Lo chiamavano naso a banana

Il ricordo più lontano che ho è un atto di ribellione.

Vedo chiaramente le strada in discesa, e il cancello che ovviamente invece era dritto. Quindi sotto al cancello c’era un buco, a forma di triangolo (scaleno? Non mi ricordo i nomi dei triangoli ma, mi dispiace, signora maestra, ormai non mi può più bocciare) sotto al quale io e mio cugino Alessio ci infilammo per scappare dall’asilo. Ricordo l’avventura con grande divertimento, anche se adesso che sono mamma mi sento male per quella me stessa piccola che si è lanciata come una palletta di lardo – quale ero a tre anni – sulla strada tra le macchine. Non so perché non sono finita spiaccicata sull’asfalto, probabilmente perché il traffico nel mio quartiere perugino negli anni settanta era inesistente, o forse perché già da allora incubavo, in nuce, questa abilità da mister Magoo di girare per il mondo schivando pericoli nonostante la mia inattitudine alla perigliosa vita moderna.

La stessa abilità, probabilmente, che mi ha permesso di fare una corsetta davanti al parlamento di una Budapest pre-crollo del muro, in gita scolastica, incurante dei soldati che mi urlavano parole incomprensibili imbracciando fucili – credo che mi stessero dicendo che in carcere avrei potuto portare solo uno spazzolino e una foto dei miei cari – senza essere impallinata. Ecco perché era tutta sgombra, la  piazza. Era zona militare.

Comunque, il ricordo della mia ribellione asilesca la dice lunga su quanto quella alla sottomissione non sia per me un’attitudine naturale ma meditata.

Sarei curiosa di conoscere i vostri, di ricordi più antichi.

Il mio figlio maggiore, alla veneranda età di quasi dodici anni ha già scritto la sua biografia, e temo che l’abbia scritta l’anno scorso, in quinta elementare. Si intitola Lo chiamavamo naso a banana. Vi propongo il capitolo I miei primi quindici anni, anche se per ultimarlo dovrà aspettare di arrivarci, a quindici anni. Nel frattempo, spero che il suo agente letterario non mi faccia causa se pubblico questo abstract.

LO CHIAMAVAMO “NASO A BANANA”

Eccomi qua , nel mio letto di morte a Chicago , dove sono nato . Ho avuto molte false origini , per qualcuno sono morto , per qualcuno sono olandese , per altri canadese , per i nazisti dell’Illinois sono ebreo , e a volte mi chiamo Dimitri , a volte Ralph , a volte Alexander , spesso Daniel , una volta Franco , persino Hui , ma il mio vero nome è Thomas Winston Starkey .Sono nato il 24 maggio 1894, in una notte simile a questa . Ho fatto molti lavori , spesso mooooolto ma molto turbolenti , ma attualmente sono disoccupato da guerre , rivoluzioni , movimenti culturali, esperimenti non autorizzati e ronde al porto , ma sto scrivendo questa storia , chissà che non interessi a qualcuno .

CAPITOLO 1

dagli 0 ai 15 anni

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18 pensieri su “Lo chiamavano naso a banana

  1. claudia

    Tommaso è mitico, ha una fantasia incredibile ben supportata dagli eventi storici raccontati da Guido sin dai primi anni della sua vita. Non mi meraviglia affatto che abbia già intenzione di scrivere un libro.
    Anche Virginia ha iniziato a scrivere qualche pagina ma it’s impossible poterne leggere qualche riga.

    Per quanto riguarda il ricordo più antico devo tornare indietro di quarantanni.
    Era il giorno di Natale del 1972, quando il nonno(materno) Antonio, decise dopo pranzo, di portare me e mia sorella Simona, a fare un giro della casa, così disse a tutta la famiglia e mia madre non fece obbiezioni. In realtà dopo aver fatto il giro, sia io che mia sorella non volevamo tornare in casa per cui il nonno per accontentarci, prese l’auto e decise di portarci a fare un giretto sul lago di Como, senza avvisare nessuno.
    Faccio presente che abitavamo a Sesto S.Giovanni ma comunque il Lago di Como non era proprio dietro l’angolo.
    Io e mia sorella eravamo felicissime e quando arrivammo il nonno si preoccupò di farci fare merenda con toast e succo di frutta e per fortuna avvisò la famiglia dove ci trovavamo.
    Poco dopo ripartimmo verso casa per timore che la nonna si arrabbiasse, ma ci capitò un imprevisto: il buio era sceso all’improvviso, la nebbia pure e cominciava a nevicare per cui assennatamente il nonno si fermò sulla statale per non mettere a rischio la nostra vita.
    A quei tempi non essendoci i telefonini, nessuno poteva sapere dove ci trovavamo, ma ricordo benissimo che dopo una lunga e fredda attesa sulla seicento del nonno, arrivarono la mamma e lo zio Leonardo accompagnati dalla polizia stradale che avevano allertato. Tutto finì per il meglio, ma da quel giorno ricordo che rinfacciarono al nonno fino al 1976, quando morì, la paura che aveva causato quella bravata solo per accontentare le nipotine girandolone.

  2. Ciaaaaaaaaoooooo! Stamattina scendo in campo anche io!!!! Anche se è già da un po’ che leggo, mi collego, guardo la tv quando c’è costanza, anzi, ho stampato tutti i post e li sto leggendo…
    WONDERFUL !!!
    E più leggo e più sono ammirata e fiera di conoscere ed essere amata da Costanza e Guido nonchè di sapere esattamente come sono fatti i loro 4 fra bimboni e bimbetti!
    Sono Paola e scrivo da Trento ciaooooo!
    Allora io ho due cose da dire, una sui ricordi infantili e una sui figli che prendono da madri e padri…
    Dunque : a proposito di ricordi infantili, rispetto alla scuola materna anche io mi ribellavo…ma attaccata alla gonna di mia mamma e con i moccoli al naso, i ricci schiacciati sulla fronte sudata per la tensione o piuttosto il terrore che mia mamma mi lasciasse lì ancora una volta. E chi è stata la più grande ? LA MAESTRA !! Eh sì, sono stata fortunata : ho avuto una donna intelligente, sorniona, esperta e materna quanto basta e con i capelli rossi (perchè no?) che mi ha traghettato dolcemente ma con fermezza e sicurezza dall’universo materno al mondo della Socializzazione.
    Mia madre poi, per inciso, ha passato tutta la sua vita ad insegnarmi a rassettare la casa, pulire, cucinare (cioè , più che insegnarmelo, me lo diceva, diceva DICEVA!!!) , curare il marito e i figli ma io che cosa ho voluto fare ??? LA MAESTRA !! Perchè per me ha contato molto di più quella mano molle e piena di efelidi che un’esistenza di pressioni e predicozzi….guarda un po’….
    Detto questo, ho un altro ricordo e con questo passo alla seconda cosa da dire : sempre io, sempre 3 anni, mia madre che mi lava prima di mettermi il pigiama, mi metto a cavalcioni sul bidet (sorry) e…comincio a cantare “Fratelli d’Italia”….!
    Patriottica io ? No, molto poco se non per niente (ri-sorry), ma CANTANTE : mia madre infatti chiamò tutta la famiglia (vivevamo anche con i nonni…) a raccolta dicendo “Paola canta…!”
    Insomma : io oggi ho un figlio che studia canto lirico al conservatorio ad un’età ben inferiore a quella consentita (18 anni per i maschietti).
    Questo per dire che il DNA non è una barzelletta, che i figli respirano i talenti e le passioni VERE e poi ci provano anche loro a metterle in pratica, magari anche meglio di noi e in evoluzione.
    Quindi voglio dire che Tommaso da qualcuno ha preso (porca miseria : avete letto che robba???).
    Chiudo rivelando che ho anche un’altra figlia che suona la chitarra, studia anche lei al Conservatorio e, anche se smetterà perchè è poco più di una bambina ed ha un’insegnante antipatica, ha una mano splendida ed un suono morbido, dolce e armonico in poco tempo ha imparato un sacco di cose e fatto passi da gigante : ecco lei, invece, ha preso dal suo padrino di Battesimo ;-))

  3. veronica

    Leggere le parole di Tommy – insieme a Marco che oggi è qui con me – mi ha fatto capire come “il sangue non sia acqua”. La fantasia e l’estro di due genitori come te e Guido gli è arrivata direttamente al concepimento. Io, nel mio piccolo, ho iniziato a scrivere a 14 anni e mezzo, spinta dal mio primo innamoramento – e infatti è un romanzo d’amore! – e dagli innumerevoli input di mio padre, ma diamine! non ha nemmeno 12 anni il piccolo John Le Carrè!: un vero piccolo genio…complimenti!!!!

    Il mio primo ricordo “chiaro” di infanzia risale ai miei 2 anni e 10 mesi, quando vidi arrivare trafelata la mia bellissima “mini-tata” (aveva 18 anni ed era Mauriziana, bellissima!!!) con mio fratello Tommaso in braccio, con la fronte aperta: erano caduti dalla bicicletta in discesa, e mentre tutti urlavano come pazzi (Tommy aveva 7 mesi scarsi) io e lui ci tenevamo la manina, sorridenti e certi che appena i pazzi si fossero calmanti avrebbero capito che era – per fortuna! – solo un graffio!!! Da allora, sovente ho tenuto la mano a mio fratello, per ogni tipo di “capocciata” abbia dato. Lui però, ultimamente sembra averlo dimenticato…. ma questa è un’altra storia.

  4. claudia

    Ciao Paola, benvenuta fra noi!!!
    Sia te che Veronica mi avete fatto riflettere sul fatto che i nostri figli respirano i talenti e le passioni vere dei genitori e così posso confermare che avendo io due passioni: il ballo ed il giornalismo; per ora ho visto le mie figlie ballare come faceva la loro nonna Gabriella, mentre io vorrei ma non posso perchè a mio marito non piace,così spero che anche il mio grande desiderio di diventare giornalista come le nostre amiche Costanza ed Elisabetta, lo possano un giorno realizzare o Virginia o Martina, anche se per adesso dicono di voler fare tutt’altro: la prima il notaio e qui ci potrebbe dare un consiglio il caro amico Livio, e la seconda ancora non si è espressa anche se è più portata per la matematica e le lingue. Poiché tutto scorre…ancora non dispero!!! E poi… hanno solo dodici e undici anni!!!!

    1. Ciao Claudia e ciao a tutti!!!!
      Ma non hai mai sentito “Io ballo da solo/a”? Che ti importa di tuo marito?? Balla tu che ogni lasciata è persa!! Non so cosa penserà Costanza, con queste sue ormai famose idee sul matrimonio, ma non credo sia contraria e contrariata da questo mio invito !
      Il ballo poi è un’esperienza troppo bella specialmente per quelli a cui piace..

      Per quanto riguarda i talenti che i nostri figli ereditano o respirano, dodici e undici anni non è troppo presto per vedere trapelare qualcosa o per sogni e aspirazioni. Io nella vita mi occupo di Educazione e ci ho riflettuto tanto.
      L’ingrediente più importante della ricetta , però, penso che sia che una determinata nostra passione deve poter loro arrivare veramente come la cosa più bella che c’è ma senza che noi glielo diciamo o ripetiamo continuamente. “Capita” anche che nella vita i nostri figli seguano o percorrano la strada da noi indicata, ma non è la stessa cosa che trovarli o vederli fare le cose che proprio noi desideravamo fare.
      Per usare un’espressione che copio da una classe quinta elementare che ho visitato qualche giorno fa : la passione è quella cosa che ti piace proprio tanto e non ti basta mai, come la pastasciutta e il gelato!! 🙂

    2. Minnie

      Bhè Cara Claudia posso dire che il tuo è davvero un modo per essere sottomessa al volere del proprio marito no io non lo condivido penso che se tu sei contenta di andare a ballare(in questo caso)lo debba fare senza essere condizionata dal proprio marito.

  5. Ammazza, ma davvero è tutta opera di tuo figlio? Davvero davvero?
    Uno dei miei ricordi più antichi è di quando mio fratello tornava dalla scuola materna. Lui ha 15 mesi più di me. Quindi io avevo poco più di due anni e me ne stavo a casa con la babysitter, mentre lui si immergeva in un mondo per me assolutamente affascinante. Mi ricordo perfettamente la sensazione di mistero che mi dava la SCUOLA (mai chiamato asilo a casa nostra). Passavo ore ad ascoltare i suoi racconti.

  6. guido

    si ti assicuro che è opera di tommaso anche se anche noi non sappiamo bene da dove prenda ispirazione, un po’ snoopy, un po’ Blues Brothers e chi sa che altro (la domanda su il “materialismo dialettico” gli è venuta leggendo persepolis, credo).

    Ciao Paola era ora che intervenissi!!!
    Per il talento di Dalila il padrino non c’entra niente anche perchè lei mi sembra molto diligente e studiosa oltre che talentuosa, io io invece mi sono sempre adagiato su quel po’ di “orecchio musicale” che avevo.

    Il mio primo ricordo è di mia madre che mi cambia un puzzolentissimo pannolino (1 anno e mezzo? due? boh), e mia sorella che schifata assiste facendo commenti di ogni tipo ed io che non sapendo come reagire ad un certo punto afferro il suddetto pannolino e l’inseguo per tutta casa urlando “ti faccio sentire la pussa!!!”

    1. Caro Guido ciaaao! Quella del pannolino non la sapevo , nonostante ci conosciamo da ben 29 anni!! O hai avuto troppa vergogna??? O è che dopo tutti i pannolini che sia io (fra figli , nido e bimbi vari) che te ( “solo” con i 4 figli) non ci fa più effetto niente??
      Mah..insomma, dopo i capelli bianchi e tanti pannolini, dico che quello che si eredita è la passione e certe volte anche il talento. L’essere diligenti e studiosi è un’altra cosa, anche se pure quello si può ereditare ma anche apprendere, perchè uno stile, un comportamento…e quello me sa che l’ha preso da me, mia figlia.
      Per quanto riguarda l’orecchio musicale allora è l’altro mio figlio che ha preso da te, che non studia niente, va ad intuito(cioè orecchio) e i suoi prof di conservatorio dicono precisamente che va “a prima vista”.
      Però tu non sei il suo padrino e non siete parenti..allora come può essere?
      Tornando a Dalila, secondo me ha ereditato ,anzi respirato, la felicità che provavo io quando suonavi te, anzi il piacere di udire la chitarra. Di fatto quando l’hanno selezionata per questo strumento è stato proprio bello anche per me. Col primo maestro è andata bene..poi è arrivata la befana a cavalcioni della chitarra e va come va.
      Ma la tua figlioccia ha “ereditato” tanti di quegli altri talenti : ieri sera a cena, a proposito di una sua amica che è un po’ troppo flemmatica, ha battuto il pugno sul tavolo e ha esclamato :”Nella vita bisogna prendere una posizione”!
      Capito che robba????
      Chiudo tornando su Tommy e su di te : Naso a banana viene da Snoopy, se non erro, no ? Quindi un’altra cosa ereditata
      ;.))

  7. Alberto Conti

    Il mio primo ricordo è a poco più di 2 anni quando sulla spiaggia sorelle e cugini non mi lasciavano fare una grossa buca insieme a loro e mi sono vendicato con una palettata in testa a mio cugino ovviamente punita con sonora sculacciata; la cosa terribile è che questo episodio è stato documentato con fotografia e video (8mm): dico io invece di riprendere per poi suonarmele non era più educativo fermarmi prima??
    In merito alle aspettative dei miei figli:
    – la prima (9 anni) vuole fare la contadina (io spingo per un’azienda vitivinicola ma lei preferisce l’allevamento biologico)
    – la seconda (6 anni) è indecisa tra la contadina (emulazione della sorella) e la parrucchiera (io spingo per la seconda opzione per ovvie ragioni economiche); è evidente la nostra capicità di trasmettere la passione per lo studio;
    – il piccolo (quasi 3 anni) parla ancora poco (e se qualcuno ha dei suggerimenti/esperienze su ritardi nel linguaggio sono graditi) ma, grazie al computer giocattolo di sua sorella, ha imparato a contare fino a 20, a riconoscere le figure geometriche e tutte le lettere (maiuscole e minuscole); ha inoltre una passione ed una capacità fuori dalla norma nel far girare le cose a trottola: il mio timore è che possa diventare un ricercatore di Fisica sottopagato costretto a vivere sulle spalle dei genitori fino a 40 anni o ad espatriare.

    PS Tommaso mi è sempre più simpatico!!

  8. La trafficatissima statale Postumia costeggiava il campetto di Istrana su cui io e Mario, cinque o sei anni più di me che ne avevo, a occhio e croce, cinque, tiravamo calci a un pallone.
    Mia madre non ricordo se lì di presso o alla finestra.
    Un tiro lungo a parabola, la palla di là dalla strada, e io che mi lancio d’istinto.
    Un grido, lo stridio interminabile di una frenata.
    Mentre io perdevo i miei negli occhi sbarrati dietro il parabrezza, una donna apriva lo sportello dall’altro lato e, scendendo, prendeva, sbracciando, a redarguirmi urlando…
    Era l’anno 1963, o giù di lì.
    Eravamo in maniche corte e faceva caldo …
    🙂

  9. Alberto Conti

    Grazie al cielo mia figlia non è ancora stata toccata dal politically correct e la sua immagine di azienda agricola si avvicina di più a quella di un antico contadino che un moderno agricoltore.

    Approfitto per fare i complimenti a Livio per la sua recensione (in attesa di farglieli di persona); visto che Libertà non pubblica on-line gli articoli ho pubblicato la scansione su Facebook ma purtroppo ho sbagliato la modalità di visione (non riesco più a cambiarla) e pertanto solo gli amici di Costanza possono leggerla (o provare a leggerla visto che non è così agevole).

    1. Beh, il mondo dei contadini visto con gli occhi dei bambini è certamente più bello di quello degli agricoltori che vediamo noi … e per Tommaso scrittore sono letteralmente rimasto a bocca aperta!…
      Grazie Alberto dei complimenti, se vuoi ho il pdf di Libertà (ma sono 3MB).
      Per l’amicizia su FB, io frequento poco o nulla. Ma, chissa? …

    2. sposatiesiisottomessaadmin

      La recensione di Livio si può leggere anche sulla sezione “rassegna stampa” di questo blog (proprio qui in alto a destra!).

  10. Che belli, tutti questi ricordi! Non so se mi fanno tenerezza più perché amo i bambini da morire, o perché sono tutti collocati più o meno nel periodo della mia infanzia…
    Quanto a Tommaso, sì, davvero, è tutta farina del suo sacco. E lui ha cominciato a scrivere prima che io scrivessi a Langone la famigerata mail, e quindi che accarezzassi anche da lontano l’idea di scrivere un libro. E’ proprio una sua dote naturale, anche perché io sono una mamma che lascia molto (troppo?) fare i figli: se vogliono fare attività extrascolastiche li accompagno, se vogliono smettere meglio ancora, così stiamo a casa tranquilli e risparmiamo. L’unica cosa che pretendo è: bene, benissimo i compiti, e videogiochi in quantità ragionevole e stabilita. La tv la schifano di loro. Tommaso legge tutto il giorno, ma se poi vorrà fare lo spazzino (o come dice lui citando Adrian Mole lo spazzino intellettuale, che stupisce i colleghi citando Kafka) per me andrà benissimo, perché lo scopo della vita è la vita eterna, mica la gloria quaggiù!

    1. Bene Costanza, e te lo dico da educatrice, continua così : spazzino ma basta che sia felice. D’altra parte chi non ricorda il fantastico Spazzacamino di Mary Poppins? Era più positivo ed ottimista persino della stessa Mary!! Quelli si che sono modelli, mica Ruby 🙁 !!
      Però volevo aggiungere e chiudere: però qualche soddisfazione quaggiù mica guasta…secondo me sono una bella molla verso il Paradiso…
      Io, per esempio, stamattina a mio figlio che usciva carico di borse di fronte ad una giornata lunghissima (stamattina scuola poi un pomeriggio a far prove a teatro, domani ha la sua prima opera lirica da comparsa!) e lui brontolava del peso e dell’impiccio, ebbene io gli ho detto : – Guarda che quelle (le borse) sono le tue ali!-

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