Diversamente io

di Raffaella Frullone

«Ma io non gli ho fatto niente! » frignava mio cugino cercando di discolparsi da qualsiasi evento potesse esser lontanamente collegato con il mio pianto inconsolabile. «Si dice io non LE ho fatto niente – lo riprendeva ancora più severa mia zia, impassibile anche di fronte al suo tono da lamento – Con le femmine si usa LE. “Non LE fatto niente” . Quante volte devo ripetertelo? ».

Ed effettivamente lo ripeteva in continuazione, tipo mantra indiano. Così io nella mia ingenuità di bambina l’avevo presa come una regola universalmente conosciuta, una cosa da sapere e da utilizzare. Insomma se la zia sottolineava di continuo che con le femmine si usava “Le”, sicuramente era la cosa più corretta. Mai avrei immaginato che mia zia, nel goffo tentativo di insegnarci l’italiano, stava nientepopodimeno che discriminando i bambini a causa del loro genere sessuale.

Ma per fortuna la salvezza ci viene incontro. E per un incrocio di combinazioni astrali straordinariamente fortunato ho letto dell’asilo Egalia, in Svezia, «dove tutti i piccoli sono uguali e dove si impara a non discriminare interessi e diritti partendo dal sesso del singolo individuo». Alla base del progetto dell’asilo in questione, o meglio, come direbbe la mia amica Miriam, della “scuola dell’infanzia”, c’è la lotta alla discriminazione sessuale. Ai bambini infatti, tutti da 1 a 6 anni, non ci si deve riferire utilizzando il sesso, bensì utilizzando il pronome «hen» ovvero «esso», che annulla e sostituisce gli antidemocratici «his» o «her», ovvero i nostrani «lui» e «lei». In questo caso «esso» sta per friend, ovvero amico, e può, anzi deve, essere usato indistintamente per maschi e femmine.

Ma non è tutto . “Giochi e i libri sono mischiati, nella tipologia e nei colori, senza creare aree spiccatamente femminili separate da zone maschili” e nella scuola è presente un “esperto di differenze di genere” che non solo segue i bambini, ma al quale spetta anche l’ardua missione di formare le insegnanti che ci tengono a precisare: «La società si aspetta che le bambine siano femminili, dolci e carine e che i bambini siano rudi, forti e impavidi. Egalia dà invece a tutti la meravigliosa opportunità di essere quel che vogliono. E tratta tutti i bambini nello stesso modo, perché tutti i bambini sono uguali».

Ora, non so voi, ma io, adesso e ancor più all’asilo, non ero uguale a nessuno. Per esempio ero l’unica bambina che piangeva non quando doveva andare a scuola, ma quando stava a casa ammalata, perché non vedevo i miei amici. Non ero certo uguale a mio cugino, che all’asilo bisognava trascinarcelo a forza, e lui a sua volta ci strascinava il cuscino e non lo mollava per tutto il giorno. Non ero uguale alla mia amichetta Silvia, che adorava giocare a bambole e ogni volta che faceva una corsetta le scendeva il sangue dal naso, non ero uguale a Danilo, che armeggiava sempre con chiodini e sassi modello baby Mac Guyver e per non mangiare si portava a casa il prosciutto crudo appallottolato nelle tasche del grembiulino.

Ma era il paleolitico me ne rendo conto, gli anni Ottanta. E la discriminazione in base al sesso era così radicata che in bagno c’era perfino la divisione maschi e femmine (ma nessuno l’avrà mai segnalato ai servizi sociali?) e anzi, noi stessi praticavamo l’autodiscriminazione perché ai maschi non passava nemmeno per l‘anticamera del cervello di giocare a “Occhi di gatto” e le femmine erano schifate alla sola idea di rotolarsi nella sabbionaia e riempirsi di granellini di sabbia o incappare in insetti di varie forme e dimensioni. Addirittura noi avremmo discriminato anche l’idea di chiamarci tutti “friend” perché eravamo così anarchici da sceglierci da soli gli amici, e così razzisti da trovare qualcuno molto antipatico, senza contare che l’età era di per sè una discriminante poiché non poteva esistere che un “grande” fosse amico di un “piccolo”, si stava bene insieme, ma gli amici erano una cerchia ristretta. Insomma eravamo da riformatorio, e nemmeno lo sapevamo.

Ma siccome c’è speranza per tutti, fortuna è arrivato dalla Svezia Egalia, dove oltre a insegnare a non discriminare i generi, si sprona a giocare con i nuovi modelli di famiglia. Vi ricordate per esempio quando si giocava a “mamme” e si bisticciava per fare la mamma? Be’ ora quel problema, causa di lotte intestine e faide femminili, non esiste più, per il semplice fatto che, come risposta l’esperto in differenze genere” (che poi, se le differenze non esistono, che esperto è?) «una famiglia può avere benissimo due mamme, due papà» e perché no, magari anche qualche figlio in provetta o utero in affitto.

Quanto eravamo ingenue, noi, che leggevamo Cenerentola e Biancaneve e aspettavamo il principe azzurro, come erano violenti i nostri “maschi” che giocavano alla lotta e si scazzottavano nel fango, quanto eravamo poco democratici noi, che alla recita di Natale avevamo una sola madre e un solo padre, e gli unici esseri asessuati erano gli angioletti, come eravamo presuntuosi ad adorare un Bambinello che ha avuto la sfrontatezza di nascere dal ventre di una donna e crescere fra le braccia di un uomo senza pensare che questo avrebbe offeso la libertà diversamente sensibile del mondo moderno.

135 pensieri su “Diversamente io

  1. Cara Raffaela,
    in Brasile c’è stata una forte polemica per il KIT GAY, finanziato dallo stato che avrebbe dovuto fare informazione contro “l’omofobia”. Si trattavano di tre video di promozione dello stile di vita omosessuale, uno su due ragazzi, uno su un trans e uno su due ragazze. Ho cercato la notizia in italiano per postarla e, guarda caso, ho trovato quasi solamente notizie di indignazione contro il ritiro di sudetto kit dopo “pressioni della chiesa”…
    Questa chiesa retrograda che guarda a cose come essere uomini o donne al mondo d’oggi, pensa te!

    http://www.uccronline.it/2011/06/05/brasile-ritirato-il-kit-anti-omofobia-che-promuove-lomosessualita-nelle-scuole/

    http://brasileintegrale.blogspot.com/2011/05/il-brasile-sovvenziona-la-lotta.html

  2. fefral

    vorrei chiedere agli esperti svedesi come devo comportarmi con mio figlio di tre anni che va in giro tutto impettito a dire “io sono macchio come papà”…è recuperabile?

  3. Luigi

    La linea da adottare non è tanto quella della protesta perché sembrerebbe quasi un atto ostile che comunque riconosce un avversario, qui bisogna ridicolizzarli perché questi pseudo educatori sono gente che ha grossi problemi mentali. Stanno delirando. Stanno snaturando l’uomo.

  4. DaniCor

    Io adotterei una linea machiavelica: convincere gli svedesi ad allargare la cosa agli animali, poi denunciare al WWF che il due panda dell’Egalia non figliano, anzi si menano a più non posso. allora scatenerei tutti gli animalisti contro detto asilo… Con la pressione dei verde, l’abominevole istituzione che maltratta gli animali verrebbe chiusa. Pazienza per i bambini, cosa sono di fronte all’estinzione dei Panda?

  5. Velenia

    Scusate,ma quest’asilo non è altro che la concretizzazione dei libri che ci facevano leggere a scuola,alla fine degli anni ’70,primi anni ’80: ve lo ricordate “Dalla parte delle bambine” o eravate tutti troppo giovani?Era un libercolo femminista che sviluppava la tesi che le differenze di genere fossero solo frutto del condizionamento sociale, che lasciati a sè stessi i bambini avrebbero cullato bambole e le bambine giocato ai cow boy,era il mito del “buon selvaggio” versione anni ’70.Io ci credevo ciecamente,non avevo termini di paragone,frequentavo una scuola post-sessantottina con insegnanti femministe,alle elementari avevo avuto addirittura un insegnante di “socializzazione”,che neanche in Albania ce l’avevano una materia così!
    Quando sono nati i miei figli,mi sono accorta del cumolo di corbellerie che mi erano stata insegnate.I maschi trasformavano in pistole le pinze per stendere,costruivano spade con i cucchiai della cucina,l’unica femmina cucinava su pentolini improvvisati,a 3 anni mi ha chiesto di andare a fare shopping,attività abborrita dai fratelli.Ma le differenze potrebbero continuare all’ infinito.i maschi adorano giochi di movimento,lotterebbero sempre,la bambina è molto più creativa,pur avendo seguito tutti laboratori d’arte a scuola,è l’unica che passa i pomeriggi a ritagliare,dipingere,incollare.E d’estate,in vacanza,vuoi mettere,per i maschi esiste solo la pesca,insieme al papà,noi femmine,invece ci mettiamo in tiro e usciamo a passeggiare per le vie del centro.Solo una cosa non farò mai,non regalerò mai a mia figlia un ferro da stiro giocattolo,ha tutta la vita per dedicarsi a quest’orribile attività.

  6. Secondo me Dani ha centrato il punto, perché ci si preoccupa del panda gigante, del ramarro occhialuto (com’era quello citato ieri?) e del pinguino che si perde sulla sabbia,o della foca monaca, per essere più banali, e si spendono soldi in vere e proprie crociate volte all’impossibile salvataggio di specie ormai estinte, e contemporaneamente si cerca in tutti i modi di portare all’estinzione proprio l’unica creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio? Non che mi stia antipatica la foca, credo che sia onorevole cercare di proteggerla, poverina, da sola non può difendersi, e di certo non ha mai fatto nulla di male… un attimo, aspettate, ma non è così anche per gli embrioni??? 🙂

  7. Carmen

    Questa faccenda mi ricorda quella storia di Federico II che affidò un gruppo di bambini a delle balie con l’ordine di non parlare mai davanti a loro, per vedere qual era la lingua originale e primaria in cui si sarebbero espressi naturalmente. I bambini morirono tutti, per mancanza di relazione? per non poter esprimere i loro bisogni? Non si sa. Ovviamente auguro una fine meno tragica a questi bambini, ma mi domando se saranno lasciati liberi di seguire la loro naturale propensione, quando si manifesta e quali conseguenze psicologiche avrà su di loro questa coercizione. E quando la finiremo di far pagare ai piccoli le nostre scemenze.

  8. alvise

    Popolo mangiatori di cani, di serpenti, di grilli, di scimmie, di gatti (vicentini) eccetra…
    Il relativismo è osservare che esistono vari usi non forzare altra gente a mangiare cani , gatti, eccetra, come prova di maggior civiltà. Il relativismo è il relativismo dei costumi
    e delle credenze dei popoli e delle persone. E tutti abbiamo in nostri usi e modi di pensare.
    Pensiamo ad esempio alla scuola in Italia. C’è una scuola unica ma alcune minoranze vorrebbero che ci fosse uan scuola che educa ai loro valori e alle loro credenze.
    Questo credo sia giusto. Nei paesi scandinavi c’è anche lì tanti modi di pensare, e c’è (come ho letto nel blog) questa scuola farsesca dei bambini omologhi. A me non mi dà noia. Quei popoli senza sorriso negli occhi, dediti prevalentemente al suicidio all’alcool
    alla depressione e agli psicofarmaci faranno come vorranno. Come qui in Italia mi sembra giusto che esista anche le scuole cattoliche e non la scuola di stato unica, o(come anche scuole musulmane, o quant’altro. Non un ufficio della scuola relativista che si inevnti ogni giorno una scuola e obblighi a seguirala in nome del relativismo. ,ma l’accettazione delle csuole che i vari gruppi etnici religiosi culturale desierano (compatibilmente con la dsiponibilità economica)

  9. alvise

    Per quanto riguarda l’estinzione della specie umana, mi sembra che per ora non si corra questo pericolo, tutt’altro!!! La spinta animale per ora ha il sopravvento sul relativismo omicida!!!

  10. angelina

    Cara Raffaella,
    “questo avrebbe offeso la libertà diversamente sensibile del mondo moderno” è delizioso, mi piace moltissimo tutta la tua arguta riflessione.
    Interessante sarebbe conoscere i “protocolli operativi” di tale metodologia: cosa fa la maestra (pardon l’insegnante, così è neutro) davanti ad atteggiamenti, diciamo, devianti di un child? P.e: “LUI mi toglie tutti i giochi, è prepotente” “LE FEMMINE non possono farcela a salire sull’albero” “I MASCHI fanno schifo perchè si mettono le dita nel naso” “Ma LEI piange continuamente” etc Che so..? Punizione, garbata ma severa ammonizione, si mandano a chiamare i genitori, si segnala al garante dell’individualità asessuata, …?? Non credo che ci sia uno stato di natura in cui questi children si esprimano indipendentemente dalla propria identità sessuale, per cui ogni impostazione di questo tipo è necessariamente manipolatoria e direi persino coercitiva.
    Notavo poi la difficoltà che avremmo in italiano – e, mi sembra, nelle lingue romanze in generale – ad adottare sostantivi ed aggettivi esclusivamente neutri. Mentre in inglese, in assenza di desinenze e declinazioni, il ‘giochetto’ viene più facile (non ho idea per lo svedese). Mi è venuto in mente questo giorni fa, leggendo la notizia dei genitori canadesi del child di nome Storm che hanno annunciato al mondo che alleveranno la propria creatura (creatura!!?? Orrore!!!!) nell’indeterminatezza circa il proprio sesso fenotipico. Avranno bisogno di un consulente socio-linguista, oltre che girare costantemente attrezzati di un vocabolario dei sinonimi?
    Ci saranno mica lingue più politicamente corrette di altre? In queste ed altre storie, dovremmo assumere che è il linguaggio che rivela l’essere?

  11. Alessandro

    “nonostante il programma pedagogico sia rigido, solo un bimbo si è ritirato nel corso del primo anno di attività”.
    Mi piace pensare che la cosa sia andata così: Pierino, nel farsi una pisciatina indiscriminata, scopre la protuberanza ausiliaria e in un baleno (Dio si manifesta nei modi più fantasiosi) realizza di essere masculo; elusa la rigida sorveglianza delle maestre (o del maestro neutro), corre fuori dal bagno col trofeo al vento: “Guardate, sono maschio!”. Il maestro neutro lo riacciuffa ma Pierino lo irriga con l’ultimo goccino rimasto. Espulsione immediata. Finalmente Pierino è libero di accapigliarsi nella sabbionaia con un altro soggetto umano discriminato dal pisellino.

  12. alvise

    LUIGI: Se vi è alcuno, a cui non piaccia

    la Vernaccia

    vendemmiata in Pietrafitta [266],

    interdetto

    maladetto

    fugga via dal mio cospetto,

    e per pena sempre ingozzi

    vin di Brozzi,

    di Quaracchi e di Peretola [267],

  13. giuliana z.

    La cosa che mi stupisce di più oggi è la tendenza a non voler riconoscere il fatto evidente. Il relativismo autentico non è tanto nel fatto di dire “per me è così e per te cosà”. Certo, per ciascuno di noi il modo di vivere le circostanze è diverso a seconda delle nostre sensibilità, della nostra esperienza pregressa, dell’educazione. A questo punto mi sembra che si è già fatto un passo in più oltre al relativismo. Si è fatto il passo verso la negazione assoluta di ogni certezza malgrado questa sia in modo assoluto evidente. Il maschio è maschio, si vede, c’è il pisello! e la femmina è femmina, punto. Qui si è fatto invece il passo: c’è il pisello, va bene, e allora? potrebbe anche non essere, lo vedi ma forse è solo un’impressione, in fondo non conta, quello che conta è il “sentire interiore”. Qui entra in gioco l’inganno vero e proprio. E sì, perchè in realtà quello che uno si sente dentro è quello che è anche fuori; qui si vuole negare che i maschietti fin dalla più tenera età con la famosa protuberanza accessoria ci giocano, lo tirano, sperimentano, si scoprono maschietti, e se ti vedono seduta sul water ti chiedono “ma tu il pisellino non ce l’hai?” (ma già hanno capito prima che c’è qualche differenza tra loro e l’amichetta di giochi all’asilo!). Insomma il fuori è uno specchio del dentro e questo per i bambini è un fatto così concreto che lo percepiscono già intorno all’anno di vita. Il Cristianesimo ci ha spiegato (si sono fatti persino concilii su questo!) che corpo e anima sono un tuttuno, non 2 entità separate, l’anima non schifa il corpo, il corpo è un tempio, Dio l’ha talmente amato che ci si è rivestito di quella carne! negare l’evidenza del fattore “genere sessuale” è negare la dignità stessa della persona. Si tira in ballo la discriminazione per farci sentire delle merde. Stai insegnando a tuo figlio la distinzione tra maschi e femmine? male! è come se tu stessi mettendo il sacco della monnezza indifferenziata nel raccoglitore del vetro! orrore, abominio ambientale, dagli all’inquinatore!!! vergogna! La verità è che ti vogliono togliere la certezza del genere per metterti dentro il nulla, e si sa che quando dentro di noi c’è il nulla, si fa spazio a tutto il resto, e quel nulla si preparano a riempirlo di ideologie intercambiabili all’occorrenza, a seconda della moda del momento.
    Parlavo tempo fa con un’amica di matrimoni e adozioni gay, tanto per cambiare, e lei diceva “io mi sento progressista, ma per ora non sono pronta ad ammettere queste cose!”. Attenzione! PER ORA! il punto è qui: per ora. Aspetta di fare un altro po’ di vuoto e vedrai che ti entrerà in testa anche quello! eh, sì, cari amici, il confine si sposta sempre più in là…

    1. alvise

      GIULIANA: non mi sembra che per te e per tutti quelli che partecipano al blog questo NULLA stia prendendo piede, e così credo per tanti altri.
      Lasciate che gli Svedesi facciano gli Svedesi, noi scusate tanto, gli renderemo pen per ficaccia!!!

    2. giuliana z.

      Alvise, nessuno di noi è immune dal pensiero dominante, certo, forse qui anche il solo mettere nero su bianco un giudizio sulla realtà ci rende più consapevoli, ma siamo nel mondo e respiriamo tutti la stessa aria. C’è il peccato originale, la lingua biforcuta ci solletica i timpani. Per me l’unico luogo che mi dia un riferimento certo nella tempesta è quella barchettina di Pietro….

    1. Alberto Conti

      “quello portato a casa dalle donne è comunque il secondo stipendio” non conosco il caso e non posso giudicar ma penso che una persona che ha creato un’impresa e la porta avanti da 25 anni abbia un’attenzione e un’onestà intellettuale, e spero anche un affetto, verso i propri dipendenti (30 non 3000) molto più vera di quanto possa essere la posizione ideologica della FIOM (che tratta allo stesso modo le lotte della FIAT e di una piccola impresa); se così non fosse non so come abbia potuto tirare avanti 25 anni e non licenziare nessuno fin’ora.

      Secondo me, o meglio, spero che la decisione dell’impresa sia triste realismo e non discriminazione di genere.

  14. Luigi

    No Alvise, mi sta sul culo il tuo vivi e lascia vivere. Come hanno puntualmente detto altri (ultima Giuliana) questo è solo uno step, poi ce ne sarà un altro e un altro ancora. Poi vengono sensibilizzate O.M.S., ONU e altri enti del cazzo simili e se tu non ti adegui violi i diritti dell’uomo. A me stanno a cuore i bambini svedesi tanto come gli italiani e come i miei figli.

    1. mi sa che però Alvise intendeva, con quel modo di dire “modificato”, che alla fin fine la natura farà sentire la sua voce.

    2. giuliana z.

      infatti, ha ragione Alvise sul fatto che la natura fa sentire la sua voce, tant’è che mi pare in Inghilterra hanno messo a punto una specie di cura da somministrare ai ragazzi in fase pubertà per dargli il tempo di decidere se essere maschi o femmine…. agghiacciante!!!!

    3. Alessandro

      sì, la natura fa sentire la sua voce, ma come dice Giuliana ci sono forze ingenti che vogliono tacitarla.
      Attenzione anche a pensare “ma questa è un’esperienza isolata, estrema, che accade in Svezia, da noi non capita e non capiterà”. La mentalità che porta a queste aberrazioni è all’opera da tempo anche in Italia, siamo saliti su una specie di piano inclinato che ci spinge sempre un po’ più in là (se nel 1950 qualcuno avesse detto che probabilmente in una trentina d’anni sarebbe stato legalizzato l’aborto, sarebbe stato preso per un nostradamus da strapazzo…). Emblematico quello che dice l’amica di Giuliana: “io mi sento progressista, ma PER ORA non sono pronta ad ammettere queste cose!”. Appunto, è solo questione di tempo, siamo sul piano inclinato, la gravità agisce…

    4. alvise

      LUIGI: allora te come faresti perché le cose non vadano come “paventi”
      (che bella parola ho trovato!!!)?.

  15. Alberto Conti

    Mi spaventano queste cose, Alvise il problema non è che “facciano gli svedesi” è che anche i nostri media esaltano queste cose come segno di civiltà, perchè c’è un attacco mirato sui bambini (cfr. al progetto brasiliano a cui rimandava Dani) e questo mi fa venire in mente due cose:

    La prima è che si vuole eliminare la purezza dei bambini (non ricordo più se lo si diceva qua o se l’ho letta su un articolo) perchè questa purezza dà scandalo, pone delle domande e richiede di giustificare molte cose; i bambini, finchè restano bambini, sono faticosi e fastidiosi.

    La seconda è che, chiunque ha osservato un bambino, sa che ha bisogno di chiarezza, per i bambini non esistono i toni di grigio, esiste il bianco e nero.
    Secondo me certi atteggiamenti risultano deleteri anche per chi ha, o meglio avrà, tendenze “diverse” perchè non avrà punti di paragone non saprà a cosa raffrontarsi.
    Allo stesso modo tutto questo potrà creare solo confusione, perchè devi partire dalla realtà per dare un giudizio sennò non puoi dare un giudizio.

    Don Giussani sosteneva che nel percorso religioso della ricerca della Verità, ma vale anche per tutti gli aspetti della vita, bisogna partire dalla propria tradizione e quindi giudicarla poi nel tempo se quello che ci hanno insegnato ci corrisponde appieno, ma se non hai un punto di riferimento da cui partire come puoi giudicare, con cosa ti confronti.

    Alvise, tu dici che il relativismo “è osservare che esistono vari usi” ma non è così, è mettere in dubbio che esista alcuna verità: se ti dicessero che gli ulivi sulle tue colline sono antiestetici e che un muro in calcestruzzo è più bello dei tuoi muri a secco daresti fuori di matto e avresti più che ragione. Alcune cose sono oggettivamente vere: le foglie sono verdi in estate, la Cappella Sistina è magnifica, Audrey Hepburn è bella, e gli uomini sono o maschi o femmine.

    1. alvise

      Ma a me mi sembra che nessuno vi impedisca a voi, al Papa, ai vescovi, ai sacerdoti, ai fedeli, ai credenti, di predicare una fede diversa e una morale diversa da quella del marasma relativistico.!!!
      Come dite voi? “non prevalebunt” !!!! Cazzi amari per i relativisti!!!

  16. Il Quaderno delle cose importanti – Unicef e Ministero dell’educazione brasiliano, guardatelo!

    http://www.unicef.org/brazil/pt/O_Caderno_das_Coisas_Importantes.pdf

    “Você já sabe que a camisinha evita a gravidez e
    protege você da aids e de outras doenças sexualmente
    transmissíveis. Se não sabia, acaba de ficar sabendo.
    O que mais você conhece sobre a camisinha?”

    “Tu lo sai già che il condom evita la gravidanza e ti protegge dall’AIDS e di altre malattie sessualmente trasmissibili. Se non lo sapevi, adesso lo sai! Cos’altro sai sui condom?”

    1. Alessandro

      DaniCor, il ministero italiano per la gioventù (il cui titolare non è uno di sinistra) patrocina il “passaporto dell’amore sicuro Travelsex”: cominciano le vacanze, e ginecologi e ministra Meloni spiegano ai giovani come DEVONO comportarsi (in sintesi: divertitevi alla grande usando però il condom).

      http://travelsex.sceglitu.it/

      Ho provato a fare il gioco per vedere se sono o no un irresponsabile, e ho scoperto di esserlo, perché alla domanda “quali tra queste cose metteresti in valigia per le vacanze?” non ho risposto “il condom”. M’hanno apostrofato (provare per credere) così:
      “Ehi, non dimentichi nulla? Non vorrai correre il rischio che lei ti rifiuti solo perché non c’hai pensato prima… vero?”.
      Ecco, queste sono le raccomandazioni estive ai giovani da parte delle istituzioni italiane

    2. Alessandro

      Cyrano, sono a terra, m’hanno fatto sentire, questi del ministero e dalla società ginecologica ecc, come una specie di ingenuo disadattato che non sa cosa vogliono e come si comportano le donne… devo mettermi al passo coi tempi…

  17. alèudin

    questi dell’asilo sono dei castratori educazionali in quanto per una educazione veramente libera tale asilo dovrebbe essere prima di tutto nudista!!!

    ah no giusto! i bambini potrebbero porsi delle domande scomode…
    che ipocriti.

    io ho due figli, un maschio e una femmina, non imponiamo nulla, cosa devo farci se il maschietto sin da piccolo usa le bambole come clave e la femmina metteva i fiocchetti al tirannosauro? Poveretti li devo avere proprio traviaiti.

  18. Sono arrivata a leggere questo blog perchè speravo e spero ancora che il titolo sia una presa in giro “sposati e sii sottomessa”.
    Magari per alcuni di voi quest’asilo è un estremismo inutile e nocivo.
    Eppure secondo me è un giusto tentativo di adeguamento alla società attuale.
    Eh si noi donne siamo cresciute a favolette di principesse e principi azzurri, dove la povera ma naturlamente bellissima ragazza è vittima di soprusi e viene sempre salvata dal principe azzurro…o comunque qualcosa di molto simile.
    Ma io dico NO grazie!
    Non seguirò questi insegnamenti, nè quelli della chiesa che ci insegna e ci inculca il senso di colpa per tutto ciò che non è ritenuto da essa “normale”.
    Io mi libero dai sensi di colpa e seguo una morale del giusto e sbagliato dettata dalla ragione, ed i miei figli andranno ad una scuola laica e cercherò di insegnare loro a non discriminare ne farsi discriminare (che non c’entra niente con il corretto utilizzo dell’italiano, in italiano non è usato ESSO, non abbiamo un indeterminato come in inglese per esempio dove gli oggetti non hanno un sesso ma viene usato IT, esso appunto, ma noi diamo un sesso anche alle cose…la casa la sedia il tavolo.). E di sicuro non regalerò di mia iniziativa un ferro da stiro o le macchinine,la bambola o il piccolo chimico, lascerò siano loro a scegliere.
    Ringrazio il libero arbitrio.

    1. Alessandro

      E quindi che fai: porti i figli in un negozio di giocattoli, li fai scegliere, e compri il regalo che ti indicano?
      E allora vedrai che la piccola sceglierà la bambola il fornelleto e il libro sulla principessa minacciata e salvata, e il piccolo qualche supereroe con spadone incorporato. E allora che farai, impedirai alla piccina di sentirsi raccontare quello che vuole, cioè che “la povera ma naturlamente bellissima ragazza è vittima di soprusi e viene sempre salvata dal principe azzurro”? Così la rovini in tenera età, te ne accorgi da te o no?

    2. E ringrazi anche il nostro libero arbitrio, e la nostra decisione di farci “sposate e sottomesse” (senza prese in giro) e di confrontarci in tal senso, o solo il tuo libero arbitrio che ti rende libera di poter criticare senza conoscere?

    3. alèudin

      “Eppure secondo me è un giusto tentativo di adeguamento alla società attuale.”

      Quindi del tuo caso “Adeguati e sii sottomessa”, e ciao ciao al libero arbitrio.

      poi magari prima di addormentarti ricordati che il libero arbitrio è un dono di Dio e se avrai la voglia e il coraggio di approfondire il cattolicesimo scoprirai che ti eri fatta una idea incredibilmente distorta.

      ciao ciao.

  19. Saulo

    San Paolo Lettera ai Romani:

    …18 In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. 20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. 22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

    24Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

    26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. 28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, 29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, 30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.

    1. Alberto Conti

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      Però lo si sa che San Paolo era un integralista con tutte ‘ste storie di sottomissione e depravazione ;-).

      Bisognerebbe ricordare a certi preti che anche San Paolo rientra in quelle letture che la Chiesa ha definito PAROLA DI DIO

  20. oboe

    Ma sì… facciamo come ci pare…
    A proposito… Vado a mettere i piatti da lavare nella lavatrice. Del resto c’ho il libero arbitrio..che volete?!?! 😉

  21. Luigi

    @ sidhebanshee
    Per come la penso io il titolo “Sposati e sii sottomessa” può essere proprio una presa in giro nel senso che ah ah ah se vai a trecento all’ora rischi di schiantarti, ah ah ah, se ti butti dal quinto piano forse finisci sfracellata, ecc. Mi sembra che molte donne che sanno interpretare nel modo giusto tale affermazione abbiano compreso non solo il significato ma anche i vantaggi che questo stile dona. Spero e sono convinto che i tuoi figli a dispetto della tua neutralità abbiano le loro idee ben chiare su chi sia la loro mamma e il loro padre. Se tutti dovessero vivere in modo neutro sarebbe una vita di merda, una vita di automi. Per quanto riguarda il tuo nome sono è emblematica la definizione di wikipedia: Le banshee non si mostrano mai agli esseri umani, con l’eccezione di coloro che sono prossimi alla morte e a cui giunge tale presagio. È probabilmente questa la ragione per cui dopo l’ VIII secolo vengono classificate tra gli esseri malvagi.

  22. alvise

    SIDHEBANSHEE: relativismo dal vivo, sono andato a guardare questo SITO e ci ho trovato una materia COMPLETAMENTE differente dai discorsi che si fa noi sul “nostro” blog.
    Questo significa che da molte parti in questo mondo in ogni momento si pensano si dicono si fanno si escogitano si amano si odiano ecc. ecc. cose di ogni genere e tipo.
    Il relativismo in natura, allo stato puro!!!Provate a visitarlo anche voi!!!

    1. Già fatto. Amo mio figlio quando su un disegno pieno di animali del bosco, se gli dico “mettici un drago”, mi risponde: “mamma, questi che ho fatto io sono animali reali, il drago è un animale di fantasia, non c’entra niente!”. Poi, su un altro foglio, magari, mi fa la fenice, l’unicorno, il drago e la balena alata (animale di fantasia inventato da me, mamma!), ma non li mischia con quelli reali… che figlio!

  23. Luigi

    @Alvise – Le cose che realmente si possono fare: pregare, pregare, pregare. Sensibilizzare – Prendere posizione ognuno nei propri ambiti anche educativi – Fare obiezione di coscienza. Guerraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa santaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa e martirio.

  24. alvise

    A favorite Irish fairy is the Sidhe (“Shee”) which has been found in stories all along the British Isles. These are believed to be angels or even humans who fell to earth before humans resided on the land and water. They live well beneath the waves or in the average garden.
    Una fata, semplicemente una fata del mare e dei boschi!!!

  25. Luigi

    Muller Thurgau Brut – Cantina di Soave Prezzo € 4,qualcosa alla Coop – Giudizio: evanescente, senza personalità, privo di comunque di difetti olfattivi e gustativi. Sughero non di qualità.

    1. alvise

      LUIGI: ma siete voi fissati con questi bianchi acqua sporca del Piave o Trentini, o del Brenta, o del Tagliamento, che xe solo che pisso!!!
      Il bianco o è un bianco SUPREMO; così anche per lo Champagne, o spumante italiano, o xe pisso!!!
      Vien qua da mi che ciacolemo e andemo per qualche cantina che ghe xe qua, cantina Vera, intendo. Come vedi anca mi go i miei DOGMI!!!!!

  26. Velenia

    Io, come Vivien di “Pratty Woman”,sognavo,da bambina,un principe che mi salvasse (per inciso,mio marito lo ha fatto) e mi portasse via con sè.Vi ricordate come finisce il film?
    Lui.-Vivien,ma cosa accade quando lui la salva?-
    Vivien-Lei salva lui!-

    1. angelina

      Da ragazzina guardavo con aria di sufficienza alle coetanee che sognavano principi fidanzamenti e matrimoni (tipo la Susanita amichetta di Mafalda). Poi il principe è arrivato, proprio mentre cercavo altro.
      Sulla femminilità cominciò a farmi guardare diversamente le cose mia figlia che, alla solita domanda Cosa farai da grande, rispondeva 1- mettermi il rossetto 2 – la principessa. La guardavo allibita; ma da chi ha sentito discorsi così, non sembra mia figlia (il rossetto usato giusto per le occasioni, abbigliamento “pratico”, settimanali-gossip in casa zero) Desiderava indossare esclusivamente “giragonne” (coniato da lei, noi ancora lo usiamo correntemente) e chiedeva anche a me di farlo: mamma tu sei bellissima ma lo saresti anche di più con una giragonna.

  27. Barbara Favi

    Secondo me il punto sarebbe non tanto colpire personalmente (tramite dileggio) chi la pensa diversamente da voi, ma aprire un dibattito su i vantaggi/svantaggi di una educazione differenziata in base al genere.
    Per esempio, che succede se le inclinazioni del/la bambino/a si distaccano dal genere di riferimento? Oppure, una educazione che compartimentalizza i bambini per genere non rischia di fomentare segregazione e assenza di comprensione fra i generi, da adulti?
    Non sono domande retoriche, me lo chiedo sul serio. E me lo chiedo, fra le altre cose, perche’ da piccola non aderivo molto (per mia natura!) a quanto si presupponeva una bambina della mia eta’ dovesse fare/preferire.
    Lo stesso vale per lo “sposati e sii sottomessa” – ovviamente tutto bene, se si crede in questo tipo di legame, se si tratta di una scelta consapevole e se il marito scelto per rispecchiare il rapporto Cristo-Chiesa, ama la propria sposa come Gesu’, nelle scritture, ama la Chiesa. Ma quando questo non accade? A volte lo sposo si distacca dalle scritture in modo netto, venendo meno agli accordi presi sull’altare. A volte, per tante ragioni, la sposa rimane la sola a prendersi cura della famiglia. A volte, come i paleocristiani, le persone decidono che il celibato e’ meglio.
    Siamo certi che questi “casi speciali” (che sono sempre piu’ frequenti) non rischino di subire discriminazione, come le donne licenziate dalla Ma-Vib di Inzago? Ma il principio di voi credenti non dovrebbe essere l’imitazione dell’amore incondizionato del Cristo senza discriminazioni?

    1. Alessandro

      1) “casi speciali”, cioè donne licenziate o abbandonate dal marito. “rischiano di subire discriminazione”?. Se discriminazione vuol dire soprusi, la risposta è sì, rischiano di subire soprusi. Ma per la verità hanno poco da temere dai cattolici, che difendono le persone in difficoltà (aiutano chi rimane senza lavoro, cercano di non farglielo perdere e di farglielo ritrovare, sostengono donne abbandonate dal marito, e pure i mariti abbandonati dalle mogli). Poi ci sono anche i cattolici che, venendo meno alla loro vocazione, sbagliano. Ma questo non è colpa della Chiesa, del Papa, è che c’abbiamo il libero arbitrio

      2) “una educazione che compartimentalizza i bambini per genere non rischia di fomentare segregazione e assenza di comprensione fra i generi, da adulti”? La domada non mi è chiara; dovresti fare esempi di questa educazione. Se l’educazione che compartimentalizza è quella in cui alle femmine si raccontano le favole sulle principesse e ai maschi quelle su un esploratore alla ricerca del tesoro, allora da questa educazione non c’è nulla da temere perché è quella che riconosce le reali, naturali, incomprimibili differenze tra maschi e femmine. E da adulti questa educazione non può portare a conflitto tra i “generi” (e se conflitto ci sarà non sarà colpa di questa educazione); c’è da scommettere invece che i pedagogisti di Egalia stanno crescendo dei disadattati disturbati che avranno con molta probabilità grossi problemi con sé stessi e con gli altri (maschi e femmine)

      3) mi sarebbe personalmente gradito che ogni volta che parla un non credente richiamando i credenti “all’amore incondizionato del Cristo” il non credente rispondesse alla seguente domanda:
      mi spieghi, con una certa precisione, che cos’è questo “amore incondizionato del Cristo”?.
      Certo anch’io avrei difficoltà a rispondere in maniera irreprensibile a questa domanda, ma visto che la mia piccola esperienza mi insegna che il non credente ha mediamente idee vaghe e distorte su Cristo, vorrei sapere se il Cristo a cui si riferisce il non credente è Il Cristo cui sono tenuto a credere da cattolico, o se è qualcos’altro (nel qual caso non sono tenuto a credervi affatto), magari più una controfigura di Cristo che il Cristo del Catechismo.

    2. Alessandro

      Un’ultima cosa: la solita doglianza sul dileggio del non credente da parte del credente è fuori luogo. Chi segue con attenzione questo blog sa che di argomenti se ne portano, eccome, e che non ci si ferma all’avanspettacolo (con tutto il rispetto per il sano avanspettacolo)

    3. Alberto Conti

      Secondo me la parte più “scandalosa” della lettera di San Paolo è che chiede alle mogli di essere sottomessa indipendentemente dall’amore dei mariti, e chiede ai mariti di amare fino alla morte le proprie mogli indipendentemente dal fatto che siano sottomesse.

      E’ diffile?! No, è impossibile!! Ma questo è l’amore gratuito, che è l’amore di Cristo “scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani” ed è l’unico che basta a soddisfare il desiderio di amore del mio Cuore.

      Personalmente desidero, senza riuscirci, di amare tutti così indipendentemente dalle tendenze, religioni o simpatie; ma amare non vuol dire fare finta di niente se qualcosa è sbagliato.

    1. fefral

      ALVISEEEEEEEEEEEEEEEEEE
      ero impegnata in attività spiccatamente femminili (ero dal parrucchiere) poi mi sono immersa di nuovo nel mio mondo maschilista dove per sottomettermi per bene devo parlare come uno scaricatore di porto

  28. alvise

    Genoveffa: sì, capisco, ma io intendevo proprio il “SITO” non cosa vuol dire il nome!!!
    Nessuno ci à andato a guardarlo? per “curiosità” (vi ricordate? anche sulla curiosità ci aveste da brontolare!!!)

    1. Si Alvise, il sito l’ho visto e mi riferivo proprio a quello, ho letto un paio di post e mi pare che l’autrice passi buona parte del suo tempo in giochi di ruolo al computer pieni di figure fantasiose come elfi, troll, guerrieri ecc. Non parlo di lei perché non la conosco e non posso saperlo, ma credo che evadere dalla realtà e rifuggiarsi in quel tipo di universo alternativo a lungo andare ti faccia perdere il netto co fine tra reale e fantastico, e se le cose si mischiano altro che relativismo….

  29. Luigi

    @Alvise
    Fare bollicine buone non è facile e pochi vini sono adatti. Se si fa uno spumante con il Metodo Classico (Champenois) forse è più facile ottenere qualcosa di gradevole. Uno spumante fatto con il metodo Charmat (rifermentazione in autoclave) è più veloce e semplice ma se la base non è scelta accuratamente da un bravo enologo il risultato è una ciofeca.

    1. Alessandro

      Luigi sei un pozzo di scienza. Non capisco bene quello che dici, ma mi piace sentirtelo dire!

  30. Barbara Favi

    @Alessandro

    1) Ottimo, questa era la risposta che speravo di ottenere. Quindi sul fatto che sia necessario tutelare le “eccezioni” e non solo la norma, siamo d’accordo

    2) Non concordo. Secondo me l’educazione non puo’ basarsi solamente sulla presunta “natura” di genere ma deve anche tenere conto della “cultura”. Mi spiego: la divisione del lavoro basata sul genere e’ sempre stata presente anche e soprattutto a causa delle differenze fisiche fra persone di sesso diverso. La divisione uomo cacciatore/donna raccoglitrice ha implicato per millenni che ai bambini si insegnasse a costruire armi di legno e a usarle e alle bambine si insegnasse a distinguere le erbe commestibili da quelle velenose e a tener d’occhio i fratelli piu’ piccoli affinche’ non le ingerissero (sto facendo esempi banali, ma spero di essere chiara). Al momento, pero’, la societa’ umana e’ cambiata e con essa le aspettative che si proiettano sui bambini. Siamo sicuri di preparare degnamente un bambino al suo futuro in societa’ non prendendo atto dei cambiamenti – ovvero, se educhiamo il nostro maschietto alla caccia della tigre coi denti a sciabola, non potrebbe rimanere deluso quando gli si chiedera’ di usare autocad e migliorare le sue capacita’ di relazione per gestire meglio i rapporti con i colleghi (per non parlare di quando scoprira’ che la tigre coi denti a sciabola e’ estinta…)? e quando la nostra adorata figlioletta dovra’ organizzare meeting in azienda e spiegare ai clienti della ditta di software per la quale lavora come si installa il sistema, non avra’ qualche difficolta’ se, sin da piccola, non le si spiega che impegnandosi ce la puo’ fare come i maschietti? Probabilmente ci sono differenze di genere “naturali” ma non sono certa che siano come lei, Alessandro, le descrive. E soprattutto ci sono bisogni innati degli esseri umani che dovrebbere essere nutriti in tutti,a prescindere dal genere: certo, forse i maschietti si divertono piu’ nelle attivita’ fisiche, ma e’ consigliablie anche familiarizzarli con la narrazione (non vedo solo la dicotomia avventura vs amore nelle storie per bambini, ci sono anche delle splendide vie di mezzo adatte a tutti) e con la socialita’. Idem per le bambine, l’avventura e lo scoprire cose nuove piace anche a loro (nel mio personale esempio, a me questa cosa da piccola e’ stata proibita ed ora, da adulta, non faccio altro che viaggiare – di solito da sola – in giro per paesi stranieri e il mondo mi pare cosi’ vario e interessante che non smetterei mai).
    Nella Svezia da voi tanto criticata, il tasso di natalita’ e’ assai piu’ alto che in Italia. Motivo? Le donne lavorano e le famiglia hanno piu’ risorse da dedicare ai bambini (e piu’ coraggio di averne!). Inoltre, i papa’ hanno diritto a un congedo parentale come le mamme e possono usarlo per occuparsi dei loro bambini, rendendo alle mamme la vita piu’ semplice e godendosi i propri figli. Secondo me, e’ una cosa MERAVIGLIOSA e vorrei che tutte le famiglie italiane potessero usufruirne.

    3) la mia descrizione di “amore incondizionato di Cristo” e’ quella da lei descritta nel punto 1, ovvero la difesa dei piu’ deboli e di chi subisce sopprusi/discriminazioni sociali. Ho seguito il catechismo e sono cresimata quindi un po’ di dottrina cattolica la ricordo. Il non credere e’ una mia scelta a posteriori, da adulta

    Quanto agli insulti e dileggi, non posso parlare di ogni commento del blog ma ho in mente quelli specifici rivolti a “sidhebanshee” e che prendevano in giro il suo nick. Mi pare un esempio di critica alla persona e non a quanto dice.

    1. Alberto Conti

      Non penso che la questione sia insegnare ai maschi a “cacciare la tigre dai denti a sciabola” e le femmine “a riconoscere le erbe velenose” ma a lasciare liberi i bambini di fare i bambini (compreso una bambina che giochi con le macchinine o un bambino che giochi con le Barbie, io da piccolo fregavo quelle delle mie sorelle, ma ci giocavo senza vestiti ;-)), nell’asilo Egalia non ci sono libri come Cenerentola o simili perchè ritenuti maschilisti, ma se una bambina desidera giocare alla “blingibessa” (come il’80% delle bambine) non è una costrizione impedirglielo e proporle favole sull’amore di due giraffe maschio??? (libri by Egalia)

      Sul sostegno alle famiglie che hanno i paesi scandinavi o altri paesi “laici” (ad esempio la Francia), confrontati alla condizione italiana, penso che in questo blog non sfondi una porta aperta ma inesistente.

    2. Alessandro

      non critico la Svezia in quanto tale, quindi se funzionano congedi maternità paternità e c’è tasso di natalità maggiore che da noi a me fa piacere, ci mancherebbe. “Sul sostegno alle famiglie che hanno i paesi scandinavi o altri paesi “laici” (ad esempio la Francia), confrontati alla condizione italiana, penso che in questo blog non sfondi una porta aperta ma inesistente” scrive Alberto, e concordo.

      sull’educazione.
      noi non educhiamo il nostro maschietto alla caccia della tigre coi denti a sciabola (lo farebbe un’ipotetica società di maschi cacciatori in cui per sfamarsi fosse necessario predare la tigre: in quel caso il babbo a un certo punto porterebbe con sè il figlio per addestrarlo alla venagione), lasciamo che il maschietto si diverta e alleni la propria inventiva fantasticando sulla tigre che combatte con un altro animale ecc. A me da piccolo stuzzicava un sacco la fantasia la tigre dai denti a sciabola, già sapevo che era estinta, ma la cosa non mi turbava per niente…
      c’è poi una gradualità… autocad va bene, ma magari quando sono un po’ più grandicelli…
      Su fiabe narrazioni ecc.: indicavo delle tendenze prevalenti che contraddistinguono il maschio dalla femmina, poi è chiaro che “non vedo solo la dicotomia avventura vs amore nelle storie per bambini, ci sono anche delle splendide vie di mezzo adatte a tutti”; ma certo che ci sono, ci sono storie avvincenti che intrigano maschietti e femminucce (e forse ancora anche me), purché non si neghi a una femmina che vuole sentirsi raccontare una meravigliosa storia d’amore tutta rosa e infiocchettata il piacere di sentirla (al maschietto suonerà mediamente noiosa e caramellosa)
      “l’avventura e lo scoprire cose nuove piace anche a loro [femmine]”: mai pensato il contrario, anche se nell’avventurarsi e nello scoprire portano anche lì il loro inconfondibile tratto femminile

      in sintesi: le differenze naturali tra i generi ci sono, sono benedette (perché essere differenti non vuol dire essere nemici)
      e sono visibilissime a chiunque abbia figli più o meno coetanei di sesso diverso. Ovviamente anche la “cultura” gioca la sua parte (ma l’uomo è in quanto tale un essere che genera cultura: con un apparente paradosso, si può dire che l’uomo è per natura un essere culturale), Dio voglia che la “cultura” non si imbarbarisca (vedi Egalia) e non si dia a fare ciò che non deve, cioè muovere guerra alla natura…

  31. Barbara Favi

    @Alberto Conti, comprendo l’ideale ma purtroppo mi sembra che gli esempi della vita reale divergano assai da quanto chiesto da Paolo di Tarso 🙁

    1. Velenia

      Non direi,io ho un amico, per esempio,che è stato piantato in asso,ma proprio in asso,in”notte buia e tempestosa” da sua moglie e lui dopo oltre 14 anni le è ancora fedele,tanto che un pò ridendo e un pò sul serio gli diciamo che lui è come Cristo,sposo fedele di una sposa infedele.
      Ne ho un altro che da 17 anni è sposato con una donna che è matta come un cavallo,cioè ha proprio una malattia mentale,e gli ha fatto vedere sorci verdi,ma anche giaali,rossi,neri,e lui non solo non l’ha abbandonata,ma la ama ancora.Molte donne a cui racconto questa storia dicono che sarebbero disposte a diventare pazze pur di essere amate così,incondizionatamente.Un’altra mia amica è stata abbandonata 15 anni fa dal marito che è andato via con la segretaria,ci ha fatto una figlia(con la mia amica ne aveva 2 piccolissimi)da qualche mese ha abbandonato pure la seconda moglie e folleggia più o meno allegramente con una trentenne dalle parti di Londra.La mia amica,l’ultima volta che l’ ho vista,mi ha chiesto di pregare per lui,perchè non si ritrovi,da vecchio,solo e abbandonato da tutti,anche dai figli.Guardando queste persone,che vivono nel mondo reale,non a Topolinia,ho capito cos’è il matrimonio molto di più che ascoltando tanti predicatori laici o cattolici che fossero.

    2. Alberto Conti

      Che la vita reale differisca dalla vita “ideale” non è una novità, io preferisco ambire al Meglio intendendo ciò con quanto riportato da Velenia

  32. @Barbara Favi:
    credo che Alessandro abbia, come al solito, date delle risposte, a mio giudizio, perfette ai tuoi interrogativi, voglio però aggiungere solo un piccolo appunto all’ultima tua frase, perchè è l’argomento più banale che un non credente mette in campo quando incontra un credente:
    “Ma il principio di voi credenti non dovrebbe essere l’imitazione dell’amore incondizionato del Cristo senza discriminazioni?”
    Io non sono un teologo per cui ho pensato di risponderti con un esempio:
    ho un vicino di casa un po’ rumoroso, antipatico, non mi piace per niente, non gli farei mai del male ma tutto quello che vorrei è che lui lasci in pace me come io lascio in pace lui; mi importa poco o niente di quello che fa, può fare ciò che vuole a casa sua basta che non mi disturbi, insomma credo sia chiaro che non lo amo alla follia. Chi invece amo alla follia è mio figlio, lo seguo mi interessa quello che fa, voglio sapere e parlare con lui anche quando in realtà avrei altro da fare, lascio tutto e mi dedico a lui, se ha bisogno. E se sbaglia glielo dico, ho il dovere di farglielo capire se necessario anche sgridandolo duramente e continuando a dirglielo fino a che non mi ascolta.
    Quello che tu intendi Barbara per “amore incondizionato del Cristo senza discriminazioni”, non ha niente di cristiano e assomiglia al sentimento che io ho per il mio vicino, quello che intendo io per amore cristiano assomiglia più a quello che che ho per mio figlio, e per quei figli svedesi in quell’asilo da incubo.

    1. Barbara Favi

      Neanche io sono un teologo (Dio mi scampi e gamberi!), ma francamente quello che ho in mente quando parlo di “amore incondizionato” non e’ il sentimento di insofferenza/”vivi e lascia vivere” che si prova per un vicino fastidioso ma un concreto impegno a difendere chi sta male ed e’ negletto dalla societa’ – come credo si possa evincere dalla mia risposta ad Alessandro. Se e’ questo e’ Cristiano (o meglio, Cattolico) non so, ma mi sembrava che Cristo difendesse anche gli “outsider” e che persino il figliol prodigo, dopo aver lavorato come guardiano di porci, fosse riaccolto a casa.
      In Svezia, comunque, non ci sono solo gli asili descritti nel post (i cui principi possono piacere o meno) ma anche quelli tradizionali, o quelli gestiti da religiosi, come nel resto del mondo: un po’ per ogni gusto, insomma. Quello che la Svezia ha e noi no, ribadisco, sono i congedi parentali, gli orari flessibili per mamme lavoratrici e tanta, tanta attenzione alle politiche per i diritti delle famiglie

  33. Luigi

    @Barbara
    Tu giustifichi questo tipo di educazione con la necessità di educarli ad un mondo che si troveranno quando saranno adulti.
    Mi sembra che sia esattamente l’opposto dell’obiettivo. I bambini hanno bisogno di discernere, di conoscere. Se vanno su una strada hanno bisogno di sapere quando il semaforo è rosso o verde non neutro. Loro chiedono perché? Perché? Mille volte dai 2 ai 4 anni. Hanno bisogno di spiegazioni. Tu hai il pisello, sei un maschietto.
    Quando diventa grande come quello del tuo babbo puoi sposarti. Loro invece educano alla neutralità, alla confusione al rispetto per tutto che significa rispetto per nulla. E’ come dire che tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Quando crescono vanno in crisi, crisi d’identità.

  34. Barbara Favi

    @Velenia – e meno male che al mondo ci sono anche persone cosi’ corrette! Se posso, pero’, fare un’osservazione e’ che – sposate o meno – queste persone avrebbero avuto un cuore d’oro lo stesso. L’istituzione del matrimonio da questi esempi, non ci fa una grande figura, ma sicuramente il coraggio e la magnanimita’ dei suoi amici si’. Complimenti!

    @ Alberto Conti – certo che bisogna ambire al meglio. Secondo me, pero’, e’ anche giusto prepararsi al peggio. Gli esempi dati da Velenia sono di ottime persone reali che hanno deciso di amare incondizionatamente il proprio coniuge nonostante tutto. Io penso che, pero’, queste splendide persone meritino anche di potersi rifare una vita se la propria moglie o il marito calpesta la loro dignita’ e la loro fiducia (sempre che loro lo vogliano, ovviamente). Quando ci si sposa, si sta progettando una vita insieme ed e’ giusto lottare per il proprio sogno, Credo che pero’, la prospettiva laica differisca da quella cattolica proprio in questo: un laico accetta che cose orribili possano accadere e, a un certo punto, per sopravvivere, volta pagina. Ora pero’ sto andando Off Topic e passando dalle differenze di genere nell’educazione alla mia personale concezione del matrimonio (e del divorzio, nel caso), quindi preferisco chiudere prima di essere ripresa dalla gentile padrona di casa 🙂

  35. alvise

    BARBARA FAVI: io non ho preso in giro nessun nick name!!!
    Ho solo detto che è il nome di innoque fate irlandesi o celtiche e che il SITO(sidhebanshee)
    è un esempio dell’esistenza di argomenti completamente differenti da questi nel blog
    e quindi una prova vivente dell’esistenza del telativismo in atto!!!
    Non mi permetterei mai di prendere in giro il nome o il nick nome di nessuno. Se così è potuto sembrare chiedo scusa

    1. Barbara Favi

      Chiarito 🙂 Avevo capito male io, allora.
      E’ che lei parlava della Sidhe e qualcun altro delle Banshee dando alla commentatrice dello “spirito maligno” fra le righe. Mi ero ritrovata a pensare che mi sembrava un po’ troppo per una persona che, magari, e’ solo appassionata di mitologia irlandese!

  36. Barbara Favi

    @Luigi: mi sembra che lei voglia implicare (e mi scusi se sbaglio nell’interpretare il suo pensiero) che un bambino a cui non si insegna qual’e’ la lista di caratteristiche accettabili per una maschio e quali per una femmina, soffrira’ per forza di identita’ di genere/sessuale. Il che mi sembra un pochino cozzare con la teoria di altri commentatori secondo cui, PER ISTINTO, i bambini si orientano verso giochi e attivita’ “maschio” e le bambine verso attivita’ “da femmina”. La mia domanda e’, i bambini SANNO PER NATURA a quale genere appartengono oppure DOBBIAMO INSEGNAR LORO anche questa cosa?
    Non mi e’ chiaro (forse perche’ anche nel commentarium le persone hanno opinioni diverse): perche’ se la natura fa il suo corso, allora non c’e’ asilo svedese che tenga e per questi bambini non ci dobbiamo preoccupare. Se invece dobbiamo spiegare ai bambini che le femmine DEVONO fare le femmine e i maschi DEVONO fare i maschi, allora abbiamo un problema perche’, normativamente, e’ probabile che noi si abbiano idee diverse…

    1. paulbratter

      “perche’ se la natura fa il suo corso, allora non c’e’ asilo svedese che tenga e per questi bambini non ci dobbiamo preoccupare”

      io ho l’istinto di sopravvivenza ma se ogni giorno mi ficcano la testa nell’acqua 20 volte al giorno fino al limite del soffocamento mi viene come minimo qualche turba psichica, e un po’ mi preoccupo ogni volta che vedo l’acqua.

      Inoltre non credo che sia necessario condizionare o de-condizionare i bambini (loro sì i più deboli, inconsapevoli, incolpevoli, quelli che andrebbero difesi), da quali asili credi siano usciti fuori quelli che hanno partecipato in massa all’europride? se è una questione di scelta sceglieranno quando e se vorranno.

  37. alvise

    BARBARA FAVI: ma, per curiosità, almeno te, sei andata a vedere il SITO sidhebanshee?
    Non è come essere in un altro mondo che qui? (nè meglio né peggio intendiamoci!)
    Non è così?

  38. alvise

    FEFRAL: mi fa piacere sentire che parli come uno scaricatore di porto, vuole dire che sei pronta per…MEEEEEEEEE!!!!!!

  39. alvise

    GENOVEFFA: ho letto ora che hai visitato il SITO e che sei perplessa,
    ma questo è il relativismo, che ci sono milioni di cervelli in attività
    e questi cervelli (noi compresi) secernono pensieri che non ci si pole
    nemmeno immaginare, Dio, il diavolo, gli svedesi, il vino, il cinema, i Simpson, i videogiochi, la politica, la scienza (cosiddetta) l’arte (cosiddetta), pefino i Gesuiti la mente dell’uomo è riuscita a inventarsi, e non voglio aggiungere altro !!!

  40. Barbara Favi

    @paulbratter

    Piu’ che di “condizionare” parlerei di educare, ovvero di “portar fuori” e preparare per il mondo le caratteristiche uniche e personali di ogni bambino.

    Il fatto che l’Europride sia tirato in ballo direttamente mi costringe a parlare dell’argomento “elephant in the room” cui si accenna nei commenti a questo post ma non si affronta direttamente – ovvero l’omosessualita’. Premetto che, viste le posizioni prese dalla Chiesa Cattolica a cui suppongo buona parte del commentarium si atterra’, su questo argomento non saremo d’accordo.
    Allora, in base a quello che ho letto in testi di divulgazione scientifica e in base a quanto raccontatomi da amici cari, sono portata a pensare che l’omosessualita’ sia una caratteristica congenita e non modificabile dell’essere umano, sebbene socialmente ostracizzata. Poiche’ credo che gay si nasca e che nessuno dovrebbe essere punito per come nasce, non posso che sostenere il diritto ad una vita normale delle persone che nascono omosessuali. Detto questo, conosco uomini cresciuti in ambiente cattolico, pio e senza libri per bambini sulle giraffe gay che sono omosessuali – a causa del contrasto fra i propri principi e il proprio istinto, alcune di queste persone hanno molto sofferto. Secondo me, questa sofferenza si poteva evitare perche’ l’omosessualita’ e’ una caratteristica innata, ha una sua giustificazione evolutiva e non si “cura”. Per queste ragioni, mi piacerebbe che il paese dove vivo mettesse a tacere la stigma nei confronti di chi non ha una sessualita’ conformata alla norma, almeno la stigma istituzionale.

    Questo si riallaccia al fatto che, asili svedesi o catechismo in parrocchia, se uno nasce omosessuale, omosessuale resta. E funziona anche al contrario: da piccola, io mi azzuffavo, correvo col mio cane e di vestitini e bambolotti mi importava ben poco. Giunta all’adolescenza, pero’, questo non ha influito sul fatto che mi innamorassi solo di ragazzi. Ribadisco, so che questa mia affermazione risultera’ impopolare ma e’ quanto ho elaborato dopo molto pensare in merito e non mi sembrerebbe onesto affermare il contrario o indorare la pillola. Inoltre, io credo si possa dire a un bambino che l’omosessualita’ e’ una cosa naturale, senza “condizionarlo” a optare per tale scelta (ma solo, nel caso, cercando di far si’ che non gli venga in mente di trattare male un suo compagno perche’ e’ “una femminuccia”). E comunque, onestamente, con tutti i casi di pestaggi che ci sono in italia, credo che di “deterrenti” alla scelta che ne siano a bizzeffe!

    1. Alberto Conti

      Non sono convinto che omosessuali si nasca, o comunque per quella che è la mia esperienza non ho visto tendenze omosessuali da bambino in persone che poi crescendo lo sono “diventate” (e l’affezione nei loro confronti non è cambiata di una virgola).

      Comunque anche daltonici si nasce (scusatemi il paragaone banalizzante ma spero che si capisca il concetto) e il daltonismo altro non è che una differente percezione della radiazione luminosa eppure è catagolata come patologia pur essendo una cosa assolutamente naturale.
      A parte il fatto che non ho mai assistito a manifestazioni per i diritti dei daltonici (che sono molto più discriminati degli omosessuali pensate solo ai semafori), nessuno mette in dubbio che una foglia sia verde (per ora) nonostante ci sia una percentuale significativa di persone che la vedono di colore differente.

    2. Alessandro

      Siamo off topic e il tema è gigantesco, ti dico solo che

      1) ho cercato negli anni di approfondire l’argomento, e mi sembra che non sia stata portata alcuna prova scientifica dirimente che suffraghi la tesi “innatista”. Allo stato attuale della ricerca si può dire che può darsi che l’omosessualità sia innata, può darsi che non lo sia, puo darsi che talvolta lo sia e talvolta no. Il fatto che taluni omosessuali siano diventati felicemente eterosessuali mostra senza dubbio che almeno in alcuni casi (ripeto: almeno in alcuni casi, non sto generalizzando) l’omosessualità può essere egodistonica (cioè, avvertita come confliggente con le proprie esigenze più profonde) e modificabile

      2) la Chiesa s’è rivelata molto “laica”, molto obiettiva nell’affrontare la questione. Il Catechismo del 1992 diceva (n. 2358): “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali INNATE. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale”. Si è fatto notare agli estensori del Catechismo che a) non è dato rivelato che le tendenze omosessuali siano innate b) il dibattito sull’innatismo è vivace e controverso, quindi l’affermazione riferita non trovava un fondamento scientifico solido (né scritturistico).
      Viste queste osservazioni, è stato introdotto un emendamento, per cui il Catechismo al n. 2358 oggi suona così: “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali PROFONDAMENTE RADICATE”. Punto. Mi pare una formulazione molto più felice, perché lascia completamente e giustamente impregiudicata la questione sull’innatismo e meno, e si limita a prendere atto della realtà. Ripeto, questa formulazione del catechismo mi sembra molto “laica” (nel senso migliore del termione): è rispettosa sia del dato rivelato sia della ricerca scientifica (che – ribadisco – se considerata nel suo complesso non ha argomenti definitivi da mettere sul piatto della bilancia pro o contro l’innatismo). Al numero 2357 il Catechismo dice: “La sua [dell’omosessualità] genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile”

      3) non si può imputare alla Chiesa il disprezzo per l’omosessuale, “la stigma”, “l’ostracismo”. Catechismo n. 2358: ” [gli omosessuali] devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.” Cioè: chi malmena insulta ecc. omosessuali pecca

      4) attenzione – l’abbiamo detto più di una volta sul blog – a non confondere “gay” e “omosessuale”. Gay è chi non solo presenta inclinazioni omosessuali, ma abbraccia una certa visione culturale, volta a rivendicare l’equiparazione dell’unione omosessuale al matrimonio, l’adozione di “figli” ecc. E’ noto che molti omosessuali non condividono questa visione, non patrocinano queste rivendicazioni

      Ci sarebbe moltissimo altro da dire, ma questo almeno dovevo dirlo in risposta alle tue considerazioni

  41. fefral

    eccomi finalmente a casa, e ho letto tutto la discussione.
    Sono una donna sottomessa io. Ma se lo dico a chi mi conosce e mi vede vivere il minimo è che suscito uno scoppio fragoroso di risate. Se vedesse com’è casa mia adesso….
    Non stiro da 10 anni(se facciamo eccezione per qualche camicia d’emergenza alle 6 del mattino quando dopo aver scavato nell’armadio non ho proprio trovato nulla da mettere): a casa mia stira mio marito.
    La notte se un bambino piange non sono io ad alzarmi, non amo andare alle feste di compleanno dei compagni dei miei figli, lo shopping per me è più noioso di un documentario sui pinguini (di cui, per buona pace degli ecologisti, non mi frega assolutamente nulla). Mi vesto da femmina perché per farmi prendere sul serio nel mio lavoro non posso presentarmi in ufficio tutti i giorni coi jeans stracciati e le scarpette sportive (l’abito fa il monaco, e fa pure la professionista, checchè se ne dica). Parlo come uno scaricatore. Coi cosmetici ho fatto un patto: li uso purchè mi diano l’apparenza di una giovane signora serena e pacata e non di una pazza isterica che fa duecento cose insieme e dorme 4 ore la notte. Ho amici maschi in rapporto di 3:1 rispetto alle amiche femmine perchè mi annoio a parlare di bambini/pannolini/ricette/scarpe/mariti/suocere/maestre/…/ e quindi pur volendo molto bene alle mie amiche e ascoltandole con affetto anche su questi argomenti dopo un po’ devo decongestionarmi facendo discorsi “da maschi”. Ogni tanto prendo un treno o un aereo mollando marito e figli per andare a trovare amici in altre città. Non perdo un minuto di tempo a scegliere il colore di tende o asciugamani e non ho mai giocato con le bambole.
    Però so ricamare e fare l’uncinetto! E so cucinare perchè amo mangiare.
    Nonostante tutto questo sono una donna sottomessa.

    1. fefral

      no…. sono assolutamente imbranata a guidare qualunque cosa, anche il passeggino. In questo sono assolutamente femmina 🙂

  42. Luigi

    Mamma come si fanno i bambini?
    Barbara, come rispondi in modo completo a questa domanda supponendo sia pronunciata da uno di 7 anni?

    1. Barbara Favi

      Libro illustrato piu’ spiegazione scientifica sul funzionamento delle gonadi. Gia’ fatto con mio fratello minore, quando aveva piu’ o meno quell’eta’. Ma questo con l’omosessuata’ c’entra poco, pero’ (secondo me).

  43. Luigi

    @Barbara scrivi: “Non posso che sostenere il diritto ad una vita normale per uno che nasce omosessuale” Ne deduco che anche tu lo reputi diverso.

    1. Barbara Favi

      Diverso dalla moda (in senso statistico)? Si’, certo. Come le persone dai capelli rossi e i celiaci. Diverso da me in quanto essere umano con meno diritti? No.

  44. fefral

    Scoprire la propria femminilità e la propria mascolinità penso sia qualcosa di molto più profondo dei giochi con le bambole o con le spade. Negare che ci sia una profonda differenza tra i due generi, una differenza che gli organi genitali in qualche modo esplicano, ma che sarebbe una bestemmia limitare solo agli organi genitali, crescere dei bambini facendo credere loro che maschio e femmina sono uguali è assurdo … perchè mortificare in questo modo la fantasia e la creatività di Dio?
    Sono una donna sottomessa, perchè il modo in cui ama una donna è diverso dal modo in cui ama un uomo. La donna accoglie, unisce, ascolta, comprende, sa sparire se è necessario lasciando che le persone che ama (il marito in primo luogo, ma non solo il marito) possano brillare. La donna sopporta tutti i mesi il fastidio delle mestruazioni, e i dolori del parto (w l’epidurale) e gli sbalzi ormonali, l’uomo non sopporta un mal di testa. La donna è autonoma, sa bastare a se stessa, e per questo è capace di sottomettersi “mettersi sotto” come scrive costanza nel libro. L’uomo non può che imparare dalla donna l’amore come dono di sè, come servizio. La donna muore un po’ ogni giorno a se stessa per amore di chi ha accanto, l’uomo non ne è capace, l’uomo è fatto per l’eroismo plateale, quello che viene raccontato nei libri. L’eroismo della donna è nascosto e silenzioso.
    Ecco, sono una donna sottomessa, perchè so che la mia strada per amare è questa, e solo quando sarò capace davvero di morire un po’ ogni giorno per rendere felici quelli che amo avrò trovato la mia realizzazione.
    Ma attenzione… a questo ci devo arrivare io, devo sceglierlo io: senza la libertà la sottomissione è annullamento di sé.
    Ma qua si apre un altro capitolo…. e adesso devo inventarmi cosa preparare per cena 🙂

    1. oboe

      Oddio che ridere…. creda che a casa tua il sottomesso sia tuo marito!!!!
      Marito di Fefral: SANTO SUBITO!!!! 😉

    2. Alessandro

      “l’uomo è fatto per l’eroismo plateale, quello che viene raccontato nei libri”. Su questo non sono d’accordo, l’uomo è capace di eroismo quotidiano (di santi maschi eroci nella quotidianità ce ne sono tanti…)

      “L’uomo non può che imparare dalla donna l’amore come dono di sè, come servizio”. Anche qui non sono d’accordo, uomo e donna hanno da imparare uno dall’altro, si perfezionano reciprocamente nel donarsi, apprendono a intensificare e purificare il proprio amore l’uno dall’altra e l’altra dall’uno, ci sono uomini che sono esempi di dedizione agli altri e donne che sono paradigmi di dedizione a se stesse (e ovviamente viceversa).

    3. Sono daccordo con Alessandro, e mio marito ne è un esempio. Ciò non toglie che, sebbene lui si sganasci quando io dico che voglio essere sottomessa e ce la metto tutta, e mi dica che non fa niente e che vado bene anche non sottomessa, io cerco di esserlo e in parte penso di riuscirci, anche se ammetto che la strada per la perfezione è luuuuuuuuunga…..

  45. Fefral

    Alessandro, è ovvio: impariamo l’una dall’altro, proprio nella diversità. E l’uomo dalla donna impara il sacrificio nascosto e silezioso, la donna dall’uomo impara a non far ruotare tutto attorno al proprio ombelico. Come davanti a uno specchio. Ma l’amore ha tante forme e alcune sono più spiccatamente femminili altre maschili.
    @oboe: eravamo a una cena tre coppie di amici. Si comincia a parlare di cosa fanno in casa i mariti. Uno dei tre aiuta la moglie a stendere i panni solo in caso di estrema necessita e lo fa solo di notte, perché se i vicini lo vedono lui che figura ci fa? Chi tra lui e mio marito secondo te è più libero, e chi è il sottomesso?

  46. Fefral

    Ps è ovvio da quello che scrivo che mio marito è molto piu avanti di me nella strada per la santità 😉

  47. Non ho letto tutto, lo farò più tardi, quindi rischio di essere ripetitiva.
    1) non è assolutamente provato che omossessuale si nasca, anzi, non se trovano evidenze in quel senso nonostante si cerchi. Per il momento non si è trovato il gene dell’omossessualità.
    2) la psicologia, a cominciare da Freud che nel trovare le cause è stato molto bravo, indicano un trinomio preponderante: bambino sensibile, padre assente e madre assliiante. La difficoltà di entrare in rapporto con gli individui dello stesso sesso nella PRIMA INFANZIA è fondamentala, sono quelli gli anni fondamentali nella formazione dell’individuo. i bambini imparano tutto dal contatto con gli altri, questo è il processo naturale di aprendimento. Ma uno non può pensare di non essere per lasciarlo liberi… Loro cercano proprio di capire chi sono, e non siamo uguali per niente biologicamente fin dallo spermatozoo. Quello femminile più resistente e più lento, quello maschile più veloce e più debole…
    3) l’omossessualità è stata cancellata dall’elenco delle malattie psichiche, ma i disturbi dell’identità di genere sono ancora riconosciuti (altrimenti come potrebbe la mutua italiana pagare le terapie delle persone che desiderano cambiare sesso se non si ritenesse che loro hanno un disturbo della propria identità di genere?)
    4) il problema è che l’aiuto a queste persone che soffrono tantissimo per la loro condizione oggi è acettato solo in un senso: aiutarli a cambiare orientamento sessuale. Esistono terapeuti, tra loro il Dott. Nicolosi, che hanno creato una terapia per fare accettare la proprio sesso, una terapia che viene regolarmente osteggiata. Le sue conferenze vengono regolarmente invase da militanti del movimento GAY.
    5) essere omosessuali non significa essere gay. Il movimento gay è un movimento politico potentissimo he è ben altro che tollerante…

    Potrei andare all’infinito, ma ho i miei compiti di mamma. Più tardi se ci riesco in un orario umano.
    Un saluto a tutti!

    P.s.: Alvise, camisinha sta per “camicetta”

  48. giuliana z.

    Primo pensiero:
    L’altro giorno la mia specialissima amica parlando del fatto che nessun matrimonio, per quanto cattolico, sia al riparo dalla possibilità del fallimento, mi faceva notare che al suo dito anulare portava accanto alla fede un piccolo anellino sormontato da un Crocifisso “vedi? questo è il mio sposo celeste e sta accanto a mio marito, perchè se non è Lui a tenerci assieme…dal rapporto con Lui viene tutto il resto”. La sottomissione non è solo al marito ma alla nostra vocazione che è stata benedetta nel giorno in cui abbiamo pronunciato il fatidico Sì, e prescinde dalla fedeltà del nostro sposo.
    Secondo pensiero:
    sarò fuori moda, ma a me ‘sto fatto dei congedi parentali al papà mi sconfinfera poco, mi spiego meglio: certo i padri devono fare i padri anche con la loro presenza fisica accanto ai figli, ma vederli a casa a fare i “mammi” col biberon o a decifrare i pinti di un neonato con le colichette…. mi pare una scenetta da pubblicità. Insomma, casomai bisognerebbe dare più tempo alle madri di stare coi figli specie se sono piccoli, sotto i 4-5 anni.
    Terzo pensiero:
    omosessuali non si nasce, punto! forse Barbara ha letto molti più libri di me sull’argomento. A me è bastato leggere le testimonianze di Luca Di Tolve e qualche stralcio dai libri di un prf americano di cui ora non ricordo il nome (aiutoooo!), nonchè di vedere amici e conoscenti omosessuali e vedere la famiglia da cui provengono per farmi un’idea abbastanza chiara. Se mio figlio da grande tornasse a casa e mi dicesse “sono gay” io gli vorrei bene comunque, ma mi porrei seri interrogativi sull’educazione che gli ho dato.

    Ora vi saluto, perchè il pc serve a mio marito! buonanotte a tuttiiiii!

    1. Giuliana cara,

      Mio marito porta affianco alla fede un’altra con la croce (è un rosario da dito)… Il suo era d’argento, per i 10 anni di matrimonio ho regalato una d’oro…
      Prima della frase “incriminata” “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore”
      viene un’altro versetto che dice:

      “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.”

      tutto ciò che viene dopo nel testo deve essere letto subordinatamente a questo versetto!

      Si chiama Dott. Joseph Nicolosi (un grandissimo!) che insieme a Luca Di Tolve sono perseguitati dalle lobby gay per l’aiuto vero che danno a chi ha problemi con la propria identità di genere…

    2. fefral

      pc sottomesso? 😉
      Giuliana riguardo al secondo punto, io penso che un padre non potrà mai sostituirsi a una madre nell’accudire i figli. Ma nello stesso tempo un padre che allatta suo figlio, lo lava, lo addormenta, è una cosa bellissima.
      Credo che come ogni cosa è nel mezzo che si trova la virtù: un padre che da il biberon al figlio non per questo è meno uomo di uno che non sa neppure cambiare un pannolino. E una madre che lascia il proprio bimbo appena nato in braccio al papà, perchè ne impari l’odore e lo riconosca (l’odore della mamma lo conosce già) non è meno mamma per questo.
      A me sembra molto bello che un padre si prenda cura dei suoi bambini. Non sarà mai una mamma anche se prepara pappine o biberon. Perchè comunque farà queste cose rimanendo uomo. E non perde di virilità un papà che cerca di consolare il piccolo per le sue colichette serali. Tutt’altro!

    1. Fefral

      Dani varia da famiglia a famiglia e da città a città. A casa mia ero partita da 1 euro 3 anni fa, ora sono a 2 euro per dente. Ma so di chi da 15-20 euro e per il primo dentino addirittura il cellulare

    2. Uno gliel’ho levato proprio sabato scorso al mio Lorenzo al bar con le mani. Con lui fino a quel momento ero stato fortunato perché li perdeva mentre giocava in mezzo ai sassi bianchi e non riusciva a trovarli (almeno tre).

  49. Guarda la domanda è scaturita proprio perchè ho chiesto ad un’amica che mi ha detto 15€ ed io sono svenuta.
    La stessa amica per la promozione (2°) elementare ha regalato un nintendo DS che mio figlio ci prega e che noi non concediamo (restano due a non averlo: mio figlio e suo cuginetto, almeno in famiglia siamo uniti!)

  50. Fefral,
    hai assolutamente ragione.

    E’ fondamentale per un bambino maschio ad un certo punto lasciare la mamma e attaccarsi alla figura paterna. La mascolinità va affermata, va conquistata. La femminilità no, è più naturale, è un proseguo.

    A volte, molti bambini più sensibili fanno fatica ad avvicinarsi a padri molto severi e rigidi, non riescono ad stabilire un contatto, un dialogo, un rapporto. E il padre in questione normalmente è un bel pezzo di “macho”, ma il bambino non trovando accesso a lui, non riuscendo a stabilire un rapporto di confidenza, si trova un’altra persona per attaccarsi. In assenza di un’altra figura maschile di riferimento, si dirige a qualche figura femminile forte (madre, sorella più grande), da prendere come modello. In ogni caso, non è che quel suo essere è dentro di lui i basta, le influenze esterne ci sono per forza. Tante volte sono le madri a non lasciare che i loro bambini vadano, li tengono per se i loro bambolotti…

    E non importa chi faccia cosa in casa, ma come si fa. Con che modalità. I bambini, per una completa maturazione hanno bisogno di avere come figure di riferimento entrambi i generi dell’essere umano.

    Padri, abbracciate e baciate i vostri bambini, prima che qualche altro uomo lo faccia!

  51. Barbara Favi

    @ Alessandro, Danicor, Luigi, Alberto e coloro che si sono presi la briga di dialogare con me e spiegarmi con chiarezza le posizioni della Chiesa in materia di omosessualita’: grazie, e’ stato molto interessante.

    Come diceva giustamente Alessandro si rischia di finire molto Off Topic e, soprattutto, le cause dell’omosessualita’ sono ancora tutte da chiarire: io mi sono fatta una mia idea, ma non ho la certezza matematica che sia generalizzabile al 100% dei casi (funziona pero’ abbastanza bene per le persone che ho conosciuto io). Idem per la letteratura in merito: e’ immensa e gli studiosi non sono concordi fra loro.
    Mi trovo abbastanza d’accordo con Alberto sull’analogia omosessualita’/daltonismo (non a caso, io avevo paragonato gli omosessuali ai celiaci…): anche nel caso della prima, c’e’ una maggioranza degli individui che definisce una “norma” e costruisce la societa’ in base a questa norma – anche se, secondo me, l’omosessualita’ non e’ una malattia genetica ma una caratteristica statisticamente poco frequente. Quello che vorrei far emergere pero’, e’ il disagio di chi nella norma non rientra e si ritrova a vivere in un mondo disegnato e costruito da persone diverse da lui. Come creiamo menu’ alternativi senza glutine al ristorante, segnali stradali in cui i colori sono irrilevanti (anche nei semafori, dopotutto, ci si puo’ basare sulla posizione delle luci…), cosi’ secondo me, sarebbe necessario lasciar scegliere a chi e’ omosessuale (ma anche etero!) chi vuole che lo/le vegli in ospedale se sta male, a chi lasciare la propria eredita’ etc etc. Vogliamo farlo con un contratto diverso dal matrimonio? Benissimo, per quanto mi riguarda. Pero’ lasciamo che possano scegliere, per favore. E ben vengano le associazioni per i diritti dei daltonici, ovviamente 🙂

    Sulle adozioni non mi adentrero’ nemmeno, perche’ e’ un discorso che richiede tempo, spazio e statistiche alla mano, che io al momento non ho (sebbene anche io su questo argomento abbia una mia opinione). Stesso discorso per il movimento gay: si tratta di qualcosa di assai eterogeneo. Ha tanti aspetti, perche’ le persone che lo compongono sono diverse e hanno idee diverse fra loro: quindi vi suggerirei di non generalizzare troppo.

    Per Danicor, una precisazione: ho molto apprezzato il tuo intervento pero’ segnalerei una cosa importante, ovvero che orientamento sessuale e identita’ sessuale sono cose differenti. Non tutti le lesbiche se sentono “uomo” e non tutti i gay si sentono “donna”. Alcuni di loro sono felici del proprio genere ma provano, semplicemente, attrazione sessuale/sentimentale per persone dello stesso sesso. I/le transessuali sono un altro paio di maniche.

    1. @Barbara,
      Hai ragione, sono perfettamente d’accordo. Conosco benissimo e frequento sia omosessuali che sono maschili nel proprio portamento, sia quelli effeminati. Nella fretta ho sorvolato (ci sono un miliardo di refusi!), scusami!
      Io ho la mia posizione contro l’omosessualità come imposizione culturale, ma questo non significa che io sia “omofobica” (parola abusata, non entro nel merito del significato) .
      Frequento a amo chi ha opinioni profondamente diverse delle mie, chi crede nella reincarnazione, chi ha abortito, chi ha fatto inseminazione artificiale, chi si dichiara agnostico, chi ha formato famiglie allargate. Sono miei amici, miei fratelli e sorelle di carne!
      Questo non significa che io non possa esporre le mie profonde convinzioni. Conoscere, comprendere, amare queste persone non significa accettare che nella società la loro scelte vengano adottate come stili di vita auspicabile.
      Comunque sia, oggi non si può neanche discutere! Fra poco non si potrà dire a un bambino che secondo il proprio credo l’omosessualità è considerata un disordine. E questo, se mi consente, non è rispettare l’opinione degli altri (la mia, quella del papa, ecc).
      E’ piaciuto anche a me il dialogo con te!

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