di Costanza Miriano (da L’Avvenire del 1 luglio 2011)
C’è un particolare che secondo me non deve essere sfuggito ai più attenti e astuti osservatori: nella specie umana sono gli esemplari di sesso femminile a riprodursi. Dopo nove mesi – dicono le ricerche più sofisticate – il cucciolo viene alla luce; poi per sei mesi avrà bisogno esclusivamente del latte materno (a quello servono le protuberanze anteriori degli esemplari). Inoltre dovrà imparare a camminare, parlare e molte altre cosucce di non secondaria importanza, tipo “chi sono” e “che senso ha la mia vita”. Se la madre starà lontana da lui almeno dieci ore al giorno, contato che una dozzina il pupo le dorme, sarà qualcun altro a occuparsi di lui.
La notizia risulta forse un po’ troppo dirompente alle paladine della scalata delle donne al potere, ma, come spesso accade, la verità è semplice, ed è sotto ai nostri occhi. Se le donne smettono di essere mamme la specie umana si estingue. Nel suo disegno Dio – che vuole che l’uomo viva – ha fatto sì che la femmina svolgesse questo suo compito con gioia e gratificazione vera, piena, traboccante, come potranno confermarvi tutte le donne che ci sono passate. Per questo continuano a farlo nonostante l’abbondanza di mezzi per evitarlo.
Ora questa banale verità viene definita da chi fa opinione “uno stereotipo di genere” (mi raccomando, “genere”: le parole sesso, e tanto più maschio e femmina sono scorrette), contro il quale i figli di Montesquieu, che nel 1748 invitava a cambiare i costumi della società facendone evolvere le rappresentazioni e i comportamenti, lanciano instancabili attacchi ormai quotidiani: dall’ asilo in Svezia in cui è proibito dire lui o lei ai bambini – obbligatorio il pronome neutro – all’ invito di Veronesi all’amore puro, non strumentale alla procreazione (cioè quello omosessuale), solo per dire le due più ridicole sentite negli ultimi giorni.
Martedì scorso sono state approvate le quote rosa: tutte le aziende quotate in borsa dal 2015 dovranno avere almeno un terzo di donne nei consigli di amministrazione. Nello stesso giorno sono stati diffusi i risultati di una imponente ricerca fatta a livello europeo dalla società Nielsen: “la donna italiana è ancora ancorata a schemi mentali tradizionali: ben il 52% delle donne pensano di essere più portate a occuparsi dei figli”. Ma pensa che strano. Il dato veniva presentato con sgomento da tutti i giornali (mentre le donne in carne ed ossa che conosciamo la trovano senz’altro un’ovvietà). Sceme noi che non siamo corse a procurarci come le giapponesi la pancia finta da applicare sul ventre del consorte, in modo che anche lui sia incinto insieme a noi. Perbacco, che sia tutto a metà. Stolte le donne che dicono all’uomo che può andare a lavorare, che ce la caviamo da sole con i neonati. Guai! Se lo sanno le maestre dell’asilo nido (altro dogma intoccabile) lo fanno nero, quel padre che va a lavorare senza avere fatto fare il ruttino al pupo.
Il fatto è che non siamo maschio e femmina per un puro accidente biologico, ma siamo diversi in ogni più intima fibra del nostro essere, e chi chiede le pari opportunità, ben lontano dall’essere una guerriera coraggiosa, ha invece poca personalità. Chiede di essere accolta in un mondo maschile, con regole, tempi, modi maschili. E sbaglia l’obiettivo della battaglia. Le donne che comunque vogliono, o spesso devono, dare un contributo alla società lavorando anche fuori di casa farebbero meglio a combattere perché il loro essere mamme non sia messo tra parentesi. Che non venga detto loro “puoi lavorare, ma io dei tuoi problemi a casa non voglio sapere; puoi, anzi dal 2015 devi essere nel consiglio di amministrazione, però le riunioni saranno fiume, fino a sera inoltrata”. E tu, lavoratrice moderna e al passo coi tempi, che figura ci fai se dici che vuoi preparare di persona almeno un pasto ai tuoi bambini?
L’ovvio è quello che non si vede mai finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità. Kahlil Gibran, Sabbia e spuma, 1926
In mezzo a tanta confusione e tra mille incertezze, qualche ovvietà ogni tanto diventa non soltanto utile, ma persino necessaria.
Giovanni Soriano, Maldetti. Pensieri in soluzione acida, 2007
Bellissimo post!Mi piace moltissimo!Brava amica!Evviva noi donne!!
Baci Eleonora
“Chiede di essere accolta in un mondo maschile, con regole, tempi, modi maschili. E sbaglia l’obiettivo della battaglia. Le donne che comunque vogliono, o spesso devono, dare un contributo alla società lavorando anche fuori di casa farebbero meglio a combattere perché il loro essere mamme non sia messo tra parentesi. ”
la donna può dare un contributo importante lavorando, se non rinuncia ad essere donna, se non si adegua ad un sistema che non è neppure maschile ma è degenerazione della mascolinità. Perchè un mondo del lavoro con riunioni fiume fino a sera tardi, in cui un padre non può stare accanto alla moglie nell’educazione dei figli, tornando a casa tutti i giorni quando i bambini già dormono, non potendo rinunciare a continue trasferte di lavoro, non potendo usufruire del congedo parentale senza pagarlo in termini di carriera, non è un mondo maschile. E’ un mondo egoista e gretto.
La donna farebbe bene a combattere perchè il suo essere mamma non sia messo tra parentesi? Ho lasciato le battaglie in questo senso già da qualche anno. Non servono a molto. Tanto arrivano i figli e sei costretta a scegliere. E in ogni caso paghi.
Ho cambiato prospettiva. Cerco, per quanto possa esserne capace visto che come scrivevo da qualche parte non sono molto femminile nei modi esteriori, di portare il mio essere donna nel mondo maschilista in cui lavoro. Il mio essere mamma. Provo a non cedere alle logiche maschiliste (e non maschili, perchè il vero uomo non è maschilista) e a pretendere per esempio che le riunioni di lavoro vengano fatte in orari umani (non a misura di mamma ma di famiglia). Provo a portare un po’ della mia vita familiare anche in ufficio, senza parlare nelle pause caffè di pannolini e pappe (che se annoia me figurati i colleghi maschi) ma sì di paternità e maternità, scambiando idee sull’educazione dei figli anche con i colleghi (con cui sinceramente ho un rapporto sempre più sereno che con le colleghe).
Se ognuna di noi invece di far battaglie per le quote rosa (ma anche per il part time), o di cedere alle lusinghe della carriera rinunciando alla propria femminilità, o peggio ancora di usare il proprio essere femmina per ottenere il favore dei capi e scavalcare gli altri, provasse a cambiare un po’ il mondo del lavoro dall’interno, come il lievito nella pasta, chissà, forse si tornerebbe a casa tutti in orari più decenti e si starebbe un po’ più insieme, e la mamma potrebbe preparare almeno un pasto ai suoi figli mentre il papà però nel frattempo se li porta un po’ al parco mentre lei cucina.
Ora come ora il mondo del lavoro non è a misura di famiglia, e non è solo la donna a pagarne le conseguenze ma anche e forse soprattutto, l’uomo
FEFRAL: ” E godere di questa realtà senza per forza doverla smontare e studiare.”
Perché, c’è qualcuno che gode qua?
si gode, noialtri, Alvi’. E certamente anche tu: solo chi indugia sul patire – fin dai tempi della catena di Socrate – gode anche. 🙂 Gesù, poi, è infinitamente più geniale perché, mentre la catena di Socrate faceva godere nel suo essere allentata e tolta, nella croce di Cristo “passione” significa simultaneamente abisso di dolore e incendio d’amore. W Gesù, allora…
A me a volte succede…a te no?
MAI!!!
WIWA voi donne!!!!
Alvi’, qualche godimento ce l’hai sicuramente anche tu. Una giornata di lavoro ben riuscito, un bicchiere (e più) di vino buono, l’insalata greca, un’opera d’arte…
Alessandro, sì, hai ragione, e poi il “cosiddetto” AMORE!!!!!
per chi?
Per poter essere ‘madre’ – pur con tutti i miei errori – ma anche per non riuscire ad adeguarmi ad una sistema di potere e di intrallazzi, ci ho rimesso la ‘carriera’, anche se ho realizzato cose di cui vado ancora fiera e sono stata sempre stimata per il mio lavoro e un po’ temuta per la mia intelligenza e caparbietà.
Ci sono state volte in cui, con riferimenti espliciti (di superiori) alla mia femminilità, ho dovuto ricordare di essere innanzitutto una “mamma di famiglia”. Era la prima cosa che mi veniva in mente. Una volta mi ci sono giocata l’esercizio di una nomina dirigenziale già concessa dal mio Direttore Generale. Peccato che lo aveva fatto prima di andare in pensione e, quindi, il mio diretto superiore se l’è potuta giocare a modo suo facendomi pagare il mio rifiuto. Anche se, lo riconosco, non ho avuto la determinatezza di far valere il mio diritto. ma di certo ha giocato la sgradevolezza della situazione che si sarebbe creata.
E i risultati, alla fine, sono stati solo quelli concreti derivati dal mio lavoro e dalla mia intraprendenza e da qualche circostanza favorevole (essere propositivi in un momento di cambiamento è sempre vincente), non quelli che vengono dal coltivare un altro tipo di relazioni “utili”, che in genere hanno il loro risvolto economico-carrieristico niente affatto da buttar via, se non fosse per il prezzo che devi pagare in termini di spreco di ‘tempo’ e di ‘interiorità’ che ci devi dedicare. Ma riconosco che ci vuole una sorta di ‘connaturalità’ che non ho mai avuto. Merito o demerito che sia non dipende da me: sono strutturata così.
Vedo che sono riuscita a dirvi qualcosa di me.
W l’essere ‘rosa’ dentro e fuori!
Mi piace!!sorroscrivo in pieno, la società, il sistema, non sono tanto o almeno non solo contro le donne e la maternità, ma il generale contro la famiglia e tutte le dinamiche naturali ad essa correlate! Diceva il mitico sacerdote del nostro corso pre-matrimoniale che i veri rivoluizionari, i veri “folli”, gli alternativi, i veri guerrieri nel mondio di oggi sono coloro che accettano la sfida di formare una famiglia aperta alla vita…perchè lo fanno davvero contro tutto e tutti e nonostante tutto e tutti.
“.30 ANNI DI MEDJUGORIJE INSEGNANO: IL CRISTIANESIMO E’ UN MIRACOLO CHE STA ACCADENDO ORA (se non si capisce questo si finisce nel pelagianesimo: ridurre la fede a un proprio sforzo, a una propria introspezione o iniziativa, a un proprio percorso)”
Ancora lui….
scrivigli, esprimigli le tue perplessità…
Dovreste essere voi a scrivergli, è proprio ai cristiani più gajardi che lui non gli rende un buon servizio…..
Dove era scritto?
“EVVIVA NOI DONNE”
E noi ommini nnnoooo????
Guardi signora Miriano che pari opportunità vuol dire anche sostegno alla maternità e alla paternità (quindi congedi parentali lunghi anche per i neopapà come avviene in Scandinavia), è ovvio che è difficile occuparsi dei propri figli se si lavora dieci ore al giorno con riunioni fiume ecc..ma questo vale per entrambi i genitori mica solo per le mamme
E poi le vorrei chiedere se è contenta di questo che a me sembra una discriminazione palese:
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/06/30/news/c_la_crisi_licenziate_solo_le_donne_cos_stanno_a_casa_a_curare_i_figli-18421119/
http://costanzamiriano.wordpress.com/2011/06/30/diversmente-io/#comment-7565
Prima di giudicare sentiamo più campane
http://www.agi.it/milano/notizie/201107011714-eco-rmi0049-ma_vib_mai_discriminato_personale_femminile
Gentile signor Paolo1984 è la seconda volta che linka questo articolo, deve averci scambiati per il sito di qualche organizazzione sindacale o simili. Per quanto riguarda i congedi parentali ai padri Costanza si è espressa chiaramente dicendo che, secondo lei, il ruolo della MAMMA è FONDAMENTALE per la crescita dei figli soprattutto nei primi anni di vita (quindi tutte le iniziative sociale che intendono il sostegno alla maternità come diminuzione del ruolo materno non possono essere iniziative primarie). Lei e molti altri la pensano diversamente, lo sappiamo, e allora? ho dato un’occhiata sul web e ho visto che lei è un assiduo frequentatore di blog sulla parità sessuale, quindi ritengo che lei abbia ampissimo spazio per argomentare il suo pensiero; il pensiero di Costanza è frutto di tanta esperienza, di fede e lunghe riflessioni, quindi se le questioni che lei pone Paolo1984 hanno come scopo farle cambiare idea, sollecitare una risposta o aprire un dibattito ho l’obbligo di informarla che avrà ben poco effetto.
X Alessandro
capirai, anche Berlusconi sostiene di non aver mai detto ciò che ha detto anche in presenza di registrazioni,figuriamoci qua che le registrazioni manco ci sono e quindi negre è più facile.
Comunque sia restail fatto che i colleghi uomini (tranne uno) non hanno solidarizzato con le colleghe a rischio licenziamento. Ciò è molto grave
Come segnala l’Adm siamo off topic, quindi una battuta ancora e poi chiudo su questo argomento.
Paolo1984, prendo atto delle accuse di un sindacato e della difesa dell’imprenditore, non avendo conoscenza di prima mano della vicenda e non avendo il dono dell’onniscienza non posso – per rispetto nei confronti di tutte le persone coinvolte – stabilire se abbia ragione l’uno o l’altro, o se abbia ragione un po’ l’uno e un po’ l’altro. Non ho strumenti conoscitivi che mi consentano di affermare con certezza, come invece fai tu (che tuttavia del caso, a quanto pare, sai quanto me), che i contenuti della nota diramata dalla società siano mendaci.
X admin
se ha dato un’occhiata sul web avrà visto pure che su quei siti ho talvolta espresso posizioni critiche, credevo di poterlo fare anche qua ovviamente in maniera cortese e pacata (solo una volta mi pare mi sono irritato un po’ troppo con Laura Gotti Tedeschi ma abbiamo avuto modo di chiarire)
infatti non ho detto che i suoi commenti non sono pacati, stavo solo ragionando sull’utilità: o lei ha voglia di cambiare idea in materia e pone domande per capire meglio, o cerca di far cambiare idea all’autrice. Ho la sensazione che nessuna delle due strade sia percorribile, tutto qua.
io non voglio far cambiare idea a nessuno. mi limito a fare considerazioni e porre delle questioni, a far vedere le cose da un altro punto di vista. tutto qua
beh, non penserà che l’autrice non conosca gli altri punti di vista. In realtà il suo pensiero Paolo1984 è il pensiero dominante.
se il mio pensiero fosse dominante un dirigente d’azienda che dice “licenziamo le donne così stanno a casa ad accudire i bambini” sarebbe costretto a dimettersi. Se il mio pensiero fosse dominante i medici obiettori non potrebbero lavorare negli ospedali pubblici. Se il mio pensiero fosse dominante la cultura e la scuola non avrebbero subito tutti i tagli che hanno subito in Italia. Se il mio pensiero fosse dominante avremmo i Dico e i gay potrebbero anche adottare, se il mio pensiero fosse dominante aumenterei l’informazione sulla contraccezione, se il mio pensiero fosse dominante avremmo congedi parentali lunghi e retribuiti per entrambi i neogenitori ..se il mio pensiero fosse dominante la televisione al posto di Striscia La Notizia, Pomeriggio 5, Grande Fratello, Isola dei Penosi trasmetterebbe i monologhi di Bill Hicks e George Carlin e Sarah Silverman e i film dei fratelli Marx..la smetto, ma le assicuro che se il mio pensiero fosse dominante ne vedreste delle belle!
Le cose che ha detto sono pensiero dominante, soprattutto di una parte culturalmente influente del nostro paese (e non solo). Dire cose diverse da quelle che dice viene considerato oscurantista e retrogado. Il libro della Miriano è stato più volte bollato come un “ritorno al medioevo”. Chi si oppone all’adozione degli omosessuali è “un fantoccio in mano al Vaticano”. Il suo è pensiero dominante: apra un pagina a caso di Repubblica è troverà esattamente le cose che dice.
PS: risponda pure se vuole ma io come amministratore del blog mi sono spinto troppo oltre e quindi non replicherò.
Paolo1984, il tuo pensiero è sì abbondantemente rappresentato e propagandato, con incresciosa molesta tracotanza, da mezzi d’informazione, lobby e uomini politici, e in vasti ambienti può ben dirsi dominante, ma per quanto in espansione non è grazie Dio ancora riuscito a conseguire i calamitosi disastrosi risultati che vagheggi (i medici obiettori lavorano ancora negli ospedali pubblici, i Dico sono naufragati, i gay non adottano nessuno). Spero francamente che questi obiettivi non vengano mai raggiunti e mi impegno affinché non lo siano.
“se il mio pensiero fosse dominante un dirigente d’azienda che dice “licenziamo le donne così stanno a casa ad accudire i bambini” sarebbe costretto a dimettersi”: nel caso specifico, ti ho già risposto sopra
“i monologhi di Bill Hicks e George Carlin e Sarah Silverman andrebbero trasmessi ecc.”: sulla qualità dei tuoi gusti in fatto di satira ho già espresso la mia opinione (e altri con me) in alcuni commenti a precedenti post
Da quando ho letto il libro di Costanza e da quando ho stabilmente con lei stessa una corrispondenza affettiva, devo dire che il mio modo di essere donna è cambiato. Sì, cara la mia Costy, che tu ne avessi l’intenzione o meno qui in casa mia le cose sono cambiate, sto facendo un lavoro su me stessa che mai mi sarei sognata prima. Innanzitutto cerco di non marcare stretto mio marito appena rientra a casa dall’uffcio cosa che fino a sei mesi fa era una costante, del tipo “stai tu coi bambini chè io devo fare la cosa x”, volgarissima scusa per fuggire e ossigenarmi il cervello; oppure lo tormentavo coi miei dubbi sull’abbinamento primo-secondo-contorno appena si sedeva in poltrona cercando di vedere in santa pace le notizie sportive. Non che tutto questo sia improvvisamente sparito, ma diciamo che ho imparato a contenermi e se mi affiora qualche lamento alle labbra, prima di esprimerlo ci penso 2-3 volte e poi sto zitta. Le post femministe saranno orripilate per questo e io non le ringrazio più, anzi le aborro, loro che fanno del lamento sul maschio pigro e inaffidabile un tema inestirpabile dai giornali cosiddetti femminili. Altra costante dei giornali femminili è la nenia su “quote rosa” “asili nido” “diritto alla carriera” eccetera eccetera. Io non ho mai avuto, quando lavoravo, aspirazioni particolari, velleità di crescita professionale, ma diventavo una belva coi colleghi che cercavano di minimizzare il mio lavoro (se vendevano una casa l’80% del merito era mio…) anche perchè ne andava della mia parte e avevo iniziato a pagare il mutuo….Oggi che faccio solo la mamma non mi sento per nulla frustrata: certo, se una si mette a soppesare quello che fa, non sarà mai paga e piano piano le verrà sù un conato di lamenti. Ma più ti lamenti meno ti godi quello che stai vivendo, più consideri il peso che porti, più quel peso ti sembra insopportabile. E qui vengo alla seconda cosa che ho imparato dalla cara nostra scrittrice in rosa: ho riscoperto la preghiera, mi ci sono riattaccata dapprima solo per provare a fare esercizio e poi ne ho cominciato ad assaporare il gusto, e ogni giorno che passa mi sembra più essenziale per la mia stessa vita. Come terza cosa ma non meno importante, mi sto riscoprendo donna nel ruolo che mi è dato da vivere ora. Non c’è biogno di nessuna “quota rosa” per essere donne nel mondo, se sapremo far vedere davvero la bellezza di quello che siamo, di quello che portiamo, della nostra capacità di amare, di dare vita senza cercare di azzannare il maschio alla gola come dei predatori della savana, allora il rosa e l’azzurro troveranno finalmente l’equilibrio armonico per cui sono stati creati.
Bisogna lavorare su se stessi, non declamare programmi di uguaglianza, che al massimo ci faranno crescere la barba!
signora Giuliana, tenga presente che se lei oggi può votare lo deve anche a quelle che declamavano programmi di uguaglianza
Inoltre io ho totale rispetto per la sua scelta di stare a casa, la invito però a tenere presente un fatto: dato che non lavora, se mai si dovesse separare (e mi auguro di no con tutto il cuore) toccherebbe al suo ex marito doverla mantenere e non è una situazione piacevole per nessuno dei due.
Stia bene
ALESSANDRO: …per FEFRAAAAAL!!!!!!
lì volevo che arrivassi! AMORE flagrante, fiammante, fiammeggiante e incendiario, pirico e pirotecnico, pira d’amore, fiaccola d’amore, amore flambeau, amore flambant per LEI!!!!!!!
ESATTAMENTE!!!!!
Alvi’ io sono qui!
A proposito di aberrazioni dell’umano, dopo l’asilo dei senza sesso in Svezia ecco la nuova frontiera del progresso: il servizio sanitario di uno stato dell’India ha lanciato una campagna per il controllo demografico con tanto di premio finale. “Sei ti sterilizzi, vinci un’automobile”. Il messaggio è chiaro: “noi vi diamo la possibilità di vincere un elettrodomestico, una tv, una moto o una macchina partecipando a un’estrazione, ma voi la smettete di fare figli e vi fate sterilizzare”. Quattro ruote in cambio di due palle. Peggio dei cani.
FOGLIO QUOTIDIANO
di Piero Vietti
il mio commento è questo: Satana sta esagerando e l’eccesso si paga prima o poi
purtroppo Satana esagera di suo, è spaccone di natura, son gli uomini che non se lo dovrebbero filare così tanto…
Quando ADMIN entra in funzione
Sta arrivando il cazziatone!!!
senza distinzione
se van fuori argomento
li coglie il suo memento
siano belli oppure brutti
li raddrizza proprio tutti
Ortodossi, scintoisti
Idolatri od animisti
Sacerdoti tibetani
Sciamanisti siberiani
Se ne stessero tranquilli
Senza in testa tanti grilli
E al momento di parlare
Prima tutto ponderare!!!
così al fin è giunta l’ode
che cantiam al nostro prode
sempre intento a far la posta
a chi sgarra la risposta
ma conclusa non potremo
dire l’ode alla Costanza
cantiam lei fino allo stremo
e lo strem non è abbastanza
Donne che corrono coi lupi…..
A proposito di donne che corrono coi lupi, ne “Il libro della giunglia” mamma lupa, non solo
custodisce la tana e i cuccioli, ma partecipa a tutta l’attività lupesca della famiglia, compreso, in caso, lottare coi nemici, è descritta come ancora più temuta e tremenda di babbo lupo stesso, il grande Akela!!!
“Per quanto riguarda i congedi parentali ai padri Costanza si è espressa chiaramente dicendo che, secondo lei, il ruolo della MAMMA è FONDAMENTALE per la crescita dei figli soprattutto nei primi anni di vita (quindi tutte le iniziative sociale che intendono il sostegno alla maternità come diminuzione del ruolo materno non possono essere iniziative primarie).”
Qualche giorno fa, proprio su questo blog, qualcuno mi aveva detto che – suggerendo di utilizzare sostegni alla famiglia simili a quelli dei paesi “laici” come Svezia e Francia, sfondiamo una porta “non aperta ma inesistente”. Mi pare che il commento dell’admin neghi questa posizione. Il problema e’ il seguente: nei paesi in cui asili gratuiti e i congedi di paternita’ sono disponibili, le famiglie hanno piu’ bambini. In italia meno della meta’ delle donne lavora e comunque figli non se ne fanno. Questi sono due fatti.
Ora, se vogliamo continuare a ragionare come “anime belle” hegeliano, diciamo pure che la mamma e’ il punto di riferimento principale per i figli e che le politiche che aiutano a coniugare carriera e maternita’ non servono. E diciamo anche che i congedi di paternita’ sono inutili, tanto i papa’ non devono certo perdere tempo a godersi quella cosa stupenda che sono i bambini piccoli, coccolandoli, nutrendoli e passando tempo con loro. No, no, loro hanno solo la carriera e nessuna necessita’ emotiva. Continuamo pure cosi.
Io pero’, se fossi un papa’, protesterei (e tanto).
PS Fefral, lei ha tutta la mia stima. Se ci fossero piu’ persone come lei nei consigli di amministrazione, questo sarebbe un paese migliore
PPS La ministra delle pari opportunita’ tedesche, Ursula von der Leyen, e’ una cristiano-democratica conservatrice. Questa signora ha fatto cose essenziali per la societa’ tedesca e per le famiglie: nello specifico ha garantito un posto asilo gratis per ogni bambino. Attualmente, anche grazie a questo provvedimento, la Germania ha un PIL che cresce a ritmi cinesi e un tasso di natalita’, comunque, piu’ alto dell’Italia. La signora von der Leyen ha ben sette figli.
qui si parla di crescere i figli non solo di metterli al mondo. Se il suo ideale di madre è partorire e parcheggiare suo figlio all’asilo o a scuola per 9-10 ore allora non stiamo parlando della stessa cosa. Ma questa di affidare i propri figli a qualcun’altro per tante donne non è una scelta ma una necessità senza alternative. Noi vorremmo che potessero avere questa alternativa: fare la madre con orari estremamente flessibili, aspettative retribuite e senza penalizzazioni economiche e di carriera, per i primi anni di vita dei bambini.
piccola nota personale: io sono padre e passo molto tempo con i miei figli da padre. Anch’io ho incontrato uomini che si rammaricavano perchè gli sarebbe piaciuto provare la sensazione di allattare al seno, ma mi perdonerà ma a me facevano un po’ pena.
Barbara io non saró mai in un consiglio di amministrazione 🙂
a nessuno o quasi piace cambiare pannolini, credo. Ma se hai voluto mettere al mondo questo figlio assieme alla tua lei, è giusto che pure tu cambi pannolini. Io la penso così.
@Paulbratter
Infatti in molti paesi del Nord Europa, c’e’ anche la scelta del part-time e del lavoro da casa o in orari flessibili (io, lavorando per un’azienda straniera, lavoro spessissimo da casa, spesso addirittura dal mio appartamento in Italia!). A causa della cultura italiana, questa cosa e’ assolutamente mal vista da noi – io personalmento conosco molte mamme che hanno chiesto il part time e non lo hanno ottenuto. Nei casi in cui la mamma non puo’ o non vuole smettere del tutto di lavorare pero’, un paese civile dovrebbe garantire asili gratis.
Parallelamente, l’inserimento di piu’ donne nel mondo del lavoro ed il congedo parentale per gli uomini contribuirebbero a svecchiare la nostra mentalita’ e far si che part-time e orari flessibili non fossero visti solo come una “scocciatura da donne” ma un vantaggio di cui tutti possono fruire.
Quando parlo della gioia che un padre puo’ provare nel nutrire un bambino piccolo mi riferisco, ovviamente, al biberon e alle pappette. Se posso permettermi un commento, pero’ non e’ gentile schernire il proprio interlocutore fingendo che i papa’ collaborativi siano solo patetici omini con la freudiana “Invidia del Seno”. Secondo me, al contrario, un uomo che sa fare il padre e’ ancora piu’ uomo.
BENISSIMO! non ho mai detto che per molte cose non ci sia da prendere esempio dai paesi nordici. Siamo d’accordo su questo, non siamo invece d’accordo sui ruoli: io penso che la madre debba fare la mamma e il padre il babbo (credo faccia bene anche al bambino avere delle precise figure di riferimento); anch’io per necessità ho dato pappette e cambiato pannolini ma, devo dire, non mi piaceva granchè non perchè lo trovassi sconveniente ma proprio non mi piaceva. Comunque la sua descrizione dei “patetici omini con la freudiana Invidia del Seno” mi piace molto …. 🙂
Chiedo di nuovo scusa all’admin riposto nel punto giusto
XPaulbratter
a nessuno o quasi piace cambiare pannolini, credo. Ma se hai voluto mettere al mondo questo figlio assieme alla tua lei, è giusto che pure tu cambi pannolini. Io la penso così.
@Fefral – peccato! Ha la mia stima lo stesso, pero’. Tenga botta, facciamo il tifo per lei anche in ruoli non manageriali 😉
“Noi vorremmo che potessero avere questa alternativa: fare la madre con orari estremamente flessibili, aspettative retribuite e senza penalizzazioni economiche e di carriera, per i primi anni di vita dei bambini.” Paul Bratter
ed è quello che vorrei anch’io.siamo d’accordo su questo, comunque gli asili, la scuola materna non sono “parcheggi”, il bambino può imparare molto dal contatto con i coetanei inoltre è chiaro che i padri non possono allattare al seno (il biberon però lo possono dare), si tratta solo di dire: una volta che il pupo è nato ed entrambi i genitori l’hanno voluto allora entrambi devono passare del tempo con lui in maniera il più possibile paritaria e il welfare dovrebbe creare le condizioni affinchè questo sia possibile dopodichè le coppie più “tradizionaliste” sono libere di vivere secondo i loro canoni.
Una nota: il congedo parentale per il papà non ha sostituito il diritto al congedo parentale per la mamma. La coppia può usufruire di 10 mesi di congedo parentale di cui 6 retribuiti al 30% e i restanti non retribuiti. Ognuno ne può prendere al massimo 6 (se la legge non è cambiata in questi ultimi 3 anni). La maternità obbligatoria per la mamma è irrinunciabile.
Questa legge ha consentito a mio marito di stare accanto a me nelle prime settimane di vita del mio terzo figlio, in alternativa sarei rimasta sola, in un’altra città, con tre bambini piccoli e senza nessun aiuto… Cosa che per altro ho fatto nei mesi successivi.
Mio marito ha pagato cara questa decisione. Mio marito non ha mai desiderato di allattare al seno i suoi figli, ma spesso la notte quando si svegliavano era lui che li prendeva e li attaccava alla mia tetta lasciandomi dormire perché ero esausta dopo una giornata a far la mamma a tempo pieno e quando dormivo poco la mattina non avevo latte
Una volta esistevano anche le donne che allattavano i figlioli degli altri.
Si sentiva dire da tanti bambini “è mio fratello/sorella di latte”
Esitono ancora?
Magari! Sarebbe tanto comodo 😀
Ma perché non esistono? C’è delle regole che lo vietano? Prima era una cosa normale….
Non credo che sia qualche legge a vietarlo. Solo e’ difficile che una scelga come professione la nutrice…
@ paulbratter
Cambiare pannolini sporchi non piace anche noi ma, ahime’, va fatto (e quella cosa che dicono sul fatto che le cosine dei bambini sono sante e non puzzano e’ falsa, per inciso).
Sui ruoli padre/madre ben delineati: secondo me, ognuno puo’ crescere i propri bambini come meglio crede purche’ non li picchi e non li traumatizzi psicologicamente fino a renderli dei disadattati. Il punto e’ che pero’ i congedi parentali (che per me dovrebbero essere obbligatori, cosi’ i papa’ che sono costretti a prenderli non verrebbero penalizzati), asili, orari flessibili etc fanno davvero comodo a tutti. Se durante il SUO congedo parentale, signor paulbratter, lei non volesse dar pappine, potrebbe sempre scarrozzare i pargoli al parco per donare un attimo di pace alla mamma, o lavorare da casa (se il suo lavoro lo consente), o far concorsi sulla “Settimana Enigmistica” o… Sono certa che ha abbastanza immaginazione!
Per quanto sarebbe bellissimo se tutte/i potessero dedicarsi completamente alla famiglia come suggerisce la signora Miriano, la verita’ e’ che molti non possono permetterselo. Chi e’ ricco di famiglia o ha sposato un/a milonario/a puo’ farlo, ma la maggior parte no. In Italia di solito ci si affida ai nonni, ma alcuni non hanno nemmeno questa possibilita’ – per questo, nonostante io diventi sempre piu’ cinica in proposito, credo nel Welfare. Poi se le donne cattoliche vogliono essere “sottomesse” e gli uomini i “re della casa” a me va benissimo, davvero. Mi rende felice cio’ che vi rende felici!
Ma cerchiamo anche di ragionare insieme su cosa puo migliorare la societa’ e rendere la vita piu’ semplice alle famiglie meno abbienti e senza una rete di parenti attorno, perfavore…
Grazie dell’attenzione.
La mamma deve fare la mamma e il padre deve fare il padre: assolutamente d’accordo. Ma fare la mamma non vuol dire occuparsi di pannolini e pappette, fare il padre non vuol dire portare a casa lo stipendio e …e che altro farebbe il padre paul?
Non è nella divisione dei compiti che ci si realizza come mamma e come papà. Ci sono pochissime cose “esteriori” in cui la donna non può essere sostituita dall’uomo: la gravidanza, il parto, l’allattamento al seno. Tutto il resto è delegabile.
Ma la maternità non è delegabile. Come non lo è la paternità. È il modo di amare che cambia. È il modo di relazionarsi che è diverso. La mamma accoglie, aspetta, ascolta, comprende. Il padre guida, trascina, protegge, corregge. Scusate ma che c’entra chi cambia i pannolini in tutto questo?
Per inciso: sono una donna cattolica, e sposo in pieno la tesi della sottomissione. Ma se facessi la mamma a tempo pieno sarei meno mamma di come sono adesso. Se avessi rinunciato al lavoro avrei fatto un torto a mio marito e ai miei figli. E non per una questione economica. Ma perché per come sono io se non attingo fuori casa il mio carburante non ho nulla da portare in casa.
Quindi per favore non identifichiamo la donna cattolica con l’angelo del focolare 😉
“Sottomessa” non è sinonimo di casalinga 🙂
Ps detesto cambiare i pannolini, ho sempre odiato preparare pappette e biberon, e infatti ho tolto la tetta ai figli solo quando ho potuto preparare loro la pasta asciutta e il latte in tazza
@fefral:
“fare il padre non vuol dire portare a casa lo stipendio e …” io avrei detto questo???
il padre è l’autorità, la guida, il padre rassicura. difende, insegna ad andare in bicicletta, insegna a reagire se provocati, a difendersi se attaccati, a non prevaricare, a non fare il bullo, insegna l’onore a rispettare la parola, ad essere leali con gli amici ma anche con i “nemici”, insegna la giustizia ma prepara i figli anche all’ingiustizia, il padre porta i figli a pescare e al campeggio, li porta allo stadio, fa i complimenti alle figlie per l’orribile vestito da principessa e se la mette sulle spalle come fossero veramente principesse, uccide gli insetti e dà dei miracolosi baci sulle ferite, gioca sul lettone e dice basta una volta sola perchè in casa c’è bisogno di qualcuno la cui parola sia legge.
@Barbara Favi:
volevo farle una domanda personale ma può anche non rispondere, lei signora ha figli?
No, paul non l’hai detto 🙂 scusa se l’ho fatto pensare con quello che ho scritto.
Il padre fa tutto quello che hai detto tu, ma queste cose le fa anche la madre. È il modo che è diverso. E il modo da padre è diverso da quello da madre. Io penso che non esista una divisione dei compiti rigida e valida per tutti. Alcune cose sì, alcune cose credo che vadano necessariamente fatte dall’uno o dall’altra. Penso per esempio al momento in cui bisognerà spiegare alle bambine cos’è il ciclo femminile: non potrò chiedere a mio marito di farlo lui… E tante altre cose così. Ma su pannolini e pappette abbiamo sempre diviso equamente (di notte il papà 😉 )
sono d’accordo! anche in casa mia ci dividiamo i compiti e ognuno li svolge a modo suo, il padre da padre la madre da madre.
Solo che io faccio tutto meglio! 🙂
PS sulla mia ultima affermazione desidero precisare che scherzo (se no gli ognunisti mi linciano).
PS sulla mia ultima affermazione desidero precisare che scherzo
Macché scherzi, è vero senz’altro! Come cambia un pannolino un papà non c’è esercito di mamme che possa eguagliarlo 😉
Non ho figli naturali, ho un “figlio d’anima”. Ovvero un fratello di 15 anni piu’ piccolo a cui, per questioni familiari che non staro a spiegarle, ho dedicato molto del mio tempo dagli anni del liceo fino alla fine dell’universita’ (quando ho lasciato l’Italia). Quindi si’, ho cambiato pannolini, nutrito a biberon e pappette, portato in giro per il corridoio un bambino con le coliche notturne premendogli la pancia contro la mia spalla per dargli sollievo. A queste cose, che danno pur soddisfazione, io pero’ preferisco i momenti in cui il bambino impara a parlare e si puo’ dialogare con lui, cercando di rispondere alle sue domande e spronandolo a ragionare con la sua testa.
Pero’, ovviamente, sulle esperienze dirette di maternita’ lascio la parola a chi ne ha avute.
Grazie della risposta 🙂
ALESSANDRO: ho letto ora: “Satana è spaccone di natura” Questa è la più mejo!!!!!!
Fa il gradasso lo smargiasso
Però poi ti pianta in asso….
ma sì, non ti sembra che Satana sia un rodomonte gabbamondo (si dice in Toscana, gabbamondo, no?)?
….beve solo vino rosso
ne tracanna a più non posso!!!!
Eccerto che er diavolo è un gabbamondo, è er diavolo,
è er mestire suo de gbbà er mondo, mica poò resta senza lavoro,
a questi chiari de luna!!!
fanfarone poi e squarcione
ma è soltanto un imbroglione
Comunque allattare al seno è la cosa più bella dell’essere mamma
….anche mia hai la stima, FEFRAAAAL!!!!
La tua stima? E io che pensavo che ardessi d’amore per me!
Io adoro cambiare i pannolini, a dire il vero… Ciò nonostante non credo di essere una madre migliore di altre.
Giuliana, quello che hai scritto mi sembra un motivo sufficiente per avere scritto il libro, grazie.
Alessandro e Alvise, la vostra ode è mitica. Dovreste mettervi in attività insieme.
Alessandro e Alvise come Simon e Garfunkel! no anzi di più: come gli Oliver Onions!!!!
mi garbano assai gli oliver onions!!!!!
E qual’è la conseguenza?
Che de Fefral sono senza….
Sembra er nome de uno psicofarmaco…
Guardi, la sera co’ du’ pasticche de Fefral Retard starà che è una bellezza!!!!
Psicofarmaco? Alvi’ ma che stai a ddi?
admin
2 luglio 2011 a 12:52 #
[…] il pensiero di Costanza è frutto di tanta esperienza, di fede e lunghe riflessioni, quindi se le questioni che lei pone Paolo1984 hanno come scopo farle cambiare idea, sollecitare una risposta o aprire un dibattito ho l’obbligo di informarla che avrà ben poco effetto.
—–
Da mihi constatiam mirianum, et terram coelumque movebo!!
@ giuliana “Non c’è biogno di nessuna “quota rosa” per essere donne nel mondo, se sapremo far vedere davvero la bellezza di quello che siamo, di quello che portiamo, della nostra capacità di amare, di dare vita senza cercare di azzannare il maschio alla gola come dei predatori della savana, allora il rosa e l’azzurro troveranno finalmente l’equilibrio armonico per cui sono stati creati.”
Mi piace
:-O A me piaceva un sacco cambiare i pannolini ai miei bambini 🙂 🙂 WOW
anche a me!!!! e poter mordicchiare quelle chiappettine rosee!!! 🙂
Peccato aver finito coi miei, se no ve li prestavo 🙂
a proposito del post ho letto su un altro blog questo questo:
Giambattista Vico delineava nel suo “La Scienza Nuova” in relazione a quei periodi ciclici della storia definiti “Età degli Uomini”: il progressivo prevalere del simbolismo sulle cose, il dominio dell’astrazione mentale sulla realtà fattuale, il distacco incolmabile che finisce per separare ogni teoria dal suo oggetto concreto. Ma i casi dell’asilo svedese, di Veronesi etc sono ben oltre la separazione del simbolo dalla natura: siamo alla crociata, al pogrom, al genocidio armato che l’astrazione teorica si arroga il diritto di perpetrare contro ogni realtà fattuale che non si conformi alle sue speculazioni intellettive. ci troviamo nella fase acuta di degenerazione dell’”età degli uomini”; quella in cui le conquiste del pensiero, barricatesi in se stesse, non puntano più a controllare o sottomettere, ma ad annichilire la natura che non si piega alle loro elucubrazioni. E’ quel momento terribile in cui si realizza che “tutti i nostri ieri”, come scriveva Shakespeare nel “Macbeth”, “hanno illuminato ai pazzi il sentiero verso la morte nella polvere”.
@admin, c’è una cosa che non ho capito leggendo le puntualizzazioni fatte a paolo1984: più di una volta hai ribadito che l’autrice del libro non cambierà idea sulle sue posizioni, e che quindi chi non è d’accordo può andare da un’altra parte. Mi è venuto un dubbio che va aldilà dell’intervento di Paolo1984 (un po’ ridondante ma alla fin fine non particolarmente aggressivo) e che riguarda il senso di questo nostro discutere.
A che serve il blog? C’è possibilità di esprimere dissenso, argomentarlo, provare a discutere sulle posizioni discordanti? Vorrei chiarire che non ho intenti polemici con questa domanda, però dopo aver letto i tuoi interventi con paolo mi sento sinceramente un po’ a disagio: pur essendo di fondo d’accordo con Costanza, avendo apprezzato molto il suo libro e apprezzando molto il lavoro che fa esponendosi con le sue idee controcorrente, ci sono volte in cui non condivido le modalità concrete in cui traduce i suoi principi. La legge sul congedo parentale ne è un esempio, uno dei tanti.
Ora se non è possibile entrare in discussione su temi assolutamente opinabili (il congedo parentale mi pare che non sia materia di fede o di morale, come neanche la legge sulle pari opportunità), che senso ha avere la possibilità di commentare i post di costanza?
“il pensiero di Costanza è frutto di tanta esperienza, di fede e lunghe riflessioni”
questo è il motivo per cui vale la pena “perdere tempo” per leggerlo ed entrarci in dialogo. Però mi sembrerebbe prudente e umile pensare che il pensiero di Costanza possa essere migliorabile. E la prudenza e l’umiltà sono belle virtù. Non mi pare inoltre che l’autrice sia così convinta della propria infallibilità. E non penso neppure che sia l’unica ad avere esperienza, fede e capacità di riflessione.
Già una volta ti ho chiesto perchè intervenivi a difendere l’autrice in una maniera così protettiva. Mi hai risposto in un modo un po’ irritato e ho lasciato perdere. Ma sinceramente il disagio che avverto leggendo i tuoi interventi (disagio che non avverto leggendo quelli degli autori con l’eccezione di alcuni di LGT) mi porta a chiedermi cosa stiamo facendo qua dentro: c’è spazio per il dialogo o l’obiettivo è quello di allinearci tutti sulle stesse posizioni altrimenti meglio cambiare blog?
Ti sarò grata se mi risponderai…. per favore però non arrabbiarti… non voglio far polemica 🙂
“infatti non ho detto che i suoi commenti non sono pacati, stavo solo ragionando sull’utilità: o lei ha voglia di cambiare idea in materia e pone domande per capire meglio, o cerca di far cambiare idea all’autrice. Ho la sensazione che nessuna delle due strade sia percorribile, tutto qua.”
questo é quello che ho risposto a Paolo1984 e questo rispondo a te, interventi come quelli di Paolo1984 non hanno l’intento del confronto, ma del braccio di ferro partendo da posizioni inconciliabili e profondamente ideologizzate (tra l’altro Paolo1984 ha postato un articolo che non c’entrava niente con intento volutamente provocatorio). Ogni tanto piomba qualcuno nel blog con frasi rivolte a Costanza, tipo “ma hai mai pensato che sia necessaria un’equa divisione dei compiti…. o ” ma tu non credi che anche il padre abbia il dovere….”oppure “ma perchè mi dovrei sottomettere….” etc. come se Costanza finora fosse venuta da un altro pianeta non si fosse mai confrontata con la realtà non si sia mai posta domande (questo era il senso di “il pensiero di Costanza è frutto di tanta esperienza, di fede e lunghe riflessioni”). Lo ha fatto e le risposte sono nel libro e in molti post, se non piacciono le risposte, pazienza. Queste persone mi sembrano come dei tizi che si intrufolano in un aula della facoltà di Fisica dove si sta ragionando della relatività e interrompono con domande tipo “ma secondo te ½ è uguale a 0,5? Ma ai mai pensato che ¾ è uguale a 6/8” ?
Per quanto riguarda la tua domanda
“cosa stiamo facendo qua dentro: c’è spazio per il dialogo o l’obiettivo è quello di allinearci tutti sulle stesse posizioni altrimenti meglio cambiare blog?”
Ti dico che le discussioni qua dentro mi sembrano numerose e di livello piuttosto alto, che il dissenso ci sia ma le provocazioni preferisco stroncarle sul nascere, in ogni caso il blog è un luogo democratico soprattutto per la possibilità o meno di frequentarlo, o di frequentarne altri, ce ne sono a migliaia ed è gratuita sia la gestione che l’accesso: insomma non facciamo campagna abbonamenti.
Fefral, per quanto mi riguarda le opinioni tue e degli altri mi interessano davvero, ma non ho tempo da dedicare al blog, non perché sia una madre totalmente oblativa ma perché quello che mi avanza lo dedico ai post, alle collaborazioni con i giornali, e al libro. Comunque leggo e rifletto.
Per quanto riguarda i congedi ai padri, credo che nei primi tempi siano le madri a doversi occupare dei bambini, e che tutti gli sforzi della società dovrebbero andare in questo senso: aumenti di stipendio ai padri, assegni familiari (così magari una paga una persona che la allevii da tante faccende domestiche), incentivi, incoraggiamenti a stare a casa più a lungo possibile, premi alle mamme che lo fanno. Invece la cultura dominante va in tutt’altro senso: asili nido e papà a casa. Sbandierare i congedi ai padri serve a collaborare al disegno di minare i ruoli maschile e femminile. Una donna deve accantonare per un po’ il lavoro, sapendo che quando torna non sarà messa da parte, ma valorizzata perché le competenze apprese facendo la mamma (capcità di risolvere molti problemi contemporaneamente, per esempio) devono essere una forza e una risorsa preziosa superstimata sul posto di lavoro.
Grazie costanza, non ho mai pensato che tu non fossi interessata alle opinioni altrui e credo che sei fin troppo presente considerando tutte le cose che fai.
sui congedi ai padri abbiamo opinioni leggermente diverse .Per me sono utili ma insufficienti, e credo che le misure che proponi tu dovrebbero essere messe in piedi molto di più e prima del congedo parentale). Purtroppo ritengo utopico pensare che una mamma che sta a casa un anno ad accudire un figlio possa sperare di tornare al lavoro senza essere emarginata: succede già alle mamme che si limitano alla maternità obbligatoria.
Inoltre ci sono donne che se le lasci in casa a far le mamme a tempo pieno per troppo tempo implodono e non fanno del bene nè a sè nè ai figli. Quindi credo che a parte i primissimi mesi (4/5? 3 sono certo troppo pochi) una donna debba avere la possibilità di scegliere se tornare al lavoro o continuare a dedicarsi ai figli. Purtroppo spesso non si può scegliere, o perchè si è costrette a tornare a lavorare anche non volendo, o perchè pur volendolo fare non c’è a chi affidare i figli se non ad un estraneo. Per questo dico ben vengano asili nido e congedi parentali, e ben vengano assegni familiari (qui in italia è vergognoso quanto poco lo stato intervenga a sostegno delle famiglie numerose) e almeno un mese in più di maternità obbligatoria per la mamma (a tre mesi è davvero troppo presto lasciare il bambino ad altri. Io l’ho dovuto fare, mi tiravo il latte e lo lasciavo a casa, correvo dopo il lavoro e senza neppure mangiare allattavo, dopodichè crollavo sul letto accanto a mia figlia e dormivo per il resto della giornata…. ma ne avevo solo una)
” valorizzata perché le competenze apprese facendo la mamma (capcità di risolvere molti problemi contemporaneamente, per esempio) devono essere una forza e una risorsa preziosa superstimata sul posto di lavoro.”
MI PIACE
costanza, però una domanda voglio fartela…. avevo scritto un lungo post all’amministratore, poi me lo sono rimangiato dopo la tua risposta. Ma nel post ponevo un interrogativo.
Leggendo il tuo libro io non ho minimamente pensato che tu stessi indicando la ricetta della sottomissione. Mi è sembrato di cogliere chiaramente che un conto sono i tuoi principi di fondo un conto sono le modalità concrete con cui li applichi. E che sulle seconde non hai assolutamente intenzione di dare la ricetta valida per tutte. Hai anche scritto da qualche parte che sottomissione non c’entra niente con chi lava i piatti in casa. Hai ancora scritto che a te piace cambiare i pannolini ma non per questo ti consideri migliore di altre mamme. Cioè io leggendo te mi sono fatta l’idea di una che ama fare la mamma al modo “tradizionale” ma che non pensa che l’unico modo di essere “sottomesse” preveda cambiare pannolini, allattare al seno fino a che i figli non ti chiedono la birra ecc…. .
A volte però nel blog vengono fuori le equazioni: mamma cattolica=angelo del focolare.
sottomissione=cambiare i pannolini… ecc…
Ho capito male io o anche tu pensi che ci siano infiniti modi, quante siamo noi donne, di poter vivere l’indicazione paolina “donne siate sottomesse ai vostri mariti”? Io stimo molto le mie amiche che fanno le mamme a tempo pieno e che giocano alle principesse con le loro figlie: io non ci riuscirei mai. Ho faticato molto per riuscire ad accettare questo di me, che cioè posso essere una brava mamma (cattolica) anche se detesto stare a casa coi bambini a incollare vestitini di carta sui libri o a infilare perline. Oggi ho capito che sarebbe inutile provarci, meglio lasciare ad altri questo compito e trovare il “mio” modo di essere mamma per i miei figli e moglie per mio marito. Avrei dovuto, considerando il mio carattere, rinunciare a fare la madre? Dovrei rinnegare adesso il mio modo di essere e trasformarmi in una perfetta donnina di casa?
Io credo proprio di no, e penso che neanche tu pensi questo. Sbaglio?
Buona domenica (oggi mi sottometto a casa di mia suocera …. almeno ci guadagno il pranzo e un po’ di tempo in più sul divano col mio pc 🙂 )
Scusate nuovamente la mia intrusione, visto che l’admin ha reso chiaro che i pareri diversi non sono accettabili. Pero’ ho una domanda nella testa che non riesco a chiarire (sara’ banale ma portate pazienza, sono un po’ limitata): la mamma deve ricevere assegni familiari “così magari una paga una persona che la allevii da tante faccende domestiche”. E questo aiuto domestico, che al 70% e’ donna e di solito e’ immigrata, i figli come se li gestisce? Riceve anche lui/lei assegni familiari per non lavorare? Mi sembra una catena senza fine.
Non vengo da una famiglia borghese, nella mia famiglia le donne hanno sempre lavorato, da generazioni (una delle mie nonne, appunto, sgravava brave casalinghe borghesi dai loro oneri domestici) – io appartengo, di fatto, alla prima generazione che potenzialmente potrebbe permettersi di assumere una collaboratrice domestica, anche se non ne faccio uso perche’ al momento non ce n’e’ bisogno.
Le mie domande piu’ che il principio (la donna sta a casa e bada ai figli seguendo la sua “natura”), riguardano la fattibilita’ e mi chiedo: quanto costerebbe questo allo Stato? E’ una soluzione piu’ o meno efficace/economica di quelle “tradizionali” come tempo flessibile, part-time, asili e congedo parentale? E’ una soluzione “da ricchi”, ovvero possono permettersela solo quei fortunati professionisti come medici, avvocati etc o vale anche per gli operai? E, nello specifico, come dovrei cavarmela se, per ipotesi, fossi molto innamorata di uno che, sciaguratamente, guadagna meno di me? Mi faccio furba e mi metto con uno ricco, come proponeva qualcuno per risolvere i problemi occupazionali?
Sono seriamente preoccupata. Spiegatemi, per favore.
“visto che l’admin ha reso chiaro che i pareri diversi non sono accettabili.”
il fatto che lei continui a fare domande e ad intervenire dimostra il contrario. O le piace fare la vittima o è in malafede, questo sì lo trovo inaccettabile.
barbara, scusami se mi intrometto…. mi pare che admin sia stato chiaro nella risposta che mi ha dato sul fatto che le opinioni diverse siano assolutamente benvenute,
“Ti dico che le discussioni qua dentro mi sembrano numerose e di livello piuttosto alto, che il dissenso ci sia ma le provocazioni preferisco stroncarle sul nascere”
forse la difficoltà maggiore che abbiamo è che trattandosi di comunicazione scritta è difficile stabilire il confine tra “dissenso” e “provocazione”
Obiettivamente gli interventi di paolo1984, ripetitivi e off topic, potevano essere provocazioni. I miei, in alcuni casi con posizioni diverse da quelle di costanza, posso assicurare che non lo erano ma in qualche momento mi sono sentita un po’ inibita dal postarli perchè temevo che venissero considerati come tali. Per questo mi sono permessa di fare quella domanda ad admin che però mi ha chiarito il suo punto di vista, e soprattutto ringrazio costanza che ha confermato quello che già pensavo: che cioè le nostre discussioni e il confronto anche su opinioni diverse le interessano davvero, che legge e riflette.
Non mettiamoci a fare le vittime…. sono convinta che alla fine i punti di unione siano più di quelli che dividono
e allora mi scusi! mi sembrava di aver capito che i commenti che ha rivolto a Paolo valessero anche per la sottoscritta (anche se, in realta’, non mi pare di aver interagito violando la netiquette), ma evidentemente ero in errore.
pero’, seriamente, le mie domande sono genuine – trovo alcune delle proposte lanciate dalla signora Miriano interessanti ma poco fattibili, per le ragioni sopra esposte. mi piacerebbe davvero avere risposte – se non dalla padrona di casa, dall’admin o da qualche altro commentatore (finora ho ricevuto dei gentili chiarimenti anche se alcune delle direttive dell’admin contrastano con le idee postate dai commentatori).
quando parlo della storia della mia famiglia, non scherzo (tra l’altro credo che la massima limpidezza sia data dal fatto che mi firmo con nome e cognome, mi sto davvero esponendo in prima persona). e penso davvero di poter parlare per mille altre persone che, come me, provengono dalla classe lavoratrice.
le donne si prendono cura solo della prole e della vita domestica solo in certi contesti culturali, non ovunque. per questo mi sembra, davvero, irrealistico pensare che nessuna piu’ lavori fuori casa.
e di nuovo, non mi pare di parlare di idee, ma di fattibilita’.
@ admin, Fefral – ok, grazie. messaggio ricevuto. le domande restano: aspetto risposte o spunti.
barbara io penso che su questo non ci siano delle risposte risolutive, e che la strada da fare per conciliare lavoro e famiglia sia ancora lunga. Su una cosa sono assolutamente d’accordo con Costanza: una donna che riesce a essere veramente madre può dare un contributo ricchissimo a qualunque attività partecipi, anche nel lavoro professionale più “maschile” che esista.
Fefral: sì, penso che i modi di coniugare la maternità siano tantissimi, e dipendenti da molti fattori. Allo stesso modo variano i risultati. Ci sono madri casalinghe onnipresenti fisicamente ma mai col cuore, e madri lavoratrici che riescono a colmare le assenze con la qualità (anche se è sempre questione di misura, se ci si sta un’ora al giorno non c’è qualità che tenga). Ci sono figli cresciuti con tutti i crismi che vengono su dei disastri, e figli che riescono a tirarsi fuori da condizioni familiari disastrose. La cosa consolante è che alla fine il vero Padre e la vera Madre non siamo noi due, genitori umani e fallaci. Ci si prova meglio che si può, si fanno esperimenti, e si sbaglia una miliarda (come diceva un mio figlio da piccolo) di volte al giorno.
Barbara: hai ragione, la questione che poni è giusta. Chi guarda i figli delle tate? La mia è una signora con i figli grandi, uno già lavora. Credo che ci siano diverse stagioni nella vita di una donna, e la questione è tutta lì. Il mondo del lavoro dovrebbe essere aperto alla vita, e permettere alle mamme di dare di meno, molto di meno, in certi anni. Per poi restituire. Come ho scritto nel libro, dovrebbe essere possibile, al limite, fare come Nancy Pelosi, che al compimento del diciottesimo anno di età del quinto figlio si è messa a lavorare ed ha raggiunto l’apice del potere. Tu dirai che è utopia, ma è così che dovrebbero andare le cose. Non dico i diciotto anni, ma i tre mesi è una follia, è crudeltà agghiacciante, è contro natura.
Fefral, ok. Mi rendo conto che il problema sia complesso e che forse sia impossibile esaurirlo in questa sede.
Faccio solo due considerazioni.
1) Come avrete notato, evito il piu’ possibile di discutere la dottrina cattolica del matrimonio, la predicazione paolina e, anche di commentare cio’ che scrive la signora Miriano in merito alla coppia, ai figli etc. La ragione di cio’ e’ che io non credo nella religione e, dunque, mi tengo alla larga da questi argomenti (e non commento i post in merito). Ho ovviamente le mie idee e gestisco le mie relazioni sentimentali e la mia vita affettiva conseguentemente – penso, comunque, che finche’ si cerca di agire nel rispetto delle persone care e si fa del proprio meglio per rispettarle e mettersi nei loro panni, le cose funzionano. E questo principio di base, mi pare, e’ accettato anche in questo blog
2) L’unica ragione per la quale mi sono avventurata in un contesto che non mi appartiene e’ che la signora Miriano e’ anche una giornalista ed esprime la sua opinione su Avvenire e altrove anche su argomenti che invece, si’, riguardano anche me (legislazione riguardante il lavoro, Welfare, diritti delle categorie sociali disagiate). Questo significa che la signora Miriano ha molte responsabilita’, visto che puo’ influenzare i suoi lettori. C’e’ tutta una tradizione del cattolicesimo in Italia con la quale io, personalmente, riesco a relazionarmi molto bene pur nel mio ateismo/agnosticismo – sto parlando di Don Sturzo e del cristianesimo sociale. La cosa meravigliosa di persone come Don Sturzo e’ che era davvero in grado di analizzare e cambiare la realta’ attorno a se’ e non solo sviluppare idee interessanti, ma anche soluzioni pragmatiche (e spesso scomode…). Se posso muovere una critica a quello che leggo in questo blog e’ che questa concretezza manca. Ad esempio, anche quando si parla della realta’ nord-Europea si finisce sempre a prendere come simbolo di essa casi estremi (come l’asilo dove si usano solo pronomi neutri, tanto sbeffeggiato). Io in Svezia ci sono stata: e’ un paese normale. Alcune mamme lavorano (la maggioranza), altre no. In generale pero’, l’aver “contaminato” una societa’ maschile con i valori della maternita’ ha portato anche risultati positivi – si lavora per meno ore al giorno che in Italia (anche se la produttivita’ e’ maggiore), si pagano molte tasse ma i servizi sono eccellenti. Corruzione e clientelismo sono meno diffuse che da noi. Certo, anche loro hanno le loro problematiche sociali (in primis, l’alcolismo) ma ignorare gli aspetti positivi di questa societa’ mi sembra un po’ buttar via il bambino con l’acqua sporca… Quindi, quel che auspico e’ che alla pars destruens del blog si aggiunga anche una forte pars construens, possibilimente con una vena pragmatica. Per quel che mi riguarda, la mia riflessione pragmatica e’ che c’e’ un rapporto dimostrato fra lavoro femminile e PIL, e c’e’ un rapporto dimostrato fra PIL e benessere di un paese (anche se, ovviamente, ci sono anche altri fattori da considerare) – lo dice il World Economic Forum, non un circolo di femministe svedesi che parlano solo neutro. Siamo sicuri che i figli abbiano meno rispetto della figura maschile, se la mamma lavora? E soprattutto, visto che tanti stanno lasciando il paese a causa dell’economia in crisi, siamo certi che un papa’ autorevolissimo ma con nessun figlio che vive in Italia (salvo raccomandazioni), sia piu’ felice?
Concludo sottolineando che miei commenti, anche quando mi sono accalorata, cercano sempre di essere costruttivi (e mi scuso se la foga mi ha portato alla scortesia).
Per ragioni di lavoro, da piu’ di un lustro, in Italia ci sono ben poco – ma mi dispiace davvero vedere questo paese allo sfacelo e sarei felice se coloro che, come la signora Miriano possono far sentire la propria voce da Rai3 o dall’Avvenire, contribuissero a usare il loro “problem solving” materno per elaborare una strategia di salvataggio, Una strategia che funzioni.
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”
@ Costanza Miriano
Grazie mille della risposta, apprezzo davvero! Il mio commento qui sopra e’ stato postato prima di leggerla, quindi mi scusera’ se ci sono delle ripetizioni. Buona domenica a lei
A proposito dell’argomento trattato… Sono un’insegnante part-time. L’altro giorno, in collegio docenti, il nostro dirigente ci dice che non potrà concedere la richiesta di tempo parziale al personale ATA perchè ciò lo costringerebbe a tagliare posti di lavoro, con danno per tutti. Perchè nessuno spiega ai nostri governanti (Brunetta!!! e non sono di centro-sinistra, badate bene) che boicottare il part-time, oltrechè essere discutibile sul piano dei principi, significa aumentare i costi sociali che le mamme lavoratrici a tempo pieno comportano (asili-nido, scuolabus ecc. ecc.)?