Imperfetto, voce del verbo essere

di Costanza Miriano

E’ segreta come la formula della Cherry Coke. Come la ricetta della Eight Hour di Elizabeth Arden. Non renderò nota per nessun motivo al mondo la mia lista dei buoni propositi per l’anno 2012 – che credo prenda il nome dal tacco 12 al quale è intitolato, per ricordare a tutte le donne dell’assoluta necessità di indossare scarpe che ne siano dotate, almeno quattro ore e un quarto ogni settimana – perché già so che riuscirò a realizzarne circa la quindicesima parte, ma solo a patto che elimini quel fastidioso problemuccio di dover ogni tanto appoggiare la testa su una qualsivoglia superficie, e chiudere gli occhi per due ore.

Sono in effetti piuttosto esigente con me stessa, e anche così poco umile – cioè realistica, come insegna santa Teresa d’Avila – da presumere di avere capacità e forze che non ho.
In questo momento scrivo dalla cameretta di quando ero ragazza, guardando i campi gelati che hanno fatto da spettatori, credo divertiti, a decine di liste come questa. Sono una veterana dei manifesti di inizio anno, e dovrei sapere che fine fanno ogni volta. Eppure insisto. I miei buoni propositi spaziano dal campo della manutenzione fisica (il numero 63 della lista, mettere la crema idratante su tutto il corpo tutte le sere, per esempio, verrà disatteso già da oggi, primo giorno del presunto nuovo corso, perché siamo a casa dei nonni, dove fa davvero troppo freddo, e anche i pinguini che vivono nel box doccia dei miei appena lavati si infilano direttamente sotto al piumone), a quello culturale (magnifici volumi di patristica vanno costantemente ad arricchire il monumento alla polvere, cioè la mia mensola dei libri da leggere, dove Tertulliano porge la mano a Foster Wallace, in un solidale gesto da derelitti attraverso i secoli); da quello spirituale a quello affettivo, passando per il lavoro, la casa e per tutti gli ambiti nei quali è possibile formulare improbabili manifesti di intenzioni: non ridere così sguaiatamente quando qualcuno dei miei figli fa un volo acrobatico, ma magari fingere prima un po’ di preoccupazione per il suo stinco; non togliermi le croste dalle ginocchia sbucciate prima che sia ora, che poi è inutile comprare costose creme contro le cicatrici alla farmacia del Vaticano; scrivere un meraviglioso best seller con il cui ricavato finanziare la ricerca, in modo da assoldare scienziati del Cnr che creino in laboratorio un salame dall’elevato potere dimagrante, a calorie negative.
Intanto, in molti anni di inutili buoni propositi, ho imparato un piccolo principio pratico della vita spirituale: è molto utile non aspettare che l’anno finisca, ma fare una revisione periodica, per esempio mensile, del proprio piano di vita.
Ma la cosa più importante che ho capito in anni di inutili liste di buoni propositi, è che senza lo Spirito Santo “nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Questo solo ci permette di non rimanere schiacciati guardando la sproporzione tra quello che vorremmo fare e quello che facciamo, tra come vorremmo essere e come siamo. Nella vita spirituale la comprensione, vera, sincera, leale, non affettata, della propria povertà è segno che si sta andando dalla parte giusta. Perché alla fine il perfezionismo, l’idea di poter aspirare a qualcosa che si avvicini anche di striscio alla perfezione altro non è che l’idea che l’uomo valga qualcosa da se stesso, e quindi possa fare a meno di Dio: l’idea madre di tutte le aberrazioni, il peccato, le eresie.
Al numero uno, dunque, quest’anno, forse sarebbe bene mettere la decisione di accogliere la realtà, la realtà che viene incontro e provoca con le sue richieste. A volte insopportabilmente esigenti, a volte solo faticose, a volte belle e basta.
A chi gli chiede come essere perfetto Gesù dice di amare il prossimo, e il prossimo è il samaritano che incontra il ferito, lo raccoglie e lo affida a un locandiere, pagandolo perché si occupi di lui. Non stravolge la sua vita, ma fa quello che può, con generosità e buon senso, deviando dal suo percorso ma mantenendo la sua rotta. Accogliere le occasioni di fare il bene, con senso di realtà e misura, sempre tenendo presenti e primi i propri doveri di stato: una madre non può aprire la sua casa ai barboni, un padre non può trascorrere tutte le sue sere tra ritiri, incontri ed eventi religiosi che gratificano, risultando una sorta di lussuria spirituale (più diffusa di quanto si pensi). E’ più faticoso stare a casa, amare più “banalmente” i propri familiari, i parenti, i colleghi, quelli magari di cui in questi giorni di incontri per le feste ci siamo anche un po’ lamentati. Anche nel banale pranzo coi parenti si può amare come Dio ci chiede di fare, soccorrere una povertà che nessuno vede, avvicinare una solitudine che nessuno sfiora. Io personalmente non ho mai messo questa forma banale e quotidiana, quasi “obbligata” di amore tra i buoni propositi di inizio anno.
C’è una piega di eterno possibile in ogni azione, perché non è quello che facciamo, ma lo Spirito Santo a rendere feconde e “senza colpa” le nostre opere. Quelle che compiamo sapendo che senza Gesù non possiamo fare nulla.
Domani è la festa del santo nome di Gesù, il nome che vuol dire Dio salva. Il nome al quale “ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra”, e che ci rende figli di Dio; il nome di colui che ride ai nostri progetti e che raccoglie le nostre briciole per trasformarle in pane per il mondo.

89 pensieri su “Imperfetto, voce del verbo essere

  1. Ricordo una interessante riflessione di mons. del Portillo sul ruolo onesto e professionalmente encomiabile del locandiere della parabola ricordata. Anche quello è modo di amare il prossimo.
    grazie!
    paolo

  2. Laura C.

    Grazie Costanza, avevo proprio bisogno di riconciliarmi con la mia natura di “creatura” di Dio… Insomma sono quel che sono ma, come scrivi tu, è lo “Spirito Santo a rendere feconde e “senza colpa” le nostre opere”… quindi non posso che gioire del fatto di essere una creatura amata da Dio!

  3. nonpuoiessereserio

    Non ho mai fatto una lista di buoni propositi che io mi ricordi. So quello che dovrei fare, il problema è non lasciarmi sedurre dalle tentazioni, per questo anche, come dici tu ho bisogno della forza dello Spirito.

    1. Se solo avessi tenuto fede all’ultimo buon proposito del 2011 (fare una lista di buoni propositi) nella mia lista ce ne sarebbero stati minimo tre in comune con Costanza. Accidenti alla superbia e benedetta banalità quotidiana. Grazie di avermelo ricordato.

      p.s. due copie di «Sposati…» sono state regalate ad altrettante cognate, le quali – bontà loro – non me le hanno tirate dietro 😉

  4. Salvator Di Fazio

    Io ho fatto una lista di cose che nn devo fare. E sa oggi al primo posto c’è: non aspettare il 30 a piazzale Ostiense… Tanto nn passa

  5. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». (Gv. 1,19)

    Come per ogni prete credo, la mia tentazione maggiore è quella di pensare di essere il supplente di Dio, la tentazione cioè di farsi carico di tutto, portare tutto, salvare tutto, accogliere tutto… finché l’anima e il cuore non scoppiano e si rischiano pericolosissime crisi di rigetto…
    Ma è una tentazione che nasce dall’amore… (chissà se qualcuno ha mai scritto un libro tipo “preti che amano troppo”…) e come è difficile trovare un equilibrio! Già perché è esattamente per questo che siamo in questo mondo, per amare, e l’amore di suo non mette misure, sennò che amore è?

    E poi c’è una tentazione secondaria, che è quella di non sapersi sfilare con grazia dalle situazioni che si decide (perché proprio non si può, sia chiaro) di non portare. Non poche volte, ad esempio, mi accorgo che se sono bravissimo a dir di sì non lo sono altrettanto a dir di no e così quando lo devo fare divento davvero duro e irritante.
    Ma è, sappiatelo tutti casomai dovessi dir di no anche a voi, un’irritazione che è innanzitutto contro me stesso, conto il mio limite di creatura e la pochezza delle mie braccia e del mio cuore. Solo che chi domanda non lo sa e quindi pensa che io sia irritato contro di lui… la semplice frase “mi scusi se l’ho disturbata” ha il potere di ferirmi come una coltellata, perché significa in effetti che non son riuscito a farti capire che se ti ho detto di no non è perché mi disturbi, ma proprio perché non posso dirti di sì…

        1. 61Angeloextralarge

          Fuori tema per don Fabio: il link del tuo post di fine anno, inviato come augurio ai miei contatti, è finito su facebook di alcuni di loro: mi hanno ringraziato per averglielo inviato!

    1. Filippo Maria

      Don Fabio quanto è vero quello che dici! Da sacerdote come te faccio molta fatica a trovare il modo giusto per dire di no! Perché in fondo la gente pensa che un prete debba essere disponibile 24 ore su 24 (sennò che prete sei?) senza magari immaginare che anche noi, con il nostro carico di responsabilità certo ma anche di umanità, abbiamo bisogno, che ne so, magari a volte di mangiare o perfino di riposare… oppure anche di fare una passeggiata, perché no; o a volte anche di poter pregare di più in silenzio. Proprio ieri, cominciando l’anno alla grande, una persona di cui non ricordavo neppure il nome, a malapena il volto, è venuta a chiedermi perdono per aver parlato male di me spiegandomi che ci era rimasta proprio tanto male quando circa un anno fa gli avevo negato un incontro mentre lei aveva proprio tanto bisogno… ho pensato a quanti potessero essere tutti quelli che non tornano indietro a chiederti scusa per aver parlato male di te per lo stesso motivo… che poi la gente che ci chiede aiuto non ha bisogno delle nostre persone ma di quello che noi rappresentiamo cioè, all’ultimo, di Dio! E allora, Signore, pensaci Tu!

      In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum

  6. Alessandro

    La perfezione, la santità, è lasciarsi amare da Dio.

    “Cari fratelli e sorelle, alla fine rimane la questione: questo santo [san Giovanni della Croce] con la sua alta mistica, con questo arduo cammino verso la cima della PERFEZIONE ha da dire qualcosa anche a noi, al cristiano normale che vive nelle circostanze di questa vita di oggi, o è un esempio, un modello solo per poche anime elette che possono realmente intraprendere questa via della purificazione, dell’ascesa mistica? Per trovare la risposta dobbiamo innanzitutto tenere presente che la vita di san Giovanni della Croce non è stata un “volare sulle nuvole mistiche”, ma è stata una vita molto dura, molto pratica e concreta, sia da riformatore dell’ordine, dove incontrò tante opposizioni, sia da superiore provinciale, sia nel carcere dei suoi confratelli, dove era esposto a insulti incredibili e a maltrattamenti fisici. E’ stata una vita dura, ma proprio nei mesi passati in carcere egli ha scritto una delle sue opere più belle.

    E così possiamo capire che il cammino con Cristo, l’andare con Cristo, “la Via”, non è un peso aggiunto al già sufficientemente duro fardello della nostra vita, non è qualcosa che renderebbe ancora più pesante questo fardello, ma è una cosa del tutto diversa, è una luce, una forza, che ci aiuta a portare questo fardello. Se un uomo reca in sé un GRANDE AMORE, questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la FEDE: essere amato da Dio e LASCIARSI AMARE da Dio in Cristo Gesù.
    Questo LASCIARSI AMARE è la luce che ci aiuta a portare il fardello di ogni giorno. E la santità non è un’opera nostra, molto difficile, ma è proprio questa “apertura”: aprire le finestre della nostra anima perché la luce di Dio possa entrare, non dimenticare Dio perché proprio nell’apertura alla sua luce si trova forza, si trova la gioia dei redenti.

    Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa SANTITA’, LASCIARSI AMARE da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione. Grazie.”

    (Benedetto XVI, Udienza generale, 16 febbraio 2011)

  7. Alessandro

    “Homer, quando mi parlano dei tuoi difetti io dico sempre che per vedere un’opera d’arte bisogna fare un passo indietro” (Marge Simpson, moglie del… perfettissimo Homer 🙂 )

  8. Alessandro

    Già citato altra volta, ma torna buono qui

    “C’è ancora una terza tappa decisiva nel cammino di conversione di sant’Agostino.
    Dopo la sua Ordinazione sacerdotale, egli aveva chiesto un periodo di vacanza per poter studiare più a fondo le Sacre Scritture. Il suo primo ciclo di omelie, dopo questa pausa di riflessione, riguardò il Discorso della montagna; vi spiegava la via della retta vita, “della vita PERFETTA” indicata in modo nuovo da Cristo – la presentava come un pellegrinaggio sul monte santo della Parola di Dio.
    In queste omelie si può percepire ancora tutto l’entusiasmo della fede appena trovata e vissuta: la ferma convinzione che il battezzato, vivendo totalmente secondo il messaggio di Cristo, può essere, appunto, “PERFETTO” secondo il Sermone della montagna.

    Circa vent’anni dopo, Agostino scrisse un libro intitolato “Le Ritrattazioni”, in cui passa in rassegna in modo critico le sue opere redatte fino a quel momento, apportando correzioni laddove, nel frattempo, aveva appreso cose nuove. Riguardo all’ideale della PERFEZIONE nelle sue omelie sul Discorso della montagna annota: “Nel frattempo ho compreso che uno solo è veramente PERFETTO e che le parole del Discorso della montagna sono totalmente realizzate in uno solo: in Gesù Cristo stesso. Tutta la Chiesa invece – tutti noi, inclusi gli Apostoli – dobbiamo pregare ogni giorno: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (cfr Retract. I 19, 1-3).
    Agostino aveva appreso un ultimo grado di umiltà – non soltanto l’umiltà di inserire il suo grande pensiero nella fede umile della Chiesa, non solo l’umiltà di tradurre le sue grandi conoscenze nella semplicità dell’annuncio, ma anche l’umiltà di riconoscere che a lui stesso e all’intera Chiesa peregrinante era ed è continuamente necessaria la bontà misericordiosa di un Dio che PERDONA ogni giorno.
    E noi – aggiungeva – ci rendiamo simili a Cristo, l’unico PERFETTO, nella misura più grande possibile, quando diventiamo come Lui persone di MISERICORDIA.

    (Benedetto XVI, Omelia della celebrazione eucaristica a Pavia, 22 aprile 2007)

  9. 61Angeloextralarge

    Grazie, Costanza, per questo post!

    – “Sono in effetti piuttosto esigente con me stessa, e anche così poco umile – cioè realistica, come insegna santa Teresa d’Avila – da presumere di avere capacità e forze che non ho”: per quel che mi riguarda devo togliere il CIOE’ REALISTICA come attenuante della mia mancanza di umiltà! Per quel che riguarda l’essere piuttosto esigente, ho dovuto adattarmi alle esigenze del mio fisico e rallentare di molto i ritmi che ho sostenuto fino a qualche anno fa: in questa maniera, volente o nolente, ho dovuto “abbassarmi” ed iniziare il cammino verso l’umiltà del chiedere agli altri anche quelle cose che per me erano inezie. E’ stato doloroso per il mio orgoglio ma mi è servito molto. E qui ci collego: “senza lo Spirito Santo “nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Questo solo ci permette di non rimanere schiacciati guardando la sproporzione tra quello che vorremmo fare e quello che facciamo, tra come vorremmo essere e come siamo”: molto giusta questa affermazione!

    – “Intanto, in molti anni di inutili buoni propositi, ho imparato un piccolo principio pratico della vita spirituale: è molto utile non aspettare che l’anno finisca, ma fare una revisione periodica, per esempio mensile, del proprio piano di vita”: mi piaceee!

    – “una madre non può aprire la sua casa ai barboni, un padre non può trascorrere tutte le sue sere tra ritiri, incontri ed eventi religiosi che gratificano, risultando una sorta di lussuria spirituale (più diffusa di quanto si pensi)”: spesso è come una fuga dalle responsbilità, dalla famiglia nella quale non ci sono quelle gratificazioni che si possono trovare altrove. Conosco tanti padri, grandi organizzatori di pellegrinaggi o di incontri spirituali, che ignorano le richieste della moglie per avere una mano nell’educazione dei figli e nella gestione familiare: arrivano anche a seri litigi pur di imporre quello che fanno all’esterno della loro famiglia e, la cosa peggiore, lo fanno perché si sentono “mandati dal Signore” a farlo! Quindi dici bene: “E’ più faticoso stare a casa, amare più “banalmente” i propri familiari, i parenti, i colleghi, quelli magari di cui in questi giorni di incontri per le feste ci siamo anche un po’ lamentati”: quanto è vero! Ci sentiamo bravi perché fuori casa, lontano dal nostro habitat naturale, siamo buoni e generosi, gentili, sorridenti ed amabili, ma poi scattiamo per un nulla o siamo duri di cuore con le persone del nostro vivere quotidiano.

    – “Domani è la festa del santo nome di Gesù, il nome che vuol dire Dio salva. Il nome al quale “ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra”, e che ci rende figli di Dio; il nome di colui che ride ai nostri progetti e che raccoglie le nostre briciole per trasformarle in pane per il mondo”: il mio augurio è che tutti, ma io per prima, riuscissimo a “fermarci” per chiedere al Signore qual’è la sua volontà, nelle grandi cose, partendo dalle più piccole! Solo così potremo imparare ad essere veri figli di Dio e veri figli di Maria, visto che Lei ci da’ l’esempio facendo SEMPRE la “SERVA DEL SIGNORE”.

    1. 61Angeloextralarge

      Capitata a fagiolo questa considerazione arrivatami stamattina con la mail del programma mensile:
      “Quanti bei discorsi sulla pace, in questo inizio di anno… Ma in pratica quanta fatica a realizzarla nella quotidianità. Eppure ne abbiamo estremo bisogno. E non solo il primo di Gennaio. Saremo in grado di risolvere i grandi conflitti internazionali se non ci salutiamo nel condominio e non sappiamo guardare con occhio buono il fratello “straniero”? Se andiamo a Messa ma poi non troviamo la forza di perdonarci in famiglia? Se regaliamo ai nostri figli giochi tecnologici di ultimo grido, ma poi scarichiamo su di loro il nostro nervosismo? Da dove cominciare? Forse proprio in famiglia e dai giovani”. (don Vincenzo Alesiani http://www.villasanbiagio.it)

  10. Sara

    Grazie Costanza!Ho deciso di stamparmi questo post e appenderlo all’armadio come promemoria…chissà come mai, ma ho la tendenza a dimenticare tutte le cose spiritualmente corroboranti che sento nel giro di 5 min (vedi omelie domenicali). Buon anno a tutti i frequentatori di questo bellissimo blog!

  11. fefral

    “E’ più faticoso stare a casa, amare più “banalmente” i propri familiari, i parenti, i colleghi, quelli magari di cui in questi giorni di incontri per le feste ci siamo anche un po’ lamentati. Anche nel banale pranzo coi parenti si può amare come Dio ci chiede di fare, soccorrere una povertà che nessuno vede, avvicinare una solitudine che nessuno sfiora”
    quant’è vero, Costanza. A volte c’è molto più eroismo nella banalità

  12. Luigi

    Grazie per le riflessioni d’inizio anno. Un santo ha detto che “buon proposito è quello che si rinnova spesso” (credo sia san Francesco di Sales). Allora facciamo finta che ogni giorno sia capodanno (escluso lo zampone, a meno che il CNR sveli finalmente la famosa ricetta!).

  13. Alessandro

    Pure questo già citato, ma stimo caschi opportuno riproporlo.

    “E allora per me è diventata evidente una cosa fondamentale: questi giovani [della GMG del 2011] avevano offerto nella fede un pezzo di vita, non perché questo era stato comandato e non perché con questo ci si guadagna il cielo; neppure perché così si sfugge al pericolo dell’inferno.
    Non l’avevano fatto perché volevano essere PERFETTI […] non si trattava di PERFEZIONARE se stessi o di voler avere la propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene – anche se quel fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici –, semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto.
    Tutto ciò è preceduto dall’incontro con Gesù Cristo, un incontro che accende in noi l’AMORE per Dio e per gli altri e ci libera dalla ricerca del nostro proprio “io”. Una preghiera attribuita a san Francesco Saverio dice:
    Faccio il bene non perché in cambio entrerò in cielo e neppure perché altrimenti mi potresti mandare all’inferno. Lo faccio, perché Tu sei Tu, il mio Re e mio Signore.
    Questo stesso atteggiamento l’ho incontrato anche in Africa, ad esempio nelle suore di Madre Teresa che si prodigano per i bambini abbandonati, malati, poveri e sofferenti, senza porsi domande su se stesse, e proprio così diventano interiormente ricche e libere.”

    (Benedetto XVI, discorso alla Curia romana per le presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre 2011)

  14. Buon Giorno Ragazzi e buon anno!
    Non faccio più la lista dei buoni propositi da quando avevo 11 anni e ho capito che non fanno per me. Esiste solo un proposito, insomma nella mia lista c’è solo il numero 1 e credo che lo indovinerete facilmente.
    Questo 2012 è iniziato con il mio migliore amico con la macchina nuova rovinata perché hanno tentata di fregargliela; con una cara amica di famiglia che si separa e con la madre di mio suocero che alla tenera età di 86 anni si frattura l’anca.
    E io guardo ancora il lato positivo e penso che approfittando delle dicerie sulla fine del mondo farò quello che faranno in tanti: prenderò la scusa per combinarne una delle mie, tipo lanciarmi con il paracadute ( per la seconda volta, anche se dicevo che la prima sarebbe stata anche l’ultima ).

  15. lidiafederica

    Io ho fatto solo una lista di cose buone da fare (tipo non arrabbiarmi con mia sorella e col mio fidanzato..), speriamo che riesca a farcela, con la Grazia…
    intanto il proposito numero 0 è consegnare finalmente ‘sta tesi di dottorato, speriamo speriamo speriamo…cmq Costanza proprio vero quello dei piccoli propositi disattesi tipo mettere la crema, è anhce uno di miei 😉

    1. Ragazza, credimi è più facile consegnare la tesi che mantenere una pace olimpica con sorelle/fratelli e ragazzi ( preferirei laurearmi altre 3 volte ).
      Per non parlare del fatto di andare d’accordo con la suocera ( missione che la mia vanifica già il 1 Gennaio con qualche uscita delle sue ).
      Comunque sono sicura che ce la farai, un bacio!

      1. Alessandro, spero di non finire così ma nel caso fosse ho già disposto per la donazione degli organi e per la cremazione. Poi vorrei che alzassero una mattonella in giardino e che mi mettessero sotto all’albero che mi piace.

    1. Alvise, un volo ( con il paracadute per favore ) è una cosa da provare una volta nella vita, anche se tecnicamente stai cadendo è davvero una bella sensazione stare così vicini al cielo.

            1. Laura C.

              Ma quanto sei scemo SCRI!!!! (Detto con una valanga d’affetto!) secondo me abbiamo più o meno la stessa età, quindi… si tratta semplicemente di anni fa (e non contraddirmi)!!!
              … E allora, com’è stato ‘sto lancio???

            2. –> Alessandro: Magari! Il nostro aereo era immatricolato Cartagine

              –> Laura C.: sul lancio: ottimamente, sia il primo sia i successivi. C’è molto Icaro, Prometeo, Ulisse, Robur di Verne, Leonardo, i fratelli Wright, ed un’altra manica di pazzi
              sull’età: “Diffidate di una donna che vi dica la propria età. Una donna così, è capace di tutto” (O. Wilde) 😀 😀 😀

            3. Laura C.

              Quale onore Scri!!!
              Mi ha incuriosita Robur il conquistatore, che hai nominato questo pomeriggio… lo ammetto: mai sentito nominare. Allora mi sono informata e… cavoli ma quanti libri ha scritto Verne! Peccato che nelle biblioteche della mia città manchi proprio quello… Vabbè, vorrà dire che mi farò un regalo!
              Però anche pizza e fichi non sono male….

          1. Alessandro

            “Eterno Immenso Iddio
            che creasti gli infiniti spazi e ne misurasti le misteriose profondità,
            guarda benigno a noi, Paracadutisti d’Italia,
            che nell’adempimento del dovere,
            balzando dai nostri apparecchi,
            ci lanciamo nelle vastità dei cieli.

            Manda l’Arcangelo S. Michele a nostro custode:
            Guida e proteggi l’ardimentoso volo.
            Come neve al sole, davanti a noi siano dissipati i nostri nemici.
            Candida come la seta del paracadute sia sempre la nostra fede
            E indomito il coraggio.

            La nostra giovane vita è tua o Signore!
            Se è scritto che cadiamo, sia!
            Ma da ogni goccia del nostro sangue
            sorgano gagliardi figli e fratelli innumeri,
            orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro
            immancabile avvenire.

            Benedici, o Signore,
            la Patria, le famiglie, i nostri cari!
            Per loro nell’alba e nel tramonto, sempre la nostra vita!
            E per noi, o Signore,
            il Tuo glorificante sorriso.

            Così sia.”

  16. Madda

    E’ da tempo che non faccio propositi nè buoni, nè cattivi. sono così un po’ disillusa da Dio, dalla Chiesa. Stanca di….e poi…. oggi qst sole, i miei che dopo un litigio fanno pace e le Lodi insieme (ormai da più di 10 anni). Non vivo sulle nuvole. Cristo non ha vissuto da borghese,perchè dovrei farlo io. Vado avanti, non perchè devo ma è la vita donata che “mi spinge al pensiero” che in Cristo si E’,. Con o senza propositi.

  17. Genio cosmico scripsit: “A chi gli chiede come essere perfetto Gesù dice di amare il prossimo, e il prossimo è il samaritano che incontra il ferito, lo raccoglie e lo affida a un locandiere, pagandolo perché si occupi di lui. Non stravolge la sua vita, ma fa quello che può, con generosità e buon senso, deviando dal suo percorso ma mantenendo la sua rotta. Accogliere le occasioni di fare il bene, con senso di realtà e misura, sempre tenendo presenti e primi i propri doveri di stato: una madre non può aprire la sua casa ai barboni, un padre non può trascorrere tutte le sue sere tra ritiri, incontri ed eventi religiosi che gratificano, risultando una sorta di lussuria spirituale (più diffusa di quanto si pensi). E’ più faticoso stare a casa, amare più “banalmente” i propri familiari, i parenti, i colleghi, quelli magari di cui in questi giorni di incontri per le feste ci siamo anche un po’ lamentati. Anche nel banale pranzo coi parenti si può amare come Dio ci chiede di fare, soccorrere una povertà che nessuno vede, avvicinare una solitudine che nessuno sfiora. Io personalmente non ho mai messo questa forma banale e quotidiana, quasi “obbligata” di amore tra i buoni propositi di inizio anno.”

    Escrivá de Balaguer scripsit: “Pensando a quelli di voi che, mentre gli anni passano, ancora sognano — sogni vani, puerili, come quelli di Tartarino di Tarascona — di dar la caccia ai leoni nei corridoi di casa, dove al massimo si può trovare un topolino o poco altro; pensando a costoro, ripeto, vi ricordo che la grandezza consiste nel sostenere in modo divino il compimento fedele dei doveri abituali di ogni giorno, le lotte quotidiane che riempiono di gioia il Signore e che soltanto Lui e ciascuno di noi conosciamo.
    Convincetevi che, d’ordinario, non ci sarà posto per gesta abbaglianti, fra l’altro perché non ne avrete l’occasione. Invece, non vi mancano le occasioni per dimostrare nelle cose piccole, normali, il vostro amore a Cristo. Anche nelle piccole cose — commenta san Gerolamo — si dimostra la grandezza d’animo. Il Creatore, effettivamente, non lo ammiriamo soltanto in considerazione del cielo e della terra, del sole e dell’oceano, degli elefanti, dei cammelli, dei cavalli, e dei buoi e leopardi e orsi e leoni, ma anche degli animali più piccoli, come le formiche, le zanzare, le mosche, i vermiciattoli e insetti del genere che noi conosciamo più di vista che di nome; e in ognuno di questi esseri noi veneriamo un’identica ingegnosità divina. Così, un’anima votata a Cristo porta la sua attenzione, senza differenza, tanto alle cose grandi quanto alle più piccole [San Gerolamo, Epistolae, 60, 12].”

    Com’era la storia delle parallele? Non la ricordo: l’età non perdona, porca Svizzera!

    1. angelina

      Due parallele si incontrano all’infinito,…quando ormai non gliene frega più niente. Mi pare..

  18. «A chi gli chiede come essere perfetto Gesù dice di amare il prossimo, e il prossimo è il samaritano che incontra il ferito…»

    «Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai rnuovoisposto bene; fa’ questo e vivrai”.
    Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”».

    In Luca 10,25 ss. c’è un “dottore della legge” che vuole mettere “alla prova” Gesù.
    E Gesù risponde con un’altra domanda.
    Il dottore della legge conosce le Scritture e non è lontano dalla verità: quando Gesù lo conferma, “hai risposto bene, fa’ questo e vivrai”, il dottore si “giustifica” introducendo un’altra questione: “chi è il mio prossimo?”.
    E’ per spiegare “come farsi prossimo di chi” che Gesù racconta la celebre parabola.

    Primo e irrinunciabile proposito dell’anno nuovo: “Samuele non lasciò andare a vuoto nessuna parola del Signore” (1Sam 3,19)

    Omnia ad aedificationem

  19. Se il mondo finisse domani e il Creatore mi chiedesse cosa ho combinato gli direi che ” sono stata loro “, della mia famiglia e del mio ragazzo per tutto il tempo, e so che è stato tempo usato bene.

  20. Quale bellissima riflessione ci dai Costanza, esprimere concetti profondi dove Lui ed il tuo bisogno di Lui traspare, ma con parole ed espressioni semplici (apparentemente quasi banali). Amo questo carisma che Lui ti ha dato, mi piacerebbe imitarti se potessi (ci proverò invocando il Mittente dei Doni). Non ti invidio, ma provo amore per te. Sorella in Lui. Mi fa bene leggere e far mie le tue parole. Io faccio pochi propositi ormai, quando li faccio mi pare di prendermi in giro, però so nel profondo dentro di me che direzione tenere.
    E’ Lui che mi lascia delle tracce altrimenti mi sarei perso da quel dì. E’ bello non sentirsi soli, abbandonati . E questo mi permette di cercare di piegare il mio egoismo e non abbandonare il prossimo. Sin da ragazzo presumevo di avere le forze (e capacità) che poi mancavano e l’odiato perfezionismo (mal interpretato bisogno di Dio, dove si perde la “D”) mi faceva ricadere su di me stesso e sulla piena coscienza della mia nullità.

    Ma sicuramente un fatto positivo del passare degli anni, dell’invecchiare è quello che imparando a “lasciarsi fare da Dio” si perde la voglia di capire cosa siamo. Siamo e basta, lascio a Lui l’onere di farsi un idea di me, a me non riesce. So solo che sto cercando, mi impegno per quanto posso, e parto dalle piccole cose che mi stanno davanti. Questo l’ho imparato, non sono i massimi sistemi a salvare il mondo, ma quelle che tutti stimiamo stupidaggini, piccolezze…e quante ne trascuro ancora. Ed allora la famiglia, i bacetti dati accettati o rifiutati dai piccoli, il cercare di trasmettergli concetti profondi con parole ed esempi del loro bellissimo mondo. Se io mi faccio piccolo loro si faranno grandi. Altrimenti si faranno grandi senza la realtà del mio amore. Sarebbe un amore a parole non di fatto. Ed allora pranzi e cene di tradizione familiare devono essere visti e vissuti con accoglienza, e le inevitabili piccole provocazioni che sospese poi arrivano, debbono trovarmi sereno, con la forza della pace del cuore che può rispondere da un piano diverso dove non può esserci conflitto, ma confronto e incontro con Dio. Ma è difficile, così difficile.. e nei secondi che passano capita di non saper che dire, di stare in silenzio, di attendere che arrivino le parole gli atteggiamenti giusti. Di passare per scemi…e di non saper aiutare ne noi, ne gli altri. Ed il mio “nulla” è palese, almeno a me.
    Poi improvvisamente senza farmi una ragione dell’accaduto, il Mistero arriva.
    Ed un collaboratore che si dice ateo e mangiapreti, mi viene a trovare nel mio ufficio e mi dice che ho scritto parole con lo Spirito giusto nella lettera di invito alla S. Messa aziendale. Che lui è venuto alla Messa senza sapere perché.. ma che ha sentito la Libertà in quella Messa. E mi chiede dove può trovare un incontro, un’altra S. Messa.

    E ieri eravamo la mia famiglia e la sua accanto sulla stessa panca in Chiesa.

    L’unica cosa che sento è la direzione da cui viene la Sua Luce ed è la mia bussola.
    E’ il senso del mio agire quotidiano, il senso della Chiesa a cui appartengo.
    La cosa che scopro poi e mi lascia sorpreso e pieno di gaio stupore è che non è una linea retta quella che seguo, ma una curva verso l’Alto, verso l’Altro.
    Quanto mi ama, quanto ci ama !!!
    L’amore intenso che provo davanti a quel Crocifisso è nulla in confronto a quello che mi ha dato e mi da in ogni istante. E quanto poco riesco a ricambiare…

  21. 61Angeloextralarge

    Scriteriato…
    “sull’età: “Diffidate di una donna che vi dica la propria età. Una donna così, è capace di tutto” (O. Wilde)”: non l’ho mai nascosta! Sono pericolosa?

        1. qual”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””’è la differenza?
          pericolosa ha una valenza tendenzialmente negativa, o comunque poco simpatica
          capace di tutto ha una portata più a 360°, che certamente ingloba ANCHE, MA NON SOLO, il pericolosa. Capace di tutto è più totipotente, capace di bei gesti, grandi eroismi, splendide follie (magari per amore, che poi alla fin fine ritengo fosse il retropensiero di Wilde), epiche gesta, dal ‘romeo, romeo, oh perché sei tu Romeo’ al ‘fatti non fummo per vivere come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza’

            1. MOMENTO!
              Il più grande scrittore italiano vivente è, ovviamente, il Genio Cosmico 😀 :-D, si può discutere finché si vuole a partire dal secondo posto, MA dubito fortissimevolmente che costì debba sedere Saviano

          1. 61Angeloextralarge

            Grazie del chiarimento. Dalle mie parti dire che uno “è capace di tutto” non è proprio un complimento…

            1. 61Angeloextralarge

              Il grazie era per Scriteriato (ma non troppo). Concordo sul giudizio a proposito del Genio Cosmico!

      1. Dove lo dice, però? Io sono riuscita a trovare questa battuta di ‘The importance of being Earnest’ e non parla di pericolosità ma di atteggiamento eccessivamente calcolatore.

        Lady Bracknell: “You are perfectly right in making some slight alteration. Indeed, no woman should ever be quite accurate about her age. It looks so calculating… “

        1. Alessandro

          E se “calculating” qui stesse per “freddamente spregiudicata, pronta ad agire senza riguardo, compassione, pietà per gli altri”?
          In questo caso, sarebbe una donna “capace di tutto” (in senso soltanto deteriore, però)

  22. Alessandro

    Fede, speranza e carità sono virtù che dobbiamo coltivare ed esercitare noi (tutti) imperfetti. La carità è la più grande ed è quella che, praticata come la dipinge S. Paolo nella Lettera ai Corinzi al cap. 13, conduce noi imperfetti a godere della perfezione eterna.

    ” La nostra conoscenza è IMPERFETTA e IMPERFETTA la nostra profezia.

    [10] Ma quando verrà ciò che è PERFETTO, quello che è IMPERFETTO scomparirà.

    [11] Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato.

    [12] Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo IMPERFETTO, ma allora conoscerò PERFETTAMENTE, come anch’io sono conosciuto.

    [13] Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più GRANDE è la CARITA’!”

  23. perfectioconversationis

    Qualche tempo fa devo aver fatto il proposito di non far più propositi: l’unico che abbia mai mantenuto.

    1. perfectioconversationis

      Umorismo a parte, il mio capodanno spirituale si colloca a settembre, al rientro dalle vacanze, quando le energie sono alte e le idee fioriscono. Se faccio però un bilancio ad oggi, posso considerarlo una disfatta su tutta la linea, nonostante ci fosse un solo punto in elenco: fare una tabella di marcia per le mie giornate e attenermi a questa.

  24. Alessandro

    “Il PERFETTISMO – cioè quel sistema che crede possibile il perfetto nelle cose umane, e che sacrifica i beni presenti alla immaginata futura perfezione – è effetto dell’ignoranza. Egli consiste in un baldanzoso pregiudizio, per quale si giudica dell’umana natura troppo favorevolmente, se ne giudica sopra una pura ipotesi, sopra un postulato che non si può concedere, e con mancanza assoluta di riflessione ai limiti naturali delle cose”

    (Antonio Rosmini, Filosofia della politica)

    1. Un altro GIGANTE del pensiero moderno, insieme a Introvigne, Messori, Socci, Langone, Ratzinger, eccetra….e il teorico di Comunione e Liberazione,di cui non ricordo più neanche il nome….

        1. L’autore di un libro serio (Come si fa una tesi di laurea) e di molti pretenziosi mattoni di quelli che basta tenerli in bella vista sul tavolinetto del salotto per essere un fine-intellettuale-pilastro-della-società-civile-antifascista-ambientalista-fuori-dall’ottica-del-sistema per antonomasia?

      1. Alessandro

        Rosmini è un vero gigante del pensiero, c’è poco da scherzare, Alvi’.

        Non a caso è nominato, con pochi altri, nell’enciclica Fides et ratio (n. 74): “Il fecondo rapporto tra filosofia e parola di Dio si manifesta anche nella ricerca coraggiosa condotta da pensatori più recenti, tra i quali mi piace menzionare, per l’ambito occidentale, personalità come John Henry Newman, Antonio Rosmini, Jacques Maritain, Étienne Gilson, Edith Stein”

  25. 61Angeloextralarge

    FUORI TEMA MA FRESCO DI GIORNATA IL MESSAGGIO A MIRJANA:

    “Cari figli, mentre con materna preoccupazione guardo nei vostri cuori, vedo in essi dolore e sofferenza; vedo un passato ferito e una ricerca continua; vedo i miei figli che desiderano essere felici, ma non sanno come. Apritevi al Padre. Questa è la via alla felicità, la via per la quale io desidero guidarvi. Dio Padre non lascia mai soli i suoi figli e soprattutto non nel dolore e nella disperazione. Quando lo comprenderete ed accetterete sarete felici. La vostra ricerca si concluderà. Amerete e non avrete timore. La vostra vita sarà la speranza e la verità che è mio Figlio. Vi ringrazio. Vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto. Non dovete giudicare, perché tutti saranno giudicati”.

    N.B.: Come nel messaggio dato al veggente Ivan il 30 dicembre scorso, la Gospa ci chiede di pregare per i sacerdoti e la Chiesa.

      1. 61Angeloextralarge

        Libero di non crederci. Nessuno te lo impone. Io ci credo e non sono la sola in questo blog.

          1. 61Angeloextralarge

            Per me dice molto. E poi, chi sono io per criticare il contenuto di quello che mia Madre sta dicendo a me e al mondo?

  26. Claudia

    Che meraviglia! Grazie Costanza! In genere mi collego poco (anche a questo sito) ma stasera avevo un po’ più di tempo e leggere le tue parole è stato ciò che chiamo “dio-incidenza” – una coincidenza.. (?) che se scegliamo di viverci come occasione e kairòs offertici da Lui può diventare un passo non più casuale in cui capiamo di essere amorevolemente accompagnati.. -.
    Dopo aver letto il tuo post ho tirato un sospiro di sollievo pensando “Menomale, allora non sono l’unica matta ad essersi fatta questo proposito per l’anno nuovo!!!” e cioè vivere tutto ciò che quest’anno mi porterà da una diversa prospettiva, quella di chi, grazie allo Spirito, è consapevole della sua piccolezza e povertà. Leggendo il tuo post mi sono sentita sostenuta in questo proposito e meno “atipica” 🙂 E’ importante, come dici tu, viverci con maggiore “realismo”… Basta quindi sprecare importanti energie a combattere contro la nostra povertà per inseguire illusioni fugaci e immagini ideali di sè dove dominano perfezionismo, autorealizzazione e autodeterminazione (che mi sembrano andare sempre più di moda).. La pace e la serenità che tornano frequenti negli sms di auguri per il nuovo anno – tutti uguali – si trovano in un solo modo e cioè accogliendo il nostro essere piccoli con senso della realtà e anche con fiducia, perchè sappiamo che è proprio in questo spazio che potranno avvenire l’incontro e la relazione con il Signore, che Lui riempirà il vuoto della nostra miseria con la ricchezza della sua misericordia e ci darà la sapienza per discernere quando dire sì e quando dire no (giusto don Fabio? 🙂 e la forza per fare ogni giorno le piccole e semplici cose che ci sono da fare di volta in volta. E quando saremo spettatori dei nostri successi, ricordiamoci sempre chi è la fonte di tutto.. “Chi si vanti si vanti nel Signore…”.
    Grazie quindi per questa condivisione che mi ha fatto sentire che posso continuare su questa strada, incoraggiata dal fatto che altri come me si stanno impegnando in questo…!! Ti/vi lascio con il messaggio che ho scritto negli auguri di Natale per tutti i miei amici.. che (ovviamente!) non è “buon Natale a te e famiglia ” – altrimenti non sarei più io – ma una citazione tratta da un libro che ho appena letto di un certo Ferdinando Montuschi “Diventare piccoli per essere grandi”. La frase dice: “il sogno di bambino di diventare grande rimane incompleto se egli, da adulto, non decide di diventare bambino”.
    E quindi…buon 2012 coniugato all’imperfetto del verbo essere a tutti… e che l’Essere Perfetto accompagni ogni nostro giorno di questo nuovo anno con la pazienza e l’amore che solo un Padre verso i suoi piccoli figli può avere…! 🙂

  27. Ma, volevo dire, noi, forse, del “blog” che siamo forse tutti da meno
    di chiunque altro? E allora basta coi (cosiddetti) grossi calibri.
    Siamo NOI i grossi calibri!!!
    La modestia va bene, ma con giudizio….(al contario del Manzoni, in questo caso)

  28. Pingback: 2012: a proposito di buoni propositi. | Seme di salute

  29. Cristina D.

    Mi viene in mente ciò che ci diceva il nostro “don” circa vent’anni fa, quando eravamo giovani e iper impegnati…
    “Se il Signore non costruisce la casa,
    invano vi faticano i costruttori.
    Se la città non è custodita dal Signore
    invano veglia il custode.
    Invano vi alzate di buon mattino,
    tardi andate a riposare
    e mangiate pane di sudore:
    il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
    (Salmo 126)
    all’epoca mi dava un po’ i nervi, oggi è la mia più grande consolazione, so che Dio costruisce e custodisce anche quando io mi addormento; Cristo è il Salvatore, e non io

    Un abbraccio a tutti

I commenti sono chiusi.