Dominio di sé

di Raffaella Frullone

Al giorno d’oggi va per la maggiore essere spontanei, senza filtri, essere liberi di dire e fare qualunque cosa e quindi vengono sdoganati, o meglio considerati un diritto, tutti quegli atteggiamenti o stili di vita che si costruiscono sull’istinto naturale di ogni uomo, o donna.

Ed ecco che veniamo bombardati da consigli del tipo «Be’, è naturale che dopo un po’ l’amore finisca, allora bisogna separarsi con serenità»; «Se non senti l’istinto materno pensaci prima di tenere il figlio, deve essere una cosa spontanea»; «Non hai fatto niente di male, davvero, una notte di passione con uno sconosciuto è solo un bel momento, se ti è venuto spontaneo»; «Hai fatto bene a dire a tua suocera che non la sopporti, non è bene tenersi dentro tutto: quando si tengono dentro i sentimenti in maniera innaturale, poi si esplode, buttar fuori la rabbia invece, non solo è salutare ma è naturale»; «Hai fatto proprio bene a suonargliele a quell’incosciente che ti ha tagliato la strada, così la prossima volta ci pensa prima di correre in macchina »; «Ma no, non è esagerato andare in ufficio con il pareo, se ti senti più a tuo agio in questo modo, non devi cambiare la tua natura»; «Perché devo privarmi di una canna se mi fa star bene?»; «Il sesso è un’altra cosa rispetto all’amore, è un istinto naturale».

E allora ecco che l’imperativo etico condiviso diventa «Fai ciò che senti, fai quel che vuoi», non seguire o ascoltare quello che ti viene chiesto dagli altri, amici, familiari, coniuge, ma solo quello che senti tu. Bisogna dire “no” quindi a tutte le regole che ci vengono imposte e “sì” solo ed unicamente a quelle che sentiamo nostre. A scuola i ragazzi possono mandare a quel paese i professori, il marito può lasciare la moglie, il padre può abbandonare i figli, i cattolici possono fregarsene delle parole del Papa. Via libera ad ogni capriccio, basta col rispettare patti ed impegni: viva la libertà.

Eppure qualcosa non torna. Perché per esempio in questo momento, mi verrebbe spontaneo partire e andare a rilassarmi su una spiaggia al caldo, domattina certamente non mi verrà spontaneo alzarmi alle sette per andare a lavorare, ma penso che mi potrebbe verosimilmente venire spontaneo vedere un’amica e andare con lei a svaligiare qualche negozio del centro, dove per “svaligiare” intendo proprio “prendere qualunque cosa mi capiti a tiro e appropriarmene senza pagarla”, ma qualcosa mi dice che non si fa. C’è quel non so che dentro che ci dice che ci sono alcune cose giuste, e alcune sbagliate e a volte la cosa giusta costa fatica. L’ho capito quando con soddisfazione ho svuotato il terzo vasetto di Nutella di seguito, che mi era venuto veramente spontaneo mangiare, e ho iniziato a sentire corrodersi le pareti dello stomaco.

Mi sembra di percepire un pericoloso sentire comune per cui qualunque cosa implichi uno sforzo di volontà viene considerato una costrizione innaturale e quindi ingiusta. E se l’esercizio della volontà è una cosa innaturale, figuriamoci il dominio di sé di cui parla San Paolo nella lettera ai Galati.

“Camminate secondo lo Spirito e non lasciatevi indurre a soddisfare i desideri della carne. La carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne. Queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quel che volete… Sono, infatti, assai evidenti le opere della carne: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose come queste. Il frutto dello Spirito, invece, è amore, gioia, pace, longanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio si sé”

Frutto dello spirito, il dominio di sé è quell’esercizio necessario a renderci uomini e donne migliori. Allenarsi duramente è la disciplina dello sportivo che vuole diventare campione e per questo resiste alla naturale pigrizia, alla golosità, alla stanchezza. Provare e riprovare è l’allenamento del musicista, che resiste allo scoramento e alla spossatezza puntando a un’esecuzione magistrale. Anche il matrimonio richiede impegno e responsabilità, soprattutto quando ci verrebbe spontaneo rifugiarci nel nostro comodo io.

I maestri della spontaneità a ogni costo potrebbero inorridire solo al sentir parlare di “dominio di sé”: impegnati come sono a fare ciò che vogliono, faticano a comprendere che dominare il proprio io è l’unica vera chiave per la libertà autentica, per farci diventare migliori di quello che siamo, per renderci liberi da quello che ci incatena a terra.

166 pensieri su “Dominio di sé

  1. E’ tristemente vero ed attuale quello che scrivi… Che significa anche “sono libero di dire quello che penso”, che magari è un pensiero basato su informazioni (spesso) sbagliate o inventate, ma che è solo un non pensiero, come se si potesse defecare con il cervello… Ci si sente autorizzati ad avere opinioni su tutto, dimenticando che un’opinione non è l’arbitrio di aprire la bocca, ma un esercizio intelligente che dovrebbe essere accompagnato da informazione, riflessione, scambio eccetera… Ma di cosa stiamo parlando? Siamo in Italia nel 2011!

  2. È vero: nella retorica della sincerità, nel mito dello spontaneismo si percepisce il marchio della falsità. Rappresentano delle vere patologie spirituali del nostro tempo. Dove la profondità e lo spessore cedono il passo alla superficialità e all’aridità, dove si eclissa l’amore per la verità si fanno largo l’illusione interiore, la parodia, il miraggio, la falsa moneta spirituale. Perché si può essere sinceri e spontanei senza essere veridici e autentici: «L’anima popolata di miraggi crede ai miraggi. La sincerità ha valore soltanto se unita ad una profonda conoscenza di sé stessi. Che cosa mi importa che tu non sia bugiardo, se non sei anche privo di illusioni? La promesse più fallaci, i giuramenti più insensati vengono pronunciati quasi sempre con sincerità» (Gustave Thibon).

  3. Adriano

    “Al giorno d’oggi va per la maggiore essere spontanei, senza filtri, essere liberi di dire e fare qualunque cosa”

    Mah, tra corsi di miglioramento della propria vita e carattere, diete di ogni tipo con promesse impossibili, trucchi, rossetti, cerette, liposuzioni, chirurgia estetica, PNL, LASIX, push-up maschili e femminili, protesi al silicone, “bevi questo che stai meglio”, “compra quello che sei fico”, “fuma l’altro e andrai forte”… Insomma, mi pare che la società moderna, attraverso vari mezzi di convincimento più o meno subdoli, premi tutto tranne che la spontaneità…

    1. Quello è pecisamente l’inganno che soggiace al mito della spontaneità, legato a doppio filo al culto dell’esteriorità (il mito di Narciso è l’eterno simbolo dell’idolatria). Farti sentire “libero” quando invece sei preda delle ideologie, delle mode e delle correnti. “L’uomo oggi è libero come il viaggiatore disperso nel deserto”. (Nicolás Gómez Dávila)
      E non è un caso che il nostro tempo sia quello delle maschere teatrali, dei burattini, dei teatranti, tipi umani molto diffusi. E la nostra sia una “società dello spettacolo”, dove la simulazione si tramuta in dissimulazione.

    2. Adriano

      “Quello è pecisamente l’inganno che soggiace al mito della spontaneità,”

      Non vedo nessuna spontaneità (vera o mascherata) negli esempi che ho fatto, né francamente riesco a immaginare come qualcuno possa farsi ingannare così facilmente e credere con convinzione che questi stessi comportamenti siano frutto del proprio libero arbitrio… Mi sembrerebbe, invece, che il vero mito sia l’opinione, espressa nel primo paragrafo del post, secondo cui al mondo d’oggi andrebbe per la maggiore l’essere spontanei.

      Tutt’altro. Mi guardo attorno e noto solo che siamo bombardati da “indicazioni” più o meno vincolanti, e queste provengono da ogni dove. Partiamo dalla pubblicità (da quella esplicita, tipo campagna elettorale: vota Tizio!, a quella più nascosta, fino ad arrivare al product placement, il marchio che appare “per caso” nelle scene di film pure per bambini) e poi la moda, il gruppo di amici, i parenti, i conoscenti, ma anche i colleghi di lavoro, i superiori, le maestre di scuola dei propri figli o anche la società, lo Stato e pure la Chiesa: tutti a “indicare la via” (qualcuno con più diritto di altri, sia chiaro) che dovremmo seguire.

      E i modi per obbligare ad accettare queste “offerte che non potrà rifiutare” (l’essere umano) sono ancora più vari e anche astuti: dal commento sarcastico alla riprovazione sociale, dall’esclusione da un gruppo di amici alla maldicenza, al premio per chi si adegua, fino ad arrivare al mobbing, all’arresto e alla scomunica. Le scelte che prendiamo, più che “spontanee” mi sembrano “spintanee”…

      E non che alcuni di questi obblighi siano poi così negativi. Il fatto è che quasi sempre ci sembrano “accettabili” e addirittura “doverosi” (e non ci opporremmo a qualche iniziativa che porti a estendere gli stessi con attività persino coercitive a tutto il genere umano) i precetti (non solo religiosi) in cui ci riconosciamo o che provengono da una fonte per noi autorevole e che in pratica già seguiamo (o per i quali ci costa poco adattare il nostro stile di vita), mentre le altre indicazioni, magari considerate come un dogma da qualcuno (“Mai il calzino bianco con i sandali!”, “L’obiettivo nella vita è il contratto a tempo indeterminato” e “La moglie è inferiore al marito”, queste le prime che saltano in mente a me, ma ognuno ha le sue) ci risultano spesso insensate e, a volte, addirittura ridicole (o anche da deridere).

      Come fare a capire cosa va bene e cosa debba essere escluso? Non credo che la soluzione sia quella di seguire sempre e acriticamente indicazioni esterne. Forse ci si potrebbe mettere nei “panni altrui”, sforzarsi di pensare come chi la pensa in modo opposto, guardare il mondo con gli occhiali di chi fino a poco tempo prima avrebbe solo causato la nostra ilarità (o il nostro senso di scandalo). Esercizio pericoloso? Non mi pare, almeno non per un adulto formato a usare la testa. Se avevamo ragione, allora torneremo alle nostre convinzioni precedenti. Se avevamo torto, così potremo trovare la retta via. In ogni caso le nostre idee, i nostri convincimenti ne usciranno rinforzati.

      Questo è un modo per osservare tutto e ritenere quello che è giusto. Che ne dite?

      1. Penso tu stia confondendo cose molto diverse tra di loro come il “controllo sociale” (esistente in ogni forma di vita collettiva) e i miti del nostro tempo, come quella che Gaber chiamava la “libertà obbligatoria per tutti”. Da diverso tempo l’idea che va per la maggiore è che l’essere umano sia solo pura esistenza individuale, non vi sia una essenza superiore, un modello di cui deve riprodurre l’immagine quaggiù in terra. È l’ideologia di quella che Augusto Del Noce ha definito “società permissiva” o “democrazia licenziosa” (*). Del Noce, sulla scia di Pasolini, la considera un totalitarismo di forma nuova. Ecco perché alla lunga la retorica del “non cambiare mai, sii sempre te stesso, non sacrificarti mai, segui sempre quel che detta il desiderio” risulta soffocante e coercitiva, negatrice della libertà personale. Il desiderio assolutizzato diventa un Moloch, un idolo tirannico (la già menzionata “dittatura del desiderio”). Si spiega facilmente perché oggi si parli di “società liquida”. La promozione della liquidità di ogni rapporto serve, tra le altre cose, a scardinare l’unica istituzione che fa da contrappeso al potere dello stato o delle grandi concentrazioni economico-finanziarie: la famiglia. Se siamo pure esistenze individuali la nostra dignità non deriva dalla partecipazione a un’essenza superiore, ma a qualche sorta di sostanza collettiva (Stato, Classe, Stirpe, ecc.). In una parola, diventiamo ingranaggi di una macchina sociale ipertrofica.

        P.s. Ovviamente di convincere qualcuno è l’ultima cosa che mi interessa. Mi preme unicamente evidenziare come quel che scrive Raffaella non sia per nulla campato in aria, come qualcuno ogni volta cerca di far credere.

        (*) http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=916

      2. “In ogni caso le nostre idee, i nostri convincimenti ne usciranno rinforzati.” (‘drianuzzo)

        Io sarei quella che mangia pane e favole prima durante e dopo ogni quotidiano minuto di qua dal cielo. Una sognatrice, coi ragni nel sangue, ma una sognatrice. Ciò non di meno amo la concretezza da schifo.
        Macchemenefrega che i miei “convincimenti ne usciranno rinforzati”. Qual è lo scopo? Il mio scopo non è rafforzare le mie idee. Nemmeno le più “in gamba”.
        Il mio scopo è affinare la mia personale libertà d’amare. Io ho puntato tutto su quello e ogni cosa del mio quotidiano e del mondo io vi sottopongo.
        Tutto questo non passa quasi mai per quel fantomatico esaustivo “sii te stesso”. Ma che bugia è?: se non possono dirlo tutti allora non è un criterio base per tutti.
        Il pedofilo, l’omicida, l’egoista, io – io! – : saremmo tutti fregati se bastasse essere stessi per migliorare sè e il mondo.

        (accludo bacione super buongiornaceo, Adrianù 🙂

        1. Quoto Daniela Y.
          Aggiungo che solo in una società “tradizionale”, e dunque armoniosa, era sufficiente essere se stessi. Perché produceva personalità forti e spiccate. Ma questo era possibile perché tutta la società era attraversata da una tensione verso l’alto che, almeno idealmente, la caratterizzava. Questo valeva in primo luogo per i vertici della società, sottoposti a obblighi più pesanti rispetto alle classi inferiori (“noblesse oblige”) per acquisire una forma interiore consona al proprio stato. La tensione ideale e il loro esempio trascinavano le classi inferiori nell’imitazione. Per secoli le classi emergenti hanno tentato di imitare nelle fogge e nei costumi quelle superiori; oggi se ci si fa caso, accade giusto il contrario. Oggi l’aristocrazia sociale veste gli stessi jeans finto-poveri indossati dai suoi dipendenti, capovolgendo verso il basso la direzione dell’imitazione, e la sua ideologia è quella scalfariana e neoborghese dello “svaccamento”, del godimento edonista e senza responsabilità.
          Le epoche passate erano attraversate da un’enorme tensione ideale perché animate non solo dalla fede, non solo dalla carità, ma dall’altra grande virtù teologale: la virtù della speranza. Era questa virtù che rendeva così spiccata, viva e ardente la tensione tra ciò che quegli uomini erano, peccatori come tutti, con le loro inclinazioni al male, e ciò che aspiravano ad essere. In ultima istanza, è l’anelito che «trae la sua origine nell’uomo dalla realtà della grazia e si dirige verso la felicità soprannaturale in Dio» (Josef Pieper, “Sulla speranza”, Morcelliana, Brescia 1960, p. 17)
          Era l’epoca della speranza, pur se la vita quotidiana offriva poco o nulla delle agiatezza cui oggi non saremmo in grado di rinunciare per un’ora soltanto. Oggi il mondo «sazio e disperato» produce «invertebrati», «signorini soddisfatti» perché nessuna tensione ideale lo attraversa, nessuna spinta verso un «dover essere». Quello che «si è» è l’orizzonte asfissiante e finito su cui si stagliano degli «io» allo stadio larvale, incompiuti perché non sollevati «con la speranza, in fiduciosa, tesa aspettazione verso il “bonum arduum futurum”, verso l’arduo «non ancora» del compimento, sia naturale che soprannaturale» (J. Pieper, op. cit., p. 18).

      3. Adriano

        Andreas

        Che quello che tu definisci “controllo sociale” debba esistere in una società mi pare abbastanza ovvio. E l’esistenza di questi controlli sociali, che tu ammetti, mi pare proprio contraddire l’affermazione nel post, per cui andrebbe per la maggiore la spontaneità (provate a rubare “spontaneamente” e vedete che succede…).

        Che poi una società tradizionale sia per questo necessariamente armoniosa, come tu dici, mi sembra un’affermazione un po’ forzata. L’imitazione di cui parli da parte delle classi inferiori di quelle superiori non mi pare poi così positiva, né è sparita al giorno d’oggi (basta accendere la tv per vedere pubblicità di auto e altri prodotti, costosi e appetibili proprio perché solo i “nobili” moderni possono permetterseli). E tra l’altro il “godimento edonista e senza responsabilità” che biasimi mi pare arrivare, da sempre, proprio da queste classi “alte”, che potevano permettersi il lusso di annoiarsi senza la preoccupazione di dover tirare a campare.

        L’unico “vantaggio” (sic!) che vedo di una società tradizionale che tu sembri rimpiangere è lo sradicamento sul nascere di contestazioni e di comportamenti ‘deviati’ (diversi dalla norma). A mio modo di vedere, le personalità non erano tanto forti o spiccate in questi ambiti: semplicemente si potevano nutrire del sostegno di un ambiente a loro favorevoli, senza trovare nessun ostacolo o nessuna sfida che potesse farle tremare o semplicemente insinuare il tarlo del dubbio.

        Insomma, questo “seguire i propri istinti” non mi pare essere una credenza così diffusa come ci vuol far credere l’autrice del post. La quale, per inciso, non fa nessun esempio (citando la fonte) di questa presunta tendenza, esempio che potrebbe aiutare o sostenere la comprensione del post stesso.

        Andreas afferma
        “Ovviamente di convincere qualcuno è l’ultima cosa che mi interessa. ”

        Excusatio non petita… 😉

        Daniela Yeshua
        Buona notte!

        1. @ Adriano
          Provo a spiegarmi meglio. L’inganno sta proprio qui: voler far credere che possa esistere una esiste civiltà umana senza controllo sociale (cioè di comportamenti devianti fatti oggetto di riprovazione sociale). E questo per un motivo molto semplice: «La civiltà è fatta di inibizioni collettive, che, rispetto agli individui, si traducono in divieti» (V. Mathieu, “Cancro in Occidente. le rovine del giacobinismo”, Editoriale Nuova, Milano 1980, p. 17). La civiltà da sempre è legata a tabù e inibizioni, tanto è vero che si dice: “In un paese civile queste cose non accadrebbero”. Il che lascia intendere che le inibizioni, prima ancora che la condizione dello sviluppo di una civiltà, ne sono forse il contenuto.

          Nel mondo occidentale invece si è verificato un fenomeno strano. Qualcuno ha pensato che fosse possibile edificare una società senza inibizioni e tabù, bollati tutti indistintamente come forme di “repressione”. In altre parole, il nemico è diventato il concetto stesso di autorità (ed ecco perché entra in crisi la figura del padre, che del principio di autorità è figura: negli anni ’70 si preconizza la “società senza padre”). L’idea di autorità da sempre è legata a concetti come sacrificio, disciplina, ascesi, abnegazione, rinuncia, ecc. Con l’imporsi del ’68-pensiero e delle sue pulsioni anti-autoritarie si è imposta l’idea contraria espressa dallo slogan “vietato vietare” (palese contraddizione in termini). Il permissivismo e lo spontaneismo sono figli diretti di questo pensiero fondato sull’idea che la repressione e i tabù debbano essere aboliti.

          Non penso ci sia bisogno di dilungarsi molto sul fatto che oggi l’establishment culturale e pedagogico sia dominato dai figli della contestazione, creatori di un nuovo sistema di potere coi suoi dogmi e i suoi tabù. Se ne sono accorti – per contestarlo – anche intellettuali di sinistra ma non transitati, per ragioni anagrafiche, attraverso l’«evento fondatore» sessantottino (ad esempio Alessandro Bertante, “Contro il ’68. La generazione infinita”, Agenzia X, Milano 2007).
          Nessuno sta dicendo dunque che nella nostra società permissiva siano spariti tabù e inibizioni. Ci sono ancora, e in misura assai superiore. Solo che la retorica antiautoritaria e il mito del ’68 hanno reso necessario il ricorso alla finzione: si pratica l’intolleranza in nome della tolleranza, si pratica la sopraffazione negando però di farlo e assumendo vesti “angeliche” e “dialogiche”, si uccide per non far soffrire, ecc. In altre parole: si invitano dunque i singoli a disfarsi di certi tabù solo per assumerne altri. Hai ragione a menzionare la permanenza dell’inibizione al furto. Non è un caso che la liquidità dei rapporti si limiti alla sfera della biopolitica. Ripeto ancora una volta che il “nemico” è la famiglia. In questa sfera la “spontaneità” è esaltata al sommo grado. Sono queste relazioni a dover essere “liquidate”, non quelle “patrimoniali”.
          Ben diversamente vanno invece le cose, guarda caso, quando si tratta di fisco e tasse. In questi casi il moralismo e l’abnegazioni ritornano a far capolino con inquietanti venature sadiche. Qualcuno si ricorderà, qualche anno fa, le invettive dal sapore veterotestamentario della buonanima di Padoa Schioppa dirette contro gli evasori “che han messo le mani nelle tasche dello Stato e degli altri cittadini, violando così il settimo comandamento” e il suo sguardo ebbro di interiore godimento nel ricordare che le “tasse sono una cosa bellissima”.

          Un esempio: una delle argomentazioni addotte per giustificare l’aborto legale è l’argomento (giuridicamente fallace, ma qui importa relativamente) dei “milioni di aborti all’anno”. Lo Stato dovrebbero “prendere atto della realtà” e adoperarsi per toglierli dalla clandestinità. Un delitto è molto diffuso, ergo va legittimato e legalizzato.
          Ora, chi conosce un attimo le statistiche giudiziarie sa benissimo che a) le cifre in termini assoluti delle denunce all’autorità giudiziaria sono assai rilevanti, b) la percentuale di crimini rimasti impuniti è altissima; c) è molto bassa la percentuale di fatti criminosi denunciati. Perché dunque – fatta eccezione del senatore di Forza Italia Carlo Taormina, che non a caso fu del tutto ignorato – nessuno propone ad esempio la depenalizzazione del furto? Strano, no? Mica tanto. Lo spiega meravigliosamente Chesterton: http://209.236.72.127/wordpress/?page_id=1032
          Quindi è chiaro: il mito dello spontaneismo fiorisce quando si tratta di promuovere le “libertà trasgressive” dissolutrici dell’unità familiare. Alcuni hanno definito questo progetto “caosmos” (caos nel privato e cosmos nel pubblico). La famiglia è un “nucleo di resistenza” che limita il potere delle grandi collettività anonime (stato, enti sovranazionali e macroconcentrazioni economico-finanziarie). Per questo va “liquidata”. Questa la battaglia in corso. A noi tocca scegliere da che parte stare.

          Sulla società “tradizionale” dovrei ulteriormente dilungarmi e di molto. Non lo faccio perché non voglio ammorbare nessuno (o almeno ammorbarlo ancora di più). Ci sarà modo per ritornare sull’argomento. Non dico nulla di molto diverso da quanto si trova nelle opere di Ortega y Gasset. Per ora dico solo che a) non sto auspicando la restaurazione di una particolare realtà storica compiuta e realizzata (che so, il “medioevo” o la Felix Austria degli Asburgo), b) certamente per “armonia” intendiamo due cose completamente differenti così come, da quel che scrivi, è chiaro c) che sei influenzato da certa manualistica scolastica e dalle sue rappresentazioni a tinte fosche di quel che esula dalle “magnifiche sorti e progressive”. Semmai auspico il ripristino un certo ordine di valori assoluti e soprastorici (e proprio per questo mai passibili di essere “esauriti” da una determinata civiltà).

  4. Prima o poi dovremo chiederci qual è stata la causa di tutto questo, quale l’origine che ha scatenato questa bufera, e cercare di mettervi rimedio.
    Altrimenti è prendersi in giro, rammendare vestiti vecchi con toppe nuove, tagliare le foglie e lasciare le radici.
    Ci si può provare.
    Ciao
    Paolo

      1. vale

        « Massa è tutto ciò che non valuta se stesso – né in bene né in male – mediante ragioni speciali, ma che si sente “come tutto il mondo”, e tuttavia non se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri. »
        (José Ortega y Gasset, La ribellione delle masse)
        Naturalmente…..
        vale

  5. C’è la spontaneità. E poi c’è la spontanea scelta di dominio di sè.
    Per quanto mi riguarda soltanto la seconda contiene uno strato di libertà completa e certamente più fruttuosa e sensata, anche soltanto umanamente: sensata. Chi di noi non s’incanta in quel capolavoro di spontaneità dei bambini? Chi più di loro ineffabili nella loro spontaneità?
    Eppure è capolavoro incompleto (spontaneamente nessuno di loro inizierebbe gli studi in prima elementare, o, per quanto figlio di cristiani, nessuno di loro si battezzerebbe da solo quantomeno a 6 anni – eppure oggi i genitori sono ligi nell’obbligare i loro figli ad essere alfabeti ma non altrettanto ligi a salvar loro la vita e vita eterna addirittura, battezzandoli quanto prima: ma questa è un’altra storia), incompleto, dico, il capolavoro della spontaneità persin’anche nei bambini, loro, presi a misura di “perfezione” dal Cristo stesso per ciascun cristiano.
     Urge una norma. O quantomeno: un padre. Un “caregiver”, dicono inglesizzati gli psicologi (ovvero una figura presente anche esterna ma presente, che si prenda cura di loro quando geneticamente proprio non c’è). La legge umana insita nel loro idillicamente spontaneo cuoricino non può bastare perchè il cuore anche quando è innocente, e opera spontaneamente, è fallace – ma quel fomite di peccato che ha turbato anche il sano spontaneo esplicarsi dell’innocente è comprensibile e condivisibile unicamente dal cristiano che ha accolto la soprannaturale verità di un peccato originale che ha minato tutto ed ereditariamente per sempre, fino alla grazia però, unica che fusa SPONTANEAMENTE ALLA LIBERTA’ (e mille volte al giorno, mica una volta e per sempre) è suscettibile di perfezione nel dominio di sè, appunto, e nel corollario del sensato reagire/scegliere/darsi/decidere.
    E citavo i balmbini.
    Pensa te come va a finire la storia con la spontaneità messa in mano a noi adulti (che in più saremmo anche lussuriosi e omicidi e avidi di denaro e accidiosi, etcetera etcetera e 4 paginette di etcetera)
    Nei miei ricordi non devo andare troppo lontanto nel tempo per tirarne a sorte uno o due prove scientifiche sull’incompletezza dell’essere spontanei a parametro dell’essere veri o “nel giusto”. Quella modernissina mamma del mio ex che mi fissava struggentemente materna nel dirmi
    – a me basta che a mio figlio me lo fai stare bene (parlava anche del sesso, naturally).
    E il figlio, a me, soli io e lui:
    – Ho sempre imparato, e da piccolo, che l’importante è che io sto bene. Tu mi fai stare così bene, ecco perchè io ti amo.
    E me lo diceva spontaneamente, proprio.

    1. vale

      @daniela
      bel p….. il tuo ex….

      e poi la “naturalità” di oggi è appunto -e soltanto- la soddisfazione immediata di qualsivoglia pulsione. neppure un tentativo di rifarsi a quella “legge” naturale che percepisce come ingiusti determinati comportamenti.
      è il caos. e nel caos etico e civile che prosperano le oligarchie di potere.che continuano a far credere alla massa di essere liberi perché possono fare tutto quello che gli passa per la mente( fino ad un certo punto,però,poi subentra la rieducazione….)
      vale

      1. Ahhah! Quoto 🙂 Vale, in toto! Credimi, era un signore, un galantuomo d’altri tempi – davvero – e una copia spiccicatissima ( anche il suo involucro esterno) dell’amabilissimo Dorian Grey – ergo…:

        http://www.youtube.com/watch?v=K93yMfQAKos&feature=related

        Ma tu forse ti sei perso qualche altro dettaglio sulla mia bellina esperienza quinquennale in quella famiglia…(impresa troppo ardua, per me, riuscire a beccarti il luuungo commento in cui ne parlai…(Oggi capote aperta, cmq. ; e dimmi: che desideri per pranzo? Io sto optando per una spaghettata con tonno, acciughe e piccante mangiafuoco)

        Ps: Raffa, se può interessarti, io l'ho trovato decisamente interessantuccio: (anche) a proposito della spontaneità.
        1. vale

          visto che nn mangio pesce neppure sotto minaccia di tortura, aglio olio e peperoncino….tanto per stare sul picc…..
          vale

          1. Porca pupazza.
            Vale m’è finito il tonno e va consumato ‘sto kilo di carne macinata in frigo da 3 giorni.
            Vale, spaghetti alla bolognese va bene? Vale, polpettame in salsa a iosa pe’ secondo va bene? Polpettame in bianco a iosa con ripieno di scamorzetta pe’ contorno va bene? Frutta è frutta e basta, be quite e respira.
            Come hai detto, Vale? Ah, non avevi ancora detto niente. Ma è stranetto, però. Io ho sentito proprio “buooonissimo, e non vedevo l’ora, va bene, ecchemelochiediaffare?
            (Tu mangi e basta, e senza che torno qua al pc a controllare se il menu t’è garbato. Ma perchè, pensavi veramente che io cucino e io apparecchio e io a momenti ti imbocco e tu ADDIRITTURA puoi scegliere ANCHE cosa? E siamo seri, suvvia. Zitto o ti rimpinzo coll’anguilla. Sta bono, non sentenziare e rimani vivo, da bravo. No, non c’è tempo per scondinzolare. I bambini sono ancora a scuola, stai ancora qua?????).

            – Dio, come mi garbo sottomessa, mmhh.

            1. giuliana z.

              ma non c’è bisogno di continuare a dircelo… ormai lo abbiamo capito! e ti vogliamo bene.
              Hai cucinato il kilo di carne? no, perchè domani ti bussa dal frigo e ti dice “uè uagliò, che facimm ‘cca?”

            2. vale

              ahimé ero a nutrirmi-ché mangiare è altro- in mensa aziendale.polpettaus ad libitum con mucho gusto.ed anke la skamorzetta,tié.
              va bene se porto uno sfursat da bere?
              vale

            3. “Hai cucinato il kilo di carne? no, perchè domani ti bussa dal frigo e ti dice “uè uagliò, che facimm ‘cca?”

              Ahahha!! Giulianuzza mia, quel colonnello di mia madre arriva tardi al solito e io scaldo e riscaldo e mescolo e rimescolo. Mai che dalla minestra nell’attesa m’esca un grande puffo – non sposato- posato, elegantuccio sine barba però, che non la sopporto la barba io, capì?
              Pazienza: io puffetta pretenziosetta so attendere.
              Approposito… Gargamella concorda che il capo comitato delle mantidi religiose va riverito per quel suo genio e simpatia che nel post ho juste assai gradito 😉

    2. Erika

      Buongiorno a tutti!
      Bello il post.

      Bisogna essere molto sciocchi o molto in malafede per credere che la spontaneità sia un valore SOCIALE da perseguire.
      Però ci sono casi in cui non è per nulla facile distinguere la spontaneità dai desideri indotti.
      Esempio: una ragzza in discoteca sta per lasciarsi andare a fare sesso con uno sconosciuto: ha un moto SPONTANEO di ripulsa, ma poi RAZIONALMENTE si dice che sta facendo una cosa molto cool, che deve lasciarsi andare alla spontaneità….

      @Daniela Yeshua: 1)adoro come scrivi
      2) mi sembra di capire che nonostante le tue evidenti qualità non hai troppa fortuna in amore…pensa che io sto cercando di tirare su di morale un amico molto in gamba (e molto bello) lasciato dalla sua fidanzata dopo ben 10 anni. La dolce sensibile fanciulla si è premurata di dirgli che alla tenera età di 29 anni non si sentiva pronta per il matrimonio e soprattutto che era atterrita dall’idea di fare l’amore solo con lui per il resto della sua vita…
      ma che diavolo sta succedendo alle persone?!

      1. Da non tralasciare l’urgenza del presentarmi il tuo amichetto 😀
        mentre ti confermo, Erikuzza mia, che così va il mondo. Il mondo, lui, mica tutti nel mondo.
        Io non sono migliore di quella dolce e sensibile fanciulla che citi,
        ma se solo penso ( e se lo penso lo penso per grazia) che avrò tutta una vita – ad avercela – per centellinarmi ogni singolo neo del corpo del mio sposo, e se solo penso a tutta quella magia di esplodersi dentro la vita del nuovo essere che viene…
        Mah.
        Se solo si riuscisse a concepire quanto prezioso è il donarsi l’uno all’altro indissolubilmente e nella totalità di sè. Poi uno pensa: ma perchè poi donarsi sessualmente a uno e uno soltanto? Io non sono cristiano, ma la castità ha valore anche al di fuori di Cristo?
        Oh, quanto è appassionante la castità! Tò, guarda qua:

  6. La mania di ripetere sempre le stesse cose, l’ossessione quasi compulsiva di tanti a
    fare sempre le stesse dichiarazioni e a sentirsi non solo autorizzati ma quasi obbligati per dovere morale interno al proprio pensiero o al pensiero del loro gruppo (io escluso!) Per esempio nel caso della vostra religiosità cattolica romana la insistenza entusiastica (quasi orgiastica)a urlare sempre le parti più strominzitamente catechetiche del credo e non stare fermi e riflessivi e placati nella certezza della sostanza semplice del cristianesimo essere poveri amare o almeno rispettare gli altri credere nella vita eterna e invece tutta una serie di questioni accessorie che diventano alla fine la sostanza del discorso e alle quali non potete sottrarvi per dovere di fede e di testimonianza da cui i vari Chesterton grandi fratelli Cinesi Giapponesi Svedesi intellettuali cattivi eccetra. Lasciate che i cadaveri seppelliscano i loro cadaveri e state tranquilli.

    1. vale

      sembra una pagina di joyce famosa perchè lunghissima e senza punteggiatura..( non ricordo più: ulisse o finnegans wake?).
      chesterton non è mica la bibbia. però è più divertente del perpallosissimus hegel…
      grandi fratelli non ne abbiamo, ce ne basta Uno…
      ke poi si sia in grado di resistere a tutte le tentazioni…..altro discorso.almeno per me.
      vale

  7. azzurra

    più che mito della spontaneità, mi sembra che oggi imperversi la credenza che si può avere tutto, senza che questo comporti un prezzo da pagare. credo che solo chi sceglie, seguendo il proprio pensiero fino in fondo, è veramente libero. anche se questa è la strada più difficile da percorrere.

  8. c’è però un rischio, che riguarda soprattutto le persone rette, e in particolar modo tra esse i cattolici retti. Che è quello di finire nel volontarismo per evitare di concedersi allo “spontaneismo”.
    Dominio di sè non significa ignorare il desiderio, piuttosto ascoltarlo, ascoltare cosa ha da dirci, eventualmente indirizzarlo verso il bene, non esserne succube certo, ma neppure demonizzarlo. Siamo fatti anche di passioni, non solo di intelligenza e volontà. E le passioni possono essere “educate”.

    1. No, no, ma che ti vuoi demonizza’.
      Sono spontanea come un’anguilla: al primo appuntamento col francese dagli occhi verdi ero io quella che s’è presentata con una viola tra le dita (una viola per un amplesso, avrà sognato lo scambio, lui…ma anche questa è un’altra storia, francese di fiele storia).
      Si può vivere pulsanti di passione anche al passo misurato di una spontaneità scelta – il discorsetto della retta intenzione e finalità anche al galoppo delle più appassionate notti d’amore avvinghiati nell’orgasmo del donarci non obbligatoriamente fisicamente (che poi potrei baciare per mesi senza respirare se non con la sfrontata arteria cardiaca che mi ritrovo dilatata vita natural durante ).
      Per tutto il resto sono sfrenata come un’anguilla in salamoia di lap dance abbarbicata sul palo del meraviglioso quotidiano – il sole è sorto anche oggi, mica poco, garçon.
      Ma la frolla celiaca pour moi?

    2. giuliana z.

      MI PIACE! come ha detto padre Aldo Trento “Cristo non è venuto per soffocare le nostre passioni”.

  9. nonpuoiessereserio

    La pigrizia è amica della spontaneità purtroppo. Io sono di natura oziosa e lo è anche il mio figlio più maggiore. Non vuole fare gli allenamenti di calcio, pur avendo talento. Alcuni mi dicono, non sforzarlo, lascia che scelga lui, e via dicendo, e così con la musica e altre cose. Ok, dico io, non ti sforzo, ma pensaci bene perché poi ti penti, solo con il sacrificio si ottiene il buon risultato e la soddisfazione, altrimenti ti senti uno sconfitto. Lo so per esperienza. Io ho sempre dovuto lottare con questo vizio capitale. Per fortuna non sono pigro nell’amore e questo mi ha sempre aiutato nelle cose più importanti come la famiglia perché ad amare Dio e gli altri non si sbaglia mai.

    1. Stefano

      “Ad amare Dio e gli altri non si sbaglia mai”… è proprio vero! I santi non hanno forse messo in pratica proprio queste parole? Grazie! Considero queste tue parole il dono che Dio ha voluto farmi oggi!

  10. “…dei credenti che, anziché interpretare la loro testimonianza nel mondo come lievito nella massa e come sale nell’insipidezza,si autoconfinano come un autocelebrativo e narcisistico resto d’Israele – casta privilegiata – e mentre il mondo va male difendono il loro essere farisaicamente perfetti rispetto a quelli che stanno fuori dal recinto (il loro recinto)”

        1. prima e dopo l’appena avvenuta seduta spiritica in cui chieder consiglio su chi sarà a capo della massoneria quest’anno
          – cattolici adult eri, of course.

            1. stavo appunto scrivendo

              Oi, Vale, si! : “uno sfursat da bere” si si, portalo! io lo gradisco con una manciata di coriandoli, si si ( ma che è lo “sfursat”? Mannaggia l’ignoranza papillacea, mannaggia…). Che tenerezza mi fai, Vale…”ti nutri alla mensa aziendale”… ia, fatti coraggio pensando che se stai alla mensa aziendale vor di’ che lavori…Di sti tempi mai dare nulla per scontato, mio hermano…

              – DIO CI SCAMPI E LIBERI DALLO SFURSAT NUDO?

              (Basta tirare a indovinare, ho un pisolino imminente qua: facciamola finita e spara il rospo sfursattoso, ragazzo, iamm bell. Ch r è sto sfursat?)

  11. FRATE LEONE

    Padronanza di sé ( tratto da HUMANAE VITAE 21)

    21. Una retta e onesta pratica di regolazione della natalità richiede anzitutto dagli sposi che acquistino e posseggano solide convinzioni circa i veri valori della vita e della famiglia, e che tendano ad acquistare una perfetta padronanza di sé. Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente una ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo il retto ordine e in particolare per l’osservanza della continenza periodica. Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi al nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e di pace e agevola la soluzione degli altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso di responsabilità nel compimento dei loro doveri. I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli; la fanciullezza e la gioventù crescono nella giusta stima dei valori umani e nello sviluppo sereno ed armonico delle loro facoltà spirituali e sensibili.

  12. giuliana z.

    Stamattina sono andata alla messa delle 8,30 e il mio amatissimo don Mario ha fatto un’omelia bellissima che secondo me c’entra molto col post di oggi.
    Oggi si celebra San Pio da Pietrelcina, e come per molti grandi santi, c’è chi si mette in prima posizione come devoto, anche se magari non viene in chiesa se non alle feste comandate. Don Mario ha detto: ma che venite qua a fare? che senso ha la devozione ad un santo se poi non lo imitiamo? Padre Pio ci ha ricordato l’importanza di 2 sacramenti: la Confessione e l’Eucaristia.
    Senza Confessione non si va in Paradiso. Siamo fragili, siamo peccatori e abbiamo bisogno del perdono, e dobbiamo accettare la misericordia di Dio.
    Gesù si è immolato sulla Croce per amore nostro, ma non si è accontentato di questo: ci ha lasciato il suo corpo, da ricevere ogni giorno, perchè di Lui possiamo nutrirci ed edificarci, per essere con noi tutti i giorni fino alla fine dei secoli.
    E Padre Pio ha dedicato la sua vita a promuovere Confessione ed Eucaristia.
    A proposito del contenimento delle pulsioni, mi è venuto in mente che sono le passioni spesso a fregarci, cioè il non incanalarle in un senso, in un significato. Mi sembra che tutto oggi ci richiami al seguire le pulsioni dando libero sfogo alla nostra sola dimensione istintiva. Ma dopo tutto questo stare dietro all’istinto, cosa rimane? molta delusione, molte macerie. Il fuoco se è ben condotto scalda e illumina, ma se invece non è governato provoca grandi disastri, e resta solo la cenere. L’esercizio del “dominio di sè” inizia faticosamente, ma quando cominci ad intravvedere frutti positivi, e ci sono!, allora diventa un allenamento piacevole. Come uno sportivo che quando inizia a vedere i miglioramenti dopo tanta fatica e tante ore di lavoro, ci dà dentro ancora di più. Certo, ci saranno mometni di caduta, ma abbiamo la possibilità di rimediare, rimettendoci umilmente al lavoro. Perchè serve la Confessione, tanto amata da Padre Pio? perchè ci aiuta a rimetterci in sesto dopo una caduta. Qunado vedi che non ce la fai a rialzarti da solo arriva la mano pietosa che ti risolleva, e ti dice anche “io sono con te tutti i giorni”.
    Ma vuoi mettere? ma chi è che viene ad aiutarti in questo modo? dove lo troviamo uno che ci dice “sono con te” con quest’amore qui?
    ma io per Uno così dò tutto!

  13. Ragazzi, da quando è iniziata la scuola non ce la faccio a leggervi tutti, e mi dispiace un saccoooooo!
    Volevo notizie di Luigi e del suo intervento, e di Danielacolbracciorottomaeratuttoilbraccioosolounditononhocapitonientecomealsolito.
    Un saluto a tutti, Bello il post, quello sono riuscita a leggerlo, sempre più brava Raffaella!
    Ciao a tutti, vi penso!
    Genny

    1. Genny, grazie! Per un mese il sinistro immobile co ‘sto coso fisso rigido ottimo per regolare il traffico. Il fantastico è stato scoprire i superpoteri insiti nello scrivere unicamente col dito della destra. Per capirci: è talmente tanto che sto usando solo l’indice destro per scrivere al pc ( anche per qualcos’altro dal blog, ma senza impegno 🙂
      che m’è diventato bionico.
      Ora, dato l’allenamento da cyberspazio, io proprio non lo capisco perchè puntando l’indice verso il nord:

      1) non decollo
      2) non parte manco mezzo missile ultravioletto.

      Mo ci dormo su e vi fo sapere.

  14. Roberto

    Bellissima notizia, Luigi! Qua scatta una solidarietà che le donne non possono capire fino in fondo 😉

    Gran bel post oggi. E della spontaneità interna alla Chiesa, specie del post-concilio non vogliamo accennare? La Fede che deve essere un mero moto emotivo, la famosa “credenza” che ti deve cadere sulla testa (assieme a un armadio a quattro ante…) mentre tu sei li che la aspetti sospiroso – dimenticando che Dio non ha alcun obbligo di darti “doni mistici” e se non lo fa, ci sono le strade della ragione che sei chiamato a battere. E la preghiera che se non è emotivamente soddisfacente allora non va bene e smetto. E-non-vorremo-mica ridurre l’amore di Dio a una faccenda burocratica quando basta dire che all-we-need-is-love e com’è noioso quell’ometto vestito di bianco che pare che dica che no, così non basta.
    Per dirla un po’ alla Pascal, la spontaneità all’interno della Chiesa è come “anteporre le consolazioni di Dio al Dio delle consolazioni”.

    1. Che bontà, che bontà! Finalmente una frolla anche per celiaci!
      Mmhhh!! Che bontà! Pancino pieno che ho appena fatto pappetta e mo pure il dolce…Mmhhh!!! Che bontà!: “come “anteporre le consolazioni di Dio al Dio delle consolazioni”.
      Ah..che babà! Così è così è, yes!

    2. giuliana z.

      oddio… ho avuto una visione della mia precedente vita in parrocchia in età adolescenziale! Roberto, che c’hai la boccia di cristallo?

  15. Stefano

    Maremma, quanto hai ragione in questo post… una persona a me molto cara ha perso la bussola proprio perché per tutta la vita ha fatto “quello che si SENTIVA di fare in quel momento”, e non quello che DOVEVA fare in quel momento… ed ora è triste e sola.

  16. FRATE LEONE

    “Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro dicendo: ‘Tu sei pazzo!’, perché egli non è come loro” .
    (Antonio il grande)

  17. FRATE LEONE

    “Il riposo è legato alla sapienza, ma la fatica è legata alla prudenza. Perché non è possibile acquistare la sapienza senza combattimento, e non è possibile condurre a buon fine il combattimento senza la prudenza” .

  18. FRATE LEONE

    “Questo mondo è la palestra della lotta e lo stadio della corsa; e questo tempo è il tempo del combattimento. E il luogo del combattimento e il tempo della lotta non sono soggetti a una legge. Ciò significa che il re non ha posto un limite ai suoi lavoratori, finché non sia finita la lotta e non siano tutti radunati nel luogo del Re dei re. Lì sarà esaminato colui che ha perseverato nella battaglia e non ha ricevuto sconfitta, e colui che non ha voltato le spalle.
    Perciò, nessuno abbandoni la speranza. Solo: non disdegni la preghiera e il chiedere aiuto a nostro Signore. Teniamo bene nell’intelligenza questo: per tutto il tempo in cui siamo in questo mondo e abitiamo in questo corpo, se anche fossimo innalzati fino alla volta dei cieli, non ci è possibile restare senza fatica e avversità, e senza preoccupazione” .
    (Isacco il Siro)

    1. FRATE LEONE

      Salmi 1
      1 Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
      non indugia nella via dei peccatori
      e non siede in compagnia degli stolti;
      2 ma si compiace della legge del Signore,
      la sua legge medita giorno e notte.
      3 Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
      che darà frutto a suo tempo
      e le sue foglie non cadranno mai;
      riusciranno tutte le sue opere.
      4 Non così, non così gli empi:
      ma come pula che il vento disperde;
      5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
      né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
      6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
      ma la via degli empi andrà in rovina.

      ——————————————————————————–

  19. FRATE LEONE

    “I pensieri entrano nel nostro cuore come il grano quando viene seminato; in questo non vi è condanna. Ma nel consentire ad essi e nel disporne male, in questo vi è condanna.
    Il segno di riconoscimento del consenso è che la cosa piaccia all’uomo, e che egli ne gioisca in cuor suo, e vi pensi con piacere. Se uno invece resiste al pensiero e lotta per non accoglierlo, questo non è consenso, ma lotta, e questo rende l’uomo provato e lo fa progredire”.
    (Giovanni di Gaza)

  20. FRATE LEONE

    La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
    13 Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. 14 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, 15 e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. 16 Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; 17 prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. 18 Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, 19 e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, 20 del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
    (Efesini 6,12-20)

  21. “Si può dire che padre Pio sia stato il più straordinario convertitore di militanti comunisti dell’Italia del dopoguerra, perché aveva capito benissimo quello che fior di intellettuali cattolici e laici non capirono: che cioè non era una faccenda politica, ma che si trattava di essere con Gesù Cristo o contro di lui. E il comunismo era ferocemente contro Cristo. Perciò anche contro l’uomo.”
    Socci dixit

  22. FRATE LEONE

    “Dei vizi che ci tentano, e con battaglia invisibile militano contro di noi al servizio della superbia che li domina, alcuni precedono come capi, altri seguono come esercito. Non tutti i vizi infatti occupano il cuore allo stesso modo. Ma mentre quelli maggiori, che sono pochi, sorprendono l’anima negligente, quelli minori e più numerosi l’affollano in massa. La stessa regina dei vizi, la superbia, quando prende pieno possesso del cuore sconfitto, lo consegna subito ai sette vizi capitali, come a certi suoi capi, perché lo devastino. Cioè, l’esercito segue questi capi, poiché è chiaro che da essi sorge la moltitudine fastidiosa dei vizi. Questo risulterà più chiaro citando ed elencando, per quanto è possibile, i capi e l’esercito distintamente. Radice di ogni male è la superbia, di cui la Scrittura attesta: ‘Principio di ogni peccato è la superbia’(Sir 10,15). I suoi primi germogli, appunto i sette vizi capitali, provongono da questa velenosa radice, cioè: la vanagloria, l’invidia, l’ira, la tristezza, l’avarizia, la gola, la lussuria. Ecco perché il nostro Redentore, preso da compassione nel vederci schiavi di queste sette vizi della superbia, pieno della grazia settiforme dello Spirito, venne ad ingaggiare la battaglia spirituale della nostra liberazione” (San Gregorio Magno)

  23. La questione del dominio di sé è anche una grande questione educativa (come insegnare ai nostri figli tale controllo? ad attendere la realizzazione di un desiderio? a lavorare per concretizzare un progetto o un talento? insomma, come contrastare la tendenza infantile a pretendere tutto e subito?).
    A me sembra che le cose vadano a posto se sappiamo non reprimere completamente, ma ordinare le nostra facoltà: al di sopra la testa, che dirige, poi il cuore, che collabora, infine gli istinti, che un po’ vanno domati e un po’ tenuti in considerazione come una voce del profondo. Il punto non è cancellarli del tutto, ma non lasciare agli istinti la postazione di comando.
    Una persona così, che governa le facoltà inferiori tramite quelle superiori, mi sembra già un esempio di enorme virtù naturale, un grand’uomo.
    Se poi si aggiunge la Grazia, probabilmente un santo.
    A volte la nostra società ci fa credere che ci siano persone naturalmente giuste (le star, i campioni, le persone famose: si muovono nel modo giusto, sanno stare davanti a una telecamera, hanno la giusta taglia e il giusto taglio di abiti…) e altre naturalmente mediocri, come un cocktail fatto con gli ingredienti sbagliati… è una bomba tutto questo spontaneismo nelle mani di un’adolescente un po’ goffa, magari leggermente sovrappeso, che non sa dire le cose che piacciono al gruppo… a quest’età qualcuno dovrebbe dire loro “coltiva i tuoi talenti, lavora per quel che vuoi davvero fare, fatica per l’eccellenza”, invece si sentono dire “sii spontaneo”. Ma “sii spontaneo”, che sembra più caritatevole, è in realtà più impietoso: non fa fruttare nessun talento, non propone la grandezza, la bellezza, la santità. Sii spontaneo è una truffa per tutti, ma detto a un giovane è davvero un delitto. Bisognerebbe chiedere “sii grande”, cerca la tua personale grandezza, non la grandezza degli altri, va bene anche una grandezza nascosta, ma sii grande. Non parlo della grandezza che desidera la superbia, la vera grandezza si trova soprattutto nell’umiltà, non sono io grande, bello, buono, importante, ma i miei modelli sono grandi, belli, buoni, importanti: fino al modello assoluto, del Grande, del Bello, del Bene, il Verbo Incarnato.
    Mi sa che questa volta sono stata un po’ confusa, ma avevo un po’ di cose accavallate che volevano uscire e poco tempo per dirle. Scusate.

    1. Le crisi dell’insegmento non sono crisi di insegnamento, sono crisi di vita.Chi trascura di educare il proprio figlio all’amicizia, lo perderà non appena avrà finito di essere bambino. amicizia, non grandezza, poi uno sarà quel che sarà, da sé solo.

      1. Oh, Alvise, non mi deludere! Ti preferisco lupo-nichilista piuttosto che agnello-conformista.
        L’amicizia? Mi li vedi i genitori-amici? Non-adulti che non hanno voglia di prendersi la briga di educare, di educarsi, quindi fanno gli amiconi: ma è una truffa!
        Se non altro, perché l’adulto è sempre l’adulto, ha risorse economiche, libertà di spostamento, in alcuni casi strumenti culturali per comprendere (non sempre in abbondanza, ma ad esempio sa leggere, ha poteri di firma…), il bambino è dipendente, non è sullo stesso piano. Il rapporto non è di amicizia, il bambino ha bisogno di guida, l’adolescente ancora di più, anche quando combatte contro dei limiti imposti, ha bisogno proprio dei limiti contro cui lottare, qualcosa da superare, eventualmente, ma se non li trova, che fa? Lotta contro il nulla?
        Troppo facile fare gli amiconi, per non avere scocciature… ma non siamo su un piano di parità, o siamo buone guide o siamo cattive guide. Se poi mi dici che guida vuol dire soprattutto esempio, allora sì, siamo d’accordo.

    2. matrigna di cenerentola

      confusa? Niente affatto, come mi succede spesso hai messo in parole comprensibili quello che anch’io pensavo “spontaneamente” (cosi’ almeno sono allineata ai tempi). Quindi mi associo!
      Bello il post, fa pensare. “Fai quello che ti senti” porta con se’ un altro concetto nascosto: “quello che ti senti e’ giusto”. Ovviamente non e’ vero, pero’, a dispetto della “verita'” bisogna lavorare per convincere tutti che e’ cosi’. Per esempio. Trovo che l’aborto sia un delitto, in primis, ma anche se non lo fosse, le donne lo vivono sulla loro pelle e non puo’ non avere conseguenze drammatiche di lungo tempo per chi lo subisce o lo “sceglie”. Qual’e’ la visione moderna del problema? Cercare di eliminare le conseguenze drammatiche 1) negando che sia un delitto; 2) dicendo che sono i preti, o i cristiani che colpevolizzano la donna, la causa delle “conseguenze a lungo termine”. Io apprezzerei una societa’ in cui si possa dire: e’ sbagliato, ma lo faccio lo stesso perche’ mi va. Il problema e’ la societa’ che nega che esistano cose sbagliate, se uno le desidera.

      1. matrigna di cenerentola

        ma insomma, anche Genoveffa scrive la stessa cosa nello stesso momento? Giuro che non sono con lei

    3. Giuseppe

      Avendo il solito Papa vietato la clonazione, mi debbo attenere al piano B: hai una sorella di stato libero? Ok scherzo : ma sei grandissima.

  24. vale

    …Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.
    Per anni dai nuovi pulpiti – scuole e università, giornali e televisioni – si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere.
    È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell’uomo fosse destinato a rimanere senza risposta.È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere.
    Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa. Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti. Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose.

    Perché l’educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà.

    (tratto da L’appello per l’educazione,sintesi del famoso libro di Don Luigi Giussani, riportato nel sito del liceo Malpighi-bologna)

  25. FRATE LEONE

    “In questo tempo di scelte e di prime concretizzazioni di ideali l’incongruenza e la simmetria sono obiettive, comportando notevoli tensioni. Così è anche per la capacità di amare, che prorompe ma che, ovviamente, non è ancora maturità. Si sa che l’amore è un modo di essere, più che un punto di arrivo, ma si sa anche che l’adolescente può essere indotto alla frettolosità in questo ambito appunto per la sorpresa di scoprirsi “capace”. L’amore adolescenziale non è ancora psicologicamente strutturato in modo tale da uscire da sé per andare verso il bene dell’altro. E’ ancora fiore. Diventerà frutto. Ma condizione essenziale perché un fiore diventi frutto è quello di non strapparlo, di non coglierlo. L’azione educativa è allora nel rispetto dell’unicità di ogni ragazzo, di ogni ragazza e nell’aiuto a scoprire il suo modo specifico e unico di essere uomo o donna . Si tratta di aiutare l’adolescente a creare una libertà interiore capace di accettare serenamente i condizionamenti mantenendo la propria identità, a sviluppare la coscienza della propria solitudine e separatezza contando sulle proprie forze, misurandosi con i propri limiti e sapendo fare a meno dell’altro. Si tratta di educare al desiderio, nel senso di educare al saper attendere e al saper procrastinare la propria soddisfazione. Un desiderio consumato è un progetto abortito. Il rischio è di passare dalla dipendenza dai genitori alla dipendenza dal partner. Una relazione d’amore dovrebbe coincidere con il momento in cui i due partner sono “sicuri” della propria identità, della propria autonomia, della propria libertà e pertanto non dipendono l’uno dall’altro. “

  26. FRATE LEONE

    Ci vogliono le motivazioni, forti, provate, esistenziali. Ci vuole la capacità di rischiare
    il racconto della propria esperienza e delle conseguenze dei disastri personali sperimentati ; e poi l’incontro con la Misericordia, che risana e consente inaspettati passi indietro.
    Dall’abisso alla vita non c’è molta distanza. Tutti viviamo come sul ciglio di un burrone, insieme ai nostri figli, in questa società disastrata, senza giudizio per nessuno. Chi non conosce la Verità cerca disperatamente la vita in mille forme. La causa di morte più diffusa nei paesi occidentali o occidentalizzati è il suicidio, e il suicido giovanile. La colpa è nostra che non li abbiamo preparati al combattimento della vita ed alle conseguenze devastanti del libertarismo. Ma si può rimediare : occorre mettersi in discussione e combattere al loro fianco, colpo su colpo.

    1. Adriano

      “La causa di morte più diffusa nei paesi occidentali o occidentalizzati è il suicidio, e il suicido giovanile”

      A me risulta essere la tredicesima causa al mondo e la quinta negli Stati Uniti. E’ la prima causa “solo” tra i giovani e chi ha meno di 35 anni e non quindi per tutta la popolazione.

      http://en.wikipedia.org/wiki/Epidemiology_of_suicide

        1. Adriano

          Certo che no. Semplicemente non mi pare essere “(l)a causa di morte più diffusa nei paesi occidentali o occidentalizzati “

  27. Alberto Conti

    Pur avendo solo scorso velocemente i tanti commenti, mi permetto di sottolineare l’attinenza del discorso di Papa Benedetto al Parlamento Tedesco al tema del post di oggi.

    Qualcuno ha detto che “non è un grande teologo nè un grande filosofo”, da geometro che ha comprato una laurea in ingegneria, non mi metto ad obiettare il sig. Eco (:-()ma una cosa è certa: E’ UN GRANDE PAPA

    “Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente? I combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità. Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto proclamato da quei regimi era ingiustizia. Eppure quel diritto godeva del consenso della quasi totalità della popolazione. In gran parte della materia da regolare giuridicamente, quello della maggioranza può essere un criterio sufficiente. Ma è evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta. Come riconosciamo dunque che cosa è giusto?”
    https://www.facebook.com/?ref=home#!/notes/papa-benedetto-xvi/il-grande-sermone-del-papa-al-bundestag-tra-elogio-di-giusnaturalismo-ecologia-e/262886297066771

    1. Quasi tutti i quelli che hanno combattuto il nazismo hanno combattuto contro l’occupazione dell’esercito tedesco. Il popolo tedesco nella sua massa non conosco che abbia reagito in modo percepibile.
      Come riconosciamo che cosa è giusto?
      E anche se lo riconosciamo.per esempio pagare le tasse, ammesso che una lo riconosca giusto, poi le paghiamo?

      1. Anche se TUTTO il fallace sale cattolico sparso nel mondo ti assicurasse con prove alla mano che le paga, cosa cambierebbe nel tuo non voler ancora affidarti all’Invisibile onnipotente?

        (ci sbasciucchiamo appena torno, Alvisu’, esco ‘n attimo… 🙂

      2. vale

        se è per quello,all’inizio,neppure quello francese,russo e italiano.forse solo i polacchi si sono ribellati in massa al nazismo.
        vale

  28. “dominio di sé” c’è anche se decido di fare quello che voglio…
    anzi, se eseguo ciò che realmente voglio significa che rispondo solo a me stesso, e non alla morale comune o ad un credo religioso…

    quindi, finiamola con questi stratagemmi abbozzati per legittimare il solito becero moralismo arcaico o qualche sconfitta personale in amore.

    1. “Non fa una grinza!!!”

      – Ne fa un bel po’. Ma ho poco tempo e le stiro magari in serata.
      Giusto un accenno: dominarci agendo con dominio di noi stessi nel perseguimento d’un fine personale che non lede alla grinza a fianco – sta bene.

      Dominarci nel fare quello che è giusto anche quando voglia-zero e magari risulta ai polli pure poco spontaneo o demodè – sta da dio.

      Dominarci nel fare quello che proprio non vorremmo ma che è di san(t)o giovamento per la grinza al fianco (tu, per esempio, mio sconosciuto fratello) – sta da Dio.

      Niente stratagemmi, garçon: io manco le parole crociate ho mai strategato in vita mia.

  29. “E la nostra sia una “società dello spettacolo”, dove la simulazione si tramuta in dissimulazione”
    Dice Andreas Hofer e credo sia vero, e molto moooooolto diffuso !!!

  30. Alberto: “ma una cosa è certa: è un grande papa.
    Chi lo dice, chi, direbbe Alessandro, la potrebbe argomentare una affermazione di questo genere? Io credo non sia possibile. sarebbe come dire è grande Berlusconi, e tanti, purtroppo, ancora ci credono.

      1. Chi giudicherò se la famiglia sedicente cattolica produrrà figli (frutti) che uno possa essere contento di loro? (a parte il fatto che tutti i babbi e le mamme considerano positivi i loro figlioli, come si dice a napoli, tutto scarafone è bello a mamma sua)

        1. Alessandro

          Non so come tu faccia a sapere che “argomenta la cogenza di quello che asserisci” è un’intimazione che impartisco così spesso ai miei malcapitati prossimi – cattolici e non – che ormai mi sto facendo il deserto attorno 🙂
          Ho provato a tenerlo per me, ma m’hanno assicurato che “ti si legge in faccia”… pazienza

          Comunque, argomentando argomentando, il mio invito fraterno per te ormai lo conosci a menadito: sosta davanti al sepolcro vuoto e interrogati con tutte le risorse dell’intelletto e della volontà sotto la guida della domanda “è ragionevolmente possibile che chi testimonia che Lui è risorto m’inganni e/o s’inganni?”.
          La mia risposta (dell’intelletto e del cuore in lieta comunella) la conosci.
          Ma io non posso/voglio importi la mia risposta. Di mio ci metto solo l’incoraggiamento (vibrante, ma non molesto) a spendere la pazienza di attraversarla da cima a fondo, la domanda. Senza sconti, senza scorciatoie: da cima a fondo.

  31. Giuseppe

    Cambio prospetiva: il problema del dominio di sé non è mica una rogna solo nostra, dei cattolici. Vorrei ricordare ch Sir Karl Popper portò avanti dagli anni 70 una polemica al calor bianco contro le psicoscienze proprio perchè queste spingevano a far quel che ti pare. In questa sua polemica incluse anche l’illuminismo e il mito del buon selvaggio. Popper infatti ha sempre sostenuto che la civiltà non nasce con lo spontaneismo, ma con le regole e, naturalmente, con il rispetto delle regole: in tale ottica Popper se la prese anche con la tv (definita cattiva maestra: è una sua invenzione), in quanto costruiva un universo parallelo innervato di una violenza fasulla che secondo il suo parere si riverberava sulla vita reale.

  32. Per ritornare in senso concentrico su un vecchio post, l’uomo moderno chiama spontaneità quello che ritiene il suo diritto alla volgarità, che insieme a quello alla stupidità costituisce il compendio dei principi democratici. La spontaneità è buona se quello che produce è buono, non per se stessa, altrimenti che senso avrebbe l’insegnamento evangelico di giudicare gli uomini dai loro frutti?

    1. vale

      buono in rapporto cosa?
      se la morale non è basata su presupposti immutabili ed eterni,si crea una morale che varia a seconda dei tempi,dei luoghi e del potere egemonico di turno.
      e quì è la quidditas.
      cosa poniamo alla base delle costruzioni etiche,anche dello stato e delle sue leggi?
      ilPapa a questo si riferisce.uno stato anche con leggi che variano a seconda dell’egemonia di turno certifica solo un potere.non una morale che valga sempre ed ovunque.
      va da sè che il Papa si riferisce a leggi basate sulla legge naturale-che non sono gli istinti naturali e basta-esul cristianesimo che ne è il suo compimento definitivo.
      vale

      1. Io considero questo Papa un pedante e un fellone.
        Lui sarebbe stato perfetto per insegnare in seminario o in una Università cattolica o anche meglio per starsene tranquillo a studiare.
        vale

        1. Strano che i non cattolici abbiano sempre un sacco di idee su come dovrebbe essere un Papa… mentre i cattolici accolgono ogni volta con gioia quello proposto dalla Provvidenza.

          Per inciso: quando si arriva all’insulto, gli argomenti sono agli sgoccioli, troppo facile farsi grandi svillaneggiando qualcuno più grande di noi.

          1. No. Non so fare di meglio. Non sono bono a nulla, lo so da me.Ma non è un insulto. E’ un parere che potrei anche provarmi a motivare. Io, pur essendo massone, sono rimasto a Giovanni XXIII, dopo di lui zero.
            un abbraccione, a te e a tutti
            (speriamo che la barca affondi così almeno poi chi rimarrà
            ci avrà da rifare tutto novo, come diceva Gino Bartali, “l’è tutto da rifare!!!l)

        2. ti vuoi proporre per la selezione dei papi? potremmo mettere su un bel talent show tipo x-factor solo che la posto delle canzoni gli facciamo fare qualche benedizione Urbi et Orbi o anche improvvisare un’enciclica, con Alvise giudice unico e inappellabile (altro che Ognuno…)

      2. @vale: Questo mi pare evidentissimo! Per questo ho detto che il diritto alla stupidità e quello alla volgarità sono il compendio dei principi DEMOCRATICI: quello che infatti il Papa non ha potuto dire al Bundestag, e che purtroppo non può dire nemmeno in piazza S. Pietro, è che sta nell’essenza stessa dei regimi democratici non riferirsi ad alcun diritto immutabile (naturale), il diritto positivo di cui ha parlato può essere infatti l’espressione della volontà di un dittatore così come quella di un popolo, ma la sostanza non cambia: alla volontà del popolo, così come a quella del dittatore, non è posto alcun limite apriori, anche le Costituzioni sono semplici codificazioni dei principi su cui una certa nazione si trova PRO TEMPORE unita e concorde, ma nel momento in cui esse divengono oggetto di divisione e di discordia anche loro (ha ragione Berlusconi!) vanno soggette a muta storica. Ora, per tornare al punto: siamo tutti d’accordo che la politica debba fondarsi sulla giustizia, ma non tutti siamo d’accordo su cosa sia la giustizia; siamo tutti d’accordo che l’uomo debba essere libero, ma non tutti siamo d’accordo su cosa sia questa libertà. Per ovviare a questo problema ed evitare la guerra di tutti contro tutti la società democratica ha emendato la verità dagli attori politici, livellando il dibattito sull’opinione maggioritaria. Per questo è possibile riferirsi politicamente a una diritto immutabile (naturale) solo all’interno di una società gerarchica (monarchica, aristocratica), in cui la pressione dell’opinione dal basso rimanga contenuta e dove necessario soggiogata: la Chiesa cattolica è l’ultima società veramente gerarchica, in cui si provvede a proclamare dai tetti la verità e a condannare l’errore, per cui solo riferendosi all’autorità della Chiesa petrina, l’unica autorità veramente infallibile, si può sfuggire al diktat del potere politico (democratico o dittatoriale che sia) e trovare giustificazione anche per asserire e difendere il diritto naturale contro quello positivo. Riguardo a questo Papa, possiamo dire che ha la chiarezza e l’intelligenza di tutti i grandi Dottori della Chiesa.

  33. lacorsianumerosei
    23 settembre 2011 a 17:20 #
    Quasi tutti i quelli che hanno combattuto il nazismo hanno combattuto contro l’occupazione dell’esercito tedesco. Il popolo tedesco nella sua massa non conosco che abbia reagito in modo percepibile.
    ——-
    Questo un po’ dipende dalla mentalità tedesca guglielmino-prussiana, l’ich muß kantiano, Wagner e la sua Götterdammerung.
    Comunque l’aristocrazia tedesca resistette, v. von Stauffenberg, gli Asburgo. Poi c’è il caso della Rosa Bianca, e ci sono state decine e decine di sacerdoti e religiosi spediti nei lager perché contrari al regime

      1. Giuseppe

        Radiomessaggio per il Natale del 41 (all’incirca) il mio cuore è vicino a coloro che soffrono per la loro nazionalità o la loro stirpe.
        Fu poco? Gli altri fecero di più? Non mi pare che Roosvelt Churchill o altri leader anche di religione ebraica dissero di più: sul punto è fondamentale la testimonianza del coraggioso comandante della AK Jan Karski il quale raccontando gli orrori da lui visti ai danni degli ebrei si sentà dar del bugiardo dal presidente della orte Suprema il giudice ebreo Felix Frankfurt.
        in ogni caso Pio XII operò molto e il suo operare fu molto aiutato dalla sua discrezione: vorrei ricordarti che appena i vescovi olandesi cattolici e protestanti sottoscrissero un bel manifesto a favore degli ebrei (ritenuto uno dei capisaldi dell’eucuminismo), i nazisti entrarono nel carmelo di Echt e si portarono via Suor Benedetta della Croce al secolo Edith Stein che lda 3 anni era rimasta intoccata nonostante l’occupazione del paese.
        Chiaro: si presero solo Edith e la sorella: a nessuna altra carmelitana fu tolto un capello, e lo stesso successe in ogni altro seminario convento o collegio olandese.
        In pratica grazie a quel manifesto la Chiesa ebbe una nuova santa, l’Europa la 3 patrona: non mi pare un bell’affare. A te?

  34. (Comunicazione di servizio: Daniela Yeshua, non avevo letto ieri il tuo post indirizzato a me, per quello non t’avevo risposto. Ero pressé perché, ogni tanto, devo anche far finta di lavorare. 🙂
    Sulla mia età, poi, acqua acqua, acquissima)

    1. Alessandro

      Rammento che settimane fa “scriteriato” disse di avere meno di quarant’anni.

      A proposito. A “scriteriato” devo dire una cosa. Son mesi che bazzico questo blog, e devo dire che MAI nei suoi commenti ho ravvisato un’ombra di refuso, un infortunio ortografico.
      Portentoso. Chapeau

          1. Non so nulla del babbone della Frullone.
            Era un calembour sulla tua frase, che segnalavo mettendo la maiuscola là ove ci fosse l’allitterazione
            donna in cArriera ->> in cOrriera
            essendo una giornalista, una donna in cArriera che va in cOrriera, ove mai potrà dirigersi? Verso il cOrrierE (della sera, NdA),

        1. ” e che vuol dire? ” chiedevi, Alvì

          – che io sto ancora studiando, che ogni tanto dò un’occhiata al pc e che tu non hai ancora risposto alla mia domanda.

          E iamm bell, ia.

      1. giuliana z.

        può essere considerato “meglio da fare” aver portato i figli ad una festa di compleanno e aver ciacolato con altre donne-non-in carriera? sì? grazie allora! sono proprio brava….

  35. Francesca Miriano

    Mi sono sempre chiesta, e forse voi mi potete aiutare a capire : chi ha diretto la chiesa negli ultimi anni della malattia di JPII ? Voglio dire negli ultimi due circa.Il Parkinson è una brutta bestia che può causare anche disturbi cognitivi parecchio gravi(anche legati ai farmaci per controllarlo che vengono assunti in dosi crescenti). Può darsi che in punto di morte abbia pure detto le frasi che gli vengono attribuite ma a me risulta ostico crederlo quasi quanto la ricrescita della gamba che tante risse ha causato qualche post fa.

    1. un Papa è il pezzo più importante di un enorme ingranaggio, non è tutto l’ingranaggio. Al suo indebolirsi altri organi possono supplire per lui, quasi totalmente. Quasi perché fino alla sua morte lui dev’essere vivo (sembra una tautologia, ma non lo è): per lui faranno tutto (nomine, decreti, pronunciamenti…) tranne respirare. Quando il papa smette di respirare, se ne fa un altro.
      Tutto qui. Non hai torto.

    2. Giuseppe

      Se il Vangelo non è solo un libro, allora credi anche che il Papa sia effettivamente il Vicario di Cristo: in altre parole, per quanto mi riguarda, mi farei ammazzare iuttosto che cambiare una sola delle parole dette da un papa. Figurati per JPII !
      Ps io preferisco “El Primero” come dicono i latinos!

      1. Beh, Giuseppe… io non sarei così drastico, e neanche il papa stesso lo sarebbe. Ci sono parole e parole: Leone XII scrisse un saggio sui vini a tavola, non vorremo prenderlo per Magistero! Quello che JPII può aver detto sul letto di morte vale forse più di un trattato sui vini, ma certo non è ancora Magistero.

  36. Francesca Miriano

    @Cyrano : grazie della delucidazione.
    @Giuseppe : concordo con Cyrano. La tua è una affermazione che può essere foriera di infinite diatribe alla fine sterili.Tu ti faresti crocifiggere per il papa , io mi limito ad ascoltare attualmente Herr Ratzinger e cogliere quanto ritengo condivisibile e a rigettare quanto trovo urticante.
    Per quanto riguarda Pio XII e l’olocausto, visitando lo Yad Vashem a Gerusalemme si ha la chiara visione dell’opinione dei diretti interessati ( gli ebrei) in proposito. Siccome però non hanno fatto di tutta l’erba un fascio nel Giardino dei Giusti ci sono diversi alberi dedicati a preti e suore cattolici.

    1. Francesca, la faccenda dello Yad Vashem è complicatuccia, e so da fonti discretamente attendibili che alcune recenti caute dichiarazioni ebraiche sulla possibilità di riconsiderare l’operato e la figura di Pio XII derivano dalla progressiva apertura degli archivi vaticani e vanno in direzione della riabilitazione. Non dimentichiamo che i funerali del “Pastor angelicus” (se lo meritò, quel titolo, in vita) furono i primi, di un Papa, per i quali arrivarono le condoglianze dai rabbinati di tutto il mondo… ci sarà un perché…
      Tu ascolti Herr Ratzinger, e fa’ come dici. Ragionevole. Io ascolto il Santo Padre Benedetto XVI, e proprio ascoltando lui imparo che il Papa non è un indefettibile oracolo perpetuo, ma – più modestamente – “l’amico dello Sposo”.

  37. flyminds

    Gentile signorina Frullone, mi sono permesso di duplicare al suo commento sul mio blog … non la prenda come un attacco frontale :-), non ho nulla da rimproverarle (ci mancherebbe, ognuno è libero di avere le proprie idee), salvo evidenziarle le non poche contraddizioni del suo articolare.

    La saluto distintamente.

    F.B.

    p.s.
    Non è un invito ad una triplica.

      1. vale

        unpo’ di risposte su Ben.XVI, per ki se l’è perse, sul Foglio di ven.23 sett.anke per chi non è d’accordo.ma dà da pensare….
        vale

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