di Jane
Mi è capitato recentemente di rivedere Mona Lisa Smile. La prima volta che lo vidi ero ancora a scuola, e ricordo che non mi era piaciuto per niente: troppi luoghi comuni sulla condizione della donna (io aspiravo a diventare archeologa e, quindi, amante di Indiana Jones), troppo esplicito femminismo (se sto insieme a Indiana Jones ma chissenefrega dell’autodeterminazione), troppe donne nel film (va bene tutto ma in due ore di film vedere solo un paio di attori, uno vecchio e un altro insignificante, mi pare sproporzionato rispetto al prezzo del biglietto d’ingresso). Poi, dopo qualche anno, niente archeologia e nessun Professor Jones. In compenso, ho rivisto quel film e, come accade spesso, ho cambiato idea e l’ho apprezzato molto, attori maschi a parte.
In sintesi, il film racconta di una neodocente di storia dell’arte che giunge in un prestigioso college femminile, conservatore e tradizionalista. Siamo nell’America degli anni Cinquanta, la donna è vista come predestinata al matrimonio, alla cura di una casetta con giardinetto, a lavare i piatti, ad accomodare gli ospiti preparando deliziosi manicaretti, a munirsi di sorriso Colgate Total nell’accogliere il marito lavoratore sulla soglia di casa, con il divieto assoluto di presentarsi in modo disordinato o trascurato (tipo col mollettone nei capelli, per intenderci). Pena la pubblica gogna, ossia il massimo del disonore per la società alto-borghese dell’epoca. Dunque, nel film viene presentata come massima ambizione femminile in quegli anni avere una bella casetta, un maritino, la piega quotidiana del parrucchiere e il pollo in forno. Ma questa ambizione era voluta più per conformismo e condizionamento sociale che per scelta libera e personale.
La nuova docente, una tizia tosta di pensiero libero ed indipendente, inizia la sua piccola rivoluzione nelle aule del college per far cambiare le cose, o almeno il modo di pensare: la donna è prima di tutto intelligente e libera (la Monna Lisa leonardesca ne è l’emblema, anche se non si capisce molto il motivo, per me ha la faccia da tonta), dunque non può e non deve sprecare la sua intelligenza solo aspirando al matrimonio e alla famiglia, imparando a memoria il “Manuale della perfetta padrona di casa” (esiste davvero questo libro, se qualcuna/o fosse interessata/o).
A una prima impressione questo sembrerebbe il pensiero tipico di una donna over 30, smaritata, frustrata, inacidita, che si identifica con un certo femminismo che disdegna il matrimonio più per la storia della volpe e dell’uva che non per una vera lotta a favore dell’emancipazione femminile. Invece qui non è così.
La docente sovversiva non vuole affermare che la donna non deve aspirare al matrimonio, alla famiglia, al ruolo di moglie, di madre, di padrona di casa. Vuole affermare che non deve aspirare solo a quello. Perché le scelte di vita devono essere sempre personali, libere, consapevoli, responsabili. Nel caso della donna, una scelta non sempre ne esclude un’altra a priori solo per un adeguamento ad un modello femminile socialmente ingessato.
La docente/Monna Lisa così rivendica un modello di donna che non deve per forza aspirare solo al matrimonio e alla famiglia, ma può e deve aspirare anche ad entrare all’università e soprattutto a lavorare, cercando di conciliare le due cose per quanto possibile, ordinando le priorità. Ovviamente, tutto deve essere frutto di scelta, non di imposizione e di condizionamento da parte della famiglia, della religione, della società d’appartenenza.
Nel film vengono presentati diversi caratteri. C’è la ragazza che si sposa e rinuncia agli studi perché la madre ottusa le insegna che esser moglie e madre è un dovere irrinunciabile. C’è la ribelle saggia e un po’ sgualdrina che preferisce essere amante di uomini sposati che sposata a uomini che si fanno l’amante.
Infine, c’è l’esempio a mio parere più equilibrato, ossia della ragazza intelligente e brillante che riesce ad entrare a Yale ma, innamorata, sceglie di sposarsi e di dedicarsi completamente al marito e alla famiglia. Per scelta. Perché è ciò che davvero desidera, sicura che l’intelligenza possa essere investita anche in altri modi, come nella gestione della famiglia. Anche per quello ci vogliono grandi capacità, grande impegno e dedizione, perché il matrimonio e la famiglia sono una cosa seria, sono l’investimento più grande. Infatti, non ci vorrà una laurea per essere moglie e madre, ma ci vuole comunque una buona dose di spirito di sacrificio, di capacità educativa ed organizzativa, di abilità nel problem solving e nelle relazioni pubbliche. Oltre che nel saper preparare una cena non del tutto ripugnante.
Nel film poi viene sottolineato il fatto che magari un domani questa ragazza che ha scelto la famiglia potrebbe rammaricarsi di non essere diventata un avvocato, ma avrà la consapevolezza di averlo scelto e deciso con la sua testa, usando la sua intelligenza e dimostrando le sue capacità in altro modo, senza rimpianti.
Se i rimpianti dovessero sopraggiungere, beh, la vita non è un treno che passa una volta sola, ma si costruisce step by step. Ogni volta che si sceglie qualcosa, inevitabilmente si sacrifica qualcos’altro, perché in quel momento si riteneva giusto fare così, la scelta ci è parsa la cosa migliore per noi in quel momento e forse, anche per il futuro. Quel che sarà domani, chissà. Domani è un altro giorno, un’altra storia, un’altra scelta. E chi lo sa che non decida di iscrivermi ad Archeologia e a diventare l’”assistente” del Professor Jones.
Mi hai fatto venir voglia di vederlo questo film!
Oggi a messa per un’immensa grazia avevo il pensiero ed il cuore che volavano nel mistero eucaristico. Ero veramente coinvolta (cosa non comune, la normalità è distrazione/pisolino). Ero nel transetto sul lato destro, guardavo la celebrazione e, quando alzo lo sguardo vedo l’immagine che c’è sul lato opposto: è la Sacra Famiglia di Nazareth, c’è San Giuseppe sofferente e anziano seduto su una sedia con Gesù adulto in piede sul lato destro che lo guarda teneramente. A sinistra c’è la Madonna, inginocchiata che tiene la mano al marito con uno sguardo assorto e dolce. Questa visione mi fulmina: lei, nata senza peccato, Regina del Cielo e della terra, in ginocchio ai piedi del marito! Lui sarà pure San Giuseppe, ma Lei è la Madre di Dio, cavolo! Ecco l’esempio! Ecco a che cosa devo pensare quando il mio orgoglio mi sovrasta ed io mi atteggio ad essere la “commandina”, la “perfettina”, quella che ha ragione sempre… Devo stamparmi in testa l’immagine della vergine diletta, la stella mattutina, pura, candida e perfetta in ginocchio ai piedi del marito. Sicuramente non per inferiorità, nemmeno per convenzione sociale o per rassegnazione: per scelta.
Lei si che è una tosta! Io sono polvere!
P.S.: Alvise, ti ho lasciato un messaggio in un orario assurdo nel post “Un unico corpo”…
Meglio pensare e avere (forse) dei rimpianti che non pensare affatto e vivere (sicuramente) con i rimorsi…….
LAURA:
“beh, la vita non è un treno che passa una volta sola, ma si costruisce step by step. Ogni volta che si sceglie qualcosa, inevitabilmente si sacrifica qualcos’altro, perché in quel momento si riteneva giusto fare così, la scelta ci è parsa la cosa migliore per noi in quel momento e forse, anche per il futuro. Quel che sarà domani chissà…”
Mi sembra anche a me che, in fondo, è sempre così, nella vita.
L’altra volta una cosa dicevi bene che non è stata considerata. Il fatto della presunzione di innocenza dello “stupratore” che NON è stupratore fino a prova contraria.
Mi aspetta un giornata di grosso lavoro: saluti a tutti, a più tardi!!!
“le scelte di vita devono essere sempre personali, libere, consapevoli, responsabili”
Il post mi è piaciuto.
Eppure mi chiedo: la libertà nello scegliere quale vita condurre, è davvero qualcosa di così lineare come sembra descriverci Laura nel suo post?
Quante volte le scelte che facciamo sono condizionate? Condizionate dalle circostanze, dagli altri, da precedenti scelte che abbiamo fatto con una intenzione e che invece hanno portato delle conseguenze impreviste? Si può continuare a esercitare la libertà anche in questi casi?
E torno all’esempio della Madonna.
Se ci pensate Maria non ha scelto di essere Madre di Dio, non ha scelto di essere sposa di Giuseppe.
Maria aveva scelto di rimanere vergine, di non avere figli….
Maria non ha scelto la sua vita. Eppure chi può negare che quella fosse proprio la sua vita, accolta in piena libertà?
ma quali rimpianti e rimpianti!
a me ‘sto film non è piaciuto per niente, innanzi tutto perchè mi sembrava voler essere la versione femminile del grande “Attimo fuggente” e poi perchè è veramente pieno di luoghi comuni e di “ognunismo”. Le ragazze mi sembrano tutte caricature di modi di essere stereotipati e le cui vite prendono una piega che si sono scelte ma sempre pronte a chiedersi “ma se avessi fatto diversamente?”. Che poi è quello che succede a quasi tutte le persone che incontriamo, dalla madre che porta il figlio a scuola, alla cassiera del market, alla docente di critica d’arte. Pensateci bene, quante volte ci capita di incontrare persone, specie donne, che fanno qualcosa, magari bene, ma hanno stampata in faccia quell’espressione di insoddisfazione perenne, che vorrebbero sempre esplorare i piani più alti e si sentono inchiodate ai piani bassi e per questo danno la colpa a chissà chi (marito, figli, lavoro….). Non hanno ben chiaro che c’è qualcosa che risponde a quel desiderio indefinibile e che potrebbe rendere vero tutto quello che hanno tra le mani in ogni preciso istante della loro vita. Mica che noi qui, nella “piazzola mediatica” siamo esenti. Il problema non è il senso di insoddisfazione, ogni cosa porta scritto “più in là” come dicava Montale. Il vero problema è prendere sul serio quella insoddisfazione, quel senso di incompiuto e farne il tema della vita, perchè se abbiamo dentro questa nostalgia, ci deve pur essere l’oggetto di questa nostalgia. C’è chi cerca di riempire questa solitudine, questa nostalgia cambiando uomo, chi cambiando lavoro, e ogni volta, passato il primo entusiasmo, ecco che la solitudine ritorna più insistente di prima. Ci sarà mai un posto, un luogo, o qualcuno che ci possa dare pace e riposo a tutto questo cercare, a tutto ‘st’affanno? e che magari mi faccia vivere con pienezza tutte le circostanze della vita, quelle che ho tra le mani, mio marito, i miei figli, qui e ora, no domani o chissà dove, ma QUI E ADESSO?
La settimana scorsa i miei più cari amici di Roma sono partiti per la montagna e non siamo riusciti nemmeno a salutarci se non al telefono. Mi è preso un momento di tristezza che non vi dico, mi sono trovata in lacrime e mio marito mi fa “ma che ti prende?” ho risposto “se ne vanno tutti come scoregge e io mi sento sola!” e lui “guarda che i bambini sono in salotto che si menano per i pennarelli, magari se vai a fargli fare un disegno ti passa la paturnia”. La realtà, miei cari amici, e solo la realtà. La compagnia implicata da quella nostalgia ci risponde nelle circostanze.
Giuliana,non avrei potuto dirlo meglio,posso solo aggiungere una frase che mi ripeto quando,nelle mie giornate,le cose non girano per il verso giusto:”Le circostanze per cui Dio ci fa passare non sono un caso,ma un fattore essenziale della nostra vocazione”.
Buona giornata a tutti!
“nessun esito umano può essere imputato esaustivamente a mere circostanze esteriori, poiché la libertà dell’uomo, pure infragilita, resta contrassegno indelebile della creatura di Dio” (Don Giussani)
Nel leggere il post mi è tornata in mente questa frase (che agli ultimi esercizi Carron ha insistentemente ripreso): le nostre scelte dipendono comunque dalla nostra libertà e quindi ultimamante solo da noi (o come diceva la Mannoia in “lettere dal Carcere”: “Le cattive compagnie non sono una scusante”) e sono d’accordo con Alvise quando dice che “la vita è un treno che non passa una volta sola”.
Anzi sono sicuro che il Signore ci tende ogni volta una mano per esaudire quel desiderio infinito di felicità nonostante, o grazie, le scelte e le circostanze “giuste o sbagliate”; non ci credete? Vi invito a cercare su Internet le esperienze dei Carcerati di Padova che, attraverso il lavoro con la cooperativa sociale Giotto (pasticceria e altro) possono dirsi felici grazie ad un Incontro nonostante vivano la peggior circostanza possibile (la negazione della libertà personale magari a vita).
http://www.tracce.it/default.asp?id=266&id2=292&id_n=13320&ricerca=cooperativa+Giotto
Siccome è un po’ lungo lascio un piccolo stralcio particolarmente significativo:
“mi racconta Bledar, albanese, nel suo italiano stentato: «Non la vedevo da dodici anni (la madre ndr). Quando ci siamo incontrati abbiamo pianto tutti e due. Lei mi ha detto: “Il Signore ti ha voluto in galera per salvarti”. Ha ragione. Ho una vecchia foto con i miei amici: sono morti tutti, chi ucciso nelle faide, chi per droga. Se non mi arrestavano, o ero morto o facevo molti danni. Pensa, io che non ho mai voluto lavorare, qui ho imparato anche questo». Cosa hai imparato di altro, Bledar? «Ad accettare tutti. Qui qualcuno mi ha voluto e mi vuole bene. Ho chiesto di ricevere il Battesimo. Ho scelto come nome Giovanni. Con don Lucio comincio il catechismo. Ne parliamo a Scuola di comunità, il sabato mattina. Io ora sono libero. Dopo un male viene un bene». Quando uscirai, Bledar? «Mai. Ci vediamo a pranzo». Sorride.”
Non sono mai riuscito a finirlo, quel film, ma non avrei mai avuto il coraggio di dire il perché (grazie per averlo fatto lei!).
Mia madre (grosso modo il periodo cui si riferiva quel film) si trasferisce a Milano (dalla Puglia) per studiare. Impegnata nell’Azione Cattolica a livello Nazionale, insegnante, moglie, madre. Non ha mai capito il femminismo, perché forse troppo impegnata ad essere DONNA!
Ed ad insegnarci, a me e a mio fratello, il RISPETTO verso le donne, e di conseguenza, verso noi stessi.
Altri tempi?
@fefral, tu dici “Se ci pensate Maria non ha scelto di essere Madre di Dio, non ha scelto di essere sposa di Giuseppe.”
Non sono assolutamente d’accordo!
Nel racconto evangelico fatta da Luca, Maria viene definita “una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria” (Luca 1,26-27)
E quindi il matrimonio con Giuseppe, che viene definito un ” uomo giusto e fedele” (Mt 1,19) era una decisione precedente, lei aveva già fatto la PROMESSA, cioè un atto di VOLONTA’.
La SCELTAdella vergine di mantenere la castità viene esplicitata all’angelo e, siccome lei era già promessa sposa di Giuseppe, lui ne era evidentemente al corrente. Immagino lei, umile, belle ma estremamente sicura di ciò che vuole, che dice al futuro sposo: “senti, io mi sposo, ma sappi che ho il desiderio di rimanere vergine, vedi tu….” (c’erto non con queste parole, ma il concetto è questo). Quindi, credo che lei abbia ben scelto quello “giusto” per eccellenza, capace di accettare tale impegno.
Il carattere dolce ma deciso di Maria si esplicita nel dialogo con l’angelo:
“Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
E lei non fa mille e cinquecento domande su “com’è possibile che io partorirò il figlio di Dio, che io, umile fanciulla di Nazareth darò alla luce un figlio che sarà Re e che di un Regno che non avrà fine?”. Lei invece chiede all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Cioè, la prima parte, quella che a un comune mortale sembra assurda la prende benissimo (segno che non dubita della potenza di Dio), si chiede solo “come è possibile”, con che modalità, visto che non “conosce” uomo, cioè, vista la sua scelta di verginità. Voleva assicurarsi che quella scelta (sua) sarebbe stata rispettata.
E solo dopo che l’angelo l’ha rassicurata sulle modalità di concepimento allora la madonna ACCETTA dicendo “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.
Quindi, anche il fatto che lei sia la Madre di Dio non è una realtà subita, ma una SCELTA di adesione ad una proposta, una scelta consapevole e ponderata, non senza rischi, perché un figlio quando ancora non era sotto lo stesso tetto del marito potrebbe essere punito con la lapidazione pubblica.
Questa fanciulla, cara Fefral, ha deciso si e con molto coraggio.
Io comunque rimando agli esegeti del blog, più bravi e più preparati di me sulle argomentazioni in generale!
vi rimando a questa riflessione di Giovanni Paolo II
http://www.testimariani.net/Magistero/Papi/gp2/Catechesi/29-7-8-96/INDEX.HTM
se devo essere sincera io non avevo capito che Maria avesse scelto la verginità prima dell’annuncio, ma rileggendo bene il vangelo e poi questi appunti trovo che sia una cosa bellissima!
Oltre alla citazione fatta da Giuliana (GPII, Udienza generale, 7 agosto 1996) si può rinviare alla Udienza generale successiva (21 agosto ’96):
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1996/documents/hf_jp-ii_aud_19960821_it.html
Riporto le affermazioni che mi sembra più facciano al caso nostro
“1. Presentando Maria come “vergine”, il Vangelo di Luca aggiunge che era “promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe” (Lc 1, 27). Queste informazioni appaiono, a prima vista, contraddittorie.
Occorre notare che il termine greco usato in questo passo non indica la situazione di una donna che ha contratto il matrimonio e vive pertanto nello stato matrimoniale, ma quella del fidanzamento. A differenza di quanto avviene nelle culture moderne, però, nel costume giudaico antico l’istituto del fidanzamento prevedeva un contratto e aveva normalmente valore definitivo: introduceva, infatti, i fidanzati nello stato matrimoniale, anche se il matrimonio si compiva in pienezza allorché il giovane conduceva la ragazza nella sua casa.
Al momento dell’Annunciazione, Maria si trova dunque nella situazione di promessa sposa. Ci si può domandare perché mai abbia accettato il fidanzamento, dal momento che aveva fatto il proposito di rimanere vergine per sempre. Luca è consapevole di tale difficoltà, ma si limita a registrare la situazione senza apportare spiegazioni. Il fatto che l’Evangelista, pur evidenziando il proposito di verginità di Maria, la presenti ugualmente come sposa di Giuseppe costituisce un segno della attendibilità storica di ambedue le notizie.
2. Si può supporre che tra Giuseppe e Maria, al momento del fidanzamento, vi fosse un’intesa sul progetto di vita verginale. Del resto, lo Spirito Santo, che aveva ispirato a Maria la scelta della verginità in vista del mistero dell’Incarnazione e voleva che questa avvenisse in un contesto familiare idoneo alla crescita del Bambino, poté ben suscitare anche in Giuseppe l’ideale della verginità”
ok, ritiro sul “non ha scelto di essere sposa di Giuseppe”. In realtà non sappiamo se quel suo essere promessa sposa fosse un accordo tra i due o una scelta voluta dalla famiglia (cosa a quei tempi plausibile, ma non lo sappiamo)
Il punto che volevo evidenziare io era che i piani di Maria erano decisamente diversi da quella che si è rivelata essere la sua vita. La sua decisione di rimanere vergine (che nella sua mente voleva dire non avere figli) ha avuto come conseguenza qualcosa che lei davvero non aveva messo in conto: diventare la madre di Dio.
E proprio in questo stava la mia provocazione: Maria era libera? Era libera quando si è trovata sotto la croce a vedere quel figlio, che lei non aveva messo in conto di avere?
Ovviamente la mia risposta è sì.
a vedere “morire” quel figlio
La sua decisione di rimanere vergine era legata alla volontà di essere più unita al Signore, in quello la sua volontà era conforme alla volontà di Dio.
Più uno è santo, più la propria volontà è conforme a quella del Signore. Sicuramente Maria non sapeva quale sarebbero tutte le conseguenze della sua scelta, ma lei si fidava ciecamente del suo Signore.
Non è corretto pensare che la corredentrice abbia “subito” questo compito, lei lo ha accolto, perché era intimamente pronta e conforme ad esso.
Più della fede di Maria che sicuramente è il massimo a me ha sempre colpito la Fede di Abramo quando era pronto sacrificare il suo unico e tanto desiderato figlio.
SCUSATE: sono tornato, oggi la campagna è “l’uncudine del sole” come dicono gli Arabi.
Ho letto per bene il post e i commenti (ho notato, ma forse sbaglio, che non compare mai il nome Julia Roberts, eppure è lei la protagonista del film, che piaccia o no,(il film e/o lei)
Poi mi sembra che facciate complicate delle cose che complicate non sono: Sono si complicate, perché la vita è complicata, ma è del tutto naturale che si sia condizionati da::situazioni esperienze educazione credenze delusioni paure carattere economia lavoro luoghi persone altre persone altri luoghi…Ma allora non siamo liberi?
Questa è una domanda che non ha senso, siamo come siamo incluso dubbi scelte rinunce colpe rimorsi debolezze abbatimenti risuscitamenti etc.
Per quanto tiguarda la bellissima canzone francese lei dice anche “tutto spazzato via…
Riparto da ZEROOOOO!!!! (ogni volta!)
Appunto Alvise, è come dici tu. Il lavoro duro sotto il solleone non ti fonde il cervello, anzi.
I comportamenti, i pensieri, le decisioni sono sempre ponderati per metà anche quando pensiamo lo siano del tutto. Ci sono un sacco di implicazioni, di sfumature, di stati d’animo che possono determinare delle situazioni.
E’ appunto per questo che abbiamo bisogno di un albero maestro, di una meta, di una vela e di un’ancora.
In vaporetto, a Venezia?
“L’incudine del sole”?! Ma è un’espressione stupenda! 🙂
sai dirmi più precisamente dove l’hanno coniata?
26 euro in due da Tronchetto a/r.
21 euro parcheggio
36 euro la biennale (io 20 e moglie 16 ((socia coop))
30 euro 3 ricordini per i bimbi
2,60 euro 2 gelati
10 euro panino e tramezzino con acqua
24 euro cicchetti, prosecco (cena)
+ autostrada e un po di gasolio
Totale 160 euro circa
è quello che si dice “sodi ben spesi” eh Luigi???!!!
@Giuliana.
Dipende, piuttosto che spenderli in una multa, o nella riparazione della lavatrice.
mi sa che c’hai ragione… io ne ho spesi 180 per riparare la lavastoviglie! ma guai a chi osa dirmi “lava i piatti a mano!”… me lo divoro e sputo le ossa! vuoi mettere quanto tempo risparmiato che puoi usare per altre 100 cose? dicamo la verità, noi donne siamo multitasking ma in questo la tecnologia ci aiuta un sacco!
“me lo divoro e sputo le ossa!”. Ma è un’espressione stupenda! 🙂
sai dirmi più precisamente dove l’hanno coniata?
Ripartire sempre da zero???
Mah, a volte serve, ma non sempre è la cosa migliore.
Dall’alto delle esperienze nostre e di quelli che ci hanno preceduto credo che possiamo guardare più lontano (l’idea di rimanere chiusa nel labirinto del mio solo vissuto interiore mi angoscia,esistono obbiettivi, menti ed orizzonti ben più ampi dei miei!)
Sui treni che ci si presentano:
sapere dove si vuole arrivare aiuta a non prendere delle cantonate pazzesche, se uno ha le idee chiare, la scelta del treno lo porterà verso la direzione giusta… Altrimenti si gioca sempre alla roulette russa.
Avere le idee chiare sul dove si vuole andare (quanto meno la direzione di massima), presuppone fare mente locale, ragionare. Poi quando il treno si presenta uno è preparato a decidere più velocemente se quel treno è il più adatto alle proprie aspirazioni i no.
Ci sono mille percorsi possibili, puoi scendere in una stazione, deviare un attimo per trovare/accompagnare u amico, per riposarti…
Credo sia necessario avere le idee giuste ma essere abbastanza flessibili per cambiare programma ogni tanto…
Beh più o meno ci siamo, io ho scelto la barca, tu il treno.
🙂
Danicor: ma a volte può capitare di dover ripartire da ZERO.
Restare soli, malattie (e loro conseguenze possibili) tracolli finanziari (e loro conseguenze possibili) doversi occupare di altre pesrone e dover lasciare anche tutto per questa ragione, e poi non ritrovare più la situazione che era prima, frullamenti di testa (che quando vengono vengono, quando uno ci ha il frullamento di testa IL CAPOGIRO che diceva Raffaella ce l’ha non può dire non lo voglio ce l’ha e basta)
(la volontà non puole tutto quello che vuole, ammettendo lo volesse)
non si può avere in mano la direzione di tutto, si può cercare, di averla, anche con tutte le forze, poi c’è il CASO….il grande Dio Caso dei Grci dei Romani..di Russell Crowe, ne ” Il gladiatore”
Infatti lo so, ho scritto “a volte serve”, dovrei aggiungere “a volte si è costretti”, “a volte si sceglie”…
Una che ha lasciato padre, madre, fratelli, paese di nascita con una valigia di 30kg e qualche soldo (poco, molto poco) in tasca, credi che non lo metta in conto?
E’ che questo non deve essere la regola, non deve diventare un modus vivendi… ed il mondo di oggi pare dia solo questa alternativa: via tutto, abbasso le regole, abbasso le gerarchie, rivoluzione mio caro! Vai dove ti porta il cuore, Carpe diem ….
Salve. Vi leggo da qualche giorno ma l’argomento di oggi mi intriga. perchè io veramente la libertà diMaria non la capisco. Non fraintendetemi, so che è mia Madre, la prego e mi affido a Lei seppur con mie modalità, ma Maria non era una donna come noi. Era senza peccato originale e quindi non ha mai commesso peccato, neanche uno piccolo piccolo di quelli che noi facciamo a palate (tipo perdere la pazienza con i figli o una risposta un po’ sopra le righe, un giudizio), era piena di grazia e quindi nessun combattimento spirituale per correggersi. Era ed è piena di grazia e la grazia è dono di Dio. Non ha merito per questo. E ogni sera quando recitiamo i vespri nel Magnificat ricordiamo come lei fosse pienamente consapevole che nella sua vita Dio si fosse manifestato in maniera potente. La fonte dello splendore di Maria è Dio. Come inserire la libertà in tutto questo lo capisco solo se guardo la schiavitù del peccato e quindi in questo contesto lei era ovviamente libera di scegliere il bene. Quello che voglio dire è che per Maria è stato più semplice non perchè abbia avuto avuto vita facile… tutt’altro. Ma è la partenza che è diversa. Noi viaggiamo con il freno a mano tirato, lei ha viaggiato in quinta
Caro oboe,
è vero, lei era senza il peccato originale, ma anche Adamo ed Eva lo erano, e camminavano con il Signore nel paradiso, eppure…
bello Dani, effettivamente la libertà di Maria non era meno “libera” della nostra
CYRANO, GRANDE CYRANO!: “l’incudine del sole” dicesi in Arabia di parti di deserto piatte sassose più scure avvallate dove il solo picchia come un martello e il caldo è spaventoso. Lo trovi anche citato nel film Lawrence d’Arabia,da Omar Sharif.
(in uso anche nel CHIANTI!!!)
Vedrò di sfoderare all’uopo siffatta dicitura! 🙂 Grazie Alvise!
PS: Ma quant’è teologico il blog, oggi… mi prude l’elsa… 😀
GIULIANA: a proposito del lavare i piatti, che se li sarà mai dovuti lavare lui da sè i piatti il Papa? No che sia di fondamentale importanza, ma così, per sapere….
ALESSANDRO: “Al momento dell’Annunciazione, Maria si trova dunque nella situazione di promessa sposa. Ci si può domandare perché mai abbia accettato il fidanzamento, dal momento che aveva fatto il proposito di rimanere vergine per sempre.”
Ma è così che c’è scritto nel vangelo, che aveva fatto il proposito di rimanere vergine per sempre?
Non credo che sia importante ai fini della rivelazione, ma è così che è scritto?
Guarda Alvi’, questa è materia per biblisti di professione, e quindi non mi cimento.
Il testo di Matteo è questo “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù” (Mt 1, 18-25)
Come vedi, in questo passi di Matteo a riguardo della verginità di Maria si dice “solo” che Maria era promessa sposa di Giuseppe, concepì un figlio per opera dello Spirito Santo, Giuseppe la prese con sé come sposa ed ella partorì il figlio concepito senza alcun rapporto carnale (maternità verginale).
Il testo di Luca è questo:
“Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”.
Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”.
Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei” (Lc 1, 26-38)
Nelle Udienze riportate Giovanni Paolo II sostiene (sintetizzo) che quel “Come è possibile? Non conosco uomo” attesti il fermo proponimento della promessa sposa – proponimento maturato prima della visita dell’Angelo e ribadita all’Angelo – di serbare la verginità anche nel matrimonio.
La questione è dibattutissima dal punto di vista esegetico e teologico, perché (indico solo qualche punto problematico) oltre alla corretta interpretazione di quest’affermazione di Maria bisogna capire esattamente (ovviamente partendo dal testo originale, non dalla traduzione) che significa sotto la penna di Luca che Maria era “vergine e promessa sposa” (fiumi d’inchiostro già solo su quel “vergine”…), se una ragazza avrebbe potuto contrarre matrimonio pur volendo permanere vergine anche nel matrimonio ecc.
Comunque, quand’anche non risultasse scritto nella Bibbia “nero su bianco” (per così dire) che Maria aveva in animo già prima dell’Annunciazione di serbarsi vergine anche all’interno del matrimonio, va detto che non è necessario che i contenuti di fede siano scritti “nero su bianco” nelle Scritture (anche se ovviamente non le possono tradire). L’intelligenza della fede, scrutando il mistero di Maria alla luce dell’opera redentrice del Figlio, può spingersi fino a cogliere in lei (perfino – per ipotesi – oltre il dato scritturistico, purché senza distorcerlo) il proposito, sorto già prima dell’annuncio dell’Angelo, di serbarsi vergine per il suo Signore.
Forse è come dici te. Ad ogni modo mi sembra “irrilevante” nei confronti della essenzialità della rivelazione del Regno di Dio sulla terra.
Non ne vedo la necessità. Solo questo fatto, della necessità, forse, si può spiegare con un senso quasi di profanazione della persona Maria anche solo al non-pensiero di dovere restare vergine.
Neanche il pensiero del non-sesso andrebbe bene, comporterebbe sempre l’idea di sesso.
Per quanto riguarda quello che ha scritto oboe che Maria era immune dal peccato originale, questo “dogma” è stato proclamato da PIO IX, non si trova nei Vangeli….
è comunque un dogma.
….sì, un dogma proclamato quando ancora non c’era l’altro dogma dell’infallibilità del Papa…E poi scusate che bisogno c’era che Maria fosse senza peccato originale, se anche Cristo si fece battezzare, ma forse per spiegare il fatto che Maria non si è battezzata? o si è battezzata? e tutto così, scusate, “irrilevante” anche di fronte al discorso ( vostro) fondamentale…Che bisogno c’era e c’è di questi arzigogoli? A tanta gente, dei cattolici, non piacciono proprio tutti questi appesantimenti barocchi dell’annuncio puro e semplice…
Vedi quello che scrivo qui sopra. Che il dogma come proclamato nel 1854 non stia scritto nei Vangeli non significa che i Vangeli e le Scritture non contengano tutti gli elementi che conducono a riconoscere la verità di quanto asserito dal dogma. D’altronde nelle Scritture non c’è scritto nemmeno che il Figlio è delle stessa sostanza del Padre… ma vale il discorso fatto prima, occorre guardarsi 1) dal “letteralismo” biblico (che è contrario alle intenzioni stesse degli autori sacri) 2) dagli incontrollati voli di fantasia, il teologizzare prescindendo dalle Scritture
Non sono “appesantimenti barocchi”, se Cristo si fosse battezzato per la remissione dei propri peccati allora sarebbe stato un peccatore, e non c’è scritto da nessuna parte “dell’annuncio puro e semplice” (che è ‘sto annuncio puro e semplice di cui parli, Alvi’? I Vangeli canonici? il NT?) che Cristo è un peccatore (anzi, è costantemente ribadito l’opposto)? Ricevendo il battesimo Cristo si fa carico dei peccati di tutti gli uomini, istituisce il battesimo vero (qui S. Paolo ha espressioni bellissime), anticipa la Passione (nella quale si caricò, innocentissimo, di tutti i peccati umani, per riscattarli), pur non essendo peccatore si fece peccato (come dice S. Paolo).
Attenzione a una cosa: il fatto che il dogma dell’infallibilità del Papa sia stato proclamato nell’anno tale non significa che prima dell’anno tale tutto quello che dicesse il Papa fosse non infallibile, cioè fallibile. Se così fosse, bisognerebbe buttare a mare (cioè dichiarare fallibile) tutta la dottrina cristiana precedente il 1870 (credo sia quello l’anno), e dire che di quello che la Chiesa ha indicato come da credersi dopo quell’anno vada creduto solo ciò che è stato proclamato impegnando esplicitamente il carisma d’infallibilità del Papa… e quinci che si salverebbe? il dogma dell’assunzione di Maria (1950) e credo nient’altro (quindi ad es. tutto il Vaticano II sarebbe stata un’augusta rispettabile assise dagli esiti tutti non infallibili… staremmo freschi!)
…mica scemo!!!!
@ Giuliana (ed Alvise): lavare i piatti a mano è causa di inquinamento nettamente superiore rispetto alla lavastoviglie (maggior consumo d’acqua, energia e detersivo) per cui tu, che già con 2 figli hai contribuito ad una notevole aggravio al bilancio CO2, fai solo bene ad usarla
Ma Benedetto la caricherà, qualche volta, la lavastoviglie?.
Dicevate che tante unioni vengono meno proprio sulla questione della lavastoviglie!!!
ma il papa non ha moglie, quindi nessuna unione è a rischio 🙂
@Dani “Sicuramente Maria non sapeva quale sarebbero tutte le conseguenze della sua scelta, ma lei si fidava ciecamente del suo Signore”
Maria si fidava ciecamente del suo Signore.Questa stessa fiducia Eva non l’ha avuta. Eva si è fidata del serpente e non di Dio.Ha pensato che Dio volesse in qualche modo fregarla.
Ho una cara amica,a cui negli ultimi anni ho cominciato a volere molto bene.
Questa amica è sempre stata una brava cattolica, messa tutte le domeniche, tutti i precetti vissuti bene, sempre pronta a parlare di Dio, ad aiutare gli altri, proprio brava. Quando si è sposata ha deciso col marito di non usare metodi di contraccezione, in linea con le indicazioni della chiesa. Sono arrivati due figli, accolti con gioia. A un certo punto, in un momento particolarmente difficile, ha scoperto di aspettare il terzo figlio.
Le sono stata molto vicina in quel periodo, la sua reazione è stata umanamente comprensibile ma con gli occhi della fede assolutamente sbagliata: non riusciva a non provare un rancore profondo nei confronti di Dio che pareva essersi “approfittato” della sua lealtà per mandarle una gravidanza che non era pronta ad affrontare. I discorsi che facevano erano di questo genere: ecco cosa succede a volersi comportare bene, a voler essere buoni, a rispettare la legge. Ha vissuto nove mesi difficilissimi, io le ero accanto quotidianamente, ascoltavo i suoi sfoghi, evitavo di farle discorsi soprannaturali, man mano la pancia cresceva e lei alternava i suoi momenti di rabbia e abbattimento con piccole pause in cui si incantava a sentire il bambino muoversi nella pancia e a ricordare le precedenti gravidanze, e figurandosi il momento della nascita di quel bambino non voluto.
Quando ha partorito ha vissuto la gioia più grande della sua vita: come ognuna di noi sa un figlio appena nato ti ruba il cuore e tutto il resto non conta.
Qualche tempo dopo mi spiegava che aveva capito una cosa con quella gravidanza. Il suo essere brava, buona, rispettosa della legge non era accompagnato dalla fiducia. Lei non si fidava di Dio. Viveva secondo la legge ma non aveva fiducia nella bontà di Dio. Quel bambino le ha effettivamente stravolto la vita, le ha creato parecchi problemi pratici. Ma quando la vedo guardare quel figlio le leggo negli occhi una felicità che non avevo mai visto prima in lei.
Si è studiata a fondo i metodi naturali di regolazione delle nascite. Ma ha cambiato totalmente prospettiva nel suo rapporto con Dio. Sceglie, ogni volta che si trova di fronte a un bivio, ragionando con serietà, cercando di ascoltare la ragione e anche il suo cuore. Ha affrontato un bel po’ di difficoltà in questi ultimi anni, e a volte le torna ancora la tentazione di dire “Dio mi sta fregando”… quando se ne accorge guarda quel figlio non voluto e si rimette in pista.
La differenza tra Eva e Maria è forse tutta là: donne entrambe, senza il peccato originale entrambe… una non si è fidata e l’altra sì.
Esatto, il peccato originale è proprio quello: gettare dubbi su Dio, non fidarsi!
Vedi Fefral, questo è un bellissimo esempio della grazia che ci forma con la nostra disponibilità.
Alessandro: amici come prima, anzi de più!!!
E anche de Fefral amici, no?
E certo, Alvi’, quando si discute lealmente tra amici l’amicizia si rinsalda, no?
“E anche de Fefral amici, no?”
http://www.youtube.com/watch?v=90ax-uo2Nyg
😉
Leggendo il post, molto bello anche oggi, mi pare sia concesso tornare indietro nelle scelte. Ma penso di aver capito male perché forse è quel che voglio capire.
“….la vita non è un treno che passa una volta sola, ma si costruisce step by step. Ogni volta che si sceglie qualcosa, inevitabilmente si sacrifica qualcos’altro, perché in quel momento si riteneva giusto fare così, la scelta ci è parsa la cosa migliore per noi in quel momento e forse, anche per il futuro. Quel che sarà domani chissà…”
Ho capito bene? Allora il disegno di Dio c’è anche in questo caso? Mica Lui sbaglia!!!
….
no, non credo si possa tornare indietro nelle scelte. Ma ogni scelta fatta, e le conseguenze che ne derivano, può sempre essere in qualche maniera rivolta al bene.
Alvise, parliamo di donne noi che ce ne intendiamo. Parliamo di una non credente. Brava persona dicono. Casalinga. Madre di famiglia. Il marito lavora tutto il giorno fino a tarda sera 20, 21? Magari anche qualche cena di lavoro. Figli uno. Già sui 10 anni. Scuola, attività, televisione, amici. Mamma sola in casa praticamente tutto il giorno. Diciamo che è di medio bassa cultura. Come si realizza questa donna?
…con l’aiuto di LUIGI!!!
Cyrano: il gesuita che è in te che dice?
(occhio a li Domenicani!!!!)
Scusate il ritardo: zii a cena… Alvise, ieri sera sono stato a messa dai gesuiti… e anche lì non era tutto solo sempre e comunque un bel sentire, durante l’omelia. Spezzando una lancia a favore del prete devo dire che – se non altro – l’omelia era molto criticabile, e questo è senz’altro, oggidì, un gran complimento per una cosa che generalmente ispira istintivo silenzio di compassione (criticare l’omelia media sarebbe poco meno che sparare sulla croce rossa).
Tutto questo per dire che, nonostante la stima, talvolta sospetto che neanche loro potranno salvarci (il Salvatore ci porta sull’orlo della disperazione per mostrarci che la speranza è unica, o non è).
Restavo veramente ammirato a scorrere l’abbondanza delle riflessioni, e penso che se si avvertisse il bisogno di ricapitolare lo si potrebbe fare in ordine a due scie d’argomenti: 1) più strettamente esegetica, “capitanata” da te e Alessandro; 2) più spintamente teologica, “condotta” da Danicor e Fefral.
Quest’ultima la tralascio del tutto: parlare del concorso di grazia e libertà in generale è il vero, profondo ed essenziale ginepraio della teologia. Mi piace da morire, ma non per questo è il caso che ammorbi il blog!
Sulla prima, invece, vorrei dire un paio di cose. @Alessandro, anzitutto complimenti per la correttissima epistemologia dommatica (ce l’avessero certi sedicenti “teologi” chiara come ce l’hai tu!). Devo però chiosare che non è importante, nella storia del dogma, una lettura delle fonti a partire dalla sensibilità teologica corrente, ma anche l’osservazione dello sviluppo di quella sensibilità. Ovvero, sì, GPII ha detto più di una volta quelle cose sui propositi verginali di Maria, e non fu né il primo né l’ultimo (del resto anche la disputa di Fefral e Danicor s’era aperta momentaneamente alla questione); curioso, però, che effettivamente nel “nero su bianco” della fonte scritturistica non solo NON si trovi neanche un accenno a questa possibilità di lettura, ma addirittura si trovino indizi in senso contrario. Non mi riferisco a come valutare il presente (storico?) di “non conosco uomo” (“ou ginòsko àndra”), ma piuttosto proprio il versetto con cui si conclude la narrazione matteana (Mt 1,25): chiunque abbia accesso al testo greco, ma anche alla semplice vulgata sistoclementina, può toccare con mano che addirittura Matteo dà per scontato che la vita coniugale di Maria e Giuseppe sia completamente “normale” dopo la nascita del Messia. Gatte frettolose, quegli “esegeti” che inferiscono di qui direttamente devastanti conclusioni sul livello dommatico, perché Matteo ha interesse solo ad attestare il concepimento e la nascita verginali, secondo il celebre versetto di Is 7. Però chiediamoci come mai la stessa questione non s’è posta, in mariologia, che secoli e secoli più tardi: il “proposito verginale” di Maria non mi pare avere granché a che fare con la verginità perpetua… Ben altro è dire che Maria e Giuseppe accolgono con docilità eroica la svolta che inaspettatamente Dio dà al loro progetto matrimoniale (e questo salva il dogma e il suo sviluppo insieme). Notiamo che non tutte le cristologie dei primi tre secoli avvertivano il bisogno della nascita senza concorso d’uomo, che invece s’è poi imposta nella sensibilità ecumenica: lungi dal dire che “non è vero che Gesù è nato senza concorso d’uomo”, sto solo richiamando la possibilità che il proposito verginale sia stato accolto in alcune delle tradizioni mariologiche d’oriente e d’occidente per l’influsso di certe correnti encratite (leggi: monaci) le quali non saranno state scevre dal criterio del “non-sesso” che ricordava (giustamente, secondo me) Alvise.
Tutt’altro discorso andrebbe fatto invece per l’Immacolata Concezione, ma lì mi pare che Alessandro abbia già ricordato l’essenziale. Il dogma diventa difficilmente comprensibile per noi – solo questo dico – se non lo leggiamo alla luce della dottrina di LG VIII, ovvero che “concepita senza peccato originale” significa “redenta nel modo più sublime”, e non invece “non bisognosa di redenzione”.
A proposito del tuo intervento, qualche considerazione. Rispondevo al Alvise, che mi chiedeva cosa c’era scritto nei Vangeli al riguardo, e pertanto ho riportato in traduzione CEI i passi di Mt e Lc afferenti. Ho parlato della lettura che ne dà GPII perché l’aveva giustamente evocata Giuliana. So che nella “gestazione” del dogma conta l’evolversi l’interagire lo scontrarsi l’incontrarsi di sensibilità teologiche diverse.
“piuttosto proprio il versetto con cui si conclude la narrazione matteana (Mt 1,25): chiunque abbia accesso al testo greco, ma anche alla semplice vulgata sistoclementina, può toccare con mano che addirittura Matteo dà per scontato che la vita coniugale di Maria e Giuseppe sia completamente “normale” dopo la nascita del Messia”
Anche a beneficio di chi non ha sotto mano il testo, Mt dice:
“καὶ οὐκ ἐγίνωσκεν αὐτὴν ἕως οὗ ἔτεκεν υἱόν καὶ ἐκάλεσεν τὸ ὄνομα αὐτοῦ Ἰησοῦν”.
Traduzione CEI: “la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù”
traduzione mia spudoratamente letterale: “e [Giuseppe] non conobbe lei finché partorì (un) figlio; e chiamò il suo nome Gesù.”
L’evangelista sembrerebbe affermare che Giuseppe sì non si congiunse carnalmente con Maria finché ella partorì Gesù, ma poi lo fece. Ma dici bene: “Gatte frettolose, quegli “esegeti” che inferiscono di qui direttamente devastanti conclusioni sul livello dommatico, perché Matteo ha interesse solo ad attestare il concepimento e la nascita verginali”. Mi pare infatti che a Mt al v. 25 interessi evidenziare che Giuseppe, pur sposando Maria, non la “conobbe” (non compì l’atto propriamente coniugale), e poi nacque Gesù. In altre parole, qui Mt vuole insistere sul fatto che il concepimento di Gesù fu verginale e che anche una volta “celebrato” il matrimonio Giuseppe non conobbe Maria, sicché ella giunse in tutto e per tutto vergine al parto. Non mi sembra affatto attendibile che Mt voglia alludere a una perdita di verginità dopo il parto. La mia versione letterale traduce con “finché” quell’ “eos”, ma il greco “eos” corrisponde sì e no al nostro “finché”. Senza contare che in italiano “e [Giuseppe] non conobbe lei finché non partorì (un) figlio; e chiamò il suo nome Gesù” può essere resa così: “e [Giuseppe] non conobbe lei per tutto il tempo da quando la prese in sposa fino a quando ella partorì (un) Gesù”, proposizione che può significare certo “e [Giuseppe] non conobbe lei per tutto il tempo da quando la prese in sposa fino a quando ella partorì (un) Gesù, e dopo il parto la conobbe”, ma può anche significare semplicemente che non la conobbe fino al parto senza precisare se la conobbe dopo.
Insomma, come dicevo (e come dicevi tu), qui mi pare che Mt non intenda affatto occuparsi della condotta sessuale matrimoniale post-parto di Maria e Giuseppe. Semplicemente in quel versetto di questa condotta non si parla.
Detto questo, faccio fatica sinceramente come te a trovare nel “nero su bianco” del Vangelo attestazione del “proposito verginale” di Maria, e non dubito che influssi encratiti abbiano concorso a “mettere in agenda” questo tema. Personalmente ritengo che il proposito verginale ci sia stato, ma a questa convinzione non trovo un immediato appoggio scritturistico; aggiungo che un cattolico deve credere nella perpetua verginità di Maria, ma che – se non erro – credere nella perpetua verginità di Maria non necessita che si creda nel detto “proposito verginale” (ciò non significa che chi crede nel “proposito verginale” – come GPII – sia eterodosso: semplicemente, difende una posizione teologica compatibile con l’ortodossia): quello che è necessario credere quanto alla verginità di Maria è detto in sintesi al n. 510 del Catechismo (che non parla del “proposito verginale”, né nega che ci sia stato): ” Maria è rimasta « Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine incinta, Vergine nel parto, Vergine madre, Vergine perpetua »: con tutto il suo essere, ella è « la serva del Signore » (Lc 1,38)”
Sull’Immacolata Concezione: certo, hai ragione, bisogna ricordare che Maria fu redenta: in modo sublime, ma redenta. Scrive Inos Biffi:
“Non c’è da stupirsi, scrive sant’Ambrogio, che Dio, accingendosi a redimere il mondo, abbia iniziato la sua opera da Maria, così che la prima a cogliere dal Figlio il frutto della salvezza fosse colei per mezzo della quale veniva preparata la salvezza per tutti” (Expositio evangelii secundum Lucam, ii, 17). Per tutti la grazia proviene dalla Croce di Cristo, anche per Maria di Nazaret. A lei, tuttavia, non giunse, come a ognuno di noi, nella forma di purificazione che deterge dalla macchia del peccato originale, ma come preservazione da essa”
Perfetto. 🙂
Grazie Cyrano. Perfetto magari no, diciamo passabile 🙂
Col peccato originale
Si starebbe molto male
Col peccato origianle
Si vivrebbe molto male
Ma venendo battezzati
Si pol’ essere beati!!!
Per fuggire dal demonio
Meglio unirsi in matrimonio
Poi col dono dei figlioli
Non saremo mai più soli
E vivendo rettamente
Vinceremo quel serpente
Che ci vuole avvelenare
E all’inferno incamminare
Ma restando sempre buoni
Non avremo tentazioni
Alvi’ devi fare il cantastorie
A parte gli scherzi Alvise, secondo me avere una rotta, un fine non limitato a questa vita è fondamentale altrimenti che vivi a fare? Lo so, sono i soliti discorsi ma tanto si va sempre a parare lì. Sete di vita eterna, sete di Amore, sete di Qualcuno che ti ami per quello che sei.
Sì, credo di capire, se uno non è una bestia ha bisogno sempre di cercare qualcosa di importante di serio (non voglio usare la parola profondo) che riesca a dare senso a questa vita, aldilà del viverla con gioia , chi gli riesce o chi ha il carattere gioioso di suo, ma io, personalmente, credo che questo senso si può trovare 1 nel lavoro 2 nell’arte 3 nell’amore (ma qui si apre una parentesi immensa) 4 nello studio 5 nell’amicizia 6 nel cercare di non essere egoisti e stronzi con gli altri. I numeri sono messi uno dietro l’altro non in ordine di valore più o meno.
Per quanto riguarda la donna che dici non lo so. Forse, lei , magari, è contenta così, forse si domanderà anche lei se la sua vita ha senso in questo modo e eventualmente come cambiare. Se se lo chiede è un conto se non se lo chiede forse anche meglio
Luigi scusa, oggi ho chiaccchhhiiierato anca massa (come il solito!!!)
Per quanto riguarda me io ho sempre pensato che se qualcheduno mi amasse per
quello che sono sarebbe un demente!!!
Ma tu non ti ami un po’? Non sei in fondo in fondo affezionato al vecchio Alvise? Pregi e difetti compresi?
NO!!!
ma è impossibile che non ti piaccia niente di te, Alvi’, dai, non ci credo, se non vuoi dirci che cosa ti piace sei libero di non farlo, ma non ci credo che ti va tutto di traverso di te. Ti stai sulle scatole?
Non è possibile Alvise, come fai a sopravvivere senza volerti bene un po’? Ma tu cerchi qualcosa? Qui dentro per esempio? Non vuoi farti compiacere e questa è una virtù abbastanza rara. Ma poi non capisco.
Laura? Non siamo galline a cui dai da mangiare di buon mattino e poi ci lasci sole nel pollaio, vieni almeno a raccogliere qualche uovo ogni tanto.
Forse non è che siano uova di grande qualità, i xe uvi veci e straveci!!!
No, scusate, mi sembra sennò di gigioneggiare, ma è così, ho disprezzo di me, mi considero una figura inconsistente, il che non toglie che non mi piace essere trattato male o che mi si manchi di rispetto, come spesso alla gente gli piace fare quando vede che uno è un un inconsistente, che lo sia è un conto, ma basto io a provvedere.
Vabbè alvi’ inconsistenti siamo tutti e non per questo degni di essere mancati di rispetto o di disprezzo.
Peró lo capisco che non ti vuoi bene, sai? Succede anche a me.
Buonanotte a tutti
Figura inconsistente? La tua consistenza è data dal tuo essere. Tu sei Alvise, Alvise Scopel, prima veneto e poi toscano, forgiato con la durezza della vita. Tu puoi guardare dritto negli occhi chiunque.
Fefral e Alvise, io mi sento una merda certe volte ma mi amo sempre, a volte dopo l’umiliazione del peccato vorrei sprofondare ma un residuo di affetto e benevolenza nei miei confronti lo nutro e poi con la preghiera piano piano ricomincio e riparto.
LUIGI: SEI UN (COME DICONO I GIOVANO OGGI) UN GRANDEEE!!!
SEI LO SCRITTORE TEOLOGICA PIù ORIGINALMENTE NAIF E PIU ARTISTA CHE IO CONOSCA, PER QUELLO CHE,,,ECC,EECC..MA IO LO PENSO.
FEFRAL E’ UN ELEGANTISSIMO(DI SUO) ASTUCCIO DI MAROCCHINO ROSSO PIENO DI GEMMME MAI VISTE DA NESSUNO(SPERO).
ORA VOGLIO DEPORRE, PRIMA DI STENDERE LE VECCHIE CUOIA VOGLIO METTERE A PRENDERE ARIA DUE PREGIATISSIME UOVA ASSAI FRESCHE… VEDAREMO SE….
Sottoscrivo (la parte su Luigi, almeno). 😉
Alvise, Rai Movie, Un Bacio Romantico, appena sentito: “A volte gli altri sono come uno specchio sul quale mi rifletto e ho capito che mi piaccio sempre di più così come sono”
non volersi bene non è una cosa buona, è orgoglio e superbia. Per chi ci crede è disprezzare il dono di Dio.
Eppure è naturale. Uno si guarda, si vede come non vorrebbe essere, non si piace, non si ama. Non so cosa sia peggio, se questo o il contrario, sentirsi pieni di sè, sentirsi dei fighi. Penso che entrambe le cose derivino dallo stesso vizio.
Però succede che un giorno qualcuno ci vuol bene così come siano. Non uno che non ci conosce e che vede di noi solo quello che lasciamo che si veda. Ma qualcuno che ci vede esattamente come siamo, che vede i nostri difetti, anche quelli oggettivamente brutti, e ci vuol bene con quelli. Non “nonostante quelli”. Non è un innamorato (l’innamorato non vede difetti nell’amato). Magari un coniuge, dopo un po’ di anni di matrimonio. Di solito un amico (un coniuge amico va bene lo stesso 🙂 ). E quando succede allora, quando si comincia a non aver più vergogna di lasciarsi guardare per come si è, allora ci si inizia anche a guardare con gli occhi di chi ci ama. E magari quei difetti che ci fanno rabbia, quasi schifo, cominciano a suscitare in noi tenerezza e affetto. Quella stessa tenerezza e quello stesso affetto che riusciamo a provare noi per quell’amico che ha anche lui un bel po’ di difetti, ma che a noi piace proprio così, autentico, trasparente, limpido… proprio come uno specchio in cui poterci riflettere noi, come scrive Luigi.
“C’è la ribelle saggia e un po’ sgualdrina che preferisce essere amante di uomini sposati che sposata a uomini che si fanno l’amante.”
che è Maggie Gyllenhall, la mia preferita! Sgualdrina..direi disinvolta!
Il film in sè mi pare il classico esempio di come non bastino buone intenzione ed un messaggio politico-morale “edificante” a fare un bel film..mi è parso noiosissimo aldilà della morale pro-emancipazione che personalmente condivido
Quanto alla ragazza che decide di essere moglie e madre sacrificando la carriera di avvocato, è vero che se avesse scelto la carriera forse avrebbe avuto il rimpianto di non avere una famiglia con l’uomo che ama.il punto è che sono di solito le donne a dover scegliere tra carriera e famiglia, nessuno si aspetta che un uomo rinunci ad una per avere l’altra…e questo non mi sembra tanto giusto.
“Sgualdrina..direi disinvolta!”
cioè più che sgualdrina.. la definirei disinvolta
Laura, poi vabbè mettiamo da parte il tuo giudizio sulla Monna Lisa, non studi storia dell’arte e si vede..ma di nuovo il clichè della femminista invidiosa, zitella inacidita? Ma potresti farmi dei nomi? chi sono ‘ste femministe invidiose delle donne sposate? perchè Simone De Beauvoir non si è mai sposata ma la sua vita sessuale l’ha avuta lo stesso
C’è un proverbio veneto che dice: “Na femena fa o desfa na fameja” tradotto: – Una donna costruisce o distrugge una famiglia.- Quando ero + giovane mi faceva arrabbiare, mi sembrava che si addossasse alle donne tutto il peso della buona riuscita dell’impresa famiglia e gli uomini dove li mettiamo?
Col senno di poi, e con l’esperienza di una famiglia numerosa, varia e allegra devo dire che la saggezza popolare ancora una volta ha ragione ed è il riconoscimento che le donne spesso sanno portare armonia, equilibrio, sanno dare il giusto peso ai fatti, sanno ciò x cui vale la pena sacrificarsi. Certo, un uomo con gli attributi è una garanzia, un padre capace di essere guida autorevole, sostegno discreto, portatore di equilibrio ecc… ma ci sono equilibri che solo le donne dsanno mantenere o distruggere