di Francesca Nardini
Quello del vestito da sposa è un argomento un po’ tabù. Vi stupirete, forse, ma è così.
Non so quante delle lettrici abbiano abbracciato mai nella vita la ricerca del famigerato abito per se stesse, o quante abbiano semplicemente partecipato alla ricerca della loro migliore amica, magari seguendo a destra e a sinistra lo stuolo di femmine che la poveretta si porta dietro, desiderosissime di dare un consiglio ma sempre dichiaratamente libero e spassionato – “…perché alla fine devi scegliere tu”. Ecco, appunto. Magari, tra chi legge ci sarà anche chi, fuori dal camerino, ha atteso l’uscita di una sposa radiosa e trionfante.
Trionfante di sicuro, chi di noi non lo sarebbe con un esercito di sarte ai propri piedi; radiosa è da vedere. Cos’è, infatti, la radiosità? Una misteriosa qualità che si auto-appiccica alla fronte di una donna, quando esclama alle sue amiche “Me l’ha chiesto!”? Il riflesso del tanto atteso brillocco nelle pupille?
La signorina Alan non avrebbe saputo definirla, eppure ne ha colto subito la mancanza sul volto di Lucy, alla vigilia delle sue nozze. Non so se la battuta sia farina del sacco di Foster o frutto del genio di Ivory nello sceneggiare “Camera con vista”, ma è una di quelle che ricordo meglio: “La signorina Honeychurch non ha l’aspetto di una fanciulla che sta per sposarsi, manca di qualcosa… non saprei dirlo… di radiosità”.
Mi andava proprio di provocare una discussione in merito, spero solo di non scadere nel banale.
Cos’è, in fondo, quella che ci ostiniamo a chiamare radiosità?
Giorni fa mi cade l’occhio su di un simpatico programma televisivo, “The bride” o giù di lì, tutto incentrato sulla prova vestito: il programma si regge completamente sull’effetto che il vestito appena indosso ha su parenti, familiari, amici della sposa e sui loro commenti a freddo. Il tutto, ovviamente, pervaso di pseudo-complimenti e inutili gentilezze delle commesse, studiate appositamente per essere le mediatrici tra l’una e gli altri con il loro savoir-faire sfoderato nel segreto del camerino. Perle di saggezza del tipo: “Devi sentirlo tuo”, “Non farti influenzare”, eccetera eccetera.
Al di là del fritto misto freudiano-jungiano in cui la poveretta deve districarsi per una scelta quasi libera e abbastanza irremovibile, c’è veramente da preoccuparsi nell’ascoltare il vissuto che la ragazza mette in piazza, anche quello più remoto, al fine di giustificare i propri gusti, le proprie scelte, la propria personalità – in fondo, è l’abito che la rappresenta (sic!), dice la commessa ben istruita su come gestire la situazione.
L’intento è aiutare la sposa? No di certo. Non c’entra nulla l’empatia per il momento, il vero coinvolgimento nelle emozioni in gioco. L’intento sembra più quello di vendere un altro vestito e, insieme ad esso (pacchetto completo senza deroghe) l’immagine di “sposa” più accettabile, più decente per la nostra epoca: la donna protagonista assoluta. E l’idea di “matrimonio” ad essa associata: un evento da ricordare. Ricordare, proprio il verbo che si usa per le cose vecchie.
Sarebbe un po’ meno preoccupante se la solfa fosse una finzione televisiva, il problema è che è reale.
Ecco quindi che ogni futura sposa, ormai in ballo, deve ballare: comincia a vestirsi, a cambiarsi, a rivestirsi, a travestirsi, cercando qualcosa e scappando da qualcos’altro. Nella realtà, questa assurda tortura può durare giorni, mesi; le più furbe però la troncano quasi subito. Le più furbe sono quelle che hanno già capito dove va a parare la storia, da che parte gira la giostra commerciale e si fermano in tempo, al primo abito bello scovato, vuoi su internet, vuoi in atelier, vuoi sulla bancarella al di sopra di ogni sospetto. Tanto “il bello” si coglie con estrema facilità.
La radiosità: questo mix speciale di grazia e di intelligenza, che fa di una donna una Ferrari scagliata verso la meta di amare per tutta la vita. Radiosità è dire: “L’ho trovato, è questo!” senza sapere se il vestito è proprio quello ma poterlo dire quasi con certezza (il quasi ci sta bene, fa molto “umano”) dell’uomo che nel frattempo si prepara anche lui per la data. Radiosità è vivere come se anche il vestito fosse un regalo, sicure di non dover più di tanto spremersi per scegliere, disobbedire alla minuziosità maniacale che poco ha di bello e molto ha di noioso, autoreferenziale, autodeterminante.
Immagino che questo post dia fastidio, specie a chi campa di wedding planning o magari a chi ha perso molto tempo nella scelta del vestito credendo che fosse un punto essenziale.
Pazienza, l’avevo detto all’inizio che il vestito da sposa era un argomento un po’ tabù.
Questo tuo post arriva giusto in tempo, perché da lunedì inizierò la mia ricerca per l’abito.
Grazie al Cielo faccio parte di quelle che hanno visto un abito per caso su internet e hanno deciso che sarà quello. Fine.
Mi stava balenando per la testa l’idea di provarne comunque parecchi, per due motivi:
– capire cosa ci trovano le altre donne nello shopping
– mi sposo una volta sola nella vita…facciamo impazzire un po’ le commesse e divertiamoci (con il seguito di consigliatrici)
Però in effetti, se ci penso bene, non è la cosa più importante da fare da qui al giorno fatidico…e personalmente spero di metterci più tempo a scegliere le letture che non l’abito.
Per la radiosità non so che dire in realtà…l’ho sempre pensata come un grosso sorriso che esplode negli occhi di chi ha trovato la meta. Uno stile di vita nell’affrontare la giornata, una ad una. A dirla tutta penso anche che sarà la radiosità della sposa a rendere bello l’abito sceto…perché penso che non ci sia niente di più bello che i volti di due sposi radiosi il giorno delle nozze.
Anche per me Chiara fù così, prima foto e subito ho detto “questo!”. Dopo l’ho poi fatto fare da una sarta…scelta facile facile…
Chiara, grazie per il tuo contributo!
…quasi mi “gasa” essere stata di ispirazione per una lettrice, ma prendi il tutto con le dovute pinze perchè c’è anche un pizzico di esagerazione nelle mie parole! Già che ci siamo, approfitto di questo spazio per incoraggiarti senza mezzi termini a cercare, cercare e ancora cercare il tuo vestito: guai a restare tiepide sull’argomento, non sarebbe da donna e nemmeno umano visto che siamo fatti per il bello… ce l’abbiamo proprio scritto dentro!
Forse è un punto debole su cui rischiamo di scivolare: il vestito non è la cosa più importante… quindi non è importante. Mmmm, occhio!
Sfato volentieri la visione “minimal-a-tutti-i-costi” che, forse, il tono dissacrante e scherzoso del post può lasciare intendere da parte mia (dovresti vedere il mio di abito, preso due settimane fa… una favola!).
Sono certa che anche il tuo ti stia aspettando da qualche parte, per cui gambe in spalla e goditi in tutta allegria questa avventura unica ed irripetibile.
Che dire… io adoro gli abiti da sposa, li ho sempre amati… da quando giocavo con le Barbie, a quando ragazzina alla scuola d’arte (moda e costume!) infilavo sempre un abito da sposa in ogni collezione che ci chiedevano (anche quelle dei costumi da bagno!!!).
Quando è stato il mio turno, ci sono rimasta quasi male di aver provato 2 abiti e aver scelto il primo, forse come sempre, ero troppo decisa e sicura di quello che volevo, disposta a scendere poco a compromessi, probabilmente anche dovuto al mio “leggero” sovrappeso che non mi lasciava grossi margini.
In ogni caso ora come ora, siamo bombardati da un’idea di matrimonio così falsata che combatterla è difficile e a volte donchisciottesco provarci.
E poi davvero, alla fine la cosa che guardo è l’espressione degli sposi che ti rimane impressa, l’amore che traspare… non certo l’abito.
a me il vestito da sposa lo regalò una sarta amica di famiglia, per ringraziare così anche mio papà (venuto a mancare tre anni prima) al quale era molto affezionata … son di essere stata particolarmente benedetta, ma tutto il mio matrimonio è stata una splendida manifestazione della grazia di Dio … e a distanza di qualche anno rimane verissimo! Alle prossime spose dico che il vestito non può essere una maschera, proprio il giorno in cui si inizia a fare “davvero” … tutto qui! e un agurio speciale a Chiara!
“Sul terreno concreto è innegabile che accanto ad una moda onesta se ne dà un’altra invereconda, causa di turbamento negli spiriti ordinati, se non anche incentivo al male. È sempre arduo indicare con norme universali le frontiere tra l’onestà e la inverecondia, poichè la valutazione morale di una acconciatura dipende da molti fattori; tuttavia la cosiddetta relatività della moda rispetto ai tempi, ai luoghi, alle persone, alla educazione non è una valida ragione per rinunziare « a priori » a un giudizio morale su questa o quella moda che nel momento oltrepassa i limiti della normale pudicizia.
Questa, quasi senza esserne interrogata, avverte immediatamente ove si annidi la procacità e la seduzione, l’idolatria della materia ed il lusso, o soltanto la frivolezza; e se abili sono gli artefici della moda invereconda nel contrabbando del pervertimento, mescolandolo in un insieme di elementi estetici in sè onesti, più destra è purtroppo la umana sensualità a scoprirlo e pronta a risentirne il fascino. La maggiore sensibilità nell’avvertire l’insidia del male, qui come altrove, ben lungi dal costituire un titolo di biasimo per chi ne è fornito, quasi fosse soltanto effetto d’interiore depravazione, è, al contrario, il contrassegno della illibatezza d’animo e della vigilanza sulle passioni. Ma per quanto vasta ed instabile possa essere la relatività morale della moda, esiste sempre un assoluto da salvare, dopo aver ascoltato il monito della coscienza, nell’avvertire il pericolo: la moda non deve mai fornire un’occasione prossima di peccato.”
(Pio XII, Ai partecipanti al I Congresso Internazionale di Alta Moda, 8 novembre 1957)
Sono fuoridal tema, per ovvi motivi… ma se mi fossi sposata avrei voluto un abito semplice, sobrio e ovviamente carino… inoltre stile francescano, cioè da non buttarci un capitale. Mi sarebbe sembrato uno spreco, anche se “quel giorno” è (e dovrebbe) essere UNICO nella vita di una donna (e di un uomo). 😉 Questa scelta mi avrebbe reso radiosa? Avrebbe contribuito certamente ma la radiosità quella vera che emana da dentro, secondo me, è data dall’amore dato e ricevuto. 😀
Buon Giorno! Nella mia vita spesso è così per tutto, i miei lo chiamano istinto, ma spesso se qualcosa o qualcuno mi piace a prima vista è quasi sempre la scelta giusta. Se appena entrata nel negozio le commesse mi danno l’assalto giro i tacchi ed esco.
Non mi sono mai potuta immaginare vestita da sposa.
Mi sono auto esentata dall’arduo compito della scelta sposandomi in Africa vestita di una camicetta, una gonna e un paio di sandali da spiaggia (graziosi, però!).
Per la radiosità invece mi ero ben attrezzata.
Naturalmente capisco che per molte spose la scelta dell’abito è un momento importante, non c’è nulla di male in questo, anzi.
Però bisognerebbe domandarsi con onestà se e quanto la propria felicità verrebbe appannata qualora non fosse possibile vestirsi eleganti e organizzare una super festa.
Se la risposta è “parecchio”, vale la pena rifletterci…
In fondo la radiosità che ho visto negli occhi di mia nonna il giorno delle sue nozze d’oro non è stata certo scalfita dal fatto che per le sue nozze non aveva potuto permettersi un abito da sposa…
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-modestia-e-sobrietin-passerella-3456.htm
Forse avere un badget limitato è la cosa migliore: trattenere il freno per ovvi motivi economici ti permette di andare al sodo, all’essenziale. Personalmente ho comprato l’abito da sposa in un atelier che stava per chiudere i battenti, l’ho pagato una cifra ridicola (per la media dei prezzi) ed era semplice, senza pizzi, pailletes o brillantini. Per carità, non ho nulla contro chi sceglie abiti ricchi di particolari, ma oltre al fatto che la semplicità è la scelta migliore per chi non ha uno spiccato senso dell’eleganza come me, direi che la sobrietà ti aiuta anche a focalizzare l’attenzione su altro, ovvero sull’importanza di quel giorno preciso, da cui inizia una meravigliosa avventura. Anche io ho visto molte puntate del programma citato da Francesca. Lo guardo perchè mi piacciono i vestiti (ad una medio-woman come me piace la moda anche se non me la posso permettere) ma soprattutto mi incuriosisce vedere e sentire le spose. A parte poche ragazze con le idde chiare, che arrivano in negozio con la scelta già formata di quello che vogliono, la maggior parte di loro è indecisa, si fa tirare di qua e di là, tra testimoni folli, mamme apprensive e oppressive, commesse diplomatiche….. Sembra che abbiano più difficoltà a trovare un abito giusto che un fidanzato.
Ma la cosa più fastidiosa, quella che mi mette più a disagio in tutto il programma, è la assoluta centralità della bella figliola, come se il giorno delle nozze contasse solo lei “è il mio giorno!”, dicono sempre, “è il tuo giorno!” ripete il coro delle oche intorno…. poi ci sono quelle ancora più sceme che si portano il futuro marito alla prova dell’abito, contravvenendo alla regola base del matrimonio “lo sposo non vede vedere il vestito prima del giorno X”. Dico, le tradizioni sono tradizioni! e poi diciamo la verità, se lo portano dietro perchè sono delle vanitose senza limite e pure un po’ ipocrite: da una parte dicono che vogliono condividere tutto col moroso, poi si girano su se stesse e chiedono “come sto? sono bella? ti piaccio? sono sexy?” (ti pare che un abito da sposa debba essere sexy??!!! mica stai andando a fare la lap dance!).
Insomma, tutto ‘sto ambaradam di metti-togli-prova-riprova-decidi-non decidi-piango-datemi un kleenex-ecc ecc ecc non è altro che l’ennesima prova della fragilità femminile, che ha sempre bisogno di conferme, che vede la decisione di scegliere l’abito “perfetto” la dimostrazione di potercela fare, perchè si è “scelto bene”. Salvo poi accorgersi di aver contemplato solo il proprio ombelico e aver dimenticato che davanti all’altare ci si va con qualcuno, possibilmente a chiedere la benedizione di Dio, che ci metta una mano Lui, perchè da soli non possiamo fare nulla!
Giuliana: smack!
Con una punta di malizia mi diverto ad osservare le espressioni degli sposi ai matrimoni (e e o celebrati parecchi in 25 anni) devo dire che di solito le donne più che radiose mi sembrano soddisfatte, a volte addirittura trionfanti, con l’aria di chi ha concluso qualcosa, come quando ci si laurea o si firma un contratto importante…
La cosa sarebbe in sé innocente se non si accompagnasse allo sguardo dello sposo, che spesso invece è disorientato e vagamente preoccupato, nel migliore dei casi un po’ fuori del mondo, trasognato, a volte invece con lo sguardo sospettoso di chi comincia a subodorare la fregatura…
E’ ovvio, scherzo… ma fino ad un certo punto 😉
eh, però…. sarà un pensiero malizioso, ma è piuttosto realistico!
Anche se ho qualche anno in meno di sacerdozio di don Fabio condivido in pieno le impressioni che ha descritto sulla donna e sull’uomo il giorno del matrimonio… come anche condivido l’indignazione di giuliana riguardo gli gli abiti da sposa sexy… e che diamine, viene da dire, è pur sempre una chiesa quella dove ci si sposa; è pur sempre un sacramento quello che state facendo… ma tant’è! Per non parlare poi dei vestiti delle invitate al matrimonio… 🙁
don Fabio: 😉
“Nella città di Siroki-Brieg (a 30 km da Medjugorje), i registri della parrocchia riportano che tra i 13 000 fedeli non si registra neanche un divorzio. Nessuno può, di sua propria memoria, affermare di aver visto una coppia divorziare. L’Herzegovina gode di un favore eccezionale da parte del Cielo? …
Quando un giovane si prepara al matrimonio, non gli dicono che ha trovato la persona ideale o il miglior partito. No! Che dice il prete? “ Tu hai trovato la tua croce. Una croce da amare, una croce da portare, una croce che non si deve mai gettare, ma tenerla cara.”…
Padre Jozo spiega spesso ai pellegrini che nel suo Paese, quando i fidanzati si recano in chiesa, portano con loro un crocifisso. Questo crocifisso viene benedetto dal prete e riveste un’importanza capitale allo scambio del “ Sì” consensuale degli sposi.
In effetti la fidanzata pone la sua mano destra sulla croce; a suo turno, il fidanzato pone la sua sulla mano della fidanzata e le due mani si trovano così unite sulla croce, fuse sulla croce. Il prete pone allora la sua stola sulle loro mani. Gli sposi pronunciano allora il loro consenso e si promettono fedeltà secondo il rito classico proposto dalla Chiesa. Dopodiché gli sposi non si baciano, ma baciano la croce. Loro sanno che così baciano la sorgente dell’amore. Le due mani degli sposi stese sulla croce fanno capire che se il marito abbandona sua moglie o la moglie abbandona suo marito, allora è la Croce stessa che lasciano. E quando si è lasciata la Croce, non resta nient’altro, si è perduto tutto perché si è lasciato Gesù, si è perduto Gesù.
Dopo la cerimonia, gli sposi portano con loro il crocifisso e gli assegnano un posto d’onore nella loro casa. Diventerà il centro della preghiera familiare in quanto hanno la convinzione che la famiglia è nata dalla croce. Se sopraggiunge qualche problema, se scoppia un conflitto, gli sposi vengono a cercare soccorso davanti a questa croce. Non andranno da un avvocato, non consulteranno un divinatore del futuro o un astrologo…”
http://mjsv.org/it/it_temoignages.htm
Francamente trovo sconcertante non solo giudicare qualcosa che non si conosce: un’emozione che non si è ancora vissuta, che non si è ancora consumata, respirata, assaporata, e nemmeno sfiorata (ne ho conosciute tante che professavano la sostanza più che la forma e che promettevano di volersi sposare in un tugurio vestite di stracci, tra promesse sofisticamente scritte e recitate ….e che poi….ahimè al momento decisivo hanno completamente cambiato rotta); ma addirittura salire in cattedra quasi a condannare la libertà di una donna…o di un uomo, di vivere quel momento in assoluta libertà di espressione di emozioni, di sentimenti, di scambi reciproci, che necessariamente in quel giorno passano anche per il “profano” e non solo per il “sacro” lo trovo eccessivo, finto-snob e superficiale.
Se poi per “uscire dal coro” bisogna necessariamente ricercare qualcosa di “alternativo”, di “nicchia” per apparire diverse a tutti i costi ed abbandonare la forma (per apparenza), per professare l’assoluta centralità della sostanza, e quindi esternarsi al pubblico presente “in sala”, come profonde, intellettuali, colte, radical chic……bè allora….mi verrebbe da dire…..”ma de chè stamo a parlà?”
Penso che l’argomento sia stato trattato con assoluta superficialità e banalità e che sia quantomeno da approfondire….una cosa è la spettacolarizzazione di un evento gioioso, finalizzato al volerlo far ricordare ad altri….. parenti ed amici, ed in tal caso….lo squallore è abbastanza palpabile; diverso è il voler vivere, da parte degli sposi, quel momento come un qualcosa di magico, di celebrativo di un’unione, di un legame, di un profondo sentimento, di volerlo organizzare con l’entusiasmo complice di chi ha negli occhi l’ingenua ed incondannabile voglia di vivere il mondo, di scalare le vette più alte di respirare l’aria più buona, di mostrarsi al compagno/a nel migliore dei modi (che non vuol dire essere tra-vestiti); di un qualcosa nel quale potersi rivedere assolutamente a proprio agio, anche dopo 30 anni, SCEGLIENDO…..scegliendo ciò che ci piace, in fondo ciascuno di noi ha degli interessi diversi, dei gusti diversi, delle percezioni distinte.
E’ proprio la scelta che caratterizza la personalità di chiunque, la capacità di saper scegliere e di NON essere scelti, di decidere ciò che è meglio per lei/lui, di NON subire le cose come se tutto fosse uguale, come se tutto avesse lo stesso sapore, lo stesso gusto, la stessa emozione. L’elemento centrale è proprio questo, la SCELTA, che oggi, nei tempi moderni si fa vasta, ampia e multipla. Scelta e libertà (connubio che manifesta anche maturità), sono queste le cose che rendono “radiose”, la consapevolezza di aver costruito qualcosa che ci rispecchi (anche se sconveniente agli occhi degli altri), senza scendere, almeno per un giorno, a compromessi: la consapevolezza che quel giorno speciale “rappresenta” in tutte le sue forme, gli anni trascorsi assieme e quelli che ci si augura arriveranno.
La forma e la sostanza sono elementi indissolubili, se manca una…..”la torta” non riesce, manca di sapore, di sale, di consistenza: se manca la sostanza ma c’è troppa forma…..si parla di finzione (fiction per usare un termine più che mai attuale); se manca la forma e c’è solo sostanza…bè tanto vale farlo nel salotto di casa propria senza parenti e amici e a quel punto….non ci sarebbe proprio nulla da ricordare, le promesse? Futuri sposi si fanno promesse in continuazione nella loro vita di coppia pre-matrimoniale…..sarebbe una promessa e una manifestazione di intenti e di emozioni come tante altre.
Ma veniamo al “ricordare una cosa passata”, che male c’è? Dio ci ha creato la memoria anche per ricordare, ricordare, rivivere nella mente momenti carichi di emozioni intense, positivi, e negativi. Mi verrebbe da dire che proprio dalla memoria, ci si evolve e si cresce, partendo dalla storia si costruisce il futuro, ma evidentemente la scrittrice è ancora troppo giovane per poter basare il suo futuro sull’esperienza di vita vissuta.
Un saluto a tutti i lettori.
Luca
Luca, francamente non capisco cosa ti ha dato fastidio… Nessuno ha condannato i vestiti da sposa, ne’ tantomeno le tradizioni.
Si disquisiva solo del fatto che l’abito da sposa, per quanto bello e prezioso, rimane comunque un accessorio.
Riguardo alle “accuse” di snobismo… be’, a me piacerebbe anche essere intellettuale e radical chic, ma la verità e’ che sono una piccola provinciale a cui non sono mai piaciute le feste di matrimonio “classiche” ne’ gli abiti da sposa, tutto qua.
;-).
Luca, stiamo parlando dell’abito da sposa…. non so se l’hai capito…. non so, da moglie direi che la cosa più importante il giorno del matrimonio sono gli sposi, fossero pure vestiti con un sacco del rudo…. Senza sminuire l’importanza che per molti ha tutto il contorno di “ricchi premi e cotillon” alla cerimonia, francamente direi che la sostanza, la “ciccia” deve pur esserci sotto il fumo. Quanto al fatto dei ricordi, siccome ho un bel po’ di amici sposati e il supplizio massimo a cui mi sottopongono è la vista dell’album di nozze (il filmino no, vi prego, a quello fuggo a gambe levate…), ho notato immagini inquietanti di spose che si preparano davanti al fotografo, tutte sgallonate per mostrare la giarrettiera e la biancheria personale, romantiche foto in pose ispirate, sposi imbustati come manichini, e altri orrori. Ecco, se i “ricordi” sono questi….stendiamo un pietoso velo!
Questo dico non perchè sono snob, ma perchè vedo coppie che per avere tutto perfetto e a posto, dal vestito al pranzo, al viaggio di nozze, ci mettono anche un anno o più! per me è un assurdità, tutto tempo prezioso perso in fronzoli.
Giuliana: arismack! 😀
Mah http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/germania-germany-alemania-15820/
Scusa admin non si aprla di abiti, ma sempre di matrimonio e, putroppo, non bene