Ancora vivi

di Costanza Miriano

Qualche sera fa guardavo la televisione. Seduta. Sul divano. Insieme a mio marito.

Già tali affermazioni racchiudono diverse notizie notevoli, e infatti credo che ci siano stati diversi lanci di agenzia su questo. L’evento ha del sensazionale, da breaking news della Cnn come minimo, se contate, poi, che non dormivo. E così durante un filmetto western (indovinate chi teneva il telecomando) mi sono imbattuta in una grafica inquietante, con un rullo a scorrimento: “Avete un figlio tra i due e i dieci anni e siete ancora vivi? Telefonate allo 02…”

Lì per lì ho pensato che fosse un’indagine sugli orfani (ho detto che ero sveglia, mica che sono intelligente). Poi ho capito – dopo una cigolante messa in moto dei neuroni – che era una battuta. Camila Raznovich stava cercando ospiti da invitare al suo programma sui genitori. L’ironia veniva dal fatto, se ho capito bene, che essere genitori sarebbe un’impresa devastante, e che sopravvivervi non è affatto scontato.

Me lo confermano diverse interviste rilasciate da Camila, e la lettura sommaria che ho dato al suo libro, M’ammazza, in cui lei racconta come la sua vita sia stata sconvolta dall’arrivo della figlia Viola, che sembra a tratti l’unico essere umano al di sotto dei dieci chili mai comparso sulla faccia della terra (insomma, tanti particolari erano proprio così necessari? Andavano immortalati in un volume? E’ davvero necessario sconvolgersi così tanto?).

Mi dispiace, sarà che i miei bambini non sono più bebè, e ho già dato, ma io di questi blog, libri, siti, community che ironizzano e gigioneggiano e ricamano su quanto sia faticoso tirare su i figli non ne posso più. E trovo i figli degli altri noiosissimi (quello che gli altri pensano dei miei, chiaramente). Cioè, ci si può scherzare per qualche paginetta, sì, ma non è che se ne può fare argomento sempiterno di conversazione. Non è che essere genitori sia così devastante, così totalizzante, così impegnativo. Certo, è chiaro, nei primi mesi il bambino ha molto bisogno della presenza materna, (e neanche così tanto, sennò come farebbero le eroiche mamme che ne hanno avuti cinque, sei, sette, dieci?) ma comunque non è qualcosa che ti uccide, non se non sei tu a permetterlo, né una donna può essere mai totalmente definita dalla maternità.

Confesso che non ho mai visto il programma di Camila, su la 7. Sarei anche curiosa, ma è alle 5 e qualcosa. Del pomeriggio, che se fosse mattina avrei qualche speranza (è l’ora in cui spengo il computer e vado a letto). Apriamo una parentesi: come cavolo si fa a mettere un programma per mamme, o comunque genitori, a quell’ora? A quell’ora se si ha la fortuna di non lavorare più, si sta con i bambini. Come cavolo si fa a guardare la televisione? Spero tra l’altro, non sono fatti miei ma non posso fare a meno di preoccuparmene, che la trasmissione sia registrata, altrimenti la conduttrice sarebbe costretta a lasciare sua figlia proprio nel momento in cui se è possibile di solito si sta a casa, tra merende, compiti, amici (o attività, per i più grandi). Io alle mie colleghe mamme promosse alle conduzioni dei tg del tardo pomeriggio o della sera faccio sempre le condoglianze, e loro mi guardano strano.

Comunque, sempre fermo restando che la trasmissione in questione non l’ho vista, vorrei provare un po’ a ragionare su questo modo di essere genitori che vediamo dilagare in Italia, legato credo in modo perverso al fatto che di bambini qui da noi se ne fanno meno che in tutti, proprio tutti gli altri paesi del mondo, fatto salvo il Giappone. Legato anche all’emergenza educativa che abbiamo tutti sotto gli occhi.

I miei figli sono davvero normalissimi, ma a differenza di molti altri reagiscono agli stimoli esterni (vedo ragazzini ai quali le cose vengono ripetute quindici volte senza ottenere una minima risposta); sanno che se il padre dice una cosa non si discute (con la mamma ci si prova sempre); non andrebbero mai a scuola senza avere fatto tutti i compiti (pare una rarità). Il minimo sindacale, secondo me. Poi hanno talenti, qualità, settori in cui eccellono, altri in cui fanno un po’ pena. Normali insomma. Ma il problema che affligge i ragazzini di oggi è che non ascoltano. Non rispettano le regole. Le discutono anche all’asilo.

E’ che i genitori non hanno né la voglia né il coraggio di imporre loro nessuna frustrazione. La voglia perché mettere regole è faticoso, in un primo momento. Richiede un ragionamento lucido, e uno sforzo nel momento iniziale (poi un bambino “regolato” sarà molto meno faticoso, ma ci vuole un investimento). Il coraggio perché per decidere quando e quali e quanti no dire bisogna avere un’idea della vita, da che parte si va e perché e per dove. Un’idea di vita basata sulla sensazione, sull’emozione, sull’opinione, difficilmente partorirà regole che non siano il capriccio o la disponibilità del momento (sono stanca, allora dico sì ai videogiochi così me ne sto a quattro di spade sul letto). E così si oscilla tra un amore soffocante e morboso, e il disinteresse. Senza mai responsabilizzare, chiedere ai ragazzi di caricarsi qualcosa sulle spalle.

Non a caso, secondo me, la Ratznovich deve la sua notorietà a programmi sul sesso, nei quali per anni ha promosso ed esaltato in tutti i modi un’idea della sessualità vissuta nella massima libertà e autodeterminazione, senza limiti che non fossero autoimposti. Etero, omo, bi, trans (e tutte quelle altre etichette che mi confondo sempre, perché per me c’è solo maschio o femmina): ognuno fa come vuole.

Questo il modo di pensare più diffuso, vincente, prevalente, dominante, e non è mica solo colpa della conduttrice, che tra l’altro mi è anche simpatica (e da bambina ha anche subito vicende dolorose) con cui me la sono presa oggi. Sarà che ho sonno e come i bambini faccio i capricci. Purtroppo non ho più otto anni, sennò avrei qualcuno che mi manderebbe a dormire con la forza. Era comodo essere bambini con dei grandi che sapevano bene da che parte andare (sbagliavano anche strada, prendevano delle belle tramvate, ma almeno con ferma decisione e indiscutibile autorevolezza).

112 pensieri su “Ancora vivi

  1. Molto concreto e lucido, dimostra la schizofrenia di una società che da un lato rifiuta i figli come ostacolo alla propria realizzazione, e trasforma in eroine marines le donne che per volontà o caso sono diventate madri, dall’altro invoca il diritto al figlio, a tutti i costi e tutti i mezzi (come oggetto del desiderio) nell’età in cui la maternità dovrebbe essere più che altro nonnità…..
    E poi ci si meraviglia delle conseguenze devastanti di tutto questo, descritte ad esempio nell’articolo di Polito di ieri con valanghe di messaggi di protesta (!? non di approvazione?!) sul CorSera di oggi.
    Io credo che questa civiltà sia caratterizzata dalla patologia di Hume, l’incapacità di collegare causa ed effetto.

    http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_31/perche-proteggiamo-troppo-i-nostri-figli-antonio-polito_33a6b648-4be9-11e1-8f5b-8c8dfe2e8330.shtml

    1. lidiafederica

      Lßarticolo di Polito mi è piaciuto molto, però capisco anche le critiche (per quel poco che ho letto dei commenti): non si tratta di “difesa a oltranza” ma c’è un punto tutto italiano che non va taciuto, e cioè lo scandalo dei contratti iper-precari. Non dico posto fisso e articolo 18 (che secondo me andrebbe abolito) per tutti, dico che nel sistema ci sono moltissimi abusi, e la precarietà della fascia d’età 25-35 è la precarietà della società intera.
      A parte ciò sono d’accordissimo con Polito.
      Per quanto riguarda il post di Costanza, non commento oltre perché non guardo mai programmi TV per genitori ergo non saprei 🙂

  2. nonpuoiessereserio

    Forse, dico forse (la mia maestra delle elementari mi diceva che non bisogna mai iniziare una frase con il forse, esiste ancora questa regola?) questa giornalista è d’accordo con Costanza ma ha costruito il programma in questo modo cercando di cavalcare un filone culturale idiota contemporaneo. Tutto si fa per i soldi, bisogna vedere anche se il format è originale. In ogni caso d’accordissimo con la nostra musa ispiratrice.

  3. “Purtroppo non ho più otto anni, sennò avrei qualcuno che mi manderebbe a dormire con la forza” è vero! Quanto vorrei farlo capire alle mie figlie!

  4. !“Avete un figlio tra i due e i dieci anni e siete ancora vivi? Telefonate allo 02…”

    Ecco un esempio tipico del modo di parlare di scrivere di fare volere essere sempre buffi ironici stupidi(insopportabile) (di cui ho provato a parlare altre volte) che è diventato, anche, il modo di non(pensare) di oggi. Il pensiero è altrove. Dove? Non lo so!
    Sono quindi d’accordissimo con nonpuoiessereserio (che ci ha anticipato tutti anche col suo nome d’arte)
    Io “adoro” la maniera di scrivere del nostro collega del Nord-Est) (e poi dicono…)

  5. Corie Bratter

    Sì, io credo come Filosofiazero che sia un modo per essere sempre buffi ironici e stupidi: non ho visto la trasmissiione (per la verità neanche la pubblicità, poiché a casa mia si vedono solo cartoni animati registrati o partite di calcio in diretta): può darsi, anzi mi auguro, che sia solo un modo ironico per attirare pubblico e parlare poi di educazione.

    L’educazione che dovrebbe impartire una generazione abituata ad agire sull’onda dell’emozione e del capriccio, come dice Costanza.
    Da quando usciamo da casa dei genitori a quando mettiamo su famiglia noi, passa un tempo indefinibile nel quale viviamo nel paese dei balocchi facciamo un po’ quelloche ci pare quando ci pare, e ci abituiamo pensare come ci comportiamo.
    Perciò quando arrivano i bambini ripeschiamo dalla memoria sepolta quanto ci dicevano le nostre mamme e le nostre nonne, e speriamo che valga ancora, senza la convinzione della coerenza però. E questo fa la difefrenza.

  6. Erika

    La mia frequentazione di bimbi si limita al gruppetto cui insegno karate e qualche figlio di amici, ma sono assolutamente d’accordo con Costanza. I bambini sono diventati una lagna insopportabile, perché si è permesso loro, contro il loro interesse, di diventarlo.
    Un esempio per tutti: una mia allieva di undici anni che in spogliatoio gioca con il Nintendo DS mentre la mamma le asciuga i capelli e la veste. Io alla sua età, e non ero certo una bambina prodigio, andavo con l’autobus a lezione di danza classica e mi sarei vergognata di farmi vestire dalla mamma (ed ero persino capace di fare la doccia da sola!!)
    L’articolo di Polito, invece, non mi piace, mi pare un po’ banale. Io non dico che i bamboccioni non esistano, ma facendo una mini statistica tra i miei amici (30/35 anni), in massima parte si sono laureati prima dei 27 anni, in genere facendo qualche lavoretto. Ora tre di loro vivono all’estero, quelli che sono rimasti qui si barcamenano tra contratti di pochi mesi, passando da lavori altamente specializzati a posti di commessi o raccoglitori di frutta. In queste condizioni pochi coraggiosi hanno deciso di mettere al mondo figli e io (che ne ho sempre voluti, ma non riesco ad averne), non me la sento di criticarli.
    Il colmo lo raggiunge il mio amico pilota di linea: da due anni viene rimbalzato da una compagnia aerea all’altra, anche lui con contratti di 6/8 mesi, non sapendo in quale continente andrà a vivere l’anno prossimo.
    Avventuroso, no? Altamente competitivo.
    Ma voi lo vorreste un pilota così stressato?

  7. nonpuoiessereserio

    Alvise, siamo figli di questo tempo. Tutto dev’essere dissacrato, relativizzato, ridicolizzato, approssimato.
    Ti ricordi l’autorità dei maestri elementari? Ti ricordi la pulizia e l’essenzialità delle cronache, anche quelle sportive?
    Ti ricordi il decoro che accompagnava le prime trasmissioni radio e TV? Io non sopporto le Jene, non sopporto Fiorello e tutti i radiofonisti spiritosi,
    non sopporto i programmi sportivi pieni di doppi sensi, non sopporto i telegiornali gossipari. Ridere a tutti i costi a me da fastidio.
    Eppure non è moralismo perché non mi scandalizza nulla se fosse inserito nel giusto contesto.
    Secondo me tutto nasce da una debolezza, da una paura di vivere, da una insicurezza.

  8. guido

    scusate una precisazione: il cosiddetto “filmetto western” era Un dollaro d’onore (Rio Bravo) con John Wayne, Dean Martin e Angie Dickinson: un capolavoro. Quentin Tarantino ha inserito Un dollaro d’onore al secondo posto nella classifica dei suoi 12 film preferiti, dopo Il buono, il brutto, il cattivo.

  9. Complimenti per il “filmetto”.
    In ogni caso i bambini di oggi sono ingestibili, perchè i genitori non sanno di essere gli “adulti del gruppo” si mettono a discutere con il pupo di due anni sul colore della felpa che stanno acquistando “su dai, la vuoi rossa o blu, scegli, non essere così indeciso”. “Vuoi la pasta o il risotto?” “Vede, sceglie la psta ma poi quando ce l’ha nel piatto non la vuole mangiare…” Quante volte mi son sentita dire, ” meglio lei che ha tre figli buoni almeno l’ascoltano, io ne uno solo ma fa per tre” Grrrrr…. prova a vestirne tre la mattina per portarli a scuola, a fare tre colazioni, ad avere tre figli che fanno sport in orari differenti , ad avere tre riunioni a scuola in contemporanea. La verità è che noi adulti non sappiamo rappresentare la regola, dire “si si non no”. e i nostri figli che tanto vorrebbero una strada sicura su cui camminare non fanno che metterci alla prova. Non sono i figli “senza istruzioni per l’uso” sono i genitori che non hanno voglia di crescere, di assumersi delle responsabilità e così paradossalmente fanno più fatica, perchè se ho detto alle 9 tutti a letto TUTTI a letto non si discute il film devo guardarmelo in santa pace!

  10. JoeTurner

    posso raccontare un episodio visto proprio stamattina che mi ha sconvolto:
    accompagno mia figlia all’asilo, mentre sono nel corridoio che le levo la giacca dietro di me sento una voce di bambino che urla insistentemente “cattivo…cattivo…cattivo…” mi giro e c’è un padre che sta facendo la stessa cosa che faccio io ma nel frattempo il figlio lo picchia su un fianco ripetendo “cattivo…cattivo…cattivo…” 5, 10, 20 forse 40 volte il padre completamente passivo e senza reazioni. Ad un cero punto esce la maestra dalla classe e chiede con voce melodiosa: “che succede? papà ti ha fatto arrabbiare?” e il bambino “cattivo…cattivo…cattivo…”, al che il padre si inchina e comincia a prendere le botte non più sul fianco ma sulla spalla sempre al ritmo di “cattivo…cattivo…cattivo…” e chiede “che papà ti ha fatto arrabbiare?” . La maestra allora prende il bambino e lo allontana portandolo in classe sempre urlando “cattivo…cattivo…cattivo…”.
    Era talmente evidente che quel bambino chiedevo lui stesso una reazione al padre, voleva sapere lui cosa succedeva sapere se quello che faceva era giusto o sbagliato, ma non ha avuto risposta, di nessun tipo il padre è rimasto annichilito senza avere la più pallida idea di cosa fare, e fra tutte quelle che poteva fare ha fatto, credo, quella più sbagliata cioè NIENTE.

    1. nonpuoiessereserio

      Fra 10-15 anni la scena dovrebbe ripetersi con conseguenze nefaste ma speriamo che l’azione dello Spirito nel frattempo provveda ad illuminare almeno uno dei due.

    2. Laura Dall'Acqua

      E’ sconcertante! E’ capitato anche a me di vedere scene di questo tipo oppure casi in cui il bambino (età da asilo) urla e sbraita perché non è al centro dell’attenzione (il papà sta parlando con un altro adulto).
      Non ho esperienza di bambini, fatta eccezione per un nipotino, ma avverto questa mancanza di regole come insopportabile: penso anch’io che quel bambino stesse giusto chiedendo al padre dei riferimenti, di fargli capire cosa è giusto e cosa no.
      Tra pochi mesi, se Dio vuole, avremo il nostro primo figlio (o figlia): prego che mio marito sia capace di dargli delle regole, dei riferimenit, che poi non sono altro che certezze, che sia capace di saper dire “no” quando va detto, che chiami il bene “bene” e il male “male”.
      Naturalmente prego anche per me…ma ho davvero l’impressione che l’emergenza maggiore sia sul fronte paterno.

  11. Quoto Nerella!
    ci sono cose su cui si può transigere, ma per i miei piccoli quando è ora della nanna non si discute. Le 21 è l’ora talebana. Oltre non si va. E ormai loro non pestano nemmeno i piedi perchè sanno che è fiato sprecato. Anche perchè non farebbero mai a meno della favola letta insieme e della preghiera della sera.
    Sono pure d’accordo con Costanza: è una lagna sentire i genitori che si lamentano per i capricci (tanti) dei figli (pochi), o che magnificano le loro doti, doti del tutto normali che appartengono a tutti i poppanti. Ma anche ansie esagerate per figli che non dicono supercalifragilistichespiralidoso a 18 mesi, o telefonate isteriche al pediatra per un colpo di tosse.
    Preciso subito che non mi sento perfetta. Appena letto il post mi sono fatta prendere da cento domande “ma io come sono? le regole le proclamo bene, ma poi le faccio rispettare? ho chiaro dove voglio condurre i miei figli?” (io che mi abbacchio per i piccoli disastri di soli due figli – ma conosco chi ne ha 5 o 6 – che vergogna!)
    Ieri ho letto una bellissima frase di Fabrice Hadjiaji: “Non si fanno figli per lo Stato, o per noi stessi, o per l’autorealizzazione della donna. Si fanno figli per la vita eterna.”
    Bè… credo che sia tutto qui. Se hai chiaro questo, sai che fissare una linea educativa è per il loro destino. Dentro ci possono stare tutti i nostri tentativi, i nostri errori, le nostre prediche, i tiri mancati al bersaglio. Ma ci stiamo provando. La vita non dà sicurezze in sè. Potremmo mandare i figli in giro per il mondo con lo scafandro addosso per attutire i colpi, ma le sberle le piglieranno lo stesso. Forse allora mostrare almeno qual è la direzione, indicare l’ultimo orizzonte è già tanto. E almeno provare ad andarci anche noi, in quella direzione. Più di tutte le regole, vale l’esempio, diceva mia nonna.

  12. Erika

    Episodio 1
    Ieri una collega mi magnificava le gioie di un villaggio turistico in cui ha trascorso le vacanze.
    Pregio principale: ha potuto “dimenticarsi” di sua figlia per un’intera settimana.

    Episodio 2
    A cena da amici, il bambino di 10 anni comincia a strillare “mi fa schifo” riferendosi a quello che ha nel piatto. Invece della sgridata che mi aspettavo, la mamma si alza da tavola per preparare la nuova “ordinazione” del pargolo.

    Episodio 3
    Regalo un paio di scarpe a mio nipote per il suo compleanno. Le apre e (rigorosamente senza ringraziare) mi informa che non è il modello che avrebbe desiderato. Anche qui la mamma non batte ciglio, mi guarda e mi dice “non so, magari le puoi cambiare…”

    C’è decisamente qualcosa che non va.

    1. Laura Dall'Acqua

      Hai proprio ragione! Dev’esserci per forza qualcosa che non va!
      Da futura neomamma, penso a come potrei reagire in situazioni analoghe (ammesso che mio figlio a 10 arrivi a permettersi di dire “che schifo” riferito al cibo, per esempio)…arrivo alla conclusione che, paragonata alla media che vedo in giro, sarò una madre terribile!!! o quantomeno “terrificante”!
      Almeno in teoria, poi vedremo come me la caverò con la pratica :), su alcune questioni vorrei essere irremovibile!
      Che Dio mi aiuti!

    2. Chiara

      ….veramente demoralizzante!
      E che dire di bambini (anche delle medie…) che escono da scuola e, senza salutare, lanciano lo zaino alla mamma (o peggio ai nonni) per farglielo portare, perchè la fatica nel portarlo dalla classe al portone è già troppa? D’accordo che i libri pesano, ma quante mamme hanno anche la spesa appresso all’uscita da scuola?
      Io penso che di episodi simili ne potremmo raccontare tutti a bizzeffe e crogiolarci nell’orrore più nero.
      Ma mi chiedo, e io? sicuramente anche certi miei comportamenti educativi non sono il meglio, ma chissà com’è quelli degli altri li noto subito e i miei non riesco proprio a trovarli… eppure ci deve essere qualcosa che non va se ancora oggi a mio figlio di 16 anni devo ricordare di salutare la nonna (un po’ sorda) quando torna a casa, a quello di 11 di non stiracchiarsi a tavola e a quella di 9 di salutare il portinaio… e poi chissà com’è, nonostante il cartello con i turni di servizio appeso al muro della cucina, tutti si ricordano delle mansioni altrui, ma quando è il proprio turno hanno esigenza di correre in bagno!
      Questo è quanto riesco a trovare, dopo un po’ di riflessione….mi sa che devo fare un esame di coscienza un po’ più approfondito! =)

      p.s. Daniela hai visto? finalmente mi sono butatat nel blog anch’io!

      1. elisonda

        la tecnica dell’andare in bagno quando é il momento di sparecchiare (per esempio) é vecchia 😀
        io lo facevo sempre!! Anche se purtroppo non serviva a niente…

    1. mmmm…. politicamente scorretto! chiedi alla figlia di Paolo Pugni il vespaio che si è alzato quando sul suo blog qualcuno ha osato dire che ogni tanto lo sculaccione o la sberla ci vogliono….. c’è chi si è visto “costretto” a segnalare la cosa alla società di pscicologia o di pedagogia, non ricordo esattamente. Ma la sostanza è che c’è chi vorrebbe un controllo sulle modalità educative. Ora, io non sono per lo schiaffone facile, ma quando mio figlio uscendo dalla piscina mi ha praticamente strappato di dosso i vestiti per avere una caramella e io ho detto “no”, una signora ha chiesto con aria inquisitoria chi strillava così e se per caso c’era bisogno di chiamare il Telefono azzurro. Lo schiaffone stavo per mollarlo a lei…..

      1. Alessandro

        allora continuo con il politicamente scorretto, e in modo un po’ provocatorio, con Claudio Risé:

        ” La prima esigenza del bambino è infatti quella di ricevere amore, attenzione, calore. Non ha poi tanta importanza che questo venga offerto in modo educato, corretto, oppure emotivamente sovrabbondante. Il fatto decisivo è che l’amore ci sia.
        La distanza fisica, la freddezza emotiva, la voce che non si alza, la mano che non tocca, non stringe, e si tiene invece alla larga, come tutto il corpo dell’adulto, è vissuta dal bambino come un rifiuto, un abbandono…

        Allora, che fare con i nostri figli? Scapaccioni o parole? Come al solito, non si può contrapporre ideologicamente l’uno all’altro. L’educazione è il luogo dello sviluppo affettivo, istintuale e cognitivo; la «non violenza» non c’entra, conta la crescita equilibrata della personalità del bambino. Che ha bisogno di affetto, manifestato anche col contatto fisico: carezza, ma anche scapaccione, se viene naturale, di slancio, accompagnato da un «ti voglio bene!».
        Attenzione, poi a non voler spiegare tutto: un gesto affettivo, come la carezza (e lo scapaccione), è più eloquente di infiniti, e snervanti, discorsi. Gesto e parola vanno assieme.”

        http://claudiorise.blogsome.com/2009/08/03/tornano-gli-schiaffi-ai-figli/

  13. Bellissimo articolo, sono appena diventata mamma, ma sono maestra delle elementari e di questi bambini di oggi ne so qualcosa…il problema purtroppo non sono loro, bensì i genitori incapaci di dare delle regole e di accettare che i loro figli non sono perfetti…la colpa alla fine è sempre della maestra….

  14. graziellamarrosu

    I figli sono un grande regalo che Dio fa a noi genitori e al’umanità.Come ci disponiamo davanti a questo dono?Primo puno importantissimo:Affidiamoli ogni giorno,al più GRANDE CUSTODE e noi impegniamoci al massimo per farli crescere bene.Non è molto faticoso,nè opprimente,impegnativo sì ma divertente e allegro.Tutti i miei cinque da piccoli hanno conosciuto l’impegno,la responsabilità,il sacrificio,il donarsi;sapendo che da grandi dovevano fare la loro parte conoscere,scegliere cosa cambiare,chi e cosa amare;impegnarsi per un grande ideale,progetto:perchè ogni persona è importante poichè figlio prediletto di DIO!Quando è nato il quinto figlio la più grande(9 anni)mi chiedeva spesso se poteva supplirmi(si dice?)e io accettavo volentieri,non per demandare ma per farla crescere e trarre fuori tutte le capacità che i bimbi hanno dentro.Si è continuato con apparecchiare la tavola,una a tre anni volevo rifare ogni giorno il letto!Sempre contenti cantavamo insieme a proposito tendevano anche i panni col filo alto un metro!A volte coccolavano o correggevano i loro amichetti un po disorientati.Erano come dice Costanza anche loro bambini semplici e normali

  15. GIULIANA:
    non è esattamente così:
    “Peter Singer si chiede se sarebbe possibile creare una pillola dell’empatia, un farmaco che, una volta somministrato, generasse compassione in chi ne è spontaneamente carente. Se questo fosse farmacologicamente possibile, avremmo, per i potenziali criminali, una terapia preventiva assai più semplice e indolore di quella rappresentata da Stanley Kubrick nel noto film Arancia meccanica .
    Immaginiamo che una simile pillola, chiamiamola empaten , sia possibile. Decideremmo di usarla? Su chi e perché? Immaginiamo anche che un semplice test effettuato mediante prelievo di sangue riveli quali individui sono spontaneamente inclini all’empatia e quali non lo sono. Vorremmo somministrare ai secondi, preventivamente, l’ empaten ? Solo se accettano, o anche se non accettano? E con quale autorità? Dove finirebbe il libero arbitrio? I commentatori del blog di Singer offrono un vasto spettro di opinioni, per lo più contrarie all’idea della pillola e tutte problematiche. ”
    Dal “corriere della sera” di ieri

  16. vale

    qui ci sono un sacco di mamme che assomigliano alla mamma americana-di origine cinese- che scrisse,tempo fa, su un giornale americano,perchè l’educazione dei suoi figli dava risultati. mentre quella data dai “politicamente corretti” genitori americani e basta creava dei piccoli mostri……
    dei papà non si faceva cenno,tranne che per un dettaglio: i due genitori devono essere complici. uno non può concedere quel che l’altro vieta. pena l’anarchia totale….

      1. vale

        grazie.è ke leggendo troppe cose contemporaneamente(oltre alo golf,lo sci,le arti marziali, un po’ di sub ,vela e trekking-alpinismo-va da sé-un aperitivo ed una zingarata,ecc…)finisco per non ricordarmi mai qualcosa…..

  17. @Alvise: perchè, ti sembra che i bambini siano “compassionevoli” nei confronti dei genitori? il bambino è naturalmente egocentrico, e fino ad una certa età è anche giusto (il neonato deve strillare per farsi capire), ma con lo sviluppo e la crescita ha bisogno di argini sicuri per dirigere le sue energie. Ovvio quindi che la famosa “pillola” è indirizzabile anche a genitori che non hanno alcvuna intenzione di compiere il minimo sforzo o che ritengono di non essere capaci nel compito di educare.

    @Vale: alcuni mesi fa anche Costanza ha parlato del modello “mamma tigre”, e se ricordo bene ne venne fuori una interessante discussione ….

  18. Alessandro

    Propongo ancora Risé:

    “I genitori disperati raccontano ai terapeuti che quei figli chiassosi e distruttivi, incuranti di ogni regola e attenzione verso gli altri, si credono di essere al centro del mondo. Ma chi ha fatto loro credere di essere al centro del mondo, se non proprio i loro genitori (ma anche gli insegnanti, psicologi, assistenti sociali)? Questo incrementare l’egocentrismo prima infantile, poi adolescenziale, ha finito col privare i figli di un termine di paragone indispensabile per il loro sviluppo: gli adulti come “altro da sé”, con una loro vita e loro interessi, in relazione e magari in opposizione ai quali sviluppare i propri.
    I ragazzi hanno così modellato una sorta di Ego personale apparentemente autosufficiente da quello degli adulti, in realtà profondamente povero e vuoto. A volte poi essi si ribellano a questo vuoto compiendo gesti estremi, apparentemente di ricerca del piacere, in realtà di autentica autodistruzione”.

    http://claudiorise.wordpress.com/2009/08/26/educare-i-figli-mettendo-al-centro-i-genitori/#more-541

  19. Emilia

    non commento mai i post, anche quelli che ritengo davvero belli … ma questo è eccellente! se non altro per il tema. Davvero troppe mamme che si lamentano per il fatto di esserlo, dimenticando che è una scelta … e io, mamma da poco e quindi piuttosto sfatta, mi sono fatta un doveroso esame di coscienza … in defintiva, GRAZIE!

  20. GIULIANA:
    volevo solo dire che il l’ipotesi di Singer era presentata, da lui, solo come un’ipotesi, appunto,
    per discuterne, specialmente, le imolicazioni relative al libero arbitrio (pasticca=non-libero arbitrio)
    (scelta libera della pasticca=libero arbitrio del non libero arbitrio etc.)
    No, non mi sembra nulla a me dei bambini, non lo so come sono….

  21. Sara S

    grazie per questo post e per tutti i commenti…
    io sono cresciuta con l’idea che non solo non era ammessa la disubbidienza ma nemmeno il capriccio, e quindi quando vedevo un bimbo al supermercato urlare o a Messa correre, mi dicevo: mio figlio non farà mai così!
    Io e mio marito, entrambi convinti di tutto quanto si invoca qua dentro (autorità, dar regole, direzione, ma certo con e nell’ affetto ecc.), abbiamo impostato così la nostra famiglia. Non vorrei passare per la nazista di turno, ma i miei figli mangiano quello che c’è nel piatto, punto e basta, (a partire dai 18 mesi circa), e se non va non mangiano affatto, mangeranno di più il mattino dopo tanto non muoiono, più importante del nutrirli è far capire loro la strada e chi comanda. Questo con la dovuta flessibilità e le dovute eccezioni, chiaro. Detto questo, i miei figli i capricci li fanno lo stesso (dovrei consolarmi dicendomi che con un’altra educazione ne farebbero di più?), al supermercato ogni tanto piantano la rogna – beh, non per la merendina da comprare, ma per il posto nel carrello in cui stare – e a Messa… no comment. Non stanno fermi un attimo e noi non stiamo certo a guardare, eh! Anzi! Quante volte ripetono atteggiamenti che noi abbiamo sempre contrastato, sia con le parole, che con gesti decisi, che col nostro esempio? Qualcuno sostiene che siamo troppo rigidi, qualcun altro addirittura ci rimprovera di permetter loro il capriccio. Mettiamoci dentro anche le nostre debolezze, il nervosismo e la stanchezza. Ma non si può morir di scrupoli, e nello stesso tempo non si può andar dritti senza fermarsi e chiedersi se va bene come si va. Insomma, non è facile. Io una idea me la sto formando in testa, ma chiedo anche a voi: loro chiedono, io dico di no; si inizia il braccio di ferro; loro ubbidiscono. Ma ubbidiscono in modo non indolore, ingaggiando la lotta. Noi non ci tiriamo mai indietro, lottiamo e tendenzialmente vinciamo ma: questa lotta è giusto che ci sia? Fino a che punto? O la presenza di questa lotta indica che già manca la nostra autorità, che c’è qualcosa che non quadra? Dite che c’è bisogno di un po’ più di tempo per giudicare la bontà di un metodo educativo (i miei figli sono piccini,la più grande ha 4 anni e mezzo)?

    1. Laura Dall'Acqua

      Non ho molta esperienza coi bambini (a pochi mesi l’inizio)… direi però che in linea di massima condivido in pieno il vostro modo di educare i vostri figli, soprattutto perché mi sembra ci sia la componente dell’autorevolezza (chi comanda, nel senso di chi detta le regole e le fa rispettare) unita alla dolcezza, all’affetto, che non devono mancare mai, nemmeno in un rimprovero.
      Alla tua domanda “questa lotta è giusto che ci sia?” risponderei “assolutamente sì”, soprattutto considerata l’età dei tuoi bimbi: credo sia un modo per loro di testare fin dove possono spingersi, per cercare di superare sempre di più i limiti che vengono loro proposti; ma è proprio mettendo alla prova i limiti che capiscono dove questi si collocano.
      Queste riflessioni sono frutto di considerazioni personali personali: non sono genitore nè insegnante nè psicologa etc.

    2. Ma perchè portare alla Messa i bambini, perchè non si ha chi lasciarli? (brutta parola lasciarli. e brutto concetto lasciare un bambino a qualcunaltro?) ma ad ogni modo portare alla Messa un bambino è una tortura che si dovrebbe cercare di evitare
      (io penso,credo, suppongo, etc) (strano tra l’alto questo doppio uso del verbo credere o nel senso di aver l’opinione e di aver la credenza). O invece vanno esposti subito all’influsso benefico del sacro?

      1. Sara S

        Influsso benefico del sacro?! Loro 3 non so, ma io di certo non ne ricevo alcun beneficio, ti assicuro!:) Esco da Messa tante volte scoraggiata perché è il momento più importante della settimana per me,fonte di energia e motivazioni per affrontarla, e grazie ai miei diletti pargoli ne seguo una parte infima (specie ora che è tutta in tedesco). Oppure sono proprio arrabbiata… bel risultato, non c’è che dire! E quando le vecchiette o il prete di turno ci fanno i complimenti per come stanno i nostri figli, io me li vorrei mangiare vivi, visto che non hanno la minima idea di che lotta si consumi dietro le quinte, affinché anche lor signori possano non essere disturbati. Stiamo pensando se fare i turni o tener duro. Lasciarli ad altri, hai proprio ragione, è una brutta parola e un brutto concetto, e noi neppure possiamo. Ma sai, Alvise, ricordo anch’io bene quanto mi rompevo le palle a Messa da piccola, un momento che quasi odiavo. Poi piano piano ho incominciato a seguire i canti, poi il vangelo, poi addirittura qualcosa della predica e partecipavo sempre di più ed era sempre più una cosa mia. Inoltre era una cosa che si faceva tutta la famiglia insieme, questo era bello. Io porto i miei figli dal dottore se stanno male, e certo non è cosa che gli garbi, però serve e si fa. Così come li porto a fare le gite, in posti che reputo belli, perché vorrei che anche loro godessero della stessa bellezza. Per me la stessa cosa è la Messa. Infatti quando si inginocchiano spontaneamente o corrono per salutare Gesù (ciaooo, di certo non sottovoce), insomma, mi è di conforto e mi conferma ad andare insieme a Messa, anche a costo di un sacrificio grande. Insomma, il gusto per il cibo non lo imparano perchè io mi metto a far loro lezioni di enogastronomia, ma perchè, mangiando insieme a tavola, ci vedono andare in visibilio per mela e grana, perchè il papà mangia il minestrone anche se quella sera gli andava di più la pasta, perchè ci vedono contenti di cucinare per tutti e saltellanti di fronte a un risotto coi porcini!

      2. JoeTurner

        ma perchè misuri tutto con il tuo metro?
        e perchè doveri fargli la cattiveria di non portarli a messa?

          1. Sara S

            senti, ma definiresti “poverini” dei bambini costretti a scarpinare fino in cima per godersi il panorama migliore del mondo? Poverini?!?!? Perchè devono fare un pò di fatica, sudare, usare i muscoletti delle gambe? Poverini… direi piuttosto che sono fortunati!

          2. elisonda

            I miei hanno incominciato a portarmi a Messa qualche mese prima di fare la Prima Comunione… All’inizio non ne avevo voglia, ora ringrazio!
            Dopo qualche tempo mi piaceva questa cosa del vestirsi tutti bene, uscire tutti insieme e andare a messa…
            Non penso di avere subito traumi particolari, e più che povera mi ritengo fortunata

  22. Claudia Pitotti

    bravissima Costanza! La solita guerra psicologica per convincerti a non fare figli. Come vorrei che alla fine arrivassimo davvero all’ultimo uomo sulla terra, (al massimo con pargolo a seguito per un barlume di speranza tipo il film La Strada)… Allora sì che il Creatore potrebbe sventolare davvero la mano con indice alzato e dire: Beh, insomma, caro mio, non dire che non te lo saresti aspettato!
    grazie!

  23. Erika

    @Sara S: anche se non sono mamma, mi sento di dirti che dei bambini sotto i 5 anni che non fanno mai capricci non ne ho mai visti…potrei sbagliare, ma immagino che ci voglia un po’ più di tempo per “godere” dei frutti di una buona educazione…

    1. Sara S

      Grazie:) Intanto mi godo i figli dei tedeschi che stanno fermi e zitti per un’ora e mezza di Messa… ma come cavolo fanno? gas o sonnifero? Che invidia…

        1. Sara S

          nein:) perché quando i crucchini si attivano, i loro genitori non sempre intervengono, e questi corrono tranquillamente in fondo alla chiesa… io direi piuttosto “temperamenten”, ma per il momento questa è solo più che un’impressionen:)

  24. 61Angeloextralarge

    Bellissimo post! Grazie Costanza! Smack! 😀
    Non ho figli e quindi dovrei optare sul silenzio stampa, ma sono zia mooolte volte (e pure prozia mooolte volte). Posso dire scherzando che: “Non ci sono più i nipoti di una volta!”. Però questo mi fa pensare che, visto che i miei fratelli, sorelle, cognati e cognate, sono sempre gli stessi… COSA C’E’ DI DIVERSO? Tanto per provocare…
    i…

  25. Velenia

    Non ho la minima idea di chi sia la Camilla in questione,io la tv la guardo pochissimo e quando i miei figli non sono impegnati con i cartoni mi sottopongono (insieme al loro padre) ad estenuanti sessioni di Discovery Channel e History Channel,per non parlare di quando il mio secondogenito mi descrive per ore l’esatta dislocazione delle forza greche a Maratona (o era Salamina?),ma già mi infastidisce non poco sentire che qualcuno si stupisce che genitori di figli fra i 2 e i 10 anni siano ancora vivi; e che faranno con i figli adolescenti?Un suicidio di massa?
    Anch’io sono cresciuta circondata dalla mentalità che i figli sono una specie di palla al piede ( 1 è poco e 2 sono troppi),ma negli anni dell’Università avevo una compagna d’appartamento che veniva da una famiglia di 7 figli e m’incantavo a sentire i racconti della sua infanzia,credo che la scelta di mettere al mondo 4 figli in qualche modo la devo a lei.
    Sono probabilmente una frana come mamma,la mattina assomiglio pericolosamente ad un sergente dei marines,metto su un cd musicale e urlo -Giù dalle brande!-,se qualche figlio si rintana sotto le coperte gli ingiungo di non fare la femminuccia,e alla piccola che mi ricorda che lei è,appunto,una femminuccia dico che no,noi siamo vere donne non piagnone isteriche.Mio marito è un pò più morbido,ma probabilmente perchè io ho avuto un’educazione più rigida. Sono stata una figlia ribelle,ma non c’è voluto molto,da mamma ,a capire che i bambini hanno bisogno di regole,da piccoli danno loro sicurezza,da adolescenti hanno qualcosa da combattere.Finiamola con questa storia dei genitori-amici,se io faccio l’amica ,chi farà la mamma? E poi i miei figli devono avere amici fra i coetanei.
    Non sono mai andata a caccia di lenticchie biologiche e (ahimè) non riesco a far lievitare le torte,neanche quelle che si comprano al supermarket con la miscela pronta,faccio quello che so fare,li seguo nei compiti.leggo per loro i libri che amo, talvolta riesco persino a rilassarmi e giocare con loro,cerco di non superare la dose consigliata di urli e di non essere troppo velenosa con il loro papà perchè è l’amore fra i genitori il loro primo sostegno,poi recito un Angelo Custode per ognuno,di più non so….

    1. Chiara

      Il mio Don, quando aspettavo il primo figlio, mi ha detto che i bambini hanno l’Angelo custode sin dal concepimento.
      Da allora non ho smesso di pregare l’Angelo di ognuno di loro…

    2. angelina

      ..cerco di non essere troppo velenosa con il loro papà…..GRANDE
      …un Angelo Custode per ognuno, di più non so…..GRANDISSIMA

      Grande sapienza, Velenia

  26. Erika

    Grande Velenia! 🙂
    Rabbrividisco solo all’idea di essere svegliata da un cd + urla della mamma…Io al mattino sono particolarmente di buonumore, ma tale buonumore è dovuto soprattutto al silenzio…

  27. Praticamente quasi per usare il tuo stile provocatorio, o se preferisci un cattivo maestro.
    Come Cartesio padre della politically correctness.
    Bravi uomini eh, ma incapaci di comprendere quello che facevano, travolti dall’orgoglio di affermare qualche cosa e farsi notare….

  28. A proposito di “mollare” i figli…. stamattina la provincia mammalucca s’è svegliata sotto mezzo (!!!) centimetro di neve. Ho pensato subito che non era il caso di tirare giù i bambini dal letto senza aver fatto una telefonata a scuola. E infatti, come pensavo, la scuola era chiusa. Dopo un po’ ricevo la telefonata di una mamma che ha il figlio in classe con Riky, che mi dice affranta “la scuola è chiusa…. ma io lo porto in ludoteca perchè sennò mi farà diventare matta!” (e ha solo quello di figlio…)

      1. un simpatico angolino dove trovano asilo i bambini – piccoli e grandi – che vengono scaricati da genitori che non sanno gestirli. Ovviamente è stata inventata per venire incontro alle esigenze di chi lavora tutto il giorno (chiude alle 20) e non ha altri appoggi familiari, ma spesso viene utilizzata anche da coloro che vogliono godersi il giorno di ferie senza avere i bambini tra i piedi.

  29. La squadra e il compasso

    ““Avete un figlio tra i due e i dieci anni e siete ancora vivi? Telefonate allo 02…””. Basta questo per segnare un punto di non ritorno. Io credo sia necessario porre dei limiti. Ma come fare? Forse ricordando a noi stessi che l’etica di una società nasce dalla famiglia e solo in seguito approda in televisione, che certo deve rispettare i limiti e le funzioni per cui è nata. la televisione deve informare e insegnare, non scioccare. Grazie per l’articolo. Un caro saluto

  30. http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_febbraio_1/padre-non-gli-compra-iphone-minorenne-cerca-ucciderlo-1903099167114.shtml

    Papà non gli compra l’iPhone, lui l’accoltella
    Minorenne arrestato ad Alatri, nel Frusinate, dopo una violenta lite con il genitore: è accusato di tentato omicidio

    ROMA – La corsa alle tecnologie fa vittime e non solo in senso figurato. Ad Alatri, in provincia di Frosinone, un minorenne è stato arrestato dai carabinieri per aver tentato di accoltellare il padre che rifiutava di comprargli un iPhone.
    E’ accaduto martedì 30, in serata. Il giovane desiderava un telefono cellulare di ultima generazione e aveva chiesto al genitore di finanziargli l’acquisto, ma papà aveva rifiutato: «Costa troppo» era stata la risposta senza appello. A quel punto il ragazzo aveva reagito aggredendo il genitore e tentando di accoltellarlo.

    MILITARI AGGREDITI – I carabinieri, intervenuti per tentare di sedare la lite, sono stati a loro volta aggrediti dal minore e si sono visti costretti ad ammanettarlo. Non è stato facile fermare il ragazzo che si era avventato contro i militari dell’Arma: immobilizzato, è stato portato in caserma con le accusa di tentato omicidio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, quindi trasferito nel centro di prima accoglienza di Casal del Marmo, a Roma.

    1. JoeTurner

      qui però potremmo aprire un capitolo a parte sul sensazionalismo della stampa e sulle approssimazioni giornalistiche: anche non conoscendo la vicenda mi sembrerebbe più corretto titolare :
      “Minorenne accoltella il padre” e sotto
      “la scintilla: una lite per l’acquisto dell’I-phone”
      certo già così fa meno sensazione…

      oppure

      “E’ inverno e fa freddo” (una non notizia) diventa
      L’Italia paralizzata dal gelo: è emergenza!

      certo, tornando al tema del post di oggi, è chiaro che così facendo anche nel quotidiano di ognuno la normale fatica di essere genitori viene percepita come un attentato alla propria vita.

  31. Un giorno un’amica mi disse: «Per un genitore è importante essere autorevole, e non autoritario. Ma io quando vedo che non sono capace ad essere autorevole, allora preferisco essere autoritaria, piuttosto che essere niente».
    Mi colpì, nella sua semplicità.
    E ne feci tesoro.

    1. Semplicistico, ma efficace, sul genere ” o mangi questa minestra… ” La genitorialità è in crisi per per diverse e articolate ragioni. Molte discipline sono coinvolte nell’analisi e ne discettano variamente.
      Non conosco l’angolo di visuale di Camilla, sulla 7… Magari darò un’occhiata. Dal mio di nonna ( mi esprimo in un blog dedicato alla categoria, qui su wordpress) le colpe sono equamente suddivise tra genitori e parentela, noi comprese.
      Semplificando alla grossa, tanti papà e mamme, sovente immersi in adolescenze prolungate, temono il disamore, si sentono inadeguati e colpevoli, delegano volentieri. I nonni li assistono al di là della ragionevolezza, assumendo ruoli di supplenza impropri. Molte le conseguenze negative. La più vistosa e sgradevole per il prossimo è il comportamento in pubblico dei cari nipotini. All’estero i nostri bimbi mettono in crisi il personale di alberghi e ristoranti, sotto l’occhio rassegnato e/o benevolo della parentela. Sarà il caso di chiedersi come mai raramente notiamo i piccini della altre nazionalità?

  32. Non ho letto tutti i commenti… Ma quanto sono d’accordo sul tuo discorso di educare i figli.
    Più passa il tempo e più diventa difficile. Sembra brutto essere autoritario con i figli, ma solo perché ci ruota attorno una società in cui i genitori si crogiolano nel loro senso di colpa dell’essere assenti e preferiscono assecondare qualsiasi minimo desiderio dei figli, intavolare delle assurde discussioni infinite con i figli di pochi anni.
    Sia ben chiaro, io sono assolutamente pro al parlare con i figli, ma anch’io con una figlia di soli tre anni ad un certo punto devo passare al “Ora basta”.
    Inoltre i figli bisogna aiutarli a crescere e diventare adulti, se mai li educhiamo che i no esistono avranno problemi da adulti, se ogni dovere va contestato il lavoro sarà poi un onere eccessivo e così a seguire.
    Speriamo che qualcosa pian piano cominci a cambiare in questa società al momento un po’ distorta.

  33. nonpuoiessereserio

    Ho capito una cosa. Alcune volte i miei difetti mi aiutano. Io sono pigro. Se fosse per me vivrei come i tipi nel bellissimo filmato western sopra. La mia pigrizia fa si che spesso faccio scattare i ragazzi. C’è da preparare la tavola? Oppure sistemare l’immondizia, prendere una bottiglia? Portare la spesa? Un fischio e scatta la molla. Alla mattina presto mentre preparo la colazione, mia moglie li sveglia, se non si alzano entro un minuto arrivo io e allora è come passasse il caporale d’ispezione nella camerata.

  34. Corie Bratter

    la domanda sorge spontanea allora: ma chi lo guarda ‘sto programma? prima che chiuda per assenza di ascolti ne registro una puntata (dove lo fa? su La 7?) e vi faccio sapere (sempre che ci teniate)….

        1. JoeTurner

          non sono in crisi d’identità, ho ceduto volentieri la mia identità.
          Sono un cavaliere d’altri tempi 🙂

  35. …parlavo di bambini piccini, 2,3,4,5,7, 8… anni.
    Per quale ragione tenerli chiusi in una chiesa solo perchè ci fa comodo a noi grandi?
    Allora meglio non andarci alla Messa, se uno gli vuole bene ai figlioli!!!

    1. Proprio non ti riesce di capire eh? Non è una offesa. Solo una constatazione.
      Generalmente come genitore cerco di dare a figli non ció che vogliono o fa loro comodo, ma ciò che fa loro bene, che Dail loro bene.

      1. Ma quale bene gli può dare essere PORTATI alla messa quando hanno 4, 5, 6, 7 anni?
        Ti farà stare bene te, forse, che ti senti di averli esposti alla luce benefica. Staranno buoni loro, i bambini, se sono poco vispi. E il positivo dov’è?Che si temprino, almeno, il carattere, a stare fermi zitti e buoni per il tempo del rito?

        1. Alessandro

          Come dice il Catechismo (n. 1407), “l’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce”.
          Ora, quale genitore cattolico se non uno degenere non farebbe partecipare suo/a figlio/a (che è un battezzato, cioè un membro della Chiesa) a quella che è “il cuore e il culmine della vita della Chiesa”?

        2. JoeTurner

          io ho iniziato a fare il chierichetto a 5 anni mi piaceva tantissimo ed ero serissimo, andavo a “servir messa” tutti i giorni, la domenica anche due volte

  36. Ele86

    Un bimbo che non fa capricci è un bimbo non sano. E’ il bimbo buono sano e sempre bravo (molto fastidioso per i compagni) ne parla di questa dinamica molto bene roberto marchesini. Detto questo non so che madre sono e in futuro sarò, gregorio è ancora molto piccolo ma viene lasciato piangere se so che sono capricci (come piangere disperato solo se lo guardiamo…ma ti prego!). Nel futuro so che sarò una madre estremamente rompi palle, non vedo l’ora di poter rispondere a un urlo del genere “MAmma cattiva” con un bel “Sono felice che tu lo abbia capito, vedi di farci l’abitudine”(cit. Osvaldo Poli) e quando i figli saranno alle superiori spero di sentirmi dire che sono un mostro perchè vieto loro qualcosa di palesemente sbagliato ma che fanno tutti i loro amici. Spero di sentire frasi del genere con tutto il cuore, sarò certa di essere sulla strada giusta.

  37. Caspita, è una giornata intera che parliamo di cose che dovrebbero essere talmente ovvie e di buonsenso da essere noiose, ed invece sono molto di attualità, perché insegnare ai figli quello che è buono e utile alla vita sin da subito sembra essere un optional. Del resto se trasmissioni come SOS TATA diventano necessarie, vuol dire che non è più scontato nulla.
    Si mangia a tavola tutti insieme, la TV in cucina non deve esserci (o non si accende durante i pasti), se mamma e papà hanno detto “no” deve essere no, disobbedire non ci rende meno amati ma di certo ci fa guadagnare un castigo, non si interrompe qualcuno quando sta parlando, si saluta quando si entra in ascensore, a volte andiamo a Messa e non ne abbiamo voglia, ma non sempre le cose buone si fanno per “voglia” ma proprio perchè sono buone per noi. – Se tua madre ti avesse cambiato il pannolino solo quando ne aveva voglia avresti ancora il sedere piagato – Il guaio è che viviamo sull’onda del “sentimento” del me la sento, non me la sento e non del è GIUSTO è SBAGLIATO. Non c’è più nulla che sia BENE o MALE. Peccato, sarebbe tutto più semplice.

  38. fefral

    Nella vecchia parrocchia il parroco aveva destinato un lato della chiesa per famiglie con bambini piccoli. Lasciava una cesta piena di colori e disegni e quando capitava che andavo a messa con tutti ci mettevamo là. I bambini facevano, ovviamente, rumore, ma non davano fastidio al resto dei fedeli. Eravamo accanto alla porta della sacrestia e spesso gruppettini di bambini organizzavano giochi in sacrestia opportunatamente lasciata aperta dal parroco, con un genitore a turno che ogni tanto dava un’occhiata mentre seguiva la messa. Il parroco quando finiva di celebrare salutava bambini e genitori e a chi mortificato si scusava per il chiasso dei figli diceva che era bello che fin da piccoli ci si potesse sentire “a casa” a casa di Gesù. Non si può pretendere che un bambino di tre anni segua la messa seduto nel banco. Ma un bambino di tre anni che vede il genitore pregare a un certo punto gli si avvicina e gli chiede “che fai?”
    Quando ho cambiato parrocchia ho smesso di portare i bambini più piccoli a messa tutte le domeniche. Ogni tanto capita che ci andiamo tutti insieme, ma generalmente facciamo i turni. Adesso le grandi si stanno preparando alla prima comunione e vanno tutte le domeniche alla messa dei ragazzi col papà. Io scappo alla prima messa, quella delle vecchiette, mi piace stare tranquilla. Noi ci regoliamo così, il piccolo solo quando capita che andiamo tutti insieme oppure quando (perchè succede) ce lo chiede lui. A tre anni non credo sia necessario imporre nulla di più

    1. io a tre anni facevo dei magnifici disegni sulle agendine che trovavo nella borsa di mamma (che all’epoca mi risultava enorme), comunque mi piaceva star lì.

  39. Il mese scorso mi sono trovata a passare davanti ad una bellissima Chiesa con il figlio di 5 anni di una mia cara amica.
    Il piccolo mi ha detto, – lo sai che con le maestre ci portano a cantare in quella Chiesa lì quando viene Natale? –
    Caspita, gli ho detto – vieni entriamo lo sai che in questa Chiesa ti hanno battezzato, io c’ero, e mi ricordo che per l’occasione hanno aperto un bellissimo battistero antico … –
    Siamo entrati, il piccolo si è guardato in giro e ho capito subito che non era un luogo a lui familiare, il segno della croce gli risultava sconosciuto, guardava gli alti soffitti affrescati, poi camminando con passo veloce è passato davanti a un confessionale che aveva la tenda in velluto rosso là dove solitamente sta il sacerdote. Il piccolo mi ha guardata e ha chiesto: “Ma dalla tenda escono i burattini? ”
    Ecco, io penso che non è mai troppo presto per portarli in Chiesa, se la Chiesa è un luogo importante per noi, se la preghiera della sera, il segno della croce, l’affidare la giornata a Dio sono per noi la quotidianità, è bello che lo capiscano da subito, che respirino ciò che per i genitori conta è bello, poi naturalmente ci si può dividere, si può anche di tanto in tanto scegliere di vivere una Messa in santa pace, ma vedendo uscire la mamma di casa per andare a Messa, sapranno dove sta andando…

  40. Sottoscrivo tutto, parola per parola, in pieno! Mi piace molto:”Richiede un ragionamento lucido, e uno sforzo nel momento iniziale (poi un bambino “regolato” sarà molto meno faticoso, ma ci vuole un investimento)”
    Ormai nessuno e’ disposto a fare sacrifici, neanche per se stesso oserei dire…meglio avere qualcosa subito, anche se fugace piuttosto che investire tempo, energie, fatica per qualcosa piu’ a lungo termine! Purtoppo mi accorgo che anche con i figli e’ diventato cosi’…Io ho una grande gratitudine nei confronti dei miei genitori che mi hanno insegnato il sacrificio, il valore dell’attesa, il sapersi conquistare le cose….certo, l’ho capito a 25 anni…..ma credo che il mio ringraziamento abbia riempito loro il cuore e li abbia ripagati di tutta la fatica fatta per educarmi.

  41. # filosofiazzero 1 febbraio 2012 alle 18:52
    “…parlavo di bambini piccini, 2,3,4,5,7, 8… anni.
    Per quale ragione tenerli chiusi in una chiesa solo perchè ci fa comodo a noi grandi? Allora meglio non andarci alla Messa, se uno gli vuole bene ai figlioli!!!”

    Dato che si sta parlando di educazione e che, se si parla con lei, toccare il tasto religione equivale a farle perdere il lume, che ne direbbe se sostituissimo le chiese con i musei?
    Si farebbe male, che dice, a tenere chiusi dei bimbi agli Uffizi solo perché noi grandi abbiamo voglia di stare a rimirare la Primavera di Botticelli? Gliene verrebbe un trauma devastante, ai bimbi, dal venire esposti (fin da quando ancora non sanno perché) alla visione della Bellezza?
    Pur senza sapere nulla di Botticelli, di prospettiva, di Venere e Flora e dei nomi botanici dei fiori, non ricaverà una prima esperienza del numinoso dal vedere (senza capire perché) gente assorta in silenziosa contemplazione di quel pezzo di legno dipinto?Il bambino vedrà una scena piena di figure, di colori e di particolari curiosi che ne attrarranno la fantasia, cercherà di immaginarsi la storia raffigurata, troverà somiglianze tra le persone dipinte e quelle che conosce, si perderà dietro ai dettagli: lì c’è un cagnolino riccio, là un vaso trasparente, laggiù un castello con un omino a cavallo. E piano piano per lui diventerà “naturale” l’andare in cerca di cose belle, il girare per musei, il chiedersi “chi era quello che ha dipinto quella cosa là”, “chi era quella signora scolpita col cagnolino ai piedi”, l’inorgoglirsi perché “io mi chiamo come la signora scolpita” o “lo scultore era della mia città”, l’essere curioso dei dettagli, l’ammirare un panorama perché è bello e commovente, per i colori e le forme e il genius loci (e non perché glielo dice l’agenzia di viaggi o perché il vip di turno fa le vacanze proprio lì).
    Dal basso dell’esperienza di una che è stata – per sua fortuna – “tenuta chiusa” in chiese e in musei (e in chiese più ricche d’arte di tanti musei) fin da quando era in grado di camminare.

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