Quando Dio non perdona

di Costanza Miriano

Tutto è cominciato, per me, parlando della mia normalissima famiglia. È successo che, per una singolare successione di eventi che ho raccontato decine di volte e che potremmo chiamare caso o Provvidenza, mi sono trovata a scrivere un libro di lettere per convincere le mie amiche a sposarsi. Era un libro abbastanza divertente, almeno io mi sono divertita a scriverlo, e molti nelle librerie mi avevano messo nel settore umorismo. Allora, almeno tra i credenti, ero incasellata tra i simpatici.

Ero contenta, ci stavo bene. Era molto più facile. Poi dopo un crescendo di eventi anche qui, casuali o provvidenziali, mi sono trovata coinvolta in incontri per spiegare la questione del gender nelle parrocchie della periferia romana. Non ne sapevo molto, all’inizio, erano appena finiti gli anni dei pannolini e delle pizze spiaccicate nella borsa, non avevo tempo di leggere cose inutili (cioè non legate alla sopravvivenza, tipo istruzioni del microonde), però la realtà mi ha interpellato, degli amici mi hanno chiesto una mano, e io ho detto di sì.

Ho scoperto, grazie a Mario Adinolfi, che Elton John si era comprato un figlio, che questo figlio aveva pianto per due anni gridando Voglio la mamma. Ho scoperto che anche un senatore italiano aveva fatto lo stesso, e che alcuni del PD volevano rendere legale la cosa in Italia. Ma in fondo l’obiettivo finale era cambiare dalla percezione comune dell’omosessualità, partendo, intelligentemente, dalla propaganda nelle scuole. Scrivendo di queste cose ho conosciuto tante persone che provano attrazione verso lo stesso sesso e ho cominciato a capire qualcosa del gigantesco inganno che nel frattempo aveva cominciato a dilagare anche nel nostro paese – ce lo chiede l’Europa – a ritmo esponenziale. Così senza neanche tanto sceglierlo, da quella raccolta di lettere alle amiche mi sono trovata nel bel mezzo dell’avventura del Family Day.

Piano piano, senza rendermene conto, sono passata dall’essere quella simpatica a quella cattiva e senza misericordia. Che io sia cattiva non c’è dubbio. Però magari sulla misericordia forse c’è qualcosa da mettere a punto. Di certo non odio le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, non odio neanche i militanti, neanche quelli che mi hanno onorata di qualche gigantesco vaffa di piazza, davvero (più che altro ne vado un po’ fiera). Odio invece l’inganno in cui vivono queste persone, odio la propaganda omosessualista – non chi la fa, che è vittima di quell’inganno – odio il fatto che quella propaganda tiene le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso inchiodate al loro dolore. Mi addolora, infine, la pusillanimità di quei pastori che per apparire buoni sono proni alla propaganda del mondo. Mi fa arrabbiare, infine, la lobby omosessuale che dentro la Chiesa agisce mascherata dai sorrisi dei presunti buoni per diffondere l’errore, e con la finzione della bontà crocifigge le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso alla loro croce, togliendo loro la possibilità di vivere diversamente. (Infatti un mio amico genio ha coniato il verbo “misericordiare”, che significa nel nostro lessico “dare una fregatura”).

E finalmente ho trovato, o meglio mi hanno regalato, un libro preziosissimo, fondamentale, essenziale, imprescindibile. È il libro che centra come un proiettile di un tiratore scelto il centro esatto del bersaglio, il tema della misericordia; il libro che fa piazza pulita delle nostre false idee, che spiega come contrapporre giustizia e misericordia significa ragionare in termini umani, umanissimi, quindi sostanzialmente essere molto ignoranti delle cose di Dio. E va benissimo se questa confusione la fanno i non credenti. Un po’ meno bene quando sono i pastori…

Il libro si chiama Quando Dio non perdona, ed è di un biblista, padre Salvatore Maurizio Sessa (Society Editions), il quale spero mi perdonerà per la semplicità con cui riporterò le sue parole: io non sono una biblista e nel libro c’è molto di più – ve lo consiglio caldissimamente, raramente ho letto parole tanto chiare ed efficaci provando nello stesso tempo il bisogno di alzarmi a fare la ola a ogni pagina. In sintesi il punto è questo: può un Dio misericordioso, anzi che è amore, accusare i suoi figli amatissimi? C’è misericordia nell’accusa e nel castigo? O il castigo riguarda solo il “Dio cattivo dell’Antico Testamento”, di cui quello del Nuovo sarebbe venuto a fare piazza pulita?

In realtà più volte nel Nuovo Testamento viene presentata la possibilità della dannazione eterna, della perdita totale e irrimediabile di Dio. Solo che ogni volta che compare il problema di testi troppo duri essi vengono il più delle volte sistematicamente tagliati.

Noi applichiamo a Dio le nostre precomprensioni e i pregiudizi, ma dobbiamo essere disponibili a lasciarli andare, se vogliamo convertirci. Quando pensiamo a un Dio che accusa immaginiamo un tribunale in cui lui è il giudice, noi gli imputati. Invece Padre Sessa spiega come sia fondamentale la distinzione tra due modalità fondamentali con le quali nella Scrittura si parla del ristabilimento della giustizia in Israele, e quindi dell’agire giusto di Dio nei confronti del peccatore.

Quello che ci riguarda non è il giudizio forense (o mishpat), dove c’è un accusato, un accusatore e un giudice, ma il rib, cioè la controversia bilaterale che avviene tra due della stessa famiglia. Per farla breve, spero l’autore mi perdoni la grossolana sintesi, quella che ci riguarda è la rottura di un alleanza tra due membri della stessa famiglia, la famiglia di Dio, perché noi siamo suoi figli. Dio ci accusa perché abbiamo rotto la relazione con lui, e lui la vuole perché ci ama. Vuole convincerci del nostro peccato, con amore e pazienza, perché vuole che viviamo nella verità.

“Si può davvero dire quindi che Dio perdona sempre? No! Non nel senso che non vuole perdonare, ma nel senso che non può e non vuole consacrare la menzogna dell’uomo. Nella storia della salvezza si manifesta spesso tale aspetto passionale di Dio, che si esprime nel rifiuto di una spiritualità vuota… Rifiutando il perdono, il conflitto e l’accusa del rib continua perché Dio è ostinato nella sua misericordia”.

Come spiega padre Sessa attraverso tanti episodi della Bibbia, il grande lavoro di Dio non è vincere l’uomo, ma convincerlo di quello che ha fatto.

“Si tratta di fargli prendere coscienza della sua situazione di morte, perché non debba morire”. “

Non c’è dunque misericordia senza l’esperienza delle macerie della propria vita. C’è tutto un sistema fatto di menzogna che deve crollare perché si possa edificare qualcosa di nuovo e di giusto”. I profeti nella Bibbia devono spesso fare un lungo lavoro per accerchiare il peccatore e convincerlo della sua condizione di errore, di cui lui non ha consapevolezza.

Nella visione misericordiosa a toni pastello il male non dovrebbe esserci, mentre il male c’è, ed è un enigma, perché è l’assenza di una ragione. È una drammatica realtà che vediamo con grande chiarezza nel mondo, ma che non è altrettanto facile da discernere quando riguarda noi, e meno è evidente più è pericoloso. Soprattutto quando si presenta sub specie boni, che è invece una bugia e un inganno, spesso un autoinganno.

“È chiaro che in tale contesto pensare alla misericordia come un condono previo e illimitato che Dio e ogni uomo dovrebbe concedere al suo prossimo è del tutto fuorviante. Dio non perdona sempre perché laddove non c’è il riconoscimento del male e del pentimento, Dio non solo diverrebbe connivente con il male stesso, ma condannerebbe l’uomo alla sua menzogna”.

Quello che è in gioco, dunque, non è una regola. Quando si pecca non si pecca contro una virtù ma contro la nostra relazione con Dio. La vita è un corpo a corpo con un Dio che viene a contestare la creatura perché ne è innamorato e non la lascia andare via.

Ecco, per portare la questione sul piano da cui sono partita (di cui però il libro NON si occupa), la Chiesa continua a dire che gli atti omosessuali sono contro la relazione con Dio non perché sia cattiva e poco misericordiosa, o omofoba come sostiene padre Martin, ma al contrario proprio perché ama i suoi figli, perché è maestra di umanità, e sa che non è questo il disegno di Dio sull’uomo, e Dio non si stanca di cercare ognuno di noi,e di accusarci, ognuno dei propri particolari peccati (mica solo gli altri, ovvio, ognuno ha i suoi), non perché sia sadico, ma perché è innamorato di noi e vuole stare in relazione con noi. C’è però la possibilità che noi gli diciamo di no. Non è tutto uguale, non è tutto indifferente, non è tutta una melassa. C’è la nostra libertà, e la possibilità che il nostro no sia definitivo.

Ecco, Dio non perdona sempre. Almeno non finché ha la possibilità di salvarci.

37 pensieri su “Quando Dio non perdona

  1. Stefano

    Bellissimo articolo, grazie.
    Penso che il principale problema di questo periodo storico (che però dura da un po’) sia che molti nostri sacerdoti (e non solo) hanno smesso di parlarci del peccato. Che il Signore sia misericordioso e ci perdoni tutte le volte che ci presentiamo a lui pentiti è una bellissima verità che offre a noi tutti la speranza di poter usufruire della sua infinita pazienza. Ed è bello e giusto dire questo alle persone: c’è sempre una via d’uscita da una condizione di peccato, perché se sei aperto a questo il Signore ti perdona e ti aiuta a rialzarti quando sei caduto.
    Ma se non ci ricordiamo che c’è il peccato, se non riconosciamo che c’è un agire che ci allontana da Dio, se non sappiamo più riconoscere cos’è bene e cos’è male, come possiamo sentirci bisognosi della misericordia di Dio?
    Se un sacerdote risponde ad una ragazza che in fondo non c’è nulla di male ad andare a convivere col suo ragazzo prima del matrimonio perché se c’è l’amore va tutto bene, se ci sentiamo continuamente dire, in confessione (parlo di quelle poche persone che ancora si avvicinano a questo sacramento, di tanto in tanto) che sì, vabbè, ma c’è di peggio, se chi dovrebbe suggerirci cosa è bene e cosa è male non si assume la responsabilità di “dire pane al pane e vino al vino”, se in altre parole il peccato non esiste più, l’inferno non esiste più, nemmeno il male esiste più e comunque Dio ci perdona tutti e a prescindere, se tutto è affidato ad una retta coscienza che però non viene nutrita nel modo giusto, allora va tutto bene quello che facciamo.
    Non a caso il sacramento della Riconciliazione è così in crisi: se non sento di aver peccato e di avere bisogno della misericordia di Dio, perché devo andare a confessarmi e chiedere perdono? Alla fine, se mi sarà scappato qualcosa di non fatto bene, saró perdonato a prescindere.
    Credo anche io che il Signore sia sempre disponibile a perdonarci, ma che non voglia e non possa imporci il suo perdono.
    E credo anche che il nostro parlare dovrebbe essere chiaro, non politicamente corretto. Nel torbido il male ci sguazza.
    Solo se riconosciamo il male che facciamo possiamo chiederne il perdono. Per questo credo che i nostri pastori, che si tratti di parroci o vescovi, abbiamo una grande responsabilità quando non ci danno un insegnamento chiaro.
    Grazie per il bellissimo articolo e la segnalazione di questo libro.

    1. cinzia

      @Stefano…. mi sembra che tu abbia centrato il problema. Fermo restando la nostra personalità individuale, è difficile trovare indicazioni chiare su cosa sia giusto e sbagliato, dalle cose apparentemente più piccole a quelle, ahimé, più gravi.
      Ieri sono stata a visitare un’antica Abbazia e mi sono fermata lì per la Messa (sulla quale sorvolo…. mi è persino venuto da piangere per gli abusi in essa commessi… ma la consacrazione era valida, per fortuna).
      All’ingresso dell’Abbazia c’era un cartello che chiedeva di entrare con un abbigliamento idoneo. Peccato che anche alla Messa c’erano giovani donne in pantaloncini corti e canottiera…. e nessuno dei custodi ha detto loro nulla. Possibile che ormai non ci sia più nessun rispetto e nessun richiamo a quella che dovrebbe essere una regola di minima? Se non hai un abbigliamento idoneo, non entri! Eppure all’ingresso c’era un grosso cesto con tanti foulard che si potevano direttamente prendere per coprirsi.
      E così, di piccola cosa in piccola cosa, siamo arrivati a “tanto Dio perdona ed è misericordioso”. E anche quando uno cerca di farsi un esame di coscienza e di andare a confessarsi, tralascia anche cose che un tempo sarebbero ritenute gravi…. Cosa vuoi che sia!

      Grazie anche da parte mia a Costanza per questo articolo e questo suggerimento di lettura!

  2. Mario

    Penso che fra i peccati più gravi contro lo Spirito Santo vi sia quello del’impugnazione della verità conosciuta o meglio la negazione dell’evidenza come per esempio anziché padre e madre alcuni vorrebbero scrivere genitore uno e genitore due. Oppure depistare deliberatamente le indagini perché non venga scoperta la verità.

    1. vale

      @mario
      beh,l’impugnazione della verità, almeno sui blog, incluso questo, temo finirà presto.

      il 4 luglio al parlamento europeo si vota la riforma ue sul copyright.
      fra gli altri il simpatico artt.11 e13:

      L’art. 11 – approvato per un solo voto di scarto, a conferma di quanto sia controversa e combattuta la questione – stabilisce che gli editori possano esigere un pagamento da chi condivide una notizia pubblicata, anche in forma di link o citazione. Questo rende difficile e costoso curare un’aggregazione di notizie. Condividere un link al sito di un quotidiano potrebbe richiedere un accordo formale con quel quotidiano, e un pagamento.

      L’art. 13 rende le piattaforme online responsabili per eventuali violazioni del diritto d’autore dei contenuti che ospitano. Questo costringerà le piattaforme internet a creare sistemi di censura preventiva del materiale condiviso in rete. Siccome costerebbe troppo far fare questi controlli a degli esseri umani, il lavoro sarà affidato ad algoritmi. Saremo censurati, e i censori saranno macchine. L’esperienza di questi anni – ad esempio quella di Facebook nel contrastare le fake news – dice che gli algoritmi fanno molto male questo lavoro. Le aziende saranno tentate di censurare tutto o quasi, pur di evitare di pagare penali.

      Le conseguenze di questi articoli sono simili e particolarmente perniciose:
      1. l’Internet aperta che conosciamo, in cui gran parte dei contenuti sono generati e ritrasmessi da singoli individui e non da grandi organizzazioni, sparisce. Viene rimpiazzata da un’Internet fatta dalle grandi imprese, che hanno il denaro e la scala per adattarsi a queste regole.
      2. l’Internet aperta che conosciamo si trasforma in una terra popolata di bot e algoritmi che filtreranno ogni contenuto veicolato dagli utenti e ogni loro attività on line, con evidenti ricadute negative per la privacy e per la nostra libertà di espressione.

      Tratto da https://www.linkiesta.it/it/article/2018/07/02/blocchiamo-la-riforma-ue-sul-copyright-una-censura-a-internet/38648/

      ancora per ora posso citarlo senza pagare. 🙂

  3. rosa

    Il principale problema è che chi dovrebbe avere la forza per dire si si no no pare proprio che questa forza non la abbia.
    E chi dovrebbe dare il buon esempio pare proprio che si limiti a un facite vobis: la comunione dei coniugi protestanti sposati con un coniuge cattolico e perciò sic et simpliciter ammessi alla comunione cattolica, a me risulta semplicemente incomprensibile!
    Poi come si dice dalle mie parti o’pesc’fet’ra cap’.

  4. Giulia Mataloni

    Vorrei dire una cosa su questa ben strutturata e organizzata macchina della menzogna con cui mi pare che ormai tutti abbiamo incontri ravvicinati. E grazie a Costanza per il non essersi tirata indietro.
    Prima vi anticipo che secondo me l’unica cosa che si può fare per i sacerdoti fantasiosi in fatto di verità evangeliche o pusillanimi sia pregare molto. Stringerci a loro e pregare per loro, pregare ciascuno per la propria parrocchia e per i suoi pastori. Fare fioretti e sacrifici per loro sarebbe ancora più bello. Prima di tutto l’Unità. Per quella Gesù pregò il Padre nell’ultima cena. Se non li sostenessimo i nostri pastori sarebbero soli e attaccati da ogni parte dal padre della menzogna che li odia e vuole una Chiesa distrutta svuotandola da dentro.
    Il fatto che volevo dire è questo: mi è capitato di parlare di questo argomento e cioè del peccato che non è più peccato e della misericordia, con un prete docente di teologia. Avendo ascoltato per bocca sua svariate eresie chiesi a costui un colloquio per capire cosa stesse succedendo e come mai insegnasse durante le omelie e negli incontri sulla parola di Dio cose contrarie al Catechismo della Chiesa Cattolica.
    Essendo io una fedele di 35 anni della Chiesa Cattolica Apostolica, fedele pertanto al Santo Padre e agli insegnamenti millenari dei papi, dei dottori della chiesa e dei santi, ho provato profondo dolore quando ho sentito per bocca di questo prete docente di teologia anche in seminario, nonché braccio destro del vescovo, cose scioccanti come queste: ”Dio non conta le presenze a messa”, o ”I sacramenti NON sono tutti necessari per salvarsi, basta il battesimo”, o ”Non sono le preghiere o le opere buone che salvano perché Dio non ne ha bisogno e, anzi, più preghiamo e più facciamo opere di misericordia più cresce la nostra presunzione di salvarci ”, o ”È più facile recitare 50 rosari piuttosto che sentirsi figli di Dio” (in pieno disprezzo per la Madre di Dio che ci parla del Figlio nei Misteri del Rosario e ci fa appunto entrare in contemplazione e comunione di amore con Dio Padre).
    Molto semplicemente chiesi in un colloquio privato a questo prete che diamine stesse dicendo. Perché ne il Santo Padre ne nessuno tra i santi ha mai detto cose simili, quindi da dove le ha prese? Chiesi se ciò fosse autorevole oppure se stesse impugnando la verità per farsi bello o non so per quale fine. Comunque è un peccato grave perché se esiste il comandamento di santificare le feste, il sacramento della Santa Messa non è opzionale.
    Ebbene la risposta è stata duplice: un insulto per me e una spiegazione utile su questa strategia di menzogna molto ben strutturata a livello gerarchico nella chiesa dal principe della menzogna.
    L’insulto è stato l’apostrofarmi come un esponente del ”neopelagianesimo” e di andarmi a rileggere l’enciclica Evangeli Gaudium. E fin qui pazienza, a nessuno piace essere ripreso. Poveretto, lo capisco pure.
    Mentre la spiegazione interessante è stata la seguente: la gente vuole questo. Le chiese sono piene da quando noi preti non facciamo più i bacchettoni e non si impongono regole rigide. Una chiesa rinnovata con questo nuovo Papa che abbraccia tutti, finalmente diversa da quella dei divieti di prima. C’è una impennata delle confessioni perché finalmente non lo poniamo come obbligo.
    Al mio ribattere che il Papa ha detto che certamente esiste un ordine di priorità nell’annuncio dei messaggi evangelici ma non ha mai detto ciò che con tanta fantasia lui asserisce, la risposta è stata che una Chiesa non è necessaria. Ognuno sa cosa bene e cosa è male e il ”sogno” è quello di una ”chiesa distrutta”.
    Eccolo il fine ultimo!
    Stravolgendo una bellissima frase del Papa Francesco in cui questo disse che lo Spirito Santo soffia anche laddove noi non arriviamo a predicare e quindi non ci dobbiamo scoraggiare, quest’altro prete mi disse che alla fine il suo essere prete non serve, non deve salvare nessuno. Perché Dio già opera e la Chiesa è una sovrastruttura di cui alla fine non resterà nulla.
    MI alzai e me ne andai dicendo che invece le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (!), rendendomi conto che non ero proprio proprio Santa Caterina da Siena e perciò era meglio non dire altro o veramente avrei dato in escandescenza.

    Da allora non andai più agli incontri con quel prete però prego per lui perché la confusione mentale ed esistenziale di quel pover’uomo e di molti altri deve essere grande se sente il bisogno di liberarsi da un ruolo (appunto il prete) annunciando nuove dottrine per sentirsi più vivo.
    Pensate che crisi mistica che attraversano certi preti, nonostante gli ultimi 2 papi Santi e questo Papa Francesco altrettanto Santo.
    Urge un anno santo di preghiera per i preti da parte di tutti i fedeli secondo me. Come una cascata di amore per i pastori che sono così tormentati.

    1. Enrico Locatelli

      Ho vissuto un esperienza simile con un vecchio prete che conosco da tanti anni e a cui voglio molto bene. In alcuni incontri ha sostenuto alcune teorie, che ha definito “liberanti”, apprese da teologi il cui metodo di riflessione ed indagine mi sfugge. Ho rimosso, come brutti incubi, queste affermazioni. Solo una mi è rimasta impressa: le dieci piaghe d’Egitto sono un’invenzione dell’antico Israele, in particolare l’ultima nasconderebbe una strage compiuta dagli Israeliti prima di partire per la Terra promessa.
      Ogni commento è superfluo. Per me, che ho appreso da mia madre l’amore per questo popolo (pur essendo i miei genitori cattolici), ed ho vissuto due mesi in un kibbutz a stretto contatto con loro, ed amo le Scritture, rifiutando integralmente le interpretazioni “riduzioniste”, di matrice tedesca, se non supportate da argomentazioni incontestabili (cosa che non avviene quasi mai), è stato dunque un brutto colpo. Riguardo tale teoria ho detto al prete che seguendola come minimo si rischia un nuovo antisemitismo. Prego per lui e per chi diffonde tali fandonie.

  5. Giovanni

    Quando leggo queste considerazioni , capisco bene perché molti ne compreso si sono allontanati dalla chiesa.
    Perché manca la simpatia per le persone. Tutto è giudizio è solo giudizio. Il bene lo ha deciso qualcuno per te , ti dico che corrisponde alla tua natura, per cui o segui quello che io dico essere il tuo bene oppure non puoi essere felice. Dio ti ama e ti vuole bene e per questo non ti perdona se non ti penti. Tutto è colpa e senso di colpa

    1. Quando leggo queste considerazioni , capisco bene perché molti ne compreso si sono allontanati dalla chiesa.

      Quanto leggo questi commenti capisco perché molti finiscono all’Inferno.

      1. Kosmo

        Questa sorta di “ricatto” per cui o la Chiesa riconosce certi peccati come “normalità” o se ne esce, mi ricorda queste aggiunte ai cartelli:

        oltre naturalmente al già inaugurato “Ritorno cattolico se…

            1. Stefano

              Se sei lo stesso Kosmo che dallo stile penso tu sia dovresti ricordarti di StefanoPediatra. Altrimenti scusa lo scambio di persona.
              Scusate tutti per questo siparietto personale, ma pensavo di aver ritrovato un “vecchio” amico. 🙂

              1. Kosmo

                AAAHHHH! Scusami Tu!!!
                Non credevo che fossi QUELLO Stefano!!!!
                Bentrovato! Spero che contribuirai anche qui con la tua professionalità, specialmente su argomenti di tipo medico.
                P.S.: scusate anche me

    2. Stefano

      Desiderare il perdono del Signore quando si sente di essersi allontanati da lui, accostarsi al sacramento della riconciliazione, sentirsi perdonati e riconciliati con lui tutto determina tranne che sentimenti di tristezza.
      Rialzarsi dopo una caduta, con l’aiuto del Signore, causa piuttosto una gioia che solo chi ha provato può conoscere.
      È l’esperienza anche molto umana del bimbo, che sa di aver dato un dispiacere alla mamma ed al papà quando ha fatto qualcosa di non fatto bene, e prova tristezza, sí, ma finché non “fa la pace” con loro e si scioglie nel loro abbraccio.
      No, qualunque sia il motivo per cui uno si allontana dalla Chiesa non può essere per quello che dice lei. Chi ha sperimentato il perdono non può più farne a meno.

  6. antonio

    Bell’articolo , io pero’ penso che alla fine il problema si possa risolvere in una domanda che si pongono molte persone :”ma se Dio mi vuole bene perche’ mi ha fatto omosessuale ?” ” qual’e’ la speranza che ho di salvami conducendo una vita da omosessuale ?” ” perche?” …
    Un po come chi ha divorziato e convive con un altra persona , si sente escluso , lo so che di fatto e’ una posizione comoda ma parlando con alcune persone ho avuto questa percezione …

    1. Stefano

      Se l’omosessualità è una malattia, la malattia non l’ha voluta Dio. Se l’omosessualità è una scelta relativa a come vivere la propria sessualità, come ogni scelta è personale. Dio non ha “fatto” omosessuale nessuno, così come non ha “fatto” Down nessuno; Dio non fa ammalare di cancro nessuno; nè Dio ha “fatto” qualcuno comunista o qualcun altro astrofisico. E, tanto per essere chiari, ho citato esempi di malattie e di scelte del tutto a caso.
      Se l’omosessualità è una scelta e non una malattia (non è questo che ci viene detto? che ognuno è come vuole essere e ha “diritto” di scegliere l’inclinazione sessuale che desidera) perché dovremmo indicare Dio come causa di una scelta che non può che essere personale? Un po’ di coerenza ci vorrebbe…
      Ciò premesso, qualunque sia l’inclinazione sessuale di una persona, omosessuale o eterosessuale, pur non potendo certamente essere io a giudicare, credo che la salvezza (previo, ove necessario anche il perdono) sia alla portata di tutti coloro che sanno vivere la propria sessualità in maniera ordinata e, dove necessario, casta.

      1. exdemocristianononpentito

        Non ho capito bene: anche essere down, avere il cancro o diventare astrofisico (con la predisposizione alla matematica che comporta) è rapportabile ad una scelta personale…!?
        Non mi convince molto…..a meno che non ci si riferisca al peccato originale……ma era questo il senso del discorso?

        1. Stefano

          No: credo fosse molto chiaro (e a prova di incomprensioni l’avevo anche scritto; ma non sono stato sufficientemente chiaro evidentemente) che ho fatto esempi di malattie e di scelte. Due cose molto diverse per rispondere a chi ha scritto “se Dio mi ha fatto omosessuale…” sottintendendo evidentemente che l’omosessualità è una condizione “genetica” o comunque “connatale” ma anche per prevenire eventuali obiezioni di chi sostiene che l’omosessualità è una scelta personale relativa al proprio modo di vivere la propria sessualità.

        2. Stefano

          E comunque sí, diventare asrrofisico è una scelta personale. Non tutti coloro che hanno una forte predisposizione alla matematica infatti sono interessati a diventare astrofisici. 🙂🙂🙂

    2. Giulia Mataloni

      @ Stefano

      In realtà nella Chiesa che è madre esiste una pastorale per le persone omosessuali che non vengono giudicate ne tanto meno lasciate sole. Frutto di formazione psicologica e teologica, i padri gesuiti offrono questo percorso nella Chiesa a coloro che chiedono questo particolare aiuto.
      È un cammino elaborato per le persone attratte da persone dello stesso sesso, frutto di un approccio integrato e multidisciplinare al problema. Perché la questione è complessa e non si può banalizzare la soluzione e neanche etichettare queste persone come ”omosessuali” come se fossero tutte uguali.
      Ti suggerisco in proposito il libro ”Attrazione per lo stesso sesso – Accompagnare la persona di John Francis Harvey”.
      Ovviamente si richiede ad i preti di essere preparati in merito, cioè di saper dare la giusta attenzione e la giusta guida a chi richiede loro questo particolare aiuto. Questo ha affermato il Santo Padre.
      Ne più ne meno che per le coppie che si apprestano a sposarsi le quali hanno bisogno di un ”catecumenato” addirittura. Quindi le direttive ci sono! Si richiede pertanto ad i sacerdoti che la loro dedizione, la loro formazione e attenzione alle vite di queste persone e alle sfide che questi fronteggiano (convivenza, sessualità, castità, fiducia, umiltà, perdono, sacrificio e fatica nella vita di coppia…….) sia al massimo livello possibile. Cioè sia all’avanguardia perché a servizio dell’uomo.

      1. Stefano

        Grazie per l’integrazione Giulia.
        La mia era una risposta all’affermazione “Dio mi ha fatto omosessuale” e alla domanda se anche una persona che si trovi in questa condizione possa salvarsi: attraverso una vita proba e casta, e come sottolinei giustamente tu, accompagnato in questo cammino da persone preparate, credo che la Grazia di Dio possa salvare chiunque desideri essere salvato.

      2. vale

        @mataloni
        beh,questo prete si è preparato bene( e,così a naso, l’ha studiata apposta)….

        https://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/gay_prete_vaticano_chiesa_papa_francesco_matrimonio_canarie_verona-3834022.html

        Fiori d’arancio per un prete gay. Un giovane sacerdote della montagna veronese dopo avere fatto coming out si è unito in matrimonio con un compagno, in Spagna. Peccato che il prete non avendo mai chiesto alla curia la riduzione allo stato laicale, risulti a tutti gli effetti ancora un sacerdote.

        Il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, ha definito la vicenda «molto triste, per lui e per la nostra chiesa», ricordando che il suo predecessore aveva impedito l’ordinazione sacerdotale di Costalunga, perchè non lo aveva ritenuto idoneo. Costalunga però è stato fatto sacerdote a Rieti.

        1. Giulia Mataloni

          @ Vale

          Non è la prima volta che sento una notizia del genere.
          Il problema credo che sia a monte cioè la valutazione di non idoneità passata sotto silenzio.
          Come tutte le cose prima che si arrivi alla deriva c’è sempre un insieme di persone che non ha fatto il proprio dovere a cominciare dal seminario dove, purtroppo a volte, si insegna una teologia ”rivisitata” e ”liberante”. Essendo quindi l’occhio della ragione accecato perché non c’è più la fede che illumina la ragione e permette di discernere santamente, ecco che in un attimo ci si ritrova a servire non più Dio ma l’altro padrone.

          Se fosse chiaro come il sole che l’attuazione verso lo stesso sesso è una condizione non naturale e quindi che le persone che la vivono vanno ascoltate, vanno fatte parlare e vanno informate su come accettarla e convivere con questa condizione in grazia di Dio, certi scandali non ci sarebbero.
          Se quel ragazzo si fosse reso conto del cammino che avrebbe dovuto fare per vivere in grazia di Dio nella sua personale condizione (cammino con facile), di sicuro non si sarebbe fatto prete. Non si sarebbe lui stesso ritenuto idoneo perché se si chiede la luce a Dio per conoscere se stessi, Dio la da in abbondanza. Può volerci molto tempo per conoscersi e per conoscere la volontà di Dio per sé dato che è un cammino che dura tutta la vita, faticoso e pieno di tante insidie. Ma la luce Dio te la da se la si chiede inginocchiandosi davanti a Lui con umiltà per il tramite di un suo ministro e se si prega!
          Questo è un passo obbligato per tutti. Mica solo per i gay.
          Dicono molti santi che non c’è peggior condizione umana dell’essere estranei a casa propria, senza sapere chi siamo e qual’è la volontà di Dio per noi.
          Ecco perché a me questo ragazzo prete in fuga alle Canarie col compagno fa una gran pena. Ma davvero tanta. È COME un uomo che sa di provare attrazione per persone dello stesso sesso (perché lo deve sapere e se non lo sapeva è grave negligenza appunto perché non sa chi è e non lo ha mai chiesto a Dio Padre) e decide di sposarsi con una donna. Per superficialità o per mettere a tacere questa attrazione fa di tutto per nasconderla con il sacramento del matrimonio. È chiaro che quel sacramento di amore con quella donna è basato su una menzogna. Su un discernimento sbagliato. Così il danno fatto è peggiore della condizione di sentirsi attratto da persone dello stesso sesso! Pensa a quella povera donna che si vede tradita nella sua fiducia fin da prima del matrimonio da un uomo che non è stato sincero neanche con sé stesso!

          Per paragonare la gravità del problema a monte cioè dei preti che in seminario non valutano i seminaristi e gli insegnano una teologia fantasiosa, possiamo paragonare questa superficialità a quelle coppie che decidono di approcciarsi al matrimonio (una esigua minoranza dato che la maggior parte decide di convivere senza sacramenti). Ecco per i fidanzati ci vorrebbe una guida seria e personale (come ha detto il Papa) non generale. EPPURE avviene che i corsi per fidanzati sono tenuti dai laici (magari bravissimi) ma senza mai potersi confrontare un sacerdote! Tutti insieme appassionatamente a parlare di amore e di psicologia e caso mai di perdono ma senza un sacerdote che ti spieghi che cosa significhi ”sacramento”.
          Con il risultato che la maggior parte dei giovani sposati in chiesa dentro la chiesa non ci rimette piede se non per il battesimo di un figlio o di un nipote.
          Ecco questo è uno scandalo secondo me perché non si è capito assolutamente niente. Uno scandalo grave, tale e quale a questo prete in fuga alle Canarie con il compagno dell’ articolo che hai messo tu Vale.

          1. vale

            @mataloni

            già. ma il vero problema,almeno da un punto di vista,per così dire, laico, è che uno non idoneo a verona diventa idoneo a rieti.

            ovvero,come per certe omelie,a secondo della chiesa che frequenti, l’interpretazione delle letture e del Vangelo, varia.

            c’è una gran confusione sotto il cielo.

            1. Maria Cristina

              L’ idoneita’ alla guida di una macchina a uno che non ci vede quasi nulla anche con gli occhiali non puo’ essere data, ne’ a Verona ne’ a Rieti. Uno che non ci vede non puo’ guidare una macchina perche’ provocherebbe danni a se’ stesso e agli altri. Finche’ non si parla chiaramente ed oggettivamente dell’ omosessualita’ Come condizione per cui assolutamente una persona NON PUO’ ACCEDERE AL SACERDOZIO non si uscira’ mai da questa atmosfera torbida di ipocrisia e mezze verita’ . La mentalita’ moderna che ha fatto breccia nella Chiesa rende tutto vago ed indefinito , si ha paura di “ discriminare” una persona se la si esclude . Eppure come ripeto un cieco non puo’ guidare la macchina. E’ discriminazione? Si, ma non tutte le discriminazioni sono negative.
              Non date le perle ai porci dice il Vangelo con la chiarezza adamantina che contraddistingue le parole di Gesu’ . Chiarezza adamantina da cui siamo ormai lontani anni luce, prigionieri del politicamente corretto e della torbida e fangosa melassa clericale dei nostri giorni.

  7. Nunzia

    @Stefano.
    «Se un sacerdote risponde a una ragazza che in fondo non c’è nulla di male ad andare a convivere col suo ragazzo prima del matrimonio perché se c’è l’amore va tutto bene…».
    Ottimo argomento. È necessario però che qualcuno mi presenti o meglio mi dica chi sia e in quale contesto vive quella ragazza.
    Il vero problema, semmai lo consideriamo tale, non è quella ragazza, che se davvero affronta queste problematiche confidandosi con un sacerdote appartiene di fatto a una etnia rara, ma le altre che rappresentano la stragrande maggioranza.
    Leggete questa ricerca “Being Christian in Western Europe” – h**p://www.pewforum.org/2018/05/29/being-christian-in-western-europe/
    Ne ha parlato con una ottima sintesi Aldo Maria Valli nel suo blog.
    “L’Europa occidentale, dove il cristianesimo protestante è nato e il cattolicesimo ha il suo centro, è diventata una delle aree più secolarizzate al mondo. Sebbene la stragrande maggioranza degli adulti affermi tuttora di essere battezzata, oggi molti europei sono di fatto pagani”.

  8. Beatrice Elena

    Molto interessante questo articolo, grazie di averlo scritto e soprattutto grazie perché non silenzi la Verità!
    Prego per te e la tua famiglia

  9. Antonio Spinola

    Non sono affatto convinto che l’uomo “per natura” non desideri di essere giudicato.

    L’uomo desidera naturalmente non solo di essere amato, ma di essere amabile, ovvero di essere un naturale e appropriato oggetto di amore. Teme naturalmente non solo di essere odiato, ma di essere odioso, ovvero di essere un oggetto naturale e appropriato di odio. Non desidera solo la lode, desidera esserne degno, cioè desidera essere oggetto naturale e appropriato di lode, anche se non lodato da nessuno. Non teme solo il biasimo, teme di esserne degno, cioè teme di essere oggetto naturale e appropriato di biasimo, anche se non biasimato da nessuno.

    Adam Smith (Teoria dei sentimenti morali, cap.118)

  10. Giulia

    Grazie come sempre per la logica chiara e rapportata al Vangelo e non alle interpretazioni teologiche personali del Vangelo. “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no. Il di più viene dal maligno”. Nei prossimi giorni nella mia città ci sarà un festival biblico. Già dal manifesto mi pare di leggere interpretazioni “moderniste” e a senso unico di temi attuali. Credo che me ne terrò lontana.
    Una curiosità: il conio del verbo “misericordiare” dell’amico di Costanza è tristemente divertente, e ha un precedente storico: quando il boia decapitava il condannato con la spada, completava l’opera dando il “colpo di grazia” con un piccolo coltello chiamato appunto “misericordia”. Si vede bene nella grande “Decollazione del Battista” di Caravaggio. La misericordia intesa nel senso attuale mi pare troppo spesso simile ad un menefreghismo che invece di salvare l’anima, le dà il colpo di grazia.

  11. Maria Cristina

    “ Oggi molti europei sono di fatto pagani ”. Dice Aldo Maria Valli.
    Direi piuttosto post-pagani esattamente come post-cristiani. Quello che differenzia le antiche civilta pagane dagli uomini di oggi e’ che il punto di vista dei pagani non era antropocentrico. Il buon pagano greco o romano temeva gli Dei , il fulmine di Giove, la punizione per l’ empieta’ , veniva preso da sacro terrore nei confronti del Nume, in tutta la Natura, nei boschi , nelle fonti, nelle querce, sentiva la presenza del Soprannaturale.
    L’ uomo moderno e’ totalmente materialista, ed in questo diverso dal pagano e da ogni civilta’ del passato.
    L’ uomo moderno e’ antropocentrico, e anche la teologia cristiana moderna e’ ormai antropocentrica. Fra un antico pagano e un moderno cristiano , certo l’ antico pagano viveva piu’ immerso nel soprannaturale. Il moderno cristiano ha fatto propria una visione razional- materialistica dell’ esistenza. Una visione del tutto orizzontale senza soprannaturale.
    Per questo concetti come punizione divina , grazia divina, vita eterna sono ormai incomprensibili alla mentalita’ odierna. L’ uomo moderno e’ al Centro dell’ Universo. Gli dei , o Dio, se esistono, non possono che essere al servizio dell’ uomo. Non c’ e’ piu’ quello che si chiamava il “ Timor di Dio” . Per questo paganesimo e cristianesimo delle origini erano molto piu’ simili tra loro, di quanto sia l’ uomo moderno anche se cristiano, ai cristiani delle origini,
    Noi non crediamo realmente piu’ in una realta’ sovrannaturale , ne’ la temiamo.
    Il “ Numinoso” questa esperienza del Sacro non ci appartiene piu’ . Sembra che gli dei , o Dio, ci abbiano abbandonati alla nostra terrestrita’ e nessun canale unisce piu’ il Cielo con la Terra.

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