O Dio vieni a salvarmi…

O Dio vieni a salvarmi...-

di Mario Barbieri

Non ricordo se fosse un semplice storiella o addirittura una barzelletta, ma ricordo recitava circa così:

“Un tale, devoto, pio e timorato di Dio, si trova per sua sventura, a cadere nell’aperto mare, dalla nave che in viaggio lo trasportava… Non si perde d’animo e oltre a sostenersi a nuoto, fiducioso invoca Dio in cui tutta la sua fiducia ripone Prega e invoca, quando sopraggiunge una barca di poveri pescatori. “Allunga un braccio buon uomo che ti lancio una cima…” “Ti ringrazio, ma ho pregato Dio. Egli verrà a salvarmi!”

Passano così le ore, ma il nostro, devoto continua fiducioso nelle sue litanie, sebbene le forze inizino a venir meno… Sopraggiunge un’altra barca. “Coraggio fratello, veniamo in tuo soccorso. Afferra il remo…” “Grazie fratello, ma Dio non tarderà ad ascoltare le mie preghiere e verrà a salvarmi.” Fu così che le forze lo abbandonarono del tutto e i flutti lo sommersero, togliendogli la vita.

Al cospetto di San Pietro (c’è sempre chissà come in queste storielle, San Pietro ad accogliere le anime alle Porte del Paradiso…), l’anima del nostro solleva le sue rimostranze, cosicché il buon S. Pietro, va dal Padre Eterno: “Mio Signore, l’anima dell’uomo che è appena giunta si lamenta che le sue devote preghiere siano rimaste inascoltate…” “Chi è?!” tuona il Padre Eterno “Il cretino a cui ben due barche ho mandato?”

Ora per sciocca o inverosimile che ci appaia la storiella, ci invita invero a più di una riflessione. Quante volte pieni di zelo e di devota fede, abbiamo implorato da Dio l’aiuto, aspettando proprio quell’aiuto e non un altro… quello che avevamo già ipotizzato nei nostri pensieri, pianificato come l’unico e il solo possibile, fosse anche (come pare fosse anche per il nostro protagonista) la Potente mano di Dio che aperti i Cieli discendesse sino a noi?

Quante volte forse un misera barca, fosse anche un barchetta, di umili pescatori ci è passata accanto, ma noi aspettavamo “altro”… figuriamoci poi se fosse stato un misero “legno” (proprio quel “legno”, quello della Croce). Questo tale poi, devotamente pregava, ma… ma mai chiede aiuto. Che dico, “chiede aiuto”… intendo GRIDA AIUTO!! Come è giusto faccia chi sa di essere in grave pericolo.

Grida, certo, grida a Dio, ma siano grida che anche il prossimo tuo possa udire e accorrere in tuo soccorso. A volte però il nostro essere pii e devoti, “umilmente” fiduciosi, rende (apparentemente) sconveniente questo gridare così che, a volte, i flutti ci sommergono del tutto.

Così il padre non grida aiuto verso i figli (perché e normale sia il contrario), il superiore a chi gli è subalterno, il marito alla moglie, come la moglie al marito, il Parroco al Suo Gregge, Il Sacerdote ai suoi Fedeli, il maestro ai discepoli e via discorrendo. Eppure Cristo non così fece: “E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.  Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me» “ (Mt 26, 37-38).

Ci vuole Umiltà, anche nella prova, anche nel pericolo, fosse anche un pericolo “spirituale”: “Sono nella prova Fratelli; sono nella tentazione; la mia fede vacilla; AIUTO, pregate per me…” Perché ciò che ci impedisce di chiedere aiuto, ha un nome.

Ricordo un periodo di lunga e seria precarietà economica. Che fatica accettare di essere nell’elenco delle “famiglie bisognose” della parrocchia. Accettare che un “baldo giovane”, ogni tanto venisse a portarmi un cassetta con ogni genere di aiuto alimentare… ed un sorriso. Avrei preferito che Dio mi riempisse il frigo… nella notte. Già molto meglio, a rischio di morir di fame…

50 pensieri su “O Dio vieni a salvarmi…

  1. rosalba

    La superbia ,l’amor proprio , prega Dio sì ma far sapere al prossimo nooooooo nn sia mai maledetta superbia ! mi hai rovinato la vita ,e quel che peggio l’ho contagiata ai miei figli !

  2. jherzog

    l’ultima parte mi fa venire in mente cio’ di cui sono spettatore a casa: la famiglia che abita sotto di noi e’ bisognosa, e riceve come tanti una cassetta di generi alimentari. ma la riceve di notte, lasciata davanti alla porta, senza scambio di sorrisi. anche questo, secondo me, e’ un aspetto che distingue l’esperienza vissuta in Italia da quella di questa Germania luterana.

    1. @Jherzog, interessante questa tua notazione…
      Mi permetto di dare un’ulteriore chiave di lettura, che questo avvenisse in un paese luterano o cattolico, può leggersi un sentimento di “rispetto umano” (sentimento che porta in sé anche tanti rischi…), ma anche la volontà del “portatore di cassetta”, di “agire nel segreto”, perché quest’elemosina rimanga nel segreto tra lui e il Padre. Rinuncia quindi alla “ricompensa” del grazie, della gratitudine di chi l’elemosina riceve, per una ricompensa maggiore. (Mt 6, 2-4)

      1. jherzog

        @Bariom entrambe le chiavi di lettura sono valide, ma io continuo a ripensare al richiamo del Papa http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/guardare-e-toccare-il-povero.aspx. mi e’ stato insegnato a ringraziare (o quanto meno a essere grato) a chi mi permette di condividere con lui o lei del mio. questo e’ senz’altro piu’ difficile che “gettare il soldo” come dice il Papa. e ancora piu’ difficile e’ fare questo con la cura di non urtare una sensibilita’ che magari e’ anche difficile…

        1. Il richiamo del Papa è preziosissimo. Può esserci un modo anche “sprezzante” di fare elemosina.
          Poi “agire nel segreto” o senza segreto alcuno e con condivisione, sono modi, tempi, occasioni diverse, che ritengo, Dio stesso ci pone davanti. Certamente una non esclude l’altra 😉

  3. Maria

    Bellissimo articolo!quanto mi riconosco in questo atteggiamento un po’ orgoglioso di pensare di riuscire a fare e a risolvere tutto da sola (o con Dio), quando invece il Signore, oltre a dare la forza e il sostegno nella preghiera e nei Sacramenti, si fa vicino con il sostegno e l’aiuto dei fratelli!questa è una lezione che in fondo non ho ancora imparato…dagli scritti di S. Pio da Pietrelcina son rimasta meravigliata di quanto lui chiedesse aiuto e preghiere alle sue figie spirituali e manifestasse le sue necessità, sia spirituali che materiali..il mio dilemma rimane però sempre questo: nelle angustie, sia spirituali che materiali, qual è il limite tra condivisione delle proprie pene e lamentela? tra richiesta di aiuto e sopportazione (anche paziente e nascosta) delle prove della vita?

    1. @Maria, provando a rispondere alle tue “amletiche” domande, credo la regola da applicare possa essere quella “della famiglia”…
      Se si è in famiglia, con altri fratelli e sorelle in Cristo, è buona, ottima cosa la condivisione delle pene… se si passa alle “lamentazioni” più che bibliche quelle dal sapore di “piagnisteo umano”, credo saranno gli stessi fratelli e sorelle a condividere laddove ci sia da condividere e a metterci nella verità laddove solo ci lagnamo. Il non voler apparire “lamentosi” fa ricadere nuovamente nel peccato d’orgoglio di voler essere “perfettini”… entriamo nell’ottica che “lamentosi” spesso lo siamo, punto.

      Tra richiesta d’aiuto e sopportazione nelle prove della vita, forse la risposta è anche più semplice… Forse che per sopportare con (santa) pazienza, non dobbiamo a Lui chiedere aiuto? Senza di Lui non possiamo far nulla… Dio è nostro Padre, come fanciulli a Lui dobbiamo continuamente chiedere aiuto, ancor più se siamo nella prova. 😉

    1. Grande Alvise… ottima citazione 😉
      Vale la pena per chi non la conoscesse o ricordasse leggerne il testo:

      C’era una gran festa nella capitale
      perché la guerra era finita.
      I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
      Per la strada si ballava e si beveva vino,
      i musicanti suonavano senza interruzione.
      Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni,
      riabbracciare i loro uomini. All’alba furono spenti i falò
      e fu proprio allora che tra la folla,
      per un momento, a un soldato parve di vedere
      una donna vestita di nero
      che lo guardava con occhi cattivi.

      Ridere, ridere, ridere ancora,
      Ora la guerra paura non fa,
      brucian le divise dentro il fuoco la sera,
      brucia nella gola vino a sazietà,
      musica di tamburelli fino all’aurora,
      il soldato che tutta la notte ballò
      vide tra la folla quella nera signora,
      vide che cercava lui e si spaventò.

      “Salvami, salvami, grande sovrano,
      fammi fuggire, fuggire di qua,
      alla parata lei mi stava vicino,
      e mi guardava con malignità”
      “Dategli, dategli un animale,
      figlio del lampo, degno di un re,
      presto, più presto perché possa scappare,
      dategli la bestia più veloce che c’è

      “corri cavallo, corri ti prego
      fino a Samarcanda io ti guiderò,
      non ti fermare, vola ti prego
      corri come il vento che mi salverò
      oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh

      Fiumi poi campi, poi l’alba era viola,
      bianche le torri che infine toccò,
      ma c’era tra la folla quella nera signora
      stanco di fuggire la sua testa chinò:
      “Eri fra la gente nella capitale,
      so che mi guardavi con malignità,
      son scappato in mezzo ai grillie alle cicale,
      son scappato via ma ti ritrovo qua!”

      “Sbagli, t’inganni, ti sbagli soldato
      io non ti guardavo con malignità,
      era solamente uno sguardo stupito,
      cosa ci facevi l’altro ieri là?
      T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda
      eri lontanissimo due giorni fa,
      ho temuto che per ascoltar la banda
      non facessi in tempo ad arrivare qua.

      Non è poi così lontana Samarcanda,
      corri cavallo, corri di là…
      ho cantato insieme a te tutta la notte
      corri come il vento che ci arriverà
      oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh

      1. D’accordo senm, non ci bacchettare… Alvise l’aveva detto: “fatti i debiti distinguo” 😉 ed io non ho resistito al ricordo di uno dei cantautori della mia “atea gioventù”…

          1. Giusi

            Lo condidero un paraculo ma qualche canzone l’azzeccava: “e vorrei contare i tuoi capelli fino all’ultimo senza sbagliare e alla fine dire che son belli e confonderli e ricominciare….”

  4. Nami80

    Scusate se scrivo qui una cosa completamente fuori contesto, ma non riesco a commentare i post vecchi e non so dove altro scrivere. Sono un po’ delusa da questo blog che avevo iniziato a seguire con molto interesse in quanto condivido pienamente i valori qui espressi. Ma non condivido l’atteggiamento di difesa a oltranza delle proprie convinzioni davanti a chi ha opinioni diverse, quel porsi un po’ su un piedistallo quasi a voler puntare il dito contro chi non la pensa come noi. Vi invito (scusate la mia superbia ma ci tengo molto, vista l’importanza e la bellezza di questo blog che rischia di essere un po’ svilita, almeno secondo il mio modesto parere) ad accogliere (parola cara a Costanza Miriano), a cercare di comprendere, a mettersi nei panni di chi sta vivendo magari dei dissidi interiori molto forti dentro di sé.
    Ricordiamoci che siamo qui in questa vita non per convincere gli altri, ma per Amare. Che la vera evangelizzazione è l’azione concreta, l’amore senza se e senza ma, anche nei confronti di chi ci sembra stia sbagliando (ci penserà Gesù poi a convertire, o vogliamo sostituirci a Lui?). Che Gesù andava nelle case dei pubblicani suscitando scalpore nei “benpensanti”: mi piace pensare, come don Gallo, che i pubblicani di oggi siano i gay, i trans, e -perché no- quelle donne che vivono un dissidio dentro di sé perché sentono una vocazione a farsi prete e cercano nonostante tutto di amare la Chiesa (vi assicuro che ci sono). Queste persone sbagliano? Solo il Signore ha il diritto di dirlo e di giudicarle, a noi è dato solo di Amarle, quindi di star loro vicine, cercare di capirle, accoglierle, non umiliarle. E infine concludo questa predicozza (la lettura del libro di Costanza Miriano deve avermi contagiato nella smania di fare prediche!) con una frase della beata Cecilia Eusepi: “Giudichiamo noi stessi e non gli altri, perché non sappiamo il numero di grazie che hanno ricevuto”.

    1. ….ma “loro”, “essi”, dicono di essere contro il peccato non contro il peccatore…
      Bisogna, credo, che sia, anche, perchè il peccato non dia scandalo e non produca altro peccato…
      Lungi da “essi” giudicare le persone, come per esempio Don Gallo, o no?

    2. Davide

      Cara Nami80, mi ha molto colpito il tuo commento perchè si lega perfettamente a quello che ho fatto io il 4 agosto (http://costanzamiriano.com/2013/08/04/gli-errori-della-legge-anti-omofobia/#comment-60884).

      Ancora una volta constato che secondo me c’ è una INCOMPRENSIONE DI FONDO, ed è quella che ricordava JoeTurner nel suo intervento sempre del 4 agosto (http://costanzamiriano.com/2013/08/04/gli-errori-della-legge-anti-omofobia/#comment-61038), che ti invito a leggere insieme alla mia risposta.

      SI CONFONDE IL PECCATO CON IL PECCATORE!

      Hai scritto “non condivido l’atteggiamento di difesa a oltranza delle proprie convinzioni davanti a chi ha opinioni diverse, quel porsi un po’ su un piedistallo quasi a voler puntare il dito contro chi non la pensa come noi.”

      In generale non sono d’accordo con quanto dici sull’atteggiamento di quanti commentano su questo Blog, ma credo di comprendere quali sono le tue preoccupazioni, perchè sono quelle di tante altre persone di buona volontà che però credono che sia importante sopra ogni cosa mostrasi accoglienti!

      Hai scritto: “Che Gesù andava nelle case dei pubblicani suscitando scalpore nei “benpensanti”: mi piace pensare, come don Gallo, che i pubblicani di oggi siano i gay, i trans, e -perché no- quelle donne che vivono un dissidio dentro di sé perché sentono una vocazione a farsi prete e cercano nonostante tutto di amare la Chiesa”

      E’ vero Gesù anche mostrava un amore incredibile verso tutti … ma non verso il peccato! Verso il peccato era durissimo! A me sembra intransigente!

      In questo Blog non mi è mai capitato di leggere (come purtroppo invece mi capita su altri siti) affermazioni offensive o che andassero contro nessuno!
      Altrimenti credo che avrei smesso di seguire il Blog immediatamente.

      Anzi è bellissimo che proprio nel Blog venga dato spazio a commenti che spesso sono in aperto contrasto con quanto pensano Costanza Miriano e gli altri autori.
      Spesso sono gli interventi che innescano le conversazioni più interessanti anche se a volte sono vere e proprie provocazioni.

      Credimi io quando leggo alcuni commenti faccio esattamente quello che chiedevi tu, cioè cerco di mettermi (per quanto posso) al posto di chi l’ha scritto.
      E ti assicuro che se oggi o domani qualcuno mi proponesse delle argomentazioni che “smontassero” tutto ciò in cui credo, le prenderei in serissima considerazione!
      Fino a quel momento dirò la mia.

      Se invece tu pensi che per accogliere gli altri, per andare incontro, allora una persona deve tacere le proprie idee o rinunciare affermare ciò in cui crede, allora cadiamo nel relativismo e non ci sono discussioni che tengano. Ogni nostra parola non avrà effetti sull’altro, e tanto varrebbe non scrivere ne sul Blog, ne da nessun altra parte, perchè tutto diventerebbe un mero esercizio di dialettica.

      Grazie per il tuo post, e grazie a admin che lo ha pubblicato.

      P.S. Mi sbaglierò, ma credo che sia più prudente non giudicare nemmeno noi stessi! 🙂

      1. ralitàCaro Davide, dipenda da cosa si intende per “giudizio esercitato da noi stessi su noi stessi” 😉

        Detto questo e accomunandomi a buna parte della tua risposta a Nami80 aggiungerei un paio di personali considerazioni:

        Da una parte questo tipo di commenti (che invitano all’accoglienza, alla comprensione, in fondo in fondo, alla misericordia…) tornano a più riprese e vale la pena rifletterci dato che vengono da persone diverse.
        Dall’altra,come ho già avuto modo di dire in altri interventi, è molto difficile dare una “connotazione” o un preciso “stile” su un blog come questo, dove l’autrice, i co-autori, il “mitico” admin, (c’è quindi una pluralità di base), non intervengono ad ogni “piè sospinto” a correggere, rettificare, re-indirizzare ogni singolo commento… e ci mancherebbe (ma altri blog – anche in ambito cattolico non sono così “liberi”) se non dove “strettamente necessario” o per loro altrettanto libera volontà ed iniziativa.

        Va poi considerato anche il fatto che alcuni interventi “di chi sta vivendo magari dei dissidi interiori molto forti dentro di sé”, si presentano qui in modo talora aggressivo o supponente o partendo da posizioni ci aperta critica, che difficilmente sono assimilabili a che “cerca di capire o chiede aiuto”…

        Io stesso, che frequento da un po’ il blog in modo (ahimè per chi legge…) anche abbastanza assiduo, mi sono “presentato” con alcuni interventi apertamente critici verso alcuni passaggi proprio di Costanza, attirandomi le “non proprio simpatie” dei suoi innumerevoli (e ovviamente qui presenti) estimatori… insomma non esattamente il modo migliore di “presentarsi” in qualunque altro tipo di “gruppo” o comunità, virtuale o meno che sia.

        Nami, riportare ad un blog la lodabile regola (o semplice affermazione) secondo la quale “…siamo qui in questa vita non per convincere gli altri, ma per Amare”, seppure possa essere una valida prospettiva, rimane piuttosto una chimera… Amare e Amare come Cristo ci ha amati, è una delle cose più concrete (e difficili – se non impossibili alle nostre misere forze) che ci possano essere. Pretendere che questo avvenga o anche solo traspaia in un ambiente fondamentalmente basato sulla dialettica, mi sembra appunto una pia illusione.
        Qui, a parole, potrei essere l’uomo che ama di più il mondo, secondo forse solo al Padre Eterno (non per nulla il sottoscritto si è già visto insignire del titolo de “il più buono del reame” ;-))

        Se poi parliamo di “toni”, apertura nel dialogo, capacità di immedesimazione o di compartecipazione, questo è un altro discorso, ma anche qui, non può essere una regola “spalmata” sulla testa di ognuno. Qui c’è una pluralità di pensieri e di caratteri, di varia umanità, che – seppur con qualche strabismo – cerca di tenere lo sguardo fisso su un unico centro: Cristo e la Sua Chiesa (unico centro, non due…)

        Io invito te Nami, come tutti coloro che hanno fatto interventi simili ai tuoi, ad essere parte di questa pluralità, a dare il loro apporto e la loro “voce”, certamente diversa da altre, a questo blog (se mi è concesso un invito in “casa altrui”). A fare “corpo” per arrivare ad una maggiore completezza, piuttosto che dire: “secondo me dovreste essere (chi poi?) così, rispondere cosà, avere questo e non mostrare quello, ecc, ecc.
        Se lo Spirito ve lo dà, mettete la vosta particolare sensibilità, al servizio di questa piccola, grande, virtuale ma concreta, comunità.

        1. Davide

          Ciao Bariom, non ho capito l’inizio del commento “ralitàCaro Davide, dipenda da cosa si intende per “giudizio esercitato da noi stessi su noi stessi”, forse un errore di battitura. Comunque, bella aggiunta! 😉

                1. Però non sei andato oltre il “fuochino”… quindi se non conosci la risposta alla domanda di cui sopra, perché fai affermazioni inutilmente sarcastiche con tanto di punto esclamativo?!

                  1. …David:
                    …ho capito che siamo in un blog cattolicissimo, ma non c’è mica bisogno di giocare a nascondino!
                    O quale mai potere sarà che voi avete per permettervi di dichiaravi in lotta col peccato degli altri?

                    1. Alvise io non giocavo a nascondino… volevo solo dimostrare quello che (mi sembra) ho dimostrato: sputi sentenze ma non sai nepure di che parli. 😉

                      E di grazia cosa ci impedirebbe di “dichiararci in lotta” con il peccato – anche fosse quello degli altri – visto che sappiamo che di peccato si soffre e si muore e che conosciamo anche il “mezzo” o meglio la Persona che ha il potere di sconfiggere il peccato? Cristo Nostro Signore.

  5. Nami80

    Sono un po’ sorpresa e dispiaciuta dalle risposte ricevute… in realtà io condivido in pieno tutti i valori qui espressi e sono molto contenta di avere trovato un blog in cui mi sono sempre sentita rappresentata. Vivendo in un paesino, infatti, non sempre è facile per me trovare persone che vivono il cristianesimo in modo radicale, per così dire. Pertanto, caro Davide, condivido tutto del tuo post del 4 agosto e mi scontro quotidianamente anch’io con persone che non vivono questi ideali in modo autentico. Peccato sentirsi dire ora che qui sono “in casa altrui” …. mah??? Anche se mi considerate “una voce fuori dal coro”, continuerò a seguire questo blog sentendomi a casa mia e ad essere illuminata dai contenuti, che condivido totalmente. Anzi grazie perché mi fate progredire spiritualmente ed è veramente uno straordinario strumento di Dio anche questo.
    Detto questo, il mio era un semplice invito ad esprimere le proprie opinioni sempre con chiarezza e fermezza, ma con più dolcezza, più delicatezza, meno “supponenza” (capisco che così sembro supponente anch’io, scusatemi…).
    Il NOSTRO modello (hai ragione Bariom, qui ho sbagliato io a dire “dovreste essere” e mi correggo: “DOVREMMO, io per prima”, ma usavo la seconda persona perché in genere non partecipo alle discussioni, un po’ perché posso seguire solo poco e a tratti, un po’ perché vedo tanti interventi colti e mi sembra di non poter aggiungere nulla di significativo), il nostro modello, dicevo, può essere il nostro papa -quale modello migliore?- che espone i principi con tanto amore e delicatezza. Chi potrebbe dimenticare infatti il suo: “Se uno è gay, chi sono io per giudicarlo?” Ma mai e poi mai ha detto (o dirà) che i gay possono sposarsi!!! (Cosa alla quale -per la cronaca- sono contraria, nonostante la citazione di don Gallo).
    Forse è vero che il blog presuppone di per sé una dialettica e quindi è difficile immedesimarsi e capire gli altri fino in fondo… ma se è qui che il Signore ci fa agire in questo momento, è qui che dobbiamo mettere in pratica l’accoglienza e l’ascolto… Se “alcuni interventi “di chi sta vivendo magari dei dissidi interiori molto forti dentro di sé”, si presentano qui in modo talora aggressivo o supponente”, a maggior ragione dovremmo -io per prima- rispondere con l’amore. Troppo assurdo e inverosimile? Non meno di perdonare un nemico… Scusate se sono troppo presuntuosa a scrivere così, ma, credetemi, non è affatto per criticare, quanto per migliorare insieme.

    1. Bene cara Nami, un’ultimissima postilla: “Peccato sentirsi dire ora che qui sono “in casa altrui” …. mah???
      Non farmi dire cose che non ho detto…

      Ho detto e dicevo, facendoti un invito, “se posso fare questo invito in casa altrui…” se cioè posso, io che non gestisco questo blog (che mi senta o meno a casa, non è cosa mia), fare ad alcuno un invito come fosse – cosa/casa mia.”

      Spero aver chiarito. 🙂
      Questa è l’ennesima (se mai ce ne fosse bisogno) dimostrazione di come toni, intenzioni e a volte la stessa sotanza delle cose, può esser mal interpretata, mal intesa e anche mal “digerita”, senza che la colpa sia di alcuno se non dei nostri limiti o dei singoli “processi mentali” 😉

      Bene, andiamo avanti, in cammino (di conversione) e sursum corda

      1. Nami80

        ok, non avevo capito… non sono molto pratica, sorry -.-” mi sa che i miei processi mentali allora sono davvero un po’ limitati!! 😉

      2. No Nami, è il mezzo! E’ il mezzo (i blog, le chat. le stesse mail) che ha dei grossi limiti… Bisogna esserne consapevoli.

        Dio ci ha fatto uomini e non… tastiere. Ci ha dato un volto e non… un monitor!

        Poi usiamo tutto quello che abbiamo e che l’Uomo ha inventato, per parlare di Dio, per annunciare il Vangelo, per proclamare la Verità, per confutre la menzogna se necessario, per raccontare le Opere di meraviglia di Dio nella nostra vita… ma non chiediamo a un mezzo come questo, più di quello che puo fare.

        Dio ci scampi dall’arrivare a dire: “…ed io con il mio blog ti mostrerò la mia fede.” (!!) :-|:-)

    2. Davide

      Condivido molto del tuo secondo commento.
      Questa è la dimostrazione di quello che dicevo prima!
      Il tuo commento iniziale (che io non avevo compreso appieno, ma è ovvio per via della sintesi a cui siamo obbligati i questo contesto) ha suscitato uno scambio di battute costruttivo.
      Adesso credo che siamo un po’ più in sintonia, e questa penso che sia la strada giusta! 😉

    1. Spesso lo diciamo, ma non ci crediamo per nulla… 😐

      Oppure lo diciamo… eppoi appena uno ci accusa di esserlo, gli “mangiamo la faccia!!” 🙂

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