Questo venerdì alle ore 21, presso la Chiesa Nuova, a Roma, si terrà il primo incontro dei “Cinque Passi” di questo nuovo anno, il primo per l’appunto di “cinque passi”, guidati e animati da padre Maurizio Botta. Raggiungiamo telefonicamente don Maurizio che – seppure leggermente indisposto – non si è lasciato sfuggire l’occasione per parlare con orgogliosa felicità di un traguardo: “Questo è il settimo anno di fila che questo tipo di incontri che pure si svolgono di venerdì sera, in una città dormiente come Roma, funzionano, chi segue è sempre di più, ascolta, partecipa. E’ una cosa che fa riflettere”. Padre Maurizio venerdì 14 novembre farà una catechesi dal titolo (come sempre) provocatorio e intrigante “
Padre Maurizio Botta di cosa parlerete venerdì?
Botta: Faremo una riflessione sul lavoro, un tema che ci afferra tutti. Io intercetto con le persone che incontro o la frustrazione dei giovani che non hanno lavoro, oppure di chi non troppo vecchio lo perde a causa della crisi. Da un lato, così com’è oggi il lavoro è alienante: l’uomo è schiavizzato dal lavoro. C’è veramente una deformazione del lavoro e sembra non ci sia più tempo per altro. Dall’altro lato c’è una certa nostalgia per un certo tipo di lavoro, e coloro che sono felici di lavorare. E’ bene quindi lasciarsi quindi interrogare: quale lavoro? Quale uomo?
Il lavoro è anche luogo di relazioni. C’è spazio per l’umanità dei rapporti oggi?
Botta: Ci sarà un “illustre sconosciuto” che ci dirà molto sul tema della relazione e dei rapporti umani nell’ambito lavorativo. Non c’è solo il tema del singolo che sa tessere relazioni, ma c’è un singolo che è inserito in strutture che sono pensate in modo sbagliato. Così come c’è la virtù del singolo e le virtù sociali, così ci sono anche lestrutture di peccato, in cui diventa complicato custodire cristianamente le relazioni.
Il neoliberismo è una strutta di peccato?
Botta: Dentro le strutture economiche ci sono sicuramente strutture di peccato, ci sono strutture di lavoro che non sono pensate per l’uomo. Il Papa pone alla luce quelle parole di Gesù che oggi più che mai sono scomode: contro una visione borghese della fede.
Si potrebbe dire che marxismo ha rubato le parole del cristianesimo, ma oltre a questo c’è altro?
Botta: Siamo di fronte ad un odio verso la persona. E’ questo il tema culturale nel mondo europeo e nordamericano. C’è sempre una attenzione nei confronti dell’animalismo e dell’ecologismo ma sempre in funzione di odio dell’uomo. L’uomo è cattivo. Da quel mondo non c’è la difesa della vita. Il Papa non a caso parla di una – peccaminosa – “cultura dello scarto”. Scarto dei deboli, dei bambini, degli anziani.
E i prossimi passi?
Botta: Con i ragazzi abbiamo deciso che i prossimi 4 dei cinque passi saranno sui seguenti temi: uno sulla famiglia, uno sull’adolescente, uno su informazione e politcamente corretto, uno su salute, malattia e morte e cosa sia la dignità.
* I Cinque Passi sono catechesi della durata di 30 minuti precisi misurate con clessidra. Al termine della catechesi, i partecipanti che lo desiderano possono scrivere le loro domande sul tema proposto in modo anonimo su biglietti che verranno poi estratti a caso. Questa fase dura un’ulteriore mezz’ora, alla quale segue, ma solo per chi vuole, un’ulteriore ciclo di risposte per altri 30 minuti. Queste catechesi sono aperte a tutti, ma sono rivolte particolarmente ai “lontani” e ai giovani.
Le catechesi e le risposte alle domande sono affidate a Padre Maurizio Botta della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Roma.
14 novembre 2014 alle 21.00 – Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) lungo Corso Vittorio Emanuele.
Interessante, peccato non essere a Roma.
Scusate ma colgo l’occasione per collegare (o stiracchiare, come preferite) questo post verso quello “sul dubbio”. In questo senso: alle volte mettere in dubbio la propria fede serve a rafforzarla, allenarla, rinvigorirla. Leggo la scritta in calce al post: “Queste catechesi sono aperte a tutti, ma sono rivolte particolarmente ai “lontani” e ai giovani.”. Immagino queste due categorie come persone con un dubbio, ma comunque disposte a mettersi in gioco, tentando la loro capacità (o mancanza) di fede, mettendola alla prova, sfidandola a cercar di capire -o di farsi rapire dalla bellezza.
Ecco, alle volte il dubbio è anche questo: imporsi di cercar di capire il diverso, l’inatteso; permettere a qualcosa di estraneo (poco o molto) di stupirci. Ma per farlo dobbiamo dargli una possibilità, dobbiamo darci una possibilità: dobbiamo credere di “non saperla già tutta” e permettere a qualcosa di inatteso di stupirci
Se un buon padre perdona i figli ancor prima che disobbediscano, ne comprende le necessità di esplorazione, allora diventa comprensibile (entro certi limiti, ovvio, entro certi limiti) che questi padri permettano il dubbio, permettano un’allontanamento “guidato”, un percorso di esplorazione – con la precisa indicazione della strada di ritorno, del porto sicuro.
Il dubbio è anche il risultato di una risposta che non è più esaustiva. E’ anche il segnale che altre catechesi sono necessarie, altre parole. Chi non ha paura del dubbio -come in certe arti marziali- ne soccombe apparentemente per poi reagire e uscirne con una mossa di lato, un colpo d’anca.
Questo è il dubbio che mi piace -e che volentieri ricerco. (Nell’articolo di NBQ/Fontana era sottointeso e non raccontato).
Peccato non poter essere a ROma, peccato.
Tutte le volte che si parla dei Cinque Passi, anche a me vien da dire: “Peccato non poter essere a Roma”.