Un video da vedere: La Manif Pour Tous en France

Un video che racconta cosa è successo in Francia, negli ultimi nove mesi: il percorso accidentato della controversa legge Taubira (mariage pour tous), le prime manifestazioni,  gli oppositori sempre più numerosi, la nascita del movimento Manif pour Tous, le successive manifestazioni che hanno portato oltre un milione di persone in piazza, i sit-in pacifici, una vera e propria resistenza, gli arresti arbitrari, e tutto, se non ve ne foste accorti, praticamente nel silenzio generale dei grandi media: ecco perché questo è un video da vedere! (è in francese con i sottotitoli in inglese ma è facilmente comprensibile anche per chi ha meno dimestichezza  con le lingue tanto sono eloquenti le immagini).

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31 pensieri su “Un video da vedere: La Manif Pour Tous en France

      1. Alessandro

        Purtroppo ci sono cattolici che combattono una battaglia giusta contro una legge ingiusta, poi se la legge ingiusta viene approvata si disanimano, si rassegnano come dinnanzi ad un evento fatale e irreparabile. La legge ingiusta va invece contrastata sempre daccapo nei modi più efficaci e con inalterata energia, perché nessuna approvazione può rendere giusta una legge ingiusta. Nel caso francese, occorre tenere desta nei tanti che hanno avversato quella legge la consapevolezza della terribile ferita che essa infligge alla società, e insieme con la consapevolezza l’impegno perché la ferita possa sanarsi, perché la legge sia abrogata.
        Il cardinale Burke lo dice chiaramente a Famille Chrétienne:

        “En France, la loi légalisant le mariage homosexuel a été votée. Que doivent faire les catholiques désormais ?

        J’ai suivi le combat des Français contre cette loi. Je peux leur dire ceci : continuez à manifester, continuez à montrer que cette loi est injuste et immorale. L’Église vous soutiendra dans ce combat pour la justice. J’encourage ainsi les prêtres et les évêques à continuer sur cette voie et manifester leur opposition dans la rue si nécessaire. C’est important qu’ils montrent l’exemple. Moi-même, il m’est arrivé de manifester, notamment à l’occasion de Marche pour la vie. Dans Evangelium vitae, Jean-Paul II fait référence à la désobéissance civile, c’est dans ce genre de cas que nous devons la pratiquer.”

        http://www.famillechretienne.fr/croire/l-eglise-et-son-histoire/cardinal-burke-leglise-catholique-napprouvera-jamais-les-unions-homosexuelles-_t9_s86_d70114.html

        1. Alessandro

          La vicenda francese si protrae ormai da tempo, e ormai s’è capito che Papa Francesco non ci entrerà direttamente. Pare che lasci l’iniziativa ai vescovi delle singole nazioni. Sia detto con rispetto: mi pare che non sia una decisione lungimirante e provvida. E’ nota la debolezza di molte conferenze episcopali, e la fragilità di tanto laicato cattolico. Ben diversamente operarono Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. MI pare che su questo abbia ragione Sandro Magister:

          “Il 16 giugno, nella giornata di celebrazione della “Evangelium vitae”, la vigorosa enciclica di Giovanni Paolo II contro l’aborto e l’eutanasia, papa Bergoglio ha sì parlato, ma con frasi di una brevità e di una genericità disarmanti, se raffrontate alla formidabile battaglia su scala mondiale combattuta da papa Karol Wojtyla in quell’anno 1995 e nell’anno precedente, con epicentro nella conferenza su popolazione e sviluppo indetta dalle Nazioni Unite al Cairo.

          Giovanni Paolo II e dopo di lui Benedetto XVI hanno speso energie immense per contrastare la sfida epocale rappresentata dall’odierna ideologia del nascere e del morire, come pure dalla dissoluzione della dualità creaturale tra maschio e femmina.

          A quest’ultima questione papa Joseph Ratzinger ha dedicato l’ultimo grande suo discorso alla curia, alla vigilia dello scorso Natale.

          Ed entrambi quei papi si sono sentiti ancor più in dovere di fare da guida e di “confermare la fede” ai cattolici su questi temi cruciali proprio perché consapevoli del disorientamento di tanti fedeli e della fiacchezza di tante conferenze episcopali nazionali, con le poche eccezioni dell’italiana, con presidenti i cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco, dell’americana, con presidenti i cardinali Francis George e Timothy Dolan, e da ultimo della francese, con presidente il cardinale André Vingt-Trois.

          Il recente caso francese, con la straordinaria reazione di intellettuali e di popolo, cattolico e non, all’avvenuta legittimazione dei matrimoni omosessuali, era quello su cui papa Francesco era più atteso al varco.

          Ma egli non ha detto una sola parola di sostegno all’azione della Chiesa di Francia, nemmeno quando il 15 giugno ha ricevuto in Vaticano i parlamentari del “Gruppo di amicizia Francia-Santa Sede”.

          Si può prevedere che Francesco si atterrà anche in futuro a questo suo riserbo sulle questioni che investono la sfera politica. Un riserbo che imbavaglierà anche la segreteria di Stato. È convinzione del papa che tali interventi competano ai vescovi di ciascuna nazione. Agli italiani l’ha detto con parole inequivocabili: “Il dialogo con le istituzioni politiche è cosa vostra”.

          C’è molto di rischioso in questa delega, dato il giudizio pessimistico che Bergoglio ha sulla qualità media dei vescovi del mondo. I quali sono a loro volta tentati di delegare le decisioni a laici anch’essi di insicuro orientamento, rinunciando al ruolo di guida che compete a chi è segnato dal carattere episcopale.

          Ma è un rischio che Francesco non teme di affrontare, convinto com’è – l’ha detto – che se il vescovo è incerto nel cammino, “lo stesso gregge ha il fiuto nel trovare la strada”.

          http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350544

            1. Alessandro

              Comunque per trovare parole chiare e recenti sulla aberrazioni del gender e delle connesse teorie basta rileggersi l’ultimo discorso di saluto alla Curia romana di Benedetto XVI:

              “Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo.”

      1. “Gli organizzatori di Gayvox, smarriti, hanno dato la colpa agli «omofobi»… e ti pareva!! “…ma gli espositori sono in rivolta e chiedono di «essere rimborsati»

        “«Non c’era un cane», si lamenta il responsabile della gioielleria Comptoir La Fayette. «In 40 anni di mestiere non ho mai visto niente del genere. Ho investito 30 mila euro per essere qui e ho venduto solo un paio di fedi. Per di più a una coppia eterosessuale!».

        Oddio, mi vien da ridere… così forse il signor Responsabile della Comptoir La Fayette, ci penserà due volte, la prossima volta, ad investire i loro soldi sui peccati del mondo… perché se è pur vero che spesso il dio Mammona e i peccati se ne vanno a braccetto (stretti stretti), a volte (ma che dico “a volte”… sempre!) ti riservano delle gran fregature!! 😉

  1. Pingback: Feliciano

  2. vale

    dove sta andando il mondo?
    esattamente dove vuole l’élite che va al potere. anche contro il buon senso e la realtà.
    anche con la forza( vedere la differenza tra il numero degli arrestati de la manif e quelli del psg). loro decidono.
    naturalmente lo fanno per il “nostro” bene. e se non lo capiamo, ce lo fanno capire.
    di fronte a tale stoltezza mi vengono in mente due “battute” di Reagan: lo stato non è la soluzione, ma il problema.
    e: affamare la bestia.
    come si usa dire: il socialismo( inteso come sistema totalizzante e totalitario-con la foglia di fico della socialdemocrazia-) finisce quando finiscono i soldi degli altri.

  3. vale

    a bariom
    e forse investirà-previa botta in testa da parte dello Spirito Santo- i prossimi 30mila euro in faccende un po’ più serie che il salone del matrimonio gay…….

  4. Roberto

    Collegandomi ai bei commenti di Alessandro, vorrei anche ricordare un punto molto importante, che spero il laicato cattolico francese (e non solo) tenga in debito conto: e cioè che la prudenza politica fa parte della vocazione di noi laici, e non di coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine.

    Perciò, anche se i Vescovi, francesi in questo caso, dimostrando una volta di più di avere il coraggio “medio” di un topolino bagnato, vogliono entrare nel merito del modo di esercitare la prudenza politica del laicato, rispettosamente ma fermamente tale intromissione – di questo si tratta – va rimandata al mittente.
    Compito del Magistero è indicare le “linee-guida”, che poi sono i principi non-negoziabili, i mezzi leciti per resistere a un potere politico sempre più tentato di farsi totalitario, le opzioni politiche illecite e inamissibili per il cattolico (come il comunismo), ecc.
    Ma i membri del Magistero non possono dettare l’agenda politica all’interno di tali linee-guida, non si possono permettere di entrare nel merito del modo e dei mezzi di esercitare tale vocazione politica. Questa è la famosa “separazione Stato-Chiesa” che ci appartiene. Né la separazione totalitaria desiderata dal laicismo, né quel clericalismo che vorrebbe estendere l’infallibilità e l’obbedienza a ogni starnuto di chi ha, come pure ha, la pienezza del Sacerdozio.

    E sempre ricordo l’episodio che più di tutti dovrebbe dolorosamente insegnarci questa lezione: i Cristeros messicani. Dalla sanguinosa, tragica vicenda di questi coraggiosissimi cattolici laici, dobbiamo imparare quel che succede quando il laico dimentica questa diversità nelle vocazioni e delega la sua parte a chi “non di dovere”. Cioè, l’annientamento fisico oppure la perdita della propria stessa “ragion d’essere” che, come bene dice Introvigne, altro non fa che preparare la sconfitta successiva.

  5. Una “notiziona” per chi era in pensiero…
    Alvise sarà presto di nuovo “dei nostri” (si fa per dire…) 😉

    1. Giusi

      Menomale! Stavo per rivolgermi a Chi l’ha visto! Ma tu hai un canale preferenziale? Sono gelosa…… 🙂

      1. Giusi

        Alvise, almeno sul suo blog, è ricomparso. Ovunque sia stato deve avergli fatto bene. Scrive cose più condivisibili……

  6. Giusi

    Per fortuna che ci sono omosessuali che dicono la verità sul mondo gay:

    http://www.uccronline.it/2012/04/02/lomosessuale-simon-fanshawe-il-problema-non-e-lomofobia-ma-lo-stile-di-vita-gay/

    Sono cose che ho sempre saputo perchè il mio amico gay era una persona profondamente onesta che mi ha sempre parlato con sincerità di quel mondo e non ha mai preteso di ricevere l’avallo di Dio sui suoi vizi. Credo bene che il salone sul matrimonio gay sia stato un fiasco: non v’è nulla di più antitetico ai gay del matrimonio, i motivi e i fini di tali politiche non hanno nulla a che vedere con le reali esigenze dei gay: dietro c’è ben altro!

  7. Alessandro

    Prepariamoci all’obiezione di coscienza pure noi:

    “Molti enti locali italiani hanno aderito alla RE.A.DY (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere). Gli obiettivi della rete contengono l’ambiguità di fondo tipica della cultura del gender, ossia considerano discriminatoria ogni posizione che faccia riferimento ad una dimensione naturale della famiglia e confondono tutto ciò con la negazione di diritti individuali a gay e lesbiche, ossia con la discriminazione. Sostenere, quindi, che una coppia gay non può avere il riconoscimento di una coppia eterosessuale sposata assume le caratteristiche di un atto di intolleranza. Le attività della rete in questione non si limitano quindi a diffondere un sentimento civile di rispetto, ma una precisa cultura dell’indifferenza sessuale (appunto, la cultura del gender) e quindi di distruzione del plesso procreazione-famiglia-filiazione…
    Questa attività degli enti locali non si limita alle ricorrenze, come nel caso della giornata annuale contro l’omofobia, ma si struttura come continuativa, in raccordo con istituzioni scolastiche pubbliche, alle quali il comune o la provincia assicurano il patrocinio, i contributi con cui retribuire gli operatori, solitamente espressione delle associazioni gay e lesbiche, e la collaborazione. Spesso vengono anche progettate campagne mirate. In particolare sono oggetto di questa formazione culturale i corsi di educazione sessuale nelle scuole pubbliche. Non va dimenticato che non solo gli enti locali ma anche la scuola è, in una certa misura, una istituzione pubblica.

    Fin tanto che a promuovere la cultura del gender è una associazione espressione della società civile si pone un problema di competizione nella società civile e niente altro. Quando però sono le istituzioni pubbliche che si fanno carico di trasmettere questa ideologia significa che un pensiero unico viene promosso con i sistemi della propaganda. Le istituzioni non devono fare propaganda e non devono discriminare, nemmeno quando vorrebbero lottare contro una presunta discriminazione.
    L’obiezione di coscienza da parte dei cattolici e di quanti sono interessati alla verità è ormai applicata in vari campi. Quando però le istituzioni si comportano in questo modo, l’obiezione di coscienza rischia di doversi applicare alle istituzioni stesse. Se dalle istituzioni bisogna difendersi, anche con l’obiezione di coscienza e a proprio rischio e pericolo, allora il patto tra cittadini viene mano e le istituzioni non sono più “di tutti”. Studenti cattolici, famiglie cattoliche e cittadini cattolici in genere dovrebbero infatti fare obiezione di coscienza alle attività degli enti locali e della scuola pubblica di cui si parlava sopra.

    Se ora dovesse diffondersi e ulteriormente prendere piede questa deriva delle istituzioni pubbliche verso queste nuove intolleranti ideologie travestire da tolleranza, riemergerebbe per i cattolici l’obbligo morale di distinguersi da tutto ciò, di dividere le responsabilità morali, di dire che questo avviene “non in mio nome”. Sarebbe una grave frattura civile che l’Italia non può permettersi.”

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-cattolici-e-istituzioni-verso-lobiezione-di-coscienza-6744.htm

    1. “Studenti cattolici, famiglie cattoliche e cittadini cattolici in genere dovrebbero infatti fare obiezione di coscienza alle attività degli enti locali e della scuola pubblica di cui si parlava sopra.

      … riemergerebbe per i cattolici l’obbligo morale di distinguersi da tutto ciò, di dividere le responsabilità morali, di dire che questo avviene “non in mio nome””

      Di fatto è quanto dovrà essere fatto…

  8. Alessandro

    Frattanto il Canale del Parlamento francese manda in onda un “documentario” che racconta in forma idilliaca la storia di Jérôme e François, coppia omosessuale che vive insieme da 13 anni e che ha adottato un bambino, procreato per loro da una donna americana che ha affittato alla coppia il suo utero.

    N.B.: la maternità surrogata è vietata in Francia, quindi il Canale del Parlamento francese sta mandando in onda lo spottone di una pratica illegale.

    http://www.tempi.it/francia-canale-parlamento-gay-maternita-surrogata

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