogherai sulla “vittoria finale” (?) della Congregazione per la Dottrina della Fede, ma ti rallegrerai che questa Congregazione esista e operi.
…manifestazione della Misericordia e della Sapienza di Dio per gli uomini tutti. 😉
😉
@ Alessandro
ho ammesso PER IPOTESI che la Chiesa di Cristo sia quella cattolica. Ma ribadisco che per “vittoria finale” (ossia la vittoria al momento del giudizio universale) deve intendersi il trionfo della chiesa (“assemblea dei fedeli”) di Cristo, GLOBALMENTE INTESA e NON di un suo singolo ufficio o congregazione, che possono benissimo essere soppressi o trasformati radicalmente. A69
… soppressione o trasformazione radicale che di per sé non sarebbe necessariamente una condanna della Storia.
“C’è un tempo per ogni cosa” …e buone cose (quelli disposte da Dio nella Sua Chiesa) per ogni tempo.
( Nella Sua Chiesa Cattolica… senza IPOTESI 😉 )
E’ del tutto ovvio che, nella dimensione della beatitudine finale, la Congregazione per la Dottrina della Fede non potrà più esistere, per il semplice fatto che in quella dimensione non ci sarà più Fede, non nel senso che trionferà l’incredulità o la miscredenza, ma nel senso che la Fede sarà mutata in “visione intuitiva, a faccia a faccia, dell’essenza divina senza mediazione di alcuna creatura” (Benedetto XII, Cost. “Benedictus Deus”; cfr CCC n. 1023).
Ciò non toglie che i fedeli pellegrini sulla terra necessitino di chi “promuova e tuteli la dottrina sulla fede”, preservandoli dall’errore col denunciarlo, ed è questo l’ufficio cui provvidenzialmente adempie la Congregazione.
@ Alessandro
qua ci deve essere un equivoco: io non parlavo di un organismo che, in generale, promuova e tuteli l dottrina della fede (che è compito, poi, assegnato, da Cristo, alla chiesa, nella sua interezza), ma di quell’organismo, STORICAMENTE DATO, che era il s.Uffizio (caratterizzato dal potersi servire del “braccio secolare” e dal poter reprimere materialmente l’eretico). In questo senso (solo in questo senso) il predetto s.Uffizio è stato sconfitto dalla storia. A69
“visione intuitiva, a faccia a faccia”
…o sarà intuitiva, o a faccia a faccia, mi sembra a me.
Intuitivo a faccia a faccia non ci ha senso. Se non quello di volere suonare arcano, che fa più effetto!
Per quanto riguarda il Santo Uffizio…lasciamo perdere!
Alvise, non c’è contraddizione tra “intuitivo” e “a faccia a faccia”. ” vedere a faccia a faccia” (chiara citazione paolina) significa vedere senza mediazioni, direttamente, senza diaframmi che in qualche modo inibiscano la pienezza della visione, rendendola imperfetta; “visione intuitiva” significativa parimenti visione immediata, ossia non mediata da tramiti che ne velino la pienezza e ne precludano la perfezione.
Infatti, non c’è nessuna contraddizione, basta leggere un buon vocabolario. Ma Alvise quando ha voglia di scrivere non guarda per il sottile.
…che parola dovrei guardare nel buon vocabolario: fac?cia, visione o intuizione
…faccia, visione o intuizione ?
Per Alvise.
Intuitivo (visto che si parla di visione “intuitiva”).
“Visione intuitiva, nel misticismo cristiano, facoltà soprannaturale della mente che consente di cogliere direttamente la rivelazione divina”. HOEPLI
Se non lo sapessi, il Sant’Uffizio è vivo e vegeto, e si chiama Congregazione per la Dottrina della Fede:
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_pro_14071997_it.html
Non so chi la modernità abbia sconfitto, non certo me.
Alessandro:
…hai ragione! La storia (l’insieme delle storie di tutti gli uomini) non sconfigge nessuno (e di certo nemmeno te), semplicemente si svolge,
E la “modernità” (cosiddetta) quella di ogni tempo e di ogni stagione, NON ha sconfitto Cristo né potrà mai sconfiggerlo.
😉
@ Alessandro
ti ho mandato erroneamente un post di risposta, SOPRA il tuo. Il mio post delle 21,48 è la replica al tuo delle 17,16. A69
L’evangelizzazione nuova (e vecchia direi) e’ l’annuncio del kerygma, la buona notizia: C’è un Dio che ci ha amato al punto da incarnarsi per morire sulla croce per i nostri peccati, ed è risorto per la nostra giustificazione, donandoci il suo spirito, che e’ lo spirito di uno che non può morire perché ha vinto la morte. Secondo me bisogna solo ricominciare ad annunciare questo e come questo è vero per la nostra vita, dove ne abbiamo fatto esperienza concretamente.
@Leonardo: standing ovation !!
Leonardo:
…l’eperienza (concretamente) della sconfitta della morte attraverso lo spirito?
Quello Spirito che attesta al nostro spirito che siamo Figli di Dio…
Io mi auguro un periodo in cui la catechesi per gli adulti ricominci, e sia seria e concreta e non abbandonata alla più o meno riuscita dell’Omelia Domenicale (se poi qualcuno la ascolta).
Un periodo in cui la formazione e l’ascolto e l’approfondimento della Parola di Dio sia sistematico e persistente.
In cui l’Annuncio del Kerigma sia potente e squillante. In cui l’Annuncio dell’Amore di Dio per la nostra vita, dell’averlo come Padre superi quello della necessità di dire cosa e peccato grave e cosa meno… non mi si fraintenda, ma parlo dell’annuncio non delle “negazioni”, ma delle “affermazioni”.
Di quanto è bello, coinvolgente, avventuroso, stimolante, pacificante essere Cristiani, avere Cristo come nostro specchio e nostro Salvatore, lo spirito Santo come Consigliere e Alleato.
E Maria e la Chiesa come Madre.
Un periodo in cui venga ricordato e testimoniato come non c’è un ambito della tua vita, che non coinvolga la tua Relazione con il Padre, non c’è un ambito un cui non sia necessario chiedere a Cristo il Suo coinvolgimento (senza di me non potete far nulla) il Suo dare a noi la Forza, il Suo Spirito.
(E visto che anche di famiglia si parla…)
Un periodo in cui i Fidanzati si cercano e si trovano perché chiedono al Padre di mostrare loro lo Sposo e la Sposa e camminano insieme nella Santità non come fosse un “esperimento”, ma cercando e trovando insieme la conferma a che QUEL Matrimonio è la Volontà di Dio per la loro vita… e se lo è cosa attenderanno? Un tetto sulla testa, una casa arredata, un pezzo di carta che ti dica che sei un laureato? ” Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.”
E se di questo faranno esperienza, anche su questa esperienza potranno basare l’educazione alla Fede dei figli…
A proposito di Thomas Bernhard…
“Il contrassegno più particolare del mio pensiero è il sentimento che le cose si equivalgono. , la coscienza del valore uguale di tutto ciò che è mai stato e che mai sarà. Non esistono valori alti, valori superiori e valori supremi, tutto questo è liquidato. Gli uomini sono come sono, non possono cambiare,proprio come gli oggetti che vengono fatti, che sono stati fatti e che saranno fatti dall’uomo. La natura non conosce diffreenze di valori. Ogni giorno non ci sarranno altro che sempre gli stessi uomini, con tutte le loro debolezze e la loro bassezza fisica e intellettuale.”
[Th. B. La cantina]
Ben scritto, mal pensato.
Vanni:
…ma bene o mal pensato che sia è pur sempre questo qui sopra il pensiero essenziale di Bernhard, e non quello della citazione iniziale, che è solo (e chi lo vuole capire lo capisce) una delle tante prese per il culo nei confronti della religione cattolica da parte dell’autore austriaco.
Carissimo,
Bernhard aveva un sacco di problemi. Non era l’unico, mi pare, ma ne aveva parecchi e belli grossi.
Ed è bello che perfino lui abbia avuto modo di dire una cosa tanto bella. si può trovare qualche frase contro il comunismo perfino in Marx.
Io ho avvertito, per il poco che ho letto, un rapporto di amore e non solo di odio nei confronti dell’Austria.
Ma forse essere tanto sfortunati porta su una strada invisibile ai più.
Matteo:..
…così è se ti pare!
…e in quanto all’avere “un sacco di problemi” (anche andandoseli a cercare col lanternino) mi sembra che qui nel blog (escludendomi me, ovviamente) non è che stiate tanto meglio!
Sicuramente però vedere un “cattolico”, o perlomeno un filo-cattolico, nell’autore di un dramma (improntato ad un assoluto nichilismo) come “Il riformatore del mondo”, mi sembra obiettivamente una forzatura……………………..A69
Matteo:
….”una cosa tanto bella”, ma detta per prendere per il culo e per essere paradossale, come sempre lo era Bernhard nelle sue interviste. Non volere insistere a attribuire a Bernhard quello che non era suo. Basti pensare al fatto della equiparazione (nel libro, per esempio, L’Origine) di cattolicisimo e nazionalsocialismo, prima il ritratto, nelle scuole, di Hitler, subito dopo la croce (di Adinolfi?)..
Credo sia il caso di togliersi gli occhiali dell’ideologia e vedere una bella frase per quel che è.
Bernhard mi fa tanta tenerezza, e io sento in ciò che scrive il dolore che si prova quando ci si sente traditi da chi si ama, non l’odio di un semplice disprezzo.
Detto questo magari sbaglio. Pazienza.
Sono libero, nel caso, di sbagliare? O devo chiedere il permesso ai camerieri dell’ideologia?
Berhnard è stato abbandonato dal padre e disprezzato dalla propria madre, di fronte a ciò, per quanto mi riguarda può paragonare il cattolicesimo a quel che gli pare. Ha torto. Ma non mi vieta di provare affetto per lui, senza per questo doverlo studiare minuziosamente.
E poi scrive bene.
Matteo:
….togliersi gli occhiali dell’ideologia (di chi?) non vuole dire rifiutarsi di capire quando le “belle frasi” sono dette per pigliare per il culo. E, lo ripeto, Bernhard era uno che pigliare per il culo gli piaceva parecchio!
Se non ti interessa “studiare minuziosamente” Bernhard studia allora minuziosamente S. Paolo. Anche lui scrive bene, anzi, benone!
Matteo:
….non mi riesce di capire cosa tu intenda col dire che, essendo stato Bernhard abbandonato dal padre (che non ha mai conosciuto) e dalla madre che anche lo disprezzava (mica vere tutte e due le cose), allora può paragonare il cattolicesimo a quello che gli pare. E poi che tu provi affetto per lui. Come se lui avesse mai avuto bisogno del tuo affetto. Tu dai i numeri!
Non c è bisogno di sentirsi toccare nel vivo…
Se tua madre ti mandasse ogni primo del mese a ritirare i cinque marchi del sussidio statale dicendoti “così vedi quanto vali” avresti un motivo per avercela col mondo… ma non ce l’hai. Suppongo.
E poi bella questa. Devo avere il tuo permesso per provare affetto?
Permesso scritto almeno.
Mettimelo per iscritto.
… lo emaneresti lo stesso (l’affetto) anche senza il mio permesso, presumo!
Sono contento che la frase sia ironica, anche se non così fluida (per me, ovviamente) come il resto, che condivido.
il problema è che l’evangelizzazione avviene solo in teoria. Come il Vangelo può cambiare la vita? come la parola di Cristo può incidere nella vita di un ragazzo? E come si può comunicare il Vangelo? In tante parrocchie non si parla di nulla di concreto e soprattutto non si parla mai di LAVORO. E’ vero le famiglie sono sfasciate ma un altro problema, secondo me connesso, è il lavoro che non cè oppure è sottopagato oppure è gestito da gente avida che tratta male i lavoratori. Perchè si parla così poco di lavoro? perchè anche in questo blog si è sempre centrati sul matrimonio, sulle sentinelle in piedi, sull’ideologia del gender? Ogni tanto si può anche cambiare argomento. Costanza Miriano scrive davero bene, è un piacere leggere i suoi testi. Lei esercita alla grande il mestiere del giornalista. Io come lei sono laureato in lettere, devo fare tre lavori per raccimolare qualche soldino. Faccio il collaboratore del giornale della mia città e mi pagano a 90 giorni. Come posso pensare ad una famiglia? Vi chiedo davvero con il cuore di porre l’attenzione anche su altre tematiche e ringrazio per lo spazio concesso.
Alberto, hai ragione! Lavoro e famiglia vanno insieme, e infatti scrivendo di famiglia Costanza più volte torna a battere il chiodo sul problema del lavoro e della sua conciliazione con la famiglia.E non è solo un problema femminile! Credo che la tua richiesta sia interessante per questo blog… ma non lo gestisco io:)
Bel pezzo, Matteo Donadoni. La cosa interessante è che basta una meditazione (apparentemente) semplice ma chiara come questa per avviare un dibattito in cui si manifestino tutte (o molte del)le diverse sensibilità, le divisioni, le incomprensioni che noi riteniamo o immaginiamo si verifichino ai massimi livelli ecclesiali, come sta accadendo nel Sinodo. Non c’è più alcuno spazio in cui non ci si senta sballottati dai venti di dottrina? Da dove dovrebbe “ripartire” la Chiesa (ammesso e non concesso che questa sia una corretta impostazione del problema) per ritrovare un’ampia condivisione e una solida unità? Forse ciascuno ha una risposta, io ho la mia, che è (non la catechesi, che magari è il secondo passo) la sacra liturgia. Ma mi fermo qui perché già ho scritto più di ciò che volevo (cioè solo i complimenti!).
grazie 😉
era partito bene l’articolo ma poi mi si è sfilacciato davanti. Mi sarebbe piaciuto capire meglio quale modello l’autore vorrebbe proporre, come e come misurarne l’efficacia ed aiutare le comunità ad applicarlo.
beh,qualcosa a Roma, per il lavoro, stanno facendo:
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_febbraio_06/da-aprile-prima-zona-a-luci-rosse-sara-ix-municipio-ok-comune-0fc89668-adf9-11e4-92f5-d80ea89fe184.shtml
Da aprile prima zona «a luci rosse»
Sarà nel IX Municipio, ok del Comune
Il minisindaco Andrea Santoro: «Area lontana dal centro abitato, libereremo l’Eur dalla prostituzione selvaggia e potremo tenere sotto controllo il fenomeno e lo sfruttamento
Si tratterà di una strada del IX municipio, ancora da individuare. L’obiettivo del progetto è quello di liberare le strade dell’Eur dal fenomeno della prostituzione selvaggia e allo stesso tempo tenere sotto controllo il fenomeno, controllando anche eventuali casi di sfruttamento…
L’operazione, chiarisce il IX Municipio, avrà come riferimento giuridico un’ordinanza.
Fuori dalle zone tollerate saranno previste multe ai clienti, fino a 500 euro, che saranno trovati in compagnia delle prostitute.
Attenzione!
Per cause di forza maggiore – allagamento strade e neve prevista per domani – è stato rimandato l’incontro di questa sera a Cesena! Sarà giovedì 26 marzo. Stessa ora, luogo, tema.
Mi dispiace tantissimo per tutti i cari amici che avrei voluto abbracciare (e non solo quelli piadinomuniti).
Matteo Donadoni: no, non lasciamo perdere, non adeguiamoci all’andazzo! Anzi, dobbiamo tutti reimparare il sacro. Dopo una vita da cattolico praticante ma superficiale mi sono accorto di una cosa basilare: ero terribilmente, incommensurabilmente ignorante. Ignorante delle cose di Dio. Ho avuto una formazione religiosa ipermodernista e mi sono ritrovato con un pugno di mosche in mano. Ho dovuto ricominciare dall’ABC, cioè dal Catechismo di San Pio X che tu citi. Schematico ed efficace, semplice e diretto. Da qui mi si è dischiusa, pian piano, una nuova consapevolezza: la meravigliosa unitarietà, razionalità, limpidezza e ricchezza della santa dottrina cattolica. E la superbia maledetta, la superficialità, l’insipienza di chi l’ha svilita, annacquata, deviata. Quanto tempo perso! Ma vedi ora quanto fermento: dopo cinquant’anni di obnubilamento protestantizzante, c’è tutto un risveglio delle coscienze. E da chi mai ti aspetteresti, dai vescovi provenienti dalle zone di più recente cristianizzazione, giungono i richiami più alti e gravi. Un ritorno da molti ancora apertamente contrastato, ma se Dio vorrà la Chiesa Cattolica ritornerà a far risplendere la gloria di Dio. Noi tutti, piccolo gregge smarrito, dobbiamo costringerci ad avere l’umiltà di recuperare quanto inopinatamente gettato alle ortiche, umiliato e deriso; dobbiamo ripartire e pregare il Signore perché ce la conceda e ci assista in questo compito, ben consci che il destino della Chiesa non dipende da noi, ma che è nelle mani di Dio.
Il commento migliore all’articolo mi pare la risposta che diede l’allora Cardinal Ratzinger a Messori, che in un intervista gli faceva notare tutti i problemi della Chiesa di allora, che non sono poi tanto diversi da quelli di oggi.
Messori: “Eminenza, pensando a questi problemi e alle sue responsabilità, di notte riesce a dormire?”.
Ratzinger (stupito): “E perché non dovrei riuscire a dormire? Dette le preghiere, fatto l’esame di coscienza, se vedo di aver fatto fino in fondo il mio dovere, io dormo benissimo. La Chiesa non è mia, ma di Gesù Cristo. Come dice il Vangelo, noi siamo servi inutili”.
Sagge parole di un grande uomo, che sarebbe diventato un grande Papa.
Paolo da Genova:
…”beato” lui (Ratzinger)!
lo sarà, ma a suo tempo.
:
“La morte arriva sempre, in un modo o nell’altro – quindi non ho affatto paura, essa mi è del tutto indifferente. Non riesco a capire come si possa avere paura della morte, perché il morire è un atto naturale, come pranzare. Qualche volta ho paura della gente, ma della morte non si può proprio avere paura. Che vita è, quando non si è più capaci di far niente? In questo caso garantisco che la faccio finita con la vita, non continuo di certo a vivere spegnendomi lentamente. Ognuno è libero di decidere della propria vita, ci si può uccidere in qualsiasi momento. L’unico problema è come. È difficile accettare un’esistenza nella quale non si può più fare quello che si vorrebbe, ma nel mio caso il problema non si porrebbe nemmeno. Quando la gente è sotto terra allora si dicono delle atrocità caritatevoli – del tipo: tutti raggiungono in qualche modo il regno dei cieli – altrimenti nient’altro. A partire dai maltesi fino a non so chi, è tutto disgustoso.”
[Thomas Bernhard]
@paolo
“Il Cristianesimo, […] è in ritirata dal mondo contemporaneo da un paio di secoli per i soliti, noti, motivi: scolarizzazione generalizzata, industrializzazione e espansione esplosiva del lavoro femminile, urbanizzazione”
Quindi la soluzione sarebbe quella brillantemente indicata dalla comunità Amish, suppongo…
(Dimmi che stai scherzando, dai… si, son io che prendo tutto sul serio, scusami)