Ecco come si arrivò alla censura di Benedetto XVI alla Sapienza

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di Federico Cenci   per Zenit.org

Il Papa in Ateneo? Non è gradito. Sono passati sei anni da quel 15 gennaio 2008, data in cui la Santa Sede declinò l’invito del rettore dell’Università “La Sapienza” a papa Benedetto XVI affinché, due giorni dopo, inaugurasse l’anno accademico. La scelta di Oltretevere fu dettata dalla percezione che non vi fosse la possibilità di garantire l’ordine pubblico, date le roventi polemiche che erano state suscitate nei giorni prima da nugoli di docenti e studenti.

 

Apparve paradossale che un luogo deputato al confronto qual è l’università – per giunta “La Sapienza”, fondata da Bonifacio VIII nel 1303 – applicasse una censura nei confronti di chi ha un pensiero diverso da quello dominante nelle cerchie dell’intellighenzia laica e progressista. Eppure accadde.

Tuttavia, non si è mai andati a fondo delle dinamiche da cui scaturì la rinuncia del Santo Padre. Almeno fino ad oggi, cioè all’uscita del libro Sapienza e libertà. Come e perché papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma (Donzelli editore), scritto dal giornalista Pier Luigi De Lauro, con prefazione dell’allora sindaco della Capitale, Walter Veltroni.

Il volume si avvale delle testimonianze di alcuni protagonisti di quella vicenda, come l’allora rettore dell’Università Renato Guarini. Lui stesso spiega che il Papa non avrebbe dovuto tenere una lectio magistralis, come erroneamente riportarono su alcuni organi d’informazione, bensì un discorso al termine della cerimonia d’inaugurazione. Il Senato accademico accolse la proposta, che fu invece osteggiata in un articolo del prof. Marcello Cini, deceduto nel 2012, sul quotidiano Il Manifesto.

L’articolo, che denunciava una presunta ingerenza religiosa del Papa, innescò un vespaio di polemiche, tanto da indurre 67 docenti della facoltà di Fisica a firmare una lettera in cui si chiedeva il ritiro dell’invito.

L’insofferenza verso il Papa contagiò alcune organizzazioni studentesche vicine alla sinistra, le quali attirarono le attenzioni di una stampa evidentemente avida di offrire risonanza alla vicenda.

Secondo Gianluca Senatore, allora rappresentante di un’importante organizzazione di studenti ed oggi presidente di un comitato della Fondazione Roma Sapienza, furono infatti i giornalisti a montare il caso. Intervistato da ZENIT, Senatore ha ripercorso gli eventi che si susseguirono nella fase più intensa di quei giorni, culminata con l’occupazione del Senato Accademico e del Rettorato.

“In quei giorni – racconta – non si percepiva nessun tipo di agitazione nella Città Universitaria. A parte piccole riunioni in alcune Facoltà, partecipate da pochi studenti, il clima era più che sereno. L’unica agitazione era rappresentata da centinaia di giornalisti e fotografi che si affannavano a fermare gli studenti per i viali dell’Ateneo cercando di carpire un qualsiasi segno di malumore o di disagio per l’arrivo del Papa”. Spesso queste interviste – racconta divertito Senatore -“non sortivano l’effetto desiderato e puntualmente l’intervistatore di turno era costretto a tagliare la serena e inutile dichiarazione della quasi totalità degli studenti intervistati che non aveva la minima idea di quello che stesse accadendo”.

Il clamore lo suscitò allora l’occupazione del Senato Accademico, che fu ordita “da non più di 15 studenti”, assicura Senatore. “Una volta salite le scale ed entrati nella sala – prosegue il racconto -, qualcuno dalla finestra chiamò i giornalisti, che si catapultarono al primo piano del Rettorato, riempirono la sala e descrissero l’occupazione come un gesto di profondo significato laico”. Una descrizione e un clamore, spiega l’ex studente con “molta sincerità”, che “non resero giustizia alla verità”.

L’ex responsabile dell’organizzazione studentesca, che assicura che “se ce ne fosse stato bisogno avremmo raccolto migliaia di firme a sostegno della visita del Papa”, fu anche il relatore del discorso introduttivo all’inaugurazione.

“Espressi – racconta – il dispiacere sentito e profondo della stragrande maggioranza degli studenti, laici e cattolici, credenti e non credenti, perché Benedetto XVI non era lì con noi, perché non era presente all’inaugurazione dell’anno accademico del nostro Ateneo, e non era presente anche a causa di una campagna di disinformazione portata avanti da influenti organi di stampa”.

Affermazioni, rivela Senatore, che “ancora oggi, pesano come un macigno: ogni tanto qualche importante giornale scrive qualcosa sul mio conto riportando questa frase come se fosse una cosa che mi marchierà per sempre”. Qual è la colpa attribuitagli? “Aver difeso il diritto di parola del Pontefice. Per quanto io potessi essere, in qualche modo, influenzato dalla grande personalità di Cini e di alcuni fisici firmatari dell’appello, fu sicuramente più per modestia che per altro se nel mio discorso la posizione a favore della visita del Pontefice fu così chiara ed inequivocabile”.

Anche perché Gianluca Senatore – spiega senza remore – non era certo un sostenitore di Benedetto XV, non avendo letto nulla di lui prima di quell’evento. Iniziò a farlo nei giorni immediatamente successivi. E scoprì qualcosa di inatteso, ossia dei “punti di contatto” tra il pensiero dell’attuale Papa emerito e quello del professor Cini.

“Non so quanti abbiano letto, ad esempio, L’ape e l’architetto o Un paradiso perduto: dall’universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi di Marcello Cini e, contestualmente, l’Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI”, si domanda Senatore. “Basterebbero solo queste letture – prosegue – per capire che non c’è molta differenza nella preoccupazione di entrambi gli autori per la terribile deriva che la tecnica e la scienza hanno intrapreso nell’ultimo mezzo secolo”.

Affinità che trovano riscontro anche nel famoso discorso fatto da Benedetto XVI a Regensburg. “Lo stesso discorso – ricorda Senatore – che Marcello Cini contesta e cita nella lettera pubblicata su Il Manifesto: in questa il fisico fa riferimento alla pericolosa intenzione, manifestata in più occasioni da Benedetto XVI, di aprire un dialogo tra fede e ragione”.

“È evidente – prosegue l’ex studente – che le affermazioni di Cini nulla hanno a che vedere con la laicità, ma provengono da sentimenti ideologici quasi insuperabili. Ecco perché se avessimo prestato più attenzione alle posizioni di entrambi, probabilmente si sarebbe subito capito che non si trattava di difendere la laicità delle istituzioni, ma piuttosto di difendere il primato della scienza su ogni altro potere. La scienza dei fisici e della grande tradizione, il sapere delle scienze naturali, quelle stesse scienze alle quali il professor Ratzinger aveva rivolto l’invito, nel discorso di Regensburg, a servirsi anche delle altre scienze e discipline, come ad esempio la filosofia o in modo differente la teologia”.

Purtroppo però, nessuno si degnò di “prestare più attenzione”, privilegiando invece il pregiudizio e la censura. La visita di Benedetto XVI saltò, generando tuttavia un effetto contrario rispetto alle intenzioni dei contestatori. Gianluca Senatore nutrì da quel giorno un sempre maggior interesse verso il Pontefice, tanto da arrivare oggi a dire: “A mio modestissimo parere Ratzinger ha rappresentato uno dei momenti più interessanti della tradizione culturale della Chiesa di Roma negli ultimi secoli”.

37 pensieri su “Ecco come si arrivò alla censura di Benedetto XVI alla Sapienza

  1. Articolo I L L U M I N A N T E !!
    Mi verrebbe da commentare su certo modo di fare (dis)informazione, anzi infamazione, che va da destra a sinistra, dal mondo laico a certo mondo ca(p)ttolico…

    Ma mi astengo, trattengo… censuro 😉

  2. lisatau

    Come disse il mio professore i fisici soffrono della sindrome del Padreterno. E questo spiega tante cose!

    1. admin

      Sì, era previsto per oggi un incontro organizzato da alcuni studenti della LUISS (nell’aula magna della LUISS, con l’autorizzazione della LUISS) con monsignor Paglia e Costanza Miriano dal titolo: “Secolarizzazione, la famiglia nel politeismo dei valori”, ma ieri è giunta comunicazione (non del tutto inaspettata), che l’evento sarebbe stato annullato per “un problema organizzativo e uno interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche” (questa la motivazione nella mail ricevuta da Costanza). C’è stata anche la rinuncia di monsignor Paglia per un lutto che lo ha colpito la settimana scorsa.
      Questi i fatti.

        1. Giusi

          Così Marione:

          Mario Adinolfi

          Gravissima la censura operata alla Luiss nei confronti di Costanza Miriano, invitata a parlare agli studenti mesi fa e ieri, ad un giorno dalla conferenza, invitata a non presentarsi all’università perché un’associazione studentesca ha preteso la censura del suo intervento. Vogliono ridurci al silenzio, ricordatevi, l’obiettivo è questo. E allora io grido forte. Per Costanza, per me stesso, per tutti noi. Alla fine, anche per quell’associazione idiota che si è fatta strumento di liberticidio.

          1. La cosa “tristemente ridicola” è la dichiarazione intrinseca di “debolezza di pensiero” che chi mette questi veti, di fatto dichiara…

            Voglio dire, è così “pericoloso” che un donna come Costanza (ma chiunque fosse), porti il suo pensiero in un qualsiasi contesto (in alcuni il timore semmai dovrebbe essere dell’invitato…)?
            Oppure è così “offensivo”, da ferire orecchie e cuori così sensibili?

            Oppure ancora – e io propendo per questa – è l’eterna antica e ottusa pretesa, di “proteggere” coloro che ancora un’idea precisa non hanno o che di un’altra idea vogliono udire e meditare…
            Debolezza anche qui, e subdola, perché la preoccupazione è che qualcuno “passi al nemico”!
            ………………………………………..

            Certo ci fosse Alvise, direbbe voi fate lo stesso… ma lo stesso non è, e per lo più non avviene, anzi per tornar nell’alveo del debole pensiero cattolico (di alcuni), capita di sentir lezioni di morale discutibile senza contradditorio e che chi poi, la voglia mettere in discussione venga malamente zittito (ricorda nulla…?)

            1. Giusi

              Dice Costanza che alla Luiss non sono tutti uguali:

              Maria Isabella Corteggiani

              CHE STUDIAMO A FARE LEGGE SE NELLA NOSTRA UNIVERSITÀ OGGI UNA PERSONA NON HA POTUTO PARLARE PERCHÉ NON LA PENSA COME CHI MANOVRA QUESTO PAESE! PURTROPPO NON AVREMO IL PIACERE DI SENTIR PARLARE COSTANZA MIRIANO!

                1. Giusi

                  Non voleva mica essere una critica a te, ho solo riportato quanto letto sulla pagina facebook di Costanza al proposito. Mai dubiterò della bontà del più buono del reame! 😀

  3. vale

    @ bariom
    io, invece non mi astengo:
    ” se parla il cardinale Scola i De benedetti se ne vanno” da “libero” di oggi,pag.12.
    riassumo: al 40° anniversario della consob, viene invitato a parlare anche Scola. quando sale a parlare sia franco che carlo se ne vanno e, franco,twitta: “parla il Cardinale Scola. un organo dello stato non si fa dare lezioni di etica dalla chiesa. e lascio la sala.”
    d’altro canto ,carlo, il giorno prima, da minoli per mix 24, aveva elogiato il Papa perché vuole anche scardinare quella fogna che è il vaticano….

    mettici assieme anche le frasi spacciate per quelle del papa da scalfari e ti fai un bel quadretto di certi giornali e dei suoi proprietari.
    così. tanto per la cronaca.

      1. vale

        epperché poi mi son cadute le braccia a leggere il foglio di oggi pag.2: chi ti vanno a nominare come preside del collegio bellarmino,la facoltà che si occuperà di bioetica filosofia studi teologici e cattolici alla Loyola university retta dai gesuiti?
        una prof.sa atea, femminista ed abortista.

        poi uno pensa che i cattolici si stiano suicidando da soli e gli vien dato del pirla…. 🙂

        1. @vale, io distinguerei sul suicidio filosofico (ma direi quasi filologico-fisiologico) sociologico e di pensiero e quello di carattere spirituale-morale-liturgico, se anche a questo ti volevi riferire… ma forse no.

          Vero è che le due cose non stanno in “compartimenti stagni separati”, ma io li terrei distinti perché coinvolgono uno anche la fede dei semplici e degli umili (che è quella che probabilmente resterà…), l’altra l’ “intellighenzia” di chi, pur partendo da basi comuni, della Fede a forza di “dialogare” nel senso deleterio del termine (giacché anche di dialogo si è molto qui dibattuto…), ha finito per perdere il “cuore”, il centro e invece di “contaminare”, si è fatto contaminare.

          Quello che avviene anche per chi, pur religioso, a forza di occuparsi di aspetti finanziari e di contare soldi, perde del tutto di vista il senso e la realtà della Provvidenza e passa da Dio a Mammona 🙁

          Ad ogni modo, sulla notizia che riporti, che dire? Suicidio? Forse… avvelenamento certo, lenta eutanasia, pure… si potrebbe dire.

          E citando Osea potremmo dire:
          “Hanno creato dei re
          che io non ho designati;
          hanno scelto capi
          a mia insaputa.
          Con il loro argento e il loro oro
          si sono fatti idoli
          ma per loro rovina.”

          O dal Salmo 105
          “…si mescolarono con le nazioni
          e impararono le opere loro.
          Servirono i loro idoli
          e questi furono per loro un tranello.”

          1. vale

            parevami ovvio che il suicidio era sociologico politico.
            voglio dire: anche dalla chiesa viene la richiesta di impegno in politica per rappresentare valori cristiani.
            tradotto: basta con quelli che dicono di essere tali e poi votano leggi contrarie alla morale ed all’insegnamento della chiesa.
            poi, anche se negli stati uniti, i gesuiti, mica pizza e fichi, ti nominano cotanto nuovo preside al collegio bellarmino-che si starà rivoltando nella tomba- l’arcivescovo di milano viene schifato come un appestato mica da uno qualunque e la sciùra miriano non può andare a parlare perché-la possono indorare come ti pare ed utilizzare tutti gli eufemismi e circonlocuzioni di questo e pure dell’altro mondo- non è politicamente corretta.
            avevo dato notizia che in belgio persino l’organizzazione storica dei lavoratori cristiani aveva cambiato nome, e presumo, a questo punto, scopo sociale. checché se ne dica, la propaganda “gender” continua ampiamente nelle scuole( vedasi la lettura ultimamente fatta di una “fellatio” tratta da un sedicente romanzo di una semisconosciuta.)
            devo continuare?
            eppure continuano a dire come un mantra ” dialogo, dialogo, dialogo”.
            ma che vuoi dialogare?
            la realtà è che l’irrilevanza, come già dicevo, del cristianesimo qualora non serva a scopi politici o mediatici,in occidente è ai suoi massimi storici.
            la parte più incomprensibile è la collaborazione e la continua cessione di terreno da parte di istituzioni,università,associazioni che si dicono cristiane e la continua ricerca di compromessi che non fa altro che scristianizzare il poco che è ancora rimasto nella società.
            sarà anche che deve accadere.
            rendersene pure complici o facilitare tale esito, mi pare un po’ troppo.
            suicida, appunto.

            1. Appunto… il mondo ha da tempo imboccato la strada della scristianizzazione. I motivi sono molteplici e non dobbiamo dimenticare l’azione del principe di questo mondo, anche quando parliamo di questioni socio-politiche.
              Ciò che atterrisce è che la scristianizzazione e la desacralizzazione ha aggredito (e sembra trovare pochi impedimenti, per ora…) anche le istituzioni che dovrebbero avere Cristo come alfa e omega.

              Ma non dobbiamo preoccuparci, tutti lor signori non resteranno senza fede… stando così le cose nel giro di… (non mi pronuncio), saranno tutti MUSSULMANI! Poi voglio vedere le loro “liberta” e i loro “diritti”…

              Quanti resteranno Cristiani… Dio solo lo sa. Parliamo di martirio… ergo….

              1. Che ne dite? Fatte salve le imprecisioni (Francesco non è il primo papa non europeo) e le parti più opinabili (non mi sembra che gli ultimi due pontificati possano essere definiti “sconfitte culturali”), intravedo qualche aspetto di cui tener conto… sapendo che la redini della storia sono in mano alla Provvidenza, menzionata dallo stesso autore.

                E IL CRISTIANESIMO LASCIO’ L’EUROPA (Marcello Veneziani)

                C’è un processo straordinario che sta avvenendo sotto i nostri occhi e dentro le nostre menti di cui non cogliamo la portata e che è ben più importante e radicale della crisi economica: il cristianesimo sta lasciando l’Europa.
                Tre fattori stanno spingendo in quella direzione. Il primo è l’ormai secolare scristianizzazione dell’Europa che sta accelerando a passi da gigante. Un processo che non riguarda solo il sentimento religioso, la partecipazione ai riti e alle messe, il crollo delle vocazioni, ma che investe il senso di appartenenza alla civiltà cristiana e va dalla cultura al sentire popolare, dagli orientamenti di fondo alla vita quotidiana. Quel che appariva come naturale e civile, consolidato nei millenni, nei costumi e nei cuori, sta cadendo a una velocità sorprendente e investe in primo luogo la persona in rapporto alla vita e al sesso, alla nascita e alla morte; subito dopo travolge la famiglia in ogni aspetto. E la morale, i costumi, i linguaggi. Sconcertano e indignano convinzioni comuni da secoli, in vigore fino a vent’anni fa. I mutamenti che sta imponendo la crisi economica alla vita quotidiana europea sono ben poca cosa rispetto alle mutazioni antropologiche di portata radicale che stiamo vivendo. Profetica visione di questo crepuscolo espresse Sergio Quinzio in un testo del 1967 ora ripubblicato da Adelphi, Cristianesimo dall’inizio alla fine.
                Al primo fattore sociale e culturale si è unito un secondo fattore istituzionale: la Ue non esprime una comune visione storica e strategica, culturale e spirituale ma è forte, evidente e prevalente la spinta a emanciparsi da ogni legame con la civiltà cristiana. Il peccato originale dell’UE si rivelò già nel rifiuto di riconoscere, come chiesero invano San Giovanni Paolo II e Ratzinger, le radici cristiane dell’Europa, insieme alla civiltà greco-romana. Quelle origini erano peraltro l’unica base comune su cui poter fondare l’Europa, che per il resto è divisa e si è lacerata nei secoli. Ma tutte le norme che sono seguite, gran parte delle decisioni assunte dai consessi e delle sentenze delle corti europee, sono state improntate a un’evidente scristianizzazione dell’Europa. Ciò è avvenuto nonostante la presenza di un partito popolare europeo d’ispirazione cristiana per anni maggioritario in seno all’Europa. E nonostante la leadership europea di Angela Merkel, alla guida di quel partito e della nazione-egemone nell’Unione. Il filo comune che ha tessuto l’Europa è stato affidato alla moneta e alle linee economico-finanziarie, sradicando ogni possibile richiamo all’unità di natura meta-economica, salvo un vago illuminismo imperniato sui diritti umani.
                Il terzo fattore è la massiccia pressione degli immigrati, in prevalenza di religione islamica che si ammassa sulle sponde del Mediterraneo. Gli 800mila migranti pronti a partire, di recente paventati, costituiscono solo una parte. Perché, come ha notato l’ex presidente della commissione europea Romano Prodi, la migrazione nordafricana sarà ben poca cosa rispetto all’esodo delle popolazioni subsahariane che ci attende. A parte gli evidenti traumi e disagi sociali e civili, in tema di accoglienza e ordine pubblico, quell’invasione produrrà un’ulteriore alienazione della cristianità in Europa. Certo, avverrà pure l’inverso, la conversione di molti di loro al cristianesimo; ma più difficile sarà nei confronti di chi ha già una forte impronta islamica.
                A questi tre fattori imponenti se n’è aggiunto da un anno un quarto, che da un verso risponde ai primi tre, dall’altro induce la Chiesa a non subire ma favorire questo «decentramento» del cristianesimo: l’elezione di un Papa venuto dalla fine del mondo e i primi passi del suo pontificato. Finora i Papi, in stragrande maggioranza, erano italiani, se non romani (Santa Romanesca Chiesa, diceva il Cardinal Ottaviani); ora, per la prima volta, proviene da fuori d’Europa. Del resto i cattolici devoti sono più numerosi in Sud America che qui in Europa. Bergoglio non ha vissuto la crisi spirituale europea se non di riflesso, non ha dovuto confrontarsi col nichilismo pratico di un continente sazio di storia e declinante né con la relativa scristianizzazione delle società vecchie avanzate. Viene dalla periferia giovane e parla un linguaggio che sembra postconciliare ma che è anche premoderno, quando la cristianità permeava la vita quotidiana e non era un fenomeno minoritario. Un catechismo elementare, Dio, il Diavolo, i santi, tutto a portata di mano. E i suoi messaggi, dal Brasile a Lampedusa, hanno spostato la visione della Chiesa e il suo baricentro dall’Europa al sud del mondo. L’elezione di Papa Francesco avviene dopo la sconfitta culturale e pastorale dei due papi precedenti, soprattutto Benedetto XVI, che erano ripartiti da dove si perse Cristo, dall’Europa, tentando di affrontare la crisi religiosa. Con la loro sconfitta va declinando il cattolicesimo romano. Ora si tenta di riavviare il cristianesimo partendo dalle periferie, dai più umili, dai devoti più ingenui.
                Insomma il cristianesimo sta ritirandosi dall’Europa e sta cercando di risalire dai bordi, visto che il portone principale è inagibile. Dal punto di vista religioso, evangelico e pastorale, è arduo esprimere un giudizio, soprattutto se si crede ai disegni della Provvidenza. La Chiesa muta registro, e non si tratta di sinistra, di terzomondismo o pauperismo. È un fenomeno più grande, che peraltro reagisce a un evidente processo di espulsione del cristianesimo dalla vita europea. È più saggio sospendere il giudizio sulla Chiesa di Bergoglio, pur non mancando di criticare le singole scelte. È vano arroccarsi in una posizione di pura difesa del cattolicesimo romano. Non si può pensare che la Chiesa possa ridursi a una setta di ortodossi, decisamente minoritaria ed estranea rispetto al mondo che la circonda. La purezza si addice agli gnostici, agli iniziati, mentre il cristianesimo è una religione coram populo, perché lì avverte la voce di Dio.
                Il problema da affrontare non riguarda il versante religioso ma quello civile ed esistenziale, di un’Europa privata delle sue tradizioni e in fuga dalla sua civiltà, devota solo a Economia e Tecnica. L’Europa non sta sostituendo la visione cristiana della vita con un’altra visione, ma con la perdita di ogni visione e il primato del puro vivere. Assoluto non è l’Essere ma ciò che mi sento di essere. Io, ora. E chiama libertà il suo disperato perdersi nel nulla.

                http://www.ilgiornale.it/news/cultura/e-cristianesimo-lasci-leuropa-se-roma-non-pi-centro-1016233.html

                1. Sara

                  Apprezzo molto Veneziani, sebbene a volte capiti anche a me di fargli qualche appunto: a proposito della questione, di Veneziani consiglio “Contro i barbari” che, sebbene cominci ad essere un po’ datato, può fornire ancora un’analisi interessante (e per certi versi anche profetica di battaglie in quel momento non attuali come lo sono adesso).

        2. Giusi

          Alla Facoltà teologica di Padova c’è l’insegnante di danze sacre! Queste danze in una chiesa di Padova le hanno fatte durante la Messa in coena domini…. Cioè il giovedì santo in chiesa si sono messi a ballà! E non solo. E’ seguito buffet….. Si saranno detti: in coena domini se magna…. Magnamo! Che sono questi digiuni, queste penitenze! per carità! Ci dovessero commissariare! A titolo informativo in passato nella medesma chiesa i gay cattolici hanno fatto una veglia di preghiera affinchè venga approvata la legge sull’omofobia! Che meraviglia!

            1. Giusi

              Ho persino ricevuto via mail il programma del triduo, ovviamente ho reagito alla mia maniera e si sono scusati dicendo che pensavano di parlare a una di loro. ma di loro chi? Che ci sono le sette nella chiesa cattolica? Perchè è una chiesa a tutti gli effetti consacrata con sacerdoti officianti, non commissariati.Ecco si diceva nel programma che un tale Don… sarebbe mancato perchè andava a fare il triduo a Bose……. Peraltro prima della Settimana Santa abbiamo pure avuto l’onore che la diocesi ha invitato a parlare Enzo Bianchi. Sono soddisfazioni!

  4. Sara

    Interessante articolo.
    In merito all’immagine: a ciascuno il suo gaudium! Ma sempre in relazione al Signore: non si può non fare i conti con Lui! Dunque, c’è chi gioisce per una presenza e chi per un’assenza…

  5. vale

    @ giusi
    riappunto. persino lì arrivano,oramai. e’l vannini vuole una religione disincarnata,meglio, filosofica proprio per renderla un sentire personale,individuale e basta.
    non più oggettivo, reale e razionale( Benedetto xvi docet) e pertanto universalmente-cattolicamente- conoscibile e riconoscibile.poiché se così fosse-come è in realtà- sarebbe ovvio che è la verità. anzi, la Verità.

  6. admin

    da facebook https://www.facebook.com/mario.adinolfi/posts/10152375805495428
    AI FIGLI DI PAPA’ ARROGANTELLI DELLA LUISS

    di Mario Adinolfi

    Costanza Miriano oggi doveva andare a parlare agli studenti della Luiss, che l’avevano invitata. Non conosco benissimo Costanza, ma mi sembra insieme una donna fortissima e fragile, domenica ci siamo incrociati a messa e all’uscita mi aveva confidato di temere contestazioni. Allora mi sono offerto di farle da guardia del corpo e ho subito in piazza della Chiesa nuova anche un apposito crash test con assalti da parte di padre Maurizio Botta che manco Genny ‘a carogna…crash test superato. A quest’ora avrei dovuto essere nell’aula magna della Luiss ad ascoltare Costanza e invece Costanza è stata censurata, l’invito le è stato cancellato a neanche 24 ore dal convegno in maniera maleducata e un po’ ignobile, io sto su twitter a litigare con un paio di figli di papà arrogantelli della Luiss che mi scrivono: “Non devi parlare”. Evidentemente l’attitudine censoria ce l’hanno nel giovane sangue.
    Non dovrei parlare perché non avrei letto il loro comunicato di spiegazione dell’accaduto e invece parlo proprio perché l’ho letto. Ed è la classica toppa peggiore del buco. Gli arrogantelli figli di papà confermano tutto, l’invito fatto da mesi e confermato fino a ieri, l’annullamento e la censura a Costanza per alcune idee da lei espresse e arcinote, l’imbarazzante giustificazione per cui poiché la Miriano aveva detto sì all’invito di mesi prima e non accettava un ribaltamento del programma a 24 ore dal convengo per un fantomatico confronto con le associazioni LGBT, allora la cancellazione della conferenza si rendeva “inevitabile”. Un delirio. E poi: “Non devi parlare”.
    Vabbè, non aggiungo altro. La Luiss, università di cui sono stato studente, ha fatto una pessima figura. La responsabilità è di questi studenti arroganti, ma l’istituzione non ne esce bene. Costanza si dimostra per quella che è: una leonessa che paga per le sue idee e che mette paura a chi ha poche idee e pure confuse e manco sa come si organizza un convegno e come e perché eventualmente si annulla. Non certo per le idee della relatrice. Perché se cancelli il suo diritto a parlare per questo motivo, stai compiendo un atto liberticida.
    Servirebbe ancora Pier Paolo Pasolini per spiegare qualcosa a questi universitari che hanno davvero e inequivocabilmente le facce da figli di papà. Io, che Pasolini non sono, davanti ai loro insulti su twitter ho risposto con sei parole: avete la faccia come il culo. Costanza, che ha gentilezza estrema di animo e di modi, non approverà. Ma noi guardie del corpo siamo un po’ così, dobbiamo talvolta andare per le spicce. Per difendere la libertà di parola.
    Almeno quella, lasciatecela.

  7. admin

    da Avvenire:

    «Un problema di equilibri tra organizzazioni studentesche», dicono. Fatto sta che alla Luiss non si riesce a parlare di famiglia. O meglio non se a farlo sono monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, e soprattutto Costanza Miriano, giornalista Rai e scrittrice (“Sposati e sii sottomessa”). Dovevano farlo questo pomeriggio alle 17 nell’Aula magna dell’Università di Roma, ma ieri pomeriggio alla giornalista è arrivata una mail da parte degli organizzatori in cui le si comunica che «purtroppo è subentrato un problema organizzativo e uno interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche. Con la presente Le comunichiamo che non siamo in grado di garantire l’effettiva realizzazione dell’evento». Monsignor Paglia, colpito da un lutto familiare, ha declinato l’invito. Una censura preventiva nei confronti della Miriano? La Luiss fa presente che si trattava di un’iniziativa autorganizzata dagli studenti e non dall’Università: «Probabilmente hanno ritenuto opportuno soprassedere». Ma perché? La risposta sta forse nelle critiche preventive giunte nei giorni scorsi alla giornalista, “bollata” come “omofoba” per aver risposto in un’intervista radiofonica che «i bambini hanno bisogno di una madre femmina e di un padre maschio». «Ma se dire che i bambini hanno bisogno di una mamma e un papà è omofobia ed espone a possibili censure – commenta Costanza Miriano – c’è davvero di che preoccuparsi».
    Francesco Riccardi

    http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/luiss-miriano-non-parla.aspx

  8. vale

    non ve la lasceranno la libertà di parola.
    come ricorda sul foglio di oggi a pag.3 ( a firma m.ferraresi)su condi rice vittima anche lei del politicamente corretto…
    “..tutto sommato aveva ragione la studentessa di Harvard Sandra Korn che in un editoriale sull’harvard crimson aveva onestamente tirato le conseguenze del clima da polizia del pensiero liberal venduto come pluralismo nell’ambiente universitario: smettiamola di parlare di libertà accademica come criterio fondamentale per scegliere interlocutori e conferenzieri,scriveva la korn, e parliamo piuttosto di “giustizia accademica”. Chiunque esprima concetti sessisti,vagamente omofobi,religiosamente scorretti…. va automaticamente escluso dal dibattito,altro che libertà d’opinione. ”

    manco avesse previsto da harvard la scena della miriano alla luiss….

  9. Con enorme soddisfazione annuncio che il Direttore Generale della Luiss Lo Storto con grande gentilezza e correttezza mi ha chiamata a casa (se le crostate sono un po’ bruciate è che mi sono distratta…) e mi ha assicurato personalmente che l’incontro che era stato programmato da mesi e poi cancellato ieri all’ultimo momento, si farà nei prossimi giorni, nei modi in cui era previsto. Quindi SENZA le associazioni LGBT al tavolo dei relatori, come era stato concordato da mesi, e come si era tentato di cambiare con un diktat (“o accetti, o l’incontro si cancella”).
    Non voglio conoscere le dinamiche interne. Quello che conta per me è parlare di famiglia.
    Trovo estremamente violento che ogni volta che si parla di famiglia debbano essere messi all’ordine del giorno i temi degli omosessuali. I problemi che riguardano le famiglie che conosco sono molti altri. L’educazione al maschile e al femminile, gli assegni familiari, la conciliazione col lavoro per le mamme, una rete che sostenga chi ha figli disabili, le dinamiche fra uomo e donna e molto ancora…
    Se tra il pubblico ci sarà chi vorrà fare domande su altro proverò a rispondere, ma io non sono un’esperta di omosessualità e sinceramente non voglio neanche diventarlo. Ognuno si deve occupare di ciò che conosce.

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