La memoria cerca di rimuoverlo, eppure c’è stato. In un tempo più o meno lontano, ma anche tu l’hai avuto. Lo conservi da qualche parte, in soffitta, in cantina o vicino alla raccolta della carta (aspettando un momento di determinazione sufficiente a sbarazzartene), ma sicuramente hai avuto un diario scolastico. Se ci pensi bene, forse ricordi con orrore che era addirittura uno Smemoranda, e arrossisci dell’ebete ingenuità con cui ti sei impossessato di uno dei più elementari status symbol dell’adolescente contemporaneo. “Adolescente”, ecco l’inconfessabile verità: lo sei stato anche tu!
E se fosse solo questo, in fondo, potresti anche perdonartela: nessuno ti aveva spiegato che propaganda c’è tra le pagine di Smemoranda (certo non la si può dire subliminale), e magari neanche te le sei lette, forse potresti giurarlo! No, il vero problema del diario, la tua indelebile lettera scarlatta… è quello che ci hai scritto dentro!
Solo poche volte nella vita hai avuto l’incoscienza necessaria per metterti a sfogliare quelle pagine, appesantite da carte di caramelle succhiate “in momenti importanti della tua vita”: così avevi creduto, solo che ora quella carta appiccicosa è indubbiamente lì, ma quale fosse quel momento importante proprio non ti riesce di ricordartelo! Prodigi dell’anti-omologazione: grazie al valore aggiunto di simili cimeli il diario ha perso rapidamente le “dimensioni dichiarate” dal produttore (quelle che lo rendevano uguale a quello che tutti compravano) e ha guadagnato un incremento “a fisarmonica” che lo ha portato a essere alto dagli otto ai venti centimetri (quelle caratteristiche, insomma, che lo hanno reso uguale a quello di tutti gli altri dopo il “trattamento”). Tutte quelle carte, tutti quei pomeriggi trascorsi a immortalare situazioni, frasi, personaggi, e ora quasi ti vergogni di riaprirlo, forse temendo che al lume severo della tua coscienza troppe cose possano apparirti banali, insignificanti, ridicole.
Per esempio, te lo ricordi quello che scrivesti al giorno del compleanno di quella bella moretta due classi più grande di te? «Non so quale forza potrà mai farmi dimenticare il giorno della nascita di Venere…», o qualcosa del genere. Okay, i primi passi hanno sempre qualcosa di manieristico (perché guardate me? Mica ho detto che era sul mio diario!? No, non mi sto difendendo!), ma che giorno era, quello che non avresti mai dovuto dimenticare? E come si chiamava quello dell’altra scuola con cui una settimana dopo hai scoperto che la brunetta si vedeva?
Bah, un bel periodo, sì, che però sta bene dove sta: non essere né carne né pesce, poter guidare lo scooter ma nient’altro, poter parlare ma non poter farsi sentire, “scambiare la gastrite per amore”… e «Vedrai», mi sentivo dire spesso, «quelli sono gli anni più belli della vita!». Mah: all’epoca non capivo se chi mi diceva così parlava sul serio o no, ma ora mi vengono i brividi a pensare a una vita meno bella del liceo (che era fantastico, intendiamoci, al suo posto).
Eppure una logica c’è, e l’ho scoperta (come per illuminazione!) quando ho sentito un’amica che in una conversazione tirava fuori una frase che potrei aver scritto in un’altra vita sulle pagine di un diario: «Non lasciare mai che la mano dell’amico si scaldi nella tua». «Uao», «Fico…», o un più asettico «Vero…» sono i feedback che un apoftegma simile è solito trascinarsi dietro, in quell’istante di pausa che “il saggio” di turno (perché nella vita il saggio si può fare solo a turno!) lascia all’uditorio sbigottito, perché assimili la perla! «Ma questa è una fesseria grossa come il mondo!»: ha invece replicato un poveruomo di buonsenso dall’altra parte della tavolata. «Come dici, scusa?»: deglutì la saggia (che nel caso era una donna), totalmente impreparata all’eventualità che qualcuno ribattesse a cotanta massima. È che non si aspettano proprio che qualcuno osi criticare la ferma apoditticità di certi asserti: del resto è così evidente che l’amicizia è non lasciare che una mano si scaldi nella propria! Chi oserebbe dubitarne?! Ecco, la logica c’è, dicevamo: non è l’anagrafe che decide quando termina l’adolescenza, e forse sono proprio quelli che non l’hanno superata “dentro” (e superarla significa usarla a dovere!) che rimpiangono il tempo in cui ce l’avevano tutt’intorno.
Con l’abilità con cui solo nell’adolescenza ci si può prendere per i fondelli, una verità scomoda – cioè che impegnarsi per la durata delle cose, ossia per le cose che durano, è faticoso e richiede sacrificio – viene ammantata da una frase a effetto: «Uao», «Fico…», sono i commenti. Come si potrà arrivare a scoprire l’insospettato, ossia che sotto la verità scomoda c’è una verità liberante, se non si vuol proprio superare quel piccolo sé tanto legato alla provvisorietà perché pauroso degli orizzonti nuovi? In altre parole? Come si arriverà a capire che amicizia è invece non trattenere la mano dell’amico nella tua, mentre dal canto tuo t’impegni a non sottrarre la tua al suo tocco? Gratuità e coraggio di sfidare la piccola-grande incertezza di una relazione vera, chi li insegnerà a un ometto ancorato all’adolescenza come un poeta classico all’età dell’oro?
Forse però è per quello che il diario resta lì e non lo si apre: è una cambiale che non siamo sicuri di aver estinto del tutto, e così “preferiamo” lasciarci tormentare dal suo spettro piuttosto che darle un’occhiata portafogli alla mano.
Così in un pezzetto di noi stessi la testa resta quella di un adolescente: l’amore si misura col farfallometro gastrico e l’amicizia tenendo d’occhio la temperatura delle mani – non sia mai che c’impegniamo troppo: «A volte serve una valvola di sfogo» (cantavano gli Articolo 31, e un pezzetto di noi con loro…).
Cos’è, solo lo smacco della brunetta che ti hanno soffiato, a farti ritenere “da dimenticare” qualche pezzo di un tempo che per altro diresti senz’altro “memorabile”? Oppure è un adolescente latitante in te?
E dimenticarselo, sarà il meglio?
86 pensieri su “Dimenticandum”
I commenti sono chiusi.
Per scrivere il mio libro ho riletto tutti i miei diari e mi sono sentita malissimo. Che tragedia sono stata! Davvero Dio nella mia vita ha fatto meraviglie.
Admin, te sei dimenticandum di precisare l’autore der poste.
O, visto che mi sono scapricciato a indovinare le orme di Rossana, mi ritieni pronto per nuove spericolate indagini?
vabbè, c’è scritto lì in basso a destra, e poi in effetti adesso che ho letto il post mi accorgo che solo un maschio poteva scriverlo, e che solo Cyrano poteva scrivere impunemente… “apoftegma” (il cui signficato è ignoto a nove italiani su dieci)
vuoi dire che pensi che qui siamo addirittura il dieci per cento degli italiani?! 😀
Luigi sul post di ieri ha scritto:
10 luglio 2011 alle 23:28
Parliamo di cose pratiche: cosa fate voi quando dopo essere riusciti a piazzare gli eredi dalla nonna (una molto rara tantum) il più grande vi chiama alle 22.45 chiedendovi di andare a riprenderlo perché vuol dormire a casa? Beh, il risultato è che sono al pc.
Non credo mi leggerai e a quest’ora avrai deciso, ma mi sono accorta della tua domanda troppo tardi… Vista l’ora indegna rispondo qui…
Credo che sia giusto lasciarlo lá a sbrigarsela con le piccole avversità della vita, che sono una palestra delle grandi. Tu sai che lui è al sicuro, che non si tratta di una situazione grave, ma di un suo desiderio e basta. Non sempre potrai risolvere tutti i suoi problemi, è bene che i figli comincino a capirlo da piccoli, altrimenti l’adolescenza permane fino ai 40, come si vede in giro (per collegarmi al post bellissimo di oggi).
Un anno e mezzo fa io ho dovuto lasciare l’Italia e correte in Brasile perché mio padre stava male. Sarei dovuta stare in ospedale e aiutare mia madre, portare mio figlio sarebbe stato un problema in più da aggiungere a quello di mio padre. Alessandro stava per compiere 6 anni. Io non lo avevo mai lasciato, non aveva mai dormito lontano da noi, neanche dai nonni. Era estremamente dipendente da me, che ero una super chioccia. Per lui e per me è stato uno strazio, lui non voleva neanche parlarmi al telefono… Ed era a casa sua con il padre, con i nonni che ama a portata di mano, con gli amici, ecc.
In quell’occasione ho capito che dovevo renderlo più indipendente, dovevo staccarlo un poco dalle mie grinfie, per il suo bene. Ho capito che non sempre avrei potuto essere li per lui, perché non sempre dipende da te questa possibilità.
Ti dico che, devo ammettere a malincuore, lui è sopravvissuto alla mia assenza di circa un mese e che non ci sono stati particolari problemi, un paio di mesi di crisi a scuola e tutto è stato superato…
Hai ragione da vendere Dani anche se siamo andati a ritirare il pacco, non tanto per lui, quanto per i poveri suoceri, per non metterli ulteriormente in difficoltà. La questione va comunque chiarita perché quello che dici è giusto.
carino come sito, simpatico e molto elaborato il testo.
Look semplice con un tocco di femminilità grazie al rosa 🙂
i miei complimenti è un bel sito.
Se ti va passa anche a visitare il mio 🙂
http://mypcworld.hellospace.net/
ciao 🙂
molto interessante il tuo blog. (parlo per me ma non oso farlo per Costanza che non distingue un telecomando da un Iphone)
lo segnalerò a mio marito che è il genietto di casa col computer. per quanto mi riguarda io non solo non so cos’è un Iphone, ma da molto tempo ho perso il contatto col telecomando (farlo suonare potrebbe forse permettermi di ritrovarlo?)
“Non lasciare mai che la mano dell’amico si scaldi nella tua”
Eh? Mica ho capito cosa significa?
“Non so quale forza potrà mai farmi dimenticare il giorno della nascita di Venere…”
terribile…. davvero hai scritto una roba così? 😀 😀 😀
Non rimpiango l’adolescenza, anche se è in quegli anni che ho messo le basi per essere quella che sono (forse proprio per questo non la rimpiango: visti i risultati non è proprio una gran soddisfazione 🙂 ) però quella capacità di sognare, di crederci, di buttarsi anima e corpo nelle cose quella a volte la rimpiango. A volte crescendo arriva la disillusione, e recuperare il sogno e l’incanto è un lavoro faticoso. Per gli adolescenti è un dono di cui loro stessi non si rendono conto
Io ho scritto una roba così?! Era solo pura finzione letteraria, naturalmente!!! 😉
La “perla” significava che in pratica quando ti scocci di avere a che fare con una persona pigli e te ne vai, e l’amico deve non solo “accettare” la “cessazione di contratto”, ma anche ammirare la tua saggezza e il tuo distacco!
Cyrano
11 luglio 2011 a 00:31 #
vuoi dire che pensi che qui siamo addirittura il dieci per cento degli italiani?!
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Utinam! Se il 10% degli italiani leggesse le riflessioni del Cosmic Genius, e (post hoc, ergo proter hoc) si mirianizzasse, le cose andrebbero meglio, ma di molto meglio.
ma sì, col 10 per cento ci facciamo un bel partito, Costanza fa il leader così nessuno ci accusa di non essere in regola con le quote rosa, se finisce a a fare il ministro degli esteri avremo un po’ di grane con la Svizzera ma chissenefrega in fondo. Col 10 per cento possiamo fare l’ago della bilancia, saremo corteggiati da tutto l’arco costituzionale.
Come lo chiamiamo ‘sto partito?
GCD (Genio Cosmico Daikengo), così ci facciamo amici i giapponesi?
CP (la Costanza Paga), monito contro l’evasione fiscale?
BIM (bum bam), “Bouquet In Mano”, sberleffo alla “Rosa nel pugno”, inno alle spose e messaggio di speranza per le zitelle che al termine della cerimonia afferrano il bouquet?
Per me BIM! 🙂
Oppure (per rifarci ai topoi mirianici)
PDS (Partito Del Salame)
DC (Di Corsa)
AN (Aoristo Nefasto)
PSI (Porca Svizzera, Immancabilmente)
Belli, “scriteriato”!
Famo le primarie: votate il nome preferito, amici der blogghe!
Non ho nessun ricordo di nessuna felicità cosiddetta adolescenziale.
Anche l’infanzia, che per me è stata (per dire)il periodo più felice della mia vita è sempre stata abbuiata da un senso di vuoto di nulla di morte incombente ogni momento, la fine già presente della vita, della morte dei genitori, di me , delle cose intorno a me che c’erano solo perché già destinate alla morte. La sola mia felicità, che ricordi, e non è poco, è stata la libertà fisica lo scappare via la mattina di casa e andare pei boschi i sentieri a cercare il fiume Pesa invisibile nelle gallerie di cespugli impenetrabili sentire vedere le serpi gli uccelli i pesci i granchi entrare nell’acqua seguire i più grandi che andavano più lontano la scoperta di cose a me ignote il silenzio di posti che sembravano un altro mondo case abbandonate mulini semidiroccati sommersi dai rovi e dalle acace, intorno cipressi, pini querce ginepri andare già da ragazzo a battere i ginepri per rivendere le bacche nei posti più deserti che si possa immaginare nell’alto Chianti assolato e ventoso tornare a casa a buio e venire picchiato per essere stato via tutto il giorno senza dir nulla.Nessun amore, nessuna possibilità di donne, (se non vecchie meretrici isolate)non poterci nemmeno pensare che per me fosse possibile esistere di avre una donna normale e patire la solitudine, vedere gli altri che digià avevano le loro ragazzucce in calore e io sentirmi sempre brutto ridicolo mostruoso antipatico impresentabile. Boschi burroni fiumi pesci uccelli rospi rane bisce granchi quello era il mio mondo e è sempre stato così, adolescenza di merda, vita di merda, solo il dolce ricordo del buio la sera fuori del paese le voci che piano piano si perdevano nel silenzio e restavo io solo sdraiato a guardare le stelle. Il resto merda.Altro che apoftegmi!!!
CYRANO: dice bene Alessandro, appare un attimo e il tuo nasone, e sparisci!!!
Alvì non pensare di essere l’unico
adolescenza di merda, vita di merda….
però se oggi sei quello che sei, e c’è qualcuno che ti vuol bene così (perchè sicuramente c’è qualcuno che ti vuol bene) non è forse anche per quegli anni?
Lasciamo perdere…..
ALVISE, sei uno splendido narratore della solitudine lenita un poco dalla stupore bucolico…
a parte il fetore di m.. che stai sollevando
ok, lasciamo perdere….
no, non lasciamo perdere… perchè io ci ho messo un bel po’ per imparare a volermi bene, e per imparare ad amare la vita.
Ma so che non sarebbe lo stesso se a 15 anni avessi avuto un’adolescenza “normale”. Ora non sto qua a raccontare come ho vissuto quegli anni (non ho alle spalle situazioni familiari difficili, ma ho comunque una storia particolare che non mi ha fatto vivere gli anni dell’adolescenza come la maggior parte delle mie coetanee) ma ci ho messo un sacco di tempo a recuperarne il senso. E non si tratta solo di trovare un equilibrio e tirare avanti, ma di scoprire cosa significa essere felici, sapere che la felicità piena puoi viverla solo nell’attimo in questa vita, ma che esiste ed è la stessa nostalgia che provo di lei a dimostrarmelo. E quindi l’equilibrio che riesco a trovare lo mantengo solo se non resto ferma
condivido al cento per cento l’ultimo post di Fefral
Alvise, scurdamoce ‘o passato. Tu hai bisogno di Prosecco, quello buono da sorseggiare sotto la calura che non molla neanche alla sera. Di solito il lunedì nessuno mi batte in cattivo umore ma tu stavolta mi hai schiantato.
grazie Miriam…. ma i nostri non sono post, sono commenti 😉
Sì, scusa il ritardo con cui rispondo, Alvise: certi giorni non sono facili da gestire come altri.
Non mi azzardo a dire che la tua infanzia e la tua adolescenza sono andate diversamente da come dici… solo che vorrei sentirtelo raccontare mentre m’insegni a tirar su muri a secco…
Proprio una settimana fa,ritornando al mio paesello,ho rilettoi miei diari d’adolescente,e anche le poesie che scrivevo nella mia stanza con la porta chiusa e la musica al massimo.Devo dire che ho provato una grande tristezza,una specie di tenerezza per la ragazzina che sono stata.Quanta confusione,quanti dubbi,l’incognita del futuro che,non so perchè,mi sembrava nero,ero certa che avrei guardato con rimpianto ai sogni degli anni verdi e che questi non si sarebbero realizzati.
Il massimo è stato ritrovare le parole d’amore che ho scritto per il primo fidanzatino:come è possibile che possa aver provato sentimenti così forti per uno di cui ricordo a malapena che faccia aveva?Sconvolgente rileggere i motivi per cui mi aveva mollata:-Sei monotona,senza uno sprizzo d’inventiva,una brava ragazza di buona famiglia,una borghesuccia attenta al giudizio degli altri-(io?).
Quando ho alzato la testa da quei fogli,avevo i miei 4 figli attorno che progettavano una battuta di pesca,parlavano si azzufffavano.Senti-ho chiestoa mio marito-ti pare che io si8a monotona,senza uno sprizzo d’ inventiva,una borghesuccia?-La sua risposta è stata più o meno.-sei impazzita.
Ah,bene,per grazia di dio sono adulta
Ormai ho dimenticato tutto, eppure quanta intensità in quegli anni. Diario tenuto per anni anche se non l’ho mai portato a scuola, anzi ho continuato anche fino a 24-25 anni. Ora sono in uno scatolone insieme a centinaia di lettere d’amicizia che poi io vivevo come amore in particolare con una ragazza etrusca di Cerveteri. Avevo 18-19 anni.Viaggi di notte in treno commissionati dai superiori militari per delle missioni nella capitale, ai ministeri durante la naja di cui io approffittavo per ritagliarmi qualche istante con lei sulle spiagge di Ladispoli. Cuore che batteva a mille, sogni e lacrime durante i tragitti ma davanti a lei non mi sono mai dichiarato, ero solo il suo amico e io rispettavo questo anche se soffrivo maledettamente. Tante preghiere, implorazioni più che preghiere. Lei si chiamava come la mia di adesso e alla fine quando le cose si erano rivelate le dissi “Se mai troverò una, dovrà per forza chiamarsi come te, perché io la chiamerei comunque così”. Ecco l’unica traccia di lei oggi è solo il nome.
Ora ringrazio il Signore per non aver ascoltato quelle implorazioni perché venivano solo da un cuore di adolescente, un cuore gonfio come un pallone.
Anche io non tornerei indietro per niente al mondo! Che fatica essere ragazzini, vero che è fatica anche essere “grandi”, ma peggio quando non ti senti nè carne nè pesce, vorresti tutto e non sai neanche cosa, sempre insoddisfatto, sempre infelice…
Bellissimo post, Cyrano, mi é piaciuto tantissimo, posso chiederti però un favore? Mi spieghi tu cosa vuol dire APOFTEGMA senza farmi ricorrere al dizionario on line? Almeno posso entrare anche io nel partito, ti prego, non mollarmi col 90% degli italiani, voglio stare con voi!!!
sorellastra secondo me apoftegma Cyrano se l’è trovata nel dizionario dei sinonimi e dei contrari per fare una bella figura. Io l’ho cercato nel dizionario online… e ne vado fiera 🙂
ok, mi hai beccato… 😀
come lo chiamiamo il partito, sorellastra?
slogan: “L’Italia corre con Costanza. E tu?”
Manifesto:
http://costanzamiriano.files.wordpress.com/2011/03/nyc-marathon.jpg
Quella nella foto è Costanza?!?!
Fefral, l’ho cercato anche io visto che Cyrano mi snobba, ora mi posso tesserare, non ci sono più ostacoli!
Alessandro, mi piace il tuo slogan, va bene anche camminare velocemente, vero? (ops, ho rivelato un altro impedimento, sono proprio una frana!) 🙂
volevo scrivere “marciare” ma noi italiani con le marce politiche abbiamo dei precedenti da non rivangare.
Quanto a me, io non corro manco per niente, dopo cinquanta metri c’ho la lingua per terra, diciamo che al massimo cammino velocemente (o quasi), come te (anzi, secondo me mi batti).
Il mio motto (non “apoftegma”) è “adelante con juicio”, oppure “festina lente”…
Festina lente mi piace, Alessandro,però pure tu mi hai fatto ricorrere a wikipedia, la mia ignoranza dilaga, per non affogarvi passo e chiudo… per ora….
ciao Danicor, anche se il tuo commento è sotto, buona giornata!
Non ti stavo snobbando, Genny, scusami: è che ho una blingibessa vociante che mi si attacca al collo… 😉 Il 10 %… che storia questa del partito! 😀 “Apoftegma” significa semplicemente “detto con chiarezza”, ma mi piace tradurlo anche con “buttata lì”: rende più l’idea 😉
@cyrano…. che si approfitta del fatto di essere uno degli autori per mettere i suoi commenti avanti a quelli di chi ha scritto prima di lui…. era ovvio che apoftegma non potesse far parte del vocabolario quotidiano… mo’ vorrei proprio vederla la tua rossana quando romanticamente le sussurri un apoftegma 🙂
…visto?
Questa cosa della mano dell’amico mi fa pensare a quando fra un gruppo di amici che frequentavo andava di moda questa frase:-il vero amico non è queelo che ti dà le pacche sulle spalle!-
-Vero-dicevo io-ma neanche quello che ti prende a calci nelle gengive si può chiamare amico!-
Vi voglio bene…
Oggi corro io e quindi solo un saluto!
eppure questa cosa della mano dell’amico può essere letta anche in un altro modo.
Amici non è tenersi per mano. Può capitare di offrire la propria mano a un amico per aiutarlo a rialzarsi dopo qualche scivolata, ma due amici non camminano mano nella mano (e non solo in senso letterale), piuttosto si sfiorano ogni tanto, ma non stanno troppo appiccicati nè troppo distanti.
Forse quell’apoftegma (che brutta parola, sembra una malattia della pelle!) è davvero una perla di saggezza
fefral, penso che Cyrano intenda dire più o meno quello che dici tu là dove scrive: “amicizia è invece non trattenere la mano dell’amico nella tua, mentre dal canto tuo t’impegni a non sottrarre la tua al suo tocco”
Non è che significava che invece di cercare di essere riscaldato, un vero amico dovrebbe sempre essere quello che riscalda? ma poi riscalda che, qua stiamo a 40 gradi!!!
Rinnego quello che ho appena scritto, ho riletto la frase, e dice “non lasciare mai che la mano dell’amico si scaldi nella tua”. Chissà se wiki mi aiuta anche stavolta, io non ci sto capendo niente!
CYRANO!!!!!!!!!
Qui ci sono 40 gradi non metaforici, apoftegmi (tuoi) di ardua decifrazione, esegesi diverse degli apoftegmi (tuoi) proposte da squisite signore (sorellastra, fefral)
ti prego, intervieni, FACCE CAPI’, ILLUMINACE (ma non riscaldarci, che più de così…; illuminaci a freddo, direi) 😀
@sorellastra “visto che Cyrano mi snobba” cyrano sta sicuramente correndo dietro le sottane della sua rossana, citandole qualche “apoftegma” stile “Non so quale forza potrà mai farmi dimenticare il giorno della nascita di Venere” e cose così 🙂
se alla sua Rossana Cyranone propina un apoftegma del genere gli arriva una pizza che lo fa tosto desistere dalla corsa 😀
“Tosto”, hai ragione! Diciamo che la brunetta (peraltro ricciolina) era una “prova tecnica”… una questione di pura forma! 😀
No, Fefral… Cyrano è stato (ed è) a farsi scorpacciare dai baci di una incantevole blingibessa quattrenne… Capirete che sono irraggiungibile! 😉 Per forza!
e alla blinginbessa che apoftegmi propini?
“Di baci, amore, fammi morire”.
editoriale di Costanza su La Bussola Quotidiana
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-indignate-a-siena-un-flop-ma-chic-2422.htm
Concordo in tutto con Costanza e sottoscrivo questa splendida conclusione, conseguenza del discorso efficacemente e abilmente e veritativamente sviluppato:
“… È la solita vecchia ribellione al fatto di avere limiti, di essere creature. Non mi pare che abbia mai portato un gran bene all’uomo. Per cui direi: se non ora, quando? Mai, possibilmente.”
Sembra quasi di assistere al teatro dell’assurdo.
“una che ha fronteggiato pidocchi e vomiti e convulsioni non si smuoverà di un centimetro al presentarsi di quisquilie lavorative”
mi piace
eccomiiii! sono pronta per il CDA e non è ancora il 2015! e lo merito non grazie alle quote rosa, ma per le decine di vomiti raccolti da terra negli ultimi 5 anni, e se posso dirla come la Cortellesi-Santanchè: LO RIVENDICO CON ORGOGLIO!
Sì, tutto giusto e arguto e intelligente (come no!) quello che pensate scrivete raccontate,
MA….e poi come faremo? Quando mai piùpotremo fruire, mai più, della malinconica
mestizia poetica della gioia luminosa di FEFRAL, dei battibecchi interiori e esteriori di Giuliana,, del razzo al culo di DANI, delle confessioni della nostra sorellastra degli unghioni carezzevoli di Velenia, del grande bardo prealpino LUIGI da Pedavena, della solitaria dolcezza di Miriam della neolaureata-neo fidanzatina -in -pectore, dello sconsiderato dicitore di motti latini inter nos, dell’indomito per fierezza filosofica e egualmente pugnace alla disputa biblica Alessandro, e ingegneri, e architetti, e buoni anche nulla pure ammessi al confronto, e le Paole, Isabelle perdute, e i migliaia e migliaia che all fine sparirono, impossibile il ricordo di tutti, ma poi noi come faremo, che vita sarà la nostra senza il conforto stuzzichevole di questo posto parecchio ma parecchio di nocchia entro cui ci annidammo? io per me fo già conto non solo che tutto finito ma successo mai nulla e ora solo rimasto caraffe di birra ghiacciata e poi nulla , sul far della sera….
Alvise, scusa tanto ma questo tuo nichilsmo comincia a starmi un po’ stretto! non è vero che non rimane nulla, forse tu non te ne rendi conto, ma tutti voi che siete qui lasciate qualcosa, anche tu, che lo voglia o no. Fosse solo quel mix di malinconia burbera e incazzata e di foco vivace e estemporaneo, insomma il tuo modo speciale di essere solo come tu sei.
Saremo anche di nicchia, ma è una nicchia che si porta appresso anche una convessità, una sporgenza verso il mondo. Se una nicchia rimane una nicchia, un rifugio dove nascondersi, meglio non entrarci proprio; ma se una nicchia ti dà la possibilità di uscirne e portare qualcosa fuori e ravvivare i rapporti di ogni giorno, rimetterli in discussione, rimettere in gioco te, è una bella “nicchia”!
birra ghiacciata! e se pure rimanessero solo caraffe di birra ghiacciata? Non sarebbe quello già qualcosa in più rispetto al nulla? Birra ghiacciata che ti riporta al ricordo di qualcosa di bello (perchè dai non puoi dire che questo stare qua insieme non sia bello) e alla speranza che potrà un giorno ripetersi qualcosa di simile.
A me è già successo, e ogni volta è uguale, e ogni volta è nuovo.
Non è una nicchia dove nascondersi questa, ma un posto dove riposare. Che altro è l’amicizia se non riposare insieme per un po’?
Altro che scaldare la mano dell’amico! riposare il cuore per poi riprendere il cammino
Quando trasformiamo il presente in ricordo, in aspettativa, in ricordo di aspettativa o in aspettativa di ricordo: è allora che siamo lontani dall’essenza della contemplazione e dalla possibilità di essere felici, la quale riposa sul fatto che il dono dell’istante presente sia degno della nostra fiducia.
Si vede che sei giovane,Giuliana,io in questa fase della mia vita mi sento molto vicina a quella mia zia che diceva che lei aveva scelto il lavoro sbagliato e a chi le chiedeva quale lavoro avrebbe voluto fare rispondeva serafica:l’ereditiera
mi dovrò comunque rassegnare perchè non ho nulla da ereditare, ammenocchè non scopra di essere nipote di un riccone come Jane Eyre….
spero solo che l’età dei vomitini e dei pidocchi passi, sarebbe già qualcosa!
tornando al post di oggi, tutte le età sono meglio dell’adolescenza, almeno per me… certo sono stati anni importanti e fecondi di speranze e promesse, ma per come sono oggi…. meglio oggi!!!!
beh, ogni tanto lo penso anche io 😉
@Alvì “MA….e poi come faremo? ”
e poi finirà anche il blog, certo che finirà, non durerà certo in eterno. Prima alcuni andranno e ne arriveranno altri, poi pian piano ognuno per la sua strada, con la sua vita, magari alcuni insieme a coppie a piccoli gruppi (il nasone e la dottoressa avanti a tutti e noi dietro come un corteo nuziale) e scriteriato col suo partito e alessandro con la bandiera mentre costanza avrà altri luoghi e altre persone a cui scrivere e rimarrà questo posto disabitato ma pieno di ricordi, un po’ come il diario di cui parla cyrano nel post di oggi e tra qualche anno torneremo a cercarlo e a sorridere o vergognarci di quello che abbiamo lasciato scritto…
e poi? Come faremo poi? Magari qualche lacrima di nostalgia, perchè no? E allora che senso questo condividere, questo perdere tempo qua dentro, perdere tempo che il tempo è l’unica cosa che davvero si perde davvero, l’unica cosa che nessuno ci può restituire, se dedico un’ora a un mio amico, quell’ora non torna più, scriveva un mio amico, e allora che senso ha star qua? e poi come faremo poi?
” Ma piangerai!” disse il piccolo principe.
” E’ certo”, disse la volpe.
” Ma allora che ci guadagni?”
” Ci guadagno”, disse la volpe, ” il colore del grano”.
Quintuplo “mi piace”.
Sono d’accordo con Giuliana, qualcosa di buono questa piazzetta di cristiani drogati mi ha già lasciato. Stimolo a fare meglio, a riflettere sulla mia vita e famiglia.
Forse il tutto può apparire un po’ egoistico ma almeno possiamo condividere la preghiera, qualche gioia e qualche sofferenza. A volte abbiamo bisogno di sfogarci, di sentire che non siamo soli, che le cose ovvie non siamo solo noi a ritenerle tali. Abitiamo anche un po’ lontani ma qualcuno ha già pensato di conoscersi anche personalmente. Il pellegrinaggio e la cena sono già in cantiere.
grande Luigi! dopo il pellegrinaggio una bella cena! non c’è nulla di più cristiano di una bella tavolata con gli amici! mi sembra che un certo Gesù amava cenare con la scalcagnata compagnia…. 😉
ovviamente tu e Alvise portate un bel vino rosso (anche se un pinot grigio….)
Quanto al partito, io ho il carisma di un tacchino, per cui mi sa che vi dovete trovare un’altra leader. Quando al lavoro ci sono discussioni non riesco a farmi ascoltare neanche se le colleghe senza figli parlano di allattamento, ce n’è sempre una mezza dozzina che mi sovrasta con la voce. Non è una posa, davvero. Sono scattante come un lombrico.
Per l’incontro in carne ed ossa, essendo dotata di marito allergico agli assembramenti superiori alla persona e mezza, mi sa che dovete lanciare voi una proposta, perché se mi metto a organizzare io mi lascia, e la cosa non sarebbe molto in tema col mio look da sposa sottomessa. Se è a Roma (o nelle Marche in agosto) ho buone possibilità di trascinarcelo, magari tramortendolo con uno dei miei prestigiosi piatti a base di trigliceridi.
io ci ho provato ad attirare la tribù col profumo delle mie specialissime lasagne: ci ho guadagnato l’occupazione a tempo indeterminato di un cassetto del congelatore….
Prima o poi capiterai anche dalle mie parti o nelle Dolomiti e allora ci vedremo anche con il romanista spero.
Io come ipotesi praticabili, o entro dai Gesuiti, o la morte arso vivo in un cuore enorme di fuoco sui monti del Chianti, o dosi massicce di FEFRALYN, fino a perdere conoscenza,
o caraffe di birra enormi, come fontanoni romani barocchi, della controriforma, o come dite VOI ,della “riforma cattolica” , basta sia birra, per me va bene uguale, il che, d’altra
parte, la schiumosa bevanda, non esclude a priori l’assunzione del Fefrazolo, anzi , e, a parte, una curettina di Cyrenal, per la funzione metafisica dell’intelletto, che non vada perduta, per sempre…
L’adolescenza agh!! che orrore 🙁 ero pesante, polemico, rivoluzionario e pure un po’ cattocomunista … peggio di così (in una parola sfigato); del mio diario ricordo solo che feci una fatica emorme a convincere una mia compagna del fatto che la scritta “VIOLA TI AMO” era riferita alla Fiorentina e non a una ragazza (pur convincendola non raggiunsi l’obiettivo ;-)).
A parte gli scherzi, l’unico rammarico che ho di quel periodo è stato quello di non aver incontrato qualcuno che indirizzasse tutto il mio slancio verso le bellezze della vita (anche la bellezza dello studio) e sull’importanza di considerare ogni fattore prima di emettere un giudizio … quanti anni che avrei speso meglio.
@ Costanza: in merito all’editoriale della Bussola vorrei farti notare che il mercato delle cornee non è molto fiorente in quanto, trattandosi di tessuto, non ha problemi di compatibilità, di età e salute del donatore 😉 (la nota da secchione è dovuta ad esperienza diretta ed approfitto per ringraziare l’equipe di oculistica dell’ospedale di Mestre)
Ah dimenticavo! Sono partito senza salutare e ritorno senza chiedere permesso.
Alla fine sono partito per la montagna solo io con le 2 bimbe lasciando a casa moglie e figlio piccolo che, ovviamente, dopo 1 giorno stavano benissimo.
La breve vacanza (ciellina e con altre 400 persone di cui circa la metà sotto i 10 anni) è andata bene seppur funestata dal maltempo
Nessuno mette più musiche, Fefral èsparita, Cyrano…(chiusa parentesi) Luigi, tra gli scatoloni dei ricordi di donne etrusche e baggianate del genere, il caldo un incubo al parabrise, la borsa negli abissi del nulla, la morale sotto mi tacchi, la cultura senza fiato, l’arte da parte, …FEFRAAAAAAL!!!!
Alvi’ che c’è??? Tra gli scatoloni ci sto io, non Luigi! E c’ho pure il mollettone delle cameriere racchie in testa
miss mollettone!!!
dai, amori adolescenziali, struggimenti, nostalgia, disincanto… un classicissimo che va sempre bene
vabbè, stasera sto storta! C’è qualcuno che mi dedica un apoftegma? (a proposito cyrano, apoftegma, che schifo di parola, è maschio o femmina?)
Che peccato però, questo post di oggi meritava delle discussioni un po’ più articolate: insomma, si parla di adolescenza, di amicizia, di tempo che passa e adulti che restano un po’ adolescenti dentro…
Tra l’altro mi rendo conto che non conosco per niente gli adolescenti di oggi e la cosa mi preoccupa un po’ visto che le mie figlie vi si avvicinano rapidamente, e vorrei tanto risparmiare loro tante delusioni che ho vissuto io, ma poi mi dico che proteggere troppo non fa mai bene.
E torno un attimo alla richiesta di ieri di Luigi. Io lascio spesso i bambini ai nonni, e l’unico che ha mai dato segni di protestare è il piccolo (ovviamente: maschio!). Quante volte l’ho lasciato che piangeva, sempre con un nodo allo stomaco perchè poi ‘sti figli maschi per noi mamme sono davvero una fregatura (dico sempre che l’unico uomo che mi ha fregato nella vita è mio figlio), ma non ho mai ceduto e non sono mai tornata indietro. Pian piano sta imparando, è un po’ triste quando lo lasciamo ma sa che tanto dura poco….e poi subito si abitua e sopravvive benissimo senza la mamma 🙁
è la vita, Fefral. Forse è davvero crudele e tenerissima come sembra, nel suo ostinato andare avanti nonostante tutto.
Sì, forse potevano uscirci più condivisioni, ma in fondo è uscito probabilmente quello che avevamo dentro: nessuno ci impedisce di riprendere i temi più avanti, in questo post o in altri. Non avrei dovuto inserire una parola notoriamente ipnotica come “apoftegma”, il cui genere segue la regola che trasforma i neutri stranieri in maschili: celeberrima eccezione alla regola, MUTANDE, che prima è diventato un plurale tantum con uso singolare (tipo “nozze”, per intenderci), in più s’è ritrovato tutto d’un colpo femminile (una parola transgender!), e infine s’è visto riproporre in un nuovo plurale che parte dal plurale neutro come da un singolare femminile… Della serie: «Mutatis mutandis» = «Cambiatevi le mutande»! 😀
Fefral, io non so che strascichi lasci l’adolescenza a parte eventualmente quelli in carne ed ossa. E’ un mondo che non mi interessa più, ci può essere la nostalgia per la musica anni 80, per i mondiali del 1982, per i festini, le serate che non finivano mai, di sesso adolescenziale purtroppo non ho ricordi se non che a scuola alle superiori facevamo la gara a chi rimaneva più tempo con l’uccello fuori durante le lezioni. Mi piacciono di più i ricordi legati all’infanzia. Cyrano forse è più giovane della nostra media e forse possiede ancora qualche fuisca.
Ehi! Io sto col “razzo al culo” come dice Alvise (non mi appartiene questo linguaggio, ma rende l’idea meravigliosamente).
Volevo dire una cosa sul post…
Sulla giovanissime ragazze di oggi, non in Italia ma in Brasile dove purtroppo sulla rivoluzione sessuale siamo un tantino avanti, mi sento raccontare che oramai se una non si concede, i ragazzi scappano, tanto c’è unaltra che la da… E poi se la danno loro le scaricano lo stesso, e stanno male. Ma questa è la libertà conquistata???
Tutto ciò mi viene raccontato da madri e nonne “amiche” che lo danno per scontato che “oramai le cose stanno così”, appena una delle ragazzine in questione aveva compiuto 16 anni, la nonna diceva che era meglio cominciare con la pillola perché era inevitabile (la stessa nonna ai suoi tempi, con le figlie non diceva certo queste cose, anzi)
Io, nelle mie chiacchierate notturne con i nipoti che vanno dai 13 ai 23 anni non ho percepito tutto questo cinismo e rassegnazione, ma una grande voglia di assoluto, di avere il massimo. Se uno ti chiede la luna e tu proponi una pillola, dove andiamo a parare????
Concordo con Alberto sull’importanza di incontrare qualcuno che indirizzi tutto lo slancio dei ragazzi…
Purtroppo, sempre più spesso sono gli adulti tristemente rassegnati alla mediocrità a indicare la via del disincanto…
ma perché mi anticipi i temi dei prossimi post?! 😉
Non l’ho fatto a posta, ma si vede che il tuo è uno stile telenovela, il post sugli adolescenti mi ha fatto forse intuire la prossima puntata…
gli apoftegmata sono l’oppio dei popoli
Leggo ora:
“Ao conviver com os bem mais jovens, com aqueles que se tornaram adultos há pouco e com aqueles que estão tateando para virar gente grande, percebo que estamos diante da geração mais preparada – e, ao mesmo tempo, da mais despreparada. Preparada do ponto de vista das habilidades, despreparada porque não sabe lidar com frustrações. Preparada porque é capaz de usar as ferramentas da tecnologia, despreparada porque despreza o esforço. Preparada porque conhece o mundo em viagens protegidas, despreparada porque desconhece a fragilidade da matéria da vida. E por tudo isso sofre, sofre muito, porque foi ensinada a acreditar que nasceu com o patrimônio da felicidade. E não foi ensinada a criar a partir da dor.”
“Convivendo con i ben più giovani, con quelli che sono diventato adulti da poco e con quelli che tentennano per diventarlo, percepisco che siamo davanti alla generazione più preparata – e allo stesso tempo – la più impreparata. Preparata dal punto di vista della abilità, impreparata perché non sa affrontare le frustrazioni. Preparata perché capace di utilizzare gli strumenti della tecnologia, impreparata perché disprezza lo sforzo. Preparata perché conosce il mondo in viaggi protetti, impreparata perché ignora la fragilità dell materia di cui è fatta la vita. E per tutto questo soffre, soffre molto, perché a loro fu insegnato a credere che sono nati con il patrimonio della felicità. E non gli fu insegnato a creare a partire dal dolore.”