Allora chiariamo subito una cosa. Ognuno deve fare la sua parte. C’è chi predica e chi razzola. Io mi candido per la parte della predicatrice, che razzolare bene è troppo faticoso.
Dopo l’uscita del libro ho ricevuto qualche bella dose di critiche. Quelle a me come persona – essendo io una mediocre razzolatrice, appunto – sono probabilmente tutte giuste, e anzi ce ne sarebbero molte altre da fare (ma certo non sarò io la delatrice, perché mi sto simpatica).
Sulle critiche alle cose che dico in Sposati e sii sottomessa invece vorrei soffermarmi, in particolare dopo avere ricevuto una densissima e intelligente mail da S. (che scrive da un paese straniero, e il correttore automatico del suo computer produce ogni tanto parole esilaranti) che da sé fornirebbe materiale per una enciclopedia.
Al solito, comunque, il cuore del problema è la sottomissione. A S. e a molte altre donne l’idea non convince, neanche se “indorata” con la spiegazione che stare sotto vuol dire sostenere, sorreggere, accogliere, e non obbedire passivamente lasciandosi schiacciare.
Sgombriamo il campo dalle banalizzazioni: sottomissione non c’entra niente con chi lava i piatti e fa le faccende di casa. Con chi fa cosa. Una donna può anche fare tutto in casa ma schiacciare suo marito in altri modi, oppure può manovrarlo subdolamente, comandarlo fingendo di obbedirgli. Tutti abbiamo sicuramente conosciuto almeno una donna di quel tipo, nelle sue infinite varianti: gatta morta, finta bambina, matriarca silenziosa, generale con la veletta, passivo aggressiva, quella modello “caro non mi sento bene ma lo faccio perché sono una santa” e varie altre versioni con molti optional.
La sottomissione alla quale mi hanno invitato tante persone sagge che ho conosciuto, e che io a mia volta ho proposto nelle lettere alle amiche, è il desiderio leale e onesto di servire lo sposo. Un servizio che, lo dico per l’ultima volta (e se qualcuno me lo chiede ancora mi suicido ingerendo questo pacchetto di nachos direttamente con la busta) può non entrarci niente con chi carica la lavastoviglie. Può significare accogliere le inclinazioni dell’altro, per esempio non organizzare una cena che a lui non va, oppure organizzarne un’altra che lui vuole. Cercare di indovinarne i desideri, anche perché essendo tutte noi desperate fishwives, sappiamo che un uomo, muto come un pesce per quel che riguarda se stesso, difficilmente esprimerà i suoi desideri in modo aperto e lineare.
Perché la donna? Perché abbiamo nel nostro equipaggiamento base un radar più sofisticato sui bisogni degli altri. Non siamo più buone, ma abbiamo il germe della nascita. Siamo noi che diamo la vita, quella del corpo e quell’altra.
Noi cominciamo, ma il lavoro grosso si fa in due. Bisogna imparare una danza fluente e leggera, anche se sono certissima che Ginger Rogers e Fred Astaire per arrivare a quell’armonia sgobbavano e si pestavano i calli e sudavano anche loro, anche lei sotto gli sbuffi dello chiffon.
Un’amica mi ha chiesto: “Ma lo devo lasciare poltrire sul divano? Non lo faccio crescere? Lo mantengo infantile e mammone?”
Non lo so. Penso – me lo hanno detto e l’ho anche sperimentato, le rare volte che sono riuscita a frenare la lingua – che qualsiasi cambiamento si ottenga lasciandosi inseguire con l’esempio e la bellezza.
A parte che ci saranno almeno un miliardo di cose che lui a sua volta non sopporterà di noi, se ci si vuole bene davvero si esce dalla logica delle rivendicazioni e dalle misurazioni di chi fa di più e come, ma si cerca di fare a gara per servire.
“Ma gli devo dare ragione anche se non ce l’ha?” C’era un periodo in cui la mia amica mi faceva questa domanda una trentina di volte alla settimana.
Effettivamente noi siamo abituati a pensare all’amore come qualcosa di naturale e spontaneo. Ma se ci pensiamo le cose più importanti sull’amore ce le dice il Vangelo, che quando ci invita a farci prossimo non parla di un sentimento che sgorga spontaneo, che zampilla allegro e facile. Amare in quel caso è “fare come se si amasse”. Poi i sentimenti seguiranno. Fare come se è un’ottima ricetta anche per il matrimonio, ed è in grado di ammorbidire i nodi più intricati, di scogliere vecchie incrostazioni.
D’altra parte anche il matrimonio, come il vangelo, è una cosa che si capisce con le mani, con le braccia, con le ginocchia, a volte, che quella è sempre una buona base da cui cominciare.
Lancio il sasso e nascondo la mano che domani (oggi per chi legge) parto con consorte (nonni santi subito) per gli Esercici della Fraternità di Comunione e Liberazione e da qui direttamente a Roma per la Beatificazione di JPII.
il sasso è la frase di un amico prete (noto teologo e biblista): “Quando i matrimoni li combinavamo noi preti le cose andavano meglio”.
E’ ovvio che riporto la sua battuta come provocazione ma che l’Amore (da non confondere con l’innmoramento) non sia una cosa naturale e spontanea è, per me, vera.
Per aumentare la vena Polemica riporto anche una scena di “Prima o poi mi sposo” (sul divano alla sera accetto di guardare qualunque cosa che non sia un reality o un talk show anche un film “assolutamente da donne”):
Amen.
Mi piace tantissimo quel film, e sono convinta che se l’amore nasce dal rispetto e se ne alimenta non può finire, non può venire il giorno in cui si dice “non ti amo più”.
Alberto, buoni esercizi e buon viaggio! 😉
Che bello!!!
Gentile Costanza, leggo sempre con piacere i suoi post.In particolare leggendo questo post tornava alla mia mente una considerazione che ho condiviso, ieri pomeriggio, con la mamma di una ragazza che ho preparato al sacramento della cresima. Abbiamo parlato della cocciutaggine a volte pazzesca dei nostri figli che rigidi e impettiti non ascoltano “piccoli spunti di riflessione” che – dovuti solo alla esperienza degli anni – ci permettiamo di offrire alla loro vita. E di quanto sia prevedibile che così “impettiti” siano costretti a “rompersi” al primo soffio di vento.
Le ho parlato di “Sposati e sii sottomessa” e mi pareva un modo per tranquillizzarla circa le prossime nozze della figlia, le indicavo questo libro per aiutarla a suggerire a sua figlia altri “piccoli spunti di riflessione” sul matrimonio.
Questa del vento che soffia devo averla letta non ricordo dove, ma fatto sta che l’albero “flessibile” – ed è questa la parola che mi interessa .- riesce a sopravvivere meglio ai venti, siano scirocco, maestrale, turbine o tempesta. Solo l’albero che si piega riesce a vincere la forza della tempesta. Al contrario dell’albero bello e maestoso, che, se pur bello e se pur maestoso e pieno di forza, è destinato a soccombere nel caso incontri venti contrari.
Noi donne dovremmo evitare il “pensiero debole ed omologato” che ci vuole sempre “contro” qualcosa…. Ma non è andando “contro” un albero o “contro” un muro che lo si abbatte: non è andare contro l’uomo che si “vince” (che cosa poi? I punti? E che premio danno?)… ci si fa solo MALE.
La mia mamma – sia benedetta – mi ripeteva: “la goccia scava la roccia”, si “ottiene di più una goccia di miele che una di fiele”….. e Cristo ci dice: NON RESISTETE AL MALE…. Le parole di mia madre forse oggi non hanno tanto senso, ma la parola di Gesù sì…Chi è stato più “flessibile” di Gesù? Chi non si è opposto al male? I guru del pensiero debole mi dicono: Ma si, quel tuo marito così… ma lascialo… sei ancora giovane….ma rifatti una vita… si vive una volta sola…. Ma non ti puoi fare trattare così ….
Solo forse chi ha toccato il fondo della propria storia, dico forse, può capire che significa fare una scelta che ha il sapore della sconfitta… come Cristo, che è andato sulla Croce “e lo credevamo sconfitto”.
Altra carne sul fuoco (penso sia perfetta per il post di oggi):
“Se gli Americani possono divorziare per “incompatibilità di carattere”, mi chiedo come mai non abbiano tutti divorziato. Ho conosciuto molti matrimoni felici, ma ma mai nessuno “compatibile”. Tutto il senso del matrimonio sta nel lottare e nell’andare oltre l’istante in cui l’incompatibilità diventa evidente. Perché un uomo e una donna, come tali, sono incompatibili.” (Chesterton)
Io credo che tutto il libro di Costanza sia mosso da un’ispirazione illuminante ma le ricette sul come praticarle siano la nostra sfida e non sono classificabili o catalogabili in un decalogo. Ogni vita, ogni coppia ha le sue esperienze e sfumature.
Aggiungo che se il matrimonio funziona e dura, gli sposi con il passare degli anni si assomigliano sempre di più anche fisicamente e questo è straordinario.
…come cane e padrone!
Fra qualche anno scodinzolerai
Carissimi buongiorno 🙂
Dunque, alcune precisazioni da casa mia, sperando sempre che possano interessare o, quantomeno, divertire.
Innanzitutto volevo rassicurare che io il senso della sottomissione predicata da Costy l’avevo capito. Perchè sarà anche vero che noi donne abbiamo la gemma della nascita (non tutte centratissimo, devo dire) ma è sacrosanto che personalmente, per capire l’idea di Costance, oltre che l’affetto che nutro per lei, mi ha sorretto il fatto che l’ho ascoltata e, in quanto all’inizio la sua idea mi sembrava sgabinata (so che le piace questo termine 🙂 ), con molta attenzione.
Secondo poi ringrazio e lancio un tributo all’idea di avere messo in testa Fred e Ginger!!! Che, occhio, nella vita non erano una coppia (si vocifera che fra oro ci fu un solo bacio e per sbaglio, nell’enfasi della danza) e cappero se hanno sudato per farci vedere la magistralità dei loro balletti insuperati.
Anzi chiedo al nostro wonderful Paul Bratter di postare, PLEASE, un intervallo filmico tratto da Step 3 in cui due adolescenti ballano una fantastica versione remixata di I won’t dance.
Ancora :
Una donna può anche fare tutto in casa ma schiacciare suo marito in altri modi, oppure può manovrarlo subdolamente, comandarlo fingendo di obbedirgli. Tutti abbiamo sicuramente conosciuto almeno una donna di quel tipo, nelle sue infinite varianti: gatta morta, finta bambina, matriarca silenziosa, generale con la veletta, passivo aggressiva, quella modello “caro non mi sento bene ma lo faccio perché sono una santa” e varie altre versioni con molti optional.
Quanto è vera sta roba!!!!! Vera, vera , VERISSIMA (vi ricordo che collaboro in un consultorio familiare)…solo che…lo confesso…anche io vorrei fare così : caro non mi sento bene…ma sono una santa…perchè è vero: non mi sento bene per davvero! Però non riesco a farlo : vorrei tanto prendermi una pausa giustificandomi per motivi di salute, ma non lo faccio mai…e continuo a ruggire come una leonessa con la tosse!
Mah!!
“Ma lo devo lasciare poltrire sul divano? Non lo faccio crescere? Lo mantengo infantile e mammone?”
“Ma gli devo dare ragione anche se non ce l’ha?”
NOOOOOO!!!!!!!! Ma che scherziamo : e contagiamoli un po’ con tutto questo nostro splendore…basta solo trovare un modo per dirglielo, un modo carino, morbido, oppure metterci sul divano anche noi…
Vi consiglio un libro : IO NON MI LAMENTO, parla di questo e anche di molto altro..
No, perchè io al marito qualche volta lo lascio fare un po’ alla Totò : voglio vedere questo (stupido, ma io mica lo penso) dove vuole arrivare..
Insomma , ultimamente Massimo dove andare a fare una visita medica importante fuori città. Siccome è affetto da machismo ma non ce la fa a fare tutto, mi sono occupata io di fissare per telefono e poi ho comunicato a lui luogo e orario. Lui però ha capito un paese, raggiungibile in treno, per un altro, non raggiungibile in treno. Il giorno prefissato ci apprestiamo a prendere il treno ma lì io scopro che lui aveva capito il posto sbagliato. Per cui dirotta sul pullmann che lo porta sul posto con ore di ritardo..
Ah! Io sono rimasta a terra e lui dal finestrino mi diceva : devo fare tutto io !!!
O come dicono qui a Trento : fago tutto mi!!
Capito i rischi del lasciar perdere: in quel momento altro che germe della nascita mi sono sentita nella pancia..mi sgorgava un bel ma va a….!!!! 😉
Fare come se è un’ottima ricetta anche per il matrimonio, ed è in grado di ammorbidire i nodi più intricati, di sciogliere vecchie incrostazioni.
Ecco, secondo me un buon matrimonio è tale quando i nodi intricati e le vecchia incrostazioni trovano una collocazione …artistica !
Baci a tutti
Doveroso un brindisi a William e Kate oggi.
Costanza, la tua precisazione, a mio avviso, rende ancora più pericoloso il concetto di sottomissione. Ciò che rende molto pericoloso il concetto è proprio il fatto che non si tratta solo del lavare i piatti e delle faccende domestiche, questione comunque molto importante per chi non può permettersi una domestica. E’ un concetto pericoloso all’interno delle relazioni di coppia, ma poi non bisogna dimenticare che queste visioni si trasferiscono anche nelle relazioni sociali in genere.
Proprio giorni fa mi è capitata una situazione che immagino non sarebbe capitata ad un maschio ben piazzato fisicamente. Non sto a dilungarmi ma si tratta di prepotenze di maschi che si fanno forti di una maggiore forza fisica e che non tollerano le donne che non si fanno da parte per fargli spazio. Ho rivendicato la mia posizione di parità, non so dire se la discriminazione fosse sessista o causata dalla mia carenza di raccomandazioni, però sono sicura che non si sarebbero permessi un determinato linguaggio e atteggiamento con un altro maschio.
Quindi, Costanza, tu scrivi bene, sei poetica, ma nella vita non c’è solo poesia romantica. Forse tu sei fortunata, ma stai attenta perché nel mondo esistono tante situazioni critiche, abusi di cui è un dovere civico interessarsi e certe idee di sottomissione, purtroppo promosse anche dai teologi mettono a rischio la vita e la dignità di molte donne.
sono assolutamente d’accordo: le dinamiche delle relazioni non si decidono a priori, ma in base alle persone che entrano in relazione.
Le considerazioni di Costanza sono condivisibili se si ha a che fare con persone di buona volontà, sinceramente impegnate per una relazione sincera, seria e pulita. E’ vero, l’amore evangelico contagia, conquista, ma non dimentichiamo che ci sono persone (uomini o donne non importa) che sembrano fatte per cannibalizzare il prossimo. E guarda caso, sono bravissime a scovare un partner remissivo e autolesionista.
Per questo secondo me ogni discorso sull’amore coniugale dovrebbe partire dalla considerazione che esso dovrebbe incarnare i rapporti trinitari, dove non c’è sottomissione, ma mutua donazione e relazione continua. E per relazionarsi bisogna guardarsi, guardarsi attentamente, sempre. Stando alla stessa altezza.
…digià scondinzolo!!!
“Raperino ,Raperonzolo,
Dove hai messo il tuo codinzolo?”
…scodinzolo!!!
Meno male che ci sei , caro Alvise 🙂
Bellissima nota chiarificatrice Costanza! Come sempre, grazie! Stupenda l’ultima frase e quella relativa alla sequela che nasce dalla bellezza e dall’esempio!!
(ho quasi finito il libro, ma ho già voglia di rileggerlo!)
Penso che sia molto triste questa idea (e credo che ce l’abbiamo tutti, nascosta da qualche parte nel retrobottega del cervello) che il matrimonio, e più in generale qualsiasi relazione, sia una specie di sfida in cui ciascuno dei due cerca di usare l’altro, di possedere l’altro, di dominare l’altro, possibilmente facendo anche la figura della vittima.
A me piace molto la definizione dell’amore di padre Andrea Gasparino (tratta dall’opuscolo “Una spiritualità per il dialogo”).
Perdonate se è un po’ lunga… se fosse TROPPO lunga immagino che il moderatore farà sparire il post…
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Cos’è l’amore?
Come deve essere l’amore?
Quali sono le caratteristiche essenziali dell’amore? Gesù ha sintetizzato tutto dicendo: “Amatevi come io vi ho amato”. La meta dell’amore è imitare l’amore di Cristo. Ma forse è bene scendere a maggiori particolari in questo problema. Che cosa risulta veramente essenziale all’amore? Quali sono i suoi segni autentici? Vediamoli.
Amare non è un semplice sentire
Non è una semplice emozione. È una cosa più consistente delle emozioni. Al limite si potrebbe anche sentire poco o sentire niente, e tuttavia amare intensamente. Amare non è sentire, ma è dare. Sentire è passività, l’amore invece è piena attività, è donazione. I sentimenti vanno e vengono, spesso sono anche incontrollabili. L’amore, invece, siccome parte dal più profondo di noi stessi, è sempre sotto controllo. Le sue radici sono nella nostra intelligenza e nella nostra volontà, partono cioè dalla parte più ricca di noi stessi.
Amare è una decisione
Il sentimento può essere irrazionale, l’amore mai: parte sempre da una decisione ben cosciente. Il sentimento non sempre è provocato da noi, l’amore lo è sempre, perché comporta un moto intimo della nostra volontà. È consolante questo. Non possiamo mai dire di non essere capaci di amare, perché l’amore parte sempre dalla volontà.
Si fanno grandi confusioni parlando di amore. Lo si confonde perfino col ricevere, con l’ottenere, col godere. No, dice Erich Fromm: “L’amore è prima di tutto un dare, non un ricevere”. Si capisce che l’amore scatena amore. Chi ama è amato. Chi ama riceve. Ma chi ama autenticamente non pensa affatto al guadagno, al ricevere.
L’amore comporta decisioni senza numero
Non si ama una volta per tutte. Non si ama con una decisione sola.
Appena si comincia ad amare nasce una situazione nuova, e una situazione nuova comporta decisioni nuove.
I bisogni di un fratello non sono mai finiti, perché la vita è un intreccio di bisogni sempre nuovi: l’amore quindi comporta decisioni sempre nuove. I bisogni non sono capricci, sono bisogni: spesso questi sono confusi, ed esigono una chiarificazione che nemmeno l’interessato, qualche volta, sa dare. Ma l’amore rende l’occhio acuto per puntare sui bisogni veri del fratello e per discernere ciò che è più utile per lui.
L’amore vero è incondizionato
Se amiamo sotto condizione non amiamo affatto. Se amiamo solo se l’altro contraccambia, se amiamo se l’altro risponde, se amiamo se l’altro riconosce, se amiamo perché l’altro cambi e si modifichi, siamo impigliati nell’amore condizionato, non siamo al vero amore: c’è interesse. Non siamo al vero amore: c’è strumentalizzazione. Non siamo all’amore autentico. Anche i genitori spesso amano così, sotto condizione. Ma Dio non ci ama così. Dobbiamo capirlo. Dobbiamo imitare l’amore di Dio che ama sempre, che ama senza attendere, che ama senza porre condizioni.
L’amore dura sempre
Chi ama mettendo limiti di tempo non ama affatto. Se due giovani dicono: “Ti amo finché sei giovane, finché mi sei simpatico, finché hai salute, finché non mi pesi”, il loro amore è illusorio. L’amore vero resiste al tempo, non pone limiti nemmeno al tempo.
L’amore vero non è possessivo
Non è possessivo perché non cerca i propri interessi, ma bada soprattutto a difendere gli interessi del fratello.
Quando l’amore è possessivo è amore inquinato, è amore egoistico: il fratello ha il diritto di essere se stesso, libero nel rispondere o nel rifiutare amore. L’amore vero non è mai geloso.
Mi era sfuggita questa bellissima riflessione: grazie!
E mi sembra di vedere solo ora che Gesù dice: “amatevi”, non “amate”. Amatevi.
La Poesia di un “pagano”
Marziale (I-II secolo d.C.)
Mentre tu affannato forse ti aggiri
Nel chiasso di Suburra, Giovenale,
O batti il colle di Diana Signora;
Mentre davanti agli atri dei potenti
Tergi il sudore con la toga e vaghi
Stanco morto da l’uno all’altro Celio;
Io, qui tornato dopo molti inverni,
vivo in braccio alla mia Bilbao, fiera
d’oro e di ferro, come un contadino.
E qui in dolci mansioni pigramente
Bazzico Boterdo e Platea (nomi
fra i più ignoti anche in terra di Spagna);
Mi godo lunghe e sfacciate dormite,
Che a volte nemmeno il giorno interrompe,
E mi rivalgo di tutto quel sonno
Che in ternt’anni di insonnia ho sperperato.
Ignota è la toga; se chiedo un abito
E’ quello accanto su una sedia zoppa.
Quando mi alzo mi scalda il focolare
Pieno di ceppi del vicino quesrceto
Con teglie della massaia appese.
E arriva un cacciatore, che valente compagno
Vorresti nei recessi di una selva;
Sovrintende agli schiavi un garzoncello
Che chiede di tagliar loro i capelli.
Questa è vita e così voglio morire.
La poesia di un “cristiano” dei nostri tempi, dedicata alla moglie.
Ricordi quel giorno a Castelletto,
il sole tra le nuvole di un cielo comunque azzurro,
e la gente che passeggiava nel meriggio ventoso,
quando ti chiesi di sposarmi?
Un fuoco ardeva nel mio petto quando mi dicesti sì…
Sono passati dieci anni e più,
e tanti temporali ci hanno attraversato,
ma quel fuoco arde ancora
e nulla potrà spegnerlo.
E ricordi quel giorno a fine Giugno,
quando le nostre vite si fusero in una?
Spruzzi di pioggia sulla nostra gioia,
presagio delle difficoltà che sarebbero venute,
come Padre Walter ci aveva predetto.
Un raggio di sole guizzò tra le nuvole,
accese il tuo viso,
ed io sapevo che ti avrei amato per sempre.
E ricordi i test di gravidanza,
i bambini che il Signore ci donava,
e le paure, le speranze, i tanti dubbi?
Ricordi le giornate al Gaslini
ora per un figlio, ora per l’altro,
le lunghe ore ad attendere in accettazione,
o fuori della sala operatoria,
e le notti in corsia?
Non è forse questo il vero amore,
che nel momento del suo apice
ti chiede di morire a te stesso
perché qualcun altro possa vivere?
E l’egoismo sempre pronto a rialzare la testa,
e le liti per futili motivi,
e la difficoltà a dire una volta per tutte:
sei tu la mia vita, il resto non conta…
Tante volte ti ho fatto soffrire;
e tante volte mi hai fatto soffrire,
come se camminassi su carboni ardenti,
e dovevo tacere la mia pena segreta.
Ma niente potrà spegnere il nostro amore:
non le parole cattive, non la rabbia,
non l’indifferenza, non l’antipatia,
non la stanchezza,
cha pure a volte proviamo l’uno per l’altra.
Perché l’amore è un dono divino,
ma anche un atto della volontà,
ed io,
ieri,
oggi,
domani,
sempre,
con tutte le mie paure,
con tutti i miei difetti,
con tutte le miserie che mi porto dentro,
ma tanta fiducia nell’Amore,
fortissimamente,
incrollabilmente,
voglio amarti.
Per quanto riguarda le mogli che subdolamente fanno tutto e poi vogliono essere riconosciute sante, ne so qualcosa, visto che la mia bisnonna era proprio così, e il vero santo era il bisnonno, che sopportava silenziosamente tutte le angherie della moglie, ma quando lei è venuta a mancare alla veneranda età di 98 anni (tanto lui l’ha sorbita), lui è morto di crepacuore dopo soli 3 giorni. E poi, diciamo la verità, superare questa logica del finto martirio è veramente difficile, come non mettere sul piatto della bilancia, tipo “io faccio questo, ma tu dovresti essere pari…”. Quando mi sono sposata 6 anni fa ero un po’ sul tipo della mia bisnonna (forza del dna), ma se continuavo su quel piano era ovvio che “l’incompatibilità” sarebbe diventata l’unica dominante del rapporto.
Eh, cara Costy, è difficilissimo superare questa cosa, che tutto il modo ci vuole inculcare, della parità, dell’essere uguali nei diritti e nei doveri del matrimonio… Ce la mettono in testa dal primo giorno in cui siamo al mondo: “sei femmina ma non per questo sei meno di un maschio”. Mai che ti dicano “siete diversi e farete cose diverse”.
Per superare quella logica bisogna davvero fare con le braccia, come dici tu. Mi viene in mente quando Santa Teresina racconta che in convento c’era una suora che le stava proprio antipatica, e malgrado ciò lei le si metteva vicina al lavatoio, e sopportava pazientemente gli schizzi di sapone che quella le faceva arrivare in faccia. La logica dell’amore per me è questa.
Oggi poi voglio essere un po’ mondana nel mio piccolo e come tutte le Desperate Housewives andrò a vedere in tv il Royal Wedding. Ma se ho capito bene, lui non indosserà la fede nuziale e soprattutto lei ha accettato i patti prematrimoniali che la Casa le ha imposto. Se parte così…. la vedo malissimo!
Mai che ti dicano “siete diversi e farete cose diverse”.
Ottimo !
Giorno di ferie, che bello! Cochi tu parli di normale intesa di coppia ,trae in inganno parlare di sottomissione. Sono d’accordo con ariaora : la realtà spesso è molto diversa come mi racconta una mia amica assistente sociale e come vedo anche io più modestamente entrando nelle case degli umani col servizio di emergenza. Credo , per esperienza, che sia necessario partire con uma buona ‘scuffia’ come si dice qui al nord.La scuffia poi si seda (mai troppo però)perchè sarebbe difficile vivere sempre in quello stato : io mi dimenticavo di mangiare!Poi ognuno dà quello che sa fare meglio senza sottomissioni nè’sopramissioni’. Il mio segreto è stato ed è : mai e poi mai rancore per nulla (e quindi rinfaccio di nulla)e profonda stima reciproca che non deve mai venire meno per quanto sia violente la tempesta che si attraversa. Abbiamo attraversato tempeste ma ci siamo sempre ritrovati e scelti, almeno per ora.Puè darsi che siamo stati fortunati o forse bravi : sono certa che non vorrò condividere calzini sporchi con nessun altro per cui , se dovesse andare storto qualcosa , amanti si ma ognuno a casa sua.Detto questo credo che la famiglia possa diventare una delle galere peggiori che si possa immaginare dove alberga violenza e coazione aggravate dal malefico ‘cosa dirà la gente’che tanto entra nella cultura italica anche contemporanea.Ovviamente per me il matrimonio non è nulla di diverso che un contratto scritto . Noi abbiamo convissuto per 9 anni e abbiamo deciso di sposarci perche comunque, stante le belle leggi italiche di cui si parlava ieri ,si doveva comunque andare per notai senza avere tuttavia garanzie totali.E allora tanto valeva fare una festa piuttosto che un triste testamento.L’unico consiglio che dò ai miei figli è:innamoratevi e procreate solo consapevolmente.
Abbiamo attraversato tempeste ma ci siamo sempre ritrovati e scelti, almeno per ora.
Condivido con te PIENAMENTE questa affermazione e tutto il post, mi piace sempre molto quello che scrivi.
Credo comunque che Cochi sappia molto bene quale sia la realtà: non capisco perchè certe volte venga giudicata severamente e duramente. E’ vero che punta molto in alto, ma, forse perchè la conosco, non pontifica : è sempre una che si mette in discussione e che chiede tutte le volte che ha un dubbio. Di biblico ha solo la dolcezza. E l’autoironia.Ed è assolutamente una di noi.
E chiedo scusa se mi sono permessa di dare un parere personale su una persona.
A te auguro un bellissimo giorno di ferie, sono convinta che è meritatissimo.
Con ammirazione 🙂
…e vorrei dire un’altra cosa…
mentre nel mondo c’è delle situazioni spaventose,
c’è capi di Stato che hanno la impudicizia di inscenare, cerimonie faraoniche, sto parlando, oggi, del grottesco matrimonio inglese, e, il primo maggio, della indecente celebrazione del Paganesimo Vaticano!!!!!! E bombardamenti “umanitari”, intanto!!!
puoi esprimere le idee che vuoi, ma non puoi prendere in giro i commenti (siano idee o poesie) di altri.
….giusto, devo imparare a controllarmi!!!
Alvise, non ci siamo proprio, no comment.
‘Paganesimo Vaticano’ lo dirà a sua sorella.
Intanto impari l’italiano: CI SONO delle situazioni spaventose
…ripeto, “c’è”, impersonale, e poi il soggetto, anche plurale: è un altro modo di seguire la grammatica, provare per credere!!!
alvise, se non sono indiscreta, sei toscano? (di solito sono i toscani che usano l’ausiliare al singolare anche quando il soggetto è plurale).
FIORENTINO!!!
scusate ma, letto è riletto, non riesco a capire la “presa in giro”, mi sembrano opinioni. Sarà per mia incapacità quindi mi spiegate qual è la presa in giro?
ciao!io ho avuto la fortuna di avere una nonna per me assolutamente santa. la sua vita è stata difficile perchè a 16 anni ha dovuto sposare un uomo scelto dai genitori ma che lei ha amato tutta la vita. ha avuto 13 figli ma uno è morto mentre lo allattava sotto le bombe, uno a due anni di non si sa cosa e mio nonno che sperperava i soldi “prestandoli” senza criterio e riducendoli maluccio economicamente. ma lei era una roccia, dolce e sempre pronta ad aiutare chi aveva bisogno e mi diceva “ricordati che devi diventare santa” e lo diceva con la stessa familiarità con cui io potrei dire “ricordati che devi comprare il pane”.il punto è che lei era lieta, infinitamente di più di chi si lamenta e ha pretesa e misura su tutto.anche e me per un periodo è venuto da recriminare perchè mio marito era meno attento di me alle faccende di casa, ma dopo aver letto il libro di Costanza ho ritrovato il mio ruolo e sentendomi in pace sono stata capace di parlare con mio marito ma senza pretesa e misura e non ero piena di livore. sulla mia pelle dico quindi che quello che dice costanza ti porta davvero ad essere felice. e scusate .. ma avete visto quanto è bella Kate.. il sogno di tutte le bambine PS buoni esercizi e buona beatificazione (io sarò a casa con i 3 pargoletti
Cara Cristina! mi piace molto quello che dici della tua nonnna! io purtroppo non sono stata così fortunata… ma malgrado il dna, ho superato la genetica grazie a cio’ che ho incontrato, una Presenza che nella mia vita ha contato più di tutta la storia familiare che mi porto dietro. E ultimamete anche il libro Sposati e sii sottomessa ha rafforzato e vivificato il motivo per cui 6 anni fa ho detto il mio Sì in chiesa. Superare la logica di opposizione per abbracciare quella del servizio. La mia vita matrimoniale sta vivendo una nuova primavera e il rapporto tra me e mio marito è molto migliorato, perchè il libro non tanto e solo in se stesso mi ha aiutato ma soprattutto mi ha ricordato di pregare. Come si prega? facendo quel che si deve fare quotidianamente e donandolo a Cristo (perchè se ti metti al servizio solo x la bella faccia degli altri, dura poco).
E se non è beatificazione stare a casa con tre pargoletti ! 😉
Mia nonna paterna ha avuto 18 figli, di cui tre parti gemellari : grandi ne sono diventati 11. Solo 3 erano maschi, per cui credo che la mia nonnita, che purtroppo non ho conosciuto, su maschio/femmina ne avrebbe avuto da dire. Mia nonna Anna ha passato un trentennio a fare figli (1900-1929 circa e che trentennio!).
L’altra nonna, invece, materna, Ines, ha avuto solo mia mamma : solo una figlia…e che figlia! Da sola faceva per 36!!
Tanti ma tanti auguri a Kate
tra l’altro la cosa mi rende felice e vedo più felice anche i miei familiari…
ho anche il controesempio.. l’altra nonna non ha deciso di seguire il marito artista che dopo la guerra per fare il suo lavoro è andato il Brasile.. lei, con un figlio di 6 mesi, non l’ha seguito nè subito nè dopo e mio papà è cresciuto abbandonato dal padre (che poi li si è rifatto famiglia). il risultato è che lei ha passato la vita schiacciata dal “peso” di crescere un figlio pur amandolo e mio papà si porta dietro ancora oggi i segni di tutto questo. per completare il quadro l’anno scorso ho scoperto che mio nonno aveva “lasciato” anche un altro figlio a Bergamo .. così ora ho due nuovi cugini 🙂
accidenti, che storia! eh ma se dovessi raccontare di quella mia bisnonna e dei suoi 10 figli, tutti laureati in epoca fascista, comprese le femmine (voleva che fossero indipendenti, ma poi le ha controllate al punto da non consentire loro di sposarsi!), e del mio bisnonno (anche lui dipingeva, ma è rimasto tenacemete attaccato alla famiglia)… e poi della mia tenera nonna che si è talmente sacrificata da morire per le conseguenze del 6^ parto, troppo sarebbe lungo….
caspita, le storie di famiglia sono meglio di tutti i romanzi!
Le mie bisnonne da parte di mamma: una 10 figli; l’altra (balia!!) 6…
Repetita iuvant. Brava Costy.
Si dice (parto dalla foto): Ginger Rogers faceva gli stessi passi di Fred Astaire, ma all’indietro e con i tacchi a spillo. A volte a noi donne tocca l’impegno più gravoso, ma alla fine il risultato è stupendo! E se non ci facciamo carico di quell’impegno ….. che tristezza la solitudine!
Grande Susi!!!
Kate non promette di obbedire al marito. Come era stato anticipato, Kate Middleton ha promesso di «amare, confortare, onorare e avere cura» del marito, ma non di obbedirgli. E’ la stessa formula matrimoniale adottata a suo tempo dalla defunta madre dello sposo, principessa Diana.
Costanza, dovevi far tradurre il tuo libro in inglese.
Si accettano scommesse sulal durata del matrimonio senza obbedienza.
Durerà molto a lungo.
La Middleton, ora SAS la principessa di Galles, ha firmato un accordo prematrimoniale capestro.
Ah ben allora, tanti auguri, ma permettimi di dubitare lo stesso Isabella. Io dico 18 anni e penso di aver sparato alto.
il punto non è un matrimonio senza obbedienza ma è un matrimonio senza Dio! comunque gli auguro di essere felici e di amarsi come per grazia di Dio accade anche a persone non illuminate dalla fede. comunque la regina ha detto che kate non sarà mai principessa ma solo duchessa.
I protestanti hanno la fede Cristina.
certo e anche gli anglicani come gli inglesi
REPETITA che???
Ma l’avete letto bene, tutti, il commento di Francesca Miriano??? E allora?!?
Peccato che non ci sia il pulsante “mi piace”, sarebbe quello che userei di più!
e allora non si può che condividere quello che francesca dice!
resto col dubbio sulla necessità di introdurre un regime legale, simile ai pacs francesi, per le coppie che decidono di convivere: è un po’ come pretendere i diritti che discendono dal matrimonio, ma non assumersene gli oneri. sarei d’accordo per ammetterli solo a favore delle persone che non si possono sposare perché non ancora divorziate o nel caso di assenza del coniuge non dichiarata giudizialmente (è infatti possibile risposarsi solo dopo che siano trascorsi dieci anni dalla dichiarazione di morte presunta del coniuge stesso).
mi piace molto quello che scrive costanza sul valore dell’esempio e della bellezza. e, aggiungo io, della pazienza (reciproca). se proprio non piace il termine sottomissione, si può, credo, sostituirlo con devozione.
Livio Podreccca: ora mi sono ricordato dove ho sentito
“REPETITA IUVANT”, lo urlava sempre, bastone alla mano, lo spietato padre ZANARDON, nel collegio buio.
Isabella: l’ho detto a mia sorella. Non ha fatto una piega!Quando verrai, anche te, a risciacquare i panni in Arno,per l’italiano?
‘c’è dei bei pezzi di carne’ lo diceva già dieci anni fa la pubblicità della ciappi, non per questo è italiano corretto.
Tra l’altro il ‘dei pezzi di carne’ è un francesismo, il loro il y a des, che è appunto un francesismo, ma NON è italiano corretto.
Il toscano/fiorentino, quantunque idioma del Padre Dante, costituisce indubbiamente l’ossatura al 95% dell’italiano, MA è anche ricco di espressioni TOSCANE che NON sono in buon italiano:
ma che fai? / ma i’ che tu fai?
a me piace / a me mi garba
Altrimenti parleremmo tutti con la ‘c’ aspirata, tipo cecio bollente in bocca.
isabella, excusez-moi, ma a te chettefrega se alvise parla un italiano corretto oppure no?
abbasso le maestrine, evviva i toscanismi!
Nooooooooo, maestrina noooooooooooo….. pietààààààààààààààà
In effetti, azzurra, nonmenepotrebbefregaddemeno se alvise parla un italiano corretto oppure no. Siccome aveva scritto ‘paganesimo vaticano’, dopo averlo invitato a dire ‘paganesimo vaticano’ a sua sorella, gli avevo corretto un errore.
Un errore può capitare a tutti, niente di male, ma – come di solito tutti quelli che apprezzano molto la virtù dell’umiltà….. negli altri – anziché dire ‘sì, ho sbagliato, ho usato un toscanismo, viva il granducato’, ha preteso d’aver ragione lui, e torto io. Allora semplicemente ho scritto un post per dimostrare chiaramente che invece ho ragione io, e torto lui.
Ho però scritto ‘di getto’: riflettendoci dopo con calma ho pensato che s’inventerà qualcosa perché vorrà aver ragione lui a tutti i costi, ed allora, come si dice: chi ha più senno, lo metta. quindi lascIerò perdere tuti gli erori che potrebbe facIesse alvise.
Peace and love
Fossi in te mi candiderei alle elezioni !
Racimoleresti un bel po’ di voti !
Pensando a come introdurre questo mio intervento ho rischiato di perdermi. Faccio i complimenti a Costanza? Parto subito con le mie considerazioni?
Non saprei, ma in qualche modo devo pur cominciare. E siccome è già da qualche giorno che rinvio questo mio primo commento, non intendo procrastinare ancora. Di conseguenza… complimenti Costanza e che Dio t’aiuti a muoverti con prudenza in questo strano mondo che è la rete – e nello specifico, dei blog.
Altrove si parlava di te come di una bella donna, capace e professionale. E si parlava del tuo libro. Al che ho scoperto che sei pure “sottomessa”, quindi valeva la pena approfondire.
Quel che ho trovato è una donna che, Deo gratias, riesce a non prendersi troppo sul serio, così come dovremmo fare un po’ tutti probabilmente. Io stesso, allorquando cado in tentazione, guardo in alto e mi sforzo di fare una risata. Al peggio, un sorriso.
Comprendo appieno quanto sia dura dover spiegare ad una platea la ricchezza apportata da quella che tu definisci brillantemente “sottomissione”, mentre il sottoscritto preferisce piuttosto descrivere come una dolce resa.
Non ho letto il tuo libro, l’ammetto, ma per quel po’ che ho avuto modo di comprendere, la sottomissione alla quale tu alludi ha un valore più ampio, che non si estende sono in orizzontale, ma, soprattutto, in verticale.
Ma poiché oggi l’impressione generale è che vivere sdraiati sia davvero più comodo che vivere alzati, è agevole comprendere perché si sia perso il senso della verticalità di questa nostra beata esistenza.
Ne trovo conferma in alcuni commenti, che in clima di ‘political correctness’ assurgono ad imprescindibile contraddittorio, salvo poi tradire la loro dissimulata correttezza con le solite, trite e ritrite argomentazioni.
Leggevo proprio ieri uno scritto di Gustave Thibon, il quale, in maniera piuttosto incisiva, lì discuteva sul concetto di ‘libertà’. Parlare di libertà, in un’epoca come la nostra, è una di quelle cose da evitare a tutti i costi se si vogliono mantenere dei rapporti quantomeno di buon vicinato.
In poche parole, il filosofo francese riteneva che la vera, unica libertà fosse quella interiore. Una libertà soggetta a meno condizionamenti, rispetto a tante altre che non possono dirsi affatto estranee all’influenza esterna. Questo è l’unico campo che davvero accomuna l’uomo di ogni tempo e che lo rende davvero “uguale”. Ogni altro tipo di uguaglianza, per quanto artatamente difeso e promosso, non è che una costruzione postuma, frutto di un eccesso di “ragione” che è proprio negazione della ragione stessa.
Non voglio rendere complesso ciò che in realtà è molto semplice, sconfinando nel campo della arzigogolata dialettica. Qualcuno si è accorto (e continua ad accorgersi) che la tanto osannata pluralità d’opinione è in realtà una delle più nefaste beffe ai nostri danni.
Dietro la soave visione di una donna meravigliosa, dai lineamenti perfetti e dalle forme accattivanti, tale “pluralità” cela il cadavere imputridito di una vecchia bagascia (Shining docet!). Oggi ci appelliamo ad essa quale fonte di ogni nostra “libertà”, o per lo meno, la difendiamo quale mezzo migliore per esercitarle tali presunte libertà.
In tutto questo non teniamo conto del singolo, vero mistero e mondo a sé stante. Finiamo col credere che il nostro rispetto vada ai suoi sproloqui e non a chi se ne fa portavoce. I più arguti potrebbero osservare che un rispetto sincero e a 360 gradi presupponga imprescindibilmente non meno di una seria tolleranza per le sue “opinioni”.
Ebbene no, non è così. Possiamo anche nasconderci dietro a un dito, oppure indossare uno spropositato numero di maschere, ma certe assurde affermazioni valgono tanto oro quanto pesano, ossia nulla. Quando per giorni si pongono domande forse intelligenti, ma senza dubbio tendenziose, non si mostra rispetto per le altrui “opinioni”. No! In realtà quella falsa curiosità non è che l’involucro di una malcelata supponenza, che, in ultima istanza, altro non è che mancanza di rispetto.
Ma qui sta l’inghippo. Come i farisei che tentavano quel povero nazareno, questi tizi (che il sottoscritto definisce simpaticamente “animali da blog” – senza che me ne voglia nessuno, visto che sul destino zoologico dell’uomo penso non abbiano dubbi) non sono spinti da un’acceso ardore per la “conoscenza”. In realtà loro intendono dimostrare quanto il malcapitato di turno sia un/una poveretto/a a vivere in un certo modo anziché in un altro.
Vedete come la “pluralità d’opinione” va in realtà a colpire la realtà del singolo, decisamente più rilevante di alcune semplici argomentazioni, per quanto affascinanti e articolate.
In uno dei tuoi ultimi articoli, cara Costanza, ho anche avuto modo di leggere di persone che lamentavano un eccesso di proselitismo all’interno dei commenti. Allorché, pensando di essermi perso qualcosa, sono andato a rileggerne buona parte. Il risultato? Beh, sono rimasto più confuso che persuaso. Poi, però, mi pare di aver capito. A generare tale prurito non è tanto un attacco diretto, quanto il modello.
“Vivete come vi pare, ma non potete pretendere che io viva come voi!”. Non c’è risposta che valga dinanzi a una simile affermazione. Siamo talmente liberi da non accorgerci nemmeno di esserlo. Oramai è pressoché assodato che si possa realmente fare “ciò che si vuole”. Quindi lo step successivo deve per forza di cose essere un altro: “tu devi accettare che quel che faccio io per me sia giusto”. Non è più questione di freni, ma di legittimazione. Gli epigoni di questa corrente sanno bene di poter, a conti fatti, fare ciò che vogliono. Il punto è che questo a loro non basta. Bisogna pure dirgli che la strada è quella giusta. Ogni atteggiamento (non “richiamo”) contrario ad una certa impostazione è già di per sé avvertito come un ostacolo.
Tuttavia, mi domando, sappiamo cosa andiamo cercando quando cadiamo vittime di simili atteggiamenti? In fondo, chi più chi meno, sono mancanze che colpiscono un po’ tutti. Salvo non essere pazzi, qualunque sia il nostro modo di agire o di pensare, deve per forza di cose essere “giusto”, almeno ai nostri occhi. Ecco, allora… perché la “pluralità”?
Davvero si crede che l’unico mezzo che esiste per confrontarsi sia questo? Non aspettatevi da un cattolico (non un tizio che è semplicemente battezzato, mi raccomando) che ceda dinanzi alle vostre paturnie. Ma che idea avete del cattolicesimo?!
Io un’idea ce l’ho, e sta tutta (come diceva una persona che tanto stimo) nell’autenticità. Costui osservava saggiamente come non si possa essere cristiani se non si è anzitutto autentici. A noi, popolo della rete, piace tanto blaterare servendoci di una tastiera, devo ammetterlo. Ma se questo vezzo si trasforma in valvola di sfogo o, peggio ancora, in una via preferenziale di fuga, sono ca**i!
Faccio un esempio pratico. Se il “teatrino vaticano” indispone, perché crucciarsene? Lasciate che gli ignoranti ricevano quel che si meritano, cedendo alle lusinghe di quella che voi definite superstizione. E’ evidente che se sono così attaccati ad un certo tipo di paganesimo, questo meritano!
Ma non sconfinate in campi che non vi competono, perché la mera “informazione” non fa di voi dei regolari detentori di “opinioni”. Checché vi abbia spiegato un qualunque pastore protestante, il cristianesimo è la Fede dell’azione, non delle opinioni. La sua giustezza, nonché ammissibilità, si misura coi fatti, non con le parole.
Se non siete disposti a prestarvi seriamente ad essa, semplicemente, non lasciatevi coinvolgere. Qui dentro mi pare che ci sia qualcuno che adora particolarmente il cinema. Ebbene, a costui chiedo: se uno dei più grandi teorici del cinema come Ėjzenštejn non si fosse totalmente “dato” a questa meravigliosa arte, il suo contributo sarebbe stato lo stesso? O meglio. Sarebbe degno di considerazione così come lo è adesso?
So che il paragone potrebbe risultare un po’ improprio, ma ho cercato di semplificare un discorso non così immediato. Se la strada che voi percorrete pensate sia quella giusta, mettete tutto voi stessi a percorrerla. Non cercate a tutti i costi delle motivazioni, più o meno valide, per negare che la strada proposta da un povero falegname vissuto due millenni fa sia quella corretta. Non sforzatevi di immaginare come mai questa Chiesa non sia la reale depositaria di questa Via. E soprattutto, non contraddite tutto ciò riparandovi sotto l’ombra della Scrittura.
Perché, vedete, quello che succede ha un che di singolare. Da un lato si accusa un’Istituzione di essere sin troppo ancorata ad un libro vecchio di duemila anni, mentre dall’altro ci si industria a cercare quei punti su cui cavillare, finendo con l’accusare la stessa Istituzione di non essere, in realtà, abbastanza fedele a quel libro.
Costoro dimenticano che il cattolico sa che “Uomo e donna li creò…” e non “cattolico e cattolica li creò…”. Di conseguenza, per attenerci ad un campo probabilmente più familiare, proiettano queste loro “dimenticanze” sugli altri, rimproverando loro di non tenerne debitamente conto.
Da qui, tutta una serie di domande sterili, cui seguono risposte a tono (In nihilo ab nihilo quam cito recidimus). Com’è possibile che chi non è cattolico non sia felice? Perché l’unico modo per “comprendere”, nell’accezione più ampia e nobile del termine, sia quella di fare ricorso ad un certo Cristo? Come mai l’amore quando basto a me stesso?
La risposta a tutte queste domande è la seguente: vivete autenticamente, per quanto sia un’impresa… il resto verrà da sé. Qualcuno potrebbe obiettare che anche questo, in fondo, comporta un atto di Fede. Ma se siete arrivati al punto di sostenere che il dubbio sia l’unica soluzione, allora non c’è nulla che qualcuno, qui in Terra, possa fare. E’ vero che chi non crede a nulla finisce col credere a tutto.
E se lo sguardo del vostro cane è sufficiente a fornirvi quanto vi serve per contraddire chi si sforza di tenere alto lo sguardo, allora andate fino in fondo per questa strada. Non ho motivo di dubitare che anche qui, presto o tardi, sarà possibile unirsi validamente in matrimonio con il proprio animale domestico. Certo, il legislatore dovrà darsi da fare al capitolo “Delle unioni civili col pesciolino rosso” per ovvi motivi – specie in materia di reversibilità pensionistica – ma all’uomo la fantasia non manca di certo!
Mentirei se dicessi che è facile, ma qualche croce bisognerà pure portarla…
Oh no, pardòn, intendevo dire: “qualche sacrifico bisognerà pur farlo”. Non sia mai che il termine “croce” fosse sospetto di lesa laicità…
Antonio la tua è una risposta eccezionale e semplice allo stesso tempo. Hai espresso benissimo quello che mi frullava nella testa da settimane ma a me veniva fuori solo un romanissimo: “ma a voi che ve frega?”
Ciao Paul! Ci metti il pezzettino di Step up 3 dove i due adolescenti ballano I won’t dance ? In onore a Ginger e Fred????
😉
Wao, Antonio, ammappete!!
Quando uno è peso è peso!!!
Quando uno è prolisso è prolisso!!!!
Antonio, hai lasciato un commento solo, ma che vale almeno per dieci! Cappello!
Il problema sarà che coloro a cui ti stai rivolgendo faranno finta di non averlo letto oppure faranno finta di non averlo capito. Comunque, ogni volta che ne avrò bisogno, rimanderò i troll (o “animali da blog”) a questa discussione. Mi permetterà di risparmiare una gran quantità di prezioso tempo. Per questo ti ringrazio!
…ho usato un toscanismo,lo ammetto, ma…
…QUALE GRANDUCATO?!?!?
http://it.wikipedia.org/wiki/Granducato_di_Toscana
MI FO SCHIFO A ME STESSO.
ANTONIO!!! A PARTE CHE NON HAI IL DONO DELLA CONCISIONE,
MA IN INGLESE “politically correctness” è un marchiano errore grammaticale un “NONSENSE”!!!
alvise
Più che marchiano direi che è un errore granducale…
Veramente interessante l’intervento di Antonio. Come diceva De André? “Se non del tutto giusto quasi niente sbagliato”.
Qua è peggio di una chat !
E’ sempre così?
sì effettivamente si tende un po’ a partire per la tangente…
Tra le funzioni trigonometriche ne preferisco altre…
Però è uno spasso leggervi.
(Rispettosamente parlando)
Help! nel pistolottonissimo ci sono anch’io tra i cattivi? me ne farò di una ragione . Grazie Paola!Ah…dimenticavo:non mangio i bambini e non mi accoppio coi pesci rossi, però potrebbe essere un’idea: sono di poche parole.Oh ,Antonio si fa pe’ scherzare (direbbe Benigni)
Beh, Francesca, sinceramente non saprei se fosse rivolto pure a te… Purtroppo non mi sono preso la briga di ricordare tutti i nomi da cui ho tratto materiale per l’arringa.
Tuttavia ti credo quando mi dici che non sei solita copulare con pesci rossi, cardellini o pastori tedeschi, per carità! Ma se anche tu sostieni le posizioni che sto ancora cercando di comprendere, allora…
In ogni caso, quella di non fare nomi non è una semplice paraculata. Si tratta di mettere preventivamente in chiaro che qui non si sta puntando il dito contro qualcuno nello specifico, quanto piuttosto contro certe mode tanto in voga.
Per quel che ne so, fai la dottoressa e guadagni più di 4000 euro mensili. Non t’invidio, ma neanche a me – ogni 27 del mese, o il 28, il 29… – farebbero schifo tre zeri con un numero a caso da 2 in sù davanti. Al resto, perdonami, non ci ho fatto caso. Vedrò di essere meno distratto…
@ alvise/lacorsianumerosei
Controlla meglio… troverai anche un articolo indeterminativo apostrofato prima di un termine al maschile. Anche questi sono errori, altroché!
…non è la stessa cosa, quando uno vuole fare il ganzo e scrivere in inglese le deve scrivere giusto!!!
non parlate male della cugina del Genio
@Antonio
“Controlla meglio… troverai anche un articolo indeterminativo apostrofato prima di un termine al maschile. Anche questi sono errori, altroché!”
conosci la netiquette?
L’intervento di Antonio forse è molto prolisso, e anche io ho fatto un po’ fatica a tenere dietro a tutte le considerazioni fatte, ma ho capito e condivido una cosa detta:
La risposta a tutte queste domande è la seguente: vivete autenticamente, per quanto sia un’impresa… il resto verrà da sé. Qualcuno potrebbe obiettare che anche questo, in fondo, comporta un atto di Fede. Ma se siete arrivati al punto di sostenere che il dubbio sia l’unica soluzione, allora non c’è nulla che qualcuno, qui in Terra, possa fare. E’ vero che chi non crede a nulla finisce col credere a tutto.
Questo per me è l’unico blog che seguo, vuoi perchè ho poco tempo, vuoi perchè finora mi sembra uno dei pochi degno della mia attenzione (al massimo andavo a vedere quelli che trattavano cose futili come la cucina o l’uncinetto…pochezze da casalinga). A volte come Antonio trovo che alcuni ci scrivano solo per amore della polemica, per dare degli sfigati ai cattolici (che poverini non conoscono nemmeno l’esistenza del condom), ma sto cercando qualcosa di buono anche in questo. In fondo come si dice del maiale, non si butta via niente.
…ma questo discorso dei 4000 euro cosa vuole dire!?!?
Cosa vorrebbe insinuare? cosa c’entra col discorso? non è un colpo basso? certo che ci farebbero comodo a tutti cifre a parecchi zeri, e allora!?!?
ma a parte l’espressione inglese e i 4000 euri nient’altro da dire sull’intervento di antonio?
secondo me ha centrato il “bug” del pensiero moderno!
a tale proposito sto elaborando il manifesto del pensiero “ognunista”. presto lo renderò noto.
attendiamo impazienti…
Oggi mi sono persa un gran bel discutere!
Benvenuto Antonio!!!!
Saluto tutto e vi lascio una delle definizioni di amore (=carità) che preferisco in assoluto.
Corinzi 1, 13
[1] Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
[4] La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
[5] non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
[6] non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.
[7] Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
[8] La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
[9] La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.
[10] Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.
[11] Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato.
[12] Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
[13] Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
Caro Antonio, ti ringrazio perché hai espresso in modo organico e colto un pensiero che non ero mai riuscita a rendere organizzato. Men che meno adesso che sono quasi le tre di notte e finalmente posso riaprire il blog, e i neuroni sono andati tutti a farsi un caffè di là in cucina. Comunque, condivido quello che scrivi, e condivido anche la precisazione di non voler puntare il dito contro nessuno.
Aggiungo solo che leggo le critiche alle nostre certezze – radicate nella fede – in positivo, come espressione di un desiderio, di una ricerca, di una mancanza. E quindi le saluto con gioia. Io, se leggo qualcosa che non mi convince ma neanche mi tocca, non mi sento per niente provocata. Cambio pagina, clicco, metto via il libro o il giornale. Non mi metto a discutere. Le reazioni di insofferenza, o come dici tu, la ricerca di una legittimazione, mi sembrano l’espressione di un desiderio, di una “povertà”, in senso evangelico, di una non compiutezza che spinge a continuare a cercare. Ed è una cosa da accogliere.
Per anni ho lavorato con una sostenitrice dell’aborto che cercava strenuamente di convincermi della bontà delle sue idee. Io le dicevo “tu vai avanti con le tue, e non mi tormentare”. Solo dopo ho capito che era una richiesta d’aiuto. Purtroppo l’ho capito tardi.
Buongiorno Costy e un ciao ai tuoi neuroni!
Volevo dirti, per quello che conta : bene così.
Qualcuno ti attribuisce un’ aggressività che tu davvero non hai. 🙂
Buon fine settimana a tutta la famiglia anche se ci lasci senza post 🙁
Costanza, la tua è una “poetica romantica” molto poco concreta e realistica. Purtroppo non stai mai sul tema pratico, parli di situazioni evanescenti.
Cosa pensi di questa teologia:
“Non può esserci dubbio che è più consono all’ordine della natura che l’uomo domini sulla donna, piuttosto che la donna sull’uomo. Questo è il principio che emerge quando l’apostolo (Paolo) dice, «La testa della donna è l’uomo» e, «Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti». Anche l’apostolo Pietro scrive: «Sara obbediva ad Abramo, chiamandolo padrone»”
Sant’Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica, Sulla Concupiscenza, Libro I, cap. 10.
“Purtroppo non stai mai sul tema pratico, parli di situazioni evanescenti”. Ma che dici? Se c’è proprio un pregio del libro e dei post è quello di accostare le situazioni concrete, la vita quotidiana!
@Alessandro
hai estratto una frase e ignorato tutto il resto.
eh eh…
la retorica di Costanza è lontana mille miglia dalla realtà concreta del mondo. Fa del suo stile di vita un modello per l’intero mondo femminile.
Forse lei vive in un mondo edulcorato e romantico… ma la realtà è diversa sia per situazioni, sia per scelte, sia per aspirazioni.
Sono d’accordo con Sant’Agostino, ovviamente!
cito da antonio: “Quando per giorni si pongono domande forse intelligenti, ma senza dubbio tendenziose, non si mostra rispetto per le altrui “opinioni”. No! In realtà quella falsa curiosità non è che l’involucro di una malcelata supponenza, che, in ultima istanza, altro non è che mancanza di rispetto.”
peccato che alla fine del suo intervento, usi, con malcelata supponenza, la stessa mancanza di rispetto che egli imputa ad altri, quando afferma che presto il legislatore legittimerà le unioni tra uomo e pesce rosso (si badi, usando lo stesso preciso stilema usato nel codice civile, chapeau). è ovvio, almeno per me, che si riferisse a quanto detto da alvise sul suo cane. ora, mi pareva altrettanto ovvio, che quella di alvise fosse soltanto una provocazione.
caro antonio, se anche la tua era solo una provocazione, devi essere pronto ad accettare le provocazioni altrui. se il tuo invito a vivere con autenticità è sincero, prova a essere altrettanto autentico, senza nascondere le tue intenzioni nelle pieghe di una prosa colta.
invece, accolgo con piacere il tuo invito a cercare di seguire il proprio pensiero fino in fondo, perché è l’unica strada degna di essere seguita, anche se è la più faticosa.
io veramente quella del pesce rosso (ma anche quello della cagnetta di Alvise), non la chiamo provocazione, lo chiamo sarcasmo.
e sarcasmo sia. però chi chiede il rispetto delle proprie opinioni deve essere pronto a concedere rispetto, anche in misura maggiore di quello che chiede.
altrimenti siamo alle solite del predicare bene e razzolare male
Propongo una preghiera per Lamberto Sposini.
Ci sto…
Interessante che quello che ha colpito Antonio sia che sono dottoressa e guadagno oltre 4000 euro sl mese! Mi astengo da commenti: si vede che il mio piccolo cervello non ha partorito altro degno di nota come invece il grnde Antonio.Solo questo :si può vivere autenticamente anche fuori dalla chiesa, dal cristianesimo e da tutto quanto connesso al credere nel soprannaturale.Vi assicure che si può , senza mangiare bambini e altro di disdicevole.Anche se si guadagnano (ho detto guadagnano e non rubano)4000E al mese . A proposito , nessun altro palesa il suo 730?
evviva le cugine miriano!
Il mio fa piangere: sono una libera professionista….
il mio fa ridere… sono casalinga! e mio marito è dipendente della Difesa, con moglie e 2 figli a carico + mutuo. Da ridere no?
4000 euro non sono poi tanti considerato il costo della vita, sono gli altri redditi medi che sono vergognosi.
Comunque il fatto che Francesca abbia condiviso con tanta precisione mostra un certo coraggio e dimostra anche che siamo mezzadri, visto che circa la metà, a volte anche di più, dei redditi svanisce e non sappiamo dove finisce.
siamo peggio che mezzadri. a chi era a mezzadria veniva preso metà del raccolto ma davano la casa!
@paulbratter
condivido in pieno! l’ho scritto proprio alcuni giorni fa su un altro blog. Siamo messi molto peggio dei mezzadri di una volta.
Scusate ma penso che sia il caso di dare un minimo di misura alle cose: se io guadagnassi 4.000 euro potrei mantenere la mia famiglia (e vero siamo solo in 4 ma abbiamo il mutuo) e pure quella dei miei suoceri, che non se la passano certo bene. E mio marito passerebbe le sue giornate a pescare e a coltivare lo spirito…
Alcuni miei colleghi a pochi anni dalla pensione sono arrivata a guadagnare poco più di 1.000 euro al mese. Io, laureata e con dottorato di ricerca, ne guadagno 1.300 e mi ritengo immensamente fortunata.
Non è una critica ad personam, intendiamoci. Solo per precisare…
@Francesca non te la prendere, proprio io che guadagno meno di tutti, ti ho detto che la tua retribuzione per tutto quello che fai, ma ora dacci il tuo parere da persona competente se si può sperare nella guarigione di Lamberto Sposini????
ho dimenticato un pezzo…”è tutta meritata!!!!”
Mi scuso, senza riserva alcuna, con Francesca, la quale ha scorto nel mio intervento un implicito attacco indiretto di non so quale tipo. Non intendo convincerti del contrario, ma posso garantirti che l’intenzione fosse tutt’altro che quella di offendere, ci mancherebbe.
Ho letto il tuo libro in un fiato, quel poco che mi rimane, avendo da gestire 5 figli e un marito di 2 metri. Mi ha divertita molto, rivedendomi in certi frangenti. Sei stata molto coraggiosa (posso darti del tu?)a parlare di sottomissione in un era dove ognuno cerca di prevaricare gli altri. Comunque un consiglio: fai scrivere un libro anche a tuo marito, dal titolo : Sposati e sii autorevole!
Giusto perchè a volte è difficile essere sottomesse ad uomini che delegano la loro autorità, a uomini che si danno la crema antirughe, si depilano con il tuo epiledy e quando i figli chiedono loro qualsiasi cosa, che riguardi la scuola specialmente, esprimono la loro autorità dicendo: “chiedilo alla mamma!!!!!”
Uomini che se si rompe un tubo del bagno lasciano fare alla moglie, se si brucia una lampadina, lasciano fare alla moglie…..insomma a volte le donne diventano nerborute e virili per forza maggiore! Grazie al cielo io ho un tutto fare per casa e grazie a Dio siamo cattolici e pertanto tentiamo (e ritentiamo)di fare ciò che Dio vuole, cioè adempiere ai nostri doveri di stato, ma se ne sentono di cotte e di crude, dunque sarebbe bene che anche gli uomini oggi ritrovassero il loro ruolo e i loro doveri, e le donne sicuramente ritrovando la stima verso i loro uomini si sottometterebbero con piacere, beh! non esageriamo! Lamentandosi di meno (forse), beh! Insomma! Almeno ci proverebbero con più convinzione! Bene, spero di riuscirti a sentire il 6 maggio a Ferrara, dai Francescani dell’Immacolata. Un caro saluto, vado a domare la tribù di urlatori!!!!
Ti propongo: “Quello che gli uomini non dicono – La crisi della virilità” (ed. Sugarco 2011.)
Di Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta.
“Tra i tanti fenomeni emergenti di questi ultimi anni c’è sicuramente la crisi dell’uomo, inteso come maschio. È debole, demotivato, solo. Alcuni uomini sono depressi, ansiosi; sperimentano un senso di inadeguatezza in famiglia, sul lavoro, e con gli altri uomini. Hanno scarsa autostima e poca fiducia in sé e nelle proprie capacità; si sentono timidi, deboli. Le ricerche dicono che aumenta l’impotenza maschile, l’ansia da prestazione sessuale, l’infertilità maschile persino una graduale riduzione del desiderio sessuale e del livello di testosterone. È una crisi di virilità. Intesa come disponibilità a rischiare la vita per salvarla, per salvare l’onore (la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio, fortezza. La crisi della virilità è per l’uomo una crisi d’identità: egli non sa più chi è, come è, come dovrebbe essere e come lo vogliono gli altri. Ci prova, ad accontentare tutti, ma non funziona: sembra che nessuno sia contento di lui. È una crisi inedita nella storia dell’umanità. Non è mai accaduto che così tante persone restassero senza risposta davanti agli interrogativi: “Chi sono? Qual è il mio ruolo? Qual è il mio posto nel mondo?”.
intanto cominciate a tacere donne!
zitte e mute, chiaro?
“Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.”.
Prima lettera ai Corinzi capitolo 14 vv.33-36
(San Paolo di Tarso, Lettere ai Corinzi)
Auguri a te e complimenti per il tuo intervento !
Ce ne sono parecchi di uomini così, esclusi i presenti, ovviamente
🙂
Mi sono rivolta ad anna rita
Grazie a tutti. Oggi ,per espiare il giorno libero di ieri, sono di turno 118 e quindi se non chiamata posso cazzeggiare e bloggare.Premetto che mi lusinga la vostra considerazione ma non cercavo l’approvazione per me Francesca,solo continuo ad intervenire a a dispetto di tutto , per ribadire la possibilità di altre vie alla felicità, all’appagamento ecc.ecc.. E soprattutto per fare propaganda alla tolleranza e al rispetto del diverso in ogni sua manifestazione.Io non condivido quasi mai le opinioni espresse qui ma a volte sono stimolata a leggere e ad informarmi su argomenti che mi sono lontani ed estranei.E ribadisco anche che non mutano i sentimenti di affetto che mi legano alla tenutaria del blog nonostante le differenze siderali. Fatelo anche voi, sono sicura che qualcosa comunque passa.A me preme una cosa sola: che sia garantita la mia libertà rispetto a faccende etico-morali sensibili.Dopo di che libertà per tutti e soprattutto tanta tanta tanta TOLLERANZA.
Parto dalla domanda di Claudia per ampliare il discorso. Mi dispiace per il povero Sposini che mi sta simpatico .. e poi è umbro (ho un debole per gli umbri). Non ho abbastanza elementi per giudicare per fortuna perchè ho un rispetto maniacale per la privacy.Ho letto che è andato in coma quindi la sofferenza cerebrale è grossa. E poi ha una vasta emorragia intracerebrale non so di che tipo e in che sede.Ho letto anche che è stato portato prima in un ospedale senza neurochirurgia e ,trattandosi di Roma , mi chiedo perchè e come è organizzato il 118 ( da noi non funziona così).Se fosse un’emorragia dell’emisfero sinistro molto grossa sarebbe uno dei motivi in cui io, se mi fosse data la possibilità, lascerei scritto di non intubarmi, non operarmi e lasciare che la natura facesse il suo corso.Se comunque in urgenza tutto questo venisse fatto ,chiederei che ogni cura successivamente venisse abbandonata e fossi portata a casa mia.Perchè tutto questo non deve essere possibile? In cosa nuoccio ai miei simili? Se qualcuno me lo spigasse? Io ho conosciuto abbastanza bene Ambrogio Fogar che è stato ricoverato a lungo nel mio ospedale; ci ho passato parecchio tempo a parlare. Lui non ha mai pensato (almeno finchè è stato da noi) a mollare il colpo ed infatti gli è stata garantita assistenza ultraspecialistica gratuita con tecniche molto sofisticate.Io non avrei voluto vivere come lui, lui però voleva e gli è stato dato.Perchè è così difficile da capire e da accettare?Detto questo i miei migliori auguri a Sposini, che sia rispettata la sua volontà.
Non sono affatto d’accordo con quanto detto ora dalla Cugina Miriano, ma, sulla base della cuginanza col Genio Miriano, proclamo di tutto cuore: W la cugina del Genio
@Isabella
ahahahahah
che bella battuta, fa ridere, davvero
–> Ariaora, non era affatto una battuta
@isabella
se non era una battuta allora puoi spiegare il significato? perdonami, ma mi sfugge, Francesca ha parlato di questioni serie argomentandole
–> ariaora: la cugina del Genio ha parlato di questioni serie ESPRIMENDO LE PROPRIE OPINIONI al riguardo.
Io non condivido queste OPINIONI, ma la cugina del Genio continua ad essermi molto simpatica.
io la penso uguale a francesca. se solo il nostro paese si decidesse a fare una legge sul testamento biologico, senza imporre al singolo la necessità di ricorrere ad altri strumenti legali – che spesso non sono alla portata di tutti e non assicurano comunque che la volontà della persona verrà rispettata – si eviterebbe di aggiungere sofferenza a sofferenza.
Francesca ho molta ammirazione per te e mi piace il tuo atteggiamento nei confronti del Blog. Buon lavoro e molto calore ai tuoi ammalati
…non avevo intenzione di continuare a partecipare al
“dialogo”, mi vergogno di tutto quello che ho scritto,, ma ho guardato il blog (sono curioso) e ho visto l’intervento di Francesca Miriano. Io sono esente
da dichiarazione redditi in quanto non raggiungo la cifra per cui. Non ho casa. Non ho un cazzo. Senza puntini, come li mette Antonio.
cordialmente
alvise
Cara Francesca mi spiace che tu la pensi così! Ho da poco perso mia nonna di 98 anni proprio per un’emorragia celebrale ed in 12 ore se n’è andata, nonstante i medici abbiano tentato sino all’ultimo di far riaddensare la materia celebrale. Io ti assicuro che ho sperato sino all’ultimo e se avessi potuto fare di più, lo avrei fatto nonostante l’età perchè per me è stata prima nonna e poi madre e davanti a questi legami non credo abbia senso parlare di età.
Però non capisco perchè proprio tu che stai dalla parte della scienza, rifiuteresti, nel suo stato di essere curata????????????
Ecco, sono completamente d’accordo con claudia
@claudia
e tu con quale diritto vorresti imporre agli altri le tue scelte?
(voglio sperare che tua nonna fosse dello stesso tuo parere)
@ariaora
“hai estratto una frase e ignorato tutto il resto”. Ma quale resto, ma che dici? Il succo del resto sarebbe questo: “la retorica di Costanza è lontana mille miglia dalla realtà concreta del mondo. Fa del suo stile di vita un modello per l’intero mondo femminile.
Forse lei vive in un mondo edulcorato e romantico… ma la realtà è diversa sia per situazioni, sia per scelte, sia per aspirazioni”. Ma li leggi i post di Costanza, hai letto il libro? Ma ci sei o ci fai? “la retorica di Costanza è lontana mille miglia dalla realtà concreta del mondo”. Ma quale mondo, Marte? “Vive in un mondo edulcorato e romantico”? Ma che stai a dire? Ripeto: la leggi la Miriano? Quanto alla tua lettura di S. Paolo, sarebbe meglio che non ti improvvisassi esegeta. Nella lettera agli Efesini si legge: “Fratelli, camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi.
Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.
Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.
Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.”. Sottolineo: 1)”E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” 2)”Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso”.
S. Paolo prescrive ai mariti di amare le mogli come Cristo ama la Chiesa, cioè in maniera totale, con una donazione che contempla il sacrificio di sé fino alla morte cruenta, come Cristo è morto per la Chiesa. E’ abbastanza chiaro adesso quanto di meraviglioso S. Paolo pensa della donna e del matrimonio, o si vuole seguitare a fraintendere?
perchè non hai cliccato “reply”
ah bello!
ciao
Sì, buonanotte
@ariaora:
le sue critiche alle tesi libro sono, negli ultimi giorni in particolare, diventati attacchi personali a Costanza Miriano. E’ una cosa inaccettabile (e oltretutto lei si dichiara campionessa del libero pensiero e della tolleranza).
Dire :
“la retorica di Costanza è lontana mille miglia dalla realtà concreta del mondo. Fa del suo stile di vita un modello per l’intero mondo femminile.
Forse lei vive in un mondo edulcorato e romantico… ma la realtà è diversa sia per situazioni, sia per scelte, sia per aspirazioni”
vuol dire o che le da della pazza schizzofrenica senza legami con la realtà, o che è una imbrogliona in malafede.
La sua violenza e il suo astio verso la persona sono veramente inammissibili.
PS: se pensa che quella del libro sia una operazione commerciale mi permetto di fare un piccolo outing economico per conto dell’autrice. Il suo guadagno netto sarà meno di 70 centesimi a copia venduta e sarà pagata fra un anno. Per un lavoro che ha comportato (e comporta) un impegno di tempo ed energie notevole credo che neanche siamo al livello della mezzadria ma si avvicina a quello dei raccoglitori di cotone dell’Alabama.
buonanotte cosa?
sei scorretto!
usi il tasto reply come ti fa meglio comodo.
io non fraintendo nulla
“Non può esserci dubbio che è più consono all’ordine della natura che l’uomo domini sulla donna, piuttosto che la donna sull’uomo. Questo è il principio che emerge quando l’apostolo (Paolo) dice, «La testa della donna è l’uomo» e, «Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti». Anche l’apostolo Pietro scrive: «Sara obbediva ad Abramo, chiamandolo padrone»”
Sant’Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica, Sulla Concupiscenza, Libro I, cap. 10.
Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.”.
Prima lettera ai Corinzi capitolo 14 vv.33-36
(San Paolo di Tarso, Lettere ai Corinzi)
@admin
puoi inviare anche via email tutte le citazioni su cui si fondano le tue accuse infamanti?
Costanza vivrà in un mondo edulcorato e romantico (???) ma tu vivi davanti al computer!!!
@paulbratter
caro Paul, computer e tanto altro!
piatti e pulizie domestiche molto mal volentieri!
ieri sera grande concerto della Gianna Nannini!
@ Alessandro, Antonio e tutti quelli che stanno difendendo Costanza dagli attacchi di ariaora:
grazie ma lasciate stare, non ne vale veramente la pena….
infatti, concordo. Io piatti e pulizie domestiche molto volentieri! se le cose si fanno col sorriso e non col grugno ci guadagni in salute! e tuo marito è anche contento… non mi pare poco.
@admin
caro admin,
le tue accuse nei miei riguardi sono infamanti e prive di fondamento.
A me sembra che ad essere attaccata sia “ariaora”.
Comunque sono stati archiviati tutti gli screenshot e le email dal blog di cui, se vuoi possiamo analizzare i miei commenti e quelli degli altri.
Se Costanza, non gradisce osservazioni sulla sua teoria della “donna sottomessa”, può dirlo in modo esplicito. Invece ha palesato idee opposte riguardo agli interventi che non condividono le sue idee. Costanza non mi ha mai chiesto di non scrivere idee da lei non condivise (perché in tal caso avrei subito ragionato sulle sue esigenze).
Conclusione:
1 – invito l’admin a non inventare e fare interpretazioni prive di fondamento
2 – l’intervento dell’admin di Costanza Miriano è una richiesta contorta di non esprimere opinioni sulla teoria della “donna sottomessa”, e quindi non partecipare al blog, non c’è alcun problema da parte mia ad accogliere la richiesta dell’admin.
Ovviamente non risponderò ai commenti che mi saranno rivolti in questo blog, non prendetela però come una incapacità di rispondere o volontà di ignorare le idee diverse dalle mie di cui il più totale rispetto.
Buon proseguimento!
@ARIAORA:
sì grazie, accetto volentieri la tua disponibilità a
-non esprimere opinioni sulla teoria della “donna sottomessa”, e quindi non partecipare al blog,-
anche perchè il tuo punto di vista è stato già ampiamente illustrato.
grazie ancora!
mi sa che a botta di citazioni evangeliche non si va da nessuna parte… A mio parere quello che credo di aver capito della sottomissione non avendo letto il libro è che si tratti del buon vecchio buonsenso, quello che le nostre mamme, le nostre nonne a anche noi (io ho 40 anni) abbiamo imparato a praticare nella dinamica dei rapporti coniugali, e dei rapporti in generale, magari sbattendoci più volte la testa nel tentativo disperato di applicare una logica ragioneristica (tanto ti do tanto mi dai).
Lo si fa anche semplicemente per quieto vivere, per salvaguardare un minimo di equilibrio e di pace (c’è un libro di Marta Boneschi che vorrei leggere: “Santa pazienza: la storie delle donne italiane dl dopoguerra a oggi”).
La prospettiva cristiana tuttavia fa scattare qualcosa in più, ossia il desiderio di reciprocità: il matrimonio perfetto è quello in cui il dono è reciproco, il servizio è reciproco, come nella Trinità (prima di san paolo un certo Gesù ha detto: Padre che tutti siano uno come io in te e tu in me. Tutti, quindi anche gli sposi).
Questo significa che non ci si deve per forza incontrare a metà strada, ma che ci si deve muovere entrambi l’uno verso l’altro, questo sì. Proprio perché cristiani, si dovrebbe credere nel valore di un amore che viene speso senza riserve e senza calcolo. Ma se questo amore non suscita reciprocità significa che qualcosa sta andando storto, che forse il nostro spirito di servizio era solo rassegnazione, vittimismo, autolesionismo, mancanza di coraggio e amore di sè (amare l’altro COME SE’ non si può fare se non ci si ama).
Una volta ho letto la lettera di una donna a una rivista cattolica, la quale a un dipresso diceva: ho fatto la moglie e la madre per tutta una vita, ho servito mio marito, i miei figli, ho cucinato, lavato, stirato, accudito con tutto l’amore di cui ero capace e ora i miei figli se ne sono andati sbattendo la porta e mio marito si è trovato un’altra. Questo per dire che il servizio e la sottomissione nel matrimonio va applicato puntando alla reciprocità, sempre. Anche se il tuo centuplo è solo un sorriso o un letto mal rifatto.
Quanto a San Paolo, è il brano che ho scelto per il mio matrimonio, quindi lo amo tantissimo, ma temo che in questo caso una storicizzazione dei termini sia doverosa. La sottomissione di cui parla S. Paolo (o meglio, nel senso in cui la intendevano i suoi contemporanei) non è quella di Costanza. Questo brano è bellissimo, ma non si può ignorare che altrove si dica che la donna deve coprire il capo e stare zitta.
@Ariaora, a parte che stai attaccando a ruota libera, facendo ripetere concetti che stiamo ribadendo da quando è stato aperto il blog, per cui potresti leggere i post dall’inizio e non saremmo costretti a schiacciare il tasto replay, invece per quanto riguardo l’attacco che stai facendo a me non ti rispondo perchè non credo tu abbia mai provato a stare accanto ad un tuo caro morente che ti guarda e ti chiede aiuto con la stretta della mano e lo sguardo fisso nei tuoi occhi. Se avessi un minimo di questa sensibilità, forse meriteresti considerazione.
@Claudia
veramente a me sembra che ad essere attaccata sia “ariaora” con dichiarazioni infamanti e prive di fondamento.
E come vedi sei tu che mi poni domande, e io rispondo, non ignoro… di persone morire ne ho viste eccome, per questo non mi sogno di imporre a nessuno le miei idee in merito (che ti faccio notare, tu non conosci perché io non le ho espresse!!!)
ti saluto
cara ariaora,
mi permetto solo di dirti che il tuo vedere Costanza Miriano come una persona che vive in un mondo edulcorato è semplicemente il frutto, comprensibilissimo, di una distorsione prospettica: il cristiano vive in qualche modo in un mondo edulcorato perché possiede la speranza. Speranza nella vita del cielo e speranza soprattutto nell’amore di Dio. Noi siamo nel mondo ma non del mondo e questo ci porta sì ad avere una visione “edulcorata” della vita perché tutto riconduciamo a quell’amore da cui siamo stati generati e salvati. Anche le fatiche, il dolore, la sopportazione hanno senso solo perché una divina alchimia le tramuta in amore.
Ma su una cosa sono d’accordo con te: la speranza non può essere imposta né insegnata. Come pure non si può attribuire senso e ragione al dolore di un altro. Il dolore dell’uomo è un mistero talmente profondo che ciascuno deve potergli attribuire un senso. In questo senso occorre rispettare la libertà di tutti. Libertà di attribuire un senso alle cose (anche edulcorato, se vuoi), ivi compreso il dolore e la fatica.
Quello che però mi sento di consigliarti è di approffitare di tutti i raggi di luce che ti vengono offerti, perché sono buone occasioni per illuminare meglio le cose. Proprio stamattina (e chissà, forse era proprio per te) mi sono ricordata di quanto sia pericoloso vivere al buio: l’ho imparato quella volta che per non accendere la luce (ah pigrizia ed eccessiva fiducia nel mio senso di orientamento!) sono andata a sbattere contro una porta procurandomi un occhio nero che ha preoccupato non poco le mie colleghe. Se ci fosse stata anche un minimo di luce che filtrava dalle finestre nonostante la mia pigrizia avrei evitato di andarmene in giro conciata come una boxeur. Ecco. Dio agisce così: fa filtrare la luce dalle persiane chiuse per vincere la nostra pigrizia. Questo perché ti ama immensamente ed il suo amore è più grande del tuo cuore.
@ariaora
“buonanotte cosa?
sei scorretto!
usi il tasto reply come ti fa meglio comodo!”
Sì, è vero, il mio uso del tasto reply è veramente disdicevole, un tantino infamante e, se permetti, adiacente.
Non difendo più Costanza, seguo l’invito dell’amministratore. Quanto al povero S. Paolo, vedo che il lungo e bellissimo passaggio della lettera agli Efesini è come se non esistesse per ariaora. Leggiamo il malfamato passaggio della prima ai Corinzi cap. 11: “infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; [9] né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. [10] Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. [11] Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; [12] come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio”. Se si legge tutto l’inizio del cap. 11 si capisce che S. Paolo ce l’ha con le donne che pregano o profetizzano senza velarsi il capo: sarebbe questa la prova della misoginia paolina? Come si vede, Paolo ce l’ha talmente con la donna che dice: “né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; [12] come infatti la donna deriva dall’uomo [chiaro riferimento all’esser tratta Eva dal fianco di Adamo], così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio”. Come dire: uomo e donna sono fatti una per l’altro, uno per l’altra, e entrambi vengono da Dio che li ama entrambi. Sarebbe questa la prova della misoginia paolina?
Quanto al famigerato cap. 14 della prima ai Corinzi, se lo si legge ci si accorge che Paolo è preoccupato di temperare eccessi e gelosie che accadono nella comunità di Corinto per quanto riguarda l’uso del dono delle lingue e la profezia. Eccessi che giungevano a mettere in dubbio lo stesso primato apostolico di Paolo nella comunità: “[37] Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore; [38] se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.[39] Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.[40] Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine”. In questo contesto – che bisogna tener presente per non fraintendere quello che dice l’apostolo – Paolo scrive: “Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge”. Evidentemente, considerato il contesto, era accaduto che qualche donna era intervenuta a sproposito nell’assemblea, creando disordine e minacciando l’armonia della comunità. E l’apostolo richiama all’ordine (“tutto avvenga decorosamente e con ordine”). Moniti e rimproveri di Paolo, come si capisce leggendo tutto il capitolo e anche solo dalle citazioni che ho fatto, non sono rivolti solo alle donne, ma anche e soprattutto agli uomini che ardiscono profetizzare (e usare delle lingue) generando disordine e opponendosi di fatto all’autorità stessa dell’apostolo.
Mi pare che, collocate nel loro proprio contesto, queste espressioni di Paolo non denotino alcuna misoginia dell’apostolo. Estrapolate, si prestano a facili e svianti strumentalizzazioni.
COMMENTO SEMISERIO:
Cara Costanza, qui momenti si prendono virtualmente a botte, ma la colpa è la tua, oggi che è sabato invece che scrivere un nuovo post ti sarai dedicata alla tua famiglia… e ci hai lasciato in crisi di astinenza a cavillare su quello di ieri…
Non vorrai mica andare a San Pietro, domani, no, dai, pensa a noi, regalaci un nuovo post!!!
(Riformulo: commento assolutamente non serio)
@ aria
leggiti il Vangelo alle tentazioni………per 3 volte il maligno si rivolge con “sta scritto……….” e per 3 volte si prende le bastonate con ” sta scritto anche………”
La rivolta protestante nasce con un “l’uomo si salverà per fede…………” ma magari se S. Paolo avesse potuto vedere gli effetti, avrebbe cambiato parole.
Resta il fatto che nel Vangelo viene un ricco che chiede cosa deve fare, alla risposta “vendi tutto e seguimi” se ne va via TRISTE…..uno dei pochi. Significa che devo farmi sacerdote?
Zaccheo rende a quelli che ha rubato il quadruplo, e dona la metà ai poveri……..devo fare così?
Lazzaro di Teofilo era padrone di mezza Gerusalemme,ha fatto del bene e basta…….devo fare così?
Prendere un versetto a capocchia è solo ERESIA ed IGNORANZA.
Quando un cattolico difende la vita non lo fa con l’intento di imporre la propria idea ma di esprimere un’opinione sull’argomento, così come per il divorzio o l’aborto.
Io sono convinto ad esempio che il divorzio sia stato una grande rovina per le nostre famiglie e di conseguenza per la società per cui se mi sarà data la possibilità voterò contro a meno che ai cristiani non venga impedito di esprimere la propria opinione.
Non si tratta di imporre delle scelte, si tratta di avere un ideale di società perché si vive in relazione gli uni con gli altri. Noi cristiani dobbiamo ambire a costruire un mondo di pace, di giustizia e di amore, aborto, divorzio, eutanasia non vanno in questa direzione.
Purtroppo il problema vero di tutta la faccenda (parlo soprattutto pensando a me) sta proprio in quel che dichiara costanza: predicare bene e razzolare male. Purtroppo ad un cristiano è chiesto soprattutto di razzolare, altrimenti il gioco non funziona. Quando davvero capita che non siamo noi ma cristo che agisce in noi, non ci sono voti, dichiarazioni di principio, schieramenti. C’è il regno di dio fra noi, l’unica cosa che porti davvero un mondo come Lo vogliamo
Povero Sposini, forse si salverà ma di sicuro non sarà mai più lo stesso!. Io ho avuto una zia che dopo 5 giorni di coma è morta per una di queste emoragie celebrali e la sua sorella maggiore che pure l’ha avuta ora è viva…da direttore amministrativo di una prestigiosissima casa di moda romana, lettrice accanita, frequentatrice assidua di teatri, concerti e viaggiatrice ora passa le sue giornate a mangiare e fare solitari (e non è tra quelle messe peggio!) Impossibile fare con lei un discorso di qualunque tipo… perchè non vorrei essere rianimata io? non per me, ma per non lasciare che i miei cari si ritrovino accanto un corpo da accudire senza un cervello ed un’anima che possano esprimere un qualunque sentimento, perchè accudire un corpo, anche se ami profondamente, col tempo diventa un peso che logora e consuma anche i bei ricordi. E io vorrei che le mie figlie e il mio compagno non fossero costretti a tanto.
Chiara, ti capisco, però termini la frase con “Io vorrei”. Gesù disse “Sia fatta la tua volontà”. I nostri desideri e le nostre preoccupazioni lasciamole a Dio.
mamma mia c’è qui chi spera che venga al più presto il testamento biologico…brrr…brividi!!! Perchè poi succederà come la storia ci insegna, dal testamento biologico si passerà senza problemi all’eutanasia, e come è successo per l’aborto si apre lo sterminio degli innocenti, dove chi non serve più, chi costa al SSN gli si fa una punturina e pace all’anima sua. Basta guardare all’Olanda! Ma come mai secoli fa non c’era il problema del testamento biologico? I medici studiavano per salvare le vite o per accompagnarle dignitosamente alla morte prendendosi cura di loro, la Chiesa tramite diversi ordini, apriva ospedali, ospizi, orfanotrofi dove poter, con carità, servire il prossimo, oggi da quando Dio è stato messo da parte impera il pensiero mortifero del decido io del mio corpo, come se fosse realmente così, come se non appartenessimo di diritto al nostro Creatore. Qui in Italia abbiamo la miglior terapia del dolore, ma certi auspicano al suicidio di Stato, forse che se ci prende un ictus e dobbiamo vivere come vegetali, non sarebbe vita questa? Forse che Gesù non ci ha fatto vedere che la sofferenza ha un senso? Certo l’accanimento terapeutico non ha senso, ma mi pare che quando era ora di morire tutti siano morti. Nessuno escluso. In un film diceva una protagonista: che 10 persone su 10 prima o poi muoiono. Questa è l’unica certezza. Dunque perchè aprire le porte ancora una volta all’omicidio? Perchè mettere i medici nella condizione di tradire il loro mandato? Più che il testamento biologico, bisognerebbe abolire l’aborto e riportare il giusto senso della vita e della sofferenza nelle teste dei più. Consapevoli che non siamo nati per noi stessi, ma per Dio e che la vita non è tutta qui, ma continuerà altrove dopo che avremmo saputo portare la croce a noi destinata.
vedo i vostri commenti nel mio profilo e vedo che molti si sono rivolti ad “ariaora” malgrado sappiano che l’admin di Costanza mi ha detto di non intervenire nel blog, quindi scusate se non vi rispondo, ma, come ho detto, e lo ripeto per chi non lo ha letto, non lo faccio solo perché mi è stato chiesto e non perché non abbia idee da esprimere in risposta alle vostre.
avrei molto da rispondere al tuo commento annarita, ma non posso… peccato
@ariaora:
puoi intervenire se vuoi, vorrei solo chiederti non invadere troppo la sfera privata di Costanza.
Scusami, ma non riesco davvero a capire quando avrei invaso la sfera privata di Costanza, quindi poiché ci tengo molto a rispettare il prossimo, e mi sforzo ogni giorno cercando di essere coerente con questa mia ambizione, ho il dubbio che miei ulteriori interventi possano essere ancora ritenuti da te “attacchi” e preferisco rispettare la tua richiesta di tacere piuttosto che sbagliare senza essere messa in condizioni di capire.
per me invadere la sfera privata è quando si fanno riferimenti e domande sulle entrate economiche di Costanza e di suo marito, all’organizzazione dei lavori di casa, alla presenza o meno di una colf.
inoltre più volte hai messo in evidenza una supposta incoerenza di Costanza per il fatto che lei lavori invece di stare a casa: se avessi letto il libro sapresti che un dei punti fondamentali è proprio la necessità di rendere più conciliabile il lavoro per le donne e in particolare per le madri visto che in questa società,così come è ormai strutturata economicamente, praticamente nessuna donna può permettersi di non lavorare.
@admin,
non sei molto preciso, e se torni a rileggere con attenzione potrai verificare che non ho fatto domande sulle entrate economiche di Costanza e del marito, mi sono semplicemente inserita, con un commento, nella discussione avviata da Costanza e altri utenti “sul far quadrare i conti”, intendendo significare che esistono situazioni economiche in cui avere una colf è pura utopia perché le entrate economiche non lo permettono. Non c’è nessun giudizio nei confronti di Costanza, (immaginavo avesse una colf perché lavorare e tirare avanti una famiglia di 6 persone da sola è impossibile), volevo solo suggerire l’idea che può essere importante “staccarsi” un po’ dalla propria situazione e immaginare di “indossare altri panni”.
Per quanto riguarda le riflessioni sulla colf e sul fatto che Costanza lavori, mi spiace che tu li abbia interpretati come “attacchi”, ma invece erano dei leciti tentativi per capire se la sottomissione di cui parla Costanza è contraddetta dal punto di vista pratico. Non mi pare che si tratti di invadenza di vita privata, è un tema attinente al suo libro.
Comunque, non ti offendere “admin”, ma sarebbe stato più interessante uno scambio di opinioni con l’autrice del libro e del blog, che avrebbe anche potuto scrivere: “preferisco non raffrontare il mio stile di vita con le teorie del mio libro”, oppure dirmi “non rispondo alle tue domande”. E’ suo pieno diritto.
Le mie opinioni sono differenti da quelle di Costanza, ma non c’è nessuna intenzione di attacco, quanto invece un tentativo di comprendere un punto di vista completamente diverso dal mio e anche di portare, come donna, una testimonianza di punti vista differenti da quelli di Costanza.
Riguardo al lavoro, admin, bisogna fare delle distinzioni. Mi sembra che tu dia per scontato che le donne non possano ambire ad avere un lavoro che le renda indipendenti dal marito, e/o che dia soddisfazione; oppure escludi la possibilità che possano esistere donne che non voglio sposarsi per forza.
Il problema, a mio avviso, non è tanto che una donna non possa permettersi di non lavorare, ma anche che un uomo non possa permettersi di non lavorare.
O meglio, sia uomini, sia donne sono di fatto “obbligati” a passare tutta la giornata (ovvero tutta la vita) a lavorare.
capisco le tue obiezioni ma penso che certe questioni si possano anche porre in generale senza entrare nel personale dell’autrice o di chiunque altro.
se vuoi conoscere il mio pensiero sul lavoro delle donne ti dico semplicemente che ritengo che le donne debbano avere parità di diritti rispetto agli uomini, anzi ne devono avere di più di diritti per permettere loro, se lo desiderano, di avere un figlio e di poter “fare” la madre cioè dedicarsi al figlio soprattutto nei primi anni di vita, senza rinunciare al lavoro (o vedendo ridimensionato pesantemente il proprio ruolo). Per cui ci vogliono più diritti, più garanzie, più elasticità e non solo più asili nido.
Un ultima cosa sinceramente senza polemica: credo che se veramente vuoi capire il senso della cosiddetta sottomissione di cui parla Costanza, dovresti semplicemente leggere il libro perchè è lì che è illustrato in maniera completa questo pensiero su questo blog no. Poi probabilmente continuerai a non essere d’accordo ma almeno ti sarai fatta un’idea più ampia.
Perché è un’invasione ragionare sull’applicazione pratica di una teoria?
Confesso che mi fa un po’ strano conversare con un “admin”, in genere si usa per comunicazioni amministrative, non per scambiare opinioni.
Mi pare che Costanza non gradisca confrontarsi quindi faccio un’ultima riflessione e precisare che non c’è alcuna intenzione né di giudizio, né di invasione di privacy:
Perché si sceglie di fare la giornalista invece della colf?
Perché pagare qualcuno per fargli svolgere il lavoro domestico se è così onorevole e soddisfacente farlo?
In verità ho commentato alcuni articoli di Costanza su questo blog e non trovo necessario leggere il libro. “Sottomissione” ha un significato preciso e si rifà a concetti teologici che sono stati causa di persecuzioni e torture delle donne, concetti che hanno giustificato violenze inaudite.
Se poi è così onorevole essere “sottomessi”, cosa ne dite di un prossimo libro “sposati e sii sottomessO”?
admin è uno pseudonimo come ariaora, Costanza interviene pochissimo sul blog perchè altrimenti avrebbe bisogno di un’altra colf, Costanza non ha mai detto che condidera soddisfacenti i lavori domestici ne che preferisce lavare e stirare piuttosto che fare la giornalista (come casalinga è veramente scarsa e non fa che ripeterlo), non c’entra assolutamente nulla e l’hanno capito più o meno tutti.
E’ inutile continuare a ragionare su questo se non ti informi a sufficenza se Costanza avesse voluto esprimere solo il concetto di sposarsi e di essere sottomessa avrebbe fatto stampare dei volantini e non un libro.
Comunque intervieni pure come e quando vuoi.
PS comunque hai indovinato, Costanza sta già pensando a un libro “al maschile”
“admin” non è affatto uno pseudonimo come “ariaora”.
comunque hai postato lo stesso post con il tuo nick prima…
Se Costanza non ha tempo per il blog ovviamente non è obbligata a rispondere, e mi sembra poco simpatico che risponda l’admin al suo posto. Comunque, ognuno è libero di fare le sue scelte, anche far rispondere all’admin, ma io non converso di argomenti generali con “admin”.
caspita sei attentissima!
ok ciao